Attraverso le età della storia

FrancoAngeli

A cura di Carlo Fumian

Attraverso le età della storia

Le lezioni dei Maestri

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Collana della Fondazione di studi storici Filippo Turati diretta da Maurizio Degl’Innocenti e Luigi Tomassini

La collana di storia della Fondazione di studi storici Filippo Turati vuole essere una palestra di libero dibattito storiografico, nel solco della tradizione ideale e culturale democratica e socialista. Aperta alla collaborazione tanto di giovani studiosi quanto di storici affermati, italiani e stranieri, si propone di contribuire al rinnovamento della storiografia italiana dando particolare attenzione alle metodologie nuove e più sensibili al rapporto con la cultura europea e internazionale.

ISSN 2420-9783

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FrancoAngeli

A cura di Carlo Fumian

Attraverso le età della storia

Le lezioni dei Maestri

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Indice





















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La proposta era stata accolta con entusiasmo da Carmine Donzelli che fin da subito si era reso conto di trovarsi davanti a una miniera storiografica cha andava scandagliata, ordinata e riproposta. E soprattutto, editorialmente parlando, data la sistematicità degli studi di Angelo, di libri veri, compatti, non di mere raccolte occasionali. Dopo la sua scomparsa, grazie anche all’aiuto offertoci generosamente dalla Fondazione Cariparo e dalla Fonda- zione di Studi Storici «Filippo Turati», il Centro di Ateneo per la storia del- la Resistenza e dell’età contemporanea dell’Università di Padova ha potuto proseguire nella selezione e nella pubblicazione di altri volumi.

Le sue numerose ricerche sono ora in gran parte raccolte in cinque vo- lumi tematici, sempre editi da Donzelli: Per una storia del terrorismo ita- liano (prefazione di Carlo Fumian, 2010); Il fascismo e gli ebrei. Il razzi- smo antisemita nell’ideologia e nella politica del regime (introduzione di Sergio Luzzatto, 2013); Intellettuali. Cultura e politica tra fascismo e anti- fascismo (introduzione di Emilio Gentile, 2017); Risorgimento veneziano.

Lineamenti costituzionali del governo provvisorio di Venezia nel 1848-49 e altri saggi su Daniele Manin e la rivoluzione del 1848 (introduzione di Adriano Viarengo, 2017); La questione agraria nell’Italia moderna e con- temporanea (introduzione di Carlo Fumian, 2018)².

Dopo la scomparsa di Ventura, l’Istituto Veneto di Scienze, lettere e Arti, tra le più prestigiose istituzioni culturali del Veneto, ha avviato, sotto la presidenza di Gherardo Ortalli, la raccolta dei principali saggi di storia mo- derna. Il libro, dal titolo Scritti di storia veneziana, è uscito nel 2018 per i tipi dell’Istituto medesimo, a cura di Piero Del Negro e Michael Knapton, che ne ha anche scritto un’accurata presentazione.

Abbiamo così concluso il nostro lavoro di recupero e valorizzazione³, ma non è detta l’ultima parola, perché non escludiamo di trovare nelle sue carte (donate dalla famiglia al Centro di Ateneo) altri piccoli tesori inediti, come il densissimo saggio sul Revisionismo, pubblicato ora sulla nuova se- rie della «Rivista storica del socialismo», con una fine introduzione di Raf- faele Liucci. Si tratta di un testo da lui inviato nell’estate del 2008 all’amico Adriano Viarengo, all’epoca condirettore e redattore della «Rivi- sta Storica Italiana», della cui direzione Ventura fece parte dal 1981 al 2012 (vi era stato cooptato grazie alla grande stima di Franco Venturi e di

2 È giusto aggiungere all’elenco gli articoli raccolti nel volume edito dalla Fondazione Corriere della Sera, Uno storico contro il terrorismo. Angelo Ventura e il «Corriere» 1979- 1991, a cura di C. Fumian (Milano, 2018).

3 Il «gruppo di progetto», composto inizialmente da allievi e colleghi, si è successivamente allargato a giovani, valenti studiosi, ed era alla fine così composto: Nico Berti, Maurizio Degl’Innocenti, Monica Fioravanzo, Giovanni Luigi Fontana, Carlo Fumian, Alba Lazzaretto, Raffaele Liucci, Tommaso Munari, Chiara Saonara, Giulia Simone.

