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(1)

ATTILIO

REGOLO*

(2)

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https://archive.org/details/attilioregolodra241meta

(3)

ATTILIO

REGOLO.

Urania Ter Mufica.

nei Carnevaìe dell'

Anno Mocci,.

LA POESIA

PIETRO

MBTASTAilo

(4)

tosic umm

UNC--CHAPEL HfUì

(5)

^/•! ììlms

,

& Eecellmo Signore

.

ì>.

ANTONIO BUONCOMPAGNI

LUDOVISI

Principe di Venofa , e Gentiluomodi

i

Càmera

conefetcizio di S.M.I1 - dejlc

pae

SìcìIk.

^Jpplaufo^ col qualefo"

no BnserkemteleOpe'm

re Dr amati che del Sìg, Abate

Pietro Metastasio Poeta non

filo celebmìjtmo nella nojìra

(6)

età^ ma da invidiarji da qua^

lunque altra

^

chiaramente Jì è potuto fcorgere finora dalle va- rie Bampe

y

chefi fino replica^

te delle rnedefime

5

mai bah evoli

ad appagare la brama degP Eru^

diti nel provederfiele.§^anto dun^

que debba efiere gradito

il

pre- finte Drarna non ancora da al- cun^ altro fiampato

,

e guai nuovo lufiro fia per riportare nel veder fi fregiato dal nome deW

E. V*

0

cui

ci

fiamo fatto corag-^

^io di confiagrarlo-^ne renderà ra^

gione ìlVubblì cocche ben conoficen- do

i

meriti deirillufire Autore^ e la beir Indole di che m fi t

ce-

nerà età già tanto rifiplende

5

è

pur troppo perfiuafiù

y

che ficcome

col

ricevere

il

Drama fiotto lafiua

protezione darà un faggio del fuo

buon gufo verfo

le

belle lettere

^

co-

(7)

così

non farà per cedere agli Avi fuoì non folo per Chiarezza di fangue

5

Yreemìnenze Tìtoli

5

ed impieghi ncirÉuropa rinoma^

tìjjimi

5

che per la coltura delle fcìenze

5

ed amorevole impegno a

prò

de''

Letterati

.

£ in fatti baHa /correre hrieve tempO' le Librerìe

5

peK

vedere quanti Autori abbiano conjideratì come loro Mecenati gli Giacomi ygli Ughi

y

ed

i

Gre-- gorj Verfonaggì tutti

gloriojìjji'^

mi di vojir a ragguardevole Fa'^

miglia

.

E fe

Man uzj ebbero lalorforte di arrichirci di rìcer^

tate ed erudite edizioni

^

non fe ne dichiararono debitori a Gìa^

corno L Buoncompagno Marche/è

I

di Vignola

5

T>uca di Sora

^

e Ge^

\

neraledi Santa Chiefa

^

e molto

più a Gregorio Xlll. Vontefice

ve-

(8)

wafKunte Ottimo Mapnoper ìò

Zdo della Rdigìone^ e per riJìàH

hìUmento delle huofie Arti

\cornei

tuttavia a comune vantaggio delA la Crijìianitd ne godono tanti Popoli

5

€ te nasoni più lontane

|

le beneficenze

l

Si degni per tanto rE.V.acA tettare quejla piccola offerta con quel gradimento

5

che può

deri-^

vare dalla grandezza del fu&

\

ffnimo^ e corrifpondere alfogget^

\

ÉO

y

che in efia trattaji

3

Eroe abk

1

hajianza degno delle ammiraziò-^

\

ni di un" animo grande

:

Giacché

|

noi animati non dal pr e f ente chè le facciamo'^ ma dalla fomma di

\

lei

benignità ripromettendoci

il \

pili valevole Patrocinio deirEJVè

\

con profondi/^ mo o/sequio cipro^

tejtiamo

.

DiV. E.

^ Umiliffimi t)evon(nmì Obbligar.Scrvìtcif|

Gli ErediFratelliBaibielllni»

I

(9)

ARGOMENT O.

TJ Ra*i nomi pìh ghrìofi de' qua-

SL. lt

andò Jup erba

la

Ramona Re- puhbhca a.per confenfo di tutta Van-

ttchita,

occupato Jemprediflìnto

luo-

go

ti

nome d'Attilio

Regolo; poiché nmfacnfich

foto

a prò

della

Patria^

ti]angue,

i

/udori, e

le

cure fuel

fa feppe rivolgere a vantaggio

del-

h medesima fin

le

proprie df avven-

"^offi

eghjventuratamente prigionie-

tr/^'- '^Pr^'^rpaceda

quella

, oti

cambio almeno de'Prizio-

JZ'

'

f^J'^^/^à chefarebbe ridon- data nd^miio Regolo dalla efecl.

Calli' 'VP^'P^fi^^ fè crederlo Lartagmef, opportuno

Jlronientoper

A

3 rati.

(10)

cùnfeguìrìax onde mfte,M? con-ljim- bafcìadore y4frkanù h mviarom à Roma^ avendolo prima obbligato a giurar foknfìmente

di

render

fi. alle

fue catene ^quando-nulla ottenej^e^AU

l

inafpettato arrivo diRegolo prorup- pero

in

tanti

trafportidi

tenera

alle-

grezza

iRor/jafu^ in

quanti

di

me Hi- zia

,e

defoluzione erangìà cinque d?h ni ìfmanzi

trafcorfiali

infauHo an- nuncio

della

fu a Jchiavità Eper

la

libertà di sì

grande Eroe farebbe certamente paruta

loro

leggiera qua- lunque gravijjtma condizione

.

Ma

Regolo

in

vece

valer

fi

a Juo priva-

to

vantaggio del

credito ^ edell'

amo- re ch'egli avea fra fuoi Cittadini

i

r impiegò

tutto

a diffuader

loro.

d ac- cettar

le

nemiche

infidìofepropofte:

E

lieto

d avergli per fu

afi-,

fra

lela'-

grime de

figli

fra

le

preghiere

de''

congiunti^ fra

le

iHanze

degli

ami*

ci,

del Senato

, e

del Popolo tutto

^

che

affollati

d intorno

a luifi

affanna- vano per trattenerlo

;

tornò

religio-

famente alV indubitata morte che

(11)

in Africa l'attendeva

: ìafcianio. al- la

pojkrità un

coiì

fotte

ntojo

efenh

pio dì

fedeltà

,

e dìcofìanza.

