• Non ci sono risultati.

Consiglio della Regione Emilia-Romagna

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "Consiglio della Regione Emilia-Romagna"

Copied!
34
0
0

Testo completo

(1)

Consiglio della Regione Emilia-Romagna

214^ seduta della VII Legislatura

Estratto dal resoconto integrale della seduta pomeridiana del 4 novembre 2003.

Presiede il vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Alni, indi il presidente Antonio La Forgia, indi il vicepresidente Giorgio Dragotto.

Segretari: Rosalia Amato e Marcello Bignami.

* * * * * Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

1) AIMI Enrico 23) LA FORGIA Antonio

2) ALNI Daniele 24) LEONI Andrea

3) AMATO Rosalia 25) LODI Vittorio 4) BABINI Luisa 26) LOMBARDI Marco 5) BALLARINI Giovanni 27) LORENZI Franco 6) BARTOLINI Silvia 28) MAJANI Anna 7) BASTICO Mariangela 29) MARRI Maria Cristina 8) BERETTA Nino 30) MASELLA Leonardo 9) BERTELLI Alfredo 31) MATTEUCCI Fabrizio 10) BIGNAMI Marcello 32) MAZZA Ugo

11) BORGHI Gianluca 33) MEZZETTI Massimo 12) BOSI Mauro 34) MUZZARELLI Gian Carlo 13) CAMPAGNOLI Armando 35) NERVEGNA Antonio 14) CANE' Gabriele 36) PARMA Maurizio 15) COTTI Lamberto 37) PINI Graziano 16) DELCHIAPPO Renato 38) RIDOLFI Rodolfo 17) DELRIO Graziano 39) SABBI Bruno Carlo 18) DRAGOTTO Giorgio 40) SALOMONI Ubaldo 19) ERRANI Vasco 41) TAMPIERI Guido 20) FRANCESCONI Luigi 42) VARANI Gianni

21) GIACOMINO Rocco Gerardo 43) VILLANI Luigi Giuseppe

22) GILLI Luigi 44) ZANCA Paolo

45) ZANICHELLI Lino

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta i consiglieri Filippi, Gnassi, Guerra, Rivi e Tassi.

Oggetto n. 4871: Approvazione del "Documento di indirizzo programmatico per il triennio 2003- 2005 per la cooperazione con i paesi in via di sviluppo e in transizione", in attuazione dell'articolo 10 della L.R. 24 giugno 2002, n. 12. (Proposta della Giunta regionale in data 29 settembre 2003, n. 1858)

(2)

cooperazione con i paesi in via di sviluppo e in transizione", in attuazione dell'articolo 10 della L.R. 24 giugno 2002, n. 12.

(Proposta della Giunta regionale in data 29 settembre 2003, n. 1858)

_____________________________________

Prot. n. 12831

Il Consiglio

Richiamata la deliberazione della Giunta regionale progr. n. 1858 del 29 settembre 2003, recante in oggetto "Approvazione documento di indirizzo programmatico per il triennio 2003-2005. Legge regionale n. 12/2002. Proposta al Consiglio regionale";

Preso atto:

- delle modificazioni apportate sulla predetta proposta dalla commissione consiliare "Turismo Cultura Scuola Formazione Lavoro", in sede preparatoria e referente al Consiglio regionale, giusta nota prot. n. 11557 in data 8 ottobre 2003,

- e, inoltre, delle modifiche introdotte da emendamenti presentati ed accolti nel corso della discussione di Consiglio;

Vista la legge regionale n. 12 del 24 giugno 2002 "Interventi regionali per la cooperazione con i Paesi in via di sviluppo e i Paesi in via di transizione, la solidarietà internazionale e la promozione di una cultura di pace";

Visto l’art. 10 della citata legge che prevede che il Consiglio regionale approvi, su proposta della Giunta regionale, un documento di indirizzo programmatico triennale per l’attuazione della legge, che indichi:

gli obiettivi da conseguire nell’ambito del triennio;

i criteri per l’individuazione dei soggetti con cui la Regione opera in collaborazione per l’attuazione della presente legge;

i limiti, i criteri e le priorità di concessione dei contributi regionali;

le forme di monitoraggio e di valutazione dei progetti in corso d’opera o realizzati;

(3)

le forme del coordinamento delle politiche regionali nei confronti dei Paesi in via di sviluppo e dei Paesi in via di transizione, anche mediante appositi programmi integrati d’area da realizzarsi in Paesi esteri;

Preso atto che sono state espletate le procedure di consultazione previste dall’art. 10, comma 5, attraverso lo svolgimento in data 21 maggio 2003 di un incontro pubblico con i soggetti di cui all’art. 4 della citata legge, per la presentazione delle principali linee direttrici del presente Documento di indirizzo e sono state recepite le principali osservazioni presentate in quella sede;

Vista la legge 5 giugno 2003, n. 131 recante

"Disposizioni per l'adeguamento dell'ordinamento della Repubblica alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n.

3";

Visto in particolare l'art. 6 della suddetta legge che reca "Attuazione dell'articolo 117, quinto e nono comma, della Costituzione sull'attività internazionale delle regioni";

Considerato che la suddetta norma ha completato il quadro normativo della materia regolando le procedure necessarie allo svolgimento delle attività internazionali delle regioni;

Ritenuto che tali procedure, nel più ampio quadro di leale collaborazione con lo Stato, saranno puntualmente osservate nell'attuazione del documento di indirizzo programmatico di cui sopra, ivi comprese le iniziative straordinarie di carattere umanitario;

Previa votazione palese, mediante apparecchiatura elettronica, che dà il seguente risultato:

presenti n. 28

assenti n. 22

voti favorevoli n. 25 voti contrari n. 2

voti nulli n. 1

astenuti n. --

d e l i b e r a

1) di approvare, in attuazione dell'articolo 10 della L.R. n. 12 del 2002, il

"Documento di indirizzo programmatico per il triennio 2003-2005 per la cooperazione con i paesi in via di sviluppo e in transizione" allegato alla presente deliberazione quale parte integrante e sostanziale;

(4)

programmatico si osserveranno le procedure di collaborazione con lo Stato di cui alla legge n. 131 del 2003, art. 6 ed in particolare, per quanto riguarda l'eventuale conclusione di intese ed accordi aventi natura internazionale, le procedure previste in detto art. 6, commi 2 e 3;

3) di pubblicare per estratto il presente atto nel Bollettino Ufficiale della Regione Emilia-Romagna.

- - -

(5)

DOCUMENTO DI INDIRIZZO PROGRAMMATICO PER IL TRIENNIO 2003- 2005 PER LA COOPERAZIONE CON I PAESI IN VIA DI SVILUPPO E IN TRANSIZIONE

La riforma federalista approvata con legge n. 131 del 5/6/2003 dal Parlamento dà dignità e rilevanza costituzionale alle attività internazionali delle Regioni, tra l’altro permettendo accordi delle stesse, nel rispetto delle linee fondamentali della politica estera della repubblica, non solo con altre regioni e territori, ma anche con stati esteri. Va da sé che tutto ciò porterà nuovo impulso a tutte le attività internazionali della nostra regione e tra esse quelle di solidarietà internazionale.

Il quadro normativo nazionale incompleto a causa della mancata riforma della legge 49/87 e il costante decrescere degli stanziamenti previsti a livello nazionale per la cooperazione, sottolineano l’importanza di rafforzare l’impegno nell’ambito della cooperazione decentrata, che rappresenta per il sistema della cooperazione internazionale, pur nella dimensione limitata delle risorse, garanzia di continuità e offre una significativa opportunità di creazione di reti sul territorio, attraverso la promozione e la crescente partecipazione di altri soggetti, in primis degli enti territoriali, che sempre più numerosi sono impegnati in iniziative di cooperazione internazionale.

L’impegno dell’amministrazione regionale sulla cooperazione decentrata nel biennio 2001-2003 è stato caratterizzato dalla volontà di dar seguito agli impegni assunti nella Prima Conferenza regionale sulla cooperazione decentrata svoltasi il 19 e 20 marzo 2001:

• riforma della normativa regionale. Il 24 giugno 2002 il Consiglio regionale ha approvato la legge n. 12, dopo un percorso di consultazione con enti locali e terzo settore che ha portato ad un testo ampiamente condiviso;

• l’impegno della Regione è significativamente aumentato, con uno sforzo finanziario che ha portato ad un sostanziale raddoppio degli stanziamenti che sono passati da 1.500.000,00 euro a 3.400.000,00 euro. Inoltre nel corso del 2002 sono inoltre state attivate importanti risorse da altri donatori (UNDP, Ministero Affari Esteri, fondazioni internazionali) e si stima che tale tendenza possa ulteriormente consolidarsi. Ciò ha consentito di promuovere e sostenere un maggior numero di soggetti del territorio che hanno realizzato un crescente numero di progetti che nel biennio 2001-2002 sono passati da 70 a 120;

• promozione della informazione sulla cooperazione decentrata a livello territoriale. E’ stato recentemente attivato il sito dedicato a questo specifico argomento nell’ambito del portale della Regione: www.regione.emilia- romagna.it/cooperazionedecentrata

OBIETTIVI GENERALI DELLA PROGRAMMAZIONE REGIONALE NEL TRIENNIO 2003-2005:

(6)

pone l’obiettivo di mantenere alta e ancor più rafforzare la presenza della nostra Regione nel campo della cooperazione internazionale, non solo nei rapporti con la società civile e con il terzo settore.

