L'anno millenovecentonovanta, il giorno quattro del mese di ottobre alle ore 16.21 in Roma Piazza dell'Indipendenza n. 6, si è riunito il Consiglio Superiore della Magistratura.
Sono presenti:
VICE PRESIDENTE Prof. Giovanni GALLONI
COMPONENTI ELETTI DAI MAGISTRATI E DAL PARLAMENTO Avv. Alessandro REGGIANI dalle ore 16.30
Prof. Giuseppe RUGGIERO dalle ore 16.25 Avv. Franco COCCIA
Avv. Piergiorgio BRESSANI
Dott. Renato TERESI dalle ore 16.46 Dott. Giacinto de MARCO
Prof. Alessandro PIZZORUSSO
Dott. Carlo DE GREGORIO Prof. Giorgio LOMBARDI
Dott. Giovanni PALOMBARINI Dott. Renato VUOSI dalle ore 16.10
Dott. Alessandro CRISCUOLO
Dott. Elvio FASSONE
Prof. Pio MARCONI
Dott. Luigi FENIZIA
Dott. Gianfranco VIGLIETTA dalle ore 16,25 Prof. Mario PATRONO
Dott. Italo MATERIA Dott. Luciano SANTORO Prof. Gaetano SILVESTRI Dott. Gennaro MARASCA Dott. Alfonso AMATUCCI
Dott. Maurizio MILLO
Dott. Antonio CONDORELLI
Dott. Maurizio LAUDI
Dott. Aldo GIUBILARO dalle ore 16.30 Dott. Gaetano SANTAMARIA AMATO
S E G R E T A R I
Dott. Giuseppe GRECHI
Dott. Settembrino NEBBIOSO
Dott. Roberto Maria CENTARO Dott. Domenico CARCANO Dott. Antonio ORICCHIO
Sono assenti giustificati il dott. BRANCACCIO, il dott. SGROI, il dott. LIPARI ed il dott. STAJANO.
Assume la presidenza il prof. Giovanni GALLONI Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.
Si passa all'esame della seguente pratica della Commissione Speciale Referente per la Riforma Giudiziaria e l'Amministrazione della Giustizia, in ordine alla quale è stata formulata la seguente proposta:
"Lotta alla mafia ed alla criminalità organizzata per gli aspetti riguardanti l'azione dell'autorità giudiziaria.
La Commissione,
a seguito della propria decisione, adottata il 17 settembre scorso, di porre al primo punto dell'ordine del giorno della riunione del 24 settembre scorso il tema della "lotta alla mafia ed alla criminalità organizzata per gli aspetti riguardanti l'azione dell'autorità giudiziaria", in ordine al quale i precedenti consigli hanno operato a partire dalla seduta del 13 maggio 1982;
- udito il relatore e gli interventi seguiti alla sua esposizione nelle sedute del 24 e 25 scorsi;
- rilevata la sempre crescente gravità del problema, proprio in questi giorni dimostrata dall'assassinio del giudice Rosario LIVATINO, che segue tutta una serie di gravissimi episodi precedentemente verificatisi soprattutto nelle regioni Sicilia, Calabria e Campania, ma non di rado anche in altre parti d'Italia;
- ritenuto che, se è vero che il problema sociale che ne deriva non può certamente essere risolto con i soli strumenti della repressione penale e se è del pari indubbio che il Consiglio non può sostituirsi al Governo e al Parlamento nella realizzazione di più incisivi interventi, un'efficiente azione degli organi del potere giudiziario operanti in tali aree risulta particolarmente importante sotto molteplici profili;
- ritenuto che un gruppo di lavoro del Consiglio Superiore della Magistratura il quale si occupa dei problemi della criminalità organizzata, senza competenze deliberative e autonomo potere di esternazione, potrà svolgere utilmente un'opera di accertamento di bisogni e di elaborazione di proposte con riferimento a qualsiasi attività di competenza del Consiglio, riferendo alle Com- missioni quanto esso sia per accertare e quanto ritenga opportuno suggerire;
- ritenuto in particolare che tale organo dovrà riferire alla Prima Commissione ogni notizia in ordine al settore di competenze ad essa riservate al fine di consentire una rapida valutazione nel rispetto delle norme dettate dalla circolare per l'applicazione dell'art. 2, r.d.l. 31 maggio 1946, n. 511;
- che a tal fine appare opportuno che la struttura del gruppo di lavoro sia quanto più possibile snella e che esso sia presieduto dal Presidente della Commissione Riforma e sia composto da altri sei componenti che durano in carica due anni;
- ritenuto infine che deve riservarsi all'esito di una verifica ogni decisione in ordine alla richiesta di costituire una commissione speciale con competenza in materia alla luce dell'esperienza del concreto funzionamento del predetto organo;
propone
che il Consiglio deliberi la costituzione di un "Gruppo di lavoro per gli interventi del Consiglio Superiore della Magistratura relativi alle zone più colpite dalla criminalità organizzata", strutturato come in premessa".
Prende innanzitutto la parola il relatore, prof. PIZZORUSSO, che ricorda come la Commissione Riforma, sin dalla prima seduta della nuova consiliatura, avesse deciso di porre all'o.d.g. il tema della lotta alla mafia e alla criminalità organizzata.
Successivamente, dopo un dibattito che si è sviluppato nel corso di tre sedute, la Commissione ha approvato un documento in modo pressochè unanime, anche se permangono differenze di vedute su alcuni specifici problemi. Manca invece una relazione scritta, sia perchè è mancato il tempo a causa del barbaro assassinio del dott. LIVATINO, sia perchè, essendovi alcune differenze di vedute su alcune questioni di dettaglio è apparso preferibile svolgere una relazione orale. Lui stesso, a titolo personale, presenterà tre emendamenti al testo approvato dalla Commissione.
Il prof. PIZZORUSSO passa quindi ad illustrare il testo del documento approvato dalla Commissione Riforma dopo essere stato più volte rivisto.
Alle ore 16,25 fanno il loro ingresso in aula i consiglieri RUGGIERO e VIGLIETTA.
Innanzitutto, la maggioranza della Commissione ha preferito evitare di introdurre nell'ultima versione del testo in esame espressioni con cui si dava atto del lavoro svolto in pas- sato dal Comitato antimafia: è prevalsa infatti l'opinione che non fosse il caso di valutare l'operato dei precedenti Consigli, dovendocisi limitare ai semplici dati di fatto.
Nel primo capoverso della seconda pagina del documento si pongono poi le basi del lavoro che dovrà essere svolto dal Consiglio nelle sue articolazioni; in particolare, si sottolinea che il Consiglio non può sostituirsi al Governo nè al Parlamento nella realizzazione degli interventi necessari, anche se è evidente che il Consiglio Superiore della Magistratura dovrà fare tutto quanto rientra nelle sue competenze.
Alle ore 16.30 fanno il loro ingresso in aula i consiglieri GIUBILARO e REGGIANI.
Nel successivo capoverso - prosegue il prof. PIZZORUSSO - si specifica che il gruppo di lavoro del Consiglio Superiore della Magistratura che avrà il compito precipuo di occuparsi dei problemi della criminalità organizzata dovrà operare senza alcun autonomo potere di esternazione. Tale limitazione non incontra però il suo accordo, e la relativa espressione formerà oggetto di una apposita proposta emendativa soppressiva. Nel capoverso in questione si stabilisce altresì che il gruppo di lavoro dovrà svolgere un'opera di accertamento dei bisogni e di elaborazione di proposte, riferendo alle commissioni competenti per materia. Nel capoverso che segue si dice inoltre che il gruppo di lavoro dovrà riferire alla Prima Commissione ogni notizia che possa condurre all'applicazione dell'art. 2 L.G..
Particolare importanza riveste il capoverso ove si afferma che la struttura del gruppo di lavoro deve essere quanto più possibile snella; tale snellezza dovrebbe consentire al gruppo di lavoro di effettuare visite nelle zone calde del paese in modo assai discreto, rifuggendo da riunioni ed assemblee pletoriche ed evitando di intralciare l'ordinaria attività degli uffici giudiziari. Nel capoverso in questione si dice che il gruppo di lavoro dovrebbe essere presieduto dal presidente della Commissione Riforma e composto da altri 6 componenti: il prof.
PIZZORUSSO ritiene però, personalmente, che tale organo dovrebbe essere più utilmente
costituito da 5 consiglieri in tutto, o in alternativa da 8 - 9 consiglieri con possibilità, in quest'ultimo caso, di operare in due distinte articolazioni.
