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Messa in sicurezza e gestione di post-emergenza radiologica in Lombardia - SNPA - Sistema nazionale protezione ambiente

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Academic year: 2022

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Messa in sicurezza e gestione di post-emergenza radiologica in Lombardia

Arrigoni S., Forte M., Rusconi R.

Arpa Lombardia, via Rosellini 17, 20159 Milano, crr@arpalombardia.it

INTRODUZIONE

Questo lavoro si propone di descrivere brevemente il sistema di risposta alle emergenze operativo presso ARPA Lombardia, con particolare riferimento a quelle di natura radiologica, e di tratteggiare la gestione delle emergenze e delle post-emergenze per alcuni casi-tipo reali, per lo più derivanti da incidenti presso attività produttive (fusioni involontarie di sorgenti radioattive) che hanno successivamente generato siti contaminati di dimensioni non trascurabili.

IL SISTEMA DI RISPOSTA ALLE EMERGENZE DI ARPA LOMBARDIA L’ORGANIZZAZIONE DI ARPA LOMBARDIA

Il Sistema di Risposta alle Emergenze di ARPA è attivo H24 - 365 giorni all’anno ed è articolato sia su base territoriale che presso la Sede Centrale. La prima risposta alle situazioni di emergenza viene garantita dai “Gruppi Base” organizzati su base territoriale e presenti nei vari Dipartimenti ARPA mediante un sistema di pronta disponibilità: ciascuno di questi gruppi è costituito da un dirigente/coordinatore e da due o tre tecnici di varia professionalità ed esperienza.

In caso di eventi che richiedono specifiche competenze il Gruppo Base può attivare i Gruppi di Supporto Specialistico (GSS) che hanno copertura sovradipartimentale/regionale. In particolare per i problemi riguardanti la radioprotezione nell’orario di servizio è sempre garantita l’operatività del Centro Regionale Radioprotezione (CRR), mentre al di fuori di questo è attivo il GSS Radioprotezione con competenza regionale, sempre afferente al CRR nelle sue due sedi di Milano e Bergamo. Le attività comunque garantite, anche al di fuori del normale orario di servizio, sono le seguenti:

- supporto sia a campo che da remoto;

- supporto alle valutazioni ed ai processi decisionali, in termini di interpretazione delle situazioni incidentali in atto e della previsione delle conseguenze;

- esecuzione di misure volte a valutare l’esposizione della popolazione sia per contaminazione che per irraggiamento e/o la contaminazione dell’ambientale anche attraverso il prelievo di campioni e ove ritenuto necessario l’analisi di laboratorio.

In risposta ad eventi incidentali di rilievo regionale, o di particolare rilevanza, o che presuppongano un coinvolgimento di altre Regioni/Paesi europei, o che comunque interessino la Protezione Civile regionale, si attiva un terzo livello costituito dalla Struttura Centrale di Coordinamento (SCC) che garantisce:

• il raccordo con le risorse disponibili in ARPA per la gestione delle emergenze;

• informazioni desunte dalla documentazione a disposizione, da conoscenze ed esperienze accumulate nello svolgimento della normale attività istituzionale;

• indicazioni derivanti dall’accesso ai sistemi informativi;

• informazioni e previsioni relative agli scenari naturali sui quali ARPA dispone di competenze e risorse.

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IL SISTEMA DOCUMENTALE

Il sistema di gestione e risposta alle emergenze radiologiche in ARPA Lombardia è descritto in una serie di documenti che, con livello di dettaglio crescente, definiscono l’organizzazione generale del sistema ma affrontano anche temi più tecnici e di dettaglio. I loro contenuti principali sono qui elencati in sintesi (Tab. 1). I temi relativi alla sicurezza sul lavoro sono trattati in documenti separati, in particolare nel Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) e in specifiche schede predisposte dal Servizio di Prevenzione e Protezione.