Da un lato l’esperienza dei Tavoli paese - strumenti di coordinamento tra soggetti operanti sulla stessa area-Paese - rafforzatasi in questi ultimi anni, ha dimostrato come sia stato possibile per la Regione aprire una nuova e positiva fase di collaborazione con gli enti locali, consolidando contemporaneamente il partenariato con le Organizzazione non governative e di volontariato e valorizzandone i ruoli nelle rispettive diversità di apporti e di competenze.

Dall’altro il nuovo dettato legislativo prevede un più forte raccordo tra l’attività di cooperazione internazionale e l’insieme della relazioni estere della Regione Emilia-Romagna, in particolare quelle nei confronti del Sud del mondo. Spesso gli stessi PVS (anche se per lo più non le stesse aree all’interno di quei paesi) sono stati oggetto sia di politiche di cooperazione allo sviluppo economico, sia di quelle di internazionalizzazione del sistema economico dell’Emilia-Romagna, sia di azioni di sviluppo umano. L’integrazione e la complementarietà tra i diversi strumenti è oggetto di accresciuti sforzi sia a livello internazionale che comunitario.

La Comunicazione della Commissione COM (2002) 513 al Consiglio ed al Parlamento europeo “Commercio e sviluppo - Aiutare i paesi in via di sviluppo a beneficiare degli scambi” del 18 settembre 2002 mette in evidenza che il commercio può favorire la crescita economica e la riduzione della povertà e può avere un effetto catalizzatore sullo sviluppo sostenibile, pur ribadendo che una maggiore apertura commerciale della Unione europea non garantisce di per sé una riduzione della povertà. Ribadisce altresì l’importanza di un maggiore accesso al mercato dei paesi in via di sviluppo, promuovendo l’importanza dell’assistenza da parte della Unione Europea nel campo del rafforzamento delle capacità per aiutare i paesi in via di sviluppo a trarre benefici dalla loro partecipazione agli scambi e stabilisce una lista di interventi concreti finalizzati al raggiungimento di tale obiettivo.

Il rafforzamento dell’integrazione tra politiche settoriali nell’ambito della cooperazione rappresenta dunque anche per le politiche regionali in questo ambito un obiettivo di medio periodo che sarà perseguito nel prossimo triennio attraverso l’attivazione di specifiche esperienze pilota (programmi integrati d’area) su aree di particolare interesse per una pluralità di settori dell’amministrazione.

Inoltre l’implementazione delle politiche regionali sarà legata alle priorità definite nell’ambito della Dichiarazione del Millennio, adottata da 189 Paesi nell’ambito del Summit del Millennio del settembre 2000, che impegna i Paesi ricchi ed i Paesi poveri a fare tutto il possibile per dimezzare la povertà entro il 2015, promuovere la dignità umana e l’uguaglianza e conseguire la pace, la democrazia e la sostenibilità ambientale.

In quest'ambito la Regione Emilia-Romagna ribadisce l'impegno di incrementare in misura rilevante entro il 2007 il proprio contributo a progetti di cooperazione internazionale riguardanti la salvaguardia delle risorse idriche.

(7)

Negli anni ottanta e in gran parte degli anni novanta molti sforzi di sviluppo da parte di istituzioni finanziarie internazionali e dei principali paesi donatori sono stati influenzati dalla convinzione che le forze di mercato avrebbero portato tutti i Paesi poveri sulla strada verso una crescita economica autosostenuta. Ma per vaste aree dell’Africa sub-sahariana, dell’Europa Orientale e della Comunità degli stati indipendenti e molti Paesi dell’America Latina e del Medio Oriente tutto ciò non si è verificato. Persino grandi economie in continua crescita - come Brasile, Cina, India, Messico - hanno al loro interno regioni contrassegnata da intensa povertà alleviata di poco dalla crescita nazionale complessiva.

Un miliardo di persone combatte quotidianamente per la sopravvivenza.

L’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sullo sviluppo umano conferma che 54 Paesi sono oggi più poveri di quanto non fossero nel 1990. In 14 è aumentato il numero dei bambini che muoiono prima di raggiungere i cinque anni di età. In 21 Paesi l’indice di sviluppo umano (ISU, una misura sommaria delle tre dimensioni dello sviluppo umano, una vita lunga e sana, l’istruzione e uno standard di vita dignitoso) è diminuito.

Il Patto di sviluppo del Millennio si basa su una condivisione di responsabilità tra paesi ricchi e paesi poveri, Agenzie internazionali, autorità locali, attori privati e organizzazioni della società civile. Alcuni azioni avranno luogo a livello dei governi ed altre a livello del sistema internazionale - come gli accordi internazionali per cambiare il sistema del commercio, del finanziamento e dello sviluppo - e la gestione della scienza e della tecnologia. Altre dovranno essere svolte con il coinvolgimento della società civile.

E’ in questo ambito che trova crescente affermazione a livello internazionale la cooperazione decentrata come modalità strategica dell’aiuto ai Pvs per la promozione dello sviluppo umano: l’adozione (non sempre tradotta in pratica) di politiche di decentramento del potere amministrativo in 63 dei 75 paesi in via di sviluppo o in fase di transizione, le ormai molteplici positive esperienze maturate dalle autonomie locali nell’esercizio di proprie attività di cooperazione nei Pvs favorite dalla promulgazione di specifiche leggi regionali in merito, le sempre più frequenti richieste da parte di questi Paesi di trasferimento di esperienze e competenze in ambiti oggetto di politiche a livello locale, dalla governance ai servizi alla persona fino alla tutela del territorio, confermano il ruolo crescente di tale tipo di cooperazione.

Mentre l’Unione Europea ha da tempo assunto questa modalità di cooperazione tra i propri principi di intervento, il quadro normativo nazionale (Legge 49/87) presenta ancora lacune, soprattutto sul piano applicativo, che non hanno sinora consentito il dispiegarsi appieno di tutte le potenzialità della decentrata in Italia.

Il Documento di indirizzo programmatico 2003-2006 persegue gli ambiti di azione regionale individuati dalla legge 12/2002:

le attività di cooperazione internazionale;

gli interventi di emergenza;

le iniziative di educazione allo sviluppo, culturali, di ricerca e di sensibilizzazione ai principi della pace e dell’interculturalità;

le iniziative di formazione nel campo della cooperazione internazionale.

METODOLOGIA D’INTERVENTO

(8)

La Regione interviene:

per mezzo di iniziative proprie, progettate, predisposte e realizzate anche avvalendosi della collaborazione di soggetti territoriali, nazionali ed internazionali.

I progetti di iniziativa regionale potranno vedere la collaborazione tra Regione e soggetti terzi. Devono riguardare le priorità tematiche e settoriali individuate nel presente Documento di indirizzo programmatico;

attraverso il sostegno alle iniziative promosse dai soggetti di cui all'art. 4, comma 1 lettera a):

- le organizzazioni non governative, riconosciute idonee ai sensi dell’art. 28 della legge n. 49 del 26 febbraio 1987 e successive modificazioni;

- le onlus, di cui al D.Lgs. 4 dicembre 1997, n. 460 e successive modificazioni;

- le organizzazioni di volontariato, di cui alle leggi 11 agosto 1991, n. 266 e L.R. 2 settembre 1996, n. 37;

- le associazioni di promozione sociale, di cui alle leggi 7 dicembre 2000, n. 383 e L.R. 7 marzo 1995, n.

10 e successive modificazioni;

- le cooperative sociali, di cui alla legge 8 novembre 1991, n. 381 e L.R. 4 febbraio 1994, n. 7 e successive modificazioni;

- gli enti locali.

I soggetti di cui ai precedenti punti devono avere sede legale od operativa sul territorio regionale. Per sede operativa si intende che la struttura che ha sede anche secondaria in Emilia-Romagna deve però aver svolto iniziative pubbliche, documentabili, nell’ambito del territorio regionale.

Potranno beneficiare del sostegno anche le forme associative dei soggetti di cui al punto precedente.

Criteri e modalità per la concessione di contributi

Per ogni area geografica o tematica entro il 31 marzo di ciascun anno i soggetti ammissibili presentano la candidatura per essere inseriti in una lista ristretta per la presentazione di progetti a contributo regionale.

I soggetti sovracitati dovranno essere in possesso di specifica esperienza sull’area oggetto dell’intervento, di almeno due anni precedenti all’esercizio di riferimento.

L’esperienza sarà testimoniata dall’aver avuto titolarità di progetto o aver partecipato anche in misura non finanziaria, ma comunque rilevante e significativa, a progetti di cooperazione.