Alle ore 16.40 fa il suo ingresso in aula il dott. VUOSI.
La composizione del gruppo di lavoro sarà pertanto oggetto di due sue specifiche proposte emendative.
Altra questione delicata, discussa in seno alla Commissione Riforma, è se si debba dar vita ad una struttura relativamente informale oppure ad una Commissione Speciale, secondo quanto previsto dal Regolamento. In proposito, dopo che la tesi favorevole alla costituzione di una commissione sembrava prevalere, si è stabilito di rinviare per il momento ogni decisione al riguardo.
Prende quindi la parola il prof. PATRONO, che svolge il seguente intervento:
Signor Presidente, Illustri Colleghi,
desidero sviluppare il mio intervento su due versanti, l'uno negativo, l'altro positivo.
In negativo, insisto sulla convenienza per il Consiglio Superiore di abolire il
"Comitato antimafia", senza nulla dovervi sostituire che possa - sotto diverso nome - riprodurne la sostanza. E per due ragioni.
a) La prima, di ordine giuridico, quindi ragione (per qualche verso) oggettiva, consiste nel fatto che nè la struttura, nè le funzioni del "Comitato antimafia" hanno fondamento e previsione in qualunque luogo della Carta costituzionale o in norma di legge ordinaria e neppure l'hanno nel Regolamento Interno del Consiglio Superiore della Magistratura, anche a volerlo rovistare, quel Regolamento, da cima a fondo. E in effetti, sia che si tratti di esercitare poteri "impliciti" nuovi e diversi e per così dire "trasversali" rispetto alle competenze tassative del Consiglio; o quote di potere comunque ritagliate e in certo qual modo confiscate alla sfera potestativa delle Commissioni; sia che si tratti invece di far ricorso - come io propendo a credere che si debba fare - ad un uso straordinario dei poteri consiliari, risulta comunque palese l'estrema delicatezza del compito che abbiamo di fronte. Da qui la convinzione che l'esercizio di quei poteri eccezionali, che la discussione e l'approvazione (o la disapprovazione) di quell'uso straordinario in nessun caso si possa affidare in appalto ad una struttura, quale il "Comitato
antimafia", di incerta legittimità in linea di diritto, e semindipendente dal Consiglio, in linea di fatto; e invece che tutto questo debba necessariamente andare all'assemblea plenaria del Consi- glio, anche per assicurare al dibattito l'indispensabile trasparenza e partecipazione.
b) La seconda ragione per cui io chiedo l'abolizione del "Comitato antimafia" è una ragione di metodo. Troppo spesso, Signor Presidente, Illustri Colleghi, ci si è limitati a condurre la lotta alla delinquenza organizzata sulla base di interventi dall' "effetto placebo", come dicono i medici, e cioè solo finalizzati a tranquillizzare la gente allarmata da fatti di sangue di particolare efferatezza, o consumati a danno di vittime che giornali sono soliti definire "illustri";
troppo spesso ci si è baloccati nel gestirla, quella lotta che avrebbe dovuto e dovrebbe essere aperta e frontale, attraverso rimedi/spettacolo, attraverso periodiche dichiarazioni di impegni prima assunti e poi non mantenuti, attraverso strumenti maneggiati e "giocati" in funzione della conquista del consenso e del potere, ma quasi del tutto sterili in termini di risultati concreti e spesso persino progettati in modo che prescindessero dall'obiettivo di conseguirli.
Tutto questo, Signor Presidente, Illustri Colleghi, è accaduto al di fuori del Consiglio Superiore della Magistratura; questo si è ripetuto dentro il Consiglio Superiore della Magistratura con il "Comitato antimafia": organismo che esercitando di fatto funzioni di indirizzo nei confronti delle diverse Commissioni ha saputo essere condizionante all'interno;
mentre sul versante esterno, è stato spesso gestito in modo che la propria immagine apparisse agli occhi della gente quasi come sovrapposto a quello del Consiglio nel suo complesso e persino come l'antagonista del Governo della Repubblica in materia di politica giudiziaria nel Mezzogiorno; e tuttavia organismo, il "Comitato antimafia", che alla grande risonanza acquisita al cospetto dell'opinione pubblica non ha saputo far corrispondere - sul piano pratico - risultati (limitiamoci a dir così) di eguale brillantezza.
Ma l'assassinio del giudice Rosario Angelo LIVATINO dimostra, Signor Presidente, Illustri Colleghi, l'urgenza di uno sforzo innovativo che incida sul metodo dell'azione statale di lotta alla delinquenza organizzata. Occorre dare finalmente una risposta di alto profilo per sconfiggere la tirannia del crimine, per affermare la libertà dalla paura e dal sopruso là dove ora domina sovrana la sopraffazione e la violenza. E' ora giunto il momento di tradurre gli
impegni assunti sul terreno declamatorio in concreti comportamenti di ordine vario, a livello sia centrale sia locale.
L'esperienza rende evidente che in proposito non si può fare affidamento sulle vie percorse in passato. Questo vale per le altre istituzioni dello Stato come vale anche per il Consiglio Superiore della Magistratura il quale deve compiere, rispetto al modello "Comitato antimafia" un decisivo passo in avanti, un salto di qualità sul piano della concretezza e dei risultati da perseguire e da conseguire, nell'ambito delle proprie competenze istituzionali.
Pertanto, ritengo opportuno che i problemi legati alla questione delle strategie per combattere la criminalità organizzata debbano dal Consiglio Superiore della Magistratura essere dibattuti periodicamente, all'interno di apposite sessioni mensili del plenum del Consiglio stesso, identificando in quest'ultimo la sede naturale alla quale far capo - secondo un programma periodico ed organico - per qualunque discussione e decisione su un tema di così eccezionale importanza. Il punto di partenza del procedimento qui proposto sono le Commissioni quando ravvisano la necessità o anche la semplice opportunità di un uso straordinario dei loro poteri in funzione di una più efficace lotta alla delinquenza. Aggiungo che tra l'assemblea plenaria del Consiglio, punto terminale del procedimento, e le Commissioni deve funzionare, quale canale di trasmissione, un organismo con funzioni istruttorie e propositive costituito dai Presidenti delle stesse Commissioni, che suggerisco di chiamare "Osservatorio per la lotta alla criminalità organizzata", presieduto dal membro più anziano per età o da altro delegato del Vice Presidente, quando non sia personalmente quest'ultimo a presiederlo.
Chiedo pertanto che sia sottoposta a votazione la seguente "risoluzione":
"considerata la crescente minaccia che viene al Paese dal diffondersi della criminalità organizzata, in special modo efferata in regioni come la Sicilia, la Calabria, la Campania;
ritenuta l'urgenza di assumere dalle istituzioni il problema della criminalità organizzata come lotta aperta e frontale per affermare la libertà dei cittadini dalla paura e dalla sopraffazione;
visto l'appello rivolto dal Capo dello Stato al Parlamento, al Governo, al Consiglio Superiore della Magistratura per l'esercizio di poteri straordinari quale risposta delle istituzioni alla sfida della criminalità dilagante su buona parte del territorio nazionale;
atteso che l'appello del Capo dello Stato dispiega una sua particolare influenza nei confronti del Consiglio Superiore della Magistratura, di cui egli è il Presidente;
propone
a) che la questione delle strategie per combattere la criminalità organizzata debba dal Consiglio Superiore della Magistratura essere dibattuta periodicamente, all'interno di apposite sessioni mensili;
b) che tale dibattito prenda l'avvio su iniziativa delle Commissioni del Consiglio Superiore della Magistratura in rapporto ad un uso straordinario dei loro poteri in vista di un più efficace intervento nella lotta alla criminalità organizzata;
c) che sia costituito l'"Osservatorio per la lotta alla criminalità organizzata", organismo con funzioni istruttorie e propositive, composto dai presidenti delle diverse Commissioni e presieduto dal membro più anziano per età o da altro delegato del Vice Presidente, quando non sia personalmente quest'ultimo a presiederlo;
d) che sull'oggetto della propria attività tale organismo riferisca solo in sede di assemblea plenaria del Consiglio Superiore, durante le apposite sessioni, o quando vi sia l'urgente necessità di farlo".
Il prof. PATRONO conclude dichiarandosi disponibile ad apportare modifiche alla sua proposta specifica, nell'auspicio che sia possibile raggiungere unanimità.
