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" Uguali e diversi da me. Nuove forme di aggregazione giovanile per costruire una comunità interculturale ".

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Academic year: 2022

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Ente accreditato dalla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia per la formazione professionale Servizio di promozione europea della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia.

Punto della Rete informativa per l’orientamento Friuli Venezia Giulia

Associazione non profit iscritta nel Registro ‘Immigrazione ‘del Dipartimento degli Affari Sociali.

Iscrizione alla sezione prima dell’ Albo regionale FVG delle Associazioni e degli Enti per l’immigrazione

Ente di formazione accreditato dal M.I.U.R.,Direzione generale per la formazione e l’aggiornamento del personale della scuola

" Uguali e diversi da me .

Nuove forme di aggregazione giovanile per costruire una comunità interculturale ".

Premessa

Concordo pienamente con Orsolina Valeri riguardo all’individuazione delle 5 parole chiave.

Una caratteristica molto positiva del questionario è sicuramente quella di essere articolato su 42 domande, dunque è possibile utilizzare una così grande abbondanza di quesiti e risposte per descrivere ciò che gli intervistati pensano a proposito delle 5 linee-guida o parole chiave, in questo modo, quindi, ognuna di esse riceve abbastanza informazioni per poter essere discussa.

Voglio anche precisare come in tutta la Regione FVG ci sia stata una grande omogeneità di dati per le 4 Province: infatti le differenze di opinioni intercorrono maggiormente tra le 3 fasce d’età, 15-19 20-26 27-32.

Si può dire, dunque, che c’è eterogeneità intra-generazionale ma omogeneità inter-provinciale.

Trasformazione sociale.

Per la quasi totalità degli intervistati dai 15 ai 32 e con percentuali assai omogenee in tutta la Regione la presenza degli stranieri negli ultimi 2 anni è aumentata.

Tale aumento è percepibile soprattutto per la strada ma anche sul posto di lavoro, tra i banchi di scuola o durante i corsi all’Università.

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In una percentuale più bassa per tutte le Province si nota l’aumento degli stranieri anche quando si praticano attività sportive e nella composizione delle famiglie, in quest’ ultimo caso si allude all’aumento dei ricongiungimenti famigliari.

Addentrandosi nel dettaglio di quali siano le etnie maggiormente presenti nel territorio della Regione FVG notiamo che alcuni gruppi come gli albanesi, gli africani (generico) ed i cinesi sono percepiti in tutte e 4 le Province come etnie assai presenti nel territorio.

Ogni Provincia ha, poi, peculiarità proprie.

Nella Provincia di Gorizia ed in particolar modo nella città di Monfalcone è la minoranza dei bengalesi che viene citata con percentuali rilevanti dagli intervistati come assai diffusa nel territorio.

Nella Provincia di Trieste, come del resto in quella di Udine, sono i rumeni, i marocchini e le persone provenienti dai Balcani a rappresentare le etnie con una certa rilevanza di presenze nel territorio.

Sempre nel campo delle trasformazione sociale penso sia importante analizzare come i soggetti dai 15 ai 32 anni valutano l’incidenza futura (nel caso dei più giovani) ed attuale degli stranieri sul mondo del lavoro e sullo stato sociale inteso come servizi che lo Stato fornisce ai suoi cittadini ed a coloro che risiedono nel territorio italiano.

In tutta la Regione sono soprattutto le ragazze ed i ragazzi che fanno parte delle fasce d’età più basse (15-19) a ritenere che gli stranieri sottrarranno loro dei posti di lavoro mentre con l’aumento dell’età e l’effettivo ingresso nel mondo del lavoro la percentuale di chi non si sente in competizione con gli stranieri per trovare un posto di lavoro sale vertiginosamente.

Infatti 4 persone su 5 dai 27 ai 32 anni si dicono convinti del fatto che gli stranieri non hanno tolto loro il lavoro.

Risultati analoghi valgono per il quesito seguente, ovvero, se la presenza di stranieri condiziona la fruizione e/o l’accesso ai servizi.

Sono sempre i più giovani a sentirsi minacciati, tuttavia anche in questo caso l’aumento d’età diminuisce parecchio chi pensa che gli stranieri causino la diminuzione di fruizione e di accesso ai servizi.

