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LA DIETA CHETOGENICA NEL PAZIENTE DIABETICO: TRA MITO E REALTÀ

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Academic year: 2022

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(1)

LA DIETA CHETOGENICA NEL PAZIENTE DIABETICO: TRA

MITO E REALTÀ

Relatore: Dott. Diego Mastino

Specialista in Endocrinologia e Malattie Metaboliche

Specializzando in Medicina Interna

(2)

DISCLOSURE

Il Dr. Diego Mastino dichiara di NON aver ricevuto negli ultimi due anni compensi o finanziamenti da Aziende Farmaceutiche e/o Diagnostiche

Dichiara altresì il proprio impegno ad astenersi, nell’ambito

dell’evento, dal nominare, in qualsivoglia modo o forma,

aziende farmaceutiche e/o denominazione commerciale e di

non fare pubblicità di qualsiasi tipo relativamente a specifici

prodotti di interesse sanitario (farmaci, strumenti, dispositivi

medico-chirurgici, ecc.).

(3)

AGENDA

• Definizione;

• Linee guida italiane ed internazionali;

• Differenti tipologie;

• Effetti metabolici e non;

• Utilizzi consolidati ed emergenti;

• Efficacia nel diabetico tipo 1;

• Efficacia nel diabetico tipo 2;

• Effetti su complicanze micro- e macrovascolari;

• Effetti su fattori di rischio cardiovascolari;

• Controindicazioni ed Effetti indesiderati;

• Durata e Monitoraggio;

• Supplementazioni;

• Transizione a dieta bilanciata.

(4)

DEFINIZIONE

Per dieta chetogenica si intende

esclusivamente quella dieta con un introito giornaliero di carboidrati < 50 gr.

La dieta chetogenica non è forzatamente una dieta ipocalorica.

Nel nostro contesto però viene quasi sempre associata ad una riduzione della quota

calorica:

LCKD (low-calorie ketogenic diet): < 1200 Kcal/die

VLCKD (very low-calorie ketogenic diet): < 800 Kcal/die

(5)

DEFINIZIONE

La quota percentuale di lipidi e protidi ovviamente aumenterà, ma la quota proteica non dovrà mai superare i range raccomandati dai LARN (0,8-1,5 gr/Kg) a seconda dell’età e delle comorbidità del paziente.

In caso di diete chetogeniche ipocaloriche (LCKD o VLCKD), pur essendo la quota percentuale di lipidi e protidi aumentata, la loro quota in valore assoluto resterà costante e soddisferà i range raccomandati dai LARN.

In sintesi non facciamo altro che eliminare dalla quota

calorica esclusivamente la quota derivante dai

carboidrati, riducendo il loro introito in valore assoluto e

percentuale.

(6)

DEFINIZIONE

Feinman RD, et al. Dietary carbohydrate restriction as the first approach in diabetes management: critical review and evidence base. Nutrition. 2015 Jan;31(1):1-13.

(7)

STANDARD DI CURA SID-AMD 2018

(8)

STANDARD DI CURA SID-AMD 2018

(9)

STANDARD DI CURA SID-AMD 2018

(10)

STANDARD DI CURA SID-AMD 2018

(11)

ADA STANDARDS OF MEDICAL DARE 2020

• Evidence suggests that there is not not an ideal percentage of calories from carbohydrate, protein, and fat for people with diabetes.

• Macronutrient distribution should be based on an individualized assessment of current eating patterns, preferences, and metabolic goals.

SCHEMA DIETETICO PERSONALIZZATO

(12)

ADA STANDARDS OF MEDICAL DARE 2020

• Studies examining the ideal amount of carbohydrate intake for people with diabetes are inconclusive.

• Reducing overall carbohydrate intake for individuals with diabetes has demonstrated the most evidence for improving glycemia and may be applied in a variety of eating patterns that meet individual needs and preferences.

• For people with type 2 diabetes or prediabetes, low-carbohydrate eating plans show potential to improve glycemia and lipid outcomes for up to 1 year.

• For individuals with type 2 diabetes not meeting glycemic targets or for whom reducing glucose-lowering drugs is a priority, reducing overall carbohydrate intake with a low- or very-low-carbohydrate eating pattern is a viable option.