Ad avviso del dott. LAUDI, che anticipa la presentazione di emendamenti, occorre innanzitutto riflettere sul fatto che l'esercizio dell'azione penale nei confronti della mafia e della criminalità organizzata reca non pochi elementi specifici: si pensi così ai particolari rapporti che devono intercorrere tra polizia giudiziaria e autorità giudiziaria, al problema della sicurezza dei magistrati che si occupano di lotta alla mafia, nonchè dei testimoni e degli imputati disposti a collaborare; si pensi ancora alla questione relativa agli ingenti mezzi che occorrono
per conseguire risultati apprezzabili nella lotta alla criminalità organizzata e all'esigenza di verificare continuamente l'adeguatezza degli strumenti normativi.
Tali specificità dell'azione penale nella lotta alla criminalità organizzata richiedono ovviamente una particolare attenzione da parte del Consiglio che deve rappresentare un referente attento ed intelligente dei singoli magistrati coinvolti da tali problematiche.
In tale contesto appare evidente come la funzione specifica del Consiglio sia quella di raccogliere i dati disponibili, come pure le proposte che provengono dai magistrati che si occupano di lotta alla criminalità organizzata, formulando quindi osservazioni, rilievi e proposte agli organi compententi ad assumere decisioni.
Certo, il Consiglio, attraverso la sua articolazione in commissioni, ha sempre la possibilità di intervenire sui vari profili di volta in volta emergenti. Ma ciò non basta apparendo necessario dar vita ad un momento di coordinamento tra le varie strutture del Consiglio; di qui la necessità di dar vita ad un apposito gruppo di lavoro che, ad avviso del dott. LAUDI, dovrebbe essere inserito nell'ambito della Commissione Riforma che è certamente l'organismo le cui competenze sono le più simili a quelle di raccogliere dati e di formulare relazioni e proposte.
Il dott. LAUDI prosegue quindi il suo intervento sottolineando che il gruppo di lavoro dovrebbe coincidere con la delegazione che dovrebbe rappresentare il Consiglio alle conferenze proposte dal Capo dello Stato con la Sua lettera del 24 settembre scorso, ed in tal senso presenterà una proposta emendativa.
Il gruppo di lavoro, infine, dovrebbe prospettare ogni conclusione cui è giunto alla Commissione Riforma, che, sola, potrà eventualmente sottoporre al Plenum quanto ritenuto opportuno.
Pertanto sono stati predisposti alcuni emendamenti volti a sopprimere il capoverso che prevede la potestà autonoma del gruppo di lavoro di riferire alle varie commissioni del Consiglio, nonchè a precisare che i componenti del gruppo di lavoro dovranno essere designati a rotazione fra i componenti della Commissione Riforma e che Presidente del gruppo di lavoro deve coincidere con quello della Commissione Riforma.
Il dottor CRISCUOLO, dopo aver rilevato che la molteplicità dei corpi di Polizia e degli organismi istituzionalmente chiamati a concorrere nella lotta contro la mafia non abbia impedito che dilagasse sempre di più la presenza della criminalità organizzata, sottolinea che, probabilmente, a tale obiettivo giova maggiormente un lavoro continuo ma oscuro piuttosto che iniziative di grande risonanza.
Lo sforzo che il Consiglio sta ora perseguendo con l'orientamento di dar vita al suo interno ad un organismo di sobria efficacia operativa si inscrive a pieno titolo in questa linea.
Da qualche parte si suggerisce di rinunciare ad una struttura permanente destinata all'esame delle questioni attinenti alla lotta alla criminalità mafiosa. Nondimeno, prosegue il dottor CRISCUOLO, la portata che ha assunto la sfida mafiosa consiglia che sia tenuta ferma la scelta di un organismo permanente.
Occorre però far si che tale struttura operi costantemente sul piano delle iniziative concrete, rinunciando alle astratte proclamazioni di principio e riducendo al minimo necessario il ricorso al potere di esternazione. In particolare, prosegue il dottor CRISCUOLO, dovrà essere compito della progettata struttura evidenziare i segmenti dell'apparato giudiziario in cui si manifestano più gravi difficoltà operative, individuare le insufficienze degli organici, proporre al Plenum le misure la cui adozione rientra nella competenza di questo e, avvalendosi del potere di proposta previsto dall'articolo 10 della legge del 1958, mettere a punto proposte di innovazioni legislative. Ciò dovrebbe valere in primo luogo per le misure di prevenzione, che sono attualmente lo strumento forse più incisivo per la lotta alla mafia.
Poichè molti consiglieri saranno fra breve impegnati per una audizione di un magistrato, propone a questo punto di rinviare alla prossima seduta il seguito della discussione.
Il PRESIDENTE fa presente che per il buon andamento dei lavori è bene che la seduta prosegua fino alle ore 18; il seguito della discussione sarà rinviato alla prossima seduta.
Il dottor TERESI osserva che il breve intervallo di tempo che rimane prima delle 18 non consente lo sviluppo di una proficua discussione: propone quindi che la seduta sia subito sospesa.
Il dottor MILLO si associa totalmente a quanto dichiarato dal dottor CRISCUO- LO, rinunciando ad intervenire in modo tale da contribuire alla speditezza dei lavori.
Il dottor MARASCA, dopo aver anticipato la presentazione di emendamenti, osserva innanzitutto che, al fine di garantire una discussione organica, sarebbe bene che essa avesse luogo in un unico contesto temporale. Sarebbe quindi forse opportuno che la seduta fosse sospesa in concomitanza con la audizione presso la Commissione incarichi direttivi, per riprendere subito dopo sino alla conclusione.
Rileva poi come il giusto richiamo del dottor CRISCUOLO all'esigenza che il previsto organismo antimafia non operi secondo una logica meramente declamatoria deve essere accolto. Ciò, però, non significa che debba prevalere una logica "riduttiva" del ruolo del Comitato. In particolare quest'ultimo - come è stato per il Comitato antimafia sin dal 1982 - deve costituire un punto di riferimento per i magistrati più duramente impegnati nella mobilitazione contro la mafia.
Del resto, che le iniziative a suo tempo assunte dal Comitato antimafia abbiano contribuito positivamente a restituire fiducia ai magistrati così severamente messi alla prova è stato riconosciuto anche da personalità che non hanno mancato in passato di criticarne le iniziative, come, da ultimo, in un intervista a "l'Avanti", ha fatto l'on. Salvo ANDO'.
Il fatto che il Comitato antimafia non sia contemplato dalla legge istitutiva del Consiglio Superiore della Magistratura, del resto, non può considerarsi ostativo alla ripresa di una tale esperienza, visto che la legge istitutiva stessa prevede comunque - in particolare all'art.
10 - l'esercizio di funzioni corrispondenti a quelle che dovrebbero essere attribuite al nuovo organismo. D'altra parte nessuno ha mai posto in dubbio che il Consiglio per raggiungere i fini assegnatigli dalla legge possa organizzarsi nella maniera più efficace. Quindi il Comitato do- vrebbe avanzare proposte alle commissioni competenti sulla base di una preventiva ricognizione delle reali situazioni operative, e trasmettere al Plenum o alla Commissione Riforma suggerimenti da sottoporre poi al Parlamento ed al Governo per innovazioni normative. Esso dovrebbe, inoltre, promuovere periodicamente la realizzazione di incontri fra i magistrati
impegnati nella lotta alla mafia affinchè questi possano scambiarsi opinioni al fine di affinare la professionalità e rendere più incisivi gli interventi.
Il testo presentato dalla Commissione Riforma, prosegue il dottor MARASCA, sostanzialmente si fa carico dei problemi da lui testè richiamati. Tuttavia, già nella denominazio- ne "Gruppo di lavoro" può leggersi una implicita presa di distanza dall'attività già esercitata dal Comitato Antimafia. Al riguardo, tale forma di sfiducia appare immeritata; andrebbe semmai rimarcata una continuità rispetto ad una esperienza che è stata sicuramente positiva.
Il dottor VIGLIETTA, dopo aver anticipato la presentazione di emendamenti, sottolinea l'esigenza di evitare di attardarsi su questioni nominalistiche: è quindi marginale la denominazione che dovrà avere l'organismo antimafia, atteso che sulle funzioni che dovranno essergli assegnate vi è un consenso molto ampio. Infondata appare poi la preoccupazione che il Plenum possa essere espropriato dall'esercizio dalle funzioni che gli competono, se non altro perchè si dovrebbe comunque passare attraverso il filtro delle Commissioni referenti, di modo che il Plenum sarebbe comunque in ultima analisi chiamato a pronunciarsi.
