• Non ci sono risultati.

Insufficienti, secondo alcuni (donde, nel gennaio 2008, una polemica tra l'allora ministro Antonio Di Pietro e il Procuratore generale di Napoli Galgano, anch’essa giunta all'esame del Consiglio)

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "Insufficienti, secondo alcuni (donde, nel gennaio 2008, una polemica tra l'allora ministro Antonio Di Pietro e il Procuratore generale di Napoli Galgano, anch’essa giunta all'esame del Consiglio)"

Copied!
5
0
0

Testo completo

(1)

Situazione di disagio dell'Ufficio di Procura di Napoli e nota con la quale i magistrati della stessa Procura chiedono al Consiglio superiore della magistratura tutela rispetto ai toni di contestazione e critica dell'attività di indagine nella gestione dei rifiuti in Campania.

(Delibera del 10 settembre 2009)

Il Consiglio superiore della magistratura, nella seduta del 10 settembre 2009, ha adottato la seguente delibera:

“1. La gestione dei rifiuti in Campania, nel tempo trasformatasi in "emergenza rifiuti" (con seguito di provvedimenti anche di carattere legislativo dei quali questo Consiglio si è occupato esprimendo specifici e articolati pareri), ha avuto, negli anni, significativi riscontri giudiziari. Insufficienti, secondo alcuni (donde, nel gennaio 2008, una polemica tra l'allora ministro Antonio Di Pietro e il Procuratore generale di Napoli Galgano, anch’essa giunta all'esame del Consiglio); eccessivi, secondo altri (come più avanti si vedrà).

Per quanto qui interessa – e limitandosi agli ultimi anni – la Procura di Napoli ha dapprima indagato sulle attività svolte nella gestione dei rifiuti dalle società Fibe/Fibe Campania del gruppo Impregilo spa, tra l’altro richiedendo – e ottenendo dal GIP – misure cautelari custodiali (arresti domiciliari) e rinvio a giudizio con riferimento a esponenti apicali della struttura del Commissariato di Governo (per i delitti di associazione a delinquere per il traffico illecito di rifiuti, truffa ai danni dello Stato, falsità ideologica e altro). Successivamente, a partire dal 2007 sono stati indagati tra gli altri, sempre per reati analoghi, il Governatore della Regione Campania, i vertici del Commissariato di Governo per l'emergenza rifiuti e i rappresentanti della Impregilo spa. Nell’ambito del processo è anche stato contestato alla stessa Impregilo e ad altri imprenditori l'ipotesi di responsabilità amministrativa di cui all’art. 24 del decreto legislativo n. 231/2001. In detto procedimento il GIP, nel giugno del 2007, ha emesso alcune misure cautelari, disposto il sequestro di discariche abusive e ordinato il sequestro per equivalente di 750 milioni di euro quale profitto della truffa1.

Titolari del procedimento erano inizialmente il procuratore Giovandomenico Lepore e i sostituti Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, coadiuvati dall'aggiunto Aldo De Chiara (delegato al coordinamento del pool preposto ai reati ambientali). Nel corso del 2008 è, peraltro, emerso un contrasto tra i sostituti anzidetti e il procuratore Lepore (coassegnatario del procedimento) in merito alle posizioni del prefetto Alessandro Pansa (già commissario per l'emergenza rifiuti), del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Guido Bertolaso (titolare di delega all’emergenza rifiuti di Napoli) e di altri indagati per i quali, secondo il procuratore, non si poteva formulare richiesta di rinvio a giudizio essendo necessari approfondimenti di indagine. Il contrasto è stato formalizzato in una riunione intervenuta il 24 luglio 2008 del procuratore e dei sostituti anzidetti alla presenza del procuratore aggiunto De Chiara. All’esito della citata riunione il Procuratore ha disposto lo stralcio delle posizioni degli indagati sopra indicati, assegnando il procedimento

1 Di una qualche utilità può essere riassumere l’iter processuale di tale sequestro preventivo (emesso in via cautelare, aisensi degli artt. 19 e 53 del decreto legislativo n. 231 del 2001, al fine di garantire la futura confisca per equivalente), che sta alla base di molte delle polemiche cui l’attuale pratica si riferisce. Risale al 26 giugno 2007 il provvedimento del GIP di Napoli, esteso alla somma di circa 750 milioni di euro, confermato dal Tribunale del riesame (ordinanza 24 luglio 2007 e quindi annullato con rinvio dalle Sezioni unite della Cassazione sentenza 27 marzo 2008). Il Tribunale del riesame di Napoli, riesaminando la questione in sede di rinvio, ha annullato il provvedimento di cautela reale, disponendo il dissequestro di tutto il compendio. Decidendo sul ricorso del pubblico ministero, la seconda sezione penale della Cassazione, con sentenza 16 aprile 2009 (depositata il 15 maggio 2009), ha confermato il provvedimento del tribunale partenopeo relativamente alla somma di 300 milioni di euro e ha annullato con rinvio l'ordinanza impugnata con riferimento ai restanti 450 milioni di euro (ritenendo il provvedimento non sufficientemente motivato e comunque non rispondente ai rilievi della sentenza delle Sezioni unite del 27 marzo 2008).