EFFICACE NEL BREVE-MEDIO TERMINE NEL DIABETICO TIPO 2

(13)

ADA STANDARDS OF MEDICAL DARE 2020

• As research studies on some low-carbohydrate eating plans generally indicate challenges with long-term sustainability, it is important to reassess and individualize meal plan guidance regularly for those interested in this approach

• This eating pattern is not recommended at this time for women who are pregnant or lactating, children, people with or at risk for disordered eating, or people who have renal disease, and it should be used with caution in patients taking sodium–glucose cotransporter 2 inhibitors due to the potential risk of ketoacidosis

• There is inadequate research in type 1 diabetes to support one eating pattern over another at this time.

ACCURATA SELEZIONE E MONITORAGGIO DEI PAZIENTI

(14)

ADA STANDARDS OF MEDICAL DARE 2020

• Part of the challenge in interpreting low- carbohydrate research has been due to the wide range of definitions for a low- carbohydrate eating plan

MANCANZA DI CLASSIFICAZIONI

ADEGUATE

(15)

LETTERATURA

(16)

LETTERATURA PER «PRINCIPIANTI»

(17)

DIFFERENTI TIPOLOGIE

• MODALITÀ

• QUOTA DI MACRONUTRIENTI

• TIPOLOGIA E CONSISTENZA DEGLI

ALIMENTI INTRODOTTI

(18)

DIFFERENTI TIPOLOGIE

MODALITÀ

• QUOTA DI MACRONUTRIENTI

• TIPOLOGIA E CONSISTENZA DEGLI

ALIMENTI INTRODOTTI

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DIFFERENTI TIPOLOGIE

• MODALITÀ

QUOTA DI MACRONUTRIENTI

• TIPOLOGIA E CONSISTENZA DEGLI

ALIMENTI INTRODOTTI

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DIFFERENTI TIPOLOGIE

• MODALITÀ

• QUOTA DI MACRONUTRIENTI

TIPOLOGIA E CONSISTENZA DEGLI

ALIMENTI INTRODOTTI

(21)

DIFFERENTI TIPOLOGIE

STANDARD KETOGENIC DIET (SKD)

 5-10% carb; 15-20% prot; 75% lip;

 Può essere LCKD o VLCKD, oppure normocolarica a seconda dell’indicazione;

 < 50 gr/die carboidrati (nella VLCKD spesso < 30 gr/die);

 Nella versione « Mediterranea » è indicato l’utilizzo di acidi grassi polinsaturi ed omega-3 (pesce, olio d’oliva) nella componente lipidica;

TARGETED KETOGENIC DIET (TKD)

 10-15% carb; 20% prot; 65-70% lip;

 La quota di carboidrati arriva a 70-80 gr/die;

 Usata soprattutto negli atleti che introducono i carboidrati aggiunti (25-30 gr) prima dell’allenamento, in modo tale che vengano immediatamente bruciati e permettano poi che avvenga la chetogenesi.

CYCLICAL KETOGENIC DIET (CKD)

 Alterna ogni 5 giorni di SKD, un giorno di dieta equilibrata con 50%

carb, 25% prot e 25% lip (che può essere un giorno di allenamento);

 La chetogenesi è meno efficace, perchè solitamente dopo il carico di carboidrati ci vornno 48-72 ore prima che la chetosi riprenda;

 Può avere indicazione in chi è poco compliante alla SKD.

(22)

DIFFERENTI TIPOLOGIE

HIGH-PROTEIN KETOGENIC DIET (HPKD)

 5-10% carb; 30% prot; 60-65% lip;

 Spesso usata dai body-builder;

 Chetogenesi non assicurata (gluconeogensi a partenza dalle proteine);

 Rischio di eccessivo carico sul rene.

KETO 2.0

 20% carb; 30% prot; 50% lip;

 In caso di mancata compliance a SKD e CKD;

 Chetogenesi non assicurata.

DIRTY KETO, CLEAN KETO, LAZY KETO, MCT KETO, etc.

