ATTILIO
REGOLO*
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ATTILIO
REGOLO.
Urania Ter Mufica.
nei Carnevaìe dell'
Anno Mocci,.
LA POESIA
PIETRO
MBTASTAilo
tosic umm
UNC--CHAPEL HfUì
^/•! ììlms
,& Eecellmo Signore
.ì>.
ANTONIO BUONCOMPAGNI
LUDOVISI
Principe di Venofa , e Gentiluomodi
i
Càmera
conefetcizio di S.M.I1 - dejlcpae
SìcìIk.^Jpplaufo^ col qualefo"
no BnserkemteleOpe'm
re Dr amati che del Sìg, Abate
Pietro Metastasio Poeta non
filo celebmìjtmo nella nojìra
età^ ma da invidiarji da qua^
lunque altra
^chiaramente Jì è potuto fcorgere finora dalle va- rie Bampe
ychefi fino replica^
te delle rnedefime
5mai bah evoli
ad appagare la brama degP Eru^
diti nel provederfiele.§^anto dun^
que debba efiere gradito
ilpre- finte Drarna non ancora da al- cun^ altro fiampato
,e guai nuovo lufiro fia per riportare nel veder fi fregiato dal nome deW
E. V*
0cui
cifiamo fatto corag-^
^io di confiagrarlo-^ne renderà ra^
gione ìlVubblì cocche ben conoficen- do
imeriti deirillufire Autore^ e la beir Indole di che m fi t
ce-nerà età già tanto rifiplende
5è
pur troppo perfiuafiù
yche ficcome
col
ricevere
ilDrama fiotto lafiua
protezione darà un faggio del fuo
buon gufo verfo
lebelle lettere
^co-
così
non farà per cedere agli Avi fuoì non folo per Chiarezza di fangue
5Yreemìnenze dì Tìtoli
5ed impieghi ncirÉuropa rinoma^
tìjjimi
5che per la coltura delle fcìenze
5ed amorevole impegno a
prò
de''Letterati
.£ in fatti baHa /correre hrieve tempO' le Librerìe
5peK
vedere quanti Autori abbiano conjideratì come loro Mecenati gli Giacomi ygli Ughi
yed
iGre-- gorj Verfonaggì tutti
gloriojìjji'^mi di vojir a ragguardevole Fa'^
miglia
.E fe
lìMan uzj ebbero lalorforte di arrichirci di rìcer^
tate ed erudite edizioni
^non fe ne dichiararono debitori a Gìa^
corno L Buoncompagno Marche/è
I
di Vignola
5T>uca di Sora
^e Ge^
\
neraledi Santa Chiefa
^e molto
più a Gregorio Xlll. Vontefice
ve-
wafKunte Ottimo Mapnoper ìò
Zdo della Rdigìone^ e per riJìàH
hìUmento delle huofie Arti
\corneituttavia a comune vantaggio delA la Crijìianitd ne godono tanti Popoli
5€ te nasoni più lontane
|le beneficenze
lSi degni per tanto rE.V.acA tettare quejla piccola offerta con quel gradimento
5che può
deri-^vare dalla grandezza del fu&
\ffnimo^ e corrifpondere alfogget^
\ÉO
yche in efia trattaji
3Eroe abk
1hajianza degno delle ammiraziò-^
\ni di un" animo grande
:Giacché
|
noi animati non dal pr e f ente chè le facciamo'^ ma dalla fomma di
\lei
benignità ripromettendoci
il \pili valevole Patrocinio deirEJVè
\con profondi/^ mo o/sequio cipro^
tejtiamo
.DiV. E.
^ Umiliffimi t)evon(nmì Obbligar.Scrvìtcif|
Gli ErediFratelliBaibielllni»
I
ARGOMENT O.
TJ Ra*i nomi pìh ghrìofi de' qua-
SL. lt
andò Jup erba
laRamona Re- puhbhca a.per confenfo di tutta Van-
ttchita,
occupato Jemprediflìnto
luo-go
tinome d'Attilio
Regolo; poiché nmfacnfich
fotoa prò
dellaPatria^
ti]angue,
i/udori, e
lecure fuel
fa feppe rivolgere a vantaggio
del-h medesima fin
leproprie df avven-
"^offi
eghjventuratamente prigionie-
tr/^'- '^Pr^'^rpaceda
quella
, oti
cambio almeno de'Prizio-
JZ'
'f^J'^^/^à chefarebbe ridon- data nd^miio Regolo dalla efecl.
Calli' 'VP^'P^fi^^ fè crederlo Lartagmef, opportuno
Jlronientoper
A
3 rati.cùnfeguìrìax onde mfte,M? con-ljim- bafcìadore y4frkanù h mviarom à Roma^ avendolo prima obbligato a giurar foknfìmente
dirender
fi. allefue catene ^quando-nulla ottenej^e^AU
l
inafpettato arrivo diRegolo prorup- pero
intanti
trafportiditenera
alle-grezza
iRor/jafu^ inquanti
dime Hi- zia
,edefoluzione erangìà cinque d?h ni ìfmanzi
trafcorfialiinfauHo an- nuncio
dellafu a Jchiavità Eper
lalibertà di sì
grande Eroe farebbe certamente paruta
loroleggiera qua- lunque gravijjtma condizione
.Ma
Regolo
invece
dìvaler
fia Juo priva-
to
vantaggio del
credito ^ edell'amo- re ch'egli avea fra fuoi Cittadini
ir impiegò
tuttoa diffuader
loro.d ac- cettar
lenemiche
infidìofepropofte:E
lietod avergli per fu
afi-,fra
lela'-grime de
figlifra
lepreghiere
de''congiunti^ fra
leiHanze
degliami*
ci,
del Senato
, edel Popolo tutto
^che
affollatid intorno
a luifiaffanna- vano per trattenerlo
;tornò
religio-famente alV indubitata morte che
in Africa l'attendeva
: ìafcianio. al- lapojkrità un
coiìfotte
ntojoefenh
pio dìfedeltà
,e dìcofìanza.
