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E LE VOCAZIONI

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Academic year: 2022

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L E V O C A Z I O N I

1 - Mo t i v a z i o n e.

N ell’o tto b re del 1933, a com pim ento della v isita stra o rd i­

n a ria alle Case d ’Ita lia , furono convocati a Torino gli Is p e tto ri e i D ire tto ri delle Case di Form azione. N el corso di quelle r iu ­ nioni c re d e tti mio dovere insistere sulla im p o rta n z a della soda form azione del n ostro personale, a p a rtire d alla ricerca delle vocazioni, su fino al com plem ento degli s tu d i teologici.

D ai re la to ri e nelle discussioni susseguenti furono am p ia ­ m en te ric o rd ate e illu s tra te le n o rm e e d ire ttiv e c o n te n u te nelle no stre Regole, nei R egolam enti, nelle Circolari, nelle buone tradizioni.

R ipensando in seguito alle cose d e tte m i p a rv e che a v re i fa tto u n lavoro u tile e, v o rrei sperare, a t u t t i g rad ito, sviluppando org an icam ente e in t u tt e le sue p a rti questo te m a v eram en te v ita le p e r la n o stra Congregazione.

Mi accingo p e rta n to a fissare in successive circolari tu tto ciò che rig u ard a, nelle sue diverse fasi, la form azione del perso­

n ale in guisa da p o te rv i p rese n tare come u n a specie di «M anuale della formazione del personale salesiano ».

L a p rese n te circolare com prenderà u n a p rim a p a rte p reli­

m inare sulle vocazioni, seguita d alla tra tta z io n e sugli A s p i­

ranti. V erranno in seguito le p a r ti rig u a rd a n ti risp e ttiv a m e n te i N oviziati, gli Studentati filosofici, il Triennio Pratico, gli S tu ­ dentati teologici e gli S tu d e n ti q u in qu enn ali ed u n iv ersitari; ed infine, a m odo di appendice, alcune considerazioni e norm e circa

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i Capitoli locali e i Consigli Isp e tto ria li che ben possiam o consi­

derare a m b ie n ti a d a tti e v ere p a le stre p e r la form azione del personale d irettiv o .

Come b en vedete, v astissim a è la m a te ria ed arduo il com ­ pito: perciò stesso invochiam o insiem e su di esso l ’aiuto dell’Al­

tissim o, la m a te rn a assistenza di M aria A usiliatrice, e lo speciale patrocin io del nostro santo F o n d a to re e P ad re.

2 - Im p o r t a n z a d e l l e v o c a z io n i.

P e r la n o stra Congregazione la ricerca e la c u ra dei nuovi elem enti d e stin a ti a riem p ire g l’in ev itab ili v u o ti e a d ila ta re il campo d ’azione n ell’ap o sto lato è q uestione di v ita o di m orte.

Lo richiede l’im m enso p rovvidenziale sviluppo delle Case in i­

ziate o d a iniziarsi; la co n tin u a in siste n te richiesta di fondazioni che ne assedia in t u t t e le Isp e tto rie; lo sviluppo crescente delle M issioni e la fiducia sem pre più o b b lig ante del S anto P a d re nel- l ’affidarcene delle nuove; il fine stesso della n o s tra Congrega­

zione che è la n o s tra santificazione p e r m ezzo delle opere di aposto lato ; il ricordo e l ’a ttu a z io n e del p ro g ram m a lasciatoci d a D on Bosco, D a m ih i anim as, e la sete che egli del continuo dim ostrò insaziabile p e r la loro conquista; l ’esempio luminoso del F o n d a to re il quale subito dai p rim o rd i del suo lavoro si preoccupò di tro v a re collaboratori e di form arseli con m ille fa ­ tiche e disinganni, m a con u n a te n a c ia irresistibile e trio n fa n te;

infine l’a c co ra ta insisten za dei suoi Successori di v e n e ra ta m em oria, richiam andoci al g ran d e dovere di collaborarvi t u t t i e ciascuno.

3 - U n t e s o r o i n e s t i m a b i l e.

Io n o n so se a ltre fam iglie religiose avranno l ’im m ensa fo r­

tu n a che Iddio m isericordioso concesse a noi, di possedere cioè u n tesoro v e ra m en te in estim abile di d o ttrin a e di esem pi lu m i­

nosi rig u a rd a n ti questo argom ento v ita le delle vocazioni. Vi assicuro che dopo a v er letto q u an to su di esso hanno scritto e fa tto S. G iovanni Bosco e i suoi tre p rim i Successori ho sentito il bisogno di rivolgere a Dio u n rin g raziam ento effusivo col p ro ­ posito di fa r conoscere a t u t t i i Salesiani u n a m iniera ta n to p re ­

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ziosa. M editai a lungo sotto quale form a a v re i d o vuto presen­

ta r v i t a n t i sa p ie n ti in seg n am en ti e m i p a rv e che av rei commesso u n a v e ra profanazio n e rag g ru p p a n d o li in fo rm a sin te tic a e riv e­

stendoli della m ia p o v e ra p aro la. L a voce del n ostro P a d re conserva t u t t a l’efficacia ch’egli u n di a v e v a chiesto al Signore e quasi oserei dire che ta le efficacia egli a b b ia o tte n u to , alm eno sull’argom ento di cui ci occupiam o, anche p e r i suoi im m ed iati Successori. Convinto di ciò p resi il divisam ento di p rese n tarv i se n o n tu tte , le p rin cip ali raccom an d azio ni e considerazioni che D o n Bosco Santo, e sulle sue orm e, i Successori suoi, lascia­

rono alla Società n o s tra come preziosa ered ità. A ttra v e rso la loro le ttu r a v i convincerete come effettiv am en te lo spirito del nostro F o n d a to re si rim an ifesti nelle p a ro le e nelle opere di D on R u a, di D on A lbera e di D o n R in a ld i con arg o m en ti a d a tti ai tem pi, con m isu re rich ieste dalle circostanze, sem pre però colla stessa ortodossia di d o ttrin a , collo stesso zelo di v ita a r­

d e n te m en te v issu ta.

Vi presento p e rta n to o rd in a ti e ra g g ru p p a ti so tto i diversi tito li rich iesti d alla m a te ria stessa i loro insegnam enti: essi costi­

tu ira n n o u n a fon te in esa u sta alla quale p o tran n o a b b o n d a n te ­ m en te e in ogni tem po a ttin g e re i figli di S. G iovanni Bosco p e r accrescere e riaccendere ove fosse necessario quello zelo p er la ricerca e l ’a c c u ra ta form azione delle vocazioni che ta n to rifulse nei n o stri g ran d i P a d ri.

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S. GIOVANNI BOSCO

E LE V O C A Z I O N I

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4 - Sa n Gi o v a n n i Bo s c o a p o s t o l o d e l l e v o c a z i o n i. Im possibile d a re u n ’idea, sia p u re im p e rfe tta , dello zelo a r ­ dentissim o dispiegato d a D o n Bop co p e r le vocazioni. T u tti i volum i delle M emorie Biografiche sovrabbondano di accenni su questo caro argom ento e rip o rta n o cen tin aia di eposodii edifi­

canti, ta lo ra graziosissim i. I discorsi di D on Bosco in proposito, le conferenze, le lette re , i fervorini, o rg an icam ente o rd inati, po treb b ero form are u n o ttim o t r a t ta to sulla n a tu ra , eccellenza e bellezza della vocazione ecclesiastica-religiosa, sui segni p er conoscerla, sui m ezzi p e r cu sto d irla fedelm ente fino alla m orte.

P u r lim ita n d o m i ad u n b rev e riassu n to degli in segnam enti del nostro F o n d a to re , m i propongo di farlo in m odo che ognuno di voi consultando le citazioni che v i apporrò, possa a suo agio p ro cu ra rsi la gioia e il v an tag gio di rifocillarsi larg a m e n te alle fo n ti delle prov v idenziali M emorie Biografiche.

5 - La m i s s i o n e d i Do n Bo sc o e d es u o i f i g l i. L ’am o re e lo zelo di D o n Bosco p e r le vocazioni h a la sua p rim a origine nel fatid ico sogno che egli ebbe all’e tà di nove anni, rip ro d o tto si in diversi m odi so stan zialm en te u niform i p e r lo spazio di quasi v e n t’anni. D o n Bosco soleva dire che a tt r a ­ verso quel sogno egli conobbe c h iaram en te la fondazione del­

l’O ratorio, l ’estensione della su a m issione, i progressi, gli o s ta ­ coli, i trionfi. Con ragione fu d e tto che quel sogno fu n o n solo u n a grazia, m a l ’in v e s titu ra di u n a pro v v iden ziale missione, u n esplicito com ando che il Signore facev a a D on Bosco, al quale era forza obbedire. I n f a tti dopo quel sogno, si accrebbe in Gio­

v a n n i il desiderio di stu d ia re p e r d iv e n ta r sacerdote e consa­

crarsi alla salvezza dei giovani.