In conclusione, auspica che il Consiglio assuma le sue determinazioni fin da stasera finchè non subisca ulteriori ritardi una fondamentale risposta alle preoccupazioni dei cittadini di fronte alla recrudescenza della criminalità mafiosa, preoccupazioni delle quali si è fatto, tra gli altri, autorevole interprete il Capo dello Stato.
Prende quindi la parola il prof. SILVESTRI, che pronuncia il seguente intervento:
"La necessità di costituire, all'interno del Consiglio Superiore della Magistratura un gruppo di lavoro, che abbia come finalità l'esame, lo studio e le proposte in merito alle questioni, gravi e complesse, emergenti dagli uffici giudiziari dei distretti ove più intensa e preoccupante è l'appa- rire dei fatti criminali, mi sembra di tutta evidenza.
Devo confessare di essere rimasto stupìto, in queste settimane, dalla irruenta opposizione che si è sviluppata contro questa iniziativa; sono anche sconcertato per l'esercizio puntiglioso di bizantinismi personali quando il problema non è quello di criticare il troppo che si è fatto, ma semmai constare il troppo poco che si è realizzato sul piano concreto.
Le preoccupazioni che vengono avanzate, sia sotto il profilo istituzionale che sotto il profilo dell'opportunità politica mi sembrano francamente prive di ogni fondamento.
E' stato detto, ripetuto sino alla noia che non vi è, nè vi potrebbe essere, alcuna velleità invasiva della sfera di attribuzioni di altri poteri o organi dello Stato. Quando si vuole avvalorare questa preoccupazione, non ci si avvede che una semplice lettura dei verbali, delle dichiarazioni, delle risoluzioni, del Comitato antimafia delle precedenti consiliature, è sufficiente a fugare ogni dubbio in proposito. Oggi, come in passato, si vuole esercitare al meglio le competenze che la Costituzione e la legge attribuiscono al Consiglio Superiore della Magi- stratura. Certo, non potremo evitare che campagne di stampa, disinformate ed interessate, possano degenerare il senso e i limiti di un'iniziativa del genere; mi chiedo però se questo convergere di previsioni, alterazioni della verità (sciolto il Comitato Antimafia?), questo fiorire di ortodossie istituzionali a senso unico non finiscano oggi, oggettivamente - al di là delle ottime intenzioni delle singole persone - per dare un colpo ulteriore allo sgangherato armamentario degli strumenti antimafia di cui oggi dispone lo Stato, in una guerra nella quale non sono più consentite ulteriori esitazioni e debolezze. La rabbia dei giudici siciliani, e meridionali in genere, non può essere sommersa dalle disquisizioni storico sociologiche. Dobbiamo operare, e per operare abbiamo bisogno di disporre, in tempi brevi, di una mappa completa e dettagliata delle carenze, dei problemi, delle necessità di ciascuna sede giudiziaria. La pur meritoria attività del vecchio Comitato Antimafia si era accentrata nella ricognizione della realtà di quelle zone, ponendo sotto osservazione grandi aree, quasi coincidenti con il territorio di intere regioni; noi dobbiamo scendere più sulle minute, dobbiamo distinguere, chiarificare, separare, per poter meglio elaborare proposte "mirate" anche se complessivamente sorrette dal medesimo intento, perchè tutte originate dalla comune necessità di mettere i magistrati in condizione di poter lavorare senza la fondata sensazione di essere abbandonati da un potere centrale ormai rassegnato a convivere con la mafia.
Nulla di scandaloso quindi! Bisogna coordinare le iniziative che oggi sono di competenza di numerose e diverse commissioni di questo Consiglio: vi sono problemi che riguardano la Terza, la Commissione Direttivi, la Commissione Uditori, la Prima. E' importante
che si cominci ad avere una visione integrale delle disfunzioni e dei rimedi possibili e, laddove, questi non siano approntabili con l'uso delle nostre competenze proporre agli altri organi o poteri dello Stato le misure necessarie. Non riesco a capire in quale altro modo possiamo dare una risposta alla lettera che il Capo dello Stato ha significativamente indirizzato anche a noi. Non siamo un circolo culturale nè una cassa di risonanza di questo o quel partito: i nostri approfondi- menti tecnici sulla mafia non interessano nessuno, ci sarà chiesto invece di rendere conto di ciò che abbiamo concretamente fatto, sempre nell'ambito delle nostre competenze, per dare un profondo contributo all'azione dello Stato contro la criminalità organizzata. Dal momento in cui anche il Comune di Milano ammette l'esigenza di creare strutture che possano servire a segnalare e rilevare le infiltrazioni mafiose nel proprio apparato amministrativo, non si può non convenire che per accertare la metastasi ormai in atto bisogna predisporre difese in ogni cellula ed a ogni livello dell'organismo statuale.
In questo quadro, il Consiglio Superiore della Magistratura deve fare la sua parte senza velleità propagandistiche e spettacolari (lasciamo volentieri gli spettacoli e le piazzate ad altri organi dello Stato) ma anche senza timidezze.
A mio avviso il gruppo di lavoro deve essere composto in maniera da rispecchiare equilibratamente l'articolazione del Consiglio, nei suoi organi interni e nelle sue componenti ideali; dovranno esserci periodicamente riunioni al Plenum, ove però si discute del lavoro concreto fatto. Non si tratta di un compito facile (è certamente più facile tuonare contro la mafia nelle tavole rotonde); ci saranno difficoltà interne di non poco rilievo, ci si dovrà confrontare con una tendenza a sostituire l'iniziativa operosa con l'espressione - dopo ogni affare delittuoso - della propria immensa indignazione. Si può cominciare sin dall'inizio a giocare al ribasso su questo tema, la nostra risposta alle drammatiche interrogazioni che ci provengono dai giudici delle zone dominate dalla mafia sarà riassumibile in una parola: arrangiatevi!"
Quanto agli emendamenti presentati, il prof. SILVESTRI dichiara di condividere quello volto a prevedere che il gruppo di lavoro possa riferire direttamente al plenum. Per ciò che concerne poi la questione del potere di esternazione, non si vede perchè una simile potestà non
debba essere attribuita anche al gruppo di lavoro, fermo restando che nessuno, e quindi neanche il gruppo di lavoro stesso, può mai parlare a nome del Consiglio.
Il prof. SILVESTRI condivide altresì l'emendamento volto a sopprimere la disposizione in base alla quale il gruppo di lavoro dovrebbe riferire direttamente alla Prima Commissione in vista della possibile applicazione dell'art. 2 lg., n. 511 del 1946 e ciò anche se possono comprendersi le ragioni che hanno ispirato chi ha redatto quella parte del documento, ragioni che traggono origine da un recente episodio in cui il Comitato antimafia per così dire
"invase" i poteri della Prima Commissione.
Il prof. SILVESTRI conclude auspicando che, al di là delle differenze di posizione emerse, il Consiglio possa quanto prima adottare determinazioni soddisfacenti per tutti.
Interviene quindi il dott. MILLO il quale, dopo aver rilevato come in un primo momento il Consiglio sembrasse animato da intenti alquanto positivi e cioè dalla volontà di rifuggire da polemiche giornalistiche concentrandosi sull'esigenza di venire incontro alle esigenze di tutti i magistrati, manifesta la sua profonda amarezza per la piega che ha assunto il dibattito odierno. Infatti, dopo che la Commissione Riforma era riuscita ad approvare un documento che sembrava raccogliere il consenso pressochè unanime di tutti i consiglieri, salvo qualche differenza di vedute su alcuni dettagli, sono stati presentati stasera numerosissimi emendamenti, con il risultato che, in base a ciò che avverrà al momento in cui le varie proposte emendative verranno poste ai voti, molti consiglieri non mancheranno di recriminare per come si sono svolte le cose.
Ciò che conta - conclude il dott. MILLO - è che si dia vita ad un gruppo di lavoro serio ed efficente che non abbia alcun potere di esternazione, ma comunque il tono che ha assunto il dibattito sarà probabilmente fonte di attriti e di contrasti che francamente si sarebbero potuti e dovuti evitare.