Tabella 1 – Principali documenti del SQ inerenti la risposta alle emergenze

TITOLO DOCUMENTO SQ CONTENUTO

PG.DG.031 - Manuale per la risposta alle emergenze strutture dipartimentali e centrali di ARPA Lombardia

Documento generale d’impianto con lo scopo di:

1. definire il quadro organizzativo di riferimento del Sistema per la Risposta alle Emergenze dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia;

2. fornire uno strumento guida a disposizione della Struttura Centrale di Coordinamento

3. fornire indicazioni sulle modalità di coordinamento a livello

regionale degli interventi operativi di ARPA in relazione a situazioni di emergenza ambientale che si verificano nel territorio lombardo, nonché indicazioni sulle modalità di attivazione dei vari livelli e di gestione della comunicazione interna ed esterna

4. costituire il documento di riferimento per la stesura di Istruzioni Operative di Dipartimenti Provinciali

LG.DG.101 - Linee Guida sulle modalità di intervento del

personale di ARPA facente parte del Gruppo Base nel corso di Emergenze Ambientali

Indicazioni sulle modalità di intervento del personale ARPA, facente parte del Gruppo Base, nel corso di una emergenza ambientale

IO.AF.007 - Intervento del gruppo di supporto specialistico

radioprotezione

Modalità di intervento in pronta disponibilità del Gruppo di Supporto Specialistico Radioprotezione IO.AF.010 - Manuale per le

emergenze radiologiche su vasta scala

Descrizione azioni necessarie per monitorare lo stato di

contaminazione dell’ambiente in caso di fallout conseguente ad incidenti nucleari con dispersione di materie radioattive

IO.AF.008 - Utilizzo del dosimetro a lettura diretta per gruppi di pronta disponibilità

Modalità per la corretta gestione ed utilizzo dei dosimetri a lettura diretta in dotazione al personale ARPA che effettua servizio di pronta disponibilità, in particolare al Gruppo Base

IO.M1.116 - Analisi radiometrica del particolato atmosferico in emergenza

Guida pratica all’esecuzione delle misure di campioni di particolato atmosferico nel contesto di situazione di emergenza anche da parte di personale che normalmente non effettua questo tipo di attività MT.M1.510 - Emergenza:

campionamento dei radionuclidi artificiali gassosi

In atmosfera

Descrizione del metodo di campionamento delle specie radioattive gassose in atmosfera con particolare riferimento agli isotopi dello iodio, nel contesto di situazioni di emergenza

MT.M1.506 - Screening

radiometrico delle acque potabili in situazioni di emergenza

Descrizione di un metodo di screening per l’individuazione di anomalie significative nel contenuto di attività alfa e beta totale di campioni di acqua potabile in condizioni di emergenza radiologica Mentre il Manuale per le emergenze radiologiche su vasta scala (IO.AF.010) contiene, oltre alle procedure e al cronoprogramma delle azioni da compiersi, anche la localizzazione esatta di punti vulnerabili, dei punti di prelievo prioritari per le varie matrici coinvolti e i dati di base utili alle valutazioni (punti zero di contaminazione ambientale in varie matrici), le azioni necessarie nel caso di emergenze radiologiche locali sono descritte nella: “IO.AF.007 - Intervento del gruppo di supporto specialistico radioprotezione”. Questa istruzione operativa individua 9 scenari emergenziali di riferimento, di seguito elencati:

• Scenario 1 – Incidente presso strutture sanitarie che utilizzano sorgenti radioattive

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• Scenario 2 – Incidente presso attività produttive che utilizzano sorgenti radioattive

• Scenario 3 – Fusione involontaria di sorgenti radioattive presso acciaierie, fonderie, etc.

• Scenario 4 – Incidente presso azienda con piano emergenza esterno (PEE) per la radioattività (ex D.Lgs. 230/95 s.m.i.)