Le candidature sono selezionate dai competenti uffici della Regione in ragione della qualità e quantità delle azioni

(9)

svolte nel biennio precedente nell’area geografica o tematica di riferimento. Al termine della selezione viene comunicata la lista ristretta. L'inserimento dei candidati nelle liste si intende rinnovato d'ufficio per gli anni di vigenza del piano triennale salvo diversa espressa volontà del soggetto medesimo.

I soggetti della lista ristretta saranno invitati dalla Regione Emilia-Romagna a presentare progetti coerenti con le finalità individuate nei Tavoli-Paese, ove esistenti, sulle aree-Paese o nei Tavoli tematici.

Potrà essere presentato un solo progetto per area-Paese o area tematica. Sarà data priorità ai progetti frutto di una collaborazione coerente fra più partecipanti alla lista ristretta e fra questi e i partecipanti al tavolo paese, ove esistente.

I contributi regionali non potranno superare il 70% del costo complessivo del progetto.

Sulla base dell’istruttoria dei competenti uffici, i progetti sono ammessi a contributo con atto del dirigente competente.

Per l’anno 2003 le candidature per la lista ristretta dovranno pervenire entro 10 giorni dalla pubblicazione del bando per la creazione della lista, che sarà approvato con determina del dirigente competente, contestualmente all’approvazione del presente Documento di indirizzo programmatico.

Strumenti di coordinamento Interventi di cooperazione:

Tavoli-Paese (art. 12, comma 1, legge 12/2002)

Le funzioni di coordinamento tra la Regione ed i soggetti beneficiari della legge sono svolte attraverso i Tavoli-Paese, ove attivati, cui possono partecipare tutti i soggetti operanti in una determinata area-geografica, purchè aventi sede legale od operativa ed attivamente presenti nel territorio dell’Emilia-Romagna. Le convocazioni avvengono tramite mailing-list, a seguito di richiesta di iscrizione.

Tavoli tematici

Strumenti di coordinamento specifici potranno essere attivati su tematiche trasversali di interesse generale, allo scopo di realizzare la raccolta di esperienze significative, di favorire lo scambio di buone prassi e la realizzazione di progetti sperimentali di nuove metodologie di lavoro. Riguarderanno le tematiche individuate nel presente Documento di indirizzo programmatico.

Aiuti umanitari e di emergenza

Il coordinamento degli interventi di aiuto umanitario ed emergenza sarà svolto, mediante l’Unità di crisi che sarà di volta in volta, se necessario, costituita.

(10)

Informazione sul territorio sui temi della pace, educazione allo sviluppo e formazione

Sugli interventi di cui all’art. 8, commi 1 e 4 e art. 9 della citata legge 12/2002, il coordinamento viene svolto dalle Province, come previsto anche all’art. 12, comma 2.

Coordinamento tra politiche settoriali

Il coordinamento delle politiche regionali nei confronti dei Paesi in via di sviluppo e in transizione viene realizzato promuovendo un apposito gruppo di lavoro interdirezioni per la predisposizione, ove possibile, di programmi integrati di area ( art. 10, comma 2, lettera e) ).

I partecipanti al gruppo di lavoro saranno convocati ai Tavoli-Paese dell’area oggetto del programma.

Uffici

Al fine di garantire il coordinamento strutturale con le autorità istituzionali dei Paesi destinatari degli interventi, favorendo lo stretto collegamento con le rappresentanze italiane in loco e le collaborazioni con altre Regioni europee, saranno costituiti uffici di raccordo organizzativo e di collegamento operativo, a partire da: Albania, Unione di Serbia e Montenegro e Israele/Palestina. Ciò in considerazione del considerevole numero di soggetti pubblici e privati coinvolti nei Tavoli-Paese, della necessità di rafforzare il coordinamento tra le azioni in atto da parte di tali soggetti e con le altre iniziative e programmi in corso da parte del Ministero Affari Esteri, dell’Unione Europea e degli organismi internazionali.

Inoltre tale attività consentirà di mantenere e rafforzare le relazioni in atto con le rappresentanze diplomatiche in loco e di potenziare l’accesso a finanziamenti di donatori internazionali sia su progetti regionali che su progetti del Tavolo-Paese.

Svolgono funzioni di monitoraggio e controllo sulle azioni finanziate dall’amministrazione regionale.

AREE DI INTERVENTO

Sono confermate ed integrate con il presente atto le disposizioni contenute nella delibera del Consiglio regionale n. 498 del 25/06/2003 inerente “Approvazione per motivi d’urgenza di uno stralcio del Piano di lavoro per l’anno 2003 relativo alla legge 2 aprile 1996, n. 5”.

COOPERAZIONE CON I PAESI IN TRANSIZIONE E SUD-EST EUROPA

A partire dal 1° maggio 2004 l'Europa comprenderà 25 Paesi, con complessivamente 450 milioni di abitanti ed i suoi confini cambieranno, in quanto i nuovi confini saranno quelli dei Paesi dell'Est e del sud-est europeo. Ciò comporta per l'Unione Europea la necessità di rivedere molte delle sue politiche (in particolare relazioni esterne, sicurezza, commercio, sviluppo, ambiente, ecc...).

(11)

Nella comunicazione Com (2003) 104 dell’11 marzo 20031 "Europa ampliata – Prossimità: Un nuovo contesto per le relazioni con i nostri vicini orientali e meridionali" la Commissione ha proposto che "l'UE dovrebbe adoperarsi per creare una zona di prosperità e di buon vicinato (...) con la quale intratterrebbe relazioni pacifiche e una stretta collaborazione. Nel prossimo decennio e negli anni successivi, la capacità dell'Unione di garantire ai suoi cittadini sicurezza, stabilità e sviluppo sostenibile sarà indissociabile dalla sua volontà di intensificare la cooperazione con i paesi limitrofi." La comunicazione ha inoltre indicato la possibilità di creare un nuovo strumento di prossimità incentrato sul buon funzionamento e sulla corretta gestione delle future frontiere orientali e mediterranee, al fine di promuovere lo sviluppo socioeconomico sostenibile delle regioni di confine e la cooperazione regionale e transnazionale. Inoltre sottolinea come la prossimità metta in risalto i legami culturali transfrontalieri. In particolare la comunicazione prevede che la Commissione dal 2006 affronti tali obiettivi predisponendo un apposito strumento giuridico che consenta un approccio globale. Tra gli obiettivi prioritari si individua (punto 8.1) la promozione dello sviluppo socioeconomico e la riduzione della povertà nelle regioni di confine dell’Unione, intensificando i flussi commerciali e finanziari, rafforzando la cooperazione transfrontaliera su questioni di politica economica e sociale.

L’azione della Regione Emilia-Romagna non può che trovare così rafforzate le finalità di un percorso di lavoro già avviato su queste prospettive: l’esperienza svolta in particolare nel settore sociale nelle tre aree individuate Albania, Bosnia- Erzeogovina e Unione di Serbia e Montenegro attraverso la rete di soggetti del terzo settore e gli enti locali e le sollecitazioni e le azioni che il tessuto economico e produttivo emiliano-romagnolo e gli stessi enti territoriali da tempo pongono in essere a fronte della pressante richiesta degli omologhi partner di avviare collaborazioni tra i Paesi su base di reciprocità, avviando partenariati economici, commerciali e imprenditoriali.

PAESI IN TRANSIZIONE

Su quest’area si intende favorire in particolare il trasferimento di conoscenze e competenze, con particolare attenzione ai processi di avvicinamento alla UE ed all’adeguamento delle politiche nazionali all’acquis communitaire, in relazione ai processi di decentramento territoriale.

La normativa regionale prevede per i Paesi in via di Transizione e per i Paesi in via di sviluppo la messa a disposizione di proprio personale per attività di assistenza tecnica (art. 6, comma 4). Tale attività sarà svolta tramite missioni di collaboratori regionali o di enti dipendenti dalla Regione o attraverso stages in Emilia-Romagna di personale delle pubbliche amministrazione dei PET o dei PVS.

ROMANIA

1 COM(2003) 104 dell'11 marzo 2003

(12)

essere uscita da una fase di gravissima crisi politica, è ancora soggetta a gravissimi problemi di natura economica che investono tutti i settori, dal settore dei servizi alle fasce più vulnerabili della popolazione. Molti minori orfani vivono ancora in strutture di ricovero totalmente inadatte alla degenza, subendo le conseguenze peggiori del progressivo impoverimento del paese che ha un tasso di inflazione annuo del 45,7%.

Saranno sostenute, quindi, azioni di trasferimento di esperienze a favore di enti locali e nazionali e di soggetti del terzo settore nella gestione di servizi rivolti ai minori e azioni di formazione per il personale volti all'attivazione di percorsi di uscita o di reinserimento sociale degli ospiti degli istituti.

