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Academic year: 2022

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Stalle da latte

dove l’animale vive dove l’uomo lavora

Stalle da latte

dove l’animale vive dove l’uomo lavora

TesTiacuradi: Paolo Rossi

alessandRo Gastaldo

Centro riCerChe Produzioni AnimAli - CrPA SPA

redazione:

CentRo divulGazione aGRiCola

Grafica:

PH5 StAmPA: GesCom

Progetto realizzato da Centro Ricerche Produzioni Animali - CRPA SpA con il finanziamento del Programma di Sviluppo Rurale dell’Emilia-Romagna 2007-2013, Misura 111 Azione 2 “Azioni trasversali di supporto al sistema della conoscenza”.

AgoSto 2012

- Stalle da latte, dove l’animale vive dove l’uomo lavora

Direzione Generale Agricoltura UNIONE EUROPEA

Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale:

l’Europa investe nelle zone rurali

CoSa voglio dalla Stalla

g

li allevatori attribuisco- no grande importanza alle strutture d’alleva- mento e spesso hanno idee precise sul modo di concepirle e realizzarle;

non sempre, però, le loro convinzioni si pog- giano su “fondamenta”

solide e alcune volte, all’atto pratico della progettazione di una nuova stalla, si affidano a tecnici non particolarmente esperti di edili- zia zootecnica, con risultati non sem- pre convincenti.

Di fatto la stalla non è solo il luogo fisico dove vivono gli animali e dove lavora l’uomo, ma è anche uno straor- dinario strumento per ottenere soddi- sfazioni economiche dall’attività d’al- levamento e per garantire un elevato benessere animale. giocoforza la stal- la diventa anche l’emblema delle scel- te tecniche dell’allevatore, che può aver ricevuto buoni o cattivi consigli, ed è lo specchio delle sue capacità e dei suoi limiti.

Per motivi di spazio, ci si limita qui a fornire alcune idee e fissare alcuni

“paletti” su quattro tematiche che si ritengono particolarmente importanti nella progettazione: dislocazione del- la stalla, struttura e copertura, venti- lazione e pavimenti.

Siccome la stalla rappresenta un ri- levante impegno finanziario per l’a- zienda, sia per l’alto valore dell’inve- stimento iniziale, sia per l’incidenza annua delle quote di ammortamento, manutenzione e assicurazione sul bi- lancio aziendale, verrà trattato anche, in modo sintetico, il tema dei costi di costruzione, riportando dei valori uni- tari indicativi utili nei calcoli estimati- vi preliminari.

no da latte sono disponibili numerosi schemi di progetto relativi a differenti soluzioni per l’allestimento di stalle per vacche da latte e per bovini da rimonta, oltre a specifici lavori che riguardano i costi delle zone di mungitura e delle opere esterne per lo stoccaggio degli ef- fluenti (concimaie, vasche per liquami, pozzetti di sollevamento, ecc.), con rife- rimento ad aziende di pianura.

I costi illustrati qui sotto, riferiti ai pri- mi mesi del 2012, derivano da questa grande massa di dati, integrata, ove necessario, da valutazioni di preven- tivi disponibili per l’attività di proget- tazione svolta dai tecnici dell’Ufficio Edilizia del Crpa.

mento (<0,5), compatibilmente con la lavorabilità dell’impasto.

Una volta gettato, il pavimento deve

“maturare” in modo adeguato; è ne- cessario limitare la forte evaporazione dell’acqua, soprattutto in presenza di sole e/o vento, per evitare seri danni strutturali (fessurazioni, formazione di granuli di cemento, riduzione della resistenza), bagnando la superficie o coprendo con teli.

A indurimento completato, è bene passare una lama raschiante d’acciaio per eliminare eventuali bave o punte di calcestruzzo, quindi lavare la super- ficie con una soluzione al 5% di solfato di rame, perché la reazione di idrata- zione (presa del cemento) forma una miscela fortemente alcalina e caustica, che può causare problemi ai tessuti esterni degli animali. Il lavaggio, inol- tre, consente di asportare eventuali granuli di cemento o piccoli inerti non inglobati nell’impasto di calcestruzzo.

Nel caso di asportazione degli effluenti con mezzi meccanici (raschiatori), si consiglia di eseguire la rigatura delle corsie con un disegno a rombi o a qua- drati, realizzando solchi paralleli della larghezza di 10-15 mm a una distan- za reciproca di 100-170 mm, disposti diagonalmente (35-45°) rispetto all’as- se principale della corsia.

È bene prevedere una pendenza tra- sversale dell’1-1,5% verso l’asse cen- trale della corsia e, soprattutto nei casi in cui si possa sfruttare la pendenza naturale del terreno, una pendenza longitudinale costante dello 0,3-1%

verso la testata di uscita degli effluenti, per favorire il drenaggio della frazio- ne liquida delle deiezioni e mantenere così la pavimentazione più asciutta, con benefici ai piedi delle bovine.

Da alcuni anni vengono proposte sul mercato delle pavimentazioni defor- mabili in gomma, in alternativa a pa- vimenti di calcestruzzo.

I pavimenti in gomma, così come quelli in malta resinosa con granuli di gom-

È bene precisare che i costi indicati de- rivano da una stima analitica del costo di costruzione, attuata con lo strumen- to del computo metrico estimativo.

Nella redazione del computo median- te specifico software di cantieristica, cosa oggi abituale, è anche possibile attribuire le singole voci a determinati raggruppatori, individuati a piacimen- to sulla base delle finalità del lavoro:

in questo modo si ottiene un totale generale e tanti totali parziali che si riferiscono ai singoli gruppi e ciò con- sente ulteriori e più approfondite va- lutazioni. Nel caso sotto riportato la suddivisione operata fa riferimento ai mappali e alle opere definiti in basso.

ma o PVC sono particolarmente adat- ti per recuperare pavimenti vecchi o molto deteriorati, per i quali è difficile ipotizzare interventi alternativi.

Per contro, l’uso della gomma nelle corsie rappresenta un onere economi- co aggiuntivo che deve essere valutato attentamente dall’allevatore sulla base dei benefici che ci si può attendere, so- prattutto in termini di migliore salute degli animali, maggiore produzione di latte, migliore fertilità e riduzione dei tassi di rimonta.

Altri aspetti che dovranno essere con- siderati preventivamente sono l’effetto delle alte e basse temperature sulla de- formazione e durata del rivestimento, i problemi legati alla pulizia meccaniz- zata e, non ultimo, il rischio di decubi- to di bovine nelle corsie, con possibile peggioramento del grado di pulizia de- gli animali, particolarmente grave per la mammella.