(2)

stalciato a sé e ad altro sostituto procuratore delegando il procuratore aggiunto De Chiara a formulare la richiesta di rinvio a giudizio per gli altri indagati e a individuare i pubblici ministeri destinati alla conseguente udienza preliminare. Considerando tale provvedimento una revoca implicita della delega nei loro confronti (non consentita dall’art. 2 del decreto legislativo n.

106/2006), i sostituti Noviello e Sirleo hanno investito della questione il Consiglio giudiziario di Napoli che, il 1 dicembre 2008, ha provveduto alla loro audizione e al successivo inoltro al Consiglio superiore.

Anche su questo punto il Consiglio è intervenuto con una delibera, approvata il 5 maggio 2009, nella quale, da un lato, ha osservato che il provvedimento di stralcio del procuratore Lepore e la contestuale delega da lui conferita al procuratore aggiunto De Chiara dovevano considerarsi una revoca implicita della delega (manifestando «l’indubbia volontà del dr. Lepore di avvalersi del solo dr. De Chiara per lo svolgimento delle rilevanti attività conseguenti allo stralcio» ed esprimendo univocamente la determinazione di «non più giovarsi dell’apporto professionale dei sostituti coassegnatari») e, dall’altro, ha auspicato il consolidarsi della situazione, nel frattempo ripristinata (stando alle informazioni acquisite), «di affiatamento investigativo e di sinergia operativa tra procuratore, aggiunti e sostituti che fa oggi dell’ufficio inquirente partenopeo uno degli avamposti dell’azione giudiziaria di contrasto alla criminalità organizzata».

2. Mentre le vicende sin qui descritte erano in corso, il 26 marzo 2009 si addiveniva alla inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra (tappa fondamentale della linea approntata dal Governo per affrontare l’emergenza rifiuti) effettuata con grande solennità e con la partecipazione del Presidente del Consiglio. Alla cerimonia erano presenti altresì il sottosegretario per l’emergenza rifiuti Guido Bertolaso, il presidente di Impregilo spa Massimo Ponzellini, il presidente del Consiglio di gestione della Società A2A, Giuliano Zuccoli e numerose autorità, tra le quali il Procuratore generale e il Procuratore della Repubblica di Napoli, Vincenzo Galgano e Giovandomenico Lepore.

Il giorno successivo i quotidiani hanno dato notizia di espressioni assai critiche sugli interventi della Procura di Napoli in materia di rifiuti pronunciate da alcune delle autorità presenti. Valga, per tutti, il Mattino del 27 marzo 2009 in cui si legge: «(...) Più duro sarà il numero uno di Impregilo.

Ne ha per magistrati e politici quando racconta le tappe di un cul de sac durato cinque anni. “Provo tanta amarezza, esordisce Massimo Ponzellini, perché abbiamo firmato il contratto il 6 giugno del 2001 ma, invece di iniziare i lavori nel gennaio successivo siamo partiti nell'agosto del 2004. Ma solo perché c'erano 450 agenti”. Poi elenca lo scoglio più grosso apparso lungo la rotta della nave Impregilo. Il sequestro record di 750 milioni di euro e il divieto di partecipare a gare in Italia. (…) Subito dopo prende la parola Zuccoli sottolineando come la gente perbene comincia a capire che grazie a impianti del genere si toglie spazio alla criminalità. Il finale invece è del Cavaliere che esordisce elogiando i vertici Impregilo: “sono dei veri eroi che qualcuno ha cercato di ostacolare, ma hanno tenuto duro”». Sempre secondo le cronache giornalistiche, subito dopo la conclusione della cerimonia, il procuratore Lepore avrebbe scambiato alcune parole e una stretta di mano con il Presidente della Impregilo, Ponzellini.