• Scenario 5 – Incidente in corso di trasporto di materie radioattive

• Scenario 6 – Incidente in corso di trasporto di materie radioattive con piano di emergenza ad hoc

• Scenario 7 – Ritrovamento di rifiuti o altri oggetti incogniti

• Scenario 8 – Allarme a portale radiometrico

• Scenario 9 – Incidenti a impianti nucleari anche oltre frontiera (emergenza radiologica su vasta scala)

Per ciascuno di essi l’istruzione operativa contiene una scheda dedicata in cui sono descritte le principali azioni da svolgersi a cura dei diversi soggetti di ARPA che intervengo sul posto. Un esempio di scheda è riportato in tab. 2, estratta tal quale dalla IO.AF.007.

Tabella 2 – Scheda di gestione evento emergenziale – Ritrovamento rifiuti – Estratto IO.AF.007 SCENARIO 7 RITROVAMENTO DI RIFIUTI O ALTRI OGGETTI INCOGNITI

Dove Presso una azienda, presso un privato oppure su suolo pubblico

Che cosa è successo Sono stati rinvenuti materiali per cui esistono indicazioni specifiche riferite alla radioattività (simboli, etichette, documenti, evidenza di livelli di irraggiamento superiori al fondo, etc.) Informazioni preliminari

(raccolte anche prima di recarsi sul posto)

Raccogli tutte le informazioni possibili sulle indicazioni che hanno portato a ritenere che il materiale ritrovato sia radioattivo (simboli, etichette, documenti, evidenza di livelli di irraggiamento superiori al fondo).

Se la segnalazione proviene da un'azienda verifica se è già stato coinvolto un Esperto Qualificato e quali valutazioni ha già fatto, anche rispetto ai livelli di irraggiamento misurati.

In tutti i casi chiedi se il materiale radioattivo è confinato e raccogli informazioni sul contesto in cui si è verificato il ritrovamento.

E’ necessario coinvolgere

il GSS? Avvisa il GSS per concordare le azioni necessarie.

Cosa fa il Gruppo Base? Se sei presente sul posto assicurati di essere sempre in zone dove il tuo dosimetro a lettura diretta non supera la soglia consentita (1 µSv/h per il rateo di dose e 10 µSv per la dose integrata).

Fai sempre riferimento al dosimetro a lettura diretta, che deve essere acceso prima di recarti sul posto. Se avvicinandoti al materiale il dosimetro suona torna sui tuoi passi, avvisa i VVF e informa il GSS. Se vedi il simbolo radiazioni rimani a distanza di sicurezza (il dosimetro non deve suonare), se possibile fai una foto e avvisa il GSS

Note Il rinvenimento si può configurare come ritrovamento di sorgente orfana ai sensi del D.

Lgs. 52/07 ed è quindi possibile che alcune indicazioni operative siano già contenute nei piani ad hoc predisposti da ogni Prefettura. In generale questi piani prevedono l'intervento anche dei VVF.

I sovraimballaggi dei colli radioattivi, che sono normalmente puliti e possono essere smaltiti come rifiuti ordinari, riportano sempre l’etichetta con il simbolo delle radiazioni; se l’etichetta non viene rimossa prima dello smaltimento del sovraimballaggio (che può essere in plastica, cartone etc.) è possibile che si generino falsi allarmi.

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Che cosa fa il GSS In generale, fermo restando quanto previsto dai piani d’emergenza delle singole prefetture (che però, anche laddove esistono, potrebbero non essere stati attivati nella situazione contingente), il ruolo del GSS è il seguente:

- la collaborazione con i VVF nella verifica e interpretazione di eventuali scritte, simboli, documenti relativi all’oggetto, (si veda anche la galleria fotografica esemplificativa in allegato),

- la verifica dei livelli di irraggiamento a contatto e a distanza dall’oggetto stesso, - la verifica dell’esistenza di situazioni di contaminazione ambientale,

- il supporto a VVF ed altri enti coinvolti sulla sua messa in sicurezza,

- la consulenza agli enti coinvolti (in primis il sindaco) relativamente al confezionamento, al trasporto e allo smaltimento, che devono essere affidati a ditta specializzata ed autorizzata appena possibile.