Come valutare l’investimento

Conoscere preventivamente il più pro- babile costo di costruzione di un’opera edile permette di pianificare l’investi- mento, valutando le modalità di recupe- ro della somma totale richiesta (autofi- nanziamento, ricorso al credito, accesso a finanziamenti specifici per il settore agricolo, ecc.); altro motivo che rende la cosa interessante è la possibilità di con- frontare soluzioni costruttive differenti.

Nel comparto agricolo, e più stretta- mente in quello zootecnico, la pubbli- cistica nazionale ed europea relativa ai costi di costruzione non è così nutrita e i paesi che hanno dato maggiore enfasi a questo argomento sono certamente Francia, Inghilterra e Italia.

Nel nostro Paese il Crpa ha intuito per primo la rilevanza di questo tema, iniziando la pubblicazione di schede specifiche sui costi di costruzione delle strutture zootecniche già a partire dai primi anni ‘80. Il lavoro di aggiorna- mento e modifica degli schemi proget- tuali è continuo e ora per il settore bovi-

a

sinistra, rigatura di pavimento pieno di calcestruzzo armato mediante stampo d’acciaio e, a destra, il suo impiego nella zona di alimentazione.

S

talla con

struttura di copertura a due falde: si notano il cupolino di ventilazione, il timpano ventilante di legno e i portoni in rete frangivento.

l

a stalla misura, in un certo senso, la capacità imprenditoriale dell’allevatore, che nelle scelte progettuali deve farsi aiutare da tecnici realmente preparati.

• rigatura su calcestruzzo • Pavimento rigato

• Che si sposi adeguatamente alla tipologia d’azienda, al modello d’alleva- mento adottato, all’organizzazione del centro aziendale, alla disponibilità e al tipo di manodopera, alla dotazione di macchine e mezzi meccanici, alla disponibilità di terreni e al piano colturale.

• Elevati livelli di benessere per gli animali ospitati, in termini di superfici e volumi disponibili, aree funzionali (alimentazione, riposo, esercizio), pavimentazioni, attrezzature di stalla.

• Strumenti per la somministrazione dell’alimento (mangiatoie, rastrelliere, ecc.) e dell’acqua di bevanda (abbeveratoi) che garantiscano assunzioni ade- guate ai fabbisogni, limitino la competitività, permettano elevati standard igienico- sanitari e riducano gli sprechi.

• Un adeguato controllo ambientale, al fine di minimizzare le variazioni stagionali e giornaliere dei parametri microclimatici (temperatura, umidità relativa, vento) rispet- to agli standard di riferimento per la categoria bovina interessata e di mantenere gli altri parametri ambientali (polveri, gas tossici) al disotto dei livelli di guardia.

• Lo svolgimento in sicurezza del lavoro di stalla, anche mini- mizzando la fatica fisica, e l’agevole controllo di tutte le fasi di produzione.

• L’agevolazione delle attività di rimozione degli ef- fluenti zootecnici, con stoccaggio tempo- raneo in apposite strutture, e delle operazio- ni di cura delle lettiere, riducendo, nel limite del possibile, l’impatto ambientale.

• La possibilità di futuri ampliamenti e/o l’implementazione di nuove tecnologie applicabili all’allevamen- to, sulla base del progresso tecnologico e dell’innovazione di settore.

• Un inserimento armonico e gradevole nel contesto del paesaggio rurale, limi- tando i possibili impatti negativi (forme, colo- ri, mascheramenti, ecc.).

Costi di costruzione e di esercizio limitati e comunque adeguati al livello di redditività presunta dell’azienda e la loro so- stenibilità dal punto di vista finanziario.

• Diminuisce l’incidenza delle lesioni podali.

• Riduce gli scivolamenti e la pressione a livello di arti e piedi, con migliore deambulazione delle vacche.

• Mette in maggior evidenza i calori, in quanto la vacca si sente più sicura e può manifestare i comportamenti tipici di questa fase del ciclo riproduttivo (cavalcamento di altri animali, irrequietezza).

vantaggi del Pavimento in gomma deformabile

Le stalle per vacche da latte considerate presentano una superficie coperta totale che varia da 11,3 a 15,5 m2/capo, mentre la superficie utile per la stabulazione degli animali è com- presa fra 8,11 e 9,51 m2/capo.

Il costo di costruzione unitario riferito al singolo capo ospitato va da un minimo di circa 4.600 euro a un massimo di quasi 8.000 euro; la variabilità è soprattutto da imputarsi alla dimensione della stalla, alla dotazione impiantistica, al sistema di rimozione degli effluenti e alla tipologia di stabulazione. A parità di altre condizioni, il costo è fortemente influenzato dalla capienza della stalla: si passa da circa 6.500 euro/capo per una stalla da 100 capi a 4.800 euro/capo per una stalla analoga ma con capienza di 400 capi.

Se si parametra il costo totale alla superficie coperta, si ottengono costi unitari variabili da 372 a 565 euro/m2. Il costo del solo corpo stalla, con esclusione quindi della zona di mungitura e delle opere esterne di stoccaggio degli effluenti, passa da un minimo di 251 a un massimo di 424 euro/m2.

L’incidenza dei mappali varia in base alla tipologia di stalla considerata: il corpo stalla inci- de sul costo complessivo per una quota compresa tra il 54 e il 72%, mentre il corpo mungi- tura oscilla dal 18 al 30%. Per le opere esterne per effluenti abbiamo valori fra il 9 e il 19%.

Infine, per quanto riguarda l’incidenza delle diverse opere (grandi categorie di lavori), si può dire che il gruppo struttura portante e copertura è sempre al primo posto, con quote comprese tra il 34 e il 41% del costo totale.

RaggRuppatoRi utilizzati nella Redazione dei computi metRici estimativi

mappali

• Corpo stalla

• Corpo mungitura

• Opere esterne per effluenti opere

• Scavi e rinterri

• Struttura portante e copertura

• Pavimenti e sistemazione orizzontale

• Tamponamenti e sistemazione verticale

• Serramenti

• Canalizzazioni, fognature e opere da lattoniere

• Impianto idrico e di riscaldamento

• Impianto elettrico

• Impianto e poste di mungitura

• Impianto di rimozione e trattamento degli effluenti

• Attrezzature

Stalla mia, quanto mi CoSti?

I dati aggiornati al primo semestre 2012, elaborati dal Crpa mediante il computo metrico estimativo.