*

APPIAN. ZONAR» Ci€vOrAZ.

ET ALTRI

.

I

ta Scena

fi

finge fuori di Roma

i

Ne'contorni delTcmpio

di

Bel-

I

m

]^

R

I

M A T U R

Si videbitxir

Pveverendiirimo Patri jMagiftro Sacri

Palarli

Apoitoiici

.

de Ruheh Archìep.Tar- fen. Vicefger^

Imprimatur

Jofeph

Aiiguflintis

Orfi Ordinis Prafdicatorum

Sac- Palar.

Apoft.

Magilìer

.

A 4 P£R-

(12)

PERSONAGGI.

HEGOLO.

MANLIO

. Confole

ATTILIA

V

. -

PUBLIO

.

r ^^g"«0" àRegob*

BARGE

. NobileafFricanafchiavadiPublio.

LICINIO

.

Tribuno

della Plebe;

Amante

(d'Attilia

AMILCARE.

Ambafciadote diCartagine.

Amante

diBarce

.

CORO DI ROMANI.

C 0 M P A K SEDI

Senatori .

Patriz]

Romani

^

o

Clienti

>

con Manlici

Littori

f

Paggimori con Attilia

.

Popolo

Romano

conLicinio«

Africani

epa

Amilcare

MUTA

É

(13)

muta:^ioni bi scene

,

Nell* Atto Primo

:

^erio

fiel

P alazzo fuhur barn del Confole Manlio

.

Spazio/afca~

la, che introduce d fuoi ap-

partamenti

.

Parte interna del tempio dì Bel- Iona

:

/edili per

i

Senatori Ro- mani

,

e per gli Oratori /ir a-

-

meri. Littori che cuflodifcono àtverfiingreJTt del tempio-, da' quali veduta del Campidoglio

,

e del Tevere, r

&

y

Nell' Atto Secondo

.

Logge avi/ladi Roma nel palazzo

^/^Mano dejìinato agli ^ra-

.

bajcuidori

Cartagine]!

.

^allena nel palazzo medefimo

.

Nell' Atto Terzo

.

Sala terrena

corrlfpon dente d

giardini

.

(14)

'orté'ci mag72ìfici

fu

le

rive del Tevere

.

A^avi pronte nel fiu^

me per

l

imbarca

di

Règolo

.

Porjte che conduce

alla

più cina dì quelle

.

Fopolo numero- fo

cheìr/ìpedifceil

pajfaggio

al-^

le

iVavi

.

Africani fu

leme-*

defime

.

Littori

col

Confoh^

(15)

ATTO PRIMO

SCENA L

Atrio nel palazzo Subiirbano del Confole Manlio

.

Spaziofa

fcala 5

che introdu^

ce

a'

fuoi Appar- tamenti..

Attilia

,

Licimo dalla fcala

,

Littori

, e

Popolo

.

S Er

FratirlamiaplebeBella^eiAttilialittori !( Coiitufa

Oh

Dei]

Di Regolo

laHglia

Qui

trovar

non

credei jHt*Suquefte foglie

Ch'efcailConfoleattendo.Io voglio

alméno

Farloarroffir. Più dirigmrdi ormai

Non

è tempo

o

Licinio In lacci avvolto

Geme

in africaì\Pad^'erimliiftroè fcorfo:

A 6

Ntf-

(16)

s

ATTO PRIMO.

Ncffuns'affannaaliberarlo: io fòla Piangoin

Roma

3 c

rammento

icafi lui Se taccio anch'io3chiparlerà perlui? i/c.

Non

dir cosi, farelU ingiufta .

E

dove»

Dov*è

chinonfofpiri

Di

Regoloilritorno,echenoncreda

Un

acquiito leggier1*Africa

doma

3 SeadacollartalCittadinoa

Roma

!

Di me

nonparlor è Padre tuo: t'adorof

Lui

Duce

apprefiatrattarTarmi:eq^^n»-'»

Degno

d'un cor

Romano

In

me

traluceeim'infpirò.

^^/f.Fin*ora

Però

non

veggo. .

Lic»

E

chepoteiprivato

Finor perlui? D'ambiziofa cura

Ardor

nonfu^che aprocurar m'indufle

La

tribunizia poteftà; cercai D'avvalorarconquefta

L'iftanzemie. Dei Popoltuttoa

nome Tribuno

or chiederò

^itì.Serbiliquefto

Violento rimedioalcafoeftremo^ ì>}onrifvegliamtumulti

Fra'1 ropoloj e'1Senato. E'troppoilfai Dellafupremaautoritàgelofo

Ciafcundiloro.Orquefto:,orqueln'abufa^

liquelche chiedeTun^llaltroricufa.

Ve

più placidavia.

So

chea

momenti Da

Cartaginein

Roma

Un

Oraters*a:ten.det

Ad

s^fccìtarlo

Già

(17)

se E NA L

5

Già

s'adunanoi Padri

Di

Bellonanel

Tempio:

Ivi pfopofire

Di

Regoloilriicatto

IlConfolepotria

.

Lic.Manlio!

Ah rammenta Che

del tuogenitoreemuloantico Fudaprim'amu; Inluì fidarfièvanoÌ

E*Manlio

un

fuorivai

.

An*

Manlioèun

Romano

:

Ne

armarvorràlanimiftàprivata

Col

pubblicopoter. Làfcia ch'ioparli i

Udiam

chedirfaprà

Z/c. Parlaglialmeno

Parlaglialtrove: e

non

fof&ir che mifta

Qui

fra*1volgotitrovi

Att.Anzivogl'io

Che

appuntoinqueftoftato

Mi

veggajfi confonda,

Che

inpubblico

m

afcolti ^ e tairlfponda

i/ctEivieu .

