Se l’ex perde il lavoro ha diritto al mantenimento?
Autore: Redazione | 26/09/2021
Lo stato di disoccupazione dopo la separazione o il divorzio non comporta automaticamente il diritto all’assegno.
Ti sei separato da tua moglie da qualche mese. Per fortuna, non avete figli, quindi la situazione è stata più facile da gestire. Ora, però, ti trovi in serie difficoltà, in quanto l’azienda dove lavori da diversi anni rischia di chiudere definitivamente.
Tutto ciò, ovviamente, non ti fa dormire la notte. Ma se l’ex perde il lavoro ha diritto al mantenimento?
Devi sapere che quando una coppia decide di separarsi legalmente, il coniuge economicamente più debole potrebbe aver diritto ad una somma di denaro mensile. Tuttavia, simili provvedimenti possono essere sempre modificati qualora sopraggiungano fatti nuovi tali da comportare un miglioramento o un peggioramento delle condizioni delle parti.
Inoltre, la Corte di Cassazione [1] ha di recente chiarito che la perdita di un posto di lavoro, dopo la sentenza di separazione o divorzio, non fa sorgere in automatico il diritto all’assegno, ma è necessario dimostrare che le capacità professionali siano compromesse definitivamente.
Mantenimento: in cosa consiste?
Per spiegarti cos’è il mantenimento, partiamo da un esempio.
Federico e Maria sono due novelli sposi. Lui lavora come consulente informatico, mentre lei è una commessa in un negozio di abbigliamento. Dopo circa due anni, Maria lascia il lavoro per dedicarsi al figlio nato da pochi mesi. Tuttavia, con il passare del tempo, la coppia attraversa dei momenti di crisi al punto che la separazione appare l’unica soluzione possibile.
Ebbene, se Federico e Maria decidessero effettivamente di separarsi, allora lui dovrebbe versare a lei e al figlio (anche se maggiorenne, ma non ancora indipendente) un assegno periodico. Il mantenimento, quindi, non è altro che un contributo economico dovuto in virtù dell’obbligo reciproco di assistenza morale e materiale che non viene meno durante la fase transitoria della separazione.
Pertanto, il coniuge che gode di un reddito più alto, nell’esempio di prima, Federico, deve assicurare alla moglie e al figlio il medesimo tenore di vita goduto durante il matrimonio.
Invece, una volta pronunciato il divorzio, che decreta la fine definitiva del rapporto coniugale, l’ex coniuge avrà diritto alla diversa misura assistenziale dell’assegno divorzile, a condizione di non avere i mezzi per il proprio sostentamento.
Quando si ha diritto al mantenimento?
A questo punto, ti è chiaro che uno dei presupposti per il riconoscimento dell’assegno di mantenimento è la disparità economica tra i coniugi.
Inoltre, il richiedente non deve avere redditi propri, mentre il soggetto obbligato al pagamento deve avere i mezzi economici per provvedere in tal senso. Ad esempio, se la moglie lavora come infermiera in una clinica privata è chiaro che non avrà diritto a percepire alcunché.
Attenzione però: chi aspira al mantenimento deve avanzare un’espressa richiesta nella domanda di separazione e, soprattutto, non essere responsabile per la fine del matrimonio. Ad esempio, se il rapporto coniugale tra Federico e Maria salta per i ripetuti tradimenti di lui, è chiaro che quest’ultimo non potrà pretendere nulla, proprio perché gli verrà addebitata la separazione.
Come viene calcolato il mantenimento?
Per calcolare l’entità dell’assegno di mantenimento si tiene conto dei seguenti aspetti:
i redditi dell’attività lavorativa del richiedente, unitamente alle proprietà immobiliari, eventuali investimenti, la disponibilità della casa coniugale, ecc.;
l’attitudine a lavorare da parte del coniuge che aspira al contributo economico. In tal caso, il giudice valuta l’età, le condizioni di salute, l’esperienza lavorativa, ecc.;
il tenore di vita goduto nel corso del matrimonio: pertanto, bisogna accertare se i mezzi a disposizione del coniuge richiedente l’assegno gli consentano, al di là del contributo economico, di conservare o meno lo stesso tenore di vita di prima (cioè del periodo antecedente la separazione).
Se l’ex perde il lavoro ha diritto al
mantenimento?
A questo punto, esaminiamo il caso di un marito che, dopo la separazione, perde il posto di lavoro. Ebbene, in questa ipotesi, si può chiedere l’assegno?
Come ti ho già anticipato in premessa, i provvedimenti di natura economica previsti in sede di separazione o divorzio, come ad esempio il mantenimento, possono essere sempre modificati in qualsiasi momento. Ti faccio un altro esempio.
Roberto è un uomo separato che ogni mese versa alla moglie Francesca un assegno di 500 euro. Tuttavia, l’uomo crea un’altra famiglia con la sua nuova compagna e, tra le tante spese da sostenere, fatica ad arrivare a far quadrare i conti.
Ebbene, nell’esempio che ti ho riportato, la creazione di un nuovo nucleo familiare giustifica una richiesta di revisione dell’importo di mantenimento corrisposto a Francesca, in quanto la nascita di un nuovo figlio determina sicuramente un peggioramento della situazione economica. In tal caso, basta depositare un ricorso congiunto in tribunale oppure procedere con la negoziazione assistita dagli avvocati.
Ti faccio ancora un esempio.
Marco e Luisa sono separati. Dopo aver perso il posto di lavoro, Marco ricorre al giudice per richiedere il mantenimento in suo favore.
Secondo l’orientamento giurisprudenziale, il fatto che un coniuge sia disoccupato non è condizione sufficiente per percepire il mantenimento. In altri termini, il beneficio scatta solamente se il richiedente l’assegno ha subìto un’alterazione della sua condizione, in termini di decremento, tale da compromettere in modo irreversibile le sue capacità economiche e produttive, oltre alle competenze professionali spendibili sul mercato del lavoro.
Naturalmente, la richiesta di revisione del mantenimento deve essere supportata da documentazione idonea a dimostrare il peggioramento della condizione economica e patrimoniale.
Note
[1] Cass. ord. n. 25636/2021 del 22.09.2021.