*APPIAN. ZONAR» Ci€vOrAZ.
ET ALTRI
.I
ta Scena
fifinge fuori di Roma
iNe'contorni delTcmpio
diBel-
I
m
]^R
IM A T U R
Si videbitxir
Pveverendiirimo Patri jMagiftro Sacri
PalarliApoitoiici
.
de Ruheh Archìep.Tar- fen. Vicefger^
Imprimatur
Jofeph
AiiguflintisOrfi Ordinis Prafdicatorum
Sac- Palar.Apoft.
Magilìer
.A 4 P£R-
PERSONAGGI.
HEGOLO.
MANLIO
. Confole•ATTILIA
•V
. -PUBLIO
.r ^^g"«0" àRegob*
BARGE
. NobileafFricanafchiavadiPublio.LICINIO
.Tribuno
della Plebe;Amante
(d'Attilia
AMILCARE.
Ambafciadote diCartagine.Amante
diBarce.
CORO DI ROMANI.
C 0 M P A K SEDI
Senatori .
Patriz]
Romani
^o
Clienti>
con ManliciLittori
f
Paggimori con Attilia
.
Popolo
Romano
conLicinio«Africani
epa
AmilcareMUTA
É
muta:^ioni bi scene
,Nell* Atto Primo
:^erio
fielP alazzo fuhur barn del Confole Manlio
.Spazio/afca~
la, che introduce d fuoi ap-
partamenti
.Parte interna del tempio dì Bel- Iona
:/edili per
iSenatori Ro- mani
,e per gli Oratori /ir a-
-meri. Littori che cuflodifcono àtverfiingreJTt del tempio-, da' quali veduta del Campidoglio
,e del Tevere, r
&
yNell' Atto Secondo
.
Logge avi/ladi Roma nel palazzo
^/^Mano dejìinato agli ^ra-
.bajcuidori
Cartagine]!
.
^allena nel palazzo medefimo
.Nell' Atto Terzo
.Sala terrena
corrlfpon dente d
giardini
.'orté'ci mag72ìfici
fu
lerive del Tevere
.A^avi pronte nel fiu^
me per
limbarca
diRègolo
.Porjte che conduce
allapiù cina dì quelle
.Fopolo numero- fo
cheìr/ìpedifceilpajfaggio
al-^le
iVavi
.Africani fu
leme-*defime
.Littori
colConfoh^
ATTO PRIMO
SCENA L
Atrio nel palazzo Subiirbano del Confole Manlio
.Spaziofa
fcala 5
che introdu^
ce
a'fuoi Appar- tamenti..
Attilia
,Licimo dalla fcala
,Littori
, ePopolo
.
S Er
FratirlamiaplebeBella^eiAttilialittori !( CoiitufaOh
Dei]Di Regolo
laHgliaQui
trovarnon
credei• jHt*Suquefte foglieCh'efcailConfoleattendo.Io voglio
alméno
Farloarroffir. Più dirigmrdi ormaiNon
è tempoo
Licinio• In lacci avvoltoGeme
in africaì\Pad^'erimliiftroè fcorfo:A 6
Ntf-s
ATTO PRIMO.
Ncffuns'affannaaliberarlo: io fòla Piangoin
Roma
3 crammento
icafi lui Se taccio anch'io3chiparlerà perlui? i/c.Non
dir cosi, farelU ingiufta .E
dove»Dov*è
chinonfofpiriDi
Regoloilritorno,echenoncredaUn
acquiito leggier1*Africadoma
3 SeadacollartalCittadinoaRoma
!Di me
nonparlor è Padre tuo: t'adorofLui
Duce
apprefiatrattarTarmi:eq^^n»-'»Degno
d'un corRomano
In
me
traluceeim'infpirò.^^/f.Fin*ora
Però
non
veggo•. . •Lic»
E
chepoteiprivatoFinor perlui? D'ambiziofa cura
Ardor
nonfu^che aprocurar m'indufleLa
tribunizia poteftà; cercai D'avvalorarconqueftaL'iftanzemie. Dei Popoltuttoa
nome Tribuno
or chiederò• ••• •^itì.Serbiliquefto
Violento rimedioalcafoeftremo^ ì>}onrifvegliamtumulti
Fra'1 ropoloj e'1Senato. E'troppoilfai Dellafupremaautoritàgelofo
Ciafcundiloro.Orquefto:,orqueln'abufa^
liquelche chiedeTun^llaltroricufa.
Ve
più placidavia.So
cheamomenti Da
CartagineinRoma
Un
Oraters*a:ten.detAd
s^fccìtarloGià
se E NA L
5Già
s'adunanoi PadriDi
BellonanelTempio:
Ivi pfopofireDi
RegoloilriicattoIlConfolepotria
.
Lic.Manlio!
Ah rammenta Che
del tuogenitoreemuloantico Fudaprim'amu; Inluì fidarfièvanoÌE*Manlio
un
fuorivai.
An*
ManlioèunRomano
:Ne
armarvorràlanimiftàprivataCol
pubblicopoter. Làfcia ch'ioparli iUdiam
chedirfaprà•Z/c. Parlaglialmeno
Parlaglialtrove: e
non
fof&ir che miftaQui
fra*1volgotitrovi•Att.Anzivogl'io
Che
appuntoinqueftoftatoMi
veggajfi confonda,Che
inpubblicom
afcolti ^ e tairlfponda„i/ctEivieu .
Parti.