Parti.

Ltc*

Ah

ne pure

D*uno

fgiiardo

mi

degni!

Att> Inqueft'iftante

Io fonfigiidoLicinio,e

non

amante^ LÌg*

Tu

feifiglia , elodoanch'io

Il penficrdel Genitorey

Ma

ricordati^ben

mio

>

Qualche

voltaancordi

me

e

Non o&ndi

y o miafperaniaj virtù

daUuQ

beitore^

(18)

^ ATTO FRI M6.

Hammentando

lacoftanxa

Di

chivivefolperte.

Tufei&c.

ifarteJ)

SCENA 1

1.

'Jttiliaj

Manlio

dalla/cai^j Littori»

Ivi

T*arrefta^ em'odi .

Man- E

quefto locoAttilia Parti

degno

di te? Att*

Noi

fu(mtanto

Che

un Padreinvitto in libertàvantaii

Perla figliaordiinfervoé degnoaflai »

Man. A

che vieni?

Att'

A

che

vengo Ah

fino a

quando Con

ftupor della terra^

Con

vergognadiiiomainviifervaggio

Regolo

à da languir?Scorrono igiorni3 Gliannigiungonoa*lufìrij e non fipenfa Ch*eivivein lervitù.

Qual

fuo.delitto Meritò da

Romani

Quefto barbaro obblìo? Forfè raniore

Onde

iHgii^eikfio

Alia Patria polpofe? Il grande^ ilgiufto L*incorrt>ttofuocor ? L'ìiluftre fcorfe

Sua povertà ne'

fommi

gradi?

Ah

<symt

Chi

que(fa^jperei^ira

(19)

SCENA!. f Può

Regoloobbliar !

Qual

parté In

Roma Non

viparla diluij

Le

vie> per quelle

Eipafsò trionfante. Il

Foro

A

noi Provide leggiivi dettò.

Le mura Ove

accorre i]*S'enato? I iuoi configli

fabbricarpiùvolte

La

pubblica laivez^a. Entra ne*

Tempi

Afcendi o ManlioilGaKjpidogUojc

dimmi Chi

gliadornòditante

Inlègaepellegrine

Punichej Siciliane 3cTarentine

Quefti y quefti littori

Ch*or precedonoate3queftachecingi PorporaConfolar Regolo ancora

Ebbe

altrevolteintorno . Et orfilafcia

Morir

fraceppi? Et or

non

àperlui

Che

ipianti miei > aia ieaza prò verfati

Oh PadrclOh Roma! Oh

Cittadini ingrati!

jM/in*Gitifto Attiliaeiltuo duol ^

ma

non è L*accufa tua.

Di

Regololaforte Cgjiifta)

Anche

anoifapietà Sappiamdilui Qualfacciaempiogoverno

La

barbaraCartago .

Eh

cheCartago

La

barbara iionè.Cartago opprime

Un

nemico

crudd

;

Roma abbandona

Un

fidoCittadin. Quella

rammenta

Quant^eigià l'oltraggios Qiicfla fi fcorda Qiunt' iudòper lei; vendicai'una I iuoi rolibrì inlui: TaltrailpuDifce Perchèd'Allor le circondo lachiama;

La

(20)

^ ATTO P KI MO

'

La

batbara or quiiè?Cartago , o

Roma

?

Man* Ma

chefarfidovrebbe?

Jtt* OffrailSenato

Perlaicambio3 orifcatto Ali*Africano Ambalciador

.

Man» Tu

parli

Attilia

come

figlia: a

me

conviene

Come

Confole oprar: Setal richiefta Siagloriofaa

Roma

Fa

d*uopoefaminar.

Chi

alecatene

La

delira accollumò..

/f//.

D*ondc

apprendefti Cosìrigidifenfì?

Man*

Ion'

ò

fugliocchi I domeftici efemp)

.

Ait.

Eh

jcheal Padre Sempreavverfocufofti

Man»

E* colpamia

S*civincerfilafciò?Sefra'nemici Riniafeprigionier?

^/r. Pria d*eflèrvinto EiV infegnò piùvoice#

Man,

Attilia, ormai

IISenatoè raccolto: a

me non

lice Qiiì trattenermi . Agli altriPadri Infpira Maffimc menoauftcre. Il

mio

rigore Forfè puoirendervano:

Ch'

iofonConfolein

Romane non

Sovrano*

Mi

crederai crudele>

Dirai chefieroio fia;

Ma

giudice fedele

Sempre

ildolor

non

e» M'af-

(21)

S C É N A Uh

*f

M*affliggonoituoipianti^

Ma

nonècolpamia^ Se quel che giovaa tanti

Solo èdannofoa te .

Mi &ۥ

(parte*)

SCENA III.

AttHlaj pei

Bar

ce

Att*

"^T

Ulla

dunque

mireftì (mico5 Da' ConfoliaIperaf: queftoène*

Alienteè Taltro. Alpopolar foccorfa Rivolgerficonvien. Padre infelice!

Da

che incerte vicende

La

4iberta^lavita tuadipende. Bare,Atilia, Attilia

(QQnfrett^

y

Att*

Onde

raffanno? Bare*E*giunto

L'Africano Orator

Att*

Tanto

trafporto

La

novellanon metta»

JK^rc Altranereco

Ben

piùgrande

^//.Equal

è ? Bare.

Regolo

èfeco

^^r.IlPadre!

Bare.Il Padre.

^/^AhBarce

T*

Jngannafti^

0

m'ingaaai?

tafc%

(22)

Bare, io noimirar.

Ma

ogn*un

Jn^

Publio» . (vedendah venire)

SCENA IV.

Publioj e detti»

fuh*

Irmsna

.

vi

Son fuordi

me

. •

Regolo

e

m

Att.

Oh

Dio (

Roma.»

Cke

afiàlco dipiacerI

Guidami

alià ;

Dov'

è ì

Corriam

. .

