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Comune FIORENZUOLA D'ARDA. Provincia PIACENZA. Titolo del progetto

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Academic year: 2022

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(1)

Provincia

PIACENZA

Titolo del progetto

ADEGUAMENTO AI PARAMETRI DELL'AZOTO (TAB 2, ALL. 5 D.LGS. 152/2006) DELL'IMPIANTO DI DEPURAZIONE ACQUE REFLUE DI FIORENZUOLA D'ARDA IN PROVINCIA DI PIACENZA

Livello di progettazione

Numero Titolo

Settore di business Scala

Titolo sintetico (nome file stampa) Codifica WBS

Rev. Data Descrizione Redatto Controllato Approvato

Redatto Verificato Approvato

Progettazione

Tel: 0461 825966 - Fax: 0461 825966 web: www.etc-eng.it

38121 - TRENTO Via Praga 7

D-DEFINITIVO I2

C10I2-E022-61-0034-2

D-R-220-05 -

Studio preliminare ambientale

00 03/07/2018 Emissione ETC FM CC

01 30/10/2020 Emissione ETC FM CC

STUDIO PRELIMINARE

AMBIENTALE

(2)

INDICE

1 PREMESSA ... 4

2 DESCRIZIONE DEL PROGETTO... 5

2.1 Motivazioni del progetto ... 5

2.2 Filiera di trattamento di progetto ... 5

1 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE ... 8

1.1 Componente ambientale: Suolo ... 8

1.2 Componente ambientale: Acqua ... 11

1.3 Componente ambientale: Aria... 17

1.4 Natura e biodiversità ... 19

2 SINTESI DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE ... 21

2.1 Inquinamento idrico ... 21

2.1.1 Verifica dell’invarianza idraulica ... 21

2.2 Impatti su SIC, ZPS e SIR ... 22

2.3 Impatti sulla viabilità ... 22

2.4 Inquinamento atmosferico ... 24

2.5 Inquinamento acustico ... 25

2.6 Emissione di odori ... 27

2.7 Produzione rifiuti solidi ... 28

2.8 Inquinamento del suolo ... 29

2.9 Conclusioni ... 29

(3)

1 PREMESSA

Il presente documento costituisce lo studio preliminare relativo all’individuazione e valutazione degli impatti ambientali del progetto definitivo di “Adeguamento ai parametri dell’azoto (tab. 2, all. 5.

D.lgs. 152/2006) dell’impianto di depurazione acque reflue di Fiorenzuola d’Arda in Provincia di Piacenza”.

Dopo una sintetica descrizione della nuova filiera di processo prevista dal progetto definitivo (Capitolo 2), il documento, facendo riferimento anche ai contenuti riportati nell’elaborato D-R-210- 10 Relazione ambientale-vincolistica e studio geologico-sismico, ha lo scopo di:

 analizzare il quadro ambientale con la definizione dell’ambito territoriale e dei sistemi ambientali interessati dal progetto, sia direttamente che indirettamente (Capitolo 3);

 studiare gli impatti causati dalla realizzazione dell’intervento e dal suo esercizio sulle componenti ambientali e sulla salute dei cittadini (Capitolo 4).

Si evidenzia che tutti gli stralci delle tavole riportati all’interno del Capitolo 3 non sono in scala (si riporta tuttavia, per correttezza metodologica, il valore della scala di riferimento dell’elaborato);

nella maggior parte dei casi gli elaborati vengono riportati con ingrandimenti superiori per permettere una migliore lettura dei vincoli presenti.

(4)

2 DESCRIZIONE DEL PROGETTO

2.1 M

OTIVAZIONI DEL PROGETTO

ETC Engineering S.r.l. (di seguito ETC) ha ricevuto da IRETI S.p.A. (di seguito IRETI) l’incarico di progettazione definitiva per i lavori di adeguamento ai parametri dell’azoto (tab. 2, all. 5. D.lgs.

152/2006) dell’impianto di depurazione acque reflue di Fiorenzuola d’Arda in Provincia di Piacenza.

Gli interventi previsti dal presente progetto hanno come finalità principale quella di conseguire il rispetto delle concentrazioni limite nell’effluente indicati nella normativa vigente (Tabella 2, Allegato 5 alla Parte III del D.lgs.152/06). Risulta, in questo senso, critica la configurazione esistente della sezione di trattamento biologico per quanto riguarda l’efficienza di abbattimento dei nutrienti: la sola sezione di ossidazione totale, infatti, non risulta capace di rimuovere i composti azotati presenti nel refluo e quindi non risulta possibile rispettare il limite relativo alla concentrazione media annua allo scarico pari a 15 mg/L di azoto totale.

La soluzione proposta prevede, invece della classica configurazione pre-denitrificazione / nitrificazione, una configurazione ottimale tramite logica di funzionamento con aerazione intermittente che permetterà di ottenere, oltre al rispetto dei limiti normativi vigenti, una maggior flessibilità operativa; tale logica inoltre è particolarmente indicata per perseguire obiettivi di risparmio energetico vista l’assenza del ricircolo della miscela aerata e dei mixer in vasca di ossidazione. La nuova sezione biologica sarà in grado di trattare i carichi idraulici e di inquinanti in ingresso generati dal bacino di utenza servito per una potenzialità di progetto pari a 21.500 AE.

Visti inoltre i problemi nelle sezioni di grigliatura e dissabbiatura a monte della vasca di sollevamento si prevede di realizzare una nuova sezione di pre-trattamento in grado di trattare tutta la portata sollevata tramite due sgrigliatori a tamburo rotanti, operanti in parallelo, ed un dissabbiatore tipo Pista completo di classificatore sabbie.

Ulteriore punto debole nella filiera di processo esistente è il sedimentatore secondario che necessiterebbe di manutenzione straordinaria. Considerata inoltre la tecnologia, ormai superata, del carroponte, si è deciso di trasformare il sedimentatore secondario in stabilizzazione aerobica prevedendo la dismissione del carroponte e l’installazione di un nuovo sistema di diffusione dell’aria.

La vasca di stabilizzazione esistente verrà trasformata in terza linea biologica tramite la dismissione del sistema di aerazione esistente e l’installazione di una nuova rete di diffusione, del tutto simile alle due esistenti.