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— i o ­

l i n ostro D on L em oyne enum erando le opere elle co stitu i­

scono la m issione di D on Bosco m e tte in speciale rilievo le vocazioni allo stato ecclesiastico, preparando al Santuario il fiore della gioventù raccolta da m olti paesi, e provvedendo di clero le Diocesi che ne difettavano coll'Opera dei F ig li di M a ria A u s ilia ­ trice per le vocazioni degli adititi (1).

D o n Bosco n o n dim enticò m ai q u e sta p a rte essenziale della sua m issione: anzi a m isu ra che si alla rg a v a il cam po del suo apostolato cresceva il suo zelo p e r le vocazioni. N el 1885, la n o tte p reced en te la p a rte n z a dei m issionarii, fece lo splendido sogno che voi t u t t i conoscete sull’av v en ire delle M issioni sale­

siane. E g li v en iv a tra s p o rta to d a ll’I ta lia in A m erica e di là n u o v a m e n te a ll’O ratorio di Torino donde p a rtiv a n o in cessan te­

m en te g ru p p i di m issionari. I l b u o n P a d re a v e v a dinanzi lo sviluppo d ell’im m enso lavoro, le difficoltà, i pericoli, le lo tte, ed infine la splend ida riu sc ita co ro n a ta d al canto di gloria e di trionfo. Dopo di a v e r d e tto che, in quella m agnifica sala, gli p a re v a di tro v a rs i in P arad iso allorché le innum erevoli file dei suoi figli presero a c a n ta re l ’inno grandioso, così concludeva:

« I l pensiero p rin cip ale che m i re stò im presso dopo questo sogno fu di d are a Mons. Cagliero ed ai m iei carissim i m issionarii u n avviso di som m a im p o rta n z a , rig u a rd a n te le so rti fu tu re delle n o stre Missioni: “ T u tte le sollecitudini dei Salesiani e delle Figlie di M aria A usiliatrice sieno riv o lte a pro m uovere le vocazioni ecclesiastiche e re lig io se ” » (2).

E noi sappiam o come il n ostro F o n d a to re si sia lanciato in q u e st’o p e ra delle vocazioni, s o p ra ttu tto negli a n n i tu rb in o si in cui cen tin aia di chierici d isertav an o d ai Sem inari, i sacerdoti erano p e rse g u ita ti e im prigionati, e le fam iglie, a lla rm a te e dif­

fidenti, m a l si rassegnav ano a d are ai figli il consenso p e r la carriera ecclesiastica.

P ro v v ed ere in siffatte circostanze alla p e n u ria di vocazioni, scrive D o n L em oyne, sem b rav a u n ’im p resa u m a n a m e n te im pos­

sibile. M a D on Bosco sen tiv a in sè avergli Dio affidato la m is­

sione di pro v v ed ere ai bisogni u rg en tissim i della sua Chiesa (3).

Q uesta Missione fu tra sm e ssa a noi, suoi figli, co n tin u a ­ to ri della su a O pera. Ecco com e egli si esprim e nelle sue Memorie confidenziali.

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« Dio chiam ò la p o v era Congregazione Salesiana a prom uo­

vere le vocazioni ecclesiastiche fra la g ioventù p o v e ra e di bassa condizione. L e fam iglie ag iate in generale sono im m i­

schiate tro p p o nello sp irito del m ondo, d a cui d isg raziatam en te resta n o assai spesso im b e v u ti i loro figliuoli, cui fanno p e r­

dere così il principio di vocazione che Dio h a posto nel loro cuore. Se questo p rincipio di vocazione si coltiv a e' sarà svi­

lu p p ato viene a m atu raz io n e e fa copiosi fru tti. Al contrario n o n solo i germ i di vocazione m a spesso la m edesim a vo ca­

zione già n a ta e co m in ciata so tto bu o n i auspici si soffoca, o si indebolisce e si perde».

6 - Do n Bo sco i n c e r c a d i v o c a z io n i.

I l lavoro che egli com pì allora e continuò p e r ta n ti a n n i in d e ­ fessam ente è noto a ch iunque a b b ia le tto u n a delle m o lte Vite del n ostro P a d re. E r a m irabile la ten ace su a sollecitudine nel ricercare, in d irizzare e fo rm are giovani p el S an tu ario . «Diffì­

cilm ente, disse rip e tu ta m e n te G iuseppe B u zzetti, D o n Bosco rito rn a v a dalle sue escursioni apostoliche senza con du rre con sè qualche orfanello, oppure qualche giovane di o ttim e speranze p e r la Chiesa. S ua m ad re u n giorno gli disse: “ M a se a c c e tti sem pre giov ani n u o v i n on t i a v an zerai m ai n u lla p e r le tu e n e c e s s ità ” . E D o n Bosco tu tto tran q u illo le rispondeva: “ Mi rim a rrà sem pre u n posto a l C ottolengo E M arg h erita accoglieva quei fanciulli con gioia sincera, ed e ra suo continuo pensiero il loro benessere dim enticando persino se stessa » (4).

Come è bello v edere la m ad re asso ciata generosam ente aPe in iziativ e del suo santo figliuolo, quasi p reg u stando la gioia di saperli p iù ta r d i m in istri del Signore, com e il suo Giovanni!

7 - Ap o s t o l o a n c h e d a s e m i n a r i s t a.

M a noi sappiam o che D on Bosco a v e v a iniziato il suo a p o ­ stolato p e r le vocazioni p rim a an co ra di essere sacerdote: anzi può dirsi con t u t t a v e rità ch’egli lo iniziò fin da fanciullo t r a i suoi am ici e co n terranei. Chierico, nel Sem inario di Chieri, quando v en n e a conoscere che il suo amico Comollo, colpito d a m o rta le m alore no n sarebbe a rriv a to a l sacerdozio, provò p rò ­

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fondo ram m arico p e r l’eclissarsi di u n a ta n to p ro m e tte n te vocazione.

P ro fo n d a m e n te convinto dell’inestim abile favore della di­

v in a ch iam ata, nei suoi discorsi fam iliari coi g io v a n e tti di Chieri e di C astelnuovo sapev a tro v a re il m om ento opp ortuno p e r infondere nel loro anim o u n ’altissim a id ea dello stato sacer­

dotale, riuscendo in t a l m odo a suscitare num erose vocazioni, disposto sem pre a q u alu n q u e sacrifìcio perchè neanche u n a sola ne an d asse p e rd u ta (5).

Come n on ric o rd are qui la gioia p ro v a ta d a D o n Bosco, il giorno della sua p rim a Messa, nel vedere al suo fianco ed ele­

vato alla stessa d ig n ità il suo alunno, Carlo Palazzolo, sacre­

stano del D uom o? Sapendo ciò che D on Bosco fece p er quel suo n o n p iù giovane amico e forse conoscendo p u re noi p e r pro v a, q u an to sia diffìcile a v o lte l ’istru zio n e di u n giovane ad u lto che d a a n n i h a in te rro tto gli studi, troverem o g iu sta l ’osservazione di D o n Lem oyne, il quale afferm a che « l’im p e­

gno assunto da D o n Bosco p e r il Palazzolo in quelle condizioni h a l ’im p ro n ta di vero eroismo cristiano ».

M a lo stesso D o n L em oyne ci d à la spiegazione di ta le eroismo quando scrive che « Lo zelo col quale D o n Bosco coltiv av a le vocazioni allo stato ecclesiastico consum ava quasi t u tt e le sue forze: pensieri, parole, azioni erano in continuo m ovim ento p e r raggiungere questo scopo. È difficile farsi u n ’id ea della v en e­

razione che professava a così eccelso sta to » (6).

8 - La p r o v a d e i f a t t i - Su a g e n e r o s i t à e c o s t a n z a. I l v e n e ra to D o n R u a, che d al 1850 al 1888 visse c o sta n te ­ m en te al fianco di D o n Bosco, e lo a iu tò in t u t t e le sue im prese, dichiara di aver am m irato in D o n Bosco s o p ra ttu tto la sua fo r­

tezza nei c o n tra sti a v u ti con av v e rsa ri p o ten ti, i quali sistem a­

tic a m e n te p erseg uitavano la sua istitu zio n e p er fa rla cadere.

