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A cura di La Tenda di Gionata GENITORI FORTUNATI VIVERE DA CREDENTI IL COMING OUT DEI FIGLI

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Academic year: 2022

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A cura di La Tenda di Gionata

GENITORI FORTUNATI

VIVERE DA CREDENTI

IL COMING OUT DEI FIGLI

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Per i testi dei Sommi Pontefici: © Libreria Editrice Vaticana

© 2022 Effatà Editrice Via Tre Denti, 1

10060 Cantalupa (Torino)

Tel. 0121.35.34.52 – Fax 0121.35.38.39 info@effata.it – www.effata.it

Collana: Comunicare l’assoluto ISBN 978-88-6929-766-3 Grafica: Silvia Aimar

Immagine di copertina: © Fran Fasolka, IHM Stampa: Printbee.it – Noventa Padovana (Padova)

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Ogni pubblicazione è il frutto dell’impegno di tante persone che l’hanno resa possibile con il loro lavoro e i loro consigli.

A costoro va il nostro grazie.

In particolare, vogliamo ricordare: i genitori cristiani con figli LGBT+ che ci hanno regalato le testimonianze del loro cammino, alcune delle quali sono state raccolte in questo libretto; Giuseppina D’Urso e Beatrice Sarti per la revisione di alcuni testi; l’instancabile Luca Bocchi per il supporto tecnico; Gianni Geraci, Innocenzo Pon- tillo e don Gian Luca Carrega per aver seguito l’aggiornamento di questo volume e 3VolteGenitori, la Rete italiana di genitori cristiani con figl* LGBT+, ed i soci e le socie de La Tenda di Gionata per aver contribuito alla realizzazione di questo libro.

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Prefazione

Luciano Moia

Quando nella tarda mattinata del 16 settembre 2020 ho letto sulle agenzie che papa Francesco, al termine dell’udienza gene- rale in Vaticano, aveva incontrato un gruppo di genitori con figli LGBT+1 e si era a lungo intrattenuto con loro, ho cercato l’amico Innocenzo Pontillo, uno degli artefici di questo libro, per avere qualche informazione più dettagliata. Gentile e disponibile come sempre, mi ha subito indirizzato nel modo più efficace: «Chiama Mara Grassi, è lei che ha parlato con il Papa. Ecco il numero».

Nel pomeriggio dello stesso giorno, quando sono finalmente riuscito a mettermi in contatto, Mara con il marito Agostino era in treno, destinazione Reggio Emilia, la loro città. Non appena ha capito che il mio obiettivo era quello di preparare un articolo per

«Avvenire», non ha avuto un attimo di esitazione e ha cominciato a raccontarmi la cordialità e l’interesse del Papa per la realtà che lei rappresenta. «Non solo ha accettato con un sorriso una maglietta colorata d’arcobaleno con la scritta: “Nell’amore non c’è timore”, frase tratta dal Vangelo di Giovanni (4,18), ma ha guardato il titolo del volumetto che gli ho donato ed è rimasto un attimo a pensare, evidentemente colpito».

Ma l’emozione più forte, sempre secondo il racconto di Mara, è arrivata quando Francesco ha detto: «Il Papa ama i vostri figli così come sono, perché sono figli di Dio. E anche la Chiesa li ama».

1 La sigla LGBT indica le persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender.

Tuttavia, queste quattro lettere non includono coloro la cui sessualità non è eterosessuale o la cui identità di genere non è basata sul binarismo di genere tradizionale. Il simbolo più viene utilizzato per includere tutte queste persone.

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Credo che queste parole meriterebbero di essere incorniciate sulla copertina di questo volumetto che – a parte gli approfondi- menti di Alessandra Bialetti, don Gian Luca Carrega e Damiano Migliorini – è più o meno lo stesso donato a Francesco. Anche se quello era confezionato un po’ artigianalmente, senza il prezioso supporto di una casa editrice, come ora assicurato da Effatà con questa nuova edizione.

Le parole del Papa sono bellissime e autentiche perché pro- fondamente evangeliche, parlano di un bene che non si lascia ingabbiare dal gelo della legge, suonano come promessa e riscatto per ogni genitore con un figlio LGBT+.

La promessa riguarda l’impegno della Chiesa per confermare e attuare in modo sempre più convinto e diffuso, anche nella pastorale ordinaria, le parole impegnative scritte dal Papa stesso al numero 250 di Amoris laetitia, impegnative forse più per quanto

“non” dice, segnando così un importante sviluppo rispetto al magistero precedente, che per quanto conferma:

«Ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare “ogni marchio di ingiusta discrimi- nazione” e particolarmente ogni forma di aggressione e di violenza. Nei riguardi delle famiglie si tratta di assicurare un rispettoso accompagnamento affinché coloro che manifestano la tendenza omosessuale possano avere gli aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita».