2.2 F

ILIERA DI TRATTAMENTO DI PROGETTO

La filiera di trattamento dell’impianto, a seguito degli interventi di adeguamento, è composta, relativamente alla linea acque, dalle seguenti sezioni:

(5)

• arrivo della fognatura all’interno di una canaletta, nella quale avviene una sgrigliatura grossolana del refluo;

• comparto di grigliatura grossolana, composta da n.1 griglia meccanica sub-verticale a pulizia automatica, dotata di grigliatura grossolana a pulizia manuale di by-pass;

• vasca di sollevamento iniziale, nel quale è installato un sistema di n.4 pompe centrifughe in grado di sollevare ai successivi comparti di trattamento una portata massima pari alla 5 Qm;

• nuovo comparto di grigliatura fine, composto da n.2 sgrigliatori a tamburo rotante e da un sistema di raccolta e stoccaggio del materiale grigliato;

• dissabbiatura-disoleatura del refluo, realizzata in un dissabbiatore tipo Pista di diametro pari a 3 m dotato di un sistema per la raccolta e la classificazione delle sabbie estratte;

• pozzetto di ripartizione della portata avviata alle linee di trattamento biologico con sfioro di by- pass delle portate eccedenti alla 3 Qm, le quali vengono inviate al pozzetto di scarico finale;

• comparto di trattamento biologico per la rimozione dei nutrienti, tramite processi di nitrificazione e denitrificazione, secondo una logica ad aerazione intermittente. La sezione è strutturata su n.3 linee operanti in parallelo aventi la medesima volumetria; ciascuna linea è completa di un selettore anaerobico in testa;

• defosfatazione chimica con configurazione “in simultanea”, realizzata mediante dosaggio di agente defosfatante (cloruro ferrico) direttamente all’interno delle linee di trattamento biologico;

• pozzetto di ripartizione della portata di fango attivo al comparto di sedimentazione secondaria;

• nuovo comparto di sedimentazione secondaria, costituito da n. 2 sedimentatori circolari di diametro interno 24 m in grado di trattare complessivamente la 3 Qm. I fanghi secondari sedimentati vengono accumulati all’interno di un nuovo pozzetto da cui gli stessi vengono prelevati per essere ricircolati nel pozzetto ripartitore posto in testa al comparto biologico (fanghi di ricircolo) e per l’invio alla sezione di stabilizzazione aerobica (fanghi di supero);

• disinfezione finale del refluo, realizzata mediante dosaggio di acido peracetico all’interno di una nuova vasca di contatto; si prevede di realizzazione un canale in calcestruzzo, funzionante al posto della serpentina di disinfezione, dove sarà possibile prevedere l’alloggiamento di lampade di disinfezione UV;

• E’ stato verificato che sul sedime dell’impianto ci sono le aree sufficienti da dedicare ad una possibile sezione di filtrazione terziaria, non prevista tuttavia nel presente progetto. La realizzazione di tale comparto permetterebbe di affinare il trattamento del refluo effluente consentendo il suo ri-utilizzo a scopo irriguo.

La linea di trattamento fanghi dell’impianto è invece costituita dai seguenti comparti:

• stabilizzazione aerobica del fango realizzata all’interno del sedimentatore secondario esistente, che si prevede di adeguare mediante installazione di un nuovo sistema di diffusione dell’aria.

• pre-ispessimento statico dei fanghi digeriti, al quale vengono recapitati anche i fanghi di supero provenienti da impianti di depurazione limitrofi;

(6)

• post-ispessimento dinamico dei fanghi, realizzato mediante una nuova apparecchiatura installata nell’esistente locale di disidratazione;

• vasca di accumulo dei surnatanti delle fasi di pre e post ispessimento; da qui gli stessi vengono sollevati e inviati alla vasca di sollevamento iniziale;

• accumulo dei fanghi post-ispessiti all’interno dell’attuale vasca di disinfezione, che sarà adeguata prevedendo la demolizione dei setti divisori interni. Da tale vasca i fanghi saranno prelevati tramite autobotte per lo smaltimento finale.

La filiera di processo è rappresentata, più nel dettaglio, nell’elaborato grafico D-T-310-25 Schema di processo linea acqua e linea fanghi.

(7)

1 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE

Per il presente Studio ambientale preliminare si sono individuate quattro componenti ambientali interessate dal progetto: suolo, acqua, aria, natura e biodiversità.

Il presente Quadro di Riferimento Ambientale, in relazione alle peculiarità dell’ambiente interessato e ai livelli di approfondimento necessari per la tipologia di intervento proposto, descrive le modificazioni delle condizioni d'uso e della fruizione potenziale del territorio, in rapporto alla situazione preesistente. Nei paragrafi che seguono si procede dunque all’analisi delle componenti ambientali interessate dal progetto oggetto del presente studio.

1.1 C

OMPONENTE AMBIENTALE

: S

UOLO

Con il termine suolo si intende lo strato superiore della crosta terrestre, costituito da componenti minerali, organici, acqua, aria e organismi viventi. Rappresenta l’interfaccia tra terra, aria e acqua e ospita gran parte della biosfera. Visti i tempi estremamente lunghi di formazione del suolo, si può ritenere che esso sia una risorsa sostanzialmente non rinnovabile. Il suolo ci fornisce cibo, biomassa e materie prime; funge da piattaforma per lo svolgimento delle attività umane ed è un elemento del paesaggio e del patrimonio culturale che svolge un ruolo fondamentale come habitat e pool genico.

Numerosi risultano gli studi e le analisi che vengono effettuati a livello regionale sul suolo dell’Emilia- Romagna: la Regione, e in particolare il Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli, è impegnata in attività volte ad approfondire la conoscenza dei suoli necessaria per la loro valorizzazione agronomica e ambientale e per la loro corretta gestione attraverso la pianificazione territoriale. A tale scopo ha eseguito e tutt’ora esegue rilevamenti pedologici che hanno permesso nel corso degli anni di acquisire conoscenze delle caratteristiche dei suoli che ha divulgato tramite opportuni cataloghi. Ha pubblicato carte dei suoli a diverse scale, che aggiorna periodicamente e si è dotato di un sistema informativo geografico specifico. Nel corso degli anni sono state dunque pubblicate diverse carte tematiche finalizzate a fornire informazioni sulla pericolosità geo-ambientale non solo uniformemente distribuite sull’intera Regione, ma riferite ai problemi ed alle specificità locali ed elaborate con metodologie idonee alla rilevanza dei bersagli ed alle condizioni fisiografiche locali.

In questo senso i tematismi analizzati, approfonditi con diversi gradi di dettaglio in funzione della natura pianeggiante, collinare o montuosa del territorio, sono riportati schematicamente in Tabella 1.

Tabella 1: Elenco delle carte tematiche pubblicate dalla Regione Emilia-Romagna Carta dei suoli a scala 1:1.000.000

(8)

Carta dei suoli (territorio regionale)

Carta dei suoli a scala 1:500.000 Carta dei suoli a scala 1:250.000 Carta dei suoli (territorio

di pianura e di collina) Carta dei suoli a scala 1:50.000

Carte delle proprietà chimico-fisiche

Contenuto % di carbonio organico nei suoli della pianura tra 0 - 30 cm

Contenuto % di carbonio organico nei suoli della pianura tra 0 - 100 cm

Contenuto % di carbonio organico nei suoli dell’Appennino tra 0 - 30 cm

Fondo naturale del Cromo [Cr] della pianura emiliano-romagnola Fondo naturale del Nichel [Ni] della pianura emiliano-romagnola Fondo naturale del Piombo [Pb] della pianura emiliano-romagnola Fondo naturale del Rame [Cu] della pianura emiliano-romagnola Fondo naturale del Vanadio [V] della pianura emiliano-romagnola Fondo naturale dello Zinco [Zn] della pianura emiliano-romagnola Salinità nei suoli di pianura tra 0-50 cm

Salinità nei suoli di pianura tra 50-100 cm

Carte applicative

Carbonio organico immagazzinato nei suoli di pianura tra 0–30 cm Carbonio organico immagazzinato nei suoli di pianura tra 0-100 cm Carbonio organico immagazzinato nei suoli dell’Appennino tra 0-30 cm