A lcuni d ig n ita ri dello S ta to , t r a cui il Comm. M orena, Com m is­

sario regio p e r la liquidazione dell’aste ecclesiastiche in R om a, diceva a D o n D alm azzo: «M en tre noi cerchiam o di disfarci dei religiosi ed im pedire le vocazioni ecclesiastiche, D on Bosco, con u n a costanza degna di m iglior causa, ci fab b rica i p re ti a

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vapore, sotto il naso ». Così te rm in a il capitolo quinto delle M emorie Biografiche, volum e quinto, a coronam ento di u n a eloq uen te s ta tis tic a di sacerd oti fo rm a ti d a D o n Bosco: essi effettiv am en te si contano a m igliaia.

I l capitolo suaccennato m e tte in c h iara luce il m irabile a p o ­ sto lato com piuto d a D on Bosco p e r le vocazioni. R ip o rta rn e b ra n i iso la ti sarebb e gu astarlo : leggetelo, anzi rileggetelo, o figliuoli carissim i, p e r im p a ra re come si d eb ba procedere in q u e st’opera, che S. Vincenzo de’ P a o li dichiara la p iù g ran de che si possa com piere a favore della. Chiesa.

N on so rin u n z iare però al desiderio di m ette rv e n e s o tt’occhio u n pallido sunto on d e m agg iorm en te invogliarvi, n o n solo alla le ttu r a di quell’utilissim o lavoro, m a a ren d erv en e eco nelle con­

ferenze, nelle prediche e in a ltre m anifestazio ni del m inistero sacerdotale.

1) D o n Bosco iniziò il suo lavoro scrivendo p ersonalm ente a quasi t u t t i i Vescovi del P iem o n te e della L om bardia. Dopo d ’essersi ad op erato p erso n alm en te con im p ro b e e n on in te rro tte fatich e a conservare e p ro m uo v ere le vocazioni, egli vedendone l ’u rg en te n ecessità si fece ard ito d ’invo care in suo aiu to l’opera efficace dei vescovi e dei parro ci. I saggi di q u esta corrispon­

denza, n u m ero sa a v o lte anche p e r u n solo can didato, m etto n o in ch iara luce la te n a c ia in stan cab ile di D o n Bosco.

2) D i ciò n o n co n tento , q uando il bisogno di vocazioni p a rv e anche p iù grav e ed urg en te, egli prese a percorrere, con m aggior freq uen za di q u an to n o n avesse fa tto in passato , i paesi di cam ­ p a g n a delle diocesi del P iem onte, chiedendo ai p arro ci quali dei loro gio van i p iù v irtu o si o di b u o n a indole giudicassero p otersi a v v ia re alla carriera ecclesiastica; già abbiam o d e tto che d a queste escursioni egli no n to rn a v a m ai senza aver fa tto qualche b u o n a pesca.

3) M a oltre a cercare e raccogliere g io v a n e tti a tt i alla car­

rie ra ecclesiastica, cosa t u t t ’altro che facile, riusciva ben più m alagevole p en sare a m a n te n e rli e p ro v v ed e rli del necessario.

D o n Bosco però, solito a d a b b a n d o n arsi nelle b raccia della P ro v ­ videnza, n o n esitò m ai d a v a n ti alle difficoltà di c a ra tte re m a te ­ riale. B isognava p ro v v ed ere i m ezzi p e r gli o p p o rtu n i locali e p e r lo stu dio e p el v itto e p el v estito , p el tito lo ecclesiastico

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e, p iù ta rd i, anche p e r il risc a tto d alla leva m ilitare. E d egli a rriv a v a a tu tto , e si d a v a a tto rn o p e r cercare la c a rità p e r i suoi cari allievi, giudicando di non p o te r meglio dispensare i teso ri che la D iv in a P ro v v id en za gli affidava. Suo a rd e n te desi­

derio fino agli u ltim i is ta n ti d ella su a v ita fu quello di form are m o lti e s a n ti p reti. C entinaia di qu esti ebbero ciascuno p e r circa dieci anni, cioè fino alle sacre ordinazioni, q u anto fu loro neces­

sario, com e p u r l ’ebbero g ra tu ita m e n te , o quasi, m igliaia di giov ani p e r tu tto il corso g innasiale di q u a ttro o cinque anni, cioè fino alla loro e n tr a ta nei Sem inarii (7).

E n o ta te che n o n si t r a t ta v a an co ra di giovani a sp ira n ti Sale­

siani; di giovani cioè che intendessero di arru o larsi sotto i ves­

silli della n o s tra Società: a D o n Bosco b a s ta v a e p rem ev a che si lavorasse p e r d a re alla Chiesa e alle anim e u n sacerdote.

4) N o n pago di tu tto ciò egli m o ltip licav a generosam ente i suoi sacrifizii p e r a iu ta rli a stu d ia re seriam ente ed a conoscere con m orale sicurezza la loro vocazione. « E r a g ran d e la sua p r u ­ denza nel dare consigli a coloro che lo consultavano sulla scelta dello sta to , e p rim a di p ro n u n ciare u n giudizio p o n d e ra v a bene ogni cosa, osservav a se a p p ariv an o i segni di vocazione, e quindi in v o cav a colla p regh iera i lu m i dello Spirito Santo. N on deci­

deva se n o n quando e ra m o ralm en te sicuro della loro riuscita, e allora p a rla v a senza am bagi, come p erson a che conosceva di m an ifestare la v o lo n tà di Dio » (8).

5) M a ciò che più m eraviglia in D on Bosco, apostolo delle vocazioni, e ciò udim m o dallo stesso D o n R u a, è la sua costanza in quel lavoro, m algrado le delusioni, i c o n trasti, gli ab b an do ni ingiustificati, capricciosi, in g ra ti. I l b u o n P a d re, p u r ta n to um ile e sem pre a tte n to a n o n lasciar tra p e la re le pene in tern e che la leggerezza o m alizia a ltru i gli cagionavano, u n giorno si lasciò sfuggire queste parole: « Nessuno p o tre b b e im m aginare le in te rn e ripu g nanze, le a n tip a tie , gli scoraggiam enti, gli ad om ­ b ram en ti, le delusioni, le am arezze, le in g ra titu d in i che afflis­

sero l ’O ratorio p e r circa v e n t’anni. Se i prescelti p ro m ettev an o di rim an ere in aiu to di D on Bosco, n o n e ra che u n p retesto p e r c o n tin u are con agio i loro stud i, p erchè finiti questi, espone­

vano m ille p re te s ti p e r dispensarsi dalla prom essa. D opo varie pro v e fallite, in u n a sola v o lta si riu scì a m e tte re la v e ste ta la re

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a d o tto giovani, i quali però ben presto se ne p a rtiro n o t u t t i d a ll’O ratorio. V i furono poi ta lu n i, che p r o prio il giorno della loro ordinazione sacerdotale o la sera della p rim a Messa, dichia­

rarono fra n c a m e n te n o n essere f a t t a p e r essi la v ita dell’O ratorio;

e se ne an darono. P e r desiderio di u n a v ita p iù tra n q u illa e più a g ia ta asp iravan o a d u n a parro cch ia, a d u n Sem inario D ioce­

sano, a d u n O rdine religioso anche fuori di S ta to . A lcuni dopo qualche anno di s tu d i teologici deponevano l ’abito clericale » (9).

M algrado ciò, siccome egli n o n cercava altro che la gloria di Dio, lasciava, ed in sistev a p erch è si lasciasse, ai giovani la m assim a lib e rtà di scelta, n o n volendo che n e p p u r in d ire tta ­ m ente, con prom esse o insinuazio n i si facesse pressione di sorta.

È con q u e sta re ttitu d in e , con questo spirito di fede e santo di­

sinteresse che noi dobbiam o calcare le orm e del P ad re.

