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fonderia) o ai familiari (una mamma non può lasciare incustoditi i bam ­ bini).

Scusa dall’obbligo di assistere alla Messa anche un grave dovere di carità, come l’assistenza a un malato grave, lo spegnere un incendio, ecc.

Rif l e s s i o n e. — Sono sempre sufficienti i motivi che si adducono per scusare le nostre trasgressioni al precetto festivo?

Es e m p i o. — Alessandro Manzoni finché le forze glielo consentirono adempì

sempre fedelmente àll’obbligo della Messa festiva. Un giorno, in cui il tempo era pessimo, con vento, pioggia e freddo, un amico andò a visitarlo, lo t r o ­ vò di umor nero, e ne ebbe questa spiegazione: « Sono triste perchè queste be­

nedette donne non hanno voluto che andassi in chiesa, con il pretesto del tem ­ po cattivo! » A ll’osservazione che avevano fatto bene, perchè avrebbe potuto buscarsi qualche malanno, soggiunse: « Che malanno! Supponga che io avessi vinto un gran premio a una lotteria e che oggi scadesse il term ine per riscuo­

terlo e che avessi dovuto andare di persona. Crede che le mie buone donne per paura del tempo mi avrebbero fatto perdere il premio trattenendomi in casa? ».

S e c o n d o p r e c e t t o

218. Che ci proibisce il secondo precetto con le parole : N o n m a n - g i a r c a r n e n e l v e n e r d ì e. n e g l i a l t r i g i o r n i p r o i ­ b i t i ?

II secondo precetto con le parole : N o n m a n g i a r c a r ­ n e n e l v e n e r d ì e n e g l i a l t r i g i o r n i p r o i ­ b i t i , ci proibisce di mangiar carne nel venerdì (giorno della Pas­

sione e Morte di Gesù Cristo) e in alcuni giorni di digiuno.

Il peccato crea un debito di colpa, che viene tolto con il perdono, e un debito di pena, che si sconta con la penitenza. La prima penitenza, necessa­

ria per il perdono della colpa e per la remissione della pena, è il pentimen­

to. Però difficilmente il pentimento è così perfetto da meritare il condono di tutta la pena. Ordinariamente ottiene la remissione solo di una parte della pena. L ’altra parte dovrà essere scontata o con la penitenza e mortifi­

cazione volontaria in questa vita, o con le pene del Purgatorio. E ’ quindi necessario che facciamo opere di penitenza, sia per eccitare un dolore più vivo, sia per scontare la pena.

Siccome siamo tanto indolenti che difficilmente ci decidiamo alla peni­

tenza e alla mortificazione volontaria, la Chiesa con il secondo precetto ci vuole ricordare il nostro dovere e ci prescrive alcune forme di penitenza, che si concretano nel digiuno e nell’astinenza da alcuni cibi in determinati

giorni.

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La Chiesa prescrive l’astinenza dalle carni e dal brodo di carne in tutti i venerdì dell’anno (dedicati al ricordo e alla devozione della Passio­

ne e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo, che sofferse e morì per i nostri peccati in giorno di venerdì), il mercoledì delle Ceneri (che è il principio della Quaresima, tempo di penitenza), nei venerdì e sabati di quaresima, nei tre giorni della quattro tempora dell’anno: mercoledì, venerdì e sabato della prima settimana di quaresima (tempora di primavera), della settima­

na prima di Pentecoste (tempora d’estate), della prima settimana dopo la festa dell’Esaltazione della Croce (14 settembre: tempora di autunno) e del­

la terza settimana di Avvento (tempora d’inverno). E ’ prescritta l’astinen­

za anche nelle vigilie di Pentecoste, dell’Assunzione di Maria Vergine, di Ognissanti e di Natale (can. 1252, 1-2).