Carbonio organico immagazzinato nei suoli dell’Appennino tra 0- 100 cm

Dotazione in sostanza organica dei suoli di pianura tra 0-30 cm Fondo naturale-antropico di As, Cr, Cu, Ni, Pb, Sn, V, Zn

Fondo naturale-antropico dell'Arsenico [As] della pianura emiliano- romagnola

Fondo naturale-antropico del Cromo [Cr] della pianura emiliano- romagnola

Fondo naturale-antropico del Nichel [Ni] della pianura emiliano- romagnola

Fondo naturale-antropico del Piombo [Pb] della pianura emiliano- romagnola

Fondo naturale-antropico del Rame [Cu] della pianura emiliano- romagnola

(9)

Fondo naturale-antropico del Stagno [Sn] della pianura emiliano- romagnola

Fondo naturale-antropico del Vanadio [V] della pianura emiliano- romagnola

Fondo naturale-antropico del Zinco [Zn] della pianura emiliano- romagnola

Gruppi Idrologici dei suoli della pianura emiliano-romagnola Conducibilità idraulica satura (Ksat) dei suoli di pianura Capacità d’uso dei suoli di pianura

Superfici impermeabilizzate della pianura

La carta dei suoli emiliano-romagnoli a scala 1:1.000.000, che costituisce il livello più generale della cartografia, individua l’area oggetto di intervento in una zona di confine tra le Unità cartografiche 2 e 3, rispettivamente definite come “Suoli in aree morfologicamente depresse della pianura alluvionale, con fenomeni più o meno accentuati di contrazione e rigonfiamento delle argille” e

“Suoli in aree morfologicamente rilevate della pianura alluvionale, ad alterazione biochimica con riorganizzazione interna dei carbonati”. Si evidenzia però come gran parte dell’area interessata dal presente progetto ricada nell’Unità cartografica 2, fatta eccezione per una ridotta superficie lungo il lato nord-ovest dell’impianto (Figura 1). I livelli di cartografia dei suoli di maggiore dettaglio identificano ulteriori sotto-categorie di tali Unità cartografiche (2Ba e 3Bb).

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Figura 1: Estratto della carta dei suoli a scala 1:1.000.000 con indicazione e dettaglio dell’area di intervento Vista la natura degli interventi previsti in progetto e, in particolare, la scarsa interazione degli stessi con il suolo, non si riporta nella presente analisi l’inquadramento dell’area di interesse in termini di cartografia tematica, mentre si rimanda all’elaborato D-R-210-10 Relazione ambientale-vincolistica e studio geologico-sismico per l’inquadramento geologico, geomorfologico, idrogeologico e idrologico e per la campagna di analisi geognostiche effettuata a scopo stratigrafico e geotecnico.

1.2 C

OMPONENTE AMBIENTALE

: A

CQUA

L'acqua si presenta nel territorio dell'Emilia-Romagna in differenti forme, che si intersecano ed interagiscono tra loro attraverso delicati equilibri: un complesso intreccio di corpi idrici, superficiali e sotterranei, che modellano e caratterizzano la morfologia e il paesaggio della Regione.

Coerentemente con la prospettiva dello sviluppo sostenibile, il governo delle risorse idriche ha come fine principale quello di assicurare il mantenimento della vita acquatica e dell'ambiente naturale, la qualità della vita dell'uomo e tutti gli usi connessi alle attività economiche. Strategie di risparmio e gestione sostenibile dell'acqua da una parte, e di controllo e tutela dall'inquinamento dall'altra,

(11)

mirano ad assicurare, insieme alle più tradizionali strategie infrastrutturali, la conservazione e la salvaguardia della risorsa idrica nell'intero territorio dell'Emilia-Romagna.

Lo sviluppo e l’applicazione delle politiche regionali relative all’acqua prescinde da importanti attività intersettoriali che coinvolgono differenti strutture regionali, primo fra tutti il Servizio Tutela e Risanamento Acqua, Aria e Agenti fisici che, tra i suoi compiti, garantisce la gestione e la pianificazione delle risorse idriche. L’efficace coordinamento tra i vari settori e l'attiva collaborazione tra i vari servizi tecnico-operativi assicurano la salvaguardia di questa risorsa di vitale importanza. Il servizio svolge attività di analisi, pianificazione, gestione e verifica delle politiche di gestione sostenibile della risorsa idrica e dell'ambiente acquatico in coerenza con gli orientamenti dell'Unione Europea e della più recente legislazione nazionale. Supporta l'azione di governo regionale delle risorse idriche al fine di garantire che, nella prospettiva di un futuro sostenibile, la disponibilità della risorsa acqua possa assicurare il mantenimento della vita acquatica e dell'ambiente naturale, la qualità della vita dell'uomo e tutti gli usi connessi alle attività economiche. A tal fine emana norme e regolamenti per l’uso delle risorse idriche e la disciplina degli scarichi, e coordina gli enti delegati e i servizi territoriali. Il servizio pianifica inoltre la gestione e la verifica delle politiche sulle risorse idriche, espresse e sviluppate nel Piano di Tutela delle Acque (PTA), per mezzo del monitoraggio e del controllo delle acque superficiali e sotterranee.

Per quanto riguarda le acque sotterranee si rimanda all’elaborato D-R-210-10 Relazione ambientale- vincolistica e studio geologico-sismico, nella cui analisi vincolistica è riportato lo studio delle relazioni con il PTA della Regione Emilia-Romagna.

Con riferimento invece alle acque superficiali la Direttiva europea (WFD), recepita dal DLgs 152/06 e dai successivi decreti nazionali emanati, ha introdotto sostanziali innovazioni in tema di monitoraggio e classificazione, portando ad una rivisitazione profonda delle reti di monitoraggio regionali e della gestione delle attività. La Direttiva ha introdotto un approccio innovativo anche in relazione alle modalità di valutazione dello Stato; la classificazione dello stato di qualità complessivo dei corpi idrici superficiali avviene sulla base dello Stato Ecologico (SE) e dello Stato Chimico (SC).

Lo Stato Ecologico è definito attraverso la valutazione delle condizioni delle componenti biologiche acquatiche (macrobenthos, diatomee, macrofite, fauna ittica) calcolato in relazione a condizioni di sostanziale naturalità, di parametri chimico-fisici di base e di inquinanti la cui lista è stata definita a livello di singolo Stato sulla base della rilevanza per il proprio territorio e per i quali sono stati fissati Standard di Qualità Ambientale (SQA) nazionali. Per le comunità biologiche è calcolato rapportando i valori riscontrati con quelli constatabili in assenza di alterazioni antropiche, in condizioni cioè di sostanziale naturalità, definite “condizioni di riferimento”. Lo Stato Ecologico viene espresso in 5 classi: elevato, buono, sufficiente, scarso e cattivo.

(12)

In Figura 2 e Figura 3 è riportata la valutazione dello stato ecologico dei corpi idrici superficiali (riferita al quadriennio 2010-2013) dei corpi idrici della Regione Emilia-Romagna, da cui è possibile evincere come il corpo idrico ricettore dell’effluente di scarico dell’impianto di depurazione di Fiorenzuola d’Arda (torrente Arda) presenti, nel tratto in cui riceve tale scarico, uno stato ecologico “scarso”

stando agli studi effettuati nel quadriennio 2010-2013, “sufficiente” secondo le successive valutazioni del 2014 e 2015.