REPUBBLICA DI BIELORUSSIA, REPUBBLICA DI UCRAINA

L’incidente della centrale nucleare di Chernobyl del 1986 ha determinato una vera e propria catastrofe nucleare nel sud del Paese, le cui drammatiche conseguenze continuano a colpire gli strati più poveri della popolazione costretti a convivere con l’incubo e le conseguenze della contaminazione. Nel 1997 oltre il 70% della popolazione bielorussa viveva sotto la soglia della povertà e, anche se oggi tale percentuale secondo le fonti ufficiali si è notevolmente ridotta, la maggior parte della popolazione delle zone rurali vive in condizioni di estrema miseria. A ciò si aggiunga l’impossibilità di attivare azioni di prevenzione alimentare e/o sanitaria nelle zone contaminate, proprio a causa dell’estrema povertà della popolazione ivi residente.

Il Paese sta attraversando una fase di lenta e difficile riforma economica il cui obiettivo, a lungo termine, è quello di incrementare gli scambi con l’occidente; a tutt’oggi la quasi totalità dei rapporti economici avvengono però con la vicina Russia, nonostante il recente fallimento del progetto di unione politica presentato dal Presidente bielorusso e rifiutato da Putin (11 giugno 2002 – San Pietroburgo).

Il confronto con le associazioni firmatarie il Protocollo Chernobyl (rinnovato nel 2001), finalizzato a valorizzare le esperienze svolte in Bielorussia nel corso di questi anni, dovrà consentire il rafforzamento delle azioni volte allo sviluppo di politiche innovative a favore dei minori ed aventi caratteristiche di trasferimento di competenze ed esperienze in campo sanitario, del welfare, e ambientale.

Tali iniziative sono estese alle aree della Repubblica di Ucraina contaminate dall'incidente di Chernobyl.

SUD-EST EUROPA

L’area dei Balcani si conferma e si rafforza quale area di rilevante interesse per la cooperazione sia per la prossimità geografica e per l’intensità delle relazioni tra le due sponde dell’Adriatico, che per l’interesse di altri settori dell’amministrazione regionale e di consistenti settori della società civile emiliano- romagnola, non da ultime le amministrazioni locali. La pluralità degli strumenti in atto da parte dell’Unione Europea e del Governo italiano, finalizzata all’integrazione di quest'area nell’Unione Europea, la partecipazione di numerosi

(13)

enti locali a programmi di cooperazione transnazionale e transfrontaliera, la necessità di sostenere i processi di trasformazione socio-politica dell’area costituiscono motivo di considerevole interesse per la Regione Emilia-Romagna.

La creazione di un'euroregione adriatica è individuata come una priorità dell’azione europea. Tale direttrice riveste per la Regione Emilia-Romagna ed i suoi attori rilevanza strategica, vista la proiezione geografica e di interessi del proprio territorio.

Gli interventi nell’ambito della cooperazione decentrata dovranno pertanto essere fortemente orientati all’integrazione con le altre politiche regionali poste in essere su quest’area attraverso gli strumenti europei (Interreg, etc. e dal 2006 Nuovo Strumento di prossimità).

Inoltre occorre rafforzare la dimensione regionale degli interventi che nel biennio 2001-2003 sono stati caratterizzati da un approccio settoriale e per area-Paese.

L’esperienza svolta e la previsione di un nuovo strumento comunitario per l’area suggeriscono l’individuazione di linee di lavoro tematiche che consentano di trasferire sui diversi Paesi esperienze di gestione di politiche territoriali, sulle quali la Regione può mettere in campo le proprie competenze.

La proposta è quella di definire medesime aree tematiche per tutti i paesi in oggetto: le politiche di Welfare, l’Ambiente, la Cultura e la Formazione.

UNIONE DI SERBIA E MONTENEGRO Welfare:

In applicazione del Protocollo d’intesa tra il Ministero degli affari sociali della Repubblica di Serbia, la Regione Emilia-Romagna e il Programma città-città – 2002 – per la programmazione e lo svolgimento di attività di cooperazione, si intendono promuovere forme di cooperazione e azioni orientate a favorire lo sviluppo umano, la lotta all’esclusione sociale e la tutela della fasce deboli della popolazione. Con queste premesse l’impegno su una programmazione triennale nelle politiche di welfare deve assumere la formazione come strumento prioritario.

ƒ Nella fase iniziale si prevede l’affiancamento all'implementazione delle linee guida della nuova Legge sul welfare in Serbia.

ƒ Studi e ricerche sulla domanda e offerta di servizi sul territorio e verifica delle situazioni di rischio sociale e comunitario con particolare riferimento a Novi Sad e Kragujevac, possibili indirizzi di sostegno alle istituzioni locali, creazione di rete di servizi.

ƒ La formazione dei funzionari del Ministero (l’alta formazione ministeriale), promozione di seminari e altre forme di aggiornamento professionale.

ƒ Promozione di esperienze e conoscenze attraverso studi e scambi di collaborazione nel settore della pianificazione e dell’organizzazione dei servizi pubblici.

(14)

cooperative sociali.

ƒ Promozione di corsi per amministratori pubblici, anche e sopratutto attraverso il contributo delle esperienze già attivate dagli Enti Locali emiliano- romagnoli presenti nel Paese.

ƒ Promozione ed implementazione di azioni negli orfanotrofi, con particolare riguardo ad interventi di autosostentamento nella logica della promozione di formazione professionale dei soggetti in uscita dagli Istituti e creazione d’impresa no profit.

Ambiente:

La particolare situazione del paese durante e dopo la guerra ha inibito l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici in agricoltura. Di fatto l’intero sistema agricolo può riproporsi sul mercato agroindustriale con proposte che valorizzano l'agricoltura biologica nel quadro delle normative di certificazione europea dei prodotti biologici.

L’attenzione del paese verso la tutela e conservazione delle risorse naturalistiche ed ambientali rimane un patrimonio importante per l’Unione Serbo montenegrina.

La capacità di controllo e monitoraggio e la valorizzazione ambientale da parte delle istituzioni può promuovere forme di tutela ambientale anche in chiave transfrontaliera, nell’ottica di promozione turistica e trasportistica. Particolare attenzione sarà posta anche al trasferimento di esperienze e competenze nell’ambito della gestione dei servizi.

Cultura:

Grazie ad un'importante e lunga tradizione culturale della Serbia e Montenegro, le attività culturali nell’ultimo decennio non sono state seriamente “contagiate” da alcune tendenze negative, dovute alla guerra, alle scarse risorse finanziarie ecc.

Nonostante le difficoltà economiche, la produzione culturale e di intrattenimento è proseguita con una varietà di proposte (dal teatro alla musica) che confermano Serbia e Montenegro il paese più fervido di proposte e stimoli culturali dei Balcani. La necessità di uscire da un isolamento politico e culturale può coniugarsi alla promozione di azioni concertate tra i diversi attori (Bosnia, Albania, ecc) come viatico utile al confronto e scambio tra culture ed etnie diverse.

Sarà verificata la possibilità di estendere, tramite progetti pilota, gli interventi - che nelle precedenti programmazioni sono stati maggioritariamente sviluppati nella Serbia propriamente detta - ad aree del Montenegro e del Kossovo.

ALBANIA Welfare:

Il consolidamento delle esperienze avviate in Albania consente di definire con maggiore puntualità le linee programmatiche d’intervento nel paese. La recente definizione di linee di azione comuni tra Regione Emilia-Romagna e il Ministero

(15)

Albanese al Lavoro e Affari Sociali conferma la necessità di azioni di rafforzamento istituzionale anche nella prospettiva del decentramento amministrativo delle politiche di Welfare in Albania.

La possibilità di avviare programmazioni triennali risulta quindi strategica nella logica di implementazione delle azioni di sostegno istituzionale sia per l’alta formazione ministeriale, sia per le attività di formazione mirate al processo di decentramento amministrativo delle politiche di Welfare ormai in corso in Albania.

Infine particolarmente utile appare l’obiettivo di promuovere le imprese sociali no profit sul territorio albanese, che rappresenta la chiave strategica per il buon risultato di tutte le azioni di sostegno alla rete di servizi.

La disponibilità del Ministero Affari Esteri di affidare alle Regioni il compito di accompagnare azioni sulle politiche dei minori nel territorio di Scutari, Elbasan e Valona rappresenta la conferma della qualità degli interventi finora promossi dalla Cooperazione Decentrata in Albania e pone altresì l’esigenza di proporre esperienze pilota di gestione della rete dei servizi a livello territoriale.

Nel campo delle politiche per i minori potranno essere valorizzati progetti in cui sia prevista una collaborazione con soggetti albanesi del privato sociale, senza fini di lucro.

Cultura:

Le attività culturali nelle sue diverse forme espressive, ma con particolare riferimento al teatro, sono da tempo oggetto di interventi regionali e possono trovare, in un’ottica di programmazione triennale, la giusta valorizzazione anche in termini di proposizione su tutte le aree balcaniche dove sono attive le azioni di Cooperazione Decentrata della Regione Emilia-Romagna. A tal fine, anche su sollecitazione del Ministero alla Cultura Albanese, la positiva esperienza di questi anni deve caratterizzarsi nella promozione di esperienze di scambio interetnico, con la Regione Emilia-Romagna come soggetto di implementazione e diffusore di culture diverse, anche coniugandole con le attive capacità artistiche e di management dei soggetti del territorio regionale.