Ltc*
Ah
ne pureD*uno
fgiiardomi
degni!Att> Inqueft'iftante
Io fonfigiidoLicinio,e
non
amante^ LÌg*Tu
feifiglia , elodoanch'ioIl penficrdel Genitorey
Ma
ricordati^benmio
>Qualche
voltaancordime
eNon o&ndi
y o miafperaniaj virtùdaUuQ
beitore^^ ATTO FRI M6.
Hammentando
lacoftanxaDi
chivivefolperte.Tufei&c.
ifarteJ)SCENA 1
1.'Jttiliaj
Manlio
dalla/cai^j Littori»Ivi
T*arrefta^ em'odi .Man- E
quefto locoAttilia Partidegno
di te? Att*Noi
fu(mtantoChe
un Padreinvitto in libertàvantaiiPerla figliaordiinfervoé degnoaflai »
Man. A
che vieni?Att'
A
chevengo Ah
fino aquando Con
ftupor della terra^Con
vergognadiiiomainviifervaggioRegolo
à da languir?Scorrono igiorni3 Gliannigiungonoa*lufìrij e non fipenfa Ch*eivivein lervitù.Qual
fuo.delitto Meritò daRomani
Quefto barbaro obblìo? Forfè raniore
Onde
iHgii^eièikfioAlia Patria polpofe? Il grande^ ilgiufto L*incorrt>ttofuocor ? L'ìiluftre fcorfe
Sua povertà ne'
fommi
gradi?Ah
<symtChi
que(fa^jperei^iraSCENA!. f Può
Regoloobbliar !Qual
parté InRoma Non
viparla diluijLe
vie> per quelleEipafsò trionfante. Il
Foro
•A
noi Provide leggiivi dettò.Le mura Ove
accorre i]*S'enato? I iuoi configliLà
fabbricarpiùvolteLa
pubblica laivez^a. Entra ne*Tempi
Afcendi o ManlioilGaKjpidogUojcdimmi Chi
gliadornòditanteInlègaepellegrine
Punichej Siciliane 3cTarentine •
Quefti y quefti littori
Ch*or precedonoate3queftachecingi PorporaConfolar Regolo ancora
Ebbe
altrevolteintorno . Et orfilafciaMorir
fraceppi? Et ornon
àperluiChe
ipianti miei > aia ieaza prò verfati•Oh PadrclOh Roma! Oh
Cittadini ingrati!jM/in*Gitifto Attiliaeiltuo duol ^
ma
non è L*accufa tua.Di
Regololaforte Cgjiifta)Anche
anoifapietà• Sappiamdilui QualfacciaempiogovernoLa
barbaraCartago•• .Eh
cheCartagoLa
barbara iionè.Cartago opprimeUn
nemicocrudd
;Roma abbandona
Un
fidoCittadin. Quellarammenta
Quant^eigià l'oltraggios Qiicfla fi fcorda Qiunt' eìiudòper lei; vendicai'una I iuoi rolibrì inlui: TaltrailpuDifce Perchèd'Allor le circondo lachiama;La
^ ATTO P KI MO
'La
batbara or quiiè?Cartago , oRoma
?Man* Ma
chefarfidovrebbe?Jtt* OffrailSenato
Perlaicambio3 orifcatto Ali*Africano Ambalciador
.
Man» Tu
parliAttilia
come
figlia: ame
convieneCome
Confole oprar: Setal richiefta SiagloriofaaRoma
Fa
d*uopoefaminar.Chi
alecateneLa
delira accollumò.•.•/f//.
D*ondc
apprendefti Cosìrigidifenfì?Man*
Ion'ò
fugliocchi I domeftici efemp).
Ait.
Eh
dìjcheal Padre Sempreavverfocufofti•Man»
E* colpamiaS*civincerfilafciò?Sefra'nemici Riniafeprigionier?
^/r. Pria d*eflèrvinto EiV infegnò piùvoice#••
Man,
Attilia, ormaiIISenatoè raccolto: a
me non
lice Qiiì trattenermi . Agli altriPadri Infpira Maffimc menoauftcre. Ilmio
rigore Forfè puoirendervano:Ch'
iofonConfoleinRomane non
Sovrano*Mi
crederai crudele>Dirai chefieroio fia;
Ma
giudice fedeleSempre
ildolornon
e» M'af-S C É N A Uh
*fM*affliggonoituoipianti^
Ma
nonècolpamia^ Se quel che giovaa tantiSolo èdannofoa te .
Mi &ۥ
(parte*)SCENA III.
AttHlaj pei
Bar
ce•Att*
"^T
Ulladunque
mireftì (mico5 Da' ConfoliaIperaf: queftoène*Alienteè Taltro. Alpopolar foccorfa Rivolgerficonvien. Padre infelice!
Da
che incerte vicendeLa
4iberta^lavita tuadipende. Bare,Atilia, Attilia•(QQnfrett^
y
Att*
Onde
raffanno? Bare*E*giuntoL'Africano Orator•
Att*
Tanto
trafportoLa
novellanon metta»JK^rc Altranereco
Ben
piùgrande•^//.Equal
è ? Bare.Regolo
èfeco•^^r.IlPadre!
Bare.Il Padre.
^/^AhBarce
T*
Jngannafti^0
m'ingaaai?tafc%
Bare, io noimirar.
Ma
ogn*un•••Jn^
Publio»• . (vedendah venire•)SCENA IV.
Publioj e detti»
fuh*
Irmsna
•.vi
Son fuordime
• • . •Regolo
em
Att.
Oh
Dio (Roma.»
Cke
afiàlco dipiacerIGuidami
alià ;Dov'
è ìCorriam
• . .Tub Non
èancortempo
• lx\G^Qme Coli l'OratornemicoattendeadeflbChe
{'ammettailSenato . 'Att*Ove
ilvedeRi ?Fub^ Saiche Quefìordegg'io GliftraaieriOratori
D*ol'pizioproveder; fenrochegiunge L'OratordiCartago ; ad iacontrarlo JVrafFrettoaiporto:
Un
AfricanoiocredoVedermi
infaccia:> eil Genitormi
vedo•Att.