Figura 2: Distribuzione territoriale della valutazione dello stato ecologico dei corpi idrici superficiali (quadriennio 2010-2013)

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Figura 3: Valutazione dello Stato ecologico dei corsi d’acqua (2010-2013, 2014 e 2015)

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Lo Stato Chimico dei corsi d’acqua è definito in relazione alla presenza in essi di sostanze chimiche prioritarie (vedi Figura 4). Per la valutazione dello stato chimico è stata predisposta, a livello comunitario, una lista di 33 (+8) sostanze pericolose inquinanti, indicate come prioritarie, con i relativi Standard di Qualità Ambientale (SQA). Nel contesto nazionale le sostanze prioritarie da monitorare nei corpi idrici superficiali

per la definizione dello stato chimico sono specificate nel DM 260/10, allegato 1, tabella 1/A. Nella metodologia di classificazione, definita ai sensi del DM 260/10, sono valutati, in particolare, i superamenti degli SQA definiti per le concentrazioni medie annue e per le concentrazioni massime ammissibili.

L’obiettivo del monitoraggio, ai sensi della Dir 2000/60/CE, è quello di ottenere un quadro rappresentativo dello stato delle acque per tutti i corpi idrici dei bacini idrografici.

La definizione dello stato chimico consente di valutare per ogni corpo idrico il raggiungimento o il mancato conseguimento dello stato chimico buono e pianificare di conseguenza adeguate misure di risanamento.

Figura 5: Distribuzione territoriale della valutazione dello stato chimico dei corpi idrici superficiali (quadriennio 2010-2013)

Figura 4: Schema concettuale dello Stato Chimico dei corsi d'acqua

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Figura 6: Valutazione dello Stato Chimico dei corsi d’acqua (2010-2013, 2014 e 2015)

In Figura 5 e Figura 6 è riportata la valutazione dello stato chimico dei corpi idrici superficiali (riferita al quadriennio 2010-2013) dei corpi idrici della Regione Emilia-Romagna, da cui è possibile evincere come il corpo idrico ricettore dell’effluente di scarico dell’impianto di depurazione di Fiorenzuola

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d’Arda (torrente Arda) presenti, nel tratto in cui riceve tale scarico, uno stato chimico “buono”

secondo tutte le valutazioni effettuate sia nel quadriennio 2010-2013, sia negli anni 2014 e 2015.

La Direttiva 91/271/CEE prevede che i livelli di trattamento a cui sottoporre le acque reflue urbane debbano essere proporzionati e resi appropriati sulla base della classe dimensionale dell’agglomerato, calcolata in termini di carico organico ed espressa in abitanti equivalenti, nonché in considerazione della maggiore necessità di tutela delle acque dall’inquinamento, distinguendo tra scarico in aree normali, in aree sensibili e in bacini drenanti afferenti ad aree sensibili. A tal proposito si ritiene opportuno evidenziare che la conformità dei sistemi di fognatura e depurazione ai dettami della direttiva 91/271/CEE impone di:

• garantire una adeguata dotazione di collettori fognari a tutti gli agglomerati del territorio regionale;

• assicurare un adeguato livello di trattamento (almeno secondario) delle acque reflue urbane derivanti dagli agglomerati del territorio regionale aventi carico organico > 2.000AE;

• raggiungere l’abbattimento di almeno il 75% del carico di nutrienti in ingresso a tutti gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane del territorio regionale.

1.3 C

OMPONENTE AMBIENTALE

: A

RIA

L'inquinamento atmosferico è definito come "ogni modificazione della normale composizione o stato fisico dell'aria atmosferica, dovuta alla presenza nella stessa di una o più sostanze con qualità e caratteristiche tali da alterare le normali condizioni ambientali e di salubrità dell'aria, da costituire pericolo, ovvero pregiudizio diretto o indiretto per la salute dell'uomo, da compromettere le attività ricreative e gli altri usi legittimi dell'ambiente, da alterare le risorse biologiche ed i beni materiali pubblici e privati". Le cause dell'inquinamento atmosferico sono da individuare nelle attività antropiche di produzione e utilizzo di combustibili fossili e carburanti quali il traffico veicolare, il riscaldamento degli edifici, le attività di produzione industriale, l'estrazione dei minerali, l'incenerimento dei rifiuti e l'attività agricola, anche se si deve sottolineare che la qualità dell'aria non dipende in modo esclusivo solo dalle emissioni ma anche dalle condizioni meteorologiche e topografiche del territorio.

Le competenze della Regione Emilia-Romagna in materia di inquinamento atmosferico prevedono:

il raccordo con la normativa di settore europea e nazionale;

la definizione di linee di indirizzo per la valutazione e la gestione della qualità dell'aria;

la definizione dei criteri ed indirizzi agli Enti Locali per l'autorizzazione degli impianti con emissioni in atmosfera e per l'organizzazione degli inventari provinciali delle emissioni

il coordinamento ed il raccordo con il Sistema Informativo Nazionale Ambientale (SINA).

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La valutazione della qualità dell’aria è condotta attraverso il monitoraggio in continuo e la stima della distribuzione spaziale degli inquinanti tramite la modellistica di dispersione, di trasporto e di trasformazione in atmosfera. L’integrazione dei dati misurati dalla rete di monitoraggio con quelli stimati attraverso i modelli di dispersione consente di ottenere informazioni sui livelli di qualità dell’aria, con elevato dettaglio spaziale e temporale su tutto il territorio regionale.

A livello regionale la qualità dell’aria è misurata mediante una rete di monitoraggio certificata secondo la norma UNI EN ISO 9001:2008, che risulta composta da 47 stazioni di monitoraggio distribuite sul territorio come indicato in Figura 7.

Figura 7: Mappa della rete di rilevamento della qualità dell’aria della Regione Emilia-Romagna

Con riferimento invece alla Provincia di Piacenza, la rete di monitoraggio della qualità dell’aria, affidata ad ARPAE, è attualmente costituita da (Figura 8):

5 stazioni regionali fisse (Piacenza – Giordani Farnese, Piacenza – Parco Montecucco, Besenzone, Lugagnano e Cortebrugnatella)

un laboratorio mobile, di proprietà dell’Amministrazione Provinciale, che consente la realizzazione di campagne di misura ad integrazione dei dati rilevati dalla rete fissa ed un unità mobile per il campionamento sequenziale di PM10/PM2,5

4 stazioni di interesse locale, vale a dire stazioni collocate sul territorio con l’obiettivo di valutare eventuali impatti sulla qualità dell’aria prodotti, nelle aree circostanti, da specifiche fonti di emissione come impianti industriali ed altre infrastrutture, i cui dati sono quindi indicativi della sola

(18)

realtà locale monitorata, a differenza di quelli rilevati dalle stazioni della rete regionale di monitoraggio, collocate in modo tale da rappresentare l´intero territorio provinciale.

La stazione più vicina all’area interessata dagli interventi di progetto si trova a Besenzone, a 7 km circa a nord del comune di Fiorenzuola d’Arda. Per il dettaglio delle caratteristiche e dei dati rilevati da tale stazione, si rimanda all’elaborato D-R-210-10 Relazione ambientale-vincolistica e studio geologico-sismico.