Allo scopo di rendere possibile una serena e rapida prosecuzione e conclusione del dibattito in corso, il dott. VIGLIETTA si dichiara disponibile a ritirare l'emendamento da lui presentato.
Il dott. MARASCA, intendendo così raccogliere l'invito rivolto al dott. MILLO, si dichiara disposto a ritirare alcuni emendamenti da lui presentati, in particolare quello volto a mutare il nome al gruppo di lavoro e quello soppressivo del secondo capoverso della terza pagina del documento, mentre ritiene che possa essere serenamente accolta dal plenum la proposta emendativa volta a precisare che il gruppo di lavoro può riferire anche al plenum oltre che alle commissioni.
Il PRESIDENTE fa presente a questo punto che sono state presentate due proposte sull'ordine dei lavori, una volta a far si che dopo una breve sospensione il Consiglio prosegua la seduta stasera stessa, ed un'altra mirante a rinviare il seguito della discussione a mercoledì prossimo.
E' posta in votazione la prima proposta.
Il Consiglio, con 16 voti favorevoli, 5 contrari e 6 astenuti, delibera di approvare la proposta.
Il PRESIDENTE sospende pertanto la seduta fino alle ore 19.
La seduta, sospesa alle ore 18,07, è ripresa alle ore 19,33.
Prende la parola il prof. MARCONI il quale dichiara innanzitutto di voler raccogliere l'invito rivolto a tutti i consiglieri dal dott. MILLO; del resto, il senso delle proposte sue e del prof. PATRONO era semplicemente quello di far si che il Consiglio, nella sua composizione plenaria, venga investito in maggior misura delle questioni attinenti alla lotta della criminalità organizzata, anche a scapito di questioni meno importanti.
Comunque, ciò che importa è che il Consiglio riesca a pervenire stasera a conclusioni che siano il più possibile condivise dalla stragrande maggioranza dei suoi componenti.
In una situazione in cui l'opinione pubblica nutre sempre più forti perplessità sui metodi e sugli strumenti utilizzati nella lotta alla mafia, metodi e strumenti che sovente si sono rilevati del tutto inefficaci, ciò che il Consiglio può fare innanzitutto è di evitare di ridursi ad un
mero strumento di propaganda, facendo invece il possibile per tradurre i propri intendimenti in efficaci atti amministrativi.
Quanto al merito del documento predisposto dalla Commissione Riforma, esso appare sostanzialmente condivisibile, anche se permangono alcune perplessità. In particolare, al primo capoverso della seconda pagina del documento, andrebbe soppressa la parola "incisivi", che potrebbe essere intesa come una larvata critica al Governo e al Parlamento. Inoltre, per quanto concerne la competenza del gruppo di lavoro, sembra quasi che si attribuisca all'organismo in questione una generale competenza, per così dire "relazionale", mentre invece si dovrebbe precisare che il gruppo di lavoro ha come unico referente la Commissione Riforma alla quale poi compete ogni eventuale potere di iniziativa nei confronti degli altri organi del Consiglio.
Forti perplessità desta in particolare la previsione che il gruppo di lavoro possa riferire alla Prima Commissione in materia di applicazione dell'art. 2 lg.. Infatti, appare assurdo creare addirittura un terzo soggetto titolare di un'iniziativa paradisciplinare, operazione, questa, sicuramente di dubbia costituzionalità.
Non si comprende, poi, per quale ragione mentre il Presidente del gruppo di lavoro, coincidendo con quello della Commissione Riforma, rimarrebbe in carica per un anno, gli altri 6 componenti debbano rimanere in carica per 2 anni. Al riguardo, appare preferibile unificare la permanenza in carica di tutti i componenti della Commissione portandola ad un anno.
Passando poi alla parte dispositiva - prosegue il prof. MARCONI - sembra più congruo parlare di "gruppo di lavoro per gli interventi del C.S.M. relativi alla criminalità organizzata", piuttosto che "... relativi alle zone più colpite dalla criminalità organizzata".
E' inoltre indispensabile chiarire che l'organismo che si intende creare rappresenta un prezioso strumento del Consiglio, ma assolutamente privo di qualsiasi potere autonomo di esternazione. Nel contempo, occorre fare appello alla buona volontà e al senso di responsabilità di tutti i componenti del Consiglio, ed in particolare dei componenti del costituendo gruppo di lavoro, affinchè sia sempre assicurata la massima riservatezza ai lavori dell'organo in questione.
Prende a questo punto la parola il dott. GIUBILARO il quale sottolinea innanzitutto come tutti i componenti del Consiglio siano pienamente d'accordo nel ritenere che il Consiglio Superiore della Magistratura debba contribuire efficacemente ed attivamente alla lotta contro la criminalità organizzata. Il Consiglio Superiore della Magistratura, infatti, è in grado di dare l'utile contributo a tale difficile battaglia, essendo l'unico organo istituzionalmente abilitato a dare voce alla preziosa esperienza dei singoli magistrati impegnati nella lotta alla ma- fia, nei confronti degli organi dello Stato titolari del potere di compiere scelte operative.
Il Consiglio deve quindi rifuggire dalla tentazione di profondere eccessivo impegno in sterili indagini teoriche, dando invece il massimo contributo pratico possibile e mettendo così a frutto il grosso bagaglio di esperienza maturato da tanti colleghi che operano in prima linea.
Quanto poi alla struttura del costituendo gruppo di lavoro, una volta abbandonata l'idea di dar vita ad un'apposita commissione a norma di regolamento, occorre allora coerentemente evitare in ogni modo di istituire un organismo che, in concreto, finisca con il funzionare come una sorta di Commissione. Pertanto, il gruppo di lavoro deve essere necessariamente creato all'interno di una determinata commissione, che non può che essere la Riforma. In tale prospettiva, il nuovo organismo dovrebbe occuparsi innanzitutto di raccogliere ogni dato utile nella lotta alla mafia, riversando poi tutti gli elementi raccolti alla Commissione Riforma, la quale, dopo averli elaborati, può eventualmente sottoporre al plenum le proprie proposte.
Dal momento che tutti concordano nell'affermare che il nuovo organismo deve essere il più possibile snello - prosegue il dott. GIUBILARO - sarebbe assurdo dar vita ad un gruppo di lavoro composto di nove soggetti. Cinque o sei consiglieri sembrano infatti sufficienti per costituire l'organismo in questione il quale, val la pena ripeterlo, non deve avere il potere di investire delle varie questioni commissioni diverse dalla Riforma.
I componenti del gruppo di lavoro dovrebbero inoltre rimanere in carica per un anno, ferma restando la possibilità di venire riconfermati, in modo da far si che tutti i componenti
del Consiglio possano apportare al nuovo organismo la propria esperienza ed il proprio contributo.
Conseguenze dirette delle considerazioni testè svolte sono che occorre sopprimere quella parte che, discutibilmente, prevede che il gruppo di lavoro possa rivolgersi direttamente alla Prima Commissione referente. Inoltre, il testo del documento andrebbe modificato in modo da eliminare ogni dubbio sul fatto che il nuovo organismo non è titolare di alcun potere di esternazione e riferirà unicamente alla Commissione Riforma.
Ad avviso dell'avv. COCCIA molte questioni, come ad esempio quella relativa alla possibilità che il gruppo di lavoro si rivolga direttamente alla Prima Commissione referente appaiano superate alla luce del dibattito in corso; pertanto, detta previsione potrebbe essere tranquillamente soppressa.
Quanto poi al periodo laddove si dice che il gruppo di lavoro riferisce alle commissioni, tale espressione andrebbe intesa nel senso che il nuovo organismo può sottoporre alcune questioni alle altre articolazioni del Consiglio, ma sempre tramite la Commissione Riforma.
Ciò che importa comunque è che è giunto il momento di sgombrare una volta per tutte il campo da sciocchi sospetti che non possono che avvelenare il clima in cui il Consiglio opera. Pertanto, questioni come quella rappresentata dalla durata in carica dei componenti del gruppo di lavoro possono essere pacificamente risolte senza drammatizzare le differenze di vedute. Nel contempo, non vi è dubbio che non ha senso battere il chiodo della necessità che il nuovo organismo non sia provvisto di poteri di esternazione: una simile potestà infatti non viene conferita dal regolamento neanche alle Commissioni referenti e quindi è assurdo pensare che tale potere possa essere proprio addirittura di un gruppo di lavoro. Ciò che conta è invece che tutti i consiglieri mantengano un atteggiamento ispirato a riservatezza e a senso di responsabilità.
