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Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco

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unmc - sdf - tecniche della rappresentazione - 2008-09

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Didattica laboratoriale

Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco

(Lao Tzu)

Lao Tzu, mitico fondatore del taoismo, V-VI sec. a. C.

Un’indagine della Socondy (USA, 1978) ha cercato di Rilevare quali sensi entrino più in gioco nell’apprendimento e con quale efficacia su un gruppo di studenti. Inoltre l’efficacia

dei metodi di insegnamento:

Come apprendiamo

Con quali sensi Quanto si riesce a ricordare 1% mediante il gusto 10% di ciò che si legge 1 - 1½ % mediante il tatto 20% di ciò che si ascolta 3 – 3½% mediante l’odorato 30% di ciò che si vede

11% mediante l’udito 50% di ciò che si vede e si ascolta

83% mediante la vista 70% di ciò che viene detto e di cui si discute 90% di ciò che viene detto e che viene fatto Metodi di insegnamento

Tipo di metodo Dati ritenuti dopo 3 ore Dati ritenuti dopo 3 giorni

Solo orale 70 % 10 %

Solo visivo 72 % 20 %

Orale e visivo insieme 85 % 65 %

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“scienza della cognizione sensitiva”, il modo cioè di conoscere il mondo con la sensazione e attraverso i sensi

Aesthetica (da aisthánomai = percepire con i sensi;

rapportarsi a qualcosa attraverso i sensi) Termine coniato nel 1735 da A. G. Baumgarten

Per Baumgarten due sono le tipologie di conoscenza

Razionale attraverso la logica

e l’intelletto Estetica

attraverso le emozioni e le intuizioni

Tutto ciò che mi colpisce la vista, l’udito, l’olfatto, il gusto, il tatto è per me come un sigillo, col

quale si imprime nel cervello l’immagine dell’oggetto, in modo che, una volta rimosso l’oggetto dagli occhi, dagli orecchi, dalle narici,

dalla mano resti in me la sua immagine

Comenio, Orbis sensualium pictus, 1658

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L’ESTETICA CROCIANA

Erede della concezione idealistica concepiva l’arte totalmente autonoma rispetto a qualsiasi altra attività umana.

L’arte è “intuizione lirica”, assolutamente disinteressata e autosufficiente, luogo di

“afflati cosmici” e della possibilità di una conoscenza intuitiva e fantastica alternativa alla logica.

Ha un carattere conoscitivo, ma non pratico.

Estetica come una facoltà dello spirito.

Benedetto Croce - Pescasseroli 1866, Napoli 1952 Filosofo, storico, critico letterario

Purtroppo l’Idealismo ridusse l’estetica a disciplina filosofica che si occupa del

bello e dell’arte

LA FENOMENOLOGIA Con la concezione fenomenologica inquadra il

problema estetico in una dimensione di divenire che implica:

1 - la funzione attiva di ogni soggetto impegnato nel

“farsi” del processo culturale (artista, committente, fruitore, critico…)

2 - la storicità, la contingenza, la contestualità dei paradigmi, dei valori, dei simboli delle istituzioni dell’arte che non discendono da qualche improbabile empireo

Edmund Husserl, 1859 - 1938

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JOHN DEWEJ

1- ispirazione ai valori di una società democratica(libertà,

autonomia, senso critico); fondazione epistemologica di contenuti e metodi didattici

2-apprendimento "attivo", centrato sul soggetto in situazione di apprendimento, sui suoi bisogni ed interessi;

3- metodologia della ricerca e dell’azioneconcreta (l'operatività)

4- organizzazione di un adeguato ambienteche consente agli allievi di affrontare in modo personale e problematico - e dunque attivo - i compiti della loro educazione 5- gli aspetti culturali, sociali, morali, affettivi della formazione umana devono emergere da una molteplicità digenuine esperienze, con uso di una grande quantità di materiali, strumenti; molto spazio alle attività manuali 6-lavoro di gruppo, cooperativo; esercizio delle responsabilità ad ogni livello.