Figura 8: Rete di monitoraggio della qualità dell’aria della provincia di Piacenza

1.4 N

ATURA E BIODIVERSITÀ

La tutela della biodiversità è un obiettivo prioritario per la salvaguardia del patrimonio naturale. Tra gli elementi essenziali finalizzati a proteggere la biodiversità e combattere l’estinzione di specie animali e vegetali è fondamentale la corretta destinazione dell'uso del territorio che preveda la creazione di un'adeguata rete di aree di interesse naturalistico. A questo scopo, per garantire un sistema di salvaguardia integrato, sono state istituite varie tipologie di aree protette appartenenti ad esempio alla Rete Natura 2000 (SIC, ZSC e ZPS) e ancora corridoi ecologici presenti sul territorio regionale.

(19)

Rimandando all’elaborato D-R-220-10 Relazione ambientale-vincolistica e studio geologico-sismico per l’analisi vincolistica dei siti della Rete Natura 2000 in relazione all’area di intervento, si riportano in Tabella 2 le distanze di quest’ultima con SIC e ZPS presenti nella zona circostante il depuratore.

Tabella 2: Distanze dell’area di intervento dai siti di Rete Natura 2000

Siti Rete Natura 2000 Distanza in linea d’aria dall’area di intervento

SIC-ZPS IT4010017 15 km

SIC IT4010008 10 km

SIC IT4020003 12 km

Dall’analisi effettuata si evince che non sono presenti nelle immediate vicinanze dell’area dell’intervento Zone SIC, ZPS o SIR; non si prevedono pertanto, viste le distanze considerevoli, impatti rilevanti su tali aree.

(20)

2 SINTESI DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE

A conclusione dello studio si elencano nel presente capitolo i principali impatti che l’intervento a progetto potenzialmente potrà avere sulle componenti ambientali descritte nei capitoli precedenti, andando a stimare qualitativamente gli impatti indotti dall'opera sul sistema ambientale, nonché le interazioni degli impatti con le diverse componenti ed i fattori ambientali anche in relazione ai rapporti esistenti tra essi, indicando le principali misure di mitigazione adottate sia nella fase di realizzazione dell’opera, che in quella di esercizio.

2.1 I

NQUINAMENTO IDRICO

Gli interventi di adeguamento dell’impianto di depurazione delle acque reflue di Fiorenzuola d’Arda determinano un impatto significativamente positivo sul ciclo dell’acqua, dato che consentono di raggiungere un miglioramento dell’efficienza depurativa dell’impianto esistente, in particolar modo relativamente ai nutrienti. La filiera di trattamento di progetto garantisce il rispetto dei limiti allo scarico, come da Tabella 2 dell’Allegato 5 alla Parte Terza del D. Lgs. 152/06, oltre a consentire il conseguimento di elevate efficienze di abbattimento dei macroinquinanti principali.

2.1.1 Verifica dell’invarianza idraulica

La realizzazione degli interventi comporta una modifica della copertura delle superfici dell’area oggetto di intervento e di conseguenza una variazione dell’attuale coefficiente di deflusso.

La valutazione dell’incidenza delle modifiche indotte dalle opere in progetto in termini di impermeabilizzazione dei suoli viene effettuata confrontando il coefficiente di deflusso medio ponderato dell’intera area in condizioni ante operam con quelle previste post operam.

I coefficienti di deflusso considerati per ciascuna tipologia di area, riportati in Tabella 3, sono stati assunti facendo riferimento al Piano Stralcio per il Rischio Idrogeologico dell’Autorità dei Bacini Regionali Romagnoli.

Tabella 3: Coefficienti di deflusso

Tipologia di superficie Coefficiente di deflusso

Vasche aperte 0

Superfici agricole 0.1

Superfici permeabili (aree verdi) 0.2

Superfici impermeabili (strada, tetti, piazzali…) 0.9

Allo stato attuale l’area esterna ai confini dell’impianto, che dovrà essere acquisita per la realizzazione delle opere di ampliamento previste, è occupata da coltivazioni. La realizzazione degli interventi di ampliamento dell’impianto generano, quindi, un leggero incremento del coefficiente di deflusso, dovuto soprattutto alla realizzazione della nuova viabilità interna all’impianto.

(21)

In Tabella 4 è riportata l’estensione delle differenti tipologie di superfici dell’area dell’intero impianto di depurazione considerando l’acquisto dell’area esterna all’attuale confine dell’impianto, nelle condizioni ante e post operam. Dalla tabella si può vedere che le superfici impermeabili subiscono un incremento di 2285 m2, così come le vasche aperte subiscono un incremento di 1266 m2 e le superfici impermeabili di 1049 m2.

Tabella 4: Superfici nelle condizioni attuali e di progetto

Tipologia di superficie Condizioni ante operam Condizioni post operam

m2 % m2 %

Vasche aperte 1618 10 2884 18

Superfici agricole 4600 29 0 0

Superfici permeabili (aree verdi) 7175 45 8224 51

Superfici impermeabili (strada, tetti, piazzali…) 2584 16 4869 30

TOTALE 15977 100% 15977 100%

Sulla base dei coefficienti di deflusso specifici per tipologia di superficie e dell’estensione delle superfici stesse, è stato valutato il coefficiente di deflusso medio ponderato nelle condizioni attuali e di progetto. I risultati sono riassunti in Tabella 5.

Tabella 5: Coefficiente di deflusso in condizioni attuali e di progetto Scenario Coefficiente di

deflusso medio

STATO ANTE OPERAM 0.26

STATO POST OPERAM 0.38

Il coefficiente di deflusso, in seguito alla realizzazione delle opere di adeguamento, subisce dunque un incremento del 43%.

2.2 I

MPATTI SU

SIC, ZPS

E

SIR

Si possono ritenere nulli gli impatti negativi sui siti della Rete Natura 2000 (SIC, ZPS e SIR), localizzati ad una distanza tale da non risentire delle attività di cantiere né tantomeno di quelle legate alla conduzione ordinaria dell’impianto di depurazione a seguito degli interventi di adeguamento.

È giustificato quindi ritenere che l’impianto oggetto di intervento non determini ripercussioni sulla qualità ambientale delle zone protette più vicine all’area.

2.3 I

MPATTI SULLA VIABILITÀ

Per quanto concerne la viabilità, l’adeguamento dell’impianto esistente non indurrà sostanziali modifiche dei flussi veicolari per il normale esercizio dell’impianto, poiché le principali attività che inducono flussi veicolari sono rappresentate generalmente da:

(22)

• allontamento dei fanghi prodotti dall’impianto;

• approvvigionamento dei materiali di consumo;

• circolazione del personale addetto alla conduzione dell’impianto.

Al fine di limitare l’impatto prodotto dagli automezzi in fase di esecuzione dell’opera, si prevede l’impiego di mezzi d’opera con motorizzazioni Euro 4 o Euro 5 e pertanto dotati dei più moderni sistemi di abbattimento acustico ed antinquinamento, costituiti da speciali filtri antiparticolato con caratteristiche tali da rispettare i limiti di emissioni nocive dati dalle Direttive CE.