Le dichiarazioni citate e la mancata dissociazione del procuratore della Repubblica hanno riaperto la ferita che sembrava essersi appena chiusa nella Procura di Napoli, provocando polemiche, dichiarazioni contrastanti2 e infine, il 1 aprile, una partecipata assemblea dell’ufficio. In tale assemblea ha preso la parola per primo il procuratore Lepore il quale ha dichiarato di non avere mai inteso proteggere nessuno e di essere andato alla inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra solo per finalità istituzionali. All'esito dell’assemblea è stato approvato un documento, sottoscritto dallo stesso procuratore e da circa 60 sostituti, nel quale – richiamate le citate

2 Merita segnalare, da un lato, l’intervento del presidente della giunta napoletana dell’Associazione nazionale magistrati Tullio Morello, teso a stigmatizzare le delegittimazioni all’operato dei giudici napoletani (che avevano operato al solo scopo di far rispettare le leggi e non di favorire ritardi nei confronti di alcuno) e, dall’altro, quello del legale delle società Fibe e Fisia coinvolte nell'inchiesta (avvocato Alfonso Maria Stile), secondo cui il clima determinatosi poteva compromettere il sereno svolgimento del processo e ciò avrebbe anche potuto indurre i difensori a una richiesta di trasferimento del processo.

(3)

dichiarazioni del Presidente del Consiglio e dei vertici di Impregilo spa – si definivano le stesse denigratorie e tali da «delegittimare e screditare» l’intera Procura di Napoli e i sostituti procedenti3 e si chiedeva al Consiglio di «attivare le opportune procedure istituzionali a tutela dei colleghi e di tutti i magistrati della Procura della repubblica di Napoli».

Quando le tensioni sembravano essersi placate, è intervenuto, il 14 aprile 2009, una intervista al quotidiano il Corriere del Mezzogiorno del Procuratore generale di Napoli Galgano che, con chiaro riferimento all’operato dei sostituti di Napoli (a fugare ogni dubbio bastava il titolo: Ci sono PM che perseguono interessi personali) , affermava: «Ci avviciniamo alle elezioni, e questo rende ahimè inevitabili stimolazioni per acquisire una visibilità che altrimenti non ci sarebbe. (...) Certo è che lo stesso Consiglio giudiziario, così proclive ad alzare polveroni, alla fine non ha potuto far altro che formulare un parere favorevole alla riconferma del procuratore. (…) Dico che ci sono certi pubblici ministeri, e più in generale certi magistrati, che attraverso le correnti di cui fanno parte perseguono scopi concreti che coincidono con interessi personali».

3. Inevitabile per il Consiglio (a cui nel frattempo era pervenuta la nota 1 aprile dei pubblici ministeri napoletani) l’apertura di una procedura avente ad oggetto, insieme, la richiesta di tutela e la «situazione di disagio dell'Ufficio di Procura di Napoli».

Nella procedura sono stati sentiti, il 28 aprile 2009, il Procuratore generale di Napoli Galgano, il Procuratore della Repubblica Lepore e il Procuratore aggiunto De Chiara e sono state altresì acquisite le dichiarazioni rese al Consiglio giudiziario di Napoli dai dottori Noviello e Sirleo a cui si è fatto in precedenza riferimento.

Quanto al contrasto nella gestione del procedimento, le posizioni dei protagonisti sono risultate assai distanti. Il dott. Lepore ha ribadito, anche davanti al Consiglio, di non avere avuto alcun contrasto con i sostituti titolari dell'inchiesta ma solo una fisiologica diversità di vedute sulla necessità di effettuare un supplemento di indagini per alcuni indagati (tra i quali Bertolaso e Pansa, anche a seguito di una memoria difensiva presentata dal primo), diversità che si era tradotta, all’esito della riunione del 24 luglio 2008, in una delega all'aggiunto De Chiara non per escludere i sostituti dal processo ma per l’eventualità che essi non accettassero di proseguire nelle indagini sin dal giorno successivo, allorquando egli si sarebbe trovato in vacanza all'estero. I dottori Noviello e Sirleo sono stati, al contrario, assai fermi nell'affermare che, all’esito della riunione citata, essi furono espressamente estromessi dalle indagini e che ciò avvenne – per esplicita dichiarazione del procuratore – non già per ragioni giuridiche ma per motivi di opportunità politica4. Il dottor De Chiara, infine, ha precisato – soprattutto in una nota scritta successiva alla audizione – che il dottor Lepore nel corso della riunione del 24 luglio 2008 si disse preoccupato di un eventuale deterioramento dei rapporti Governo/magistratura in relazione alla iniziativa giudiziaria in cantiere in materia di rifiuti (circostanza che avrebbe reso più ardua la soluzione della grave crisi ambientale