Il dottor AMATUCCI, dopo aver anticipato la presentazione di emendamenti, dichiara di non condividere il tentativo di sovvertire il lavoro della Commissione Riforma, anche perchè ciò potrebbe risolversi in un notevole ritardo del varo del nuovo organismo antimafia.
La questione della denominazione riveste un'importanza trascurabile, anche se il termine "Comitato" sarebbe il più appropriato. Ciò che conta, prosegue il dottor AMATUCCI sono i compiti che tale struttura sarà chiamata ad affrontare, compiti che peraltro non è dato di prefigurare se non in modo approssimativo.
La puntigliosa enunciazione di limitazioni e cautele rischia paradossalmente di lasciare in sottordine la vera questione centrale, che è quella di una efficace lotta alla mafia.
A suo parere, l'attenzione dovrebbe ora essere incentrata su questioni come le modalità di composizione del "gruppo di lavoro" e sulla durata in carica dei suoi componenti.
Al riguardo l'orientamento favorevole ad una innovazione annuale dell'intera composizione del gruppo di lavoro riflette il timore di evitare che tale organismo, con il tempo, tenda ad esorbitare dalle competenze che gli sono proprie. In tal modo però si rischia di pregiudicare gravemente le esigenze funzionali. Propone pertanto che il gruppo di lavoro sia periodicamente rinnovato per quote pari alla metà dei suoi componenti.
Ritira poi gli emendamenti di rilievo meramente formale, ed in particolare quello concernente la denominazione dell'istituendo organismo, mentre insiste per la soppressione del sesto capoverso della relazione, ritenendo riduttivo rimarcare fra le competenze del gruppo di lavoro quella di riferire alla Prima Commissione.
Il dottor VUOSI sottolinea l'esigenza che il Consiglio dia un segnale concreto che possa rassicurare i magistrati che operano nelle aree maggiormente interessate dalla criminalità organizzata, i quali assistono con rabbia crescente al moltiplicarsi delle promesse e delle dichiarazioni di principio nella perdurante assenza di misure pratiche da parte delle istituzioni.
In tale considerazione, dopo aver dichiarato di ritirare gli emendamenti da lui presentati fa propri quelli proposti dal prof. MARCONI, e sollecita i consiglieri a farne la base della discussione.
Il dottor SANTORO dichiara di non condividere i rilievi critici formulati dal prof.
MARCONI rispetto all'espressione che fa riferimento all'impossibilità per il Consiglio di sostituirsi al Governo e al Parlamento nella relazione di "più incisivi interventi". Purtroppo infatti le iniziative in passato assunte dall'esecutivo in varie occasioni non sono state assolutamente
all'altezza delle necessità, e quindi l'espressione da lui ora richiamata non può considerarsi indebita.
D'altra parte, è bene che il Consiglio si attenga scrupolosamente alle competenze che gli sono attribuite. Pertanto, per la configurazione di un organismo antimafia, si deve sceglie- re fra una sorta di "osservatorio" all'interno della Commissione Riforma - il che sarebbe una risposta di basso profilo - oppure, molto più incisivamente, una Commissione speciale, il cui insediamento dovrebbe però essere preceduto da una deliberazione del Capo dello Stato, alla stregua di quanto previsto dall'articolo 31 del Regolamento. Peraltro, prosegue il dottor SANTORO, in attesa del formale insediamento di una tale Commissione potrebbe darsi vita ad un Comitato che ricalcasse per compiti e struttura quelli previsti per la Commissione. A suo avviso, la composizione ottimale per la Commissione sarebbe di 8 membri compreso il suo Presidente, ciò che permetterebbe la formazione di due sottocommissioni fornite di autonoma operatività. La durata in carica dei suoi componenti, conclude il dottor SANTORO, dovrebbe estendersi per due anni; in subordine, se fosse annuale, si dovrebbe prevedere il rinnovo parziale della commissione.
L'avv. REGGIANI, dopo aver osservato che l'istituzione di organismi, privi di un preciso compito istituzionale, non ha mai dato frutti positivi, rileva però che una soppressione pura e semplice del Comitato antimafia - per quanto forse giustificabile in termini meramente funzionali - sarebbe un segnale non comprensibile per un'opinione pubblica vivamente allarmata dalla recente recrudescenza della criminalità mafiosa.
In questa prospettiva, è apprezzabile lo sforzo condotto dal Presidente GALLONI affinchè fossero individuati punti di equilibrio frale istanze, per più di un verso contraddittorie, emerse fra i consiglieri in merito alla denominazione dell'organismo, all'evidenziazione del compito di riferire alla Prima Commissione ed alla eventualità, dopo una iniziale operatività di un gruppo di lavoro, di dar corso ad una Commissione speciale.
Dichiara infine di condividere la proposta formulata dal prof. PIZZORUSSO di sopprimere il riferimento all'esclusione di un potere di esternazione, che appare pleonastico trattandosi di un organismo sfornito di una evidenza autonoma, come pure quella attinente alle
modalità di composizione del gruppo di lavoro che figura all'emendamento n. 3 pure presentato dal prof. PIZZORUSSO.
Il dott. TERESI sottolinea innanzitutto che la cosidetta terzietà del potere giudiziario non può in alcun modo essere intesa come netraulità o indifferenza del giudice nei confronti della lotta alla criminalità organizzata.
Per quanto concerne, specificamente, la proposta di istituire un organismo che si occupi del tema della lotta alla mafia, il fatto stesso che si avverta una simile esigenza è indice del fatto che le ordinarie articolazioni del Consiglio non consentono di effettuare un approccio corretto all'esame della problematica della lotta alla criminalità organizzata. Pertanto, se si è stabilito di dar vita ad un simile organismo e si è posto l'accento sulla necessità che sia contraddistinto da snellezza ed agilità, allora occorre conseguentemente escludere la possibilità di istituire un domani addirittura una commissione speciale; di qui l'opportunità di sopprimere ogni previsione in proposito.
Il gruppo di lavoro cui si intende dar vita dovrà pertanto operare senza uscire dagli schemi ordinari, e non potrà quindi avere una propria autonomia; tale organismo non può inoltre che essere costituito all'interno di una commissione e sarà conseguente privo di qualsiasi autonomo potere di esternazione. Destano pertanto perplessità tanto quella parte ove si dice che il gruppo di lavoro riferisce alle commissioni, quanto quella che gli attribuisce poteri di sollecitazione della Prima Commissione.
Il PRESIDENTE dichiara chiusa la discussione e dà la parola al relatore.
Il relatore, prof. PIZZORUSSO, procede ad illustrare gli emendamenti da lui presentati.
Il primo emendamento mira a sopprimere al secondo capoverso della seconda pagina del documento, le parole "e autonomo potere di esternazione". Al riguardo, va innanzitutto ricordato che se una parte della dottrina riconosce al Consiglio un qualche potere di esternazione, alquanto dubbio è che un analogo potere sia proprio delle singole articolazioni del Consiglio stesso. Pertanto, lasciare nel testo del documento l'affermazione che il gruppo di
lavoro è privo di un autonomo potere di esternazione potrebbe essere interpretato, a contrario, nel senso che altri organi del Consiglio ne siano invece provvisti.
Quanto all'obbligo di riservatezza che dovrebbe contraddistinguere l'operato del gruppo di lavoro, il prof. PIZZORUSSO dichara che non avrebbe alcuna difficoltà ad esplicitare che all'organismo in questione si applica l'art. 16, comma 4, del Regolamento che sancisce la non pubblicità dei lavori delle Commissioni.
Va poi detto che l'espressione che si vuol sopprimere è stata inserita in commissione su richiesta del dott. STAJANO, probabilmente in polemica con il Comitato antimafia del precedente Consiglio, che, ad avviso del predetto consigliere, avrebbe invece esercitato una sorta di potere di esternazione. Sotto questo profilo, non appare certo il caso di dar vita all'organismo in questione in un clima polemico.
Gli altri due emendamenti da lui presentati - prosegue il prof. PIZZORUSSO - sono l'uno subordinato all'altro. Con il primo si mira infatti a far sì che il nuovo organismo sia composto da 5 consiglieri incluso il Presidente. Una simile soluzione avrebbe numerosi vantaggi, fra cui quello di consentire allo stesso Consiglio di funzionare col numero legale anche qualora il gruppo di lavoro si riunisca in contemporanea. Dando vita ad un organismo composto di sole 5 persone, inoltre, si lascerebbe da parte qualsiasi criterio spartitorio.