La stalla rappresenta un fattore fondamentale nel determinare da un lato il benessere degli animali, dall’altro il grado

di soddisfazione dell’allevatore in termini economici e di efficienza e sicurezza del lavoro. La fase di progettazione è perciò molto delicata oltre che complessa. Per ragioni di spazio in queste pagine ci si limita a fornire solo alcuni criteri di orientamento per compiere le scelte

più opportune in tema di dislocazione dell’edificio, struttura e copertura, ventilazione e pavimenti. Per una valutazione economica e finanziaria dell’investimento, si riportano in chiusura alcuni dati di riferimento sui costi di costruzione della stalla desunti da computi metrici estimativi.

La stalla rappresenta un fattore fondamentale nel determinare da un lato il benessere degli animali, dall’altro il grado

di soddisfazione dell’allevatore in termini economici e di efficienza e sicurezza del lavoro. La fase di progettazione è perciò molto delicata oltre che complessa. Per ragioni di spazio in queste pagine ci si limita a fornire solo alcuni criteri di orientamento per compiere le scelte

più opportune in tema di dislocazione dell’edificio, struttura e copertura, ventilazione e pavimenti. Per una valutazione economica e finanziaria dell’investimento, si riportano in chiusura alcuni dati di riferimento sui costi di costruzione della stalla desunti da computi metrici estimativi.

orientamento

e distanza da altri edifici

L’orientamento della stalla, ovvero la direzione dell’asse maggiore del fab- bricato rispetto ai punti cardinali, ha un ruolo importante nel determinare le condizioni microclimatiche presenti all’interno del ricovero e va scelto pri- vilegiando il periodo dell’anno più de- licato per questi animali, cioè l’estate.

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l’aumento della profondità d’ingresso dei raggi del sole in estate, con conse- guenti effetti negativi sulla “vivibilità”

delle aree di stabulazione. Bisogna an- che considerare che eccessive altezze in gronda male si conciliano con l’e- sigenza di avere elevate pendenze di falde. Si consigliano altezze in gronda comprese fra 3 e 4,5 m.

È molto importante la predisposizione di abbondanti sporti laterali della co- pertura (1,5-2 m); il maggior costo del- la struttura (derivante dalla maggiore superficie coperta) viene ampiamente ripagato dai vantaggi che ogni giorno si potranno apprezzare (protezione degli animali e degli alimenti dal sole in esta- te e dalla pioggia durante tutto l’anno).

Progettare la ventilazione

La ventilazione di una stalla deve esse- re progettata e calcolata. Questa affer- mazione è solo apparentemente banale e ovvia: l’esperienza, infatti, insegna che raramente una relazione tecnica allegata a un progetto prevede anche il capitolo relativo ai calcoli della ventila- zione e questa non è una buona cosa, soprattutto se si considera che le vac- che da latte producono grandi quantità di calore e di vapore acqueo (oltre 400 W/capo di calore sensibile in estate e oltre 850 g/h per capo di vapore ac- queo in inverno).

Nelle stalle con tetto a due falde la so- luzione migliore per l’uscita dell’aria è quella che prevede una fessura conti- nua di colmo protetta da apposito cu- polino e da deflettori laterali antivento.

La larghezza della fessura non deve essere inferiore a 2 cm per ogni metro di larghezza dell’edificio; per una stalla con luce interna di 25 m risulterebbe un’apertura di colmo larga almeno 50 cm. È molto importante che il flusso dell’aria in uscita non incontri restrin- gimenti dopo la fessura di colmo; per questo le aperture laterali del cupolino devono essere adeguatamente dimen- sionate, pena la drastica riduzione dell’effetto camino (movimento dell’a- ria dal basso verso l’alto).

Per la ventilazione massima estiva è necessario predisporre ampie aper- ture sulle pareti perimetrali al fine di favorire il massimo effetto ven- to, compatibilmente con la velocità e con la direzione dell’aria esterna. tali aperture possono coincidere con le fi- dove H e L sono rispettivamente l’altez-

za al colmo in metri e la lunghezza in metri dell’edificio che funge da ostacolo (dimensione del lato dell’edificio rivolto verso l’altro fabbricato).

forma e dimensioni dell’edificio

Con la diffusione delle stalle a stabu- lazione libera si è assistito a una pro- gressiva semplificazione dell’involucro edilizio, sia per limitare i costi di co- struzione, sia per favorire la ventilazio- ne naturale del ricovero.

La struttura portante è sempre del tipo a travi e pilastri, con impiego di manufatti prefabbricati di acciaio, le- gno o calcestruzzo armato, molto aper- ta e spesso priva di tamponamenti fissi (specialmente sui due lati lunghi), con eventuale predisposizione di tampona- menti leggeri asportabili o regolabili in

- Stalle da latte, dove l’animale vive dove l’uomo lavora

Come criterio generale, una stalla libe- ra deve preferibilmente avere un orien- tamento di tipo est-ovest.

In questo modo la parete esposta a nord rimane sempre in ombra, mentre quella esposta a sud riceve i raggi del sole con un angolo di incidenza molto basso rispetto alla verticale e può esse- re facilmente ombreggiata con sporti di gronda; le pareti est e ovest (di mino- re superficie) ricevono i raggi del sole soltanto per un ridotto numero di ore e possono essere facilmente ombreggiate con tamponamenti fissi o mobili e ve- getazione.

In presenza di un tetto a due falde con discreta pendenza, la falda posta a sud sarà investita in pieno dal sole duran- te le ore più calde e richiederà, quindi, quegli accorgimenti costruttivi atti a li- mitarne il surriscaldamento, mentre la falda a nord sarà quasi completamente in ombra o colpita da raggi molto in- clinati.

Dato che le stalle per vacche da latte sono ventilate naturalmente - e nel pe- riodo estivo soprattutto per effetto del vento - si pone l’importante questione della distanza della stalla da altri edi- fici del centro aziendale nel caso que- sti siano posti sulla direttrice del vento dominante, così da evitare un effetto frangivento non desiderato. Per deter- minare la distanza minima (D in metri) fra due edifici posti nelle condizioni di cui sopra, viene proposta la formula in- dicata in figura (Jones e Friday, 1998),

altezza, quali reti o teli ombreggianti o frangivento di materiale plastico.

Si consiglia il semplice tetto a due fal- de a elevata pendenza (25-35%), con coibentazione termica e fessura di col- mo centrale appositamente dimensio- nata e provvista di cupolino di protezio- ne, perché in questo modo si favorisce il ricambio d’aria nelle diverse stagioni dell’anno e si proteggono gli animali dal calore radiante proveniente dalla copertura in estate. Nel caso di stalle molte larghe (oltre i 30-35 m) è possi- bile prevedere un salto di falda su ogni lato, con creazione di prese d’aria con- tinue che agevolano i movimenti delle masse d’aria.