Tub Non

èancor

tempo

lx\G^Qme Coli l'Oratornemicoattendeadeflb

Che

{'ammettailSenato . 'Att*

Ove

ilvedeRi ?

Fub^ Saiche Quefìordegg'io GliftraaieriOratori

D*ol'pizioproveder; fenrochegiunge L'OratordiCartago ; ad iacontrarlo JVrafFrettoaiporto:

Un

Africanoiocredo

Vedermi

infaccia:> eil Genitor

mi

vedo

Att.

Che

difie ?

Che

diceftl ?

Fuh,Ei fularipa

Eragiàquand*io gisrnfije'1Campidoglio3

eh'indi in parte fifcuopre Stavafillbamirar.

Nel

ravvifarlo Corfi gridando5

Ah

caroPadre^e volli v

la

fua deftrabaciar.

M

'«dì»volfe->

Ri.

(23)

S C S N A

II/. ^

9

Ritfaffe il piede s e in quel rcmbiantc auftero

Con

cuigià tremar T

Afrka doma

:

Non

fon Padri (midiiTe; ifervi in

Roma.

10replicar voleai

ma

leraccolto Foffe ilSenato> edove

Chiedendom'interruppe.Udillo,efen^a Parlar volfeipaffi .

Ad

avvertirne 11Confoleio volai .

Dov'

è?non veggo

Qui

d^intornoiiitrori.#

,

jBarc-£i di Bellona Al tempios*

mviò

.

Att* Servoritorna

D

un]i!eRegoloa n oi ? Pub.Sì:

ma

dipace

So

3 che recapròpofteseche dalùi Dipendeililio de^in

A(t.

Chi

fa fe

Roma

Quellepropodeaccetterà

Tub

Sevedi

Come Roma

l'accoglie^

Tal

dubbiononavrai .

Di

giojainfani Sontutti:,Attilia* Alpopolocheaccorre Sonoanguftelevie- L'uni* altroaffretta j

Qneftoa quelloPaddita.Qh con quai

nomi Chiamar

Tincefi\

E

aquanti

Molleoflèrvai per tenerezzailciglio!

Che

fpetracolo Attiliaal (:otd*un figlio !

Att.

Ah

Licinio dov'e?

Di

luificerchi:

Imperfettafaria

Non

divifaconlui lagiojamia

.

Go-

(24)

Goda

còti

me

s*iogodo L'oggettodimhi'è:

Come

penò con

me Quand'

io penai ,

Proviieliceilnodo In cuiV avvolfe

amor

:

Afl'aitremòfinor Softerfeafl'ai

.

Goda

&c.

S C E H A V.

Fuhlìo3 e Barce,

fub.

k Ddio

^ Barce

vcizoh

Barc.

JuL Odi

.

Non

fai

Deir OratorCartaginefe51

nome

? Fub*Si: Amilcares'appella

Bare. E* forfèilfiglio

D'Annone?

Fub»

Appunto

. [

Bare.( i\hV [dol

mìo

!)

Féib.

Tu

cangi

Color! Perchè?Foflè coftuicagione

^

Deltuo rigorcon

me

?

Bare, Signorj trovai Tal pietàdimiaforte

In Attilia

&

inte5 <he nonm'avvidi Fin ordi miecatene; etroppoingrata Sarei^ fét'inganmffi.

A

te (incera

(Parte)

(25)

s e E N

V.^ ^-xi Tutto ilcor fcoprirò Sappi .

Fab.

T*

accheta

.

Mi

prevedofunefta

La

tuafìncerità Fraledolceiiie

Di

qucfìodì

non

tncfcoliani vtleno Sed'altrifei ;

vuò

dubitarnealmeno

Se piùfeliceoggetto

Occupa

iltuopenderò9

Taci

:i)ondirmiilvero5

Lafciaminell*errof

E

pena-cheavvelena

Un

barbarofofpetto;

Ma

unacert€:t2a àpenaj

Che

opprimeaffatto

un

cof

Se piùScc. CP^^'i^)

SCENA VI.

Sarcefola

Dunque

èvercliea

momenti

Il

mio

Benrivedrò! L'unico>ilprimo

Onde

m'accefi!

Ah

chefaraicor

mio

«

D*

Amilcare ^IPefpetto*

Se al

nome

folcosì

mi

balzi in petto

Sol puòdirchefiacontento

Chi

penògran tempoinvano^ Dalfuo

Ben

chifiìlontano

E

lotornaariveder Si fandolciin

quelmomcntp

'

Eie

(26)

jz ATTO PRIMO.

E

lelagrime , eifofpirit

\

Le memorie

de'marcir;

Siconvertonoinpiacer.

óol&c.

(parie}\

SCENA VIL

'

Parte

mtema

del tempio diBellona: fedili periSenatori

Romani>e

pergliOratori

ftranieri.Littori^che cuftodifcpno divcrfi ingreffi deltempio:da'

quali vedutadelCampido- glio^edelTevere

Manli

e^ Tubilo^eSenatori^ìndiRegolo>

i^* Amilcare, Littori che cujfod'jcono

/*ìngrejfo : Jeguito à'Africàni» e Fopolofuori del

tempio

ilf^w.T

TEnga Regola

^e venga (mici

V

L'Africano

Orator

.

Dunque

ine-

Braman

lapace?

{a

Pub*)

P«^.

Ode

cattivialmeno (me(Io

Vogliono il

Cambio

.

A

Regolo an

com*

D'ottenerlo davoi.

Sedila

ottiene,

A

pagarcol(nolancine**

Il rifiuto di

Ro

Tiaegli aCarrago

E

c olirertoatornar. Giurollo, e vide Priadi partir del mirf«C€Ìatofcempio

(27)

J

fmtdi

apparecchi .

Ah

non CaA^cro

Che

a barbare pene «

Un

tanto Citradin ...

Man.

T*accheta ; eiviene.

(Il Confole> Publioy etuttiìSenaiQrivati-

^ ^no

a

federey e rimane vuoto accanto al Confoleilluogoaltre

mite

occupato

da Re*

golo. Paffano Regoloj

^

Amilcare fra*

littori y che tornano fubito

a

chiuder/i .