Sarà predisposto e mantenuto aggiornato uno scadenziario per la gestione delle manutenzioni di tutti i mezzi e attrezzature con motore a combustione, secondo le indicazioni del fabbricante. Una ottimale manutenzione consente il rispetto delle emissione dichiarate dal produttore.

Sarà vietato riempire eccessivamente i cassoni per il trasporto dei materiali inerti che saranno inoltre chiusi superiormente con un telo in modo da ottenere un notevole

abbattimento delle polveri. Inoltre, eventuali cumuli temporanei di materiali inerti approntati durante le operazioni di carico/scarico e finalizzati alla movimentazione all’interno del cantiere, saranno ricoperti con teli in tessuto non tessuto per evitare l'erosione eolica e il dilavamento in caso di pioggia.

Particolare cura verrà posta nella scelta degli eventuali siti di discarica e/o stoccaggio materiali, al fine del contenimento della lunghezza dei percorsi per minimizzare l’impatto dei trasporti sull’ambiente circostante.

Per limitare il fenomeno del sollevamento delle polveri da parte dei mezzi in movimento, sarà imposto a tutto il personale deputato alla conduzione dei mezzi il limite tassativo di 15 km/h entro il cantiere.

Le piste interne non pavimentate saranno opportunamente stabilizzate con geotessile oppure ghiaia. Le aree pavimentate saranno spazzate quotidianamente. A tal riguardo sarà predisposta idonea istruzione operativa ed il personale sarà opportunamente formato ed informato.

Il cantiere avrà una squadra a disposizione anche per la pulizia delle vie limitrofe al cantiere. Gli ingressi al cantiere saranno dotati di motospazzatrici e di autobotti il cui utilizzo sarà previsto in tutti i casi in cui la viabilità ordinaria presenti residui di polvere o fango dovuti al transito degli automezzi in entrata o in uscita dal cantiere.

Sarà svolta una specifica formazione in merito a produzione, diffusione, effetti e riduzione di inquinanti atmosferici in cantiere, affinché tutti gli operatori sappiano quali siano i provvedimenti atti a ridurre le emissioni nel proprio campo di lavoro e quali siano le possibilità personali per contribuire alla riduzione delle emissioni.

(23)

2.4 I

NQUINAMENTO ATMOSFERICO

Le attività che generano impatto sulla qualità dell’aria derivano dalla circolazione di mezzi impiegati per il trasporto dei materiali in ingresso ed in uscita, sia in fase di cantiere che durante l’esercizio dell’impianto, e per la movimentazione di terra (scavi e rinterri) che determinerà disagi temporanei per le normali attività esterne all’impianto. Si può ritenere che, in termini di produzione di polveri, le fasi di escavazione, demolizione e rinterramento previste nel periodo dei lavori potranno avere un impatto significativo ma comunque reversibile nei tempi di conclusione del cantiere. Relativamente alla circolazione di automezzi per la gestione ordinaria dell’impianto, si ritiene che l’impatto di tale attività sia invece trascurabile.

Con l’obiettivo di minimizzare la possibile produzione di polveri e di altre emissioni atmosferiche durante la fase di cantiere, verranno adottate specifiche misure quali l’integrazione della recinzione dell’area di cantiere con teli che svolgeranno la funzione di protezione antipolvere. Verrà anche posto in essere un sistema di irrigazione a pioggia, per evitare la propagazione delle polveri provenienti dai lavori o da stoccaggi agli ambienti esterni al cantiere. Durante le suddette operazioni le polveri residue eventualmente sollevate verranno abbattute mediante abbondante bagnatura integrativa operata manualmente a terra.

Gli ingressi delle aree di cantiere verranno inoltre asfaltati e dotati di impianti di lavaggio gomme.

Lo scopo è quello di ottenere la pulizia delle ruote dei mezzi di cantiere prima che questi, in uscita dal cantiere, accedano alle strade pubbliche. L’impianto sarà costituito da un sistema di spruzzatori che, mediante getti d’acqua a pressione, laveranno gli pneumatici in modo da asportare i residui di terra, fango etc. Gli impianti di lavaggio saranno automatizzati e si attiveranno, grazie all’azione di apposite fotocellule, al

passaggio del mezzo. Tali impianti, di ultima generazione, sono dotati di una serie di erogatori installati in punti specifici che permettono di rimuovere lo sporco più resistente tra le ruote gemelle e nei profili delle gomme. Tale apprestamento, unitamente all’eventuale utilizzo delle motospazzatrici, qualora per ragioni tecniche gli impianti di lavaggio dovessero presentare malfunzionamenti o scarsa efficienza, consentirà un’ottimale pulizia delle strade a garanzia della sicurezza del traffico transitante sulla viabilità prossima al cantiere. La porzione di piazzale destinata all’impianto di lavaggio sarà infine impermeabilizzata, al fine di evitare l’infiltrazione nel sottosuolo di acque reflue e versamenti accidentali di olio, combustibili etc.

(24)

Le emissioni odorigene prodotte saranno quelle tipiche di impianti di depurazione delle acque reflue, se non eventualmente inferiori tenendo conto della presenza di trattamenti realizzati in vasche coperte (comparto biologico, stabilizzazione aerobica e ispessimento statico) e in locali chiusi (grigliatura grossolana, sollevamento iniziale e ispessimento dinamico). L’impatto in termini di emissioni odorigene imputabile al depuratore nella configurazione di progetto può dunque essere considerato trascurabile, vista anche la particolare localizzazione dell’impianto (aree non edificate, abitazioni lontane) e la realizzazione di un nuovo sistema di aerazione dimensionato in modo tale da garantire un’efficace ossigenazione del fango. In tali condizioni le emissioni gassose non presentano particolari problematicità dal punto di vista dell’odore e, in generale, non risultano necessari ulteriori accorgimenti per il contenimento delle emissioni. L’impianto di Fiorenzuola d’Arda è inoltre dotato di un sistema di deodorizzazione a biofiltri che, captando le arie esauste raccolte nelle aree chiuse, è in grado di abbattere le potenziali emissioni maleodoranti provenienti da tali comparti limitando ulteriormente l’impatto odorigeno dell’impianto.

2.5 I

NQUINAMENTO ACUSTICO

L’inquinamento acustico in fase di costruzione è principalmente associato al funzionamento delle macchine operatrici utilizzate nel cantiere (movimento terra, gru, autocarri…). Le attività di cantiere si svolgeranno nelle normali ore lavorative nei giorni feriali e non arrecheranno disturbo nelle ore notturne. Un’ulteriore fonte di disturbo acustico è causata dai mezzi di trasporto di materiali. In ogni caso, il disagio associato alle attività di cantiere sarà trascurabile, dato il carattere temporaneo dello stesso e la posizione isolata del depuratore.

Per minimizzare gli impatti acustici viene comunque prevista l’implementazione di un cronoprogramma di avanzamento giornaliero ottimizzato: l’idea base dell’organizzazione del cronoprogramma giornaliero è quella di concentrare le attività caratterizzate da maggiori emissioni acustiche nei periodi della giornata già di per sé rumorosi, cercando di assecondare l’andamento temporale dei livelli sonori, seguendo l’obiettivo di

evitare un’eccessiva differenza di livelli acustici tra i due scenari, rispettivamente di cantiere in esercizio e cantiere inattivo, che comporterebbe un potenziale superamento del livello differenziale. A titolo di esempio, le attività maggiormente rumorose potranno essere concentrate durante i periodi in cui si hanno i maggiori flussi di traffico veicolare nelle fasce orarie dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 18.00. Al fine di ridurre ulteriormente l’inquinamento acustico prodotto durante l’esecuzione dei lavori potrà essere inoltre prevista la delimitazione con barriere antirumore di tipo mobile

(25)

delle aree di cantiere origine di emissioni rumorose e delle aree di lavoro prossime a ricettori sensibili.