Ambiente:

L’ambiente, la tutela e valorizzazione del patrimonio naturalistico dell’Albania, la salvaguardia delle biodiversità esistenti rappresentano una sfida a cui la Regione Emilia-Romagna ha intenzione di rivolgere e proporre le sue esperienze di pianificazione, governo e controllo. Oltremodo la situazione albanese è compromessa dal punto di vista del degrado del territorio, di inadeguatezza dei servizi ecologici e di adeguate strategie di pianificazione dei consumi energetici, tutela del patrimonio artistico e paesaggistico e quindi di buon utilizzo delle grandi opportunità che un territorio valorizzato dal punto di vista ambientale potrebbe offrire dal punto di vista turistico ricettivo. L’obiettivo é, quindi, di promuovere azioni di tutela, valorizzazione del patrimonio ambientale e storico monumentale assieme alla rete dei servizi ecologici, proponendo un graduale quanto tempestivo adeguamento alle normative e standard europei.

BOSNIA-ERZEGOVINA

(16)

agricola a causa dei danni derivanti dal conflitto ed è tuttora oggetto di consistenti programmi di ricostruzione e di aiuto umanitario da parte della comunità internazionale. Tuttora il 35-40% della popolazione risulta in cerca di occupazione e il prodotto interno lordo rimane ancora al di sotto dei livelli del 1990. I cinque miliardi di dollari che la comunità internazionale ha messo a disposizione della Bosnia alla fine del conflitto nel 1995 sono stati utilizzati per interventi infrastrutturali ed il ripristino dei servizi pubblici essenziali. Di questi solo il 10% è stato destinato alla produzione industriale, che oggi si attesta su valori inferiori al 30% rispetto alla produzione industriale antecedente lo scoppio della guerra. All'epoca, l'industria rappresentava il 43% dell'economia del paese con 30 settori di rilievo. Oggi quella bosniaca è un'economia di sussistenza con larghe sacche di povertà estrema. La disoccupazione si attesta in Bosnia- Erzegovina su valori prossimi al 40% della popolazione attiva.

Welfare:

Grazie al contributo deliberato dal Direzionale del Ministero Affari Esteri per la realizzazione del Programma “Tutela e reinserimento di minori con handicap fisico e psichico vittime dei conflitti armati e promozione di imprenditorialità sociale, nel territorio della Federazione Bosnia Erzegovina e Repubblica Srspka”, si implementeranno misure volte alla lotta all’esclusione sociale indirizzandosi, in particolare, alla tutela ed al reinserimento dei minori disabili ed alla promozione della ricerca di una via bosniaca all’integrazione dei diversi servizi destinati ai soggetti in situazione di handicap.

Anche in questo Paese il settore dei servizi alle fasce deboli della popolazione risente gravemente della crisi economica che consente investimenti molto ridotti in questo settore.

Sarà, pertanto, promosso il settore del rafforzamento istituzionale per il sostegno alle capacità gestionali degli enti locali nel settore sociale e lo sviluppo di imprese sociali con particolare attenzione alle imprese femminili.

Cultura:

Nel contesto attuale di crisi internazionale appare, inoltre, di estrema importanza riflettere anche sulle conseguenze di medio e di lungo periodo di ogni guerra, conseguenze che si abbattono sulla società, sull’economia e sulla cultura di un popolo che ha sofferto per molto tempo dopo il termine degli scontri. L’esempio di Sarajevo, di Mostar e della Bosnia, in generale, diventa così un monito contro la guerra, contro tutte le guerre, al di là degli stereotipi mass mediatici e delle strumentalizzazioni, e un invito a ricordare, perché non esiste futuro senza memoria.

Saranno così favorite le relazioni per la promozione di iniziative culturali, al fine di mantenere vivo l’interesse e la consapevolezza per quello che è stato, contribuendo poi alla rielaborazione di categorie culturali necessarie ad un rinnovato spirito di convivenza.

Ambiente:

(17)

La particolare situazione del paese durante e dopo la guerra ha inibito l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici in agricoltura. Di fatto l’intero sistema agricolo può riproporsi sul mercato agroindustriale con proposte che valorizzano la agricoltura biologica le opportunità di produzioni agricole e zootecnica nel quadro delle normative di certificazione europea dei prodotti biologici.

Saranno in generale sostenuti interventi che propongano modalità di sviluppo sostenibile ed a basso impatto ambientale, nonché progetti di riqualificazione ambientale.

BACINO SUD DEL MEDITERRANEO

Un insieme di circostanze internazionali, regionali e locali rendono cruciale un forte e concreto rilancio della dimensione mediterranea nella politica europea.

L’Europa ha preso atto da qualche tempo delle sue crescenti responsabilità nella regione mediterranea, come attesta in particolare il processo di Barcellona ed è destinata ad assumere compiti complessivi di stabilizzazione e di sviluppo, sia nell’ambito delle sue politiche economiche, sia di proiezione di influenza sul piano internazionale. Qualunque sarà l’evoluzione dell’assetto istituzionale dell’Unione, resta il fatto che un approccio multidimensionale al Mediterraneo sarà un’esigenza ineliminabile, a maggior ragione in vista dell’adesione di due o tre Paesi propriamente mediterranei prevista nei prossimi anni.

MAROCCO

La cooperazione allo sviluppo ha avuto un ruolo importante nelle relazioni italo- marocchine. Il primo accordo di cooperazione tecnica ed economica tra Italia e Marocco fu stipulato a Roma nel febbraio 1961. Le priorità, attualmente perseguite dalla Cooperazione italiana, ruotano attorno all’obiettivo centrale della lotta alla povertà, comprendendo iniziative in settori quali la creazione e di impiego, attraverso progetti riguardanti lo sviluppo rurale, il microcredito, il sostegno alla creazione di infrastrutture sociali, la valorizzazione delle risorse umane, l’estensione dei servizi primari, in primo luogo la sanità e l’educazione di base.

In questa area sarà oggetto di sperimentazione il progetto integrato previsto dall’art. 10, comma 2, punto e) della legge 12/2002 con particolare riferimento ai progetti di collaborazione economica in campo agricolo ed industriale, verificando le possibilità di coinvolgimento di appartenenti alla comunità marocchina in Emilia-Romagna.

TERRITORI AUTONOMIA PALESTINESE

La lunga e tragica storia del conflitto israelo-palestinese ha subito una drammatica escalation nel settembre 2000, dopo lo scoppio della nuova Intifada.

La situazione attuale dei territori palestinesi si presenta gravemente compromessa per una serie di ragioni che hanno attualmente sullo sfondo il tragico ripetersi di attentati terroristici da parte di organizzazioni estremistiche palestinesi e rappresaglie da parte dell'esercito israeliano: per le pesanti

(18)

blocco istituiti in West Band e Gaza intorno alle principali città e vie di collegamento tra le stesse; per il ristagno dell'economia in quanto le merci non hanno più vie di accesso ai mercati e i lavoratori non possono raggiungere i posti di lavoro (si stima una caduta del PIL pari al 51%, il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 48% in Cisgiordania e il 67% nella striscia di Gaza, la percentuale di palestinesi che vivono al di sotto della soglia di povertà (meno di 2 USD al giorno) ha raggiunto quota 50%, che è doppia rispetto al pre-Intifada); per il difficile accesso alle strutture sanitarie; per la distruzione delle opere pubbliche quali strade, acquedotti, reti elettriche e scuole (11 scuole distrutte, 8 trasformate in caserme, 850 soggette a chiusure temporanee) e delle case (2200 case completamente distrutte); per la confisca dei terreni e sradicamento di olivi e alberi da frutto. Quest'ultimo fenomeno ha acquisito una dimensione preoccupante nei distretti del nord dove è iniziata nel 2002 la costruzione del muro di separazione che dovrebbe creare una barriera fisica tra Israele e Cisgiordania. Si stima che circa il 10% della Cisgiordania sarà confiscato per la costruzione del muro e per la creazione di una fascia di sicurezza adiacente a questo.

A oltre due anni dall’inizio della seconda intifada (che ad oggi ha fatto registrare oltre 2.000 morti palestinesi e 670 israeliani) e subito dopo la fine del conflitto in Iraq, si è tentato da parte del quartetto USA, Unione Europea, Russia e Nazioni Unite di rilanciare le prospettive di dialogo tra le parti attraverso l’approvazione di un piano di pace, concordato e firmato da tutte le parti, noto come Road Map.

Esso prevede un graduale processo di concessioni e impegni da ambo le parti che entro il 2005 dovrebbe portare alla creazione di uno stato indipendente e democratico palestinese, che possa convivere accanto allo stato di Israele in pace e sicurezza.