Che
difie ?Che
diceftl ?Fuh,Ei fularipa
Eragiàquand*io gisrnfije'1Campidoglio3
eh'indi in parte fifcuopre Stavafillbamirar.
Nel
ravvifarlo Corfi gridando5Ah
caroPadre^e volli vla
fua deftrabaciar.M
'«dì»lìvolfe->Ri.
S C S N A
II/. ^9
Ritfaffe il piede s e in quel rcmbiantc auftero
Con
cuigià Tètremar TAfrka doma
:Non
fon Padri (midiiTe; ifervi inRoma.
10replicar voleai
ma
leraccolto Foffe ilSenato> edoveChiedendom'interruppe.Udillo,efen^a Parlar làvolfeipaffi .
Ad
avvertirne 11Confoleio volai .Dov'
è?non veggoQui
d^intornoiiitrori.#,
jBarc-£i di Bellona Al tempios*
mviò
.Att* Servoritorna
D
un]i!eRegoloa n oi ? Pub.Sì:ma
dipaceSo
3 che recapròpofteseche dalùi Dipendeililio de^in•A(t.
Chi
fa feRoma
Quellepropodeaccetterà•
Tub
SevediCome Roma
l'accoglie^Tal
dubbiononavrai .Di
giojainfani Sontutti:,Attilia* Alpopolocheaccorre Sonoanguftelevie- L'uni* altroaffretta jQneftoa quelloPaddita.Qh con quai
nomi Chiamar
Tincefi\E
aquantiMolleoflèrvai per tenerezzailciglio!
Che
fpetracolo Attiliaal (:otd*un figlio !Att.
Ah
Licinio dov'e?Di
luificerchi:Imperfettafaria
Non
divifaconlui lagiojamia.
Go-
Goda
còtime
s*iogodo L'oggettodimhi'è:Come
penò conme Quand'
io penai ,Proviieliceilnodo In cuiV avvolfe
amor
:Afl'aitremòfinor Softerfeafl'ai
.
Goda
&c.S C E H A V.
Fuhlìo3 e Barce,
fub.
k Ddio
^ Barcevcizoh
•Barc.
JuL Odi
.Non
faiDeir OratorCartaginefe51
nome
? Fub*Si: Amilcares'appella•Bare. E* forfèilfiglio
D'Annone?
Fub»
Appunto
. [Bare.( i\hV [dol
mìo
!)Féib.
Tu
cangiColor! Perchè?Foflè coftuicagione
^
Deltuo rigorcon
me
?Bare, Signorj trovai Tal pietàdimiaforte
In Attilia
&
inte5 <he nonm'avvidi Fin ordi miecatene; etroppoingrata Sarei^ fét'inganmffi.A
te (incera(Parte)
s e E N
V.^ ^-xi Tutto ilcor fcoprirò • Sappi• .Fab.
T*
accheta.
Mi
prevedofuneftaLa
tuafìncerità• FraledolceiiieDi
qucfìodìnon
tncfcoliani vtleno• Sed'altrifei ;vuò
dubitarnealmeno•Se piùfeliceoggetto
Occupa
iltuopenderò9Taci
:i)ondirmiilvero5Lafciaminell*errof•
E
pena-cheavvelenaUn
barbarofofpetto;Ma
unacert€:t2a àpenajChe
opprimeaffattoun
cof•Se piùScc. CP^^'i^•)
SCENA VI.
Sarcefola •
Dunque
èverclieamomenti
Il
mio
Benrivedrò! L'unico>ilprimoOnde
m'accefi!Ah
chefaraicormio
«D*
Amilcare ^IPefpetto*Se al
nome
folcosìmi
balzi in petto•Sol puòdirchefiacontento
Chi
penògran tempoinvano^ DalfuoBen
chifiìlontanoE
lotornaariveder• Si fandolciinquelmomcntp
'
Eie
jz ATTO PRIMO.
E
lelagrime , eifofpirit\
Le memorie
de'marcir;Siconvertonoinpiacer.
óol&c.
(parie}\SCENA VIL
'Parte
mtema
del tempio diBellona: fedili periSenatoriRomani>e
pergliOratoriftranieri.Littori^che cuftodifcpno divcrfi ingreffi deltempio:da'
quali vedutadelCampido- glio^edelTevere•
Manli
e^ Tubilo^eSenatori^ìndiRegolo>i^* Amilcare, Littori che cujfod'jcono
/*ìngrejfo : Jeguito à'Africàni» e Fopolofuori del
tempio•
ilf^w.T
TEnga Regola
^e venga (miciV
L'AfricanoOrator
.Dunque
ine-Braman
lapace?{a
Pub*)P«^.
Ode
cattivialmeno (me(IoVogliono il
Cambio
.A
Regolo ancom*
D'ottenerlo davoi.
Sedila
ottiene,A
pagarcol(nolancine**Il rifiuto di
Ro
Tiaegli aCarragoE
c olirertoatornar. Giurollo, e vide Priadi partir del mirf«C€ÌatofcempioJ
fmtdi
apparecchi .Ah
non CaA^croChe
asì barbare pene «Un
tanto Citradin ...Man.
T*accheta ; eiviene.(Il Confole> Publioy etuttiìSenaiQrivati-
^ ^no
a
federey e rimane vuoto accanto al Confoleilluogoaltremite
occupatoda Re*
golo. Paffano Regoloj
^
Amilcare fra*littori y che tornano fubito
a
chiuder/i .Regoloentratoappenanel
Tempio
^ s'ar- refia^enfando .)Am*
(Regolo
achet'arrefti? E*forfènuovo
' Perteqtieftofoggiorno?)