La legge dell’astinenza impone l’astensione dalla carne (compreso il lardo solido) e dal brodo di carne. Per carne s’intende quella degli anima­

li a sangue caldo (bovini, ovini, pollame, uccelli). Non è proibita la carne degli animali a sangue freddo (pesci, lumache, rane, ostriche, gamberi, lon­

tre, castori...). La legge dell’astinenza obbliga sotto pena di peccato grave (eccetto il caso che si tratti di piccole quantità, inferiori a una porzione di carne) tutti quelli che hanno compiuto sette anni e che non siano scusali da una causa grave o da dispensa legittima.

Sono scusati i mendicanti, i malati che hanno bisogno di carne, quel­

li che fanno lavori pesanti (p. es. lavoratori delle m iniere), i dipendenti ai quali non è permesso mangiare di magro (eccetto il caso che sia fatto que­

sto in dispregio delle leggi della Chiesa), i militari, i viaggiatori, e quelli che non possono trovare cibi di magro, come quando per sbaglio è stato preparato di grasso e non è facile trovare di magro.

Ri f l e s s i o n e. — In conseguenza della guerra la legge dell’astinenza è stata ristretta a pochi giorni dell’anno.

Esem pi. — 1. Nabuchodonosor teneva vicino alla reggia una specie di col­

legio di giovani scelti, che venivano educati e nutriti in modo principesco, ed erano destinati a divenire m inistri e cortigiani. T ra i giovani vi erano anche quattro ebrei, Daniele, Anania, Misaele e Azaria, i quali erano angustiati p e r­

chè venivano spesso serviti alimenti proibiti dalla legge di Dio. Avendo chiesto al sovraintendente che servisse loro soltanto acqua e legumi, e avendo questi l'isposto che se il re li avesse trovati dimagriti lo avrebbe punito con la morte, Daniele gli propose di far la prova per dieci giorni. L a proposta fu accettata, dopo dieci giorni furono trovati più floridi degli altri. Dio li colmò di sapien­

za e dopo tre anni, condotti davanti al re, piacquero più di tutti e per l’aspet­

to fìsico e per la sapienza straordinaria, superiore a quella di tutti i saggi e in­

dovini del vasto impero.

2. San Paolo eremita, che visse nella solitudine del deserto dall’età di quin­

dici anni fino a quella di centotredici, non prese mai più di un pasto al giorno, che consisteva in frutti di palme e in un mezzo pane, che gli veniva portato da un corvo misterioso.

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219. Che cosa ordina il secondo precetto con le p a ro le: D i g i u n a ­ r e n e i g i o r n i p r e s c r i t t i ?

II secondo precetto con le parole : D i g i u n a r e n e i g i o r ­ n i p r e s c r i t t i , ordina di osservare il digiuno e c c l e s i a ­ s t i c o nella Quaresima, nelle Quattro Tem pora e in alcune vi­

gilie.

Per insegnarci la penitenza sotto forma di digiuno, Gesù Cristo volle digiunare egli stesso per quaranta giorni e quaranta notti nel deserto, pri­

ma di dare inizio alla vita apostolica.

La Chiesa ha prescritto la penitenza del digiuno per indurre i suoi figli a imitare l’esempio del Maestro divino e per irrobustire la loro virtù, in modo che possano domare le passioni, più forti ed esigenti quando il corpo è ben pasciuto e soddisfatto in tutti i 'suoi gusti.

Non bisogna confondere il digiuno « ecclesiastico », di cui parla il Catechismo in questo numero, con il digiuno eucaristico, richiesto dalla mezzanotte al momento della comunione in chi si accosta alla sacra Men­

sa. Il digiuno eucaristico è richiesto dal rispetto dovuto all’augustissimo sacramento, quello ecclesiastico è richiesto dalla necessità di fare penitenza.

Il digiuno ecclesiastico è prescritto :

I. In Quaresima. — La Quaresima comincia il' Mercoledì delle Ceneri (che segue alla domenica di Quinquagesima) e finisce a mezzogiorno del Sabato Santo, vigilia di Pasqua. La Chiesa ha istituito il digiuno quaresi­

male per onorare il digiuno di Cristo dopo il battesimo nel Giordano e p ri­

ma dell’inizio della vita pubblica, per incitarci a imitare Gesù in questa forma di penitenza, per purificarci dai peccati inducendoci al pentimen­

to, liberarci da tutta o parte della pena dovuta alle nostre colpe e prepa­

rarci a celebrare degnamente la solennità pasquale. Se vogliamo risorgere con Cristo prima alla vita della grazia e quindi alla vita della gloria in cie­

lo, dobbiamo morire a noi stessi, al peccato, alle nostre passioni con la penitenza e la mortificazione.