L’altezza in gronda della struttura deve essere elevata, perché in tal caso sarà ampia la superficie di entrata dell’aria, ma è bene non eccedere, onde evitare

nestre dell’edificio, se presenti, oppure possono essere realizzate mediante la rimozione totale o parziale di tampo- namenti leggeri quali teli plastici o reti antivento.

A titolo orientativo, si consideri che una superficie aperta di 1 m2 su entrambi i lati lunghi della stalla può garantire un ricambio d’aria di circa 1.800 m3/h alla velocità del vento di 0,5 m/s (che è lo standard di riferimento nei calcoli della ventilazione) e di circa 1.080 m3/h alla velocità del vento di 0,3 m/s, a fronte di una portata di ventilazione estiva di 1.050 m3/h consigliata per una vacca da latte ad alta produzione.

Dato che le bovine da latte temono mol- to le alte temperature estive, specie se in abbinamento con tassi elevati di umi- dità relativa, è possibile prevedere una ventilazione artificiale di soccorso per contenere i deleteri effetti dello stress termico come la riduzione dell’ingestio- ne alimentare, il calo produttivo, pro- blemi alla sfera riproduttiva, ecc.

Allo scopo possono essere utilizzati ventilatori di diametro variabile, mos- si da motori elettrici; il numero, la di- mensione, le caratteristiche costruttive, i sistemi di regolazione e la potenza dei motori dei ventilatori sono commisura- ti alle portate di ventilazione minime e massime calcolate in sede di progetto.

Nelle stalle a stabulazione libera l’area di attesa della mungitura e la zona di alimentazione sono i punti critici in cui è prioritaria l’installazione dei ventilatori.

Per realizzare in zona di alimentazione un flusso d’aria continuo - che dalla te- stata più fresca della stalla (nord o est) si diriga verso la testata più calda, inve- stendo gli animali a una velocità di cir- ca 3 m/s - si consiglia l’installazione di ventilatori assiali di elevata portata, del diametro di 1-1,2 m, disposti in linea a una distanza reciproca di 9-12 m e con inclinazione di 15-30° verso l’area pavimentata sottostante il ventilatore successivo.

In questi ultimi anni stanno avendo una crescente diffusione i grandi ventilato- ri a pale ad asse di rotazione verti- cale (i cosiddetti “elicotteri”), in grado di sviluppare portate elevate d’aria a bassa velocità. Nelle stalle con tetto a due falde la loro installazione viene ef- fettuata a interassi di circa 18 m, al di sotto del cupolino centrale o al disotto di ogni semitrave, a un’altezza di 4-5,5 m, in modo da creare una corrente d’aria diretta verso il basso e che poi si distribuisce radialmente. Questi ven- tilatori, del diametro anche superiore a 7 m, vengono azionati da un motore elettrico di bassa potenza, con possibile controllo ad inverter. Rispetto ai tradi- zionali ventilatori elicoidali ad asse di rotazione orizzontale consentono, a parità di portata d’aria, un consistente risparmio di energia elettrica. Inoltre risulta evidente il loro positivo effetto sulla limitazione della presenza di mo- sche nelle zone di stabulazione.

Pavimento, il punto di contatto con l’animale

Il pavimento delle stalle rappresenta un elemento di grande rilevanza per il benessere degli animali, in quanto costituisce il manufatto che ha il più intimo contatto con i soggetti allevati.

Per questo dovrebbe essere antiscivo- lo, non abrasivo, privo di bordi aguzzi, non troppo duro, facile da pulire, resi- stente, di lunga durata ed economico;

già da questa elencazione si intuisce che il pavimento ottimale non esiste, in quanto talune caratteristiche sono in netto contrasto fra loro.

La pavimentazione delle zone di alimen- tazione e delle corsie di smistamento fra le cuccette può essere piena (continua) o fessurata/forata (discontinua).

Il pavimento pieno è sicuramente il più diffuso nelle stalle da latte. Per la sua realizzazione si devono conside- rare attentamente alcuni particolari tecnico-costruttivi, che spesso fanno la differenza. Innanzitutto deve esse- re predisposto un adeguato piano di posa, realizzato con un vespaio di ciot- toli, ghiaia grossa e materiale minuto, ben livellato e compattato, dello spes- sore di 20÷40 cm. Il pavimento deve avere spessore di 12-20 cm e deve essere armato con doppia rete elettro- saldata di caratteristiche adeguate ai carichi previsti. È importante che la superficie del pavimento abbia elevata resistenza all’usura; per questo è bene avvalersi di calcestruzzi a prestazione garantita delle classi C32/40 o C35/45 provenienti da centrali di betonaggio.

gli inerti del calcestruzzo dovrebbe- ro avere diversa pezzatura, ma con prevalenza di pietrischetto e pietrisco (diametro da 3 a 30 mm); infine, è con- sigliabile un basso rapporto acqua/ce-

l

a struttura portante a travi e pilastri può prevedere l’impiego di materiali diversi (acciaio, legno, calcestruzzo...), mentre i tamponamenti possono essere asportabili o regolabili in altezza.

d

istanza minima fra gli edifici (D) determinata in base all’altezza al colmo (H) e alla lunghezza (L) dell’edificio che funge da frangivento.

C

orsia di

smistamento fra le cuccette, con pulizia meccanizzata mediante

raschiatore ad asta rigida.

Corsia di foraggiamento e mangiatoia con rastrelliera autocatturante.

• Limita l’esposizione alla radiazione solare degli elementi di chiusura (tamponamenti, serramenti, copertura) e quindi il surriscaldamento del ricovero.

• Favorisce la ventilazione naturale al suo interno per la differenza di temperatura delle due pareti lunghe (l’aria calda a sud tende a salire richiamando aria per depressione dalla parete nord).

• Evita l’irraggiamento diretto di aree di stabulazione degli animali, particolarmente deleterio se si tratta dell’area di riposo esposta a ovest.

meglio l’orientamento eSt-oveSt

• Struttura portante in legno lamellare e acciaio • Struttura portante d’acciaio

• reti frangivento ad altezza regolabile

d = (0,4 x H) x l

0,5

distanza della stalla da altri edifici

• Cupolino di ventilazione • timpano ventilante in tavole di legno

• Corsia di foraggiamento

• ventilatore ad asse orizzontale • ventilatore tipo “elicottero”

l

a ventilazione naturale viene favorita da una fessura continua di colmo, nelle stalle con tetto a due falde, e da ampie aperture perimetrali.

Nel periodo estivo risulta particolarmente utile il ricorso a ventilatori elettrici di vari tipi e dimensioni.