John Dewej, 1859 - 1952 Filosofo e pedagogista;

teorico della educazione progressiva (o nuova)

L’opera omnia di Dewej è pubblicata in Italia da La Nuova Italia di Firenze

MARIA MONTESSORI Il materiale didattico, basato su accurati esperimenti

psicologici, è “costituito da un sistema di oggetti, raggruppati secondo una determinata qualità fisica dei corpi – come colore, forma, dimensione, suono, stato di ruvidezza, peso, temperatura, ecc.”

Tale materiale, attraverso l’educazione dei sensi e della percezione, mira allo sviluppo dell’intelligenza.

L’apprendimento deve svolgersi in un clima di assoluta libertà, ma anche di autentico “ordine”, secondo i principi dell’”autodisciplina”, della

“concentrazione” e della positività delle relazioni sociali

Maria Montessori, 1870 - 1952

Ricordiamo anche le esperienze del ginevrino Adolphe Ferrière, delle sorella Agazzi, di Giuseppina Pizzigoni, di Mario Mazza, Felice Socciarelli, Maria Boschetto-Alberti, Marco Agosti

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LA SCUOLA DI FIRENZE:

ERNESTO CODIGNOLA (1885-1965) ALDO VISALBERGHI (1919-2007) LAMBERTO BORGHI (1907-2000) RAFFAELE LAPORTA ANTONIO SANTONI RUGIU

Dopo la seconda guerra mondiale diffonde in Italia il pensiero della educazione progressiva di John Dewej (quando negli Stati Uniti era già iniziata la parabola discendente) nella prospettiva di una società democratica animata da una prospettiva neo-illuminista alternativa tanto alla cultura personalistica della pedagogia cattolica quanto alle analisi di classe degli ambienti comunisti

ERNESTO CODIGNOLA (1885 - 1965)

Collaboratore di Gentile da cui prese le distanze dopo il 1929 per la progressiva trasformazione del programma gentiliano ad opera del governo fascista.

Direttore di “Civiltà Moderna”, appoggiò “La Nuova Italia” (due riviste che si proponevano di sprovincializzare la cultura italiana) divenendo ben presto punto di riferimento per i molti intellettuali laici che confluirono in seguito nel Partito d’Azione.

Contribuì alla fondazione della casa editrice La Nuova Italia, che nel 1930 si trasferì a Firenze.

Negli anni ‘40 si interessò sempre di più al panorama pedagogico internazionale e al movimento delle scuole nuoveche attribuivano importanza preminente alla spontaneità dell’allievo e alla funzione socializzante dell’educazione.

Collaborò con Carleton Washbure, l’allievo di Dewej inviato in Italia con l’incarico di defascitizzare la scuola italiana

Fondò a Firenze Scuola-Città Pestalozzi e la rivista “Scuola e Città” che diresse fino alla morte.

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ALDO VISALBERGHI 1919-2007

Negli anni ‘40 studia la cultura americanae in particolare le impostazioni filosofiche e pedagogiche di John Dewey.

Einaudi gli affida la traduzione dell'ultima e più impegnativa opera di Dewey, che uscì in italiano con un’ampia introduzione nel '49.

Su Dewey stende anche saggi critici per ‘Scuola e Città’ e traduce altri scritti per la

‘Rivista di Filosofia’.

Nel 1952 si reca negli Stati Unitidove conosce filosofi e pedagogisti d’ispirazione prevalentemente deweyana. Direttore della rivista 'Scuola e Città', fondata da Ernesto Codignola.

Tra le sue pubblicazioni più note: John Dewey; Esperienza e valutazione; Scuola aperta;

Educazione e divisione del lavoro; Scuola e cultura di pace; Insegnare e apprendere;

Educazione e condizionamento sociale; Pedagogia e scienza dell'educazione.

LAMBERTO BORGHI (1907-2000)

Ebreo costretto dopo il 1938 a trasferirsi negli Stati Uniti dove incontra Dewey, allo studio e allo sviluppo delle cui idee restò poi fedele per tutta la vita.

Tornato in Italia nel 1948 succede nell’insegnamento a Ernesto Codignola e diventa il coordinatore della cosiddetta

"scuola di Firenze

Direttore della rivista "Scuola e Città" (dal 1965 al 1972) e per vari anni della collana de La Nuova Italia "Educatori antichi e moderni".