IN TUTTI I CASI VALGONO LE REGOLE GENERALI DEL « MANGIARE SANO »:

 Evitare zuccheri raffinati (nei diabetici evitare alimenti ad elevato indice glicemico);

 Preferire acidi grassi di origine vegetale, ed alimenti ricchi in PUFA;

 Evitare eccessiva introduzione di protidi in caso di insufficienza renale;

 Assumere adeguata quota di vitamine, fibre e micronutrienti.

(23)

DIFFERENTI TIPOLOGIE

Per poter valutare l’entità della chetogenesi sarà essenziale calcolare il RAPPORTO CHETOGENICO:

 Lipidi / (Carboidrati + Proteine) in grammi;

 Di solito varierà tra 1 e 4;

 Maggiore è il rapporto, maggiore sarà la chetonemia raggiunta.

La dieta chetogenica può essere eseguita in maniera totalmente naturale SENZA LA NECESSITÀ DI ASSUMERE PASTI SOSTITUTIVI (soprattutto in caso di LCKD).

Solitamente richiede però l’assunzione di alcune

supplementazioni (MULTIVITAMINICI, MICRONUTRIENTI,

POTASSIO, OMEGA-3, PROTEINE).

(24)

EFFETTI BENEFICI SUL METABOLISMO

• MIGLIORAMENTO DEL COMPENSO GLICEMICO

 Riduzione del carico glicemico

 Riduzione dell’insulinemia

 Miglioramento dell’insulino-sensibilità

• MIGLIORAMENTO DEL PROFILO LIPIDICO

 Riduzione della trigliceridemia

 Aumento delle HDL

 Modifica delle LDL in senso anti-aterogenico

• RIDUZIONE DEL GRASSO VISCERALE

 Aumento della lipolisi

 Riduzione della lipogenesi

 Aumento dell’efficienza metabolica nell’ossidazione degli acidi grassi per riduzione del quoziente respiratorio

• AUMENTO DELLA TERMOGENESI DERIVANTE DALLA GLUCONEOGENESI

 80-85% derivante da metabolismo proteico

 15% derivante da metabolismo glicerolo

(25)

ALTRI EFFETTI EXTRA-METABOLICI

• EFFETTO ANORESSIZZANTE

 Effetto diretto indotto dall’aumento relativo della quota proteica

 Effetto mediato dalle modifiche degli ormoni che controllano la sazietà a livello ipotalamico (aumento leptina e riduzione grelina)

 Possibile effetto diretto dei corpi chetonici

• EFFETTO ANTI-OSSIDANTE

 Riduzione della produzione di ROS ed heat shock proteins

 Miglioramento dello stato ossidativo (attivazione di SIRT-1,Nrf-2, HO-1)

 Prevenzione della disfunzione mitocondriale

• EFFETTO ANTI-INFIAMMATORIO

 Aumento di macrofagi M2 (ad azione anti-infiammatoria) e riduzione di macrofagi M1 (ad azione pro-infiammatoria)

 Ridotta produzione di citochine pro-infiammatorie (IL-1, IL-6, TNF-alfa)

 Aumento della concentrazione di citochine anti-infiammatorie

 Inibizione inflammosoma NLRP3 con ridotta attivazione della caspasi-1

• EFFETTO ANTI-TUMORALE

• EFFETTO BENEFICO SUL MICROBIOTA

(26)

EFFETTO ANORESSIZZANTE

Paoli A. et al. Ketosis, ketogenic diet and food intake control: a complex relationship. Front Psychol. 2015 Feb 2;6:27.

(27)

EFFETTO ANORESSIZZANTE

Gibson AA. et al. Do ketogenic diets really suppress appetite? A systematic review and meta-analysis. Obes Rev. 2015 Jan;16(1):64-76.

(28)

EFFETTO ANORESSIZZANTE

Nymo S. et al. Timeline of changes in appetite during weight loss with a ketogenic diet. Int J Obes (Lond). 2017 Aug;41(8):1224-1231.

(29)

EFFETTO ANTI-OSSIDANTE

Greco T,et al. Ketogenic diet decreases oxidative stress and improves mitochondrial respiratory complex activity. J Cereb Blood Flow Metab. 2016 Sep;36(9):1603-13.