• Corsia di smistamento

l

H d

• Stalla con struttura in calcestruzzo

direzione vento dominante

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l’aumento della profondità d’ingresso dei raggi del sole in estate, con conse- guenti effetti negativi sulla “vivibilità”

delle aree di stabulazione. Bisogna an- che considerare che eccessive altezze in gronda male si conciliano con l’e- sigenza di avere elevate pendenze di falde. Si consigliano altezze in gronda comprese fra 3 e 4,5 m.

È molto importante la predisposizione di abbondanti sporti laterali della co- pertura (1,5-2 m); il maggior costo del- la struttura (derivante dalla maggiore superficie coperta) viene ampiamente ripagato dai vantaggi che ogni giorno si potranno apprezzare (protezione degli animali e degli alimenti dal sole in esta- te e dalla pioggia durante tutto l’anno).

Progettare la ventilazione

La ventilazione di una stalla deve esse- re progettata e calcolata. Questa affer- mazione è solo apparentemente banale e ovvia: l’esperienza, infatti, insegna che raramente una relazione tecnica allegata a un progetto prevede anche il capitolo relativo ai calcoli della ventila- zione e questa non è una buona cosa, soprattutto se si considera che le vac- che da latte producono grandi quantità di calore e di vapore acqueo (oltre 400 W/capo di calore sensibile in estate e oltre 850 g/h per capo di vapore ac- queo in inverno).

Nelle stalle con tetto a due falde la so- luzione migliore per l’uscita dell’aria è quella che prevede una fessura conti- nua di colmo protetta da apposito cu- polino e da deflettori laterali antivento.

La larghezza della fessura non deve essere inferiore a 2 cm per ogni metro di larghezza dell’edificio; per una stalla con luce interna di 25 m risulterebbe un’apertura di colmo larga almeno 50 cm. È molto importante che il flusso dell’aria in uscita non incontri restrin- gimenti dopo la fessura di colmo; per questo le aperture laterali del cupolino devono essere adeguatamente dimen- sionate, pena la drastica riduzione dell’effetto camino (movimento dell’a- ria dal basso verso l’alto).

Per la ventilazione massima estiva è necessario predisporre ampie aper- ture sulle pareti perimetrali al fine di favorire il massimo effetto ven- to, compatibilmente con la velocità e con la direzione dell’aria esterna. tali aperture possono coincidere con le fi- dove H e L sono rispettivamente l’altez-

za al colmo in metri e la lunghezza in metri dell’edificio che funge da ostacolo (dimensione del lato dell’edificio rivolto verso l’altro fabbricato).

forma e dimensioni dell’edificio

Con la diffusione delle stalle a stabu- lazione libera si è assistito a una pro- gressiva semplificazione dell’involucro edilizio, sia per limitare i costi di co- struzione, sia per favorire la ventilazio- ne naturale del ricovero.

La struttura portante è sempre del tipo a travi e pilastri, con impiego di manufatti prefabbricati di acciaio, le- gno o calcestruzzo armato, molto aper- ta e spesso priva di tamponamenti fissi (specialmente sui due lati lunghi), con eventuale predisposizione di tampona- menti leggeri asportabili o regolabili in

- Stalle da latte, dove l’animale vive dove l’uomo lavora

Come criterio generale, una stalla libe- ra deve preferibilmente avere un orien- tamento di tipo est-ovest.

In questo modo la parete esposta a nord rimane sempre in ombra, mentre quella esposta a sud riceve i raggi del sole con un angolo di incidenza molto basso rispetto alla verticale e può esse- re facilmente ombreggiata con sporti di gronda; le pareti est e ovest (di mino- re superficie) ricevono i raggi del sole soltanto per un ridotto numero di ore e possono essere facilmente ombreggiate con tamponamenti fissi o mobili e ve- getazione.

In presenza di un tetto a due falde con discreta pendenza, la falda posta a sud sarà investita in pieno dal sole duran- te le ore più calde e richiederà, quindi, quegli accorgimenti costruttivi atti a li- mitarne il surriscaldamento, mentre la falda a nord sarà quasi completamente in ombra o colpita da raggi molto in- clinati.

Dato che le stalle per vacche da latte sono ventilate naturalmente - e nel pe- riodo estivo soprattutto per effetto del vento - si pone l’importante questione della distanza della stalla da altri edi- fici del centro aziendale nel caso que- sti siano posti sulla direttrice del vento dominante, così da evitare un effetto frangivento non desiderato. Per deter- minare la distanza minima (D in metri) fra due edifici posti nelle condizioni di cui sopra, viene proposta la formula in- dicata in figura (Jones e Friday, 1998),

altezza, quali reti o teli ombreggianti o frangivento di materiale plastico.

Si consiglia il semplice tetto a due fal- de a elevata pendenza (25-35%), con coibentazione termica e fessura di col- mo centrale appositamente dimensio- nata e provvista di cupolino di protezio- ne, perché in questo modo si favorisce il ricambio d’aria nelle diverse stagioni dell’anno e si proteggono gli animali dal calore radiante proveniente dalla copertura in estate. Nel caso di stalle molte larghe (oltre i 30-35 m) è possi- bile prevedere un salto di falda su ogni lato, con creazione di prese d’aria con- tinue che agevolano i movimenti delle masse d’aria.

L’altezza in gronda della struttura deve essere elevata, perché in tal caso sarà ampia la superficie di entrata dell’aria, ma è bene non eccedere, onde evitare

nestre dell’edificio, se presenti, oppure possono essere realizzate mediante la rimozione totale o parziale di tampo- namenti leggeri quali teli plastici o reti antivento.

A titolo orientativo, si consideri che una superficie aperta di 1 m2 su entrambi i lati lunghi della stalla può garantire un ricambio d’aria di circa 1.800 m3/h alla velocità del vento di 0,5 m/s (che è lo standard di riferimento nei calcoli della ventilazione) e di circa 1.080 m3/h alla velocità del vento di 0,3 m/s, a fronte di una portata di ventilazione estiva di 1.050 m3/h consigliata per una vacca da latte ad alta produzione.

Dato che le bovine da latte temono mol- to le alte temperature estive, specie se in abbinamento con tassi elevati di umi- dità relativa, è possibile prevedere una ventilazione artificiale di soccorso per contenere i deleteri effetti dello stress termico come la riduzione dell’ingestio- ne alimentare, il calo produttivo, pro- blemi alla sfera riproduttiva, ecc.

Allo scopo possono essere utilizzati ventilatori di diametro variabile, mos- si da motori elettrici; il numero, la di- mensione, le caratteristiche costruttive, i sistemi di regolazione e la potenza dei motori dei ventilatori sono commisura- ti alle portate di ventilazione minime e massime calcolate in sede di progetto.

