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LA RELATIVITA’ ] [APPUNTI DI FISICA: Proff. Giuseppe Scippa & Lucia Russo 2015

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(1)

2015

Proff. Giuseppe Scippa

& Lucia Russo

[APPUNTI DI FISICA:

LA RELATIVITA’]

Dai Teoremi del campo elettrico alla Relatività Generale.

(2)

Proff. Giuseppe Scippa & Lucia Russo Pag. 1 1) TEOREMA DI GAUSS nel campo elettrico: (pag. 140 vol.2 Caforio-Ferilli)

- Il flusso di campo elettrico uscente da qualsiasi superficie chiusa è uguale alla quantità di carica Qin racchiusa all’interno della superficie, divisa per la costante dielettrica del vuoto:

Φ =

Q𝑖𝑛

𝜀̥

Le cariche sono sorgenti del campo elettrico.

2) CIRCUITAZIONE del campo elettrico: (pag.169 vol.2)

- Lungo qualsiasi cammino chiuso la circuitazione del campo elettrico è nulla:

∮ 𝐸 ⃗⃗⃗ ∗ 𝑑𝑠 = 0

Qualsiasi campo vettoriale è conservativo se e solo se la sua circuitazione è nulla lungo ogni linea chiusa.

3) TEOREMA DI GAUSS per il magnetismo: (pag. 282 vol.2)

- Il flusso di campo magnetico uscente da qualunque superficie chiusa è nullo.

Φ

m

= 0

Non esistono monopoli magnetici isolati (impossibilità di dividere i poli di un magnete).

4) TEOREMA DELLA CIRCUITAZIONE del campo magnetico di Ampere:

(pag.283 vol.2) - La circuitazione del campo magnetico, calcolata lungo qualsiasi cammino chiuso, è

uguale al prodotto della permeabilità magnetica del vuoto per la corrente totale concatenata con il cammino:

∮ 𝐸 ⃗⃗⃗ ∗ 𝑑𝑠 = µ˳𝑖𝑐

5) LEGGE DI FARADAY-NEUMANN - (LENZ ): (pag.5 vol.3)

- Se il flusso concatenato con un circuito varia di una quantità ΔΦm in un intervallo di tempo Δt, la f.e.m. indotta f che in media agisce nel circuito nell’intervallo di tempo considerato è:

f =

ΔΦm

Δt

la cui unità di misura è Wb/s.

(3)

Proff. Giuseppe Scippa & Lucia Russo Pag. 2 - Legge di Lenz:

In un circuito, la corrente indotta scorre in verso tale da opporsi (mediante il campo magnetico prodotto) alla variazione di flusso da cui essa stessa ha avuto origine.

- N.B. Questo giustifica il segno meno nella formula di Faraday-Neumann.

 LA VELOCITÀ DELLA LUCE PER MAXWELL

La velocità v delle onde elettromagnetiche si può scrivere come:

v =

𝟏

√𝜺˳µ˳

con

𝜺˳

: costante dielettrica nel vuoto

=

8,854*10-12 C2 /(N m2)

e

µ˳ :

permeabilità magnetica nel vuoto = 4 𝜋 *10-7 N/A2 si deduce che è la stessa velocità della luce nel vuoto :

C =

𝟏

√𝜺˳µ˳

 CIRCUITAZIONE AMPERE - MAXWELL

C’è una differenza sostanziale tra il campo elettrico generato da cariche ferme e campo elettrico indotto (con cariche in movimento). Il primo è conservativo (circuitazione nulla lungo qualsiasi linea chiusa), il secondo invece: un campo magnetico variabile nel tempo genera un campo elettrico indotto non conservativo.

 IL TEOREMA DELLA CIRCUITAZIONE DI AMPERE : (pag.55 vol.3) Viene modificato così da Maxwell:

∮ 𝐵 ⃗⃗⃗ ∗ 𝑑𝑙 =µ˳(𝒊 + 𝜺˳𝑑𝜙 𝑑𝑡)

N.B. il primo termine tra parentesi è l’intensità di corrente che attraversa una superficie il cui contorno è la linea sulla quale si calcola la circuitazione di 𝐵 ⃗⃗⃗ , mentre il secondo termine è la corrente di spostamento che attraversa la stessa superficie.

(4)

Proff. Giuseppe Scippa & Lucia Russo Pag. 3

 EQUAZIONI DI MAXWELL : (pag.56 vol.3)

(5)

Proff. Giuseppe Scippa & Lucia Russo Pag. 4

(6)

Proff. Giuseppe Scippa & Lucia Russo Pag. 5 1) TEOREMA DI GAUSS nel campo elettrico:

- Il flusso di campo elettrico uscente da qualsiasi superficie chiusa è uguale alla quantità di carica Qin racchiusa all’interno della superficie, divisa per la costante dielettrica del vuoto:

Φ =

Q𝑖𝑛

𝜀̥0

2) TEOREMA DI GAUSS per il magnetismo:

- Il flusso di campo magnetico uscente da qualunque superficie chiusa è nullo.