(30)

EFFETTO ANTI-INFIAMMATORIO

Goldberg EL, et al. β-Hydroxybutyrate Deactivates Neutrophil NLRP3 Inflammasome to Relieve Gout Flares. Cell Rep. 2017 Feb 28;18(9):2077-2087.

(31)

EFFETTO ANTI-TUMORALE

Allen BG. et al. Ketogenic diets as an adjuvant cancer therapy: History and potential mechanism. Redox Biol. 2014;2:963-70.

(32)

EFFETTO SUL MICROBIOTA

Lindefeldt M. et al. The ketogenic diet influences taxonomic and functional composition of the gut microbiota in children with severe epilepsy. NPJ Biofilms Microbiomes. 2019 Jan 23;5:5.

(33)

EFFETTO SUL MICROBIOTA

Paoli A. et al. Ketogenic Diet and Microbiota: Friends or Enemies? Genes (Basel). 2019 Jul 15;10(7):534.

(34)

UTILIZZI CONSOLIDATI ED EMERGENTI

Paoli A, et al. Beyond weight loss: a review of the therapeutic uses of very-low-carbohydrate (ketogenic) diets. Eur J Clin Nutr. 2013 Aug;67(8):789-96.

(35)

UTILIZZI EMERGENTI

COVID-19

(36)

UTILIZZI EMERGENTI

COVID-19

Sukkar SG, Bassetti M. Induction of ketosis as a potential therapeutic option to limit hyperglycemia and prevent cytokine storm in COVID-19. Nutrition. 2020 Aug 10;79-80:110967.

(37)

UTILIZZO NEL DIABETICO TIPO 1

La dieta chetogenica NON è indicata, per i seguenti motivi:

Aumentato rischio di chetoacidosi;

Aumentato rischio di ipoglicemia;

Minore necessità di calo ponderale in questi pazienti.

MA…

Non c’è in realtà letteratura che dimostri la

pericolosità dell’utilizzo della dieta chetogenica

propriamente detta nei diabetici di tipo 1

(38)

UTILIZZO NEL DIABETICO TIPO 1

Krebs JD et al. A randomised trial of the feasibility of a low carbohydrate diet vs standard carbohydrate counting in adults with type 1 diabetes taking body weight into account. Asia Pac J Clin Nutr. 2016;25(1):78-84.

• Non aumento chetoacidosi

• Non aumento ipoglicemie

• Riduzione significativa di HbA1c

• Riduzione significativa posologia insulinica

• Riduzione non significativa peso

• Riduzione non significativa glicemia media

• Nessuna azione sulla variabilità

glicemica

(39)

UTILIZZO NEL DIABETICO TIPO 1

Leow ZZX et al. The glycaemic benefits of a very-low-carbohydrate ketogenic diet in adults with Type 1 diabetes mellitus may be opposed by increased hypoglycaemia risk and dyslipidaemia. Diabet Med. 2018 May 8.

(40)

UTILIZZO NEL DIABETICO TIPO 1

Con l’aumento della prevalenza di sovrappeso/obesità nella popolazione generale sia infantile che adulta, si è assistito nelle ultime decadi anche ad un incremento di tale prevalenza nei diabetici tipo 1. Questi pazienti potrebbero ipoteticamente giovarsi di una dieta chetogenica, soprattutto se scompensati o affetti da un’importante variabilità glicemica con severe iperglicemie post-prandiali.

Possibili studi futuri dovrebbero incentrarsi sulla ricerca di un’eventuale soglia di intake di carboidrati capace di non indurre una chetogenesi «pericolosa» in questi pazienti.

Il counting dei carboidrati dovrebbe comunque essere sempre

associato al fine di ridurre la possibile insorgenza di ipoglicemie

post-prandiali iatrogene.

(41)

UTILIZZO NEL DIABETICO TIPO 2

Favorisce maggiore calo ponderale a breve-medio termine.