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Tuttavia in questo caso, rispetto all’ingresso nel mondo del lavoro, la percentuale di chi ritiene che gli stranieri non siano causa di minori servizi è più bassa: circa 2 persone su 3 invece che 4 su 5 come nel precedente quesito.

Il questionario ha anche individuato, grazie alle risposte degli intervistati, quali siano i servizi che i giovani autoctoni sentono maggiormente “minacciati” con l’afflusso di stranieri nella nostra Regione.

Sono tre in particolare: i servizi abitativi, quelli assistenziali e quelli scolastici.

Ritengo di poter chiudere il capitolo trasformazione sociale con queste ultime tre domande per passare con maggiore logicità al tema del disagio.

Il disagio inteso come timore legato al fenomeno dell’immigrazione.

Un disagio soprattutto dei più giovani: infatti quasi 1 su 2 ha risposto “sì” alla domanda se gli stranieri fossero troppo numerosi sul territorio dove vivono.

Si assiste poi al consueto fenomeno di abbassamento del numero di scettici riguardo agli stranieri man, mano che l’età aumenta.

Questi risultati sono confermati dalla domanda successiva che riguardava il fatto se la presenza di stranieri fosse motivo di minore sicurezza nel territorio.

La maggioranza degli intervistati ritiene che gli stranieri non siano motivo di minor sicurezza; esiste comunque una minoranza (1 su 3) che ritiene “abbastanza”

plausibile il fatto che ad un aumento della presenza di immigrati corrisponda il venir meno della sicurezza.

Nella domanda seguente gli intervistatori sono stati ancora più precisi ed hanno chiesto agli intervistati se esistesse un’etnia che minaccia di più la sicurezza.

I più giovani sono maggiormente convinti esista mentre all’aumentare dell’età si assiste ad un aumento notevole di persone convinte (4 su 5) dell’assenza in Regione di un’etnia che destabilizzi l’ordine.

Tra le 42 domande rivolte ai giovani autoctoni una faceva esplicito riferimento al disagio.

Si chiedeva infatti se il sedersi vicino ad uno straniero provoca disagio, ebbene la stragrande maggioranza delle persone ha detto che non provava assolutamente

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Una maggioranza quasi assoluta di studenti delle scuola secondaria superiore si è detta poi contenta di avere in classe alunni stranieri.

A conclusione del capitolo sul disagio dei giovani autoctoni della Regione nei confronti degli stranieri emerge che i giovani presentano una certa apprensione legata all’immigrazione quando tale fenomeno è espresso in generale e verte su argomenti di non immediato contatto (lavoro, servizi) tuttavia, quando i giovani autoctoni e stranieri vengono in contatto, viene sicuramente meno tale apprensione ed anzi, come vedremo per le prossime parole chiave, aumenta il desiderio di conoscersi, di condividere esperienze e diversità in una parola sola: di stare più assieme, insomma di essere uniti nelle diversità.

Aggregazione giovanile

Con questo ultima considerazione mi sono sbilanciato verso il punto-chiave dell’aggregazione giovanile, ovvero come i giovani vivono la presenza dello straniero nei momenti aggregativi e nei luoghi dell’incontro così frequenti nella fascia d’età presa in considerazione.

Si conferma subito infatti che sono proprio la stragrande maggioranza (3 su 4) dei giovani in tutta la Regione ad incontrare gli stranieri.

Le etnie con cui avviene maggiormente l’incontro sono, in perfetta concordanza con i dati sulle nazionalità presenti sul territorio delle 4 Province visti sopra, africani, albanesi, rumeni, cinesi, balcanici, bengalesi.

Le occasioni per l’incontro sono la strada, i locali, le attività sportive, i luoghi pubblici e le attività di aggregazione come l’associazionismo ed il volontariato.

Sono soprattutto i giovanissimi ad entrare in contatto con maggiore facilità rispetto ai ragazzi più grandi, tuttavia abbastanza diffusa è l’opinione che i giovani stranieri stiano prevalentemente tra di loro pregiudicando così l’integrazione con i giovani autoctoni.