Il digiuno ecclesiastico è prescritto per tutti i giorni di Quaresima, eccettuale le domeniche, in cui non vi è neppure l ’obbligo dell’astinenza. Nei venerdì e nei sabati di Quaresima oltre il digiuno è prescritta anche l’asti­

nenza.

II. ...nelle quattro Tempora. — La Chiesa ha istituito i tre giorni delle Tempora all’inizio di ogni stagione per farci santificare i diversi tempi del­

l’anno, per indurci alla preghiera e alla penitenza e ottenere da Dio le gra­

zie spirituali e anche temporali adatte per ogni stagione. La Chiesa invita in modo particolare a pregare e far penitenza per i chierici che nel sabato delle Tempora ricevono gli ordini sacri, perchè siano degni ministri di Dio ed efficaci mediatori tra Dio e il popolo.

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III. ...e in alcune vigilie. — E ’ prescritto il digiuno ecclesiastico nello vigilie di Natale, Pentecoste, Assunzione e Ognissanti, allo scopo di pre­

pararci a celebrare con maggior devozione e maggior frutto di grazie queste quattro grandi solennità.

Anticamente i primi cristiani si preparavano a queste solennità tra­

scorrendo la notte precedente nella preghiera comune, fino al mattino della festa, quando si celebravano i divini misteri. Quando si cessò di celebrare le riunioni notturne (in latino erano chiamate « vigiliae ») si anticipò la preparazione al giorno precedente, che prese il nome di vigilia.

Per ragioni di chiarezza ricordiamo:

1) Sono prescritti il digiuno ecclesiastico e l’astinenza il mercoledì delle Ceneri, tutti i venerdì e sabati di Quaresima (il Sabato Santo solo fino a mezzanotte); i mercoledì, venerdì e sabati delle Quattro Tempora, nelle vigilie di Natale, Pentecoste, Assunzione e Ognissanti.

2) E ’ pescritto soltanto il digiuno: in tutti i giorni feriali di quare­

sima non ricordati sopra, al n. 1.

3) E ’ prescritta la sola astinenza: tutti i venerdì dell’anno (eccetto quel­

li ricordati sopra al n. 1).

S. S. Pio X II ha disposto che, fino a nuovo ordine, i cattolici di rito latino osservino l’astinenza tutti i venerdì; il digiuno e l’astinenza il merco­

ledì delle Ceneri, il Venerdì Santo, la Vigilia dell’Assunta e la Vigilia di Natale, con facoltà di usare anche in questi giorni uova e latticini nella re­

fezione mattutina e vespertina. Il Sommo Pontefice esorta però i fedeli che usano questi indulti a esercitarsi nella pratica delle virtù cristiane e spe­

cialmente in opere di carità verso i bisognosi. (Decr. S. C. Conc. 28 genn.

1949; AÀS. XLI, 1949, p. 32ss).

Riflessione. — Chi osserva fedelmente i digiuni e le astinenze prescritte dal­

la Chiesa adempie indubbiamente l’obbligo della penitenza e soddisfa in gran parte le pene dovute ai suoi peccati.

Esem pi. — 1. Il digiuno di Gesù: Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel d e­

serto per essere tentato dal diavolo, e dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti ebbe fam e (Mt 4, 1-2).