Se si mette a confronto questo passaggio dell’Esortazione postsinodale con quanto detto dal Papa a Mara Grassi, emerge con evidenza lo stesso concetto. «La Chiesa ama i vostri figli così come sono», vale esattamente quanto già scritto a proposito del rispetto dovuto ad ogni persona indipendentemente dall’orienta- mento sessuale e dall’indicazione, altrettanto forte, di assicurare a tutti «un rispettoso accompagnamento». Dove il rispetto indica

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non solo una netta presa di distanza da tutte le cosiddette “terapie riparative” – purtroppo non ancora del tutto debellate – ma anche da tanti rifiuti, da troppi silenzi, da situazioni di imbarazzo, di incertezza e di paura registrate anche nelle nostre comunità eccle- siali. Indica soprattutto una volontà di accoglienza piena, non subordinata al rifiuto della propria realtà esistenziale e delle scelte che ne sono derivate.

Come se il Papa avesse voluto confermare a tutti i genitori che si trovano in queste condizioni che la svolta da parte della Chiesa, magari con ritardi, impacci e rallentamenti, va avanti e non si può fermare, perché solo l’accoglienza e l’integrazione generano vita e speranza. Che è poi il senso di tutti gli altri interventi del Papa sul tema fede e omosessualità. In almeno una decina di occasioni, dall’inizio del suo pontificato, Francesco ha trovato le parole giuste per esprimere l’esigenza di ripensare il significato di accoglienza e di inclusione. A partire da quella frase: «Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?» (28 luglio 2013) che ha scompigliato in tanti

“buoni credenti” secoli di pregiudizi e di intolleranze.

Senza dimenticare quanto detto meno di tre anni dopo a proposito dell’urgenza da parte della Chiesa di chiedere scusa alle persone gay (26 giugno 2016). E ancora, in un’altra occa- sione, rivolgendosi ai genitori, la raccomandazione di «dialogare, capire, fare spazio» a un figlio o a una figlia omosessuale perché si esprima con libertà, e «non cacciarlo via dalla famiglia» (28 agosto 2018).

Parole che servono a confermare una coraggiosa traccia di bene, a dare conforto, ad accompagnare la sete di infinito che esiste nel cuore di ogni genitore credente, al di là delle soffe- renze, delle fatiche, delle delusioni, delle incertezze che talvolta affiorano quando si scopre l’omosessualità di un figlio o di una figlia. La fede tormentata, il desiderio di Dio, talvolta incerto e talvolta silenzioso, che trapela dai racconti delle madri e dei padri

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ospitati in questo libro, non nascondono sofferenze e delusioni.

Parte integrante, comunque, di quel «prezioso poliedro» che, sempre secondo quanto spiega papa Francesco in Amoris laetitia, rappresenta al meglio la complessità e la bellezza della famiglia, insieme alle molte legittime preoccupazioni e alle domande oneste e sincere che segnano la vita di tutti i genitori.

Ho incontrato nuovamente Mara Grassi e Agostino Usai qualche mese fa, in occasione di un corso di aggiornamento pastorale organizzato a Bologna da padre Pino Piva. E, nell’in- tervallo tra una relazione e l’altra, ho avuto modo di farmi rac- contare con più calma quel dialogo con il Papa, soprattutto se ci fosse stata l’opportunità di spiegare il titolo del volumetto, appunto Genitori fortunati. «Certamente», mi hanno risposto,

«abbiamo detto che noi ci consideriamo fortunati perché siamo stati costretti a cambiare lo sguardo con cui abbiamo guardato sempre i nostri figli. Uno sguardo nuovo che ci ha permesso di vedere in loro la bellezza e l’amore di Dio.

Vogliamo creare un ponte con la Chiesa perché anche la Chiesa possa cambiare lo sguardo verso i nostri figli, non escludendoli più, ma accogliendoli pienamente». E il Papa? «Ha sorriso e ci ha fatto una carezza». La tenerezza che ogni genitore vorrebbe speri- mentare quando si confronta con le domande che intrecciano il futuro dei propri figli, le loro domande di senso, le loro speranze di pienezza e di verità. È troppo sognare che la stessa tenerezza di papa Francesco di fronte alle parole semplici e vere di Mara e di Agostino diventi la misura abituale e ordinaria della Chiesa e dei suoi pastori? Perché accogliere, accompagnare, discernere e integrare ogni persona, indipendentemente dall’orientamento sessuale, non sia più profezia sorprendente e per qualcuno ancora motivo di disorientamento, ma bella e “normale” abitudine capace di radicarsi tra fratelli e sorelle impegnati in un cammino solidale e condiviso.