Reg.(Penfoqualnepartij: qualviritorno.)
^m. Di
CartagoilSenato (al Confole.)Bramofo
didepor ranni temute^Al
SenatodiRoma
itiviafalute.E
feRoma
desiaAnche
pace dalui; pace grinvìa• (fede)Man,
SiedijScc{]pom.( /im.Jiede)E
tu r^^nticaRefolo
vkni ad occupar•Reg.
Ma
qucftiChi
fono?Man.
IPadri.^
Reg.
£
tuchifei> '^
W/;«.Conofci
\liConfoie fipoco? (loco Reg.
E
fra'1Conlble^ e i Padri fervoi'Man* No
:ma i^oma #fco?da
*—
li14 .
ATTO tKIMQ*
Ilrigordifueleggi
Pertecuidee centoconquide»e cento•
R
eg»SeRoma
feneicorda^iogliclrammento
«iMan.
( Piùrigidavirtù chividemai! )Tub* Né
Publio^ federa• (for^c) Ke£.Publio chefaiìPub»
Compifco
ilmio
dover. Sorgerdegg'ioDove
ilpadrenonfiede• Ee£»Ah
tantoinRoma
Son
cambiatiicofhimi! Ilrammentar^
Fralepubblichecure
D*un
privato dover, pria chetragitto In Africaiofaceffì ^ eradelieto•tub.Mz...
Rfg*Siedi Publio, e ad occuparquel Ipcc più degnamenteattendi•
Pub»Il
mio
rifpettoInnanzialpadreè naturaleiftinto•
Reg,Iltuo Padremorì quandofuvinto«
Man.
Parli Amilcareormai• (^Pubtio/ede)v^w.
CartagoeleffeRegolo
afarvinotoilfuodcdo
•Ciò
eh'ei diri^ diceCartago» Scio*Ma». Dunque
Regoloparli.
Am> Or
tirammenta^ (spiano^
Redolo•)Che
fenulla otterrai,Giurafti•••
Reg»
Iocompirò quantogiurai. (f^f^f^)Man»
(Di
luifitratta.Oh come
Parlarfaprà.)
(
Numi
diRomftjahvgim
s G E
Jst'J rrté tf, Infpirateeloqueazaa* labbri fuoi• >&eg. La nemica
Car
cagoA
paccochefiafuo quanto orpoffiede »Pace
jo
Padricofcricti, avói richiède •Se pacenonfivuol, brama che almeno
De*
voftri , efuoiprigioniT^eriììini un cambio ildolorofoefigllo# Ricufar Tuna^el'altroèil
mio
coniGgUo»Am.
(Come
! )P«^.(Oimè!) Man.
(Sondifaflb!)Reg- Iodellapace
I danniadimoftrarnonm'aftaticof
Secancoladesìa^temeilnemico•
J^^«.
Mail cambio
?Reg,
Ilcambio
afcondeFrodeper voi piùperigliofaaffai•
Am»
Regolo? care.)Reg, Io compirò quantogiurai, (
ad
Amll- fub.(Numi
! Siperdeil Padre.)J^eg.Ilcambioofferto
Mille danniravvolge3
(Roma^,
)Ma r
efempio è ilpeggio?. L*onor di. Ilvalorj lacoftanza^
La
virtùmilitar3 Padri^ efinita 3 Seàfpemeilviidilibertà, divitatQual
pròche torniaRoma
>Chi
aRoma
porteràrormé
fu!terga Dellasferiiafèrvil ?Chi
l'armiancoraDi
fangueoftildigiune555[8 d^P^f?f ^ P^^^^^^^^
morto
*^
ATTO PRIMO.
Del
vlncitorIofchernoSo&ir
fielellb ?Oh
vitupetlo eternp!M^}^» Siapurdannofoilcambios
A
compenfarneìdanni^ BaftaRegoloIbi•Reg» Manlio, t'inganni•
Regolo
èpur mortai. Sentoancorìà L'ingurie deiretade. UtileaRoma
Già
pocoefferpotrei. MoltoaCartagoBen
lofairìalagioventùferoceChe
perme
renderefte.Ah
sìgranfalloDa
voinonficommettaEbbe
ilmiglioreDe'
miei giornilapatria;abbiailnemico
L*inutilredo• Ilvii trionfoottenga
Di
vedermifpirar:ma
veggainlìeraeChe
netrionfa invanoy.
Che
diRegoliabbondailfuolRomano
•Man- (Oh
inuditacoftanza!;Tub»
(Oh
coraggiofunefto!) quefto! )(
Che nuovo
ame
ftranolinguaggio èMan.
L'utilnongià dell'opre nofireoggetto*Ma
Toncftoeflerdee; néonefio aRo.na
L'elleringrataauncittadin farla.
Reg*
VuolRoma
eflèrmigrata?Ecco
lavia•Quefti barbarij o Padri^
M'
àn credutosì vii> che per timore Ioveniffi a tradirvi.Ah
quello oltraggia D'ogniftraziofofFerto é piùinumano
• Vendicatemi,o
Padri, io i'uiRomano
Arixiatevi, correte !
A
iV5l!«r ià' l9tTempi
js e E N A VIU cf
L'aquileprìgiofiiere• Intìnche Oppredi L*£mula (ìa^non deponeteilbrando»Fateehiolàcornando^
Legga ilterrordell'irevoflre infronte
A'
carnetìcimiei: chelietoiomora
Neiroiiervarfra*mieirefpirieftrcmi,
Come
ainome
diRoma
, Africa tremi#'A^^( La«lera vigliaagghiaccia Glifdegnimiei.)