9 - Ir r a d i a z i o n e d e l l o z e l o d i Do n Bo s c o. D o n Bosco sapeva tra sfo n d e re in a ltri il suo g ran d e am ore p e r le vocazioni. M olti sacerd o ti e perfino p relati, a n im a ti dalle calde esortazioni di D o n Bosco si accesero di zelo e si diedero a ricercare sa n te in d u strie p e r a u m e n ta re il num ero dei can d id a ti alla carriera ecclesiastica. Mi lim ito a rico rd are ciò che egli fece p e r l ’o p era dei T om asini di S. G iuseppe Cottolengo. « D on Bosco p iù v o lte a v ev a eccitato con s a n ta im p o rtu n ità il canonico Anglesio, d ire tto re della Piccola Casa, a d accrescere il num ero dei g io v a n e tti a p p a rte n e n ti alla fam iglia dei Tom asini, is titu ita d a S. G iuseppe C ottolengo collo scopo di prom uovere le v oca­

zioni allo sta to ecclesiastico. E ra n o solo dieci ed u n sacerdote v en iv a a fa r loro scuola dalla c ittà . B isognava m oltiplicarli col fondare u n Collegio di stu d e n ti, il quale av reb b e a v u to anche lo scopo di pro v v ed ere qualche soggetto stab ile p e r l’esercizio del sacro m inistero verso gli in ferm i e gli a ltri ric o v e ra ti di quella am m irab ile fondazione. I l canonico ad u n q u e, persuaso essere il p ro g etto della m aggior gloria di Dio, seguì l ’esempio ed il consiglio di D o n Bosco. E D o n Bosco, che n ella sua c a rità n o n conosceva lim iti, d ’accordo col p relo d ato canonico, in v iav a alla Piccola Casa, p a rte dei rag azzi che raccoglieva con segni di vocazione (10). L ’o p era dei T om m asini co n tin u a a fiorire;

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e h a d ato non solo a ll’o p era del Cottolengo, m a b en anche alle diocesi g ra n num ero di zelan ti ecclesiastici, p arro ci ed anche dei p re la ti.

10 - Ai u t i s o p r a n n a t u r a l i - I f r u t t i d e l l a p r e­

g h i e r a.

H o d e tto che D o n Bosco, n el lav o rare p e r le vocazioni, la ­ sciava asso lu ta lib e rtà di scelta ai gio v an i candidati. Certe sue prem urose insistenze e recise afferm azioni colle q u ali dichia­

ra v a essere qualche giovane chiam ato ad u n a Congregazione anziché a d u n ’a ltra , si spiegavano sapendo che egli e ra freq u en ­ te m e n te favo rito di lu m i stra o rd in a rii n ell’a d d ita re ai giovani la v ia d a seguire. N on m ’indugio a rico rdare n o ti episodi, ad esempio dei chierici Ascanio Savio, V a c c h e tta ed a ltri, d ai quali c h iaram en te appariscono i celesti carism i e lo spirito profetico del nostro P a d re (11).

N oi n o n abbiam o nè preten d iam o di avere nel nostro lavoro ta li a iu ti celesti; ci conforti però il sapere che essi erano fru tto dell’um ile sua preg hiera. È q u e sta la v ia che dobbiam o seguire p u re noi: preghiam o, preghiam o m olto e p oi studiam o con sere­

n ità, disinteresse e p u r ità d ’in ten zio n e la vocazione dei no stri giovani; quando ci sarem o co n v in ti che u n giovane h a le q u a lità essenziali p e r asp ira re al sacerdozio od alla v ita religiosa, n on solo possiam o, m a è dover nostro insistere, sia p u re am orevol­

m en te e con ogni p ru den za.

F o r tu n a ti i n o stri Salesiani, che, titu b a n ti sul p u n to di sce­

gliere la loro vocazione ud irono da D o n Bosco la consolante parola: « Se tu vu o i sa lv a rti n o n h ai che p ercorrere q u esta via.

Idd io t i chiam a p e r q u esta » (12). N oi p u re però possiam o es­

sere sicuri che il Signore n o n a b b a n d o n erà u n giovane asp i­

ra n te , il quale, riposando fiduciosam ente sulla p a ro la p o n d e ­ r a ta e d isin teressata del suo Superiore, si a v v ia allo stato eccle­

siastico od alla v ita religiosa.

In co ra g g ia te p e rta n to i gio van i che sono sul p u n to di deci­

dere del loro av v en ire alla confidenza coi superiori, specialm ente col D ire tto re e confessore. A v v e rtiteli ch iaram en te di n o n agire a capriccio, e di no n p ren d ere risoluzioni definitive, senza aver

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— 17 —

chiesto rip e tu ta m e n te consiglio a coloro che si sono a ssu n ta la resp onsab ilità della loro educazione m orale e religiosa. R acco n­

ta te , a ll’occasione quegli episodi che dim ostrano com e l ’u b b i­

dienza e la d ocilità nel conseguire i consigli e p a re ri dei Supe­

riori sia sem pre s ta ta p rem iata . N ella v ita di D on Bosco simili f a tti abbondano (13). T ali raccon ti, u n iti alla benedizione del Signore, n on m an ch erann o di p ro d u rre l’effetto desiderato, l ’adem pim ento cioè del divino volere.

11 - Me z z i p e r s u s c i t a r e e c o l t iv a r e l e v o c a z io n i. I l nostro santo F o n d a to re e P a d re, n o n solo lavorò indefes­

sam ente p e r suscitare e coltivare le vocazioni m a ci lasciò di q u e st’argom ento u n a esauriente tra tta z io n e , m ette n d o in ch iara luce le basi della vocazione e dando ai S uperiori consigli, norm e e criterii p e r conoscere quali g io v an i si possano credere ch iam ati alla carriera ecclesiastica e religiosa; ai gio v an i poi indica con precisione i segni o in d izi p e r riconoscere e i m ezzi p e r custodire la vocazione, specialm ente nei du b b i e nelle ten tazio ni.

U n b rev e cenno di tu tto ciò servirà a farc i conoscere il ge­

nuino pensiero di D o n Bosco e la v ia che noi p u re dobbiam o percorrere.

12 - La b a s e d e l l e v o c a z io n i: l a f r e q u e n z a a i

Sa n t i Sa c r a m e n t i; li s t r u z i o n e; li n v o c a r e la­

i u t o d i Di o.

N el 1879 ebbero luogo a d Alassio le an n u a li conferenze dei D ire tto ri della Congregazione. L a p rim a se d u ta del 7 febbraio fu quasi in te ra m e n te d ed ic a ta al te m a preferito d a D o n Bosco, alle vocazioni. Ecco come egli iniziò il suo discorso: « L a p rim a cosa da tr a tta r s i è il m odo di a iu ta re le vocazioni. F r a noi v i è la base delle vocazioni, che è la freq u en za ai S a n ti Sacram enti;

stiam o sald i su q u esta santissim a base, p ro cu rando che le con­

fessioni e com unioni siano f a tte bene. M a ciò n o n b a s ta ancora.

P osto questo fond am en to si t r a t t a di alzar la fab brica, cioè a dire che i D ire tto ri p iù v o lte all’anno p arlino di vocazione. N o n è m ai il caso di suggerire ai giovani: F a te v i p re ti o n o n fa te v i

2

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p reti. B isogna istru irli come v i siano due vie: gli u n i debbono salvarsi passando p e r l’una, gli a ltri passando p e r l ’a ltra. B i­

sogna rac co m an d ar loro di p reg ar m olto il Signore p er cono­

scere su quale delle due debbono essi cam m inare, in quale ab b ia egli sparse le sue grazie p erch è le possano raccogliere;

e si consiglino col confessore » (14).

13 - L ’a m b i e n t e d e l l a c a r it à.

D o n Bosco suggerisce u n altro m ezzo im portantissim o p e r coltivare con f ru tto le vocazioni. P iù che u n m ezzo si p o tre b b e definire condizione di am b ie n te fam iliare; egli però lo dice u n mezzo perchè la c a rità di cui p arla, n o n solo in d ire tta m e n te , m a po sitiv am en te, influisce sull’anim o dei giovani, in modo d a suscitare in essi i germ i della vocazione. Ecco le p arole del nostro F o n d ato re: «M ezzi im p o rta n tissim i p e r risvegliare nei giovani o conservare la vocazione allo sta to ecclesiastico od anche il de­

siderio di a p p a rte n e re alla Congregazione sono:

1) L a c a rità con cui i g io v an i si v edran no tr a tta ti;

2) L a c a rità reciproca che v ed ran n o u sa rsi t r a di loro i Superiori. Se ved ran n o che u no n on t r a t t a g u ari bene coll’al­

tro , che questo m o rm o ra di quello, che si criticano le disposi­

zioni di questo o di quel Superiore, allora più nessuno si fa rà Salesiano » (15).

N elle M emorie confidenziali di D o n Bosco si leggono queste a ltre parole:

« I l lavoro, la b u o n a e severa c o n d o tta dei n o stri confratelli g u adag n an o e, p e r d ir così, trascin an o i loro allievi a seguirne gli esem pi. Si facciano sacrifici pecu n iarii e personali, m a si p ra tic h i il sistem a p rev en tiv o ed avrem o delle vocazioni in ab b o n d a n za ».