La Road Map, le cui prospettive con andamento quasi ciclico offrono speranze e delusioni, si basa su un ampio consenso internazionale anche se parte dell’

opinione pubblica ha espresso perplessità per la mancanza di punti quali il tema dei 4 milioni di esuli palestinesi , quello del rispetto dei diritti umani nei territori sotto giurisdizione dell’ANP, la questione degli insediamenti israeliani in West Bank e Gaza e, infine, la questione delle Alture del Golan.

Vista la perdurante situazione si indicano come prioritari i seguenti settori:

1) attività generatrici di reddito;

2) attività socio-educative a favore dei minori: l’assistenza del personale insegnante delle scuole e degli asili, nonché alle o.n.g. locali che operano in tale settore, per gestire l’aspetto psicologico dei bambini e dei ragazzi e per il supporto alla realizzazione di specifiche attività con i bambini;

3) rafforzamento delle iniziative tendenti a valorizzare l'insegnamento, fin dalla prima infanzia, delle regole della coesistenza pacifica e del rispetto dei diritti umani e il conseguente abbandono di quelle tendenti ad istigare l'odio e la violenza. A tale scopo saranno privilegiate le associazioni israeliane e palestinesi che operano a favore della coesistenza pacifica.

(19)

Tali politiche si collegheranno a quelle sviluppate in tema di “Informazione sul territorio sui temi della pace, educazione allo sviluppo e formazione” approfondite in altra parte del presente Documento di indirizzo programmatico.

La Regione inoltre sosterrà il Programma di promozione dell’inserimento sociale dei disabili psico-fisici del distretto di Hebron, finanziato dal Ministero Affari esteri italiano.

La Regione inoltre sosterrà, congiuntamente alla Regione Umbria, un'iniziativa volta a rafforzare la capacità produttiva e di commercializzazione dell’olio in Palestina.

Continuerà il proprio impegno per la realizzazione di un progetto di accoglienza di bambini palestinesi, patrocinato dal Consolato Italiano a Gerusalemme ed in collaborazione con numerosi enti locali del territorio, che saranno ospitati presso la Scuola di Pace di Monte Sole (Marzabotto) durante il periodo estivo.

Gli interventi e la partecipazione dei partners locali saranno definiti in stretta collaborazione con il consolato d'Italia a Gerusalemme, nell'ambito degli orientamenti della comunità internazionale dei donatori e del Ministero degli Affari Esteri. Il monitoraggio sull'implementazione dei progetti e sulla partecipazione dei partners locali sarà effettuato di concerto con l'Unità Tecnica Locale della Cooperazione Italiana all'interno della competente Rappresentanza diplomatica italiana, presso la quale sarà attivato, insieme alla regione Umbria, il centro regionale di cooperazione decentrata.

(20)

La risoluzione n. 1485/2003 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha prorogato il mandato della MINURSO fino al 31 luglio 2003, per poter avviare una nuova fase diplomatica finalizzata alla soluzione della controversia in maniera pacifica, dopo la nuova proposta formulata dal rappresentante del Segretario Generale delle Nazioni Unite per il Sahara Occidentale James Baker (il cosiddetto Piano Baker II) che non ha raccolto l’adesione incondizionata di Marocco e Polisario.

La presidenza spagnola al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dovrebbe contribuire a rilanciare il Piano di Pace del 1991 e consentire la ripresa dei colloqui bilaterali Polisario-Regno del Marocco, nel rispetto della legalità internazionale, per una soluzione pacifica del conflitto.

In questa prospettiva la permanenza del popolo saharawi nei campi profughi situati nel deserto algerino sembra destinata, purtroppo, ad allungarsi facendo peggiorare ulteriormente le condizioni di vita della popolazione; le carenze alimentari dovute alla scarsità di alimenti, freschi e conservati, continuano ad avere gravi ripercussioni sulla salute delle nuove generazioni, che in buona parte risultano affette da rachitismo.

La lunga attesa del rientro nel Sahara Occidentale, per di più in condizioni di cessate il fuoco, e l’ingresso in forma stabile di un economia monetaria all’interno della RASD, ha determinato un progressivo indebolimento del sistema amministrativo dei campi profughi saharawi con drammatiche conseguenze anche sul sistema sanitario.

La sanità rappresenta oggi, per la popolazione saharawi, la priorità più urgente insieme a quella politica.

Nel campo sanitario si punterà, quindi, a consolidare la progettazione regionale già avviata, garantendo la continuità degli interventi e migliorandone la relativa efficacia, volta a potenziare il sistema sanitario di base della wilaya di Smara, allo scopo di realizzare un modello di riferimento per gli altri dispensari e le altre wilaye e riavvicinare la popolazione al sistema sanitario saharawi.

Fondamentale resta la prevenzione sanitaria da realizzare anche attraverso campagne di informazione alle donne e alla popolazione.

Riguardo l’apertura del Polo sociosanitario della Regione emilia-romagna a Rabouni, occorre completarne la dotazione delle necessarie attrezzature e, soprattutto, garantirne il funzionamento. L’obiettivo resta quello di garantire la sostenibilità dei progetti regionali attraverso accordi operativi con le autorità locali, mettere in rete gli interventi già in essere in modo da sfruttare tutte le sinergie possibili, assicurare un flusso di comunicazione costante con la Regione Emilia-Romagna e il Tavolo-paese saharawi.

Importanti anche le tematiche ambientali, specie nel sostegno ai servizi di gestione dello smaltimento dei rifiuti e nell’utilizzo dell’acqua. L’obiettivo nel medio-periodo è quello di fornire assistenza istituzionale a vari livelli nella definizione delle strategie e nella gestione dei servizi. La wilaya dove tali interventi potranno concentrarsi resta quella di Smara.

Il Tavolo Paese saharawi del 28 gennaio 2003 ha istituito il “gruppo di lavoro diritti umani in Sahara Occidentale” che si occuperà del monitoraggio costante e

(21)

dell’implementazione di azioni di sensibilizzazione sul territorio sul tema del rispetto dei diritti umani.

Dopo una prima annualità di approfondimenti e studi sul tema saranno sostenute iniziative di informazione sulle azioni progettuali regionali e altre informazioni sulla popolazione saharawi.

In ultimo, l’invio di aiuti umanitari sarà consentito preferibilmente nel corso della Carovana Nazionale e/o Regionale di solidarietà e solo se sarà finalizzato al trasporto di beni e attrezzature per la realizzazione di progetti co-finanziati dalla Regione Emilia-Romagna.

AFRICA SUB-SAHARIANA

Con i suoi quasi 800 milioni di abitanti l’Africa è cresciuta nell’ultimo trentennio del 2,7% annuo. E’ il Continente con il più rapido sviluppo demografico. Eppure il suo sviluppo economico rimane dello stesso ordine di grandezza.

ETIOPIA

Al fine di valutare le azioni sinora sostenute, sarà realizzata una missione di valutazione, i cui risultati costituiranno elemento di supporto alla Giunta per il prosieguo dell’intervento regionale.

ERITREA

Dopo la liberazione del paese, nel 1991, con lo scoppio della guerra con l’Etiopia, che ha gravemente colpito la regione, si è bruscamente interrotto il processo di sviluppo avviatosi. Durante la terza offensiva etiopica gran parte del territorio regionale è stato invaso dall’esercito etiopico, che è arrivato fino al capoluogo, Barentù. Le infrastrutture esistenti sono state distrutte o gravemente danneggiate, i beni razziati e la popolazione ha dovuto cercare rifugio nei campi profughi, sia in Sudan che all’interno del paese.

E’ da tempo iniziata l’operazione di rientro che ha visto impegnato il governo eritreo, i donatori internazionali, compreso il governo italiano, e le competenti organizzazioni dell’ONU (UNHCR e UNICEF): più di 41.000 sono i profughi rientrati dal Sudan e oltre 100.000 gli sfollati rientrati dai campi organizzati all’interno del paese. Più di 40.000 comunque sono le persone rimaste nei campi, dal momento che i loro villaggi non sono ancora sicuri, o perché troppo vicini al confine o perché il territorio circostante è minato.

La Regione del Gash Barka è la regione più vasta dell’Eritrea che, con i suoi 37.000 chilometri quadrati e una popolazione di 567.000 abitanti, copre circa un terzo dell’Eritrea.

Il potenziale sviluppo economico è legato soprattutto allo sviluppo agricolo, reso possibile da terreno fertile e abbondanza di acqua, soprattutto nelle vicinanze dei fiumi che la percorrono.

L’economia regionale, però, a causa dell’isolamento trentennale dovuto alla guerra di liberazione, è in gran parte ancora basata sull’agricoltura di sussistenza e sull’allevamento brado ed è quasi totalmente priva di infrastrutture produttive.

Non esiste un tessuto produttivo, né artigianale, né di piccola o piccolissima

(22)

capitale del paese.