3 Secondo la nota sopra richiamata i rappresentanti delle istituzioni e l’amministratore della Impregilo spa avrebbero esaltato quali «veri eroi» i dirigenti dell’azienda che aveva realizzato l’impianto, «pur ostacolati nella loro opera meritoria» dal sequestro preventivo disposto dall’autorità giudiziaria, che peraltro «avrebbe determinato di lì a breve il licenziamento di migliaia di dipendenti». In altri termini la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli sarebbe stata additata quale causa principale dello stato di emergenza rifiuti a Napoli e in Campania, con evidente travisamento del quadro delle responsabilità, e con conseguente grave discredito di un intero ufficio giudiziario e ingiusta sovraesposizione personale dei pubblici ministeri Noviello e Sirleo.

4 In particolare, il dott. Noviello ha riferito che il procuratore «non parlò di ostacoli tecnici» né di «attività di indagine da fare»

in conseguenza della memoria depositata da Bertolaso (che, del resto era tutta in diritto) ma «disse che non era opportuno mandar(lo) a giudizio» e che così facendo «tutelava il prestigio della magistratura napoletana» aggiungendo che non avrebbe limitato lo stralcio a Bertolaso e a Pansa perché altrimenti tutti avrebbero compreso le vere ragioni della separazione.

Analoghe le dichiarazioni del dott. Sirleo: «Sulla posizione di Bertolaso il procuratore fu estremamente netto (...). Ci disse:

“per ragioni di opportunità non posso in questo momento mandare a giudizio Bertolaso, perché ci sarebbe una serie di incongruenze di ordine politico, di ordine giornalistico, insomma l'ufficio giudiziario sarebbe attaccato. (...) Io devo salvaguardare il prestigio della magistratura napoletana dalle conseguenze di questa inchiesta”. (...) Il discorso su questo fu molto chiaro: lui disse anche che (...) Pansa non doveva essere mandato a giudizio. (...) Si tenga presente che l'indagato Bertolaso (...) aveva contestato in linea generale il reato, per cui, se noi avessimo dovuto accogliere la sua tesi non avremmo dovuto esercitare l’azione penale per nessuno»

(4)

in atto nella città di Napoli e in Campania e – a specifica domanda – ha chiarito di essere all’oscuro degli sviluppi del processo stralciato in ogni caso allo stato non definito con richieste della Procura.

Quanto alla situazione di disagio determinatasi a seguito degli interventi svolti nel corso della cerimonia di inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra, il dottor Lepore ha riferito di avervi partecipato per esclusive ragioni istituzionali e di essersi trovato a disagio per le espressioni pronunciate dal Presidente del Consiglio, ma di essersi trovato nella impossibilità di manifestare tale sentimento, aggiungendo di essersi, per il resto, limitato a un saluto assolutamente formale del presidente della Impregilo spa e di avere poi spiegato alla assemblea dei sostituti la propria posizione condividendo in toto il documento ivi approvato (e da lui sottoscritto). Il dottor Galgano, per parte sua, ha, per un verso, dichiarato di avere trovato «irritante per i colleghi della Procura di Napoli e non solo per quelli che hanno lavorato a questo processo» l’appellativo di «eroi» elargito dal presidente del Consiglio a imputati di reati assai gravi e, per altro verso, chiarito di non avere in alcun modo inteso attribuire ai sostituti preposti alle indagini sullo smaltimento rifiuti o ad altri magistrati napoletani «comportamenti scorretti» ma di avere voluto esprimere la propria convinzione che alcuni toni esasperati e alcune “effervescenze” del dibattito che ha accompagnato le vicende in discussione siano riportabili a dinamiche tutte interne alle competizioni e alla acquisizione di consensi all’interno della Associazione nazionale magistrati.

Alla stregua di quanto precede il Consiglio

osserva:

A) Le dichiarazioni rese dal presidente del Consiglio nella occasione sopra richiamata – in particolare l'indicazione di alcuni indagati come «eroi», indebitamente contrastati da indagini giudiziarie – hanno determinato, dapprima nei presenti (cfr. dichiarazioni del procuratore generale Galgano e del procuratore della Repubblica Lepore) e poi in ampi strati della pubblica opinione (cfr.