Possibili vie d’esposizione

IN CASO DI RITROVAMENTO DI OGGETTI

il rischio principale può essere l’irraggiamento, soprattutto se l’eventuale schermatura originaria è danneggiata.

IN CASO DI RITROVAMENTO DI MATERIALE, soprattutto se liquido o polverulento, il rischio principale è la contaminazione dell’ambiente e/o delle persone e/o degli oggetti venuti a contatto con il materiale stesso.

GESTIONE EMERGENZE RADIOLOGICHE: CASI REALI

Nel corso degli ultimi dieci anni la nostra Agenzia è stata coinvolta a più riprese in attività inerenti la gestione di emergenze, di seguito brevemente richiamate:

1. revisione dei piani di emergenza di siti soggetti a pianificazione di emergenza esterna (PEE) ai sensi dell’art. 116 del D.L.vo 230/95 s.m.i. e partecipazione alle esercitazioni periodiche.

Tali attività sono svolte con frequenza annuale presso i due impianti nucleari presenti in Lombardia e sono coordinate dalle rispettive Prefetture; in entrambi i casi ARPA collabora con gli altri enti (Vigili del Fuoco, Sanità etc.) ai fini della comprensione e gestione dell’evento in corso; le attività direttamente demandate ad ARPA sono quelle del monitoraggio personale e/o ambientale;

2. pianificazione ed attuazione con i Vigili del Fuoco di esercitazioni mirate alla verifica puntuale delle rispettive procedure in caso di emergenza radiologica, in particolare rispetto ai criteri di attuazione e valutazione delle attività di monitoraggio ambientale; ruoli e competenze delle due strutture sono molto diversi, le esercitazioni sono state l’occasione per ridefinirle e arrivare ad un maggior coordinamento;

3. intervento diretto di gestione in emergenza del ritrovamento di sorgenti orfane nella città di Milano;

4. intervento diretto di gestione in emergenza di un evento di fusione di sorgente radioattiva presso una attività produttiva;

5. intervento diretto di gestione in post-emergenza di siti contaminati a causa di incidenti occorsi nel passato.

I punti dal 3 al 5 sono di seguito ripresi e discussi.

RITROVAMENTO DI SORGENTI ORFANE NELLA CITTA’ DI MILANO

Nel mese di luglio 2012 venne ritrovato nel cortile di una casa milanese, in centro città, un deposito di sorgenti radioattive, ammucchiate in una fossa situata all’interno di un magazzino nel cortile di un edificio residenziale, precedentemente occupato da un’officina meccanica. Le sorgenti (2 sorgenti di Cs-137 e 2 sorgenti di Co-60, più 15 contenitori in uranio depleto; il rateo di irraggiamento massimo misurato è stato pari a 10 mSv/h, a contatto di una delle sorgenti di Cs- 137) erano state collocate nella fossa dell’officina, precedentemente utilizzata per riparare le automobili, da un anziano ingegnere che esercitava in gioventù una pratica radiologica comportante l’esecuzione di gammagrafie industriali su velivoli: terminato l’esercizio effettivo della

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pratica le sorgenti erano state rimosse dal laboratorio originale, autorizzato ex art. 102 del D.P.R.

185/64, e riposte nel nuovo magazzino per il quale però l’esercente la pratica non ha mai inoltrato alcuna comunicazione o istanza di alcun tipo.

Al momento del rinvenimento le sorgenti risultavano sufficientemente schermate e al di fuori del locale, chiuso a chiave, i valori di irraggiamento risultavano pari al fondo ambientale. Il locale stesso tuttavia risultava completamente stipato di oggetti e materiali di ogni natura (composti chimici, elettrici, meccanici, bombole, solventi, ecc. ecc.), era presente inoltre un forte odore di solventi. La contiguità con edifici residenziali e la mancanza di qualunque forma di autorizzazione resero subito evidente la necessità di un intervento immediato che avesse come primo scopo quella di una prima messa in sicurezza “convenzionale” del sito.