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Leo Valiani, che, oltre ai meriti scientifici, apprezzavano in particolar mo- do lo straordinario impegno morale e intellettuale profuso da Ventura nella battaglia contro il terrorismo). Un testo che chiunque si occupi oggi di uso pubblico della storia dovrebbe meditare.

Ora, la prima cosa che balza agli occhi passando in rassegna la produ- zione storiografica di Ventura è l’ampiezza cronologica e tematica. Non pensavamo che ciò fosse frutto di una mera virtù individuale, piuttosto di una cifra metodologica condivisa da almeno un paio di generazioni di grandi storici che a vario titolo si possono considerare come maestri o col- leghi di Ventura. Dai suoi scritti emergeva infatti un network di ricerche e studiosi che a nostro avviso possedevano forti tratti comuni, al di là dei confini disciplinari o delle appartenenze ideologiche. Siamo stati dunque presi dal desiderio di rivolgere lo sguardo all’orizzonte dei maestri e degli interlocutori, ragionando sulle ricerche che questi studiosi avevano predi- sposto e realizzato, per individuare i grandi problemi storici che essi si po- sero e comprendere come li affrontarono: nell’intento di cogliere ciò che quelle esperienze intellettuali possono offrire ancora oggi alle nuove di- mensioni della ricerca storica sia sul piano tematico che metodologico, sul terreno della periodizzazione e, in ultima analisi, su come giungere all’enucleazione di un vero «problema storico».

In questa rete a maglie larghe sono dunque incappati studiosi come Ma- rino Berengo, Innocenzo Cervelli, Federico Chabod, Ennio Di Nolfo, Gino Luzzatto, Rosario Romeo, Gaetano Salvemini, lo stesso Ventura, Franco Venturi, Pasquale Villani, rispettivamente raccontati da Mario Infelise, Vincenzo Lavenia, Margherita Angelini, Antonio Varsori, Giovanni Luigi Fontana, Guido Pescosolido, Maurizio Degl’Innocenti, Carlo Fumian, Adriano Viarengo, Paolo Macry. Dieci storici di generazioni diverse, nati a fine Ottocento e tra gli anni Venti e Quaranta del Novecento; personalità – come ha scritto Mario Infelise – «che abbiamo conosciuto solo attraverso i libri ed altre che ci sono state ben più familiari, che abbiamo frequentato e ci sono state “maestri” diretti, di cui ricordiamo con precisione gesti, sguardi e parole»⁴.

Di qui il diverso registro di profili costruiti sulle bibliografie o anche in- tessuti di ricordi personali, tanto più interessanti quanto più profonde sono state le tracce lasciate da questi studiosi negli allievi ed amici, in misura di- rettamente proporzionale alla loro scarsa o nulla propensione all’autobio- grafismo. Questi sintetici profili mostrano come si sono formati, sono cre- sciuti e si sono evoluti gli interessi storiografici di questi maestri, ricono- sciuti tali non solo per l’originalità e la straordinaria importanza dei loro

4 Così nel contributo su Marino Berengo in questo volume.

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studi, ma anche per la coerenza del loro impegno morale e intellettuale;

analizzano i contesti nei quali maturò, circolò e si trasmise – anche contro la propria volontà – la loro duratura «lezione».

Si tratta di una schiera di storici consistente ma anche limitata: natural- mente la lista avrebbe potuto espandersi notevolmente; si pensi a Delio Cantimori, Rosario Villari, Gaetano Arfè, Giuseppe Galasso, Carlo Cipolla e a numerosi altri. Come si è accennato, nella scelta siamo stati guidati in primo luogo dal criterio della grande agilità nelle loro frequentazioni di pe- riodi storici assai diversi e lontani. Franco Venturi non per caso apprezzava moltissimo di Angelo Ventura la capacità di muoversi tra le diverse età del- la storia e tra differenti ambiti tematici. Anche lui si era formato in un mondo in cui le migrazioni verso la contemporaneità avvenivano dopo aver condotto ricerche e tenuto insegnamenti di storia medioevale e moderna.

Era il «mondo» di studiosi vissuti in una fase storica in cui le attuali com- partimentazioni ministeriali (e concettuali) tra storia medievale, moderna, del Risorgimento, contemporanea non erano operanti e comunque meno sentite come dirimenti, ma è pur vero che negli ultimi decenni sono emersi stimoli endogeni ed esogeni all’ambito disciplinare che, allargando visto- samente i confini spaziali, temporali, tematici⁵, fanno rimpiangere «le com- petenze dei padri» e invitano a riprenderne il controllo.