In ogni caso, conclude il prof. PIZZORUSSO, qualora il Consiglio ritenesse di non poter condividere la suddetta proposta emendativa, è auspicabile che possa essere accolto l'emendamento subordinato, mirante a dar vita ad un gruppo di lavoro costituito da 9 consiglieri, con la caratteristica che tale organismo dovrebbe articolarsi in due sottogruppi.
Il PRESIDENTE avverte a questo punto che si passerà alla votazione degli emendamenti.
Viene innanzitutto posto ai voti l'emendamento del prof. MARCONI volto a sopprimere, al quarto capoverso del documento le parole "più incisivi".
Il Consiglio, con 8 voti a favore, 15 contrari e 2 astenuti, delibera di respingere l'emendamento.
Viene quindi posto ai voti l'emendamento del prof. PIZZORUSSO volto a sopprimere, al quinto capoverso del documento, le parole "e autonomo potere di esternazione".
Il Consiglio, con 10 voti favorevoli, 13 contrari e 2 astenuti, delibera di respingere l'emendamento.
Si passa alla votazione del seguente emendamento del dott. de MARCO:
1. "Sostituire il quinto capoverso con il seguente:
" - ritenuto che un gruppo di lavoro del Consiglio Superiore della Magistratura il quale si occupi dei problemi della criminalità organizzata, senza competenze deliberative ed autonomo potere di esternazione, potrà svolgere utilmente un'opera di accertamento di bisogni e di elaborazione di proposte con riferimento a qualsiasi attività di competenza del Consiglio, promovendone, tramite la Commissione Riforma, l'esame da parte delle competenti commissioni e ricevendone ogni utile segnalazione"".
L'avv. REGGIANI annuncia che si asterrà su tale emendamento.
Il Consiglio con 14 voti favorevoli, 7 contrari e 4 astenuti, delibera di approvare l'emendamento proposto dal cons. de MARCO.
Il PRESIDENTE dichiara quindi assorbiti gli emendamenti al quinto capoverso presentati, rispettivamente, dal prof. MARCONI e dal prof. RUGGIERO.
Vengono posti congiuntamente ai voti gli emendamenti presentati dai consiglieri LAUDI, MARCONI, CONDORELLI, FENIZIA, AMATUCCI, VIGLIETTA e PATRONO, soppressivi dell'intero sesto capoverso del documento.
Il Consiglio, all'unanimità, delibera di approvare l'emendamento soppressivo del sesto capoverso.
Il PRESIDENTE dichiara quindi assorbito l'emendamento relativo al sesto capoverso presentato dal dott. LAUDI.
Si passa alla votazione degli emendamenti riferiti al 7 capoverso del documento.
Il dott. VUOSI chiede che si proceda alla votazione per parti separate di tali proposte emendative, nel senso di porre ai voti in un momento successivo le proposte miranti a modificare la durata in carica dei componenti del gruppo di lavoro.
Viene, quindi, posto ai voti il seguente emendamento del prof. PIZZORUSSO:
Al 7 cpv., sostituire le parole: "che esso sia presieduto dal Presidente della Commissione Riforma e sia composto da altri 6 componenti" con le parole: "che esso sia formato di 5 componenti del Consiglio, uno dei quali con funzioni di Presidente".
Il Consiglio, con 7 voti favorevoli, 12 contrari e 6 astenuti, delibera di respingere l'emendamento.
E' posto in votazione il seguente emendamento subordinato del prof.
PIZZORUSSO:
Al 7 cpv., sostituire le parole: "che esso sia presieduto dal Presidente della Commissione Riforma e sia composto da altri 6 componenti" con le parole: "che esso sia formato di nove componenti del Consiglio, uno dei quali con funzioni di Presidente".
Il Consiglio, con 7 voti favorevoli, 12 contrari e 6 astenuti, delibera di respingere l'emendamento.
Il PRESIDENTE pone in votazione il seguente emendamento del dott. LAUDI:
Sostituire il 7 cpv. con il seguente:
" A tal fine appare opportuno che la struttura del gruppo di lavoro sia quanto più possibile snella e che, coordinato dal Presidente della Commissione Riforma, sia formato da 5 componenti".
Il Consiglio, con 7 voti favorevoli, 13 contrari e 4 astenuti, delibera di respingere l'emendamento.
Si passa, quindi, alla votazione del seguente emendamento del dott. SANTORO:
Al settimo cpv, sostituire le parole: "Sei componenti" con le altre "Sette componenti".
Il Consiglio, con 4 voti favorevoli, 12 contrari e 8 astenuti, delibera di respingere l'emendamento.
Vengono quindi posti ai voti congiuntamente gli emendamenti presentati dai consiglieri LAUDI, MARCONI ed altri miranti a ridurre ad un anno la durata in carica dei componenti del gruppo di lavoro.
Il Consiglio, con 12 voti favorevoli, 9 contrari e 4 astenuti, delibera di approvare l'emendamento.
Il dott. AMATUCCI ritira la proposta emendativa da lui presentata relativa a tale questione.
Viene poi posto ai voti il seguente emendamento del dott. SANTORO:
Al settimo comma sostituire le parole "che durano in carica due anni" con le parole: "che durano in carica sino a quando non sarà costituita la commissione speciale ex art.
31, secondo comma, del Regolamento Interno del C.S.M.".
Il Consiglio, con 6 voti favorevoli, 15 contrari e 4 astenuti, delibera di respingere l'emendamento.
Il PRESIDENTE pone, infine, ai voti il seguente emendamento presentato dal dott. SANTORO:
Sostituire l'8 cpv con il seguente:
"- ritenuto, infine, che il citato gruppo prefigura la costituzione della predetta commissione speciale la quale sarà realizzata nel più breve tempo possibile".
Il Consiglio, con 4 voti favorevoli, 17 contrari e 3 astenuti, delibera di respingere l'emendamento.
Il dott. MATERIA ritira a questo punto il proprio emendamento volto a sostituire, nella parte dispositiva, le parole "gruppo di lavoro", con la parola: "Comitato".
Il PRESIDENTE avverte che essendo esaurito l'esame degli emendamenti si passerà alle dichiarazioni di voto e quindi alla votazione finale del documento, nel testo emendato.
Il dott. PALOMBARINI annuncia il voto favorevole dei consiglieri di magistratura democratica, pur esprimendo rammarico per il fatto che sui lavori del Consiglio abbia pesato l'eco di precendeti polemiche, spesso solo strumentali, circa le modalità operative e le iniziative assunte dal C.S.M. e dai suoi organismi nella precedente consiliatura. In tale prospettiva, il voto che la sua componente si accinge ad esprimere è motivato soltanto da senso di responsabilità, visto che, evidentemente, la drammatica situazione della giurisdizione in alcune
zone del paese doveva comunque trovare una immediata risposta, per quanto inadeguata essa sia.
Così, la lunga campagnia di delegittimazione nei confronti del C.S.M. e della magistratura ha condizionato in qualche misura il dibattito, come dimostra il fatto che si è scelto di mutare la denominazione dell'organismo antimafia e si è giunti a prevedere esplicitamente, in modo alquanto paradossale, che gli sia vietata l'esternazione.
Non si è forse sufficientemente riflettuto, inoltre, sulla portata della previsione che assegna alla commissione riforma il compito di riferire alle altre commissioni su quanto di loro competenza, e non al plenum.
In conclusione, nel sottolineare che comunque il mantenimento di una struttura antimafia che da parte di molti si intendeva sopprimere tout court ha un significato politico notevole, ribadisce il suo voto favorevole sul documento.
Il prof. PIZZORUSSO rileva come sia contradditorio che gli sia stata di fatto assegnata la presidenza del neo istituito organismo, sia pure in modo surrettizio, dopo che le proposte emendative da lui presentate, ed in particolare quella attinente al potere di esternazione, sono state respinte, il che in qualche modo equivale ad una forma di sfiducia. Dopo aver espresso amarezza per il fatto che ancora una volta - come già avvenuto ad esempio per la nomina del Presidente del Tribunale di Milano - siano prevalse le ragioni di schieramento, assicura che, in qualità di Presidente della Commissione Riforma provvederà sicuramente senza indugio alla convocazione del gruppo di lavoro, pur rilevando come questa struttura, nel suo presidente ed in tutti i suoi componenti, dovrebbe godere della piena fiducia del Consiglio.