Q uesta asserzione così precisa, asso lu ta di D on Bosco ci deve fa r riflettere seriam ente. L e vocazioni nascono a l calore della carità; o ve m an chi questo calore vi sarà la gelida infecondità.

Ricordo sem pre con pena u n b rav o giovane il quale m i confidava di av e r sentito congelarsi in cuore la vocazione allo scorgere n o n p ra tic a ta la c a rità t r a coloro ch ’egli avrebbe desiderato chiam are u n giorno fratelli.

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D on Bosco rite n e v a quale m ezzo principalissim o e indispen­

sabile p e r la co ltu ra do1 le vocazioni la scelta dei confessori. « È necessario, egli in sistev a nella ric o rd a ta conferenza, che i gio­

v a n i siano d ire tti d a confessori che t u t t i abbiano lo stesso spi­

rito . A vviene con frequenza che vengono e si ferm ano nelle no stre Case ecclesiastici m olto buoni, m a che non sono dei nostri, e confessano. T aluno sa rà santissim o, m a non conoscendo lo spirito della Congregazione, d à consigli c o n tra ri a quelli che darem m o noi, e il giovane p erd e asso lu tam en te la confidenza al suo confessore antico » (16).

D on Bosco in te n d e v a p a rla re dei confessori ordinari, non già di quelli che siamo soliti in v ita re in d a te circostanze, come p e r l 'Esercizio della B u o n a M orte. Gli s ta v a a cuore la direzione della coscienza dei suoi giovani, l’indirizzo della loro v ita spi­

ritu ale, specialm ente sul p u n to della vocazione, e p e r questo n o n voleva, come confessori ordinari, e stran ei e n ep p u re con­

fessori tro p p o giovani. « I p re ti che n o n ap p arten go no a noi, egli am m oniva, n on si m etta n o m ai a confessare regolarm ente, fossero p u re sa n ti come Mons. Belasio e D o n Persi. Se ne sca­

p ite reb b e sem pre. Si v a d a anche adagio nel m e tte re i n o stri p re ti nu ov i in questo ufficio p ei giovani » (17).

È bene p e rta n to , anzi necessario, che gli Isp e tto ri, m algrado le difficoltà che possono in co n trare, facciano il possibile p er assegnare b u o n i confessori specialm ente nelle Case ove scarseg­

giano le vocazioni e dove queste han n o bisogno di cure p a r ti­

colari, se vogliono v ed er nascere e crescere p ro m e tte n ti p ia n ti­

celle da tra p ia n ta re p oi nel vivaio del noviziato a bene della Congregazione.

15 - Un i t à d i d i r e z i o n e.

Le parole d e tte d a D on Bosco a questo proposito fo to g ra ­ fano, a cosi dire, quello che p u ò succedere in qualche Casa.

« A ltro g ra n m ale alle vocazioni lo arrecano coloro che cercano di fare centro a p a rte in mezzo agli allievi. Si in sista perchè in

1 4 - I CONFESSORI.

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ogni Casa t u t t i facciano centro al D iretto re . Chi in qualche modo vien dom and ato di consiglio, risp o n d a sem pre: I l D ire tto re che cosa t i h a d e tto ? In te rro g a il D iretto re: consigliati con lui, con­

fidati p ien am en te con lui e ved rai che te ne tro v e ra i contento.

Esso è posto d al Signore p e r conoscere i tu o i bisogni e p ro v v e ­ dere: h a lu m i speciali p e r sugg erirti ciò che devi fa re e ciò che devi fuggire. M a g u ai quando in u n a Casa si form ano due centri!

Sono com e due cam pi, come due bandiere, e se n o n saranno contrari, saranno alm eno divisi. L ’affezione che si m e tte in uno è a scapito dell’altro . T u tta la confidenza che u n giovane pone in chi cerca di a ttira rlo a sé, è to lta a colui che av reb b e il d iritto di possederla in te ra. L a freddezza p o rta l ’indifferenza, la m inor stim a, ed anche u n principio di avversione, e u n regno diviso sarà desolato. I l D ire tto re p ro cu ri a d u n q u e che nella sua Casa n o n si ro m p a l ’u n ità » (18).

Q ueste auree parole n on abbisognano di com m ento: da t u t t i se ne faccia tesoro e siano te m a di conferenze. N em m eno è d a to llerarsi che i g io van i ad esempio si rechino d u ra n te lo studio o in altro tem po n ella cam era del confessore o di qualche sacer­

d ote p e r conferire e chiedere consiglio. Si osservino le n o stre prescrizioni reg o la m e n tari e si segua da t u t t i la n o stra bella trad izio n e di recarsi solo e sem pre d al D iretto re.

1 6 - La p r e g h i e r a.

D o n Bosco, come t u t t i i S anti, n o n si fidava di se stesso;

n on si te n e v a m ai sufficientem ente sicuro se p rim a n on aveva, lun g am en te p reg ato e chiesto con insisten za i lu m i del Signore.

Ma m en tre egli pregava, v o lev a a ltresì che coloro i quali dove­

vano p en sare alla vocazione innalzassero preghiere speciali al Signore e alla S antissim a V ergine. P e r lui la preg h iera era tu tto ; in essa rip o n ev a la più sicura fiducia p e r riuscire nelle im prese a cui p e r voler di Dio m e tte v a m ano. D on L em oyne asseriva che « D on Bosco fo n d av a l ’educazione dei giovan i sulla p re ­ ghiera, che egli p raticò sem pre con sommo fervore, facendosi continuo e salu tare esem pio ad in num erevoli anim e » (19).

Che se la p reg h iera è il fo nd am en to prim o dell’educazione cristian a in genere è tro p p o evid en te che deve esserlo p a rtic o ­

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la rm e n te della educazione e form azione ecclesiastica e religiosa.

E siccome il prim o requisito p e r la vocazione sacerdotale è il candore della v ita , le p reghiere e le divozioni che D on Bosco suggeriva, avevano l ’alto scopo di rend ere i gio vani sim ili agli angeli, con u n a v ita im m aco lata (20).

P e r questo stesso m otivo egli caldeggiò l’esercizio del Santo Angelo C ustode e le sei dom eniche di S. L uigi G onzaga. N on si possono leggere senza com m ozione le pie e brevi p ratich e che D on Bosco racco m an d av a m etten d o in luce gli esempi, i fioretti, le invocazioni dell’angelico S anto . D on Bosco ren d e v a come visibile agli occhi dei giovani S. Luigi: loro lo m e tte v a al fianco, sicché co n tin u a m e n te con lui si in tra tten e sse ro , com e con un com pagno ed amico, con lui vivessero la v ita del P aradiso, e circond ati dal profum o delle sue v irtù , sentissero a b b o n im e n to g ran d e a tu tto ciò che p o tev a m acchiare la p urezza della loro anim a. Così li p re p a ra v a eziandio a d asco ltare la voce del Si­

gnore, siccome av eva fa tto S. Luigi, ed i prescelti potevano con sicurezza ab b racciare la v ita religiosa della qu ale è in di­

spensabile, sostanziale decoro la c a stità (21).

Leggete, p e r esem pio, nell’o tta v o giorno della novena di S. Luigi, il fioretto che egli propone: « Preghiam o il Signore che ci faccia conoscere in quale sta to egli voglia essere servito da noi, affinchè possiam o spendere b en e quel tem po che egli pose in n ostro p o tere e da cui dipende la n o stra salvezza ». N ella m editazio n e dell’inferno egli d à ai gio van i questo av v ertim ento :

« Se Dio t i chiam a anche a lasciare il m ondo, a rre n d iti presto.

Ogni cosa che si fa p e r iscam p are da u n a e te rn ità di p ene è poco, è niente. N u lla n im ia securitas, ubi periclitatur aeternitas (S. B ERN.). Oh q u a n ti nel fior di loro e tà abbandonaro no il m ondo, la p a tria , i p a re n ti e andarono a confinarsi nelle g ro tte e nei deserti, vivendo so ltanto a p an e ed acqua, anzi ta lv o lta a sole rad ic i d ’erba; e tu tto questo p e r e v ita re l ’inferno. E tu che fai? » (22).