Φ

m

= 0

3) LEGGE DI FARADAY – NEUMANN – LENZ :

- La circuitazione del campo elettrico 𝐸 ⃗⃗⃗ è la derivata rispetto al tempo, cambiata di segno, del flusso campo elettrico attraverso una superficie avente come contorno una linea chiusa lungo la quale si calcola la circuitazione.

∮ 𝐸 ⃗⃗⃗ ∗ 𝑑𝑙 = − 𝑑Φm 𝑑𝑡 )

4) LEGGE DI AMPERE – MAXWELL oppure AMPERE generalizzata:

- La circuitazione del campo magnetico 𝐵 ⃗⃗⃗ è uguale al prodotto della permeabilità magnetica nel vuoto

µ˳

per la somma della corrente concatenata con la linea chiusa lungo la quale si calcola la circuitazione e della corrente di spostamento che attraversa una superficie avente quella linea come contorno:

∮ 𝐵 ⃗⃗⃗ ∗ 𝑑𝑙 =µ˳(𝒊 + 𝜺˳𝑑𝜙 𝑑𝑡)

(7)

Proff. Giuseppe Scippa & Lucia Russo Pag. 6

 TRASFORMAZIONI DI GALILEO per la fisica classica:

Siano Σ e Σ’ due sistemi di riferimento spazio-temporali vediamo come si trasformano le coordinate di un evento osservato in un riferimento Σ (x,y,z,t) rispetto alle coordinate dello stesso evento osservato in un riferimento Σ’ (x’,y’,z’,t’) in moto rettilineo uniforme con velocità 𝑣 rispetto a Σ e avente la direzione di x e x’.

Le trasformazioni di Galileo sono valide per velocità v << C (velocità della luce)

{

𝑥 = 𝑥+ 𝑣𝑡 𝑦 = 𝑦′

𝑧 = 𝑧 𝑡 = 𝑡′

{𝑥𝑦= 𝑥 − 𝑣𝑡 = 𝑦 𝑧 = 𝑧

𝑡 = 𝑡

Ma se la velocità v è di poco inferiore a quella della luce C, o confrontabile con essa, queste non valgono più.

Infatti occorrono le Trasformazioni di LORENTZ per la fisica relativistica:

{

𝑥= 𝑥−𝑣𝑡

√1−𝑣2 𝑐2

𝑦= 𝑦 𝑧= 𝑧 𝑡= 𝑡−

𝑣𝑥 𝑐2

√1−𝑣2 𝑐2

{ 𝑥 =

𝑥′−𝑣𝑡′

√1−𝑣2 𝑐2

𝑦 = 𝑦′

𝑧 = 𝑧′

𝑡 = 𝑡′−

𝑣𝑥′

𝑐2

√1−𝑣2 𝑐2

Posto β = 𝑣

𝑐 e γ = 𝟏

√𝟏−𝜷𝟐 (fattore di Lorentz)

(8)

Proff. Giuseppe Scippa & Lucia Russo Pag. 7 Esse quindi diventano:

{

𝑥= 𝛾(𝑥 − 𝑣𝑡) 𝑦= 𝑦 𝑧= 𝑧 𝑡 = 𝛾(𝑡 − 𝛽𝑥

𝑐)

{

𝑥 = 𝛾(𝑥′ − 𝑣𝑡′) 𝑦 = 𝑦′

𝑧 = 𝑧′

𝑡 = 𝛾(𝑡− 𝛽𝑥

𝑐) Che per valori piccoli di v rispetto a c, cioè con β<<1 si ha γ≈1 e β𝑥

𝑐 ≈0 si ritorna alle trasformazioni classiche di Galileo.

 I POSTULATI DELLA RELATIVITA’ RISTRETTA: (pag.93 vol.3)

1. E’ impossibile distinguere con esperimenti fisici due sistemi di riferimento in moto rettilineo uniforme l’uno rispetto all’altro; cioè le leggi della fisica hanno la stessa forma in tutti i sistemi inerziali.

2. La velocità della luce nel vuoto è la stessa in tutti i sistemi inerziali, indipendentemente dallo stato di moto del sistema e della sorgente. Cioè è la stessa “c” sia che venga emessa da una sorgente fissa che da una sorgente in movimento.

N.B. la velocità della luce è una grandezza invariante.

 Il tempo relativistico:

Nelle trasformazioni di Lorentz il tempo t e il tempo t’ non coincidono, cioè il tempo non è più un invariante.

 Definizione di simultaneità:

Due eventi nei punti A e B si dicono simultanei se un osservatore, posto nel punto medio M del segmento AB, riceve i segnali luminosi provenienti dai punti A e B nello stesso istante.