2. Mosè prima di m orire ricordò al popolo come egli lo aveva salvato dall’i­

ra sterm inatrice di Dio per mezzo della preghiera e del digiuno. « Or quando io scesi dalla montagna (il Sinai) ardente, con le due tavole (del decalogo) nell’vr na e nell’altra mano, e vidi che voi avevate peccato contro il Signore Dio v o­

stro e che avevate fatto un vitello di getto, abbandonando ben presto la vìa che egli vi aveva mostrato, gettai dalle mie mani le tavole e le spezzai sotto i vostri occhi. E mi prostrai come prima davanti al Signore, per quaranta giorni e qua­

ranta notti, senza mangiar pane nè bere acqua, a causa di tutti i vostri peccati, da voi commessi contro il Signore, da provocarlo ad ira, e tali da farm i tem ere che egli, nella sua indignazione e nella sua ira, eccitato contro di voi, non v o­

lesse sterminarvi. Ma il Signore mi esaudì anche questa volta » (Dt 9, 15-19).

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220. A che obbliga il digiuno ecclesiastico?

II digiuno ecclesiastico obbliga all’astinenza da determinati ci­

bi e da altri pasti oltre il pranzo : è consentita però una seconda refezione leggera.

I. Il digiuno ecclesiastico obbliga all’astinenza da determinati cibi e da altri pasti oltre il pranzo, — « La legge del digiuno prescrive che non si prenda più di un pasto al giorno » dichiara il Codice di Diritto Canonico (can. 1251, 1).

Il pasto unico è quello di mezzogiorno (in qualche luogo vi è l’uso di prenderlo la sera), che può essere anticipato di qualche ora. In questo pasto è permesso mangiare quello che si vuole e quanto si vuole, salva sem­

pre la virtù della temperanza, eccetto nei giorni in cui è prescritta anche l’astinenza dalle carni. Le bevande non sono comprese nella legge del d i­

giuno ecclesiastico.

II. E ’ consentita però una seconda refezione leggèra. — La legge del digiuno ecclesiastico non vieta di prendere al mattino una piccola refezio­

ne (detta boccone teologico) con caffè, thè, cioccolato e una porzione di cibo solido (pane, pasta, ecc.) che non superi i settanta grammi, porzione che in certi luoghi può essere un po’ superiore.

E ’ inoltre permessa una refezione serale (o a mezzogiorno, dove si fa il pasto principale la sera) con una razione di cibi che non superi i 250-300 grammi. La vigilia di Natale è permessa una razione doppia.

III. Il digiuno ecclesiastico obbliga all’astinenza da determinati cibi.

— Nelle due piccole refezioni del mattino e della sera è proibito l'uso della carne, del brodo di carne, del latte e delle uova (permesse in alcuni luoghi).

Nel pasto principale si può prendere qualsiasi cibo, eccetto nei giorni di astinenza.

Riflessione. — Non siamo facili a credere a chi asserisce che la legge del­

l’astinenza e del digiuno abbrevia la vita. Le persone più longeve si trovano spesso tra coloro che osservano meglio la legge del digiuno e dell’astinenza.

Es e m p i. — Il re Assuero, istigato dal ministro Aman, aveva decretato Io

sterminio dì tutti gli ebrei. P e r ottenere l’aiuto divino tutto il popolo, assieme alla regina Ester, digiunò per tre giorni e tre notti senza toccar cibo nè bevan­

da. Passati i tre giorni di penitenza, la regina si presentò al re e ottenne che l’editto di morte fosse revocato e fosse punito il ministro Aman.

2. Dio aveva stabilito di sterm inare la città di Ninive per castigarla dei suoi peccati, e mandò il profeta Giona a gridare per le vie e sulle piazze: « A ncora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta! » I Niniviti, guidati dal re, fecero peni­

tenza, digiunarono e implorarono pietà dal cielo. Dio si mosse a compassione e risparmiò i suoi castighi.

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3. Sant’Antonio Abate mangiava soltanto pane e sale, e non beveva che a c ­ qua. Prendeva un pasto solo al giorno, dopo il tram onto del sole; talora solo ogni due e perfino ogni quattro giorni. Non gustò mai nè carne nè vino. Morì all’età di centocinque anni.

4, Sant’Ilarione era di salute delicata, m a digiunò ugualmente per tutta la vita. P er sei anni non mangiò che quindici fichi secchi al giorno, dopo il t r a ­ monto del sole. Quando era torm entato da qualche tentazione impura diminui­

va la razione e trascorreva fino a quattro giorni senza gustare nulla. Morì a ot~

tant’anni.