Come si vede il nostro S anto si serviva di t u tt e le occasioni p e r suscitare qualche germ oglio di vocazione, form ando a ta l fine e infiam m ando l ’am b iente della p reghiera. Chi s’illudesse di a ttira re alla Congregazione giovani allievi con a lle tta m e n ti e accorgim enti um ani, in u n freddo am b ien te di p ie tà rilassata

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— 22 —

e d ’infiltrazio ni m ondane, a b ase forse di crescenti e incessanti concessioni p e r tu tto ciò ch ’è d iv ertim en to e di restrizioni inge­

nerose p e r Dio e p e r lo spirito, perd erebb e m iseram ente il suo tem po; m a ciò che è peggio si sarebbe a llo n ta n a to dalle orm e e dagli esem pi di D o n Bosco, che pose ogni sua cu ra nel form are e conservare nelle sue Case quell’am b ien te di soda p ietà eucari­

stica, che è condizione indispensabile e sicura p e r lo sviluppo delle vocazioni.

17 - La g u i d a.

D on Bosco n o n p o te v a d im en ticare q u anto era successo a lui fanciullo. M algrado le celesti rivelazioni egli fu rip e tu ta m e n te assalito d a d u b b i penosi, dai quali n o n riusciva a liberarsi, a p ­ p u n to p e r m an can za d i u n a voce am ica, di u n saggio diretto re di spirito. N ell’angoscia dell’incertezza egli pen sa di e n tra re in u n convento, m a u n a voce m isteriosa ve lo dissuade. F u proprio allora che dal confessore, al quale a v ev a esposto le sue incer­

tezze, si sen tì dare q u esta singolare risp o sta: « I n questo affare bisogna che ciascuno segua le sue p ropensioni e n o n i consigli a ltru i » (23). E r a la te o ria d iam e tra lm e n te o p p o sta a quella che D o n Bosco av rebbe co stan tem en te insegnato. P e r questo pensando a quelle tris ti g io rn a te egli scriveva: « Oh se allora avessi av u to u n a g u id a che si fosse preso cura della m ia v o ca­

zione, sarebbe sta to p e r m e u n g ran tesoro: m a questo tesoro m i m an cava. Avevo u n o ttim o confessore, che p e n sav a a farm i u n b u o n cristiano, m a di vocazione n o n si volle m ai m ischiare.

Consigliandom i con m e stesso, dopo di av er letto qualche libro che tr a tta v a della scelta dello sta to , m i sono deciso a e n tra re n ell’O rdin e Francescano. Se io rim ango chierico nel secolo, d i­

ceva fra me, la m ia vocazione corre g ra n pericolo di naufragio.

A bbraccerò lo sta to ecclesiastico, rin u n cerò al m ondo, an d rò in u n chiostro, m i darò allo studio, alla m editazione, e così nella solitudine p o trò co m b a tte re le passioni, specialm ente la superbia, che nel m io cuore av ev a m esse profonde radici » (24).

Ma le vie della P ro v v id e n z a sono am m irabili. I l Signore a v ev a scelto u n povero fabbro, p e r dissuadere G iovanni dal farsi religioso. Quel b r a v ’uom o, dopo u n brev e colloquio con lui, ne a veva in tu ito le in te rn e ansie, e conoscendo d a lung a d a ta l’o t­

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tim a indole e le v irtù del pastorello dei Becchi, senz’altro gli disse che il suo p ro g etto n o n gli p a re v a b e n m a tu ra to e che si rivolgesse p e r consiglio al sacerdote G iuseppe Cafasso. E r a senza dubbio la cosa migliore; il fabb ro gli in d ic a v a il consigliere saggio e illum in ato. I l gio v an etto Bosco a v ev a finalm ente tr o ­ v a to la sua guida.

D on Bosco ric o rd av a spesso queste vicende specialm ente quando si rivolgevano a lui g io v an i in difficoltà analoghe alle sue. Li a sco ltav a am orevolm ente, li com prendeva, e p a te r n a ­ m ente li a iu ta v a. L ’a m a ra su a esperienza lo rese p a d re e guida d ’innum erevoli anim e.

18 - Ai u t a r e a c o n o s c e r e l a v o c a z io n e.

«N on si può descrivere, dice D o n L em oyne, lo zelo v eram en te strao rd in ario col quale D on Bosco a iu ta v a i giovani a cono­

scere la p ro p ria vocazione. D opo affettu o si eccitam en ti p e r in te ­ ressarli alla v irtù e alla divozione a Gesù e a M aria, p a rla v a loro di questo im p o rtan tissim o affare. E n o n u n a sola v o lta, m a li v olev a a sè p iù e p iù volte, in te rro g a v a ciascuno sulle proprie inclinazioni, sulla p ra tic a delle opere di p ie tà e s o p ra ttu tto come se la passassero q u an to a costum i. G eneralm ente li prev en iv a perchè chi n o n fosse v e ra m en te chiam ato allo sta to clericale, p iu tto sto che m e tte rsi in u n a falsa stra d a , si facesse operaio.

Bacco m a n d a v a a t u t t i di avere u n confessore stabile, e facevasi volentieri d ire tto re delle loro coscienze» (25).

I n queste poche parole, m e n tre sono in d ic a te le basi di u n a v e ra vocazione vengono p u re in cu lcate le in d u strie, i criteri, il m etodo che debbono u sa re coloro che sono ch iam ati a d occu­

p arsene. L a rag io ne delle dim in u ite vocazioni in qualche Casa v a forse ric e rc a ta n ella dim inuzione dello zelo e nel deviam ento dalle norm e che D o n Bosco ta n to lu m in osam en te ci h a tr a c ­ ciato ?

Nelle su c citate Memorie confidenziali D on Bosco così parla:

« Q uando il D ire tto re di qualche n o stra Casa ra v v isa u n allievo di costum i sem plici, di c a ra tte re buono, p ro cu ri di renderselo am ico. Gli in d irizzi sovente qualche parola, si raccom andi alle preg hiere di lui, l ’assicuri che preg a p e r lui nella S. Messa;

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lo in v iti a fare la S. Com unione in onore della B e a ta V ergine e in suffragio delle anim e del P u rg a to rio , pei suoi p a re n ti, pei suoi stu d i e simili. I n fine del Ginnasio lo p ersu ad a di scegliere quella vocazione che egli g iu dica più v an tag g io sa p e r l ’an im a sua e che lo consolerà di p iù in p u n to di m orte... ».

1 9 - I SEGNI CLASSICI DELLA VOCAZIONE.

Chi volesse av ere s o tto c c h io sin te tiz za ti i segni classica­

m en te sicuri di u n a v e ra vocazione si p r o c u r ili diletto di rileg­

gerli n el volum e quinto, capo 57, delle Memorie Biografiche, ove è rip o rta to il celebre dialogo di D o n Bosco con u n g iovanetto il quale lo av eva espressam ente in te rro g a to su q u e st’argo­

m ento. F u lo stesso D on Bosco che volle tram an d arcelo scritto per nostro insegnam ento. D o n A lbera, dopo d ’averlo rip o rta to in te g ralm e n te n ell’ap pendice della su a circolare sulle voca­

zioni, chiude con q u e sta en fatica esclam azione: «Sono poche parole, m a valgono u n t r a t ta to » (26).

I segni prin cip ali sono: Probità di costumi, la scienza, lo spirito ecclesiastico. Chiudendo il colloquio D on Bosco, m en tre riassum e le sullo date doti, e salta la su b lim ità della vocazione e ne m e tte in rilievo le difficoltà, i sacrifizi e lo scopo suprem o con q u este parole: « F a rsi p re te v u o i dire rin u n z iare alle ric ­ chezze, agli onori del m ondo, n o n a v e r di m ira cariche lu m i­

nose, esser p ro n to a sostenere q u alun q ue disprezzo da p a rte dei m aligni e disposto a tu tto fare, a tu tto soffrire p e r p ro m u o ­ v ere la gloria di Dio, g u ad ag n arg li anim e e p er p rim a salvar la p ro p ria » (27).

Come si vede D o n Bosco v o lev a che i giovani si rendessero p e rfe tto conto del g ra n passo che si prop on evan o di fare.

2 0 - Pr o v a r e l e v o c a z io n i.

N on b a s ta però che i gio v ani c a n d id a ti si dichiarino disposti a com piere i doveri in ere n ti alla vocazione a cui aspirano, e che a noi p a ia di scorgere in loro i segni della m edesim a: è anche necessario m e tte re a p ro v a le vocazioni. Q uesta p ro v a però deve essere d iscreta, p ro p o rz io n ata a ll’età, a ll’indole dei ca n d id a ti e s o p ra ttu tto al genere di v ita a cui aspirano.