La straordinaria ampiezza di interessi, che spaziavano dal basso me- dioevo all’età contemporanea, non fu il solo tratto comune di questi mae- stri. Nella pluralità di orientamenti ed oggetti di studio, essi furono anche capaci di coltivarli fondendo la storia delle idee e della cultura con la storia politica e delle istituzioni, la storia economica e sociale con quella giuridi- ca, assimilando – parrebbe quasi naturalmente – indirizzi metodologici che, in modo più o meno diretto ed esplicito, rinviavano direttamente o indiret- tamente sia all’influenza del pensiero marxista che a quella delle grandi scuole storiche europee, conosciute attraverso le esperienze di Volpe e Sal- vemini, i soggiorni di studio, le letture, le traduzioni e le durevoli frequen- tazioni. Le loro mediazioni scientifiche e culturali, esercitate con una co- stante attenzione agli sviluppi storiografici internazionali, non solo man- tennero la storia italiana ancorata al contesto europeo, ma fecero sì che le loro «lezioni», attraverso le reti relazionali e gli avvicendamenti generazio- nali, si trasmettessero, circolassero e producessero frutti fecondi.

La lezione di Luzzatto poté così filtrare in Chabod, Berengo, Ventura, e quella di Chabod – che «non trattava mai piccoli temi, ma affrontava sempre grandi o grandissimi problemi storiografici, anche quando si soffermava ad

5 P. Manning, Navigating World History. Historians Create a Global Past, Palgrave Macmillan, New York, 2003.

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esaminare aspetti particolari» – educò ad una concezione larga della storia, dove lo studio della storia comportava «quello della filosofia, del diritto, dell’economia, della teoria politica»⁶. Una prospettiva, dunque, disancorata da tecnicismi disciplinari e da anguste specializzazioni settoriali e tempora- li, che tendevano a rinchiudere i ricercatori in ambiti sempre più ristretti. In questi storici l’interesse per i grandi temi e per l’azione delle forze colletti- ve si coniugava però con l’interesse per le capacità creative dei protagoni- sti, l’analisi degli ordinamenti politici e delle strutture economiche andava di pari passo con l’attenzione alle idee, alle mentalità e ai comportamenti, alle nuove concezioni e ai miti che segnano le grandi svolte della storia. Di fronte alle quali emergeva, alfine, la centralità dell’uomo come protagoni- sta della propria storia, da cui l’evidente e diffusa predilezione per le mol- teplici dimensioni dell’agire umano, le scelte, le vocazioni, i plurimi ruoli e le poliedriche personalità degli attori, evidenziata dalla comune e davvero magistrale dedizione al genere biografico. Gli ampi paesaggi storiografici e i «grandi problemi» passavano così al microscopio delle vicende personali e delle vite concrete grazie alla profonda sensibilità storica manifestata, prima ancora che nella finezza euristica, nella selezione ed utilizzazione critica delle più svariate tipologie di fonti.

In questo quadro, non stupisce la forte contrarietà di alcuni dei nostri protagonisti della storiografia novecentesca (con la vistosa eccezione di al- tri, in primis Rosario Romeo) a teorizzazioni ed astrazioni modellistiche, a generalizzazioni ed interpretazioni non fondate su accurati scavi documentali.

Se per Berengo – che assaporava come pochi altri il «gusto della precisione documentaria e del dettaglio concreto»⁷ –, il valore di un documento era de- terminato «da quanta vita è riuscita a trattenere (e a restituire) al suo postumo interlocutore»⁸, Ventura ancora nel 2008 ebbe a sottolineare l’importanza di quella «esperienza vissuta», che sola consente allo storico di percepire

«quel fremito di vita umana, che solo un duro sforzo di immaginazione riu- scirà a restituire ai vecchi documenti»⁹. Sul piano del metodo nessuno di loro sottovalutava l’importanza della comparazione, ma avendo chiaramen- te acquisito «che la storia è un fenomeno complesso difficilmente schematiz- zabile e che addentrarsi nelle differenze è l’elemento qualificante»¹⁰. Così

6 G. Galasso, Studi storici e vita civile, il