221. Chi è obbligato al digiuno ecclesiastico?

Al digiuno ecclesiastico è obbligato ogni fedele dai ventun an­

ni compiuti ai sessanta incominciati, se non ne sia scusato per in­

fermità, per lavori gravosi o per altra giusta ragione.

I.

A l digiuno ecclesiastico e obbligato ogni fedele dai ventun anni com ­ piuti a sessanta incominciati. — I giovani sotto i ventun anni devono ancora crescere e irrobustirsi e il digiuno sarebbe nocivo. I vecchi oltre i sessan- t’anni vanno declinando e il digiuno potrebbe accelerare il loro indeboli­

mento. La Chiesa è madre sapiente e pietosa, e con la legge del digiuno non vuole nuocere alla robustezza fisica dei suoi figli.

Chi, oltre il pasto principale e le due refezioni, prende una quantità di cibo corrispondente almeno alla terza parte del pasto principale, non è esente da peccato grave, eccetto il caso che non abbia l ’età prescritta per il digiuno o l’abbia superata, oppure

II.

...ne sia scusato

:

1) per infermità — Sono quindi scusati dal digiuno i malati, i conva­

lescenti e tutti quelli che soffrirebbero vertigini, dolor di capo, insonnia, no­

tevole deperimento; la giovane che non potrebbe trovare, a causa del de­

perimento, una decente sistemazione nel matrimonio;

2) ...per lavori gravosi. — Sono considerati lavori gravosi quelli dei contadini nei campi, dei braccianti, operai, fabbri, facchini, sarti, ecc. ai quali il digiuno causerebbe debolezza nociva al lavoro. Sono scusati anche quelli che stanno facendo un lungo viaggio, ma non per diporto.

Anche la fatica dei predicatori, conferenzieri, insegnanti e studenti, che passano varie ore del giorno nel compiere il loro lavoro, è considerata gra­

vosa e scusa dalla legge del digiuno;

3) ...o per altra giusta ragione. — Sono una giusta ragione la povertà che costringe a mendicare o a lavorare per non dover vivere solo di pane e legumi e la mancanza di libertà (nei figli e dipendenti, eccetto il caso che i superiori non lascino digiunare per disprezzo alla legge ecclesiastica).

(7)

Giusto motivo ò anche la dispensa della legittima autorità ecclesiasti­

ca, Il Papa può dispensare per tutta la Chiesa, il vescovo per la sua diocesi, il parroco qualche individuo o qualche famiglia (non tutta la popolazione) della sua parrocchia, il confessore i suoi penitenti.

Riflessione. — I Santi sono i nostri modelli anche nell’osservare il digiuno ecclesiastico.

Es e m p i. — 1. Tutti si stupivano come San Luigi Gonzaga potesse vivere m a n ­ giando così poco. Da dieci anni digiunò tre volte la settimana e nei pasti non consumava più di un’oncia di cibo.

2. Il digiuno del corpo dev’essere accompagnato dalla mortificazione dello spirito. Un abate, di nome Giovanni, visitando i suoi monaci ne interrogò uno sul genere di vita che conduceva. Il monaco collerico, con una punta di compia­

cente orgoglio, rispose: — Da quarant’anni l’occhio del sole, che vede tutto, non mi ha mai visto prendere alcun cibo. — Ed io, rispose l’abate, dal sole non sono mai stato visto in collera.

' 222. Perchè, la Chiesa c’impone astinenze e digiuni?

La Chiesa c’impone, in conformità dell’esempio e della dot­

trina di Gesù Cristo, astinenze e digiuni, per penitenza dei peccati, per mortificazione della gola e delle passioni, e per altre necessi­

tà particolari.

I.

La Chiesa c’impone in conformità dell’esempio e della dottrina di Gesù Cristo, astinenze e digiuni.— Gesù Cristo prima d’insegnarci quanto la pe­

nitenza e il digiuno ci siano necessari si ritirò nel deserto e vi trascorse quaranta giorni e quaranta notti nella preghiera, nella meditazione e nel digiuno, sebbene per sè non avesse bisogno di far penitenza e di mortificarsi.