Regoloentratoappenanel

Tempio

^ s'ar- refia^enfando .)

Am*

(

Regolo

achet'arrefti? E*forfè

nuovo

' Perteqtieftofoggiorno?)

Reg.(Penfoqualnepartij: qualviritorno.)

^m. Di

CartagoilSenato (al Confole.)

Bramofo

didepor ranni temute^

Al

Senatodi

Roma

itiviafalute.

E

fe

Roma

desia

Anche

pace dalui; pace grinvìa (fede)

Man,

SiedijScc{]pom.( /im.Jiede)

E

tu r^^ntica

Refolo

vkni ad occupar

Reg.

Ma

qucfti

Chi

fono?

Man.

IPadri.

^

Reg.

£

tuchifei> '

^

W/;«.Conofci

\

liConfoie fipoco? (loco Reg.

E

fra'1Conlble^ e i Padri fervoi'

Man* No

:

ma i^oma #fco?da

*

li

(28)

14 .

ATTO tKIMQ*

Ilrigordifueleggi

Pertecuidee centoconquide»e cento

R

eg»Se

Roma

feneicorda^ioglicl

rammento

«i

Man.

( Piùrigidavirtù chividemai! )

Tub* Né

Publio^ federa (for^c) Ke£.Publio chefaiì

Pub»

Compifco

il

mio

dover. Sorgerdegg'io

Dove

ilpadrenonfiede Ee£»

Ah

tantoin

Roma

Son

cambiatiicofhimi! Il

rammentar^

Fralepubblichecure

D*un

privato dover, pria chetragitto In Africaiofaceffì ^ eradelieto

tub.Mz...

Rfg*Siedi Publio, e ad occuparquel Ipcc più degnamenteattendi

Pub»Il

mio

rifpetto

Innanzialpadreè naturaleiftinto

Reg,Iltuo Padremorì quandofuvinto«

Man.

Parli Amilcareormai (^Pubtio/ede)

v^w.

Cartagoeleffe

Regolo

afarvinotoilfuo

dcdo

Ciò

eh'ei diri^ diceCartago» Scio*

Ma». Dunque

Regoloparli

.

Am> Or

tirammenta^ (spiano

^

Redolo)

Che

fenulla otterrai,

Giurafti

Reg»

Iocompirò quantogiurai. (f^f^f^)

Man»

(

Di

luifitratta.

Oh come

Parlarfaprà.)

(

Numi

diRomftjahvgi

m

(29)

s G E

Jst'J rrté tf, Infpirateeloqueazaa* labbri fuoi >

&eg. La nemica

Car

cago

A

paccochefiafuo quanto orpoffiede »

Pace

j

o

Padricofcricti, avói richiède

Se pacenonfivuol, brama che almeno

De*

voftri , efuoiprigioni

T^eriììini un cambio ildolorofoefigllo# Ricufar Tuna^el'altroèil

mio

coniGgUo»

Am.

(

Come

! )

P«^.(Oimè!) Man.

(Sondifaflb!)

Reg- Iodellapace

I danniadimoftrarnonm'aftaticof

Secancoladesìa^temeilnemico

J^^«.

Mail cambio

?

Reg,

Il

cambio

afconde

Frodeper voi piùperigliofaaffai

Am»

Regolo? care.)

Reg, Io compirò quantogiurai, (

ad

Amll- fub.(

Numi

! Siperdeil Padre.)

J^eg.Ilcambioofferto

Mille danniravvolge3

(Roma^,

)

Ma r

efempio è ilpeggio?. L*onor di

. Ilvalorj lacoftanza^

La

virtùmilitar3 Padri^ efinita 3 Seàfpemeilviidilibertà, divitat

Qual

pròche tornia

Roma

>

Chi

a

Roma

porterà

rormé

fu!terga Dellasferiiafèrvil ?

Chi

l'armiancora

Di

fangueoftildigiune

555[8 d^P^f?f ^ P^^^^^^^^

morto

*

(30)

^

ATTO PRIMO.

Del

vlncitorIofcherno

So&ir

fielellb ?

Oh

vitupetlo eternp!

M^}^» Siapurdannofoilcambios

A

compenfarneìdanni^ BaftaRegoloIbi

Reg» Manlio, t'inganni

Regolo

èpur mortai. Sentoancorìà L'ingurie deiretade. Utilea

Roma

Già

pocoefferpotrei. MoltoaCartago

Ben

lofairìalagioventùferoce

Che

per

me

renderefte.

Ah

granfallo

Da

voinonficommetta

Ebbe

ilmigliore

De'

miei giornilapatria;abbiail

nemico

L*inutilredo Ilvii trionfoottenga

Di

vedermifpirar:

ma

veggainlìerae

Che

netrionfa invanoy

.

Che

diRegoliabbondailfuol

Romano

Man- (Oh

inuditacoftanza!;

Tub»

(

Oh

coraggiofunefto!) quefto! )

(

Che nuovo

a

me

ftranolinguaggio è

Man.

L'utilnongià dell'opre nofireoggetto*

Ma

Toncftoeflerdee; néonefio a

Ro.na

L'elleringrataauncittadin farla.

Reg*

Vuol

Roma

eflèrmigrata?

Ecco

lavia

Quefti barbarij o Padri^

M'

àn creduto vii> che per timore Ioveniffi a tradirvi.

Ah

quello oltraggia D'ogniftraziofofFerto é più

inumano

Vendicatemi,

o

Padri, io i'ui

Romano

Arixiatevi, correte !

A

iV5l!«r ià' l9t

Tempi

j

(31)

s e E N A VIU cf

L'aquileprìgiofiiere Intìnche Oppredi L*£mula (ìa^non deponeteilbrando»

Fateehiocornando^

Legga ilterrordell'irevoflre infronte

A'

carnetìcimiei: chelietoio

mora

Neiroiiervarfra*mieirefpirieftrcmi,

Come

ai

nome

di

Roma

, Africa tremi#

'A^^( La«lera vigliaagghiaccia Glifdegnimiei.)