Favorisce miglior compenso glicometabolico a breve-medio termine:

 Remissione nei soggetti in dietoterapia o con ipoglicemizzanti orali;

 Riduzione della posologia di ipoglicemizzanti orali o insulina;

 Questi effetti potrebbero essere in parte indipendenti dal calo ponderale (dati della letteratura scarsi e contrastanti).

Favorisce riduzione della variabilità glicemica post-prandiale.

Buona tollerabilità e profilo di sicurezza:

 Attenzione ai pazienti in terapia insulinica (rischio di ipoglicemia);

 Attenzione ai pazienti in terapia con inibitori SGLT-2 (rischio di chetoacidosi euglicemica).

La maggior parte della letteratura si basa su studi di durata a breve- medio termine (massimo 24 mesi). Ci sono dubbi in merito all’efficacia a lungo termine.

Dati della letteratura troppo scarsi per valutarne l’efficacia sulle complicanze microvascolari.

L’azione sulle complicanze macrovascolari è strettamente correlata al

calo ponderale ed al miglioramento degli altri fattori di rischio CV.

(42)

UTILIZZO NEL DIABETICO TIPO 2

COMPENSO GLICOMETABOLICO

Westman EC et al. The effect of a low-carbohydrate, ketogenic diet versus a low-glycemic index diet on glycemic control in type 2 diabetes mellitus. Nutr Metab (Lond). 2008 Dec 19;5:36.

(43)

UTILIZZO NEL DIABETICO TIPO 2

COMPENSO GLICOMETABOLICO

Hussain TA, et al. Effect of ow-calorie versus low-carbohydrate ketogenic diet in type 2 diabetes. Nutrition 2012;28:1016–21.

(44)

UTILIZZO NEL DIABETICO TIPO 2

RIDUZIONE TERAPIA IPOGLICEMIZZANTE ORALE

Saslow LR et al. A randomized pilot trial of a moderate carbohydrate diet compared to a very low carbohydrate diet in overweight or obese individuals with type 2 diabetes mellitus or prediabetes. PLoS One. 2014 Apr 9;9(4):e91027.

(45)

UTILIZZO NEL DIABETICO TIPO 2

RIDUZIONE TERAPIA INSULINICA

Westman EC et al. The effect of a low-carbohydrate, ketogenic diet versus a low-glycemic index diet on glycemic control in type 2 diabetes mellitus. Nutr Metab (Lond). 2008 Dec 19;5:36.

(46)

UTILIZZO NEL DIABETICO TIPO 2

RIDUZIONE VARIABILITÀ GLICEMICA

Tay J, et al. Effects of an energy-restricted low-carbohydrate, high unsaturated fat/low saturated fat diet versus a high-carbohydrate, low-fat diet in type 2 diabetes: A 2-year randomized clinical trial. Diabetes Obes Metab. 2018 Apr;20(4):858-871.

(47)

UTILIZZO NEL DIABETICO TIPO 2

ADERENZA

Gunnars, K. Low-Carb Diets – Healthy, but Hard to Stick to? In: Authority Nutrition. 2013.

(48)

EFFETTI SULLE COMPLICANZE MICROVASCOLARI

NEFROPATIA DIABETICA

• Alcuni studi ne dimostrano l’efficacia nell’animale;

• Non ci sono studi nell’uomo.

NEUROPATIA DIABETICA

• Alcuni studi ne dimostrano l’efficacia nell’animale;

• Non ci sono studi ad hoc nell’uomo, ma vari studi dimostrano un’azione neuroprotettiva in svariate patologie neurologiche infiammatorie e degenerative.

RETINOPATIA DIABETICA

• Assenza di studi che ne dimostrino l’efficacia sia negli animali che

nell’uomo.

(49)

EFFETTI SULLE COMPLICANZE MICROVASCOLARI

Poplawski MM, et al. Reversal of diabetic nephropathy by a ketogenic diet. PLoS One. 2011 Apr 20;6(4):e18604.

NEFROPATIA DIABETICA

(50)

EFFETTI SULLE COMPLICANZE MICROVASCOLARI

Cooper MA et al. A ketogenic diet reduces metabolic syndrome-induced allodynia and promotes peripheral nerve growth in mice. Exp Neurol. 2018 Aug;306:149-157.