Pub.(Neflun rifpondeI
Oh Dio
!Mi
tremailcor•}Man' Domanda
Piùmaturo
configlioDubbio
sìgrande".A
rcfpirar dal tioftro Giuftoftuporfpazio bifogna . In breveIlvolerdelSenato
Tu
Amilcarefaprai.Noì^
Padri,andiama L'affiftenza de'Numi
Priadi tutto aimplorar•
^s^aUa
jefec0 Reg* V'è dubbioancora> (tuni
•)Man.
SìRegolo• Io non veggo Seperigliomaggiore3£'il non piegardeltuoconfiglio alpefbl
O
fe maggiorperiglio»E*ilperder chifadar sìgranconiglio»
T"
fprezzatordimorteDai
perlaPatriailfanguetMa
ilfigliofuo più force PerdelaPatriain t«•Setedomandiefangue»
Mol(g
Ie|domandi^%% 'jrro.pKiMo;
D*
animecosigrandi ProdigoilCielnone4Tu &c*
Farte ilConfole jeguìtodal Senato^ é da* Littori, c rejta lìberoilpaffa^gio
nel
Tempio
.SCENA vili.
Regolo) Tubilo^ Amilcarej indi 4ttUìa» Licinio9 ePopolo*
firn.
T N
queftaguifaadempieA Regolo
lepromeflè\'kRfg.Io vipromili
,
Di
ritornar : L'efeguirò• J.m-yi^ .• •• »Att>Padre1 (^conimpa7iienx.a, )
Signor! (
come
/opra. )Att»
n
c A (vogliono baciar^Jlfj. Scodatevi. Iononfono
Lode
agliDeilibero ancora4tt.l\
cambio
^ ^Dunque
firicusò?Keg*
Publio,ne guida jAl
loggiornoprefcrlttoAd
Amilcare, came
•fub* Ne
tu verrai /A*
patri|(.ari?Al
tuoricettoWico.^se E N A t^nu %
Keg. Notientrain
Roma
unmefliggzef nemi«i/c
Q«eftatroppofeverar^Q
Legge none perte. ^
liei* ^^^^^ tiranna SenonfofiTepertutti* Att. Io voglio
almeno
Seguirti
ovunque
andrai; Reg.No
: chiedeiltempo
,Attilia, altro penfier, che molliaffetti
uihgìm^
egenitor.'Att.
Da
quelchtffofti ,Padre, ahperchècosì diverfo adeflb^ Reg.
La mia
forte èdiverfa^ io fon VìihS:^,
Non
perdolacalma Fra' ceppi3o
gliallori•Non
va ftioairalnu^
La
miafer vini .Combatte
irigori •Di
forteincoftante^ In vario fembiante L'ifteflà virtù.
Partefeguito
da
Publio , Lkinìo e Popolo. ,SCENA IX.
^'f'i'afofpefa, Amilcare partendo,
A
; j- ^«""^^^•' ('''tornando in-m
dinuovo
iotiperdoni cambiooffertoB
I,Re-
io Arro PRIMO.
Regolo
dilHiade•^;;^JOhftelle!
jir/j»Addio
.
Publiofep;uifdegg'iot
Mh
vita,oh
quantoQuanto ò
dadirti!Sarc-
E
nulladiciintanto.
A?^»
Ah
feancormia tu feiiCome
trovar sìpoco Saineglifguardimiei Quelch'iononpoffb dir*loj cheneltuo bel foco
^'emprefedelm'accendo^ Millefegretiintendo Cara da
ua
tuofofpir•Ah &c*
iparte^S C E N A X.
Attilia,
eBarce*
Att*
Hi
credutol'avrebbe!I1padreifleffoV-i Congiuraa*danni fuoi•
Bare*
Già
cheilSenatoNon
decifefinor* , moltotirefta Attiliaonde fperar.Corri^t*adoprài Parlapriachedinuovo
Si raccolganoiPadri. Adeffo c il
tempOi Di
porreinufo el'eloquenzaj el'arte•Or
l'amgrdg*congiuntijs e SNA X.
^21 Or
la(è degliamici, orde'Romani
Giova implorarTairainogni loco• Jtf,Tuttofarò,ma
quelch*iofpero èpOCOrMi
parcadelportoinfcno ChiaraTonda^ilCiclfereno.*Ma
tempcfta piùfuneftaMi
relpinge inmezzo
almar
* i- M'avvilifcojm'abbandono;
£
fondegnadi perdono>Se penfandoachila defta Incomincioadifperar•
Mi
parca8cc. Qartc^j
SCENA XL
Sarcefoia.
CHe
barbarodeftinoSarebbeil
mio
jTe Amilcaredovcflc PurdinuovoaCarcagoSenza
me
ritornar! Solo inpenfarloMi
fento-..Ah
no;fperiam piùtorto.Avremo Sempre tempo
apenar,Non
c prudenzia^Ma
follìade'mortali1,'arcecrudeldi prefagìrfi imali»
Sempreèmaggiordelvere L'idea d*una fventura
Al
credulopenderò Pipiniiadal timor•B 4 CU
ÀTTO PRIMO:;
Chi
ftoltoilmal figura5 Affrettail proprio affanno?Et
afficuraundanaoQuando
èdubbìofoancor.Sempre &Cf (fan^
•|
ATTO SECONDO
S C E N J
I.Logge a
viftadi Roma nel Palazzo fuburbano defti-
nato
agliAmbafciado-
ri
Cartag
nefi •Regolo^
ePublio^
ipi Ublio
? tuquì! Sitractà1^
]>llaglaiia diRoma
, (foj )Dell'onormiojdelpubblicoripg^^
£
inSenatononlei? Fuh. Raccoltoancora^Signor^nonè•
Ri^.