Tra i giovani di età compresa dai 15 ai 19 anni, coloro che frequentano le scuole secondarie superiori circa 1 su 2 ha almeno un alunno straniero nella propria classe e tra questi è assai sovente ve ne siano circa 2 per classe.

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Tali alunni stranieri, così come per le domande precedenti che indicavano la nazionalità degli immigrati presenti nella Regione Friuli Venezia Giulia, sono per la maggior parte albanesi, cinesi, balcanici, bengalesi, indiani, africani.

Abbiamo delineato gli scenari, le nazionalità, la frequenza e l’età dei giovani che vengono in contatto con gli stranieri in Regione.

E’ ora il momento di verificare se tra i giovani autoctoni e gli stranieri esiste la possibilità di instaurare un rapporto al di là dell’incontro occasionale, cercare di stabilire l’intensità dell’incontro/rapporto con lo straniero.

Incontro/rapporto con lo straniero.

Quarta parola chiave o linea-guida per interpretare i dati emersi dalle interviste.

La maggioranza assoluta (più di uno su 2) dell’intero campione analizzato sostiene di aver conosciuto stranieri la cui storia ha colpito loro particolarmente.

Sintomo dunque che quando avvengono dei contatti tra giovani autoctoni e stranieri è assai probabile approfondire la conoscenza reciproca e dunque rendere tale rapporto più forte e meno occasionale e superficiale.

Nell’intera Regione c’è sempre una maggioranza assoluta tra i soggetti intervistati che dice di essere a conoscenza dell’esistenza di una legge per la parità di trattamento fra le persone indipendentemente “dalla razza e dall’origine etnica” (art.5, D.Lvo 215/03).

Molto ampia è anche la maggioranza relativa degli intervistati che vorrebbe un centro di aggregazione interculturale dove svolgere tutti assieme, giovani autoctoni e stranieri, attività sportive, musicali, teatrali, sportive ed eno-gastronomiche.

Entriamo ora nel dettaglio, per quel che riguarda i giovani dai 15 ai 19 anni ed in particolare come vivono il rapporto con gli stranieri a scuola, luogo di incontro e di scambio culturale per eccellenza.

Circa un giovane su tre si adopera affinché gli alunni stranieri in classe con lui/lei si inseriscano meglio.

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Le ragazze ed i ragazzi sono abbastanza concordi nel ritenere che i professori a scuola aiutino tutti allo stesso modo e se al limite devono scegliere propendono per cercare di dare una mano agli alunni stranieri.

I giovani sostengono poi che lo scambio di informazioni reciproche ma anche l’instaurazione di rapporti che vadano oltre l’occasionale avviene effettivamente.

La maggioranza assoluta di loro sostiene di conoscere qualcosa degli stranieri che hanno in classe: passatempi, storie migratorie, abitudini gastronomiche, canzoni, sono solo alcune delle informazioni e dei punti di contatto tra i giovani.

La curiosità è comunque profonda quando si chiede ai giovani autoctoni quali sono le altre cose che vorrebbero sapere dei loro coetanei stranieri.

Si va da risposte come tutto, forse anche un po’ troppo generico, alla lingua, le tradizioni, la cultura, la storia…

Quando poi si rovescia la domanda e si chiede ai giovani autoctoni quali sono le cose che gli stranieri hanno imparato grazie a loro si elencano: cultura, usanze, gastronomia, anche se molti sono concordi nel ritenere che i loro colleghi stranieri conoscano ed abbiano imparato già tutto ciò che bisogna sapere dell’Italia.

Possiamo desumere da questo punto-chiave appena analizzato che esiste ed è molto radicato un desiderio di conoscenza tra i giovani autoctoni e stranieri.

La volontà di condividere le proprie differenze vedendole non come ostacolo bensì come motivo di curiosità reciproca ma soprattutto l’effettiva volontà di vivere assieme, autoctoni e stranieri, la propria giovinezza certifica come le ragazze ed i ragazzi, senza differenza tra autoctoni e stranieri, siano indirizzati verso un positivo e costruttivo modo di stare assieme senza per questo esasperare le culture e le mentalità di cui ognuna/o è portatore.