Tali barriere presentano il vantaggio di non necessitare di ulteriori opere di fondazione (e quindi arrecare altre emissioni sonore), essendo estremamente semplici nel montaggio e risultando completamente compatibili con il sistema di montaggio e smontaggio tipico del cantiere mobile.

L’utilizzo di tali dispositivi sarà previsto, ad esempio, durante le operazioni di movimento terra, demolizioni di opere esistenti, maggiormente impattanti in termini di rumorosità. Le barriere proposte consentiranno di ridurre le emissioni sonore di almeno 20 dB. I macchinari rumorosi (Leq>90 dB(A)) saranno ubicati in modo tale da minimizzare l’effetto diretto dovuto alla posizione reciproca tra la sorgente e l’utilizzatore (frapposizione di ostacoli o barriere che disturbino la trasmissione sonora ovvero la ricezione).

Per quanto riguarda l’emissione di vibrazioni, sono generalmente prodotte dalle macchine di movimentazione della terra e operatrici in genere, utilizzate per la realizzazione delle opere previste.

Le sorgenti di vibrazioni, così come per il rumore, durante il periodo di apertura del cantiere saranno legate principalmente alle lavorazioni di movimento terra e transito dei mezzi pesanti.

Tutte le attività, nelle diverse fasi del cantiere, saranno svolte ponendo attenzione nel minimizzare la produzione e propagazione di vibrazioni. A tal fine, con riferimento alle attività di maggiore impatto sopra elencate, saranno adottati alcuni accorgimenti tecnici e operativi quali l’adozione di soluzioni progettuali che semplifichino l’esecuzione degli scavi evitando, ad esempio, l’adozione di sezioni obbligate a favore di sbancamenti aperti; la limitazione a 15 km/h della velocità massima dei mezzi pesanti a servizio del cantiere.

In generale, per la riduzione dell’impatto dovuto alla propagazione di rumore e vibrazioni, saranno utilizzati macchinari conformi alle varie norme CE, in ottimo stato manutentivo, prediligendo quelli che hanno un maggiore isolamento acustico o con minore emissione di rumore e vibrazioni (saranno privilegiati i mezzi su gomma rispetto a quelli cingolati).

Durante l’intera durata dei lavori, sarà costantemente monitorato il livello delle emissioni acustiche e vibrazioni prodotte con specifico riguardo a situazioni particolarmente delicate al fine di poter adottare eventuali provvedimenti di mitigazione.

In fase di esercizio, le emissioni rumorose più importanti saranno associate alle utenze elettromeccaniche dedicate all’aerazione dei comparti di trattamento (soffianti a servizio di dissabbiatura, sezioni di trattamento biologico e stabilizzazione aerobica). Al fine di limitare i possibili impatti acustici, le macchine sono localizzate in ambiente chiuso e dotate di cabine di insonorizzazione. Nella selezione delle apparecchiature di nuova installazione è stata inoltre posta attenzione all’individuazione di soluzioni caratterizzate da bassi livelli di emissione di rumore. In particolare, per la sezione dei pretrattamenti, si è posta particolare attenzione all’emissione di rumori dovute al carter del motore del rotostaccio per la grigliatura fine, che sarà coibentato con materiale fonoassorbente al fine di ridurre le emissioni alla sorgente. Inoltre, è prevista la copertura delle soffianti esterne, dedicate all’aspirazione dell’aria esausta dei comparti di stabilizzazione aerobica,

(26)

ispessimento, disidratazione e accumulo dei fanghi, tramite delle sottili pareti fonoassorbenti, in modo da abbattere la propagazione del rumore prodotto.

2.6 E

MISSIONE DI ODORI

L’impatto derivante dall’entrata in esercizio dell’impianto è potenzialmente significativo in termini di emissioni odorigene dal momento che il trattamento del refluo può determinare, in generale, la formazione di odori di vario tipo, originato da diverse sezioni di trattamento. Sulla base di tale considerazione e considerando le caratteristiche salienti degli interventi previsti, è stata prevista l’aspirazione dell’aria esausta dai comparti considerati più odorigeni: la vasca di stabilizzazione aerobica (che sarà opportunamente coperta), l’ispessitore statico (già ad oggi coperto) e il locale ispessimento fanghi, il locale disidratazione fanghi e il locale di accumulo dei fanghi disidratati, al fine di garantire la salubrità degli ambienti di lavoro interni e la minimizzazione dell’impatto sull’ambiente esterno. A servizio di questi manufatti è prevista l’installazione di apparecchiature elettromeccaniche dedicate all’aspirazione dell’aria e alla sua immissione nel comparto biologico.

In particolare, sono previsti due compressori, che avranno una portata aspirata tale da garantire un numero di ricambi d’aria sufficienti per ottenere adeguate condizioni lavorative. Pertanto le emissioni odorose verranno captate e insufflate nella vasca biologica al di sotto del pelo libero senza dispersioni in atmosfera.

Per quanto riguarda la sezione dei pretrattamenti, è prevista la copertura del nastro trasportatore che trasporta il grigliato rimosso dai rotostacci al cassone sottostante. In questo modo la dispersione di odori in atmosfera risulta minimizzata.

Per il comparto di accumulo fanghi, viene inoltre prevista una copertura della zona della vasca dedicata, in modo da evitare la dispersione degli odori in atmosfera e da permettere l’estrazione dell’aria esausta e la sua insufflazione nella vasca di ossidazione, come descritto precedentemente.

Si prevede inoltre la dismissione dei due biofiltri esistenti, che si trovano in una posizione di passaggio nella nuova configurazione impiantistica, e la rimozione della copertura esistente installata sulle tre linee biologiche, in maniera da rendere più agevole l’accesso e la manutenzione alla rete di diffusione dell’aria. Tale scelta è giustificata dal trattamento aerobico dei reflui biologici che garantisce la non putrescibilità dei fanghi biologici. Infatti, il sistema di diffusione a bolle fini previsto, garantisce la minimizzazione della turbolenza superficiale e, di conseguenza della dispersione di aerosol in atmosfera.

Si è già visto ai capitoli precedenti come le emissioni odorigene in atmosfera provocate dall’impianto in esame nella configurazione di progetto, siano collocate per lo più nella zona nella zona di trattamento dei fanghi di supero costituiti da digestione aerobica, e ispessimento dei fanghi.

Relativamente a queste sezioni, il progetto prevede di coprire e porre in aspirazione i volumi dove

(27)

avviene l’accumulo di aria esausta immettendola direttamente in vasca biologica evitando la dispersione in atmosfera di odori molesti.