NEUROPATIA DIABETICA

(51)

EFFETTI SULLE COMPLICANZE MACROVASCOLARI

Non ci sono studi che indaghino direttamente l’eventuale capacità da parte della dieta chetogenica, nel ridurre gli eventi cardiovascolari maggiori (IMA fatale e non, ictus ischemico, scompenso cardiaco, morte per causa cardiovascolare), perchè:

• Questi outcome necessitano di studi a lungo termine, che non sono stati realizzati;

• Difficile riuscire a scorporare l’effetto diretto della chetogenesi rispetto all’effetto indotto dal calo ponderale, considerato che la maggior parte degli studi si basa su diete VLCKD o LCKD;

• Estrema eterogeneità nella tipologia dei lipidi utilizzati nella dieta chetogenica (in molto studi non viene esplicitata la quota di acidi grassi polinsaturi, monoinsaturi e saturi utilizzata).

Necessari quindi studi ad hoc, a lungo termine (di difficile

attuazione).

(52)

EFFETTI SUI FATTORI DI RISCHIO CARDIOVASCOLARI

Kirkpatrick CF et al. Review of current evidence and clinical recommendations on the effects of low-carbohydrate and very-low-carbohydrate (including ketogenic) diets for the management of body weight and other cardiometabolic risk factors: A scientific statement from the National Lipid Association Nutrition and Lifestyle Task Force. J Clin Lipidol. 2019 Sep-Oct;13(5):689-711.e1.

(53)

EFFETTI SUI FATTORI DI RISCHIO CARDIOVASCOLARI

Westman EC, et al. Effect of a low-carbohydrate, ketogenic diet program compared to a low-fat diet on fasting lipoprotein subclasses. Int J Cardiol. 2006 Jun 16;110(2):212-6.

(54)

CONTROINDICAZIONI

Watanabe M, et al. Scientific evidence underlying contraindications to the ketogenic diet: An update. Obes Rev. 2020 Oct;21(10):e13053.

(55)

EFFETTI INDESIDERATI

Stipsi

Dolore addominale

Nausea e Vomito

Astenia

Letargia

Fragilità di capelli e unghie

Iperuricemia

Ipercolesterolemia

Epatotossicità (raro)

Ipoglicemia (raro)

Ipercalciuria e calcolosi renale (raro)

Acidosi metabolica con GAP anionico aumentato (raro)

Aritmie secondarie ad allungamento QT (raro)

Molti di questi effetti indesiderati sono secondari a carenze vitaminiche e di

micronutrienti (Ferro, Selenio, ecc.) che possono essere evitate mediante adeguate

supplementazioni.

(56)

EFFETTI INDESIDERATI

Ruiz Herrero J, et al. Safety and Effectiveness of the Prolonged Treatment of Children with a Ketogenic Diet. Nutrients. 2020 Jan 24;12(2):306.

(57)

DURATA

Non esistono indicazioni univoche sulla durata ottimale della dieta chetogenica.

Dal punto di vista della sicurezza, diete chetogeniche isocaloriche sono state utilizzate per trattare bambini affetti da epilessia refrattaria alle terapie farmacologiche, anche per > 10 anni, senza grosse problematiche;

Dal punto di vista dell’efficacia, alcuni studi dimostrerebbero che i benefici della dieta chetogenica sarebbero concentrati soprattutto nei primi 2-3 mesi di terapia;

La durata ottimale dipenderà molto anche dalla quota calorica della dieta:

 In caso di VLCKD, sarà difficile ottenere una compliance adeguata per durate > 90 giorni;

 In caso di LCKD sono state documentate adeguate compliance anche in caso di durate di trattamento > 12 mesi.

Nel caso sia necessario un importante calo ponderale, o in caso di scompenso glicometabolico importante, può essere indicato eseguire una VLCKD di breve durata (6-12 settimane) con poi passaggio graduale ad una LCKD e successivamente ad una dieta equilibrata nel giro 6 mesi. Tale approccio potrà poi essere ripetuto in seguito se necessario.