Dopo averci dato l’esempio Gesù Cristo proclamò la sua dottrina anche riguardo al digiuno e alla penitenza, dicendo che per essere suoi discepoli è necessario rinunciare a se stessi, prendere la propria croce e seguirlo, insegnando che chi non fa penitenza perisce irrimediabilmente e che certe tentazioni non si vincono se non mediante il digiuno e la preghiera (v. Le 13, 3 e Mt 6, 16 sg).

La Chiesa ha stabilito la legge dell’astinenza e del digiuno, oltre che per indurci a imitare Cristo, anche per i seguenti motivi: ,

II. ...per penitenza dei nostri peccati. — I nostri peccati ci creano un immenso debito di pena, da scontarsi con la penitenza in questa vita o nel­

l’altra in purgatorio. La Chiesa è madre pietosa e vuole indurci a far peni­

tenza. In questa vita la penitenza e il digiuno, oltre che scontare il nostro

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debito con la divina giustizia, accrescono i nostri meriti. In Purgatorio in­

vece la sofferenza purifica ma non è meritoria.

III. ...per mortificazione della gola e delle passioni. — Le passioni, specialmente la gola e la lussuria, sono forze cieche, le quali invitano e spin­

gono continuamente al male e alla ricerca del piacere peccaminoso, proi­

bito dalla legge di Dio. Le passioni sono più forti quando il corpo è ben pasciuto e accontentato in tutti i suoi capricci. Il digiuno e l’astinenza con­

tribuiscono a mantenere sano il corpo, a dare maggior vigore e padronan­

za alla volontà, in modo che può domare le passioni e servirsene per il bene. Il digiuno comprime i vizi, innalza la mente, concede virtù e m eri­

ta il prem io (Prefazio delle Messe di Quaresima).

IV . ... e per altre necessità particolari. -— Il digiuno e l’astinenza ci rendono propizia la divina misericordia, ci aumentano l’abbondanza della grazia, allontanano i divini castighi, ci preparano al cielo.

Ri f l e s s i o n e. — Quando vogliamo ottenere qualche grazia importante, alla

preghiera uniamo la penitenza e il digiuno. Dio ci ascolterà più facilmente.

Es e m p i. — 1. Un parroco s i era recato dal Santo Curato d’A rs e si lagnava che i suoi parrocchiani erano cattivi e refrattari alla grazia. Il Santo gli doman­

dò se pregava e il buon, sacerdote rispose che pregava molto: « Vi siete flagel­

lato qualche volta? » domandò ancora il Santo Curato. A vuta una risposta n e­

gativa, consigliò di fare un po’ più di penitenza, che avrebbe ottenuto da Dio la grazia di trasform are la parrocchia in poco tempo.

2. I Niniviti furono salvati dallo sterminio facendo penitenza e digiunando (v. n. 220, esempio 2).

3. Quando Oloferne s’accostò alla città ebraica di Betulia per conquistarla al re d’Assiria, gli abitanti furono costernati. Seguendo le esortazioni del sommo sacerdote Eliachim, fecero grandi penitenze e digiuni. Dio ebbe pietà di loro, ispirò e guidò Giuditta al campo di Oloferne e l’assistette nell’impresa. Giudit­

ta riuscì ad ubriacare Oloferne e a troncargli il capo m entre dormiva. L ’e serci­

to nemico, quando si accorse della m orte del capitano, si diede a precipitosa fu­

ga. Betulia con tutta la Palestina furono salve.

T e r z o p r e c e t t o

223. Che ci ordina il terzo precetto : C o n f e s s a r s i a I m e • n o u n a v o l t a , l ’ a n n o e c o in u n i c a r s i a l m e n o a P a ­ s q u a ?

Il terzo precetto C o n f e s s a r s i a l m e n o u n a v o l ­

t a l ’ a n n o e c o m u n i c a r s i a l m e n o a P a s q u a ,

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