Si possono ricordare John Dewey e il pensiero pedagogico contemporaneo negli Stati Uniti (1951)e L’ideale educativo di John Dewey (1955)

Nel 1954 Borghi cura con una bella introduzione l’antologia di scritti di Dewey, Il mio credo pedagogico.

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UMBERTO ECO

UMBERTO ECO, 1932

L’opera d’arte è un’opera aperta (1962).

Sia quella del passato, ma anche e soprattutto quella attuale dove l’apertura è programmatica, esplicitamente ricercata L’opera d’arte contemporanea esige un intervento organizzativo da parte del fruitore che la porta a termine nel momento stesso in cui la usa esteticamente

L’artista consegna l’opera accessibile alle infinite interpretazioni possibili

L’opera d’arte vive solo nelle interpretazioni che se ne danno.

Opera aperta è edito da Bompiani (saggi tascabili)

GLI EREDI DELLA SCUOLA DI FIRENZE :

FRANCESCO DE BARTOLOMEIS

Introduzione alla didattica della scuola attiva, La Nuova Italia, 1975 Il sistema dei laboratori. Per una scuola nuova necessaria e possibile, Feltrinelli, 1978 L’esperienza dell’arte, La Nuova Italia, 1998

Il colore dei pensieri e dei sentimenti. Nuove esperienze di educazione artistica, La Nuova Italia, 1990

Girare intorno all’arte. Valutare e produrre, La Nuova Italia, 1990

L’arte contemporanea e noi. L’amore è figurativo o astratto?, La Nuova Italia, 1994 Nuove esperienze di educazione artistica, Junior, 1997

Introduzione all’arte contemporanea, La Nuova Italia, 1998 Entrare nell’arte contemporanea. Conoscere e produrre, Junior 2000

L’arte per tutti. Conoscere e produrre, Junior, 2003 Con l’arte, con gli artisti, amici parole segni,Hopefulmonster, 2004

La tridimensionalità nell’arte contemporanea, Hopefulmonster, 2004

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GIANFRANCO STACCIOLI

Le immagini in movimento Loescher, 1974 Progettare immagini, La Nuova Italia, 1993

Passeggiare fra le immagini. Corso di educazione all’immagine per la scuola elementare, (5 vol), La Nuova Italia, 1993

Immagini e suoni, Bulgarini

Animare la mente (con Duccio Demetrio), Il Capitello

Immagini fatte ad arte. Idee ed esperienze per educare alla comunicazione visiva, Carocci, 2000

Giocalarte. Laboratori di didattica dell’arte a Pontedera: 22 artisti e 1000 bambini ispirati da Gianni Rodari, Morgana ed. 2006

MARCO DALLARI

Il linguaggio grafico pittorico nella scuola dell’infanzia, La Nuova Italia, 1976 Guardare intorno, La Nuova Italia, 1986

A regola d’arte, La Nuova Italia, 1995

L’esperienza pedagogica dell’arte, La Nuova Italia, 1998

I saperi e l’identità. Costruzione delle conoscenze e della conoscenza di sé, Guerini Studio, 2000 L’arte come educazione sentimentale, Art’è, 2002

La dimensione estetica della paideia, fenomenologia, arte, narratività, Erickson, 2005

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BRUNO MUNARI Pittore, designer, grafico, scrittore

1977 - Alla Pinacoteca di Brera propone il laboratorio

“Giocare con l’arte” per ragazzi dai 6 ai 10 anni

1978 - Giocare con l’arte diventa un video prodotto da IBM e, nel 1979, un’associazione culturale e una collana di libri

1981 - Laboratorio "Giocare con l'arte" al Museo internazionale delle ceramiche di Faenza

1985 - I laboratori per bambini del Kodomo no shiro (Castello dei bambini) di Tokio

1992 - Museo Pecci di Prato; laboratorio LAB-LIB (laboratorio liberatorio)