Identità culturale/religiosa e le storie personali

Giungiamo ora all’ultimo punto chiave, l’identità culturale/religiosa e le storie personali: rivolto al modo di sentire da parte dei giovani autoctoni le diverse identità culturali e come queste possano influire nel rapporto con l’Altro - il diverso da sé appunto - e se possono essere causa di fenomeni discriminatori.

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Per gli intervistati, senza differenza tra Province né tra classi d’età, lo straniero è colui il quale non è cittadino italiano, è portatore di una cultura diversa dalla “nostra”

e parla una lingua straniera.

Molto interessante è sicuramente quale cultura i giovani ritengono più distante dalla nostra cultura.

Si fanno spesso riferimenti alla cultura africana, a quella cinese e poi a quella araba, musulmana ed islamica.

Ma allora qual è l’identità e la cultura a cui fanno riferimento gli intervistati quando devono decidere se la propria cultura è diversa da quella africana, cinese, araba…?

I giovani autoctoni si sentono prima di tutto italiani, poi appartenenti alla Regione FVG ed infine europei.

Nonostante l’Europa figuri al terzo posto gli intervistati sentono con grande convinzione l’importanza di essere europei e riconoscono anche l’importanza dell’allargamento europeo a 25 paesi del 1 Maggio 2004.

Ma tali differenze culturali possono portare a fastidiosi episodi di discriminazione?

La maggioranza assoluta degli intervistati dice di aver assistito ad episodi di discriminazione, specialmente per motivi etnici.

In misura molto minore vengono addotte come cause di discriminazione la lingua, la religione, la politica e la sfera sessuale.

Tuttavia gli intervistati hanno incontrato alcune difficoltà nel descrivere la discriminazione dichiarata alla domanda precedente.

Assai frequentemente tale discriminazione assume le caratteristiche di violenza verbale, in misura molto inferiore tale discriminazione è fisica, sul posto di lavoro e di carattere vandalico.

“Uguali e diversi da me nel 2007, anno europeo delle pari opportunità per tutti”.

L’associazione RUE intende concorrere a dare vita tra i giovani della Regione FVG ad uno sviluppo locale e personale che possa essere fonte di una più sicura identificazione con il territorio, locale e allargato.

RUE propone la sperimentazione di un percorso - laboratorio che da un lato favorisca la diffusione e lo scambio di esperienze e conoscenze anti -

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collaborazioni attraverso il confronto anche con giovani del territorio europeo allargato.

E’ necessario offrire non solo il riconoscimento dei giovani come risorsa per la comunità regionale ma come soggetti su cui investire con strumenti e occasioni di in - formazione per ridurre le diverse forme di disagio nelle relazioni inter – culturali e le conseguenti discriminazioni in materia di razza o etnia, credo religioso, età, sesso, orientamento sessuale o disabilità.

Oggetto del laboratorio saranno anche le condizioni – da costruire - di maggior intensità con la quale dovrebbe essere “ affrontata la sfida della politica linguistica in Europa, stretta fra la valorizzazione del multilinguismo migratorio locale e le istanze del pluri linguismo europeo, per evitare il contrasto con i principi di base della libera circolazione delle merci e dei fattori della produzione, garanzia della libera concorrenza: proporzionalità e non discriminazione”.

Le attività di ricerca e di documentazione del laboratorio andranno a costituire un dossier periodico, che raccoglie informazioni e le varie ricerche di approfondimento realizzate , in seguito diffusi tramite media.

Il laboratorio si propone inoltre la conduzione del premio internazionale di tesi

“Uguali e diversi da me”, che permetterà di raccogliere tesi e ricerche sul fenomeno migratorio ( e sulle aree urbane di frontiera/ confine) dalle Università della Regione FVG .

Udine, 25 settembre 2006 Relazione di sintesi a cura di Massimo De Liva

Il progetto è stato realizzato mediante contribuzione della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, Direzione Centrale Istruzione Cultura Sport e Pace – Servizio attività ricreative sportive e politiche giovanili - all’associazione RUE - Risorse Umane Europa con decreto 4813/ CULT/SP-1 in data 1/12/2005 .

Riferimenti

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