Il prof. RUGGIERO, nell'annunciare il suo voto favorevole, sottolinea come, a differenza di quanto da qualche parte sembra ritenersi, l'andamento del dibattito abbia visto il prevalere dello spirito di apertura rispetto alle ragioni di schieramento. In conclusione, esprime l'auspicio che la neo istituita struttura possa contribuire ad aumentare significativamente l'ef- ficacia della mobilitazione contro la mafia.
Il dott. VUOSI dichiara che esprimerà voto favorevole su un documento che, lungi dal rappresentare un abbassamento della guardia nella lotta contro la criminalità, vale come una chiara riaffermazione dell'impegno del Consiglio affinchè siano assicurate le condizioni per il
migliore esercizio della giurisdizione, compito questo che deve considerarsi più rispondente al ruolo del C.S.M. e della magistratura di quello di condurre lotte o mobilitazioni generali.
Interviene a questo punto il dott. CRISCUOLO, il quale esprime vivo apprezzamento per l'imminente approvazione di un documento nel quale le esigenze del rafforzamento delle iniziative di coordinamento antimafia sono state soddisfatte senza pregiudi- zio per la chiarezza nelle indicazioni dei ruoli e delle competenze.
Tale risultato è stato possibile anche perchè, a differenza di quanto è stato da qualcuno affermato, è prevalso il confronto costruttivo rispetto alla logica di schieramento.
Nell'esprimere infine sorpresa per le affermazioni del prof. PIZZORUSSO, si dichiara convinto che il gruppo di lavoro antimafia sotto la sua prestigiosa guida saprà contribuire efficacemente alla lotta contro la mafia.
Il prof. MARCONI, nell'annunciare il suo voto favorevole, si dichiara convinto che l'azione dei giudici contro la mafia potrà per l'avvenire essere più efficace di quanto non avvenga attualmente. Del resto, appare improprio attardarsi in riflessioni circa l'esigenza di marcare la continuità o, all'opposto, di distaccarsi dall'esperienza maturata dai comitati antimafia nelle precedenti consiliature. Al riguardo, può soltanto osservarsi, come giustamente ha affermato il dott. MARASCA, che in una certa fase il comitato antimafia ha saputo costituire un punto di riferimento di fronte al crescente malessere dei giudici; è evidente però che questo ruolo non è oggi più sufficiente.
Ha quindi la parola l'avv. COCCIA, il quale, nell'annunciare il suo voto favorevole, rileva che il documento presenta pesanti tracce delle polemiche strumentali e delle campagnie di stampa con le quali si è voluto delegittimare l'operato del C.S.M. e dei suoi organismi. La reiezione degli emendamenti presentati dal prof. PIZZORUSSO, ed in particolare di quello concernente i poteri di esternazione, non rappresenta del resto un elemento atto ad esprimere fiducia nei confronti di chi sarà chiamato a presiedere il gruppo di lavoro.
Il dott. LAUDI dichiara che voterà a favore del documento, riferendo che la sua approvazione potrà rendere più efficacie il ruolo del C.S.M. nella lotta contro la mafia, nel ri- spetto rigoroso delle sue competenze istituzionali. Esprime poi vivo rammarico per
l'interpretazione che il prof. PIZZORUSSO ha ritenuto di dare alla reiezione dei suoi emendamenti: in realtà, dalla stessa scelta di raccordare strettamente il gruppo di lavoro con la Commissione Riforma, presieduta appunto dal prof. PIZZORUSSO, emerge semmai un segnale di stima e fiducia verso la sua persona.
Respinge poi fermamente qualunque insinuazione circa possibili condizionamenti esterni all'origine delle proposte da lui personalmente avanzate. Queste sono state infatti presentate, ovviamente in piena autonomia, nel profondo convincimento che la formula organizzativa che è poi prevalsa, fosse la più rispondente alle esigenze di funzionalità.
Interviene a questo punto il dott. AMATUCCI, il quale dichiara di condividere pienamente i rilievi critici espressi dal prof. PIZZORUSSO circa la presenza nel documento di gravi incongruenze e contraddizioni. In particolare, la scelta di incaricare la Commissione Riforma, su impulso del gruppo di lavoro, di promuovere l'esame da parte delle altre commissioni delle questioni di rispettiva competenza segna la parziale esautorazione del Co- mitato di Presidenza dall'esercizio di attribuzioni che gli competono alla stregua dell'art. 34 del regolamento in ordine all'assegnazione delle pratiche. E' presumibile che il Consiglio non abbia avuto piena consapevolezza delle paradossali conseguenze della menzionata scelta; resta comunque fermo il rammarico per il fatto che il plenum si è fatto fuorviare da esigenze esterne.
Voterà comunque a favore del documento, ma esclusivamente perchè ritiene indispensabile che dal Consiglio sia mandato con urgenza comunque un segnale di attenzione verso le esigenze dei magistrati impegnati nella lotta alla mafia.
Interviene a questo punto il dott. FENIZIA, il quale annuncia il suo voto favorevole al documento.
Il PRESIDENTE pone, quindi, in votazione il seguente documento nel testo emendato:
Il Consiglio,
esaminato il tema della "lotta alla mafia ed alla criminalità organizzata per gli aspetti riguardanti l'azione dell'autorità giudiziaria", in ordine al quale i precedenti Consigli hanno operato a partire dalla seduta del 13 maggio 1982;
- rilevata la sempre screscente gravità del problema, proprio in questi giorni dimostrata dall'assassinio del giudice Rosario LIVATINO, che segue tutta una serie di gravissimi episodi precedentemente verificatisi soprattutto nelle regioni Sicilia, Calabria e Campania, ma non di rado anche in altre parti d'Italia;
- ritenuto che, se è vero che il problema sociale che ne deriva non può certamente essere risolto con i soli strumenti della repressione penale e se è del pari indubbio che il Consiglio non può sostituirsi al Governo e al Parlamento nella realizzazione di più incisivi interventi, un'efficiente azione degli organi del potere giudiziario operanti in tali aree risulta particolarmente importante sotto molteplici profili;
- ritenuto che un gruppo di lavoro del Consiglio Superiore della Magistratura il quale si occupa dei problemi della criminalità organizzata, senza competenze deliberative e autonomo potere di esternazione, potrà svolgere utilmente un'opera di accertamento di bisogni e di elaborazione di proposte con riferimento a qualsiasi attività di competenza del Consiglio, promuovendone, trami- te la Commissione Riforma, l'esame da parte delle competenti commissioni e ricevendone ogni utile segnalazione;
- che a tal fine appare opportuno che la struttura del gruppo di lavoro sia quanto più possibile snella e che esso sia presieduto dal Presidente della Commissione Riforma e sia composto da altri sei componenti che durano in carica un anno;
- ritenuto infine che deve riservarsi all'esito di una verifica ogni decisione in ordine alla richiesta di costituire una commissione speciale con competenza in materia alla luce dell'esperienza del concreto funzionamento del predetto organo;
delibera, all'unanimità,
la costituzione di un "Gruppo di lavoro per gli interventi del Consiglio Superiore della Magistratura relativi alle zone più colpite dalla criminalità organizzata", strutturato come in pre- messa.
Il PRESIDENTE esprime vivo compiacimento per il lavoro compiuto dal Consiglio: a parte qualche comprensibile ed inevitabile amarezza per chi non ha viste tutte le sue proposte accolte, il testo appena varato contribuirà a rendere senz'altro più efficace l'azione della
magistratura contro la mafia. Estremamente importante, in particolare, è che delle iniziative antimafia si trovino investite non singole strutture ma, attraverso il collegamento della Commissione Riforma con tutte le altre commissioni, l'intera organizzazione del Consiglio Superiore della Magistratura.
Pur comprendendo il disappunto del prof. PIZZORUSSO per l'esito di talune votazioni, lo invita poi a recedere dall'intento che è sembrato prospettare, tenendo presente che in nessun modo dal dibattito è stata messa in dubbio la piena ed incondizionata fiducia e la stima di ciascun consigliere nei suoi confronti.
La seduta è tolta alle ore 22,02.
Del che il presente verbale, fatto e sottoscritto in unico originale da conservarsi negli atti del Consiglio Superiore della Magistratura.
IL PRESIDENTE
IL MAGISTRATO
ADDETTO AL COORDINAMENTO
I SEGRETARI
IL SEGRETARIO GENERALE