Va
^ nontardar: fofticniFrai Padriiivoto
mio
• Moftrau degno Deiroriginetua•f
ub>Come
!E
m'imponiChe
afabbricar m'adopri IofteffoildannotuoìKeg,
Non
èmio danno,
Quel
chegiovaallaPatria•B
ypuh
24 Atro SECONDO^
Tuh,
Ah
di'tefteffo.Signore^ abbipietà•
^eg*Publio,tu ftimi
Dunque
unfurore ilnra?
Credich*iofolo fraciò che viveod)me
ftfciìa?^hquanto Tinpannì^ Al pard*ogn'altro (q^efto)Bramo
ilmìo
benj iuggoilmio
mal•Ma Trovo
fol nellacolpa: equelloiotroyo Keiialoiavirtù• Colpafarebbe DellaPatriacol^annoRi
>uperarlalibertàfmarrita;Onde
èmio
mal)a libertà^ lavita•Virtùcol proprio langue E' della Patria aflIwUrarlaforte;
Onde
émio
benlafervitù,lamorte•Tub'
Pur
laPatrianon
e,. *lieg.
La
Patria è untuttoDì
cuifiampqrti• AlCittadinoc fallo Confiderarle fteiloSeparatodalei • L'utile^
o
ildanno» Ch'eiconofcer deefolo, c ciòchegiova^O
nuoceallafua Patria^acui di tuttoEdebìtor. Quando
ifudori^ e il fangue Spargeperlei,, nulla del proprioeidona:Rende
fol ciòche n'ebbe . Ella ilprodufle,L
educòj lonutrì: con lefue leggi Dagrinfulti domefiici ildifende;Dagliefternicon Tarmi:Ellagliprefta(to:)
Nome
,grado^&
onor: nepremiailmer#Ne
vendicaleoftUe: emadre
amanteA
fabbrjicar s'^ftannaC Z K A n. %5 La
fu afelicità j perquanto HccAl
defìin de*mortalieflèrfelice•An
tantidoni (èvero)11pefolor.
Chi
nerjcufàilpefo3 Rinuncialbenefìcio.A
farfivada P*inofpiteforefteMendico
abitatore: elàd*irfute Ferinefpoglieavvolto,* elàdipoche
Mifere ghiande^ ed'un covil contenta Vivalibero^ c folo afuotalento•Pub.
Adoro
idettituoi* L'almaconvinci^'Ma
il cornonperfuadi .Ad
u'obTdirtiLa
naturarepùgna. Alfìnlònfiglio^Non
lopo(^o obbliar • Reg* Scufa ^hfliicePerchinacque
Romano
. EranoPadri Bruto^ Manlio, Virginio»• •P^i&
E'ver;
maquefìaTroppo
eroicacoftanzaSolfra*Padrireftò. Figlio
non
vantaRoma
finor3 cheaprocurar giungeffe Delgenitor fofcempio.pio»
2ieg.
IXmque
afpiraalionor
delprimo
efern*Va
.Puh, Deh
• ••Reg* Non
più. Dellamiaforteattendo Lanotiziadate*Pub.
Troppo
pretendi ,Troppo
j,o
Signor.
Reg.
Mi
vuoi Rraniero3 o Padre? Sefiraniers nonpo(porre%^ ATTO SECONDOl
JL*atildi
Roma
almio
: fePadre^ ilCenno Kilpetca, e parti.
^ub.
Ah
femirarpoteffiImotidelcor
mio
^rigidomeno
Forfècon
me
farefti•U^cg.
Or
dal tuo coreProve20viio'di'coflanza, e
non
d'araofcȎ^ubp
Ah
feprovarmi
vuoi^Chiedimi o Padre ilfangue ;
E
tuttoa* piedituoi^ Padre<,Ioverferò•Ma
cheun
tuofiglio ifteflbDebba
volertioppreflbìGran
Genitor perdona Tanta virtùnon ò
•,
Ah
fe&c,
(£arii>ys c E N A II.
Reselo0poi
Manlio
•Rei*
T
I-Z^^^punto s'apprefli^8cio paventoX Che
vacillinoiPadri.Ah
voidiRoma
Deitàprotettrici,a lorpiù degni Senfi infpirate.;
.
Man. A
curtodirringreflb,
Rimangano
ilittori; ealcunnon ofi Qi3Ì penetrar.
Heg.
( Manlio!A
che viene!)Ckc
Che
alfentiAringa, invitto£foe
.
Keg.
Che
tentitUn
Coiifòle ., , .Ma».
Iono]fono,
: Regolo, addlb.
Un uom
fon'ioche adoraI La
tuavirtù, latuacolknza.Un itndt 1 Emulo
tuo cheadichiararfiviene
^
Vinto date: checonfeflandoiagiofl©
Lavverfo
genio antico, ^nu''?''°' '^i^entartiamico.
/^eg-Dell'alme penerofe
Solitoftil pi"aleabbattute piante
Non
urtalivento,oleloileVa. de-gio Cosinobileacqui/lo «SeS'O Allamialèrvitu..^/w.Si, quefta appieno
goltufi
ii;^. emaisìgrande
^
l;efl.nrifp:^rXa'^^""^-=
UiiEroe(ioconfcffo)
i
f''^"'^«a^^«ùrentanlelodi
!
cr!Ì^';f°*i^^Sno. lotifongrato
'I
Che
dilluftrarconl'amor tuotipiaccia! Gliultimi giorni miei. ^
•<?if««.Gijuitiinigiorni?
ATTO SECONDO.
Confervartiio pretendo
X.un2:3m€nteallaPatria :
E
affinchèfia, Intaofavor rofFerrocambio ammeflb>
1
litro inufoporrò•M.eg ^osicominci^ (turbando/i*) Manliojadeffen-niamico?