ISPIRATO DALLA PEDAGOGIA ATTIVA DI PIAGET PRIVILEGIA L’ESPERIENZA DIRETTA, IL FARE PIUTTOSTO CHE L’ASCOLTO PASSIVO

RECUPERA IL GIOCO COME DIMENSIONE ESSENZIALE DELLA DIDATTICA

LIBERARE LA CREATIVITA’ CHE OGNI BAMBINO POSSIEDE

Il sapere ritrovato. Conoscenza, apprendimento, formazione, Guerini, 1993 Fantasia, Laterza, 1977

Il laboratorio per bambini a Brera, Zanichelli, 1981 Il laboratorio per bambini a Faenza, Zanichelli, 1981

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Didattica laboratoriale Ricapitolando:

si parte dalla realtà naturale

accessibile all’uomo mediante la comprensione e l’indagine

la realtà naturale è dinamica immersa nel tempo e interconnessa

l’individuo opera nella realtà con l’intelligenza

controlla l’esperienza, riordina, realizza le proprie aspettative

l’educazione deve riflettere la realtà

deve diventare attività lavorativa assumendo i caratteri di un laboratorio

Quindi: il lavoro e il fare principio unificatore di tutte le materie opposto alla scuola passiva

dell’ascoltare Formano alla socialità

Mettono la scuola in rapporto con la vita

Educano all’attività

non mnemonico, passivo e verbalistico Educano ad impiegare forze ed

energie per conseguire nozioni in modo vivo, consapevole, operativo

IL LABORATORIO

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NON UN FARE FINE A SE STESSO, SENZA SCOPO,

ALIENATO

che non sa, né sceglie, né controlla, nè vede il fine del lavoro che sta facendo

MA UN FARE EDUCATIVO

si sa con la mente che cosa si vuol fare (il fine, lo scopo)

c’è una materia disponibile a lasciarsi plasmare

si è capaci nell’escogitare i mezzi necessari e più opportuni per realizzare il fine

Sapere ciò che si fa, perché lo si fa, come lo si fa, ed interrogarsi se i fini e

i mezzi che si impiegano sono anche i migliori ed i

più giusti disponibili

LE TRE TIPOLOGIE DELL’EDUCAZIONE ALL’ARTE

1) MIMETICO-TECNICA 2) FILOLOGIGO-STORICA 3) ESTETICO-ERMENEUTICA

(o si è artisti o si è storici)

Fa perno sul vissuto, sulle emozioni e sui giudizi emozionali che non saranno sempre del tutto

razionali, ma ambivalenti e che

solo l’arte può accettare

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NON E’ UN LUOGO

(anche ma non solo)

E’ UN CLIMA EDUCATIVO E’ UNO STILE DUCATICO

Deve esibire, in maniera esplicita, le caratteristiche del progetto

Occorre che ciascuno recepisca spazi e materiali da utilizzare individualmente e/o da condividere

La logica “attiva” del laboratorio non esclude assolutamente momenti di “lezione”(che avranno carattere di straordinarietà - “sospensione funzionale”)

Un’altra sospensione funzionale molto importante è l’uscita

Nel laboratorio è possibile l’assenza da esso perché si è in un altrove più importante Richiede la mostra finale delle opere prodotte, la messa in scena dei “testi” (attivatori di vero e proprio stupore estetico)

IL LABORATORIO:

Accorgimenti:

predisporre l’ambiente deve essere “ricco” di materiali inconsueti

introdurre “la formula” è lo sfondo integratore

(p.e. non toccare….)

lentezza del gesto crea attesa, sospensione del tempo

importanza dei “titoli” devono evocare senza raccontare

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Dare agli alunni la

possibilità/necessità di superare la categoria dell’obbedienza e di

assumere quella ben più pedagogicamente e culturalmente importante dell’autodeterminazione

e della responsabilità

I MUSEI

MUSEO DEI RAGAZZI DI FIRENZE www.museoragazzi.it GALLERIA D’ARTE MODERNA DI BOLOGNA

(in collaborazione con la società Art’è ) ww.galleriadartemoderna.bo.it

GAM - GALLERIA CIVICA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA DI TORINO

www.gamtorino.it MUBA - MUSEO DEI BAMBINI DI MILANO

www.muba.it

EXPLORA - MUSEO DEI BAMBINI DI ROMA(in rete con i Children's Museums) www.mdbr.it

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