Grazie alla copertura delle sezioni di impianto e alla deodorizzazione degli elementi impattanti, si ritiene che complessivamente non vi siano criticità non gestite, che potrebbero comportare un impatto negativo. A questo proposito si sottolinea il carattere isolato dell’opera, che non invade contesti abitati nelle immediate vicinanze: vi è un unico recettore vicino al depuratore, non ubicato nelle direzioni principali del vento e comunque schermato dalla presenza di elementi alberati e dalla perimetrazione dell’impianto. Si fa presente, inoltre, che la barriera vegetale prevista permetterà la riduzione dell’impatto paesaggistico e, contestualmente, il contenimento delle emissioni provenienti dai comparti più odorigeni dell’impianto.

Le soluzioni progettuali sono quindi considerate efficaci nella gestione delle problematiche connesse con gli odori e per tale motivazione sono considerate positive nella matrice degli impatti residui.

In termini di qualità dell’aria sono potenzialmente significativi i flussi interni all’impianto legati al transito dei mezzi di trasporto e conferimento di rifiuti (ad. es. dei fanghi di risulta o dei rifiuti dalle stazioni di grigliatura dell’impianto). Il progetto prevede una razionalizzazione e un riordino della viabilità interna, che viene giudicata positiva, andando a garantire un impatto residuo nullo rispetto a tale fattore.

2.7 P

RODUZIONE RIFIUTI SOLIDI

La produzione di rifiuti in fase di esercizio è associata alla produzione di fanghi, materiale grigliato, sabbie e oli separati nel comparto di dissabbiatura/disoleatura. Il corretto smaltimento e trattamento di tali rifiuti presso impianti autorizzati assicura un impatto minimo sull’ambiente.

La produzione di rifiuti e delle terre e rocce da scavo che deriverà dalle attività di escavazione propedeutiche alla realizzazione delle opere oggetto di appalto verrà invece gestita secondo normativa vigente (D.M. 161/2012 e D.P.R. 120/2017). In particolare verrà redatto uno specifico

“Piano di utilizzo” che prevedrà l’attività di caratterizzazione delle terre-rifiuti in base agli allegati 2 e 4 del D.P.R. 120/2017 e all’art. 9 del D.M. 5/02/1998 con scopo di verificare se vi è una contaminazione dei terreni e le caratteristiche chimico-fisiche dei rifiuti presenti in sito, al fine di pianificare le operazioni di scavo e di smaltimento propedeutiche alla realizzazione dell’opera in progetto. In particolare il materiale da scavo derivante dalle attività di escavazione potrà essere gestito secondo le seguenti modalità:

• gestione del materiale come rifiuto, inerte e non pericoloso, ed identificandole con il codice CER 17.05.04, conferirle al Centro di Recupero rifiuti di zona secondo il Titolo III del D.P.R. 120/2017,

• attuazione dell’attività di recupero rifiuti e gestione delle terre e rocce da scavo ai sensi degli Artt.

214, 215, 216 del D.Lgs. 152/06 e s.m.i. e secondo il Capo II e IV di cui al D.P.R. 120/2017 dopo analisi di compatibilità ambientale e geotecnica,

(28)

• applicazione degli art. 185 del D.Lgs 152/06 e Titolo IV del D.P.R. 120/2017 (riutilizzo presso il sito di produzione).

In fase di avviamento delle attività di cantiere si provvederà a determinare le modalità di gestione del materiale di scavo. Nel caso di conferimento presso Centro Autorizzato si provvederà a:

• individuare un centro autorizzato al recupero o smaltimento terre e rocce da scavo (CER 170504) e comunicarlo all’ente appaltante;

• gestire il deposito temporaneo presso il cantiere di produzione secondo il Titolo III del D.P.R.

120/2017;

• affidare il trasporto a ditte iscritte all’Albo Gestori Ambientali;

• emettere Formulario di Identificazione per il trasporto.

Se a seguito delle indagini ambientali e geotecniche risultasse possibile utilizzare il materiale, prevalentemente ghiaioso e di buona qualità si proporrà un Piano di utilizzo ai sensi del D.M. 5/2/1998 e s.m.i., del D.Lgs. 152/06 e s.m.i. (Artt. 214 – 216) e D.P.R. 120/2017.

Infine la porzione di materiale riutilizzata in sito sarà gestita ai sensi dell’art. 185 del D.Lgs 152/06 che ne permette l’utilizzo a fini di costruzione allo stato naturale nello stesso sito in cui sono state scavate e Titolo IV del D.P.R. 120/2017.

2.8 I

NQUINAMENTO DEL SUOLO

In termini di possibili impatti sulla componente ambientale suolo, le possibili fonti risultano essere sversamenti accidentali di rifiuti o sostanze trattate all’interno dell’impianto. In tal senso si evidenzia che il progetto prevede opportune misure finalizzate a minimizzare tali impatti:

i rifiuti prodotti (grigliati, sabbie e oli) vengono opportunamente stoccati in cassoni installati su superfici impermeabilizzate prima di idoneo smaltimento;

i reagenti chimici utilizzati nel processo depurativo vengono stoccati in appositi serbatoi collocati all’interno di vasche di contenimento al fine di contenere eventuali sversamenti accidentali;

i reflui ed i fanghi di depurazione risultano, lungo tutta la filiera di processo, confinati all’interno di vasche impermeabilizzate dotate di opportuni franchi di sicurezza sull’altezza delle pareti perimetrali e di ulteriori sistemi (quali misuratori di livello e scarichi di troppo pieno) in grado di scongiurare potenziali sversamenti accidentali sul suolo in caso di incremento dei livelli idraulici.

2.9 C

ONCLUSIONI

Da quanto illustrato ai capitoli precedenti si evince come l’assetto funzionale previsto per l’impianto di depurazione di Fiorenzuola d’Arda, risulti sostenibile sia da un punto di vista ambientale che sociale ed economico.

Si ha, infatti, che gli impatti sul sistema naturale provocati dall’ordinario funzionamento dell’impianto risultano trascurabili in virtù dei presidi ambientali previsti e delle migliori tecnologie adottate, in grado di far rientrare le varie tipologie di effetti entro i rispettivi limiti di normativa.

(29)

Per quanto riguarda in particolare l’atmosfera, si ha che le emissioni di sostanze inquinanti, rumori ed odori rimarranno al di sotto delle soglie di attenzione indicate dalla legislazione vigente e comunque si concentreranno sostanzialmente entro l’area di impianto senza spandimenti significativi nei dintorni abitati e nelle aree sensibili adiacenti. Il confinamento delle sezioni dell’impianto più odorigene entro locali chiusi dove viene effettuata l’aspirazione dell’aria, mitiga gli impatti rispetto alla situazione attuale.

Per quanto riguarda l’ambiente idrico, il progetto si pone come obiettivo la sua assoluta preservazione mediante:

 la realizzazione di una rete di drenaggio per la raccolta delle acque ricadenti sulle aree di viabilità e piazzali.

Si è visto poi come l’impatto sulle acque superficiali sia da considerarsi positivo, in relazione alle concentrazioni dell’effluente in uscita, migliorative rispetto alla condizione attuale, grazie alla più elevata efficienza depurativa raggiunta dell’impianto nella configurazione di progetto.

Gli impatti sul sistema socio-economico saranno infine sostanzialmente positivi in virtù della preservazione dell’ambiente e dell’ottimizzazione del servizio agli utenti.

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