Al primo sopralluogo, svolto congiuntamente da ARPA e Azienda Sanitaria, ne seguì quindi entro breve un secondo, con la partecipazione dei Vigili del Fuoco, che provvidero a rimuovere immediatamente i materiali a rischio di incendio ed esplosione conferendoli a un deposito autorizzato con la collaborazione dell’azienda municipale di gestione dei rifiuti.

Contemporaneamente allo svolgimento delle prime azioni di “soccorso tecnico urgente” fu informata e coinvolta la Prefettura, in qualità di organismo di coordinamento e responsabile della gestione dell’evento, a tutti gli effetti configurabile come emergenza radiologica ai sensi dell’art.

126 bis del D.L.vo 230/95 s.m.i. e come ritrovamento di sorgenti orfane ai sensi del decreto 52/2007. Ad una prima ordinanza di allontanamento immediato delle sorgenti mediante conferimento a deposito autorizzato, rimasta inevasa da parte del proprietario del sito, seguì d’ufficio il coinvolgimento diretto, da parte della Prefettura, di Nucleco, in qualità di operatore del Servizio Integrato, che si occupò di confezionare e allontanare in sicurezza tutto il materiale radioattivo.

Fu tuttavia deciso di effettuare preliminarmente all’asportazione delle sorgenti un altro intervento, svolto congiuntamente dai Vigili del Fuoco e da ARPA che, nell’arco di una giornata, effettuarono lo svuotamento del magazzino di tutto il materiale non radioattivo contenuto, previa verifica puntuale, mediante strumenti da campo, di ogni singolo oggetto rimosso. A seguito di questa azione, il successivo intervento di Nucleco fu più rapido e meno impattante di quanto previsto inizialmente.

Determinante fu anche il coordinamento di tutti gli enti coinvolti operato dalla Prefettura, che permise e avvallò modalità di intervento tali da minimizzare l’impatto sulla popolazione, occupandosi nel contempo di gestire efficacemente la comunicazione: la risonanza mediatica e l’allarme presso la popolazione fu di conseguenza irrilevante.

INTERVENTO DIRETTO DI GESTIONE IN EMERGENZA DI UN EVENTO DI FUSIONE DI SORGENTE RADIOATTIVA PRESSO UNA ATTIVITÀ PRODUTTIVA

Nel 2011 una ditta di trattamento di scorie d’alluminio in provincia di Pavia ricevette da una fonderia consociata della provincia di Bergamo dei carichi di scorie positivi ai portali per il controllo radiometrico. I dipartimenti ARPA di entrambe le provincie, supportati dal CRR (Centro Regionale Radioprotezione di ARPA), intervennero immediatamente constatando, tramite misure dosimetriche ed analisi di spettrometria gamma, che le schiumature d’alluminio prodotte dalla ditta bergamasca e, in parte, inviate alla collegata pavese, contenevano radio 226 la cui provenienza originaria risultava ignota.

L’intervento di ARPA fu quindi volto a verificare nell’immediato la messa in sicurezza dei materiali e degli impianti e, successivamente, a stimare l’entità del fenomeno, la contaminazione degli impianti della ditta produttrice, l’eventuale esposizione dei lavoratori e i possibili rischi per la popolazione. Nella fonderia in provincia di Bergamo si rese inoltre necessaria la messa a punto e l’esecuzione del piano di decontaminazione e di riavvio del forno contaminato. ARPA seguì le operazioni per quanto di propria competenza, vigilando che queste non comportassero dispersione di materiale radiocontaminato nell’ambiente di lavoro o all’esterno e mantenendo informati il Comune, la Procura, i Vigili del Fuoco, l’ASL, la Prefettura; quest’ultima decise in questo caso di non applicare l’art. 126-bis. del D. L.vo 230/95 s.m.i..