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A nche qu i il no stro P a d re ci h a lasciato lum inosi insegna- n ie n ti ed esempi. E gli soleva dividere i c a n d id a ti in due classi o categorie. « L a prim a, la p iù num erosa, era com posta di quelli che fino dalla p rim a giovinezza erano s ta ti da lui e d u c ati e che egli, conoscendone la b o n tà ed il valore, p o te v a tr a t ta r e con p ien a confidenza. Q uesti am orevolm ente in v ita v a a rim an ere con sè, sicuro della loro vocazione, lasciandoli però in p ien a li­

b e rtà di corrispondere a ll’invito, o col rin n o v a re i v o ti trie n n ali o col p re p a ra rsi a fa rli p e rp e tu i. M olti in fa tti accettaro n o la p ro ­ p o s ta ed a ltri te rm in a ti i loro stu di, si ritira ro n o e riuscirono buon i p re ti nelle loro Diocesi. L ’a ltra classe era di ad u lti, laici o sacerdoti, che dom andav an o di farsi Salesiani; e questi, senza che quasi si accorgessero, so tto m e tte v a ad u n p ro b an d a to , più 0 m eno breve secondo che p arev ag li necessario, p e r assicurarsi della loro v irtù e della persev eran za nella p resa risoluzione. Con m odi cordiali e cortesi, e con finezza p artico lare, a d u n p ro ­ fessore di filosofia affidava u n a scuola di p rim a elem entare; ad u n o rato re di m erito la sorveglianza dei fam igli; ad u n signore d istin to l ’assistenza di u n lab o rato rio ; a questo che p a re v a tro p p o legato alla fam iglia, d a v a l ’incarico di u n suo m an dato nel proprio paese, a quello d e stin a v a u n posto m eno onorevole alla m ensa dei Superiori. Ma s o p ra ttu tto osservava com e si a d a t­

tassero alla v ita com une ed agii incom odi che da q u esta sono cagionati; e conoscendo che u n ’occupazione n o n a n d a v a a genio di qualcuno, u n b el giorno lo in caricava proprio di q u esta con u n «M i faccia il piacere di fare la t a l cosa, gliene sarò grato » (28).

A m olti, q u esti accenni, faran n o v en ire in m en te le prove a cui S. F ilippo so tto p o n ev a i suoi figliuoli e p en iten ti: la diffe­

ren za però delle p ro v e che D on Bosco a d o tta v a voi l ’a v ete già in tu ita . Mai nessu na di quelle m ortificazioni e um iliazioni, che a noi possono sem brare stranezze e che l ’am abile San Filippo sapeva così bene s fru tta re p e r le sue sa n te intenzioni.

P e r D on Bosco erano anche u n a specie di p ro v a ed u n a n o rm a p e r giudicare dell’am o r proprio di ciascuno gli avvisi ed 1 rim p ro v eri che egli doveva fare. T alora, specialm ente col dissi­

m ulare u n a so ttrazio n e d i benevolenza, in v a rii m odi sc ru ta v a i se n tim e n ti del cuore e la ferm ezza nella vocazione.

N on v i sa rà discaro qualche esem pio. U n coadiu tore adulto,

(22)

— 26 —

d u ra n te la p ro v a e già prossim o ai voti, si tro v a v a in ista to di a rid ità e di noia, accresciuta anche dal fa tto che a lui parev a di scorgere in D on Bosco dell’indifferenza e freddezza per lui.

A ll’accadem ia p e r l’onom astico del P a d re egli declam ò dei versi e, contro l’u sato , n o n ric e v e tte nè u n com plim ento, nè u n a sem plice parola. Q ualche giorno dopo D o n Bosco accom pagna u n signore a v isitare la tipografia, nella quale lav o ra il novizio.

P e r t u t t i il b u o n P a d re h a u n elogio, u n a parola, u n a racco­

m andazione; p e r lu i nulla. P assand o gli p roprio vicino, egli p ren d e la m ano di D on Bosco, la bacia, lo fissa negli occhi, im plorando nel suo cuore e sperando u n p o ’ di consolazione;

m a, com e scrisse lo stesso novizio con u n richiam o di scuola, D on Bosco non m utò aspetto, nè mosse collo, nè piegò sua costa.

L a p e n a del poverino g iungeva al colmo quando vide che D on Bosco passando ideino a d u n g io v an etto sv en tato e cattivello, si ferm ò, lo p resen tò a quel signore, con p aro le di lode, n arran d o , come si dice, v ita e m iracoli. N on c’era p iù dubbio; D on Bosco non si cu ra v a p iù di lui. P ro v a a rim e tte rsi al lavoro, m a n on vede p iù gli stam poni, cerca di com prendere m a no n ci riesce.

«M entre io stavo in così dolorose d istre tte di m en te e di cuore

— è lu i stesso o ra che scrive — sentii b a tte re leggerm ente con le d ita sopra il mio capo sui v e tr i della finestra. Alzo la te s ta m arav ig liato ... Chi era? E r a D o n Bosco che dal di fu o ri dove già si tro v a v a , si volle ric o rd are di m e, m e tte re fine a quella p ro v a e d arm i di nuovo u n segno di affetto p ate rn o . R im asi là come sorpreso, sbalordito. — Oh lei! D on Bosco? — esclam ai. E d egli, con sorriso di ineffabile dolcezza, a farm i cenno con la m ano, e poi com e lin a bella visione di sogno soave scom parire dal mio sguardo. Che p o te v a io fare, che dire? G razie della sua b o n tà?

Ma egli n on sentì nulla, e solo v o ltan do si ancora u n a v o lta in ­ dietro, p a n n i dicesse: Addio, s ta ’ allegro. F u i di nuovo io » (29).

T ali erano le sa n te in d u strie di D on Bosco. Q uel candidato com prese che quella e ra u n a p ro v a e la superò: m a a ltri v e n i­

vano m eno e si ritira v a n o d a ll’arringo.

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21 - NON PRETENDERE ASSOLUTA SOGGEZIONE AL

PROPRIO GIUDIZIO PERSONALE.

N on di rado D on Bosco m o stra v a ai suoi c a n d id a ti di non fidarsi del suo proprio parere, n o n solo p e r u n sentim ento di sincera u m iltà , m a anch e perch è nessuno avesse a pensare che egli in te n d e v a costringerli a seguire la vocazione. E gli m en tre cercava di a ttira re a sè alcuni dei suoi alu n n i e d i in fo rm arli allo spirito di u n a società religiosa p e r av erli coadiutori, non fu m ai in sisten te, n o n im pose m a i le vocazioni; nè egli, nè a ltri facevano pressione sui giovani p e r a ttira rli a ta le scopo, m a la- sciavali p e rfe tta m e n te liberi n ella scelta (30). Così affermò il canonico B errone che visse con lui v arii anni. D on Bosco p ro ­ fessava la g ra n m assim a di S an Vincenzo d e’ P aoli: s p e tta a Dio solo scegliere i suoi m in istri e d estin arli alle v arie m ansioni;

le vocazioni p ro d o tte d a ll’artificio, e m a n te n u te d a u n a specie di m ala fede, recan po i disonore alla casa del Signore (31).

L a p ru d e n z a e l ’u m iltà p ro fo n d a di D o n Bosco nel giudicare delle vocazioni, risp len d ettero di u n a luce speciale allorché si tr a ttò dei giovani G iovanni Cagliero e Savio Angelo. E gli che li conosceva a fondo, e ra m o ra lm e n te sicuro della loro vocazione:

eppure li volle indirizzare a D o n Cafasso p erchè li esam inasse e decidesse. I l giovane Cagliero ten n e m em oria di quell’esam e e così ne scrisse: « D o n Cafasso, dopo d ’averci esam inati, ci parlò della vocazione allo stato ecclesiastico con p aro le e con­

c e tti sublim issim i, e con ta le senso pratico ed unzione, da farci com prendere, che g ran d e era la grazia ed altissim o il m inistero del sacerdote. E d anim andoci a corrispondere, aggiunse con santo entusiasm o: Oh vedete? io m i sono fa tto p re te u n a v o lta sola: m a se fosse necessario, m i farei ta le anco ra cento v o lte » (32).

P e r a ltra p a rte è anch e doveroso rilev are l’u m iltà del Ca­

fasso e la stim a stra o rd in a ria che egli a v ev a della p ru d en z a e s a n tità di D o n Bosco. P re se n ta tisi a ltra v o lta a lu i due giovani m a n d a ti d a D o n Bosco, p rim a ancora che aprissero bocca si sentirono rip e tere il discorso che essi avevano fa tto p e r istra d a e poi q u esta espressione: « I n q u anto alla vocazione s ta te a

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quello ch e v i d irà D o n Bosco ». Faceva, in te n d e re con questa m irabile risp o sta che D on Bosco era giudice sicuro sulla p r u ­ d en te elezione dello sta to (33).