E
chefareftiSe ancorm'odiifii? In queftì guifail frutto Del mio roflor tu
mi
defraudi .A Rotna Io
non venni amo(trar lemie catene Perdeftarla apietà: venni a falvarla Dalr'fchiod'un' oftertaChe
accettarnonii dee . Senonpuoidanni Altripegni d*.imorj toriia ad odiarmi»Man' Ma
il ricufitocambio Produrrlah
tuamorte•Keg» E
queftonome
Sì terribii ril'uona
NelleorecchiediManlio! Io non
impafo Ossi
che fon mortale• Altro il nemicoNon
mitorra^chequeU
chetormiinbreveDee
laNatura
j evolontariodono
Saràcosì, quel chefarli frapoco Necefìàrio tributo. IlMonc^.o ;?pprenda Ch* io viffilolperb
miaPatria: equando
Viverpiùnonpotei^Refialmenlamia morteutile a lei•
Man. Oh
detti!Oh
fenfi!Oh
fortunato fuoloChe
taifigliproduci !E
chi potrebbeNon
amarti, Signor !Keg.
Seamar
mivuoijAmami
daRomano
> Eccoti i p«ittiSCENA tv. %^
Della noftraamiftà• Facciamoentràmti
Un
facrificio aRoma:
Io dellavita,Tu
dcirAmico
. E'ben ragion ch« cofti Della PatriailvantaggioQualche penaancheate.
Va
:ma
promettiChe
de' configli miei tuneiSenatoTi
faraidifenfore.A
quefta legge SoladiManlio io Tamiciiia accetto •Che
rifpondiSignor? fpondere»^Man.
Si 'ioprometto» (penfaprima
diri"lieg*
Or
de propizjNumi
InManlioamico ioriconofco un
dono
•Man. Ah
perchè fraque* ceppi anch* ionoa
fonoJ (colti
Reg* NoJi perdiamoi
momenti
•Ormai
rac- Forfe farannoi Padri . Alla tua fede Della PatriaildecorojLa
mia paceabbandono3 e Ponormio
•Man.
Addio,gloria delTebro.V
(abhrac- Reg,Amicoj Addio
•/
ctanàoj?*)Man* Oh
qual fiamma digloria> d'onoreScorrerfentopertutte levene^
Alma
grande^parlandoconte.No
>non
vive sì timidocore^Che
inadirti^ conquellecateneNon
cambiaffe laforted'unRè
Oh&c/
(Jparte.)Id A TTO SSCÙNDOi
SCENA III.
Regolos eLicinio•
JRtfj.
A
Re^P^^^^^comincio imieidifegmjTjl 11fauftoCiel feconda
.
Lic*Alfinritorno (moltolieto»')
Con
piùcontento a rivederti»Reg,
E donde
Tanta
gioja,oLicinio?X/c O*
ilcorripienoDi
felicifperanze• Infin'adOJfàPer
tefndai.
Reg* Per
me
!Lic.Si.
Mi
credefiiForfèingrato cosìych*io
mi
fcordaffi (to.) Grobblighimieineimaggior uopo?Ah
tuC-Mi rammento
,Signor•Tu
folmifoftiDuce
jMaeftro,e Padre. I primipalli Mofli te condottieroPerlefìraded'onor:
Tu mi
rendetti...»
Keg*
Alfineinmio
favordichefacefti? (im*Lic*Difefilatua vita^ fa%iente,)
E
latualibertà .Reg^
Come
! (turbato.)Lic*AlPingrefTo
Del Tempio
ove ilSenato orfiraccoglie^Attefi ìPadri; e
aduno
adungiitrafliNel
desìo difalvarcitRfg.
S C E N A
III' llégé(Oh Dei
che fentp!)£
tu••••i/V. Soloiononfui•
Non
fidefraudiXa
lode almerto. Iofeci affai jma
fece- Attiliapiùdime
»Reg.Chì?
luic*Attilia•In
Roma
Figlia nonv'èd'unGenitoirpiù amante;
Come
parlò!Che
dide!Quanti
affetti deftò!Come
compof©Ildolorcoldecoro! In quanti
modi
Rimproveri mifchiòjpreghiere^ elodi «Keg. E
iPadri?!L/V.
E
chirefifteAgli afialti d'Attilia!Eccola: OlTejfva
Come
rideinquel volto J,anovella fperanza»SCENA IV.
Jttilia3 eDetti$
Att.
K matoPadre^
jljl Pureuna volti• .. • i
Reg. E
ardifci ([^^^^o»^torbido,^Ancor
venirmi innanzi?Ah non
concaiTe
finadorfra*miei nemici•Att* lo^ Padre! Io3tuanemica!
Kegn
E
talugnè chi(q\\% {comif^pra^
^
JtTO SECONDO.
S'opponea* mieiconfigli?
^n» Ah
dì giovartiJC)unque il desìo d'immiciziaè pfova}
R^g*ChQ
faituquelchenuoce^o
quei che giova?Delie pubbliche cure (con i/degno^)
Chi
aparteti chiamò? Delia miatorteChi
ti feprotettrice ?Onde
•.•£/V.
Ah
Signore41Troppo
fra>)Re^»Parla Licinio! Affaitacendo (comefa» Migliofidifendea : parevaalmeno Pentimento il filen^io. EterniDei!
Una
figlia! • ...Un Roman
jjitt.Perchefonfiglia... - r'pormi)
£/V.Perchè
Roman
fonio, credei che op*Al
tuo fatoinumano
. .••Regi>
Taci
: nonèRomano
(^aLicinio»)Chi
unaviltàconllglia.Taci; nonèmiafiglia (adAttilia»}
Chi
più virtùnon
à•Or
sìde* lacciilpefo Pervoftracolpa io fentoJOr
sì la mia rammento Ptffdticalibertà.Taci8cCf (parte:^