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Nella post-emergenza gli sforzi maggiori furono diretti alla ricerca di una destinazione definitiva al materiale, difficile da reperire a causa anche della ingente massa di materiale contaminato che ammontava a 3 cassoni a Bergamo e 7 a Pavia, per un totale di circa 130 tonnellate, cui si aggiunsero alcuni big bags di polveri da abbattimento fumi e il materiale prodotto durante la decontaminazione del forno di Bergamo.

Allo scopo di massimizzare la possibilità di allontanare il materiale contaminato venne richiesto alla proprietà di presentare un piano di caratterizzazione e di cernita dei materiali finalizzato a ridurre il volume dei rifiuti radioattivi: si stimava infatti di poter individuare ed estrarre i soli blocchi di materiale contaminato dal carico complessivo. La selezione dei blocchi di materiale contaminato avrebbe dovuto avvenire mediante misure spettrometriche in campo affiancate da misure di rateo di dose opportunamente standardizzate, purtroppo però, nel corso di una prova di fattibilità, si evidenziò che la disgregazione del materiale nel frattempo intercorsa non permetteva più una cernita efficace. Anche i tentativi di reperire aziende terze in grado di trattare il materiale per ridurne la massa contaminata risultarono vani.

La Procura, nel frattempo, dispose l’allontanamento dei 3 cassoni di materiale giacente presso la ditta bergamasca che vennero inseriti in container di tipo IP2 e trasportati presso la ditta pavese e stoccati con i cassoni lì già presenti in un capannone appositamente predisposto, dotato dei necessari dispositivi di sicurezza. A breve anche i rimanenti cassoni verranno inseriti in contenitori IP2, che offrono specifiche garanzie non solo per il trasporto ma anche per una conservazione ottimale dei residui contaminati, e trasferiti in un nuovo capannone, appositamente acquisito della ditta, sempre all’interno del perimetro della medesima.

Uno stoccaggio definitivo appare, in assenza del deposito nazionale, al momento attuale non ancora programmabile. Nonostante la collocazione attuale debba essere ritenuta assolutamente sicura e sia periodicamente verificata sia da parte dell’azienda che degli Enti competenti l’impatto mediatico continua ad essere critico; la reazione della popolazione e delle istituzioni locali manifesta una viva preoccupazione, anche a seguito di eventi episodici come tentativi di intrusione illecita nella ditta (incluso il capannone di stoccaggio) a scopo di furto. La comunicazione relativa al rischio reale per la popolazione è risultata, in questo caso, comunque inadeguata.

GESTIONE IN POST-EMERGENZA DI UN SITO CONTAMINATO

In Regione Lombardia sono presenti complessivamente 12 siti (tra attività produttive e discariche) in cui sono giacenti materiali contaminati da cesio 137 e/o cobalto 60 e/o radio 226 derivanti da fusioni incidentali di sorgenti o scorie contaminate occorsi nel passato. Il volume totale dei rifiuti contaminati presenti è stimato in circa 1500-2000 m3 presso le attività produttive e circa 50000-60000 m3 presso le discariche. L’attività totale stimata è dell’ordine di 260 GBq presso le attività produttive e di 1200 GBq presso le discariche.

Nella maggior parte dei casi gli incidenti si sono conclusi con la creazione di siti di stoccaggio in sicurezza dei materiali presso le aziende in cui è avvenuto l’incidente, stante l’impossibilità di prevedere alcuna forma di trattamento e/o di allontanamento (data anche l’assenza di un deposito nazionale) di volumi così importanti. In alcuni casi la natura degli eventi occorsi ha determinato invece situazioni non riconducibili a sistemi di gestione e messa in sicurezza “convenzionali”, con la conseguente necessità di attivare piani monitoraggio periodico del sito e dello stato dell’ambiente circostante per garantire il permanere nel tempo di condizioni di sicurezza adeguate.