Nel caso in cui il calo ponderale necessario non sia elevato, ed i valori di HbA1c

siano solo lievemente incrementati, può essere indicato eseguire una LCKD anche

per 6-12 mesi.

(58)

MONITORAGGIO

La dieta chetogenica fa parte delle cosiddette « diete sbilanciate ».

Necessita quindi di adeguato monitoraggio:

Clinico con valutazione inizialmente ogni 7-14 giorni di eventuali effetti indesiderati e delle misure antropometriche;

Biochimico con dosaggio mensile di emocromo, funzionalità renale, elettroliti, funzionalità epatica, assetto lipidico, uricemia.

Il dosaggio di vitamine e micronutrienti potrà essere considerato in caso di insorgenza di effetti indesiderati come anemia, aritmie, ecc.

Opportuno verificare la presenza di eventuali carenze di vitamine (vitamina D) o micronutrienti (Ferro) prima di iniziare il trattamento, al fine valutare la necessità di supplementazioni maggiori o eventuali controindicazioni.

Oppurtuna valutazione periodica (inizialmente dopo 3-4 giorni, poi settimanale) della chetonemia capillare.

Nei pazienti in terapia insulinica o con secretagoghi è essenziale associare

il counting dei carboidrati ed eseguire stretto automonitoraggio per

evitare ipoglicemie.

(59)

SUPPLEMENTAZIONI

Il tipo di supplementazioni necessarie dipenderà dalla quota calorica della dieta.

Sempre in caso di VLCKD e spesso in caso di LCKD saranno necessari:

Complesso multiviaminico + micronutrienti

Acidi grassi omega-3

Vitamina D con/senza Calcio

Potassio cloruro

Proteine del siero del latte

L’utilizzo di pasti sostitutivi (miscele industriali pre-formate) può essere considerato in caso di VLCKD.

Tali miscele hanno il vantaggio di avere al loro interno

un’adeguata supplementazione di vitamine e micronutrienti

che rende superflua l’associazione di altri trattamenti.

(60)

TRANSIZIONE A DIETA BILANCIATA

La transizione verso la dieta bilanciata (carboidrati 50-60%, lipidi 20-30%, proteine 15-20%) dovrà essere sempre effettuata gradualmente.

L’aumento dell’insulino-sensibilità che si associa all’utilizzo della dieta chetogena (e che è ulteriormente favorito dal calo ponderale in caso di VLCKD o LCKD) farà sì che in caso di brusco ripristino di una dieta equilibrata, la maggior parte degli zuccheri introdotti verrà poi metabolizzata in acidi grassi (lipogenesi) e conservata sottoforma di trigliceridi, con aumento del grasso viscerale ed incremento dell’insulino- resistenza.

Non ci sono linee guida che indichino la durata ottimale della fase di transizione:

 In caso di VLCKD tale fase potrà durare anche 3-6 mesi, con aumenti graduali sia della quota calorica che dell’intake di carboidrati;

 In caso di LCKD si potranno adottare durate minori di 1-2 mesi;

 Essenziale durante questa fase è il monitoraggio stretto delle misure

antropometriche per individuare precocemente eventuali incrementi

di peso e circonferenza vita.

(61)

TAKE HOME MESSAGES

• La dieta chetogena non è indicata nei pazienti con Diabete tipo 1 o con Diabete tipo 2 in terapia con inibitori SGLT-2;

• È indicata nel diabetici tipo 2, ed i risultati migliori si avranno nei pazienti sovrappeso/obesi utilizzando diete LCKD/VLCKD a breve-medio termine (potendole anche ripetere ciclicamente);

• I risultati a breve termine in termini di compenso glicemico, calo ponderale e miglioramento degli altri FdR CV superano quelli delle altre diete, mentre quelli a medio termine tendono a sovrapporsi. Non ci sono dati a lungo termine;

• Necessaria un’accurata selezione del paziente, ed uno stretto monitoraggio clinico e biochimico;

• Necessaria l’assunzione di supplementazioni;

• Nella maggior parte dei casi la dieta sarà ben tollerata e con

effetti indesiderati facilmente gestibili.

(62)

GRAZIE PER L’ATTENZIONE

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