Pub.(Neflun rifpondeI

Oh Dio

!

Mi

tremailcor}

Man' Domanda

Più

maturo

configlio

Dubbio

grande".

A

rcfpirar dal tioftro Giuftoftuporfpazio bifogna . In breve

IlvolerdelSenato

Tu

Amilcarefaprai.

Noì^

Padri,andiama L'affiftenza de'

Numi

Priadi tutto aimplorar

^s^aUa

jefec0 Reg* V'è dubbioancora> (

tuni

)

Man.

SìRegolo Io non veggo Seperigliomaggiore3

£'il non piegardeltuoconfiglio alpefbl

O

fe maggiorperiglio»

E*ilperder chifadar granconiglio»

T"

fprezzatordimorte

Dai

perlaPatriailfanguet

Ma

ilfigliofuo più force PerdelaPatriain t«

Setedomandiefangue»

Mol(g

Ie|domandi^

(32)

%% 'jrro.pKiMo;

D*

animecosigrandi ProdigoilCielnone4

Tu &c*

Farte ilConfole jeguìtodal Senato^ é da* Littori, c rejta lìberoilpaffa^gio

nel

Tempio

.

SCENA vili.

Regolo) Tubilo^ Amilcarej indi 4ttUìa» Licinio9 ePopolo*

firn.

T N

queftaguifaadempie

A Regolo

lepromeflè\

'kRfg.Io vipromili

,

Di

ritornar : L'efeguirò J.m-yi^ . »

Att>Padre1 (^conimpa7iienx.a, )

Signor! (

come

/opra. )

Att»

n

c A (vogliono baciar^

Jlfj. Scodatevi. Iononfono

Lode

agliDeilibero ancora

4tt.l\

cambio

^ ^

Dunque

firicusò?

Keg*

Publio,ne guida j

Al

loggiornoprefcrltto

Ad

Amilcare, ca

me

fub* Ne

tu verrai /

A*

patri|(.ari?

Al

tuoricettoWico.^

(33)

se E N A t^nu %

Keg. Notientrain

Roma

unmefliggzef nemi«

i/c

Q«eftatroppofevera

r^Q

Legge none perte. ^

liei* ^^^^^ tiranna SenonfofiTepertutti* Att. Io voglio

almeno

Seguirti

ovunque

andrai; Reg.

No

: chiedeil

tempo

,

Attilia, altro penfier, che molliaffetti

uihgìm^

egenitor.

'Att.

Da

quelchtffofti ,

Padre, ahperchècosì diverfo adeflb^ Reg.

La mia

forte èdiverfa^ io fon VìihS:^

,

Non

perdolacalma Fra' ceppi3

o

gliallori

Non

va ftioairalnu

^

La

miafer vini .

Combatte

irigori

Di

forteincoftante

^ In vario fembiante L'ifteflà virtù.

Partefeguito

da

Publio , Lkinìo e Popolo. ,

SCENA IX.

^'f'i'afofpefa, Amilcare partendo,

A

; j- ^«""^^^•' ('''tornando in-

m

di

nuovo

iotiperdoni cambioofferto

B

I,

Re-

(34)

io Arro PRIMO.

Regolo

dilHiade

^;;^JOhftelle!

jir/j»Addio

.

Publiofep;uifdegg'iot

Mh

vita,

oh

quanto

Quanto ò

dadirti!

Sarc-

E

nulladiciintanto

.

A?^»

Ah

feancormia tu feii

Come

trovar poco Saineglifguardimiei Quelch'iononpoffb dir*

loj cheneltuo bel foco

^'emprefedelm'accendo^ Millefegretiintendo Cara da

ua

tuofofpir

Ah &c*

iparte^

S C E N A X.

Attilia,

eBarce*

Att*

Hi

credutol'avrebbe!I1padreifleffo

V-i Congiuraa*danni fuoi

Bare*

Già

cheilSenato

Non

decifefinor* , moltotirefta Attiliaonde fperar.Corri^t*adoprài Parlapriachedi

nuovo

Si raccolganoiPadri. Adeffo c il

tempOi Di

porreinufo el'eloquenzaj el'arte

Or

l'amgrdg*congiuntij

(35)

s e SNA X.

^

21 Or

la(è degliamici, orde'

Romani

Giova implorarTairainogni loco Jtf,Tuttofarò,

ma

quelch*iofpero èpOCOr

Mi

parcadelportoinfcno ChiaraTonda^ilCiclfereno.*

Ma

tempcfta piùfunefta

Mi

relpinge in

mezzo

al

mar

* i- M'avvilifcoj

m'abbandono;

£

fondegnadi perdono>

Se penfandoachila defta Incomincioadifperar

Mi

parca8cc. Qartc^

j

SCENA XL

Sarcefoia.

CHe

barbarodeftino

Sarebbeil

mio

jTe Amilcaredovcflc PurdinuovoaCarcago

Senza

me

ritornar! Solo inpenfarlo

Mi

fento-..

Ah

no;fperiam piùtorto.

Avremo Sempre tempo

a

penar,Non

c prudenzia^

Ma

follìade'mortali

1,'arcecrudeldi prefagìrfi imali»

Sempreèmaggiordelvere L'idea d*una fventura

Al

credulopenderò Pipiniiadal timor

B 4 CU

(36)

ÀTTO PRIMO:;

Chi

ftoltoilmal figura5 Affrettail proprio affanno?

Et

afficuraundanao

Quando

èdubbìofoancor.

Sempre &Cf (fan^

|

(37)

ATTO SECONDO

S C E N J

I.

Logge a

vifta

di Roma nel Palazzo fuburbano defti-

nato

agli

Ambafciado-

ri

Cartag

nefi

Regolo^

e

Publio^

ipi Ublio

? tuquì! Sitractà

1^

]>llaglaiia di

Roma

, (foj )

Dell'onormiojdelpubblicoripg^^

£

inSenatononlei? Fuh. Raccoltoancora^

Signor^nonè

Ri^.