Nelle stalle a stabulazione libera l’area di attesa della mungitura e la zona di alimentazione sono i punti critici in cui è prioritaria l’installazione dei ventilatori.

Per realizzare in zona di alimentazione un flusso d’aria continuo - che dalla te- stata più fresca della stalla (nord o est) si diriga verso la testata più calda, inve- stendo gli animali a una velocità di cir- ca 3 m/s - si consiglia l’installazione di ventilatori assiali di elevata portata, del diametro di 1-1,2 m, disposti in linea a una distanza reciproca di 9-12 m e con inclinazione di 15-30° verso l’area pavimentata sottostante il ventilatore successivo.

In questi ultimi anni stanno avendo una crescente diffusione i grandi ventilato- ri a pale ad asse di rotazione verti- cale (i cosiddetti “elicotteri”), in grado di sviluppare portate elevate d’aria a bassa velocità. Nelle stalle con tetto a due falde la loro installazione viene ef- fettuata a interassi di circa 18 m, al di sotto del cupolino centrale o al disotto di ogni semitrave, a un’altezza di 4-5,5 m, in modo da creare una corrente d’aria diretta verso il basso e che poi si distribuisce radialmente. Questi ven- tilatori, del diametro anche superiore a 7 m, vengono azionati da un motore elettrico di bassa potenza, con possibile controllo ad inverter. Rispetto ai tradi- zionali ventilatori elicoidali ad asse di rotazione orizzontale consentono, a parità di portata d’aria, un consistente risparmio di energia elettrica. Inoltre risulta evidente il loro positivo effetto sulla limitazione della presenza di mo- sche nelle zone di stabulazione.

Pavimento, il punto di contatto con l’animale

Il pavimento delle stalle rappresenta un elemento di grande rilevanza per il benessere degli animali, in quanto costituisce il manufatto che ha il più intimo contatto con i soggetti allevati.

Per questo dovrebbe essere antiscivo- lo, non abrasivo, privo di bordi aguzzi, non troppo duro, facile da pulire, resi- stente, di lunga durata ed economico;

già da questa elencazione si intuisce che il pavimento ottimale non esiste, in quanto talune caratteristiche sono in netto contrasto fra loro.

La pavimentazione delle zone di alimen- tazione e delle corsie di smistamento fra le cuccette può essere piena (continua) o fessurata/forata (discontinua).

Il pavimento pieno è sicuramente il più diffuso nelle stalle da latte. Per la sua realizzazione si devono conside- rare attentamente alcuni particolari tecnico-costruttivi, che spesso fanno la differenza. Innanzitutto deve esse- re predisposto un adeguato piano di posa, realizzato con un vespaio di ciot- toli, ghiaia grossa e materiale minuto, ben livellato e compattato, dello spes- sore di 20÷40 cm. Il pavimento deve avere spessore di 12-20 cm e deve essere armato con doppia rete elettro- saldata di caratteristiche adeguate ai carichi previsti. È importante che la superficie del pavimento abbia elevata resistenza all’usura; per questo è bene avvalersi di calcestruzzi a prestazione garantita delle classi C32/40 o C35/45 provenienti da centrali di betonaggio.

gli inerti del calcestruzzo dovrebbe- ro avere diversa pezzatura, ma con prevalenza di pietrischetto e pietrisco (diametro da 3 a 30 mm); infine, è con- sigliabile un basso rapporto acqua/ce-

l

a struttura portante a travi e pilastri può prevedere l’impiego di materiali diversi (acciaio, legno, calcestruzzo...), mentre i tamponamenti possono essere asportabili o regolabili in altezza.

d

istanza minima fra gli edifici (D) determinata in base all’altezza al colmo (H) e alla lunghezza (L) dell’edificio che funge da frangivento.

C

orsia di

smistamento fra le cuccette, con pulizia meccanizzata mediante

raschiatore ad asta rigida.

Corsia di foraggiamento e mangiatoia con rastrelliera autocatturante.

• Limita l’esposizione alla radiazione solare degli elementi di chiusura (tamponamenti, serramenti, copertura) e quindi il surriscaldamento del ricovero.

• Favorisce la ventilazione naturale al suo interno per la differenza di temperatura delle due pareti lunghe (l’aria calda a sud tende a salire richiamando aria per depressione dalla parete nord).

• Evita l’irraggiamento diretto di aree di stabulazione degli animali, particolarmente deleterio se si tratta dell’area di riposo esposta a ovest.

meglio l’orientamento eSt-oveSt

• Struttura portante in legno lamellare e acciaio • Struttura portante d’acciaio

• reti frangivento ad altezza regolabile

d = (0,4 x H) x l

0,5

distanza della stalla da altri edifici

• Cupolino di ventilazione • timpano ventilante in tavole di legno

• Corsia di foraggiamento

• ventilatore ad asse orizzontale • ventilatore tipo “elicottero”

l

a ventilazione naturale viene favorita da una fessura continua di colmo, nelle stalle con tetto a due falde, e da ampie aperture perimetrali.

Nel periodo estivo risulta particolarmente utile il ricorso a ventilatori elettrici di vari tipi e dimensioni.

• Corsia di smistamento

l

H d

• Stalla con struttura in calcestruzzo

direzione vento dominante

(4)

Stalle da latte

dove l’animale vive dove l’uomo lavora

Stalle da latte

dove l’animale vive dove l’uomo lavora

TesTiacuradi: Paolo Rossi

alessandRo Gastaldo

Centro riCerChe Produzioni AnimAli - CrPA SPA

redazione:

CentRo divulGazione aGRiCola

Grafica:

PH5 StAmPA: GesCom

Progetto realizzato da Centro Ricerche Produzioni Animali - CRPA SpA con il finanziamento del Programma di Sviluppo Rurale dell’Emilia-Romagna 2007-2013, Misura 111 Azione 2 “Azioni trasversali di supporto al sistema della conoscenza”.

AgoSto 2012

- Stalle da latte, dove l’animale vive dove l’uomo lavora

Direzione Generale Agricoltura UNIONE EUROPEA

Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale:

l’Europa investe nelle zone rurali

CoSa voglio dalla Stalla

g

li allevatori attribuisco- no grande importanza alle strutture d’alleva- mento e spesso hanno idee precise sul modo di concepirle e realizzarle;

non sempre, però, le loro convinzioni si pog- giano su “fondamenta”

solide e alcune volte, all’atto pratico della progettazione di una nuova stalla, si affidano a tecnici non particolarmente esperti di edili- zia zootecnica, con risultati non sem- pre convincenti.