Tali piani, definiti e attuati da ARPA in alcuni casi con la collaborazione delle amministrazioni locali, sono stati volti principalmente al monitoraggio delle acque sotterranee o superficiali, quali comparti più sensibili o più efficaci indicatori di eventuali rilasci dai siti stessi. La definizione degli obiettivi in termini analitici non è stata sempre immediata, stante la pressoché totale assenza nella normativa vigente di livelli di riferimento derivati per le matrici sia alimentari che ambientali, ed ha richiesto alcune valutazioni e decisioni preliminari. Si illustrano di seguito, a titolo di esempio, i criteri seguiti nella definizione degli obiettivi d’indagine per l’analisi delle acque, sia potabili che non potabili, profonde o superficiali. La tabella 4 in coda al paragrafo presenta invece una sintesi dei criteri seguiti per organizzare il programma dei controlli nelle diverse tipologie di situazioni.

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Obiettivi dell’indagine – Acque a scopo potabile o irriguo

Non sono immediatamente reperibili nella normativa vigente limiti o valori di riferimento per la concentrazione di radioattività nelle acque utilizzate a scopo potabile o irriguo che possano essere direttamente utilizzati per esprimere un eventuale giudizio di conformità dei risultati analitici.

Si è inoltre reso necessario distinguere tra l’esigenza di appurare la “salubrità” dell’acqua e quella di monitorare nel modo più efficace possibile eventuali rilasci dai siti, ancorché irrilevanti dal punto di vista sanitario.

Per quanto riguarda la necessità di garantire che le analisi dessero risposte adeguate ai fini della radioprotezione, si è ritenuto certamente pertinente in prima istanza il riferimento ai criteri di non rilevanza radiologica definiti nell’allegato I del D.L.vo 230/95 e s.m.i. e in particolare il criterio di non superamento di 10 µSv/anno per la dose efficace individuale.

La trasposizione di questo valore espresso in termini di dose in un valore espresso in termini di concentrazione non può prescindere dalla definizione di opportuni scenari di esposizione; si è ritenuto, in prima approssimazione ed in termini assolutamente cautelativi, di adottare lo scenario di esposizione per ingestione di acqua potabile definito all’interno del Rapporto ISTISAN 00/16, ulteriormente ridotto e riscalato dal valore di dose di 100 µSv/a previsto dal D.L.vo 31/01 (ora D.L.vo 28/2016) all’attuale valore di 10 µSv/a. La tabella 3 riporta, per il Cs-137, il valore di concentrazione corrispondente al suddetto valore di dose (‘Sensibilità analitica desiderabile’).

Rispetto invece alla necessità di individuare precocemente eventuali rilasci si è deciso di ottimizzare ulteriormente la sensibilità analitica applicando tecniche di preconcentrazione dei campioni che consentissero di migliorare anche di alcuni ordini di grandezza le sensibilità analitiche (‘Sensibilità analitica tipica’ in tabella 3).

TABELLA 3: Sensibilità analitica delle misure. Sensibilità analitica desiderabile (assunta pari ai valori di concentrazione corrispondenti alla dose di non rilevanza radiologica (10 µSv/a) nelle ipotesi di consumo

previste dal Rapporto ISTISAN 00/16 - Classe d’età: adulti) e sensibilità analitica tipica

Radionuclide Sensibilità analitica

desiderabile Bq/kg

Sensibilità analitica tipica Bq/kg

Cs-137 1,1 0,01

Obiettivi dell’indagine – Acque di scarico

Per quanto riguarda le acque di scarico la definizione dei livelli di riferimento derivati è stata effettuata analizzando lo scenario del conferimento ad impianti di depurazione delle acque, considerando tutti gli step di trattamento del materiale dal trasporto al destino finale dei fanghi di depurazione. A tale scopo si è fatto uso, con approssimazioni successive, di diversi strumenti modellistici sia per il calcolo dell’irraggiamento (Microshield – Grove Software) che per la valutazione del comportamento ambientale e della dose derivante dal conferimento dei fanghi in discarica o dal loro spargimento in agricoltura (ResRad OnSite – Argonne National Laboratories). Il livello di riferimento derivato è stato successivamente utilizzato per garantire il criterio della non rilevanza radiologica associata ai conferimenti delle acque di scarico al depuratore.