Va

^ nontardar: fofticni

Frai Padriiivoto

mio

Moftrau degno Deiroriginetua

f

ub>

Come

!

E

m'imponi

Che

afabbricar m'adopri Iofteffoildannotuoì

Keg,

Non

èmio danno

,

Quel

chegiovaallaPatria

B

y

puh

(38)

24 Atro SECONDO^

Tuh,

Ah

di'tefteffo.

Signore^ abbipietà

^eg*Publio,tu ftimi

Dunque

unfurore il

nra?

Credich*iofolo fraciò che viveod)

me

ftfciìa?^hquanto Tinpannì^ Al pard*ogn'altro (q^efto)

Bramo

il

mìo

benj iuggoil

mio

mal

Ma Trovo

fol nellacolpa: equelloiotroyo Keiialoiavirtù Colpafarebbe DellaPatriacol^anno

Ri

>uperarlalibertàfmarrita;

Onde

è

mio

mal)a libertà^ lavita

Virtùcol proprio langue E' della Patria aflIwUrarlaforte;

Onde

é

mio

benlafervitù,lamorte

Tub'

Pur

laPatria

non

e,. *

lieg.

La

Patria è untutto

cuifiampqrti AlCittadinoc fallo Confiderarle fteilo

Separatodalei L'utile^

o

ildanno» Ch'eiconofcer deefolo, c ciòchegiova^

O

nuoceallafua Patria^acui di tutto

Edebìtor. Quando

ifudori^ e il fangue Spargeperlei,, nulla del proprioeidona:

Rende

fol ciòche n'ebbe . Ella ilprodufle,

L

educòj lonutrì: con lefue leggi Dagrinfulti domefiici ildifende;

Dagliefternicon Tarmi:Ellagliprefta(to:)

Nome

,grado^

&

onor: nepremiailmer#

Ne

vendicaleoftUe: e

madre

amante

A

fabbrjicar s'^ftanna

(39)

C Z K A n. %5 La

fu afelicità j perquanto Hcc

Al

defìin de*mortalieflèrfelice

An

tantidoni (èvero)

11pefolor.

Chi

nerjcufàilpefo3 Rinuncialbenefìcio.

A

farfivada P*inofpiteforefte

Mendico

abitatore: elàd*irfute Ferinefpoglieavvolto,* edi

poche

Mifere ghiande^ ed'un covil contenta Vivalibero^ c folo afuotalento

Pub.

Adoro

idettituoi* L'almaconvinci^'

Ma

il cornonperfuadi .

Ad

u'obTdirti

La

naturarepùgna. Alfìnlònfiglio^

Non

lopo(^o obbliar Reg* Scufa ^hfliice

Perchinacque

Romano

. EranoPadri Bruto^ Manlio, Virginio»

P^i&

E'ver;

maquefìa

Troppo

eroicacoftanza

Solfra*Padrireftò. Figlio

non

vanta

Roma

finor3 cheaprocurar giungeffe Delgenitor fofcempio.

pio»

2ieg.

IXmque

afpiraali

onor

del

primo

efern*

Va

.

Puh, Deh

Reg* Non

più. Dellamiaforteattendo Lanotiziadate*

Pub.

Troppo

pretendi ,

Troppo

j,

o

Signor

.

Reg.

Mi

vuoi Rraniero3 o Padre? Sefiraniers nonpo(porre

(40)

%^ ATTO SECONDOl

JL*atildi

Roma

al

mio

: fePadre^ ilCenno Kilpetca, e parti

.

^ub.

Ah

femirarpoteffi

Imotidelcor

mio

^rigido

meno

Forfècon

me

farefti

U^cg.

Or

dal tuo core

Prove20viio'di'coflanza, e

non

d'araofc»

é^ubp

Ah

feprovar

mi

vuoi^

Chiedimi o Padre ilfangue ;

E

tuttoa* piedituoi^ Padre<,Ioverferò

Ma

che

un

tuofiglio ifteflb

Debba

volertioppreflbì

Gran

Genitor perdona Tanta virtù

non ò

,

Ah

fe

&c,

(£arii>y

s c E N A II.

Reselo0poi

Manlio

Rei*

T

I-Z^^^punto s'apprefli^8cio pavento

X Che

vacillinoiPadri.

Ah

voidi

Roma

Deitàprotettrici,a lorpiù degni Senfi infpirate.;

.

Man. A

curtodirringreflb

,

Rimangano

ilittori; ealcunnon ofi Qi3Ì penetrar

.

Heg.

( Manlio!

A

che viene!)

Ckc

(41)

Che

alfentiAringa, invitto

£foe

.

Keg.

Che

tentit

Un

Coiifòle ., , .

Ma».

Iono]fono

,

: Regolo, addlb.

Un uom

fon'ioche adora

I La

tuavirtù, latuacolknza.

Un itndt 1 Emulo

tuo cheadichiarar

fiviene

^

Vinto date: checonfeflandoiagiofl©

Lavverfo

genio antico, ^

nu''?''°' '^i^entartiamico.

/^eg-Dell'alme penerofe

Solitoftil pi"aleabbattute piante

Non

urtalivento,oleloileVa. de-gio Cosinobileacqui/lo «SeS'O Allamialèrvitu.

.^/w.Si, quefta appieno

goltufi

ii;^

. emaigrande

^

l;efl.nrifp:^rXa'^^""^-=

UiiEroe(ioconfcffo)

i

f''^"'^«a^^«ùrentanlelodi

!

cr!Ì^';f°*i^^Sno. lotifongrato

'

I

Che

dilluftrarconl'amor tuotipiaccia

! Gliultimi giorni miei. ^

•<?if««.Gijuitiinigiorni?

(42)

ATTO SECONDO.

Confervartiio pretendo

X.un2:3m€nteallaPatria :

E

affinchèfia

, Intaofavor rofFerrocambio ammeflb>

1

litro inufoporrò

M.eg ^osicominci^ (turbando/i*) Manliojadeffen-niamico?