Di fatto la stalla non è solo il luogo fisico dove vivono gli animali e dove lavora l’uomo, ma è anche uno straor- dinario strumento per ottenere soddi- sfazioni economiche dall’attività d’al- levamento e per garantire un elevato benessere animale. giocoforza la stal- la diventa anche l’emblema delle scel- te tecniche dell’allevatore, che può aver ricevuto buoni o cattivi consigli, ed è lo specchio delle sue capacità e dei suoi limiti.

Per motivi di spazio, ci si limita qui a fornire alcune idee e fissare alcuni

“paletti” su quattro tematiche che si ritengono particolarmente importanti nella progettazione: dislocazione del- la stalla, struttura e copertura, venti- lazione e pavimenti.

Siccome la stalla rappresenta un ri- levante impegno finanziario per l’a- zienda, sia per l’alto valore dell’inve- stimento iniziale, sia per l’incidenza annua delle quote di ammortamento, manutenzione e assicurazione sul bi- lancio aziendale, verrà trattato anche, in modo sintetico, il tema dei costi di costruzione, riportando dei valori uni- tari indicativi utili nei calcoli estimati- vi preliminari.

no da latte sono disponibili numerosi schemi di progetto relativi a differenti soluzioni per l’allestimento di stalle per vacche da latte e per bovini da rimonta, oltre a specifici lavori che riguardano i costi delle zone di mungitura e delle opere esterne per lo stoccaggio degli ef- fluenti (concimaie, vasche per liquami, pozzetti di sollevamento, ecc.), con rife- rimento ad aziende di pianura.

I costi illustrati qui sotto, riferiti ai pri- mi mesi del 2012, derivano da questa grande massa di dati, integrata, ove necessario, da valutazioni di preven- tivi disponibili per l’attività di proget- tazione svolta dai tecnici dell’Ufficio Edilizia del Crpa.

mento (<0,5), compatibilmente con la lavorabilità dell’impasto.

Una volta gettato, il pavimento deve

“maturare” in modo adeguato; è ne- cessario limitare la forte evaporazione dell’acqua, soprattutto in presenza di sole e/o vento, per evitare seri danni strutturali (fessurazioni, formazione di granuli di cemento, riduzione della resistenza), bagnando la superficie o coprendo con teli.

A indurimento completato, è bene passare una lama raschiante d’acciaio per eliminare eventuali bave o punte di calcestruzzo, quindi lavare la super- ficie con una soluzione al 5% di solfato di rame, perché la reazione di idrata- zione (presa del cemento) forma una miscela fortemente alcalina e caustica, che può causare problemi ai tessuti esterni degli animali. Il lavaggio, inol- tre, consente di asportare eventuali granuli di cemento o piccoli inerti non inglobati nell’impasto di calcestruzzo.

Nel caso di asportazione degli effluenti con mezzi meccanici (raschiatori), si consiglia di eseguire la rigatura delle corsie con un disegno a rombi o a qua- drati, realizzando solchi paralleli della larghezza di 10-15 mm a una distan- za reciproca di 100-170 mm, disposti diagonalmente (35-45°) rispetto all’as- se principale della corsia.

È bene prevedere una pendenza tra- sversale dell’1-1,5% verso l’asse cen- trale della corsia e, soprattutto nei casi in cui si possa sfruttare la pendenza naturale del terreno, una pendenza longitudinale costante dello 0,3-1%

verso la testata di uscita degli effluenti, per favorire il drenaggio della frazio- ne liquida delle deiezioni e mantenere così la pavimentazione più asciutta, con benefici ai piedi delle bovine.

Da alcuni anni vengono proposte sul mercato delle pavimentazioni defor- mabili in gomma, in alternativa a pa- vimenti di calcestruzzo.

I pavimenti in gomma, così come quelli in malta resinosa con granuli di gom-

È bene precisare che i costi indicati de- rivano da una stima analitica del costo di costruzione, attuata con lo strumen- to del computo metrico estimativo.

Nella redazione del computo median- te specifico software di cantieristica, cosa oggi abituale, è anche possibile attribuire le singole voci a determinati raggruppatori, individuati a piacimen- to sulla base delle finalità del lavoro:

in questo modo si ottiene un totale generale e tanti totali parziali che si riferiscono ai singoli gruppi e ciò con- sente ulteriori e più approfondite va- lutazioni. Nel caso sotto riportato la suddivisione operata fa riferimento ai mappali e alle opere definiti in basso.

ma o PVC sono particolarmente adat- ti per recuperare pavimenti vecchi o molto deteriorati, per i quali è difficile ipotizzare interventi alternativi.

Per contro, l’uso della gomma nelle corsie rappresenta un onere economi- co aggiuntivo che deve essere valutato attentamente dall’allevatore sulla base dei benefici che ci si può attendere, so- prattutto in termini di migliore salute degli animali, maggiore produzione di latte, migliore fertilità e riduzione dei tassi di rimonta.

Altri aspetti che dovranno essere con- siderati preventivamente sono l’effetto delle alte e basse temperature sulla de- formazione e durata del rivestimento, i problemi legati alla pulizia meccaniz- zata e, non ultimo, il rischio di decubi- to di bovine nelle corsie, con possibile peggioramento del grado di pulizia de- gli animali, particolarmente grave per la mammella.

Come valutare l’investimento

Conoscere preventivamente il più pro- babile costo di costruzione di un’opera edile permette di pianificare l’investi- mento, valutando le modalità di recupe- ro della somma totale richiesta (autofi- nanziamento, ricorso al credito, accesso a finanziamenti specifici per il settore agricolo, ecc.); altro motivo che rende la cosa interessante è la possibilità di con- frontare soluzioni costruttive differenti.

Nel comparto agricolo, e più stretta- mente in quello zootecnico, la pubbli- cistica nazionale ed europea relativa ai costi di costruzione non è così nutrita e i paesi che hanno dato maggiore enfasi a questo argomento sono certamente Francia, Inghilterra e Italia.

Nel nostro Paese il Crpa ha intuito per primo la rilevanza di questo tema, iniziando la pubblicazione di schede specifiche sui costi di costruzione delle strutture zootecniche già a partire dai primi anni ‘80. Il lavoro di aggiorna- mento e modifica degli schemi proget- tuali è continuo e ora per il settore bovi-

a

sinistra, rigatura di pavimento pieno di calcestruzzo armato mediante stampo d’acciaio e, a destra, il suo impiego nella zona di alimentazione.

S

talla con

struttura di copertura a due falde: si notano il cupolino di ventilazione, il timpano ventilante di legno e i portoni in rete frangivento.

l

a stalla misura, in un certo senso, la capacità imprenditoriale dell’allevatore, che nelle scelte progettuali deve farsi aiutare da tecnici realmente preparati.