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Presentazione

Gian Luca Carrega

C’è molto di profetico nelle pagine di questo libretto. E come let- teratura profetica andrebbe letto, dove i segni rimandano a realtà più grandi. Non c’è grande differenza tra il profeta Geremia che gira per Gerusalemme portando addosso un giogo da aratro e la coppia di genitori che balla al Pride: sono “mattane” che richia- mano l’attenzione su questioni serie, sono testimonianze accalo- rate di chi non si limita a trasmettere un messaggio ma lo incarna con la sua stessa vita. E la vita scorre copiosa nelle parole di que- sti genitori che non hanno rinunciato al loro ruolo in momenti complessi del loro cammino familiare.

Qualcuno dirà che la loro posizione non è obiettiva perché sposano in maniera incondizionata il cammino dei loro figli. Ed è vero! Che differenza c’è, allora, tra loro e i genitori-bulli che vanno a scuola a rompere il naso al professore che ha messo la nota al figlio?! Qui non c’è alcuna rivendicazione della priorità del clan familiare rispetto alla società, non c’è traccia di quell’au- toritarismo patriarcale che non si mette mai in discussione e che rifiuta le regole quando ne limitano il potere. Quella dei genitori di figli LGBT+ è una pressante richiesta di ascolto alla società civile e alla Chiesa perché si accorgano della loro esistenza e non li trattino come estranei. È una richiesta di dialogo, non l’imposizione di un modo di pensare. C’è una bella differenza tra il chiamarsi in disparte e l’essere buttati fuori. La denuncia dell’isolamento ecclesiale nel momento della prova fa rabbrividire e ci fa interrogare profondamente sul senso del nostro essere Chiesa. Dovremmo essere noi pastori ad andare in cerca della

“pecorella smarrita”, di chi fa più fatica e di chi si sente discri-

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minato, e invece siamo persino capaci di allontanare dall’ovile chi è dentro il recinto. In queste parole garbate c’è un richiamo alla negligenza e, diciamolo pure, all’opportunismo di una pastorale che non vuole scomodarsi su un terreno che provoca resistenze da parte di minoranze rumorose e spesso aggressive.

Ma l’ostinazione dei genitori sta lentamente cambiando le cose. Diversi parroci, catechisti, operatori pastorali che avrebbero difficoltà a trattare personalmente con persone omosessuali, si stanno interrogando sulla questione incontrando i loro genitori eterosessuali. E le loro prospettive possono cambiare sensibil- mente, grazie a un paziente lavoro di condivisione. Ecco perché il loro schierarsi dalla parte dei figli non è soltanto un atto politico, ma un atto ecclesiale, di cui la Chiesa deve essere riconoscente.

Le crepe nel muro dell’emarginazione cominciano a essere tante e, per quanto la nostra società abbia un’allegra propensione a edi- ficare barriere per difendersi da tutto e da tutti, non può illudersi di vivere isolata dalla realtà che vive attorno a noi. Anche le mura di Gerico sono cadute ed è bastata la fede e un suono di tromba.

Le trombe, però, di tanto in tanto vanno pure lucidate.

Rispetto al libretto che venne consegnato a papa Francesco abbiamo pensato di integrare il testo con alcune sezioni che cercano di rispondere alle tante domande che i genitori (si) pongono quando una figlia o un figlio rendono nota la loro omo- sessualità o transessualità.

I risvolti psicologici che accompagnano la tappa del coming out sono un elemento da non sottovalutare, per questo è sem- brato opportuno sostare un po’ su questo momento di forte impatto, non solo emotivo.

L’approfondimento biblico e quello antropologico sono poi un piccolo prontuario aggiornato per affrontare tante obiezioni che spesso nascono da una percezione molto approssimativa della dottrina cristiana sulla persona. I modelli presentati dalla Bibbia e il modo in cui sono stati recepiti nella tradizione cattolica

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sono molto più articolati di quanto spesso viene banalizzato nei dibattiti.

Insomma, in queste pagine non c’è una trattazione completa dell’argomento, ma almeno può essere considerata una cassetta di pronto soccorso per sopravvivere agli urti della vita. E non è poco.

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