L ’um ile p ru d en z a dei due S a n ti serva anche a noi di salu tare lezione. E v itia m o ogni p recipitazion e e u n a eccessiva fiducia nei n o stri giudizi!; n on tem iam o d ’indirizzare il candidato a p ersona p iù p ru d e n te di noi. T ra tta n d o s i di vocazione, dalla cui scelta può dipendere non solo la felicità te rre n a , m a la stessa salvezza dell’anim a, nessun a p ru d e n z a è soverchia.

22 - Pa r l a r n e p e r t e m p o - Fa r l ef i o r i r e d a p p e r t u t t o. S arebbe g ran d e errore credere che p e r g u ad ag n are qualche vocazione alla Congregazione b astino gli u ltim i giorni o le ultim e s e ttim a n e dell’anno scolastico. U n ’opera co tan to grandiosa, anzi divina, richiede ta lv o lta u n lavoro p azien te, sacrificato, p ru ­ d e n te di m esi e di an ni. D ’a ltro n d e da questo lavoro dipende l ’avvenire della n o s tra Congregazione.

E si a v v e rta che le vocazioni non devono solo fiorire negli a sp ira n d a ti is titu iti p recisam en te a questo scopo, m a anche nei collegi e nelle a ltre Case della n o s tra Società. Con D on R ua, D on A lbera e D o n R in a ld i n o n dobbiam o a m m e tte re che nella Congregazione v i sia u n collegio, u n a Casa, q ualunque sia la su a n a tu ra , dove il sorgere di qualche vocazione si debba c re ­ dere im possibile. D o n Bosco asserì che ogni n o stra Casa è t e r ­ reno a tto alla co ltu ra delle vocazioni e d ’altro n d e è scritto che il Signore p u ò suscitare figli di À bram o dalle pietre. E cchè non p o trà Gesù b e n e d etto , che h a chiam ato a sè a ll’apostolato « co­

loro ch’ei volle », chiam are u n giovane d a qualsiasi nostro I s t i ­ tu to ? M a p erchè ciò possa av v en ire è necessario che t u t t i si adoperino affinchè la voce del Signore sia u d ita e ne siano allon­

ta n a ti gli ostacoli che po treb b ero soffocarla.

Seguiam o anche in ciò le orm e p a te rn e. M algrado l ’im m enso suo lavoro, q u a n te cure p e r i giovani degli u ltim i corsi, q u a n ti consigli, raccom andazioni, esortazioni! A ll’inizio della quaresim a del 1865, dopo d ’a v er p a rla to di varie cose e p re a n n u n z ia ta la m o rte di qualche alunno, rivolgendosi ai p iù anziani, diceva:

« I n u ltim o darò u n avviso a coloro che in q u e st’anno sono p e r

(25)

— 29 —

com piere il loro studio di la tin ità : Fratres, satagite ut per bona opera certam vestram vocationem et electionem faciatis. E s a m in a te in questo tem po quaresim ale q u a l sia lo sta to al quale v i chiam a il Signore. C ercate colle v o stre buone opere di d o m andare alla D iv in a M aestà che v i indichi quale sia la s tra d a p e r la quale d ovete cam m inare. A lcuni di v o i m i dicono : — N oi n on ci vogliam o fa r p reti. — Va bene; m a v o rre te essere b u o n i secolari, v o rre te anche d a secolari g u a d a g n arv i il P aradiso; p reg a te ad u n q u e il Signore, p e r n on sbagliare la stra d a , anche essendo secolari.

— O ra n o n ci vogliam o pensare; ci penserem o poi. — E quando ci v o rreste pensare? Q uando n o n sarete p iù a tem po? Perciò preghiam o, facciam o delle bu o n e com unioni, m iei cari figliuoli

(34).

Q ualche tem po dopo rip e te v a la stessa raccom andazione.

« R accom ando in m odo p a rtico la re a quelli che sono vicini a d eliberare del loro sta to , affinchè ci pensino, ne parlino al con­

fessore e preghino: facciano delle bu o n e opere. Chi vuole essere certo di n o n sbagliare s tra d a si scelga u n confessore stabile, a p ra a lu i tu tto il suo cuore, fre q u e n ti la s a n ta confessione e Com unione, sia m odesto, obbediente, pensi che cosa avrebbe voluto av e r fa tto al p u n to della m o rte » (35).

D o n Bosco a d o p e ra v a anche ce rte speciali sue in d u strie usando sa n ta m en te della filiale confidenza ed affezione che i giovani gli p o rta v a n o . E ciò n o n solo all’oratorio , m a anche nei collegi che egli a n d a v a a visitare. Si legge nelle Memorie:

« Avendo sem pre in m ira di stu d ia re le vocazioni allo sta to ec­

clesiastico o religioso, bene spesso a quei g io v a n e tti che gli sem ­ b ravan o fossero ch iam ati a l divino servizio, ind irizzav a q u a l­

che p a ro la m isteriosa che rich ied eva spiegazione; e q uesta ora la dava, o ra la facev a indo v inare, o p p u re in v ia v a quei ta li da qualche Superiore, p erchè sciogliesse loro l ’enigm a. U na delle frasi più com uni e ra q uesta: « L ascia che t i ta g li la te s ta ».

A nche q u e sta sem bra oscura, m a i giov an i più esp erti ne capi­

vano il senso, che era: D am m i la tu a vo lon tà; p re sta obbedienza ai m iei consigli; rim a n i con m e p e r d e d ic a rti alla salu te del­

l ’an im a tu a e di a ltre nella P ia Società (36).

Gli effetti erano sicuri, perch è al vero am ore nulla resiste.

Ecco u n docum ento eloquentissim o, la le tte rin a di u n giova­

(26)

— 30 —

n etto : « P a d re am atissim o, la p e n u ltim a v o lta c h e v enne a Lanzo fra le a ltre cose che m i disse, dissem i p u r questa: m i scri­

verai u n a le tte ra . O ra d unq u e gliela scrivo sì pel desiderio che ne ho, e sì p e r adem piere la m ia prom essa. Se si rico rda, quando venne a Lanzo le dissi più v o lte che m i tagliasse la testa ; so il significato di queste parole, e le raccom ando u n ’a ltra v o lta che m e la tagli; sì, io voglio m e tte rm i sotto la sua protezione.

I n ta n to la ringrazio d ’averm i a c c e tta to in questo collegio, la ringrazio del bene che fece e che fa co n tin u am en te p e r me, ed io spero che c o n tin u e rà a farm ene. A ddio, p a d re carissimo;

spero di vederlo an co ra di q u e s t’anno e di p oterle p a rla re libe­

ram en te. Sono il suo aff.mo figlio in G. C. S . E. » (37). S uperfluo aggiungere che la bella le tte rin a ebbe la risp o sta consolante, e che il lavorìo di D on Bosco prod u sse il f ru tto desiderato. Come vedete, n o n bisogna avere tro p p a fre tta , con pericolo di com pro­

m ette re la riu sc ita del n ostro zelo; bisogna invece p rep a ra re bene le fila e non ista n c arsi se i f r u tti ta rd a n o a m a tu ra re , m e­

m ori che, in ogni caso, si h a il m erito della bu o n a v o lo n tà e delle fatich e im piegate.

23 - Fa r a m a r e l a v o c a z i o n e.

Q uando i giovani si sono co nv in ti che i Superiori con p a te rn o interesse si occupano del loro avvenire, che li desiderano felici, che li in v itan o a scegliere la p a rte m igliore, e q u esta vien loro p re s e n ta ta senza esagerazioni o reticenze, si sentono m aggior­

m en te a t t r a t t i verso di loro e verso la vocazione che in co ­ m incia a germ ogliare in cuore. Questo lavorìo esige cautela, a d a tta m e n to alle diverse indoli, posizioni sociali, circostanze di am biente, e s o p ra ttu tto p u rità d ’in ten zio ne alla luce della fede e nel calore della v e ra carità. Così p ro ce d e tte sem pre D o n Bosco, il quale seppe fa r a m are e p referire la vocazione anche in casi difficilissimi. U na nobile signora voleva a d o tta re u n g iovanetto e farlo erede del suo p atrim o n io . D o n Bosco ne av ev a scelto uno a Ini m olto affezionato, orfano e poverissim o, e dopo averlo p ru d e n te m e n te disposto al m u ta m e n to di condizione lo presen tò alla signora. F in ito il lau to p ranzo d u ra n te il quale l ’orfanello si dip ortò o ttim a m en te , disinvolto, g arb ato nella conversazione,

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