• rigatura su calcestruzzo • Pavimento rigato

• Che si sposi adeguatamente alla tipologia d’azienda, al modello d’alleva- mento adottato, all’organizzazione del centro aziendale, alla disponibilità e al tipo di manodopera, alla dotazione di macchine e mezzi meccanici, alla disponibilità di terreni e al piano colturale.

• Elevati livelli di benessere per gli animali ospitati, in termini di superfici e volumi disponibili, aree funzionali (alimentazione, riposo, esercizio), pavimentazioni, attrezzature di stalla.

• Strumenti per la somministrazione dell’alimento (mangiatoie, rastrelliere, ecc.) e dell’acqua di bevanda (abbeveratoi) che garantiscano assunzioni ade- guate ai fabbisogni, limitino la competitività, permettano elevati standard igienico- sanitari e riducano gli sprechi.

• Un adeguato controllo ambientale, al fine di minimizzare le variazioni stagionali e giornaliere dei parametri microclimatici (temperatura, umidità relativa, vento) rispet- to agli standard di riferimento per la categoria bovina interessata e di mantenere gli altri parametri ambientali (polveri, gas tossici) al disotto dei livelli di guardia.

• Lo svolgimento in sicurezza del lavoro di stalla, anche mini- mizzando la fatica fisica, e l’agevole controllo di tutte le fasi di produzione.

• L’agevolazione delle attività di rimozione degli ef- fluenti zootecnici, con stoccaggio tempo- raneo in apposite strutture, e delle operazio- ni di cura delle lettiere, riducendo, nel limite del possibile, l’impatto ambientale.

• La possibilità di futuri ampliamenti e/o l’implementazione di nuove tecnologie applicabili all’allevamen- to, sulla base del progresso tecnologico e dell’innovazione di settore.

• Un inserimento armonico e gradevole nel contesto del paesaggio rurale, limi- tando i possibili impatti negativi (forme, colo- ri, mascheramenti, ecc.).

Costi di costruzione e di esercizio limitati e comunque adeguati al livello di redditività presunta dell’azienda e la loro so- stenibilità dal punto di vista finanziario.

• Diminuisce l’incidenza delle lesioni podali.

• Riduce gli scivolamenti e la pressione a livello di arti e piedi, con migliore deambulazione delle vacche.

• Mette in maggior evidenza i calori, in quanto la vacca si sente più sicura e può manifestare i comportamenti tipici di questa fase del ciclo riproduttivo (cavalcamento di altri animali, irrequietezza).

vantaggi del Pavimento in gomma deformabile

Le stalle per vacche da latte considerate presentano una superficie coperta totale che varia da 11,3 a 15,5 m2/capo, mentre la superficie utile per la stabulazione degli animali è com- presa fra 8,11 e 9,51 m2/capo.

Il costo di costruzione unitario riferito al singolo capo ospitato va da un minimo di circa 4.600 euro a un massimo di quasi 8.000 euro; la variabilità è soprattutto da imputarsi alla dimensione della stalla, alla dotazione impiantistica, al sistema di rimozione degli effluenti e alla tipologia di stabulazione. A parità di altre condizioni, il costo è fortemente influenzato dalla capienza della stalla: si passa da circa 6.500 euro/capo per una stalla da 100 capi a 4.800 euro/capo per una stalla analoga ma con capienza di 400 capi.

Se si parametra il costo totale alla superficie coperta, si ottengono costi unitari variabili da 372 a 565 euro/m2. Il costo del solo corpo stalla, con esclusione quindi della zona di mungitura e delle opere esterne di stoccaggio degli effluenti, passa da un minimo di 251 a un massimo di 424 euro/m2.

L’incidenza dei mappali varia in base alla tipologia di stalla considerata: il corpo stalla inci- de sul costo complessivo per una quota compresa tra il 54 e il 72%, mentre il corpo mungi- tura oscilla dal 18 al 30%. Per le opere esterne per effluenti abbiamo valori fra il 9 e il 19%.

Infine, per quanto riguarda l’incidenza delle diverse opere (grandi categorie di lavori), si può dire che il gruppo struttura portante e copertura è sempre al primo posto, con quote comprese tra il 34 e il 41% del costo totale.

RaggRuppatoRi utilizzati nella Redazione dei computi metRici estimativi

mappali

• Corpo stalla

• Corpo mungitura

• Opere esterne per effluenti opere

• Scavi e rinterri

• Struttura portante e copertura

• Pavimenti e sistemazione orizzontale

• Tamponamenti e sistemazione verticale

• Serramenti

• Canalizzazioni, fognature e opere da lattoniere

• Impianto idrico e di riscaldamento

• Impianto elettrico

• Impianto e poste di mungitura

• Impianto di rimozione e trattamento degli effluenti

• Attrezzature

Stalla mia, quanto mi CoSti?

I dati aggiornati al primo semestre 2012, elaborati dal Crpa mediante il computo metrico estimativo.

La stalla rappresenta un fattore fondamentale nel determinare da un lato il benessere degli animali, dall’altro il grado

di soddisfazione dell’allevatore in termini economici e di efficienza e sicurezza del lavoro. La fase di progettazione è perciò molto delicata oltre che complessa. Per ragioni di spazio in queste pagine ci si limita a fornire solo alcuni criteri di orientamento per compiere le scelte

più opportune in tema di dislocazione dell’edificio, struttura e copertura, ventilazione e pavimenti. Per una valutazione economica e finanziaria dell’investimento, si riportano in chiusura alcuni dati di riferimento sui costi di costruzione della stalla desunti da computi metrici estimativi.

La stalla rappresenta un fattore fondamentale nel determinare da un lato il benessere degli animali, dall’altro il grado

di soddisfazione dell’allevatore in termini economici e di efficienza e sicurezza del lavoro. La fase di progettazione è perciò molto delicata oltre che complessa. Per ragioni di spazio in queste pagine ci si limita a fornire solo alcuni criteri di orientamento per compiere le scelte

più opportune in tema di dislocazione dell’edificio, struttura e copertura, ventilazione e pavimenti. Per una valutazione economica e finanziaria dell’investimento, si riportano in chiusura alcuni dati di riferimento sui costi di costruzione della stalla desunti da computi metrici estimativi.

orientamento

e distanza da altri edifici

L’orientamento della stalla, ovvero la direzione dell’asse maggiore del fab- bricato rispetto ai punti cardinali, ha un ruolo importante nel determinare le condizioni microclimatiche presenti all’interno del ricovero e va scelto pri- vilegiando il periodo dell’anno più de- licato per questi animali, cioè l’estate.

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