nota sottoscritta da 60 sostituti napoletani e rassegna stampa acquisita), disagio, imbarazzo e preoccupazione per la possibilità di un sereno procedere di indagini e processi. Al riguardo va osservato che: a1) più volte il Consiglio è intervenuto a tutela dei valori costituzionali di autonomia e indipendenza della magistratura, intesi come presidio al principio di uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge, a fronte di espressioni provenienti anche da alte cariche istituzionali che ne ponessero in dubbio l'integrità; a2) finalità e limiti dell’intervento consiliare sul punto sono ormai pacifici: gli atti dei magistrati possono – come è ovvio – essere discussi e criticati anche aspramente, le soluzioni giuridiche adottate possono essere contestate, le ipotesi accusatorie contrastate, e chi è imputato in un processo, chiunque sia, ha il diritto di difendersi nella maniera più ampia a norma di legge, ma non è manifestazione di tale diritto l’uso di espressioni denigratorie verso il singolo magistrato o l'attività di uffici giudiziari tali da incidere direttamente, limitandolo, sull'indipendente esercizio delle funzioni giudiziarie. Questo orientamento ha, da ultimo, trovato conferma con la modifica del regolamento interno (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 20 luglio 2009) che ha introdotto l’art. 21 bis con cui si precisa che l’intervento del Consiglio a tutela di magistrati o della magistratura è legittimo e doveroso in presenza «di comportamenti lesivi del prestigio e dell’indipendente esercizio della giurisdizione tali da determinare un turbamento al regolare svolgimento o alla credibilità della funzione giudiziaria». Coerentemente con tale impostazione, il Consiglio superiore, nell'interesse della generalità dei cittadini, riafferma anche con riferimento al caso specifico l'esigenza che da tutti siano rispettati – anche nell’ambito di interventi critici – la professionalità e il lavoro dei magistrati, giacché la lesione di tali valori incide direttamente sull'indipendente esercizio delle funzioni giudiziarie.

B) L’assetto delle Procure è stato recentemente modificato dalla legge di riforma dell’ordinamento giudiziario con attribuzione al procuratore della Repubblica e allo stesso procuratore generale di poteri e, correlativamente, di responsabilità maggiori che in passato. Il Consiglio superiore della magistratura, con apposite risoluzioni e risposte a quesiti, sta dando indicazioni per una corretta ed equilibrata applicazione della nuova normativa. Ma non c’è disciplina che possa sostituire la trasparenza dei comportamenti e la lealtà dei rapporti anche interni all’ufficio, senza le quali rischia di essere indebolita e delegittimata l’azione di tutti. Per questo il Consiglio ritiene necessario

(5)

richiamare quanto affermato sul punto sin dalla delibera approvata il 21 febbraio 2007 in cui, ribadito il proprio ruolo di «garante, nell’interesse della generalità dei cittadini, dei princìpi di indipendenza e di autonomia della magistratura, nonché dell'indipendenza e della correttezza di ciascun magistrato nell'esercizio delle sue funzioni e del corretto assetto organizzativo degli uffici giudiziari», «sottolinea ancora una volta l’esigenza della massima unità e della leale ed efficace collaborazione tra i magistrati (…), ribadisce il richiamo ai magistrati alla rigorosa osservanza dei doveri derivanti dall’alta responsabilità connessa all’esercizio delle funzioni ed alla massima riservatezza e prudenza nei rapporti con gli organi di stampa» e «si impegna ad intervenire tempestivamente per garantire il realizzarsi delle condizioni suddette e per sanzionare eventuali comportamenti con esse contrastanti».

Riferimenti

Documenti correlati

Tali condizioni modificano il valore di b e ci permettono di ottenere un contributo effettivo (b effettivo) più corrispondente ai criteri attualmente in vigore. 1) Per tenere conto

Altri episodi hanno riguardato un ispettore del lavoro presso una ASL, che ha indotto privati a corrispondere somme di denaro per evitare ispezioni e sanzioni amministrative (Lazio

Il Comune presenta nella prima seduta la prima ordinanza emanata sulla scorta della relazione di AUSL, e si avviano le procedure tecniche da parte di Arpae per la seconda proposta

Vedo che il Sottosegretario Minniti è anche lui d'accordo su questa tesi perché la scelta legislativa è una scelta secondo me oculata rispetto a questo problema, poi

Concentrando l'analisi sul contributo che la Procura Generale della Corte di Cassazione può offrire a legislazione vigente nel quadro della riscontrata necessità di coordinamento

All'epoca si parlava del GSPC algerino, del (GITMA) marocchino, tutte formazioni terroristiche che abbiamo contrastato sul piano giudiziario assicurando molti responsabili alla

Gli interventi relativi alla nuova geografia sono stati accompagnati da un forte impegno organizzativo, di risorse e normativo in materia di digitalizzazione

- la Corte d’Appello, con 3 unità, impiegate nel supporto dell’ufficio che si occupa della predisposizione delle istanze di pagamento delle fatture del gratuito patrocinio e