Il Tavolo-Paese ha individuato un programma di lavoro incentrato sul settore della formazione finalizzata all’avvio di attività generatrici di reddito, sostenute anche con forme di microcredito, al fine di facilitare il reinserimento produttivo degli sfollati al rientro dai campi e dei profughi di ritorno dal Sudan. I gruppi beneficiari sono prevalentemente i profughi e gli uomini che sono rientrati dal fronte, le donne, soprattutto quelle capofamiglia, i giovani senza famiglia ed i disabili.

Settori prioritari sono l’agricoltura, l’artigianato e le attività di sostegno alla commercializzazione di quanto prodotto. Su questi temi saranno favoriti anche progetti di rafforzamento delle competenze dei rispettivi ministeri centrali.

MOZAMBICO

Il persistere di patologie endemiche continua a costituire un grave ostacolo per lo sviluppo dell’Africa. Il risultato è una drammatica diminuzione dell’aspettativa di vita in Africa e un nuovo notevole peso sui sistemi sanitarie sulle economie.

L’HIV/Aids affligge tutti gli aspetti del futuro sviluppo. Pertanto è importante contribuire a rafforzare la capacità del settore pubblico di avviare e rafforzare servizi sanitari alla popolazione, particolarmente quella femminile.

Il Governo italiano e governo mozambicano hanno concordato di concentrare lo sforzo comune di cooperazione su un numero limitato di settori di intervento e su un’area geografica che comprende le Province di Sofala, Manica e Maputo, nonché l’esigenza di dare l’opportuno rilievo alle questioni trasversali (genere, infanzia, AIDS).

Il tavolo-Paese ha individuato come prioritario il settore della lotta all’AIDS con interventi tesi alla formazione di operatori, medici e tecnici di laboratorio, attività di sensibilizzazione, informazione e prevenzione, al rafforzamento delle capacità diagnostiche terapeutiche e di medicina preventiva.

Le o.n.g. emiliano-romagnole impegnate nella realizzazione di iniziative sul tema dell’HIV_AIDS, su sollecitazione della Regione, hanno dato vita ad un coordinamento in Mozambico con l’obiettivo di realizzare incontri volti a verificare le strategie adottate da ciascuna organizzazione nei diversi ambiti di intervento e le attività concretamente svolte. Le esperienze fin qui realizzate hanno portato il coordinamento a focalizzare l’attenzione su un fatto significativo, ritenuto di fondamentale importanza per l’orientamento della progettazione futura. Nel corso del 2002 il Consiglio Nazionale di lotta contro l’AIDS in Mozambico, ha dato vita ad un programma denominato GATV, (attraverso il quale la popolazione ha modo si eseguire volontariamente e gratuitamente il test dell’AIDS) che come meta iniziale prevedeva l’apertura entro il 2005 di 25 unità operative sparse in tutto il paese. La meta è stata raggiunta e superata. Infatti esistono già 30 GATV pienamente operativi.

L’altro obiettivo fondamentale del Programma è quello di diffondere il messaggio di prevenzione e riduzione della diffusione presso i sieropositivi, individuando i portatori di HIV e rendendoli coscienti della loro responsabilità rispetto alla non diffusione. Anche in questa ottica per il Piano triennale si confermano le priorità del settore lotta all’AIDS e interventi connessi, compresa la messa a punto di

(23)

strategie di intervento a sostegno dei sieropositivi, sia dal punto di vista sanitario, che da quello psicologico e dell’inserimento sociale nell’ambito della famiglia, delle comunità in cui vivono, dell’ambiente di lavoro in cui operano.

SENEGAL

Il Senegal è tra i Paesi africani che nel corso del biennio 2000-2002 hanno visto scendere tutti i propri indici di sviluppo.

Nel 2000 dopo 40 anni di governo monopartitico socialista si sono svolte le prime elezioni democratiche. Nel 2001 è stata approvata, mediante referendum, una nuova Costituzione che riduce il mandato del presidente a cinque anni, limita la possibilità di governare a due soli mandati esecutivi e stabilisce che qualunque deputato che esca dal proprio partito perda il seggio.

Rispetto alla situazione socio-economica è necessario ricordare che, negli ultimi vent’anni si sono susseguite una serie di siccità riconducibili a un processo di desertificazione, causato da un lato dal peggioramento delle condizioni climatiche e dall’altro dalla sostituzione imposta dai francesi delle colture tradizionali con prodotti d’esportazione (monocultura).

Il Senegal deve inoltre affrontare problemi legati alla disoccupazione, alla delinquenza giovanile, al traffico illecito di droghe e al diffondersi dell’Aids.

Il settore prioritario nella programmazione regionale sarà relativo alla sensibilizzazione, prevenzione e cura dell’Aids ed alla sperimentazione di un programma integrato d’area previsto all’art. 10, comma 2, punto e) della citata legge 12/2002.

AMERICA LATINA BRASILE

Con i suoi 175.000.000 di abitanti il Brasile è il Paese più popoloso dell'America Latina, con una percentuale di popolazione tra gli 0 e i 14 anni pari al 29%. Dopo circa 50 anni di interventi militari e di instabilità politica, il Brasile è riuscito ad emergere dalle difficoltà degli anni ottanta e dei primi anni novanta, legate ad un fortissimo tasso di inflazione.

Secondo la Banca Mondiale nel 1997 lo 0,83% dei proprietari deteneva il 43%

delle terre coltivabili. Queste cifre collocavano il Brasile tra i paesi maggiore ineguaglianza sociale. Rimangono a tutt’oggi molto marcati gli squilibri nella distribuzione della ricchezza, sia a livello territoriale sia a livello sociale, che hanno provocato il diffondersi di fenomeni di emarginazione e di devianza minorile.

Le elezioni dell’ottobre 2002 hanno visto il trionfo del socialista Luiz Inacio Lula da Silva, eletto con il 63% delle preferenze. Lula incentra la sua attività di governo sul Programma Fame Zero, dove si privilegiano azioni legate ad uno sviluppo equo della società.

L’Emilia-Romagna continuerà a sostenere le iniziative di solidarietà e di cooperazione sociale ed economica già in essere in Brasile.

Il Protocollo di intesa concordato nel luglio 2003 tra il Comune di San Paolo e la Regione Emilia-Romagna prevede l’attivazione di partenariati tra soggetti pubblici

(24)

Promozione Economica, mirando all’interscambio di esperienze e conoscenze specifiche.

Nel campo dell’economia sociale si favoriranno l’interscambio di conoscenze e competenze nel campo dell’imprenditoria comunitaria, specialmente delle sue forme giuridiche e dei suoi aspetti finanziari, delle politiche di promozione e sviluppo di cooperative e delle imprese di autogestione e di economia popolare e solidale, anche nell’ottica di rafforzare le relazioni tra istituzioni e società civile, valorizzando l’associazionismo come strumento di riqualificazione economica.

Inoltre nell’ambito del “Programma fame zero”, la Regione sta valutando positivamente l’esperienza avviata con la rete Euralat – che coinvolge già Umbria, Toscana e Marche – per lo sviluppo dell’impresa sociale.

Si continueranno a sostenere azioni volte allo sviluppo economico e di generazione di reddito favorendo la costituzione e la crescita di cooperative di produzione, già attive in ambito metalmeccanico e agricolo nell’area dell’ABC di San Paolo, nello Stato di Rio Grande do Sul e in Minas Gerais, con particolare attenzione alle iniziative di genere, vista la posizione chiave delle donne nella società brasiliana, molto spesso capofamiglia e uniche ad occuparsi del mantenimento famigliare.

Altrettanto serie sono le questioni legate alla preservazione del patrimonio ambientale che è stato pesantemente aggredito dal disordinato sviluppo economico; saranno quindi sostenute azioni volte al sostegno dello sviluppo economico locale ed alla preservazione ambientale, favorendo progetti di recupero ed educazione ambientale, in particolare negli ecosistemi di Foresta Atlantica, e nelle aree amazzoniche, valorizzando progetti di collaborazione con istituti e organizzazioni locali operanti nel campo della formazione professionale.

Alla luce poi dell’esperienza di Porto Alegre e delle molte esperienze di successo di democrazia partecipativa che da decenni vengono sperimentate in molte realtà del Brasile e dell'America Latina in genere, soprattutto tramite lo strumento del Bilancio Partecipativo, saranno sostenute azioni volte ad un confronto ed uno scambio di esperienze in merito, anche favorendo il rafforzamento istituzionale.

Il sistema regionale appoggerà poi il programma per l’approvvigionamento idrico nelle aree rurali con l’installazione di cisterne per la raccolta dell’acqua piovana. Il programma, nelle zone dove è già stato realizzato, ha consentito di abbattere la mortalità infantile dal 60 al 10 per mille.

CUBA

L’ondata repressiva che nel marzo 2003 ha colpito ambienti dell’opposizione cubana portò, tra gli altri, Amnesty International ad affermare: ”Nelle ultime quattro settimane, Cuba ha rinnegato gli importanti passi avanti fatti recentemente nel campo dei diritti umani. Si tratta del ritorno a misure estremamente repressive, in vigore decenni fa, che non possono essere giustificate e che in definitiva rappresentano un danno nei confronti del popolo cubano…”

(25)

Le polemiche seguite a quegli avvenimenti hanno causato una grave crisi nei rapporti fra Cuba e alcuni paesi europei nonchè la stessa Unione Europea, rischiando di compromettere il programma di cooperazione.