 Spazio di Minkowski: (quadriuniverso) (pag.100-101 vol.3)

Per il fatto che il tempo non è un invariante Minkowski ideò una quadrupla di valori che nelle trasformazioni di coordinate tra due riferimenti inerziali rispetta le trasformazioni di Lorentz. Per queste considerazioni le coordinate di un punto-evento non si scrivono (x, y, z, t) ma in realtà sono (x, y, z, ct) moltiplicando l’asse dei tempi per la velocità della luce. E’ come se fosse sottinteso c=1 , in tal modo si possono misurare posizioni e tempi con le stesse unità di misura.

(9)

Proff. Giuseppe Scippa & Lucia Russo Pag. 8

 Simultaneità: (pag.102 vol.3)

Per quanto verificato da Minkowski, la teoria della relatività con Einstein mostra che il tempo non è un concetto assoluto, ma mostra invece che se due osservatori sono in moto relativo, due eventi possono essere simultanei per uno di essi e non simultanei per l’altro osservatore.

 Sincronizzazione degli orologi: (pag.102 vol.3)

Per lo stesso motivo: per sincronizzare due orologi si dovrebbe inviare un segnale dal primo orologio al secondo alla velocità della luce e l’osservatore che riceve il segnale deve mettere avanti le lancette di ∆t = 𝑑 𝑐⁄ che rappresenta il tempo impiegato dal segnale luminoso per raggiungere il secondo osservatore.

 Dilatazione dei tempi:

Consideriamo l’intervallo di tempo ∆t’ tra due eventi misurati da un osservatore fermo “O” nel primo sistema di riferimento, e ∆t l’intervallo di tempo tra gli stessi eventi, ma misurato da un secondo osservatore “O’ “ in moto rettilineo uniforme con velocità v su un secondo sistema di riferimento:

∆𝑡 = ∆𝑡′

√1 −𝑣2

𝑐2

Se poniamo

γ =

1

√1−𝑣2

𝑐2

(fattore di Lorentz)

Si può scrivere:

∆t = γ ∆t’

e poiché il fattore di Lorentz è sempre maggiore di 1 per velocità prossime a quella della luce il tempo misurato da O è sempre maggiore del tempo proprio misurato da O’.

La durata ∆t > ∆t’ per cui si può affermare che ogni orologio in movimento rispetto a noi, marcia con un ritmo più lento; per un orologio in movimento si dilata. Ovviamente il fenomeno è più evidente per velocità prossime a quelle della luce.

(10)

Proff. Giuseppe Scippa & Lucia Russo Pag. 9

 Contrazione delle lunghezze: (pag.111 vol.3)

Ovviamente per gli stessi motivi della dilatazione dei tempi si ha che:

Se d è la distanza fra due punti misurata da un osservatore che li vede fermi, un secondo osservatore in moto rispetto al primo con velocità costante 𝒗⃗⃗ (parallela alla retta che congiunge i due punti) misurerà la distanza d’ fra gli stessi due punti:

d’ = √

1 −

𝑣2 𝑐2

d

e usando il fattore di Lorentz:

d’ = 𝑑 𝛾

cioè la distanza fra i due punti è minore di un fattore 1 𝛾⁄ quando i punti si osservano in

movimento rispetto a quando sono visti in quiete, e questo fenomeno è tanto più evidente quanto più la velocità è prossima a quella della luce.

(11)

Proff. Giuseppe Scippa & Lucia Russo Pag. 10

RELATIVITA’ GENERALE (

Scheda pag

.

153 vol.3)

Massa relativistica in funzione della velocità:

m = 𝑚0

√1−𝑣2

𝑐2

= γ m

0

(pag. 132)

con m0 massa a riposo: è una caratteristica del corpo ed è anche detta massa invariante.

m massa a velocità v: è una grandezza variabile con la velocità.

γ fattore di Lorentz

La quantità di moto non è direttamente proporzionale alla velocità, ma si conserva se il sistema è isolato

𝑝 = m𝒗⃗⃗ = 𝑚0𝒗

√1−𝑣2

𝑐2

= γ m

0 𝒗⃗⃗⃗ (pag. 133)

Energia cinetica nella teoria della relatività è:

K = m c2 - m0 c2 (pag. 135) Da cui si ricava:

K = (γ – 1) m0 c2 e da questa si ricava:

m c2 = K + m0 c2

Tutti i termini rappresentano energie, e l’ultimo E0 = m0 c2

è una costante indipendente dal sistema di riferimento. (Einstein la chiamò energia a riposo) e alla E = K +E0

diede il nome di energia totale del corpo, giungendo alla nota equazione E = mc2 . (pag. 136)

E = mc2 = 𝒎𝟎𝒄

𝟐

√𝟏−𝑣2

𝑐2

= γ m

0

c

2

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