E

chefarefti

Se ancorm'odiifii? In queftì guifail frutto Del mio roflor tu

mi

defraudi .

A Rotna Io

non venni amo(trar lemie catene Perdeftarla apietà: venni a falvarla Dalr'fchiod'un' ofterta

Che

accettarnonii dee . Senonpuoidanni Altripegni d*.imorj toriia ad odiarmi»

Man' Ma

il ricufitocambio Produrrla

h

tuamorte

Keg» E

quefto

nome

Sì terribii ril'uona

NelleorecchiediManlio! Io non

impafo Ossi

che fon mortale Altro il nemico

Non

mitorra^che

queU

chetormiinbreve

Dee

la

Natura

j evolontario

dono

Saràcosì, quel chefarli frapoco Necefìàrio tributo. IlMonc^.o ;?pprenda Ch* io viffilolper

b

miaPatria: e

quando

Viverpiùnonpotei^

Refialmenlamia morteutile a lei

Man. Oh

detti!

Oh

fenfi!

Oh

fortunato fuolo

Che

taifigliproduci !

E

chi potrebbe

Non

amarti, Signor !

Keg.

Se

amar

mivuoij

Amami

da

Romano

> Eccoti i p«itti

(43)

SCENA tv. %^

Della noftraamiftà Facciamoentràmti

Un

facrificio a

Roma:

Io dellavita,

Tu

dcir

Amico

. E'ben ragion ch« cofti Della Patriailvantaggio

Qualche penaancheate.

Va

:

ma

prometti

Che

de' configli miei tuneiSenato

Ti

faraidifenfore.

A

quefta legge SoladiManlio io Tamiciiia accetto

Che

rifpondiSignor? fpondere»^

Man.

Si 'ioprometto» (penfa

prima

diri"

lieg*

Or

de propizj

Numi

InManlioamico ioriconofco un

dono

Man. Ah

perchè fraque* ceppi anch* io

noa

fonoJ (colti

Reg* NoJi perdiamoi

momenti

Ormai

rac- Forfe farannoi Padri . Alla tua fede Della Patriaildecoroj

La

mia paceabbandono3 e Ponor

mio

Man.

Addio,gloria delTebro.

V

(abhrac- Reg,

Amicoj Addio

/

ctanàoj?*)

Man* Oh

qual fiamma digloria> d'onore

Scorrerfentopertutte levene^

Alma

grande^parlandoconte.

No

>

non

vive timidocore^

Che

inadirti^ conquellecatene

Non

cambiaffe laforted'un

Oh&c/

(Jparte.)

(44)

Id A TTO SSCÙNDOi

SCENA III.

Regolos eLicinio

JRtfj.

A

Re^P^^^^^comincio imieidifegm

jTjl 11fauftoCiel feconda

.

Lic*Alfinritorno (moltolieto»')

Con

piùcontento a rivederti»

Reg,

E donde

Tanta

gioja,oLicinio?

X/c O*

ilcorripieno

Di

felicifperanze Infin'adOJfà

Per

tefndai

.

Reg* Per

me

!

Lic.Si.

Mi

credefii

Forfèingrato cosìych*io

mi

fcordaffi (to.) Grobblighimieineimaggior uopo?

Ah

tuC-

Mi rammento

,Signor

Tu

folmifofti

Duce

jMaeftro,e Padre. I primipalli Mofli te condottiero

Perlefìraded'onor:

Tu mi

rendetti

...»

Keg*

Alfinein

mio

favordichefacefti? (im*

Lic*Difefilatua vita^ fa%iente,)

E

latualibertà .

Reg^

Come

! (turbato.)

Lic*AlPingrefTo

Del Tempio

ove ilSenato orfiraccoglie^

Attefi ìPadri; e

aduno

adungiitrafli

Nel

desìo difalvarcit

Rfg.

(45)

S C E N A

III' llégé(

Oh Dei

che fentp!)

£

tu

i/V. Soloiononfui

Non

fidefraudi

Xa

lode almerto. Iofeci affai j

ma

fece- Attiliapiùdi

me

»

Reg.Chì?

luic*AttiliaIn

Roma

Figlia nonv'èd'unGenitoirpiù amante;

Come

parlò!

Che

dide!

Quanti

affetti deftò!

Come

compof©

Ildolorcoldecoro! In quanti

modi

Rimproveri mifchiòjpreghiere^ elodi «

Keg. E

iPadri?

!L/V.

E

chirefifte

Agli afialti d'Attilia!Eccola: OlTejfva

Come

rideinquel volto J,anovella fperanza»

SCENA IV.

Jttilia3 eDetti$

Att.

K matoPadre^

jljl Pureuna volti .. i

Reg. E

ardifci ([^^^^o»^torbido,^

Ancor

venirmi innanzi?

Ah non

concai

Te

finadorfra*miei nemici

Att* lo^ Padre! Io3tuanemica!

Kegn

E

talugnè chi(q\\% {comi

f^pra^

(46)

^

JtTO SECONDO.

S'opponea* mieiconfigli?

^n» Ah

giovarti

JC)unque il desìo d'immiciziaè pfova}

R^g*ChQ

faituquelchenuoce^

o

quei che giova?

Delie pubbliche cure (con i/degno^)

Chi

aparteti chiamò? Delia miatorte

Chi

ti feprotettrice ?

Onde

.

£/V.

Ah

Signore41

Troppo

fra>)

Re^»Parla Licinio! Affaitacendo (comefa» Migliofidifendea : parevaalmeno Pentimento il filen^io. EterniDei!

Una

figlia! ...

Un Roman

j

jitt.Perchefonfiglia... - r'pormi)

£/V.Perchè

Roman

fonio, credei che op*

Al

tuo fato

inumano

. .

Regi>

Taci

: nonè

Romano

(^aLicinio»)

Chi

unaviltàconllglia.

Taci; nonèmiafiglia (adAttilia»}

Chi

più virtù

non

à

Or

de* lacciilpefo Pervoftracolpa io fentoJ

Or

la mia rammento Ptffdticalibertà.

Taci8cCf (parte:^

SCE-

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