D’altra parte, come sottolineato in un documento della Agenzia UNOPS delle Nazioni Unite, "iI chiudere un rapporto di cooperazione ogni qualvolta nei diversi scenari del mondo si materializza il rischio di una violazione dei diritti umani penalizza due volte la popolazione civile: la prima, per i diritti oggettivamente non rispettati; e la seconda, per il venir meno della presenza e dell'aiuto internazionale, aggravando così, nel caso cubano, le già difficili condizioni di vita della popolazione, compromesse anche dall'embargo e dalla crisi economica, e dalle conseguenze dei frequenti uragani che colpiscono l'isola. Questa posizione di chiusura rischia anche di portare al paradosso di una cooperazione che opera con continuità solo in quei paesi in relative buone condizioni di democrazia, abbandonando quelli (sempre di più) in cui i fattori di rischio per la democrazia si esprimono in forme preoccupanti. Dal punto di vista del PNUD quanto più si consideri che siano a rischio i diritti elementari delle persone tanto più è necessario essere presenti. Ed evidentemente, quanto più amplia e qualificata è la presenza internazionale, tanto maggiore è il campo d'azione nel quale si può operare."

In tale quadro la Regione Emilia-Romagna proseguirà i progetti di collaborazione attivati nel 2002 insieme all’Unops e godenti di cofinanziamento del governo italiano.

ASSISTENZA PSICHIATRICA OMS/OPS

E’ confermata la previsione contenuta nel Piano stralcio approvato con deliberazione del Consiglio regionale n. 498 del 25/06/2003 per la prosecuzione del Protocollo di collaborazione in corso con l’Organizzazione Mondiale della Sanità/OPS per l’assistenza psichiatrica nei Paesi dell’America Centrale e Latina (Costa Rica, Venezuela, Uruguay, Panama e Brasile) in collaborazione con alcune Aziende AUSL della Regione.

AREE TEMATICHE

DIRITTI UMANI, SOSTEGNO ALLE POPOLAZIONI INDIGENE, MINORANZE ETNICHE

La Regione Emilia-Romagna ha introdotto il tema dei diritti umani nell’ambito delle proprie priorità di intervento all’interno della cooperazione internazionale ed in particolare cerca di promuovere, oltre alla sensibilizzazione al tema, con particolare riguardo ai giovani, interventi mirati alla promozione di una democrazia inclusiva capace in particolare di proteggere i diritti delle minoranze, di rafforzare le forme rappresentative della società civile, di promuovere politiche economiche esplicite e trasparenti.

A dimostrazione di questo impegno, la Regione continuerà a sostenere i seguenti interventi:

(26)

COLOMBIA

1) Promozione dell’Osservatorio regionale di pace e diritti umani nel dipartimento della Valle del Cauca-Colombia, realizzato dalla rete per la cooperazione decentrata in Colombia, cui la Regione ne fa parte, assieme al Comune di Modena, Comune e Provincia di Parma, Università di Modena, Consorzio Pluriverso e da alcune altre realtà locali di Pavia, Mantova e Crema;

2) Promozione della etno-salute della comunità indigena U’wa-Colombia;

3) Promozione dell’educazione e della diffusione dei diritti civili, politici, economici, sociali, culturali e ambientali, mirato a rafforzare l’organizzazione e l’articolazione della società civile in Colombia, all’interno delle 5 Regioni più coinvolte nel conflitto e definite ad alto rischio per quanto riguarda la violazioni dei diritti umani.

CHIAPAS

Il Chiapas è il 1° Stato della Confederazione messicana per grado di povertà, malattie, sfruttamento e violazione dei diritti umani. Ovviamente il gruppo più vulnerabile della popolazione è rappresentato dagli indigeni. Le principali vittime del conflitto a bassa intensità che da anni si combatte sono le donne e i bambini indigeni, sottoposti a ripetute violenze fisiche e psicologiche, a sparizioni forzate, a condizioni di precarietà, la qual cosa contribuisce alla dissoluzione dell’idea di appartenenza culturale e spinge le comunità alla fuga verso territori altrettanto ostili (per esempio, il Guatemala).

Le condizioni sanitarie in Chiapas, specie fra la popolazione indigena, sono le peggiori del Messico: Il 50% della popolazione vive in case con pavimento di terra e una sola stanza, il 34% non dispone di elettricità, il 60% non dispone di acqua

La situazione educativa delle comunità indigene è la peggiore di tutto il Messico:

il 54% della popolazione sopra i 15 anni è analfabeta, tale percentuale si riduce al 30% per i minori di quindici anni.

La struttura sanitaria zapatista prevede l’esistenza di 2 ospedali, uno a Joventic negli Altos, e uno a San José del Rio nella Selva La Candona, forniti di attrezzature di base per tutti i reparti e di una piccola sala operatoria. All’interno di ciascun villaggio, poi, sono stati recentemente costruiti, anche grazie al contributo regionale, dei consultori di base gestiti dai promotores di salute, dotati di un ambulatorio, una piccola farmacia, alcuni letti per la degenza, una sala per le piccole urgenze.

Dal 1999 la Regione Emilia-Romagna co-finanzia nell’area indigena progetti in campo sanitario, ambientale e in attività generatrici di reddito volte all’autosufficienza alimentare, nonché interventi volti alla salvaguardia della propria identità culturale.

(27)

Si cercherà di consolidare gli interventi regionali in campo sanitario (con particolare riguardo al materno-infantile) e dell’educazione.

MINORI NON ACCOMPAGNATI

Il fenomeno dei minori non accompagnati presenti sul territorio regionale rappresenta una problematica di grande interesse per gli enti locali impegnati nelle attività di accoglienza e di inserimento in progetti formativi di tali giovani.

Queste attività sono spesso strutturate senza la possibilità di un confronto con le realtà di origine dei minori e gli operatori attivi in tali contesti.

Il Tavolo, già attivo per quanto concerne in particolare i minori provenienti dall’Albania, si pone l’obiettivo di studiare la fattibilità ed implementare alcune azioni pilota per il reinserimento sociale di tali minori nel Paese di origine. A tal fine dovrà agire complementariamente ai programmi di cooperazione in atto da parte della Regione nel Paese di provenienza.

PROGETTI DI GENERE

Su questo tema è attiva da tempo la Rete delle donne dei Balcani e Mediterraneo, che ha in corso numerosi progetti di cooperazione sostenuti da numerosi enti locali e dalla Regione. Vista la specifica esperienza maturata e il crescente numero di istituzioni aderenti alla Rete, la Regione aderirà al network in corso di costituzione, con l’obiettivo, tra l’altro di aumentare l’utilizzo di fondi comunitari ed internazionali.

(28)

La Regione Emilia-Romagna promuoverà una iniziativa pubblica di informazione e sensibilizzazione sul delicato tema delle mutilazioni genitali femminili.

Su questo tema potranno essere identificati e promossi progetti di cooperazione nell’ambito di uno specifico tavolo tematico che affronti il problema anche dal punto di vista dell’informazione e della formazione degli operatori che sul territorio regionale affrontano tale fenomeno.

Inoltre, sulla base delle esperienze maturate nei Tavoli- paese ove tale finalità è sviluppata, potrà essere istituita un'area tematica "Lotta all'AIDS".

Riferimenti

Documenti correlati

L'annuncio da parte della Commissione europea, del Ministero per lo Sviluppo economico e delle Regioni italiane, riunite a Bologna per l'annuale incontro nazionale sullo stato

La delibera di Giunta fissa i criteri e la tempistica per permettere ai Comuni e alle Province di accedere al riparto delle quote di potenzialità di spesa che la Regione e il

Grazie a quest’iniziativa, realizzata per la prima volta in occasione di un evento sismico di proporzioni rilevanti, è a disposizione una banca dati dettagliata degli

Il commissario Vasco Errani annuncia: "Domani, dopo un incontro con le banche, sarà varata un'ordinanza sul ripristino delle case danneggiate delle categorie B e C"..

Si tratta di un meccanismo flessibile e adattabile alle esigenze di ciascun territorio: il singolo Comune potrà richiedere alla società di lavoro interinale aggiudicataria, per

sistemazione ai cittadini, avvio della ricostruzione di municipi, beni monumentali ed edifici pubblici o di fruizione pubblica, interventi sugli impianti di bonifica: arrivate

E’ la cifra raccolta da Mediamarket, gruppo di elettronica di consumo di Media World e Saturn, e consegnata questa mattina, sotto forma di un simbolico “mega assegno”, dai

“Anche questo servizio indirizzato a cittadini e imprese fa parte dell'impegno che tutta la Regione e i suoi dipendenti stanno cercando di offrire, con professionalità e impegno,