TABELLA 4: Sintesi dei criteri seguiti per organizzare il piano di monitoraggio nelle diverse situazioni

Situazione Criticità Azioni

Fonderia di alluminio in cui si è verificata una fusione accidentale di Cs-137. I sali contaminati (qualche centinaio di m3) sono stoccati in un capannone all’interno della ditta

Imperfetta tenuta del capannone Misure di contaminazione nell’ambiente esterno Contaminazione della falda

acquifera più superficiale

Identificazione pozzo spia e monitoraggio periodico Presenza di un corso d’acqua

nelle immediate vicinanze

Identificazione di punti di controllo a monte e a valle e monitoraggio periodico (acque e sedimenti)

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Situazione Criticità Azioni

Discarica (chiusa) di residui di lavorazione dell’alluminio in cui è presente contaminazione da Cs- 137

Produzione di percolato che viene estratto e periodicamente smaltito presso impianti di depurazione

Indagini al depuratore,

simulazioni modellistiche volte a definire un livello di riferimento derivato per il percolato Imperfetta tenuta del sottotelo Indagine sull’idrogeologia

dell’area. Predisposizione di piezometri – pozzi spia, monitoraggio periodico Prossimità del sito ad area di

produzione agricola intensiva (vitivinicola)

Identificazione e monitoraggio pozzi ad uso irriguo

Vicinanza di area intensamente urbanizzata

Identificazione e monitoraggio falda più prossima a scopo potabile

Discarica (chiusa) di residui di fonderia contaminati da Cs-137

Discarica interessata

dall’innalzamento periodico della falda

Verifica periodica della falda tramite piezometri spia

subordinati all’innalzamento della falda (sistema automatico di controllo)

Vicinanza di area intensamente urbanizzata

Identificazione e monitoraggio falda più prossima a scopo potabile. Attivazione di punto di controllo in continuo a valle del sito

CONSIDERAZIONI FINALI: PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA, PROSPETTIVE FUTURE Il sistema documentale che descrive le modalità di gestione delle emergenze in ARPA Lombardia, definisce i ruoli dei diversi soggetti coinvolti e descrive le principali azioni da intraprendere è oggetto di momenti di formazione e di esercitazioni periodiche, sia interne che esterne all’Agenzia. Gli aspetti critici sono discussi al termine di ogni esercitazione. La riproposizione costante di richiami sugli aspetti “non conformi” alle regole stabilite (uno tra tutti le modalità di attivazione dei diversi soggetti coinvolti) ha portato gradualmente alla diffusione delle corrette modalità di comportamento.

La collaborazione tra i diversi soggetti, sia pubblici che privati, coinvolti nelle vicende è fondamentale per la buona gestione e la risoluzione delle emergenze. La ricerca di soluzioni che minimizzino l’impatto sociale ed economico, pur nel rispetto delle regole fondamentali della radioprotezione, è un aspetto fondamentale e che va sempre perseguito, sulla scorta di valutazioni che oltre che dei principi della radioprotezione facciano uso diffuso del “buon senso comune”.

Negli incidenti di fusione di sorgenti radioattive che comportano la produzione di grossi volumi di materiali contaminati è fondamentale sondare e percorrere tutte le strade possibili che possono portare ad una riduzione dei volumi. La cernita di scorie contaminate, anche con metodi speditivi purché adeguati, è pratica da sondare e promuovere.

Nei casi di “impossibile” soluzione occorre comunque garantire la sicurezza del sito attraverso l’attuazione di piani di monitoraggio ad hoc, inclusi anche formalmente nei piani di monitoraggio regionali della radioattività ambientale.

In ogni caso ha un valore particolare l’attenzione e la cura nella comunicazione con la popolazione, che è sempre più attenta e critica, e occorre dire molte volte anche preconcetta, in tutto ciò che riguarda la tutela dell’ambiente e le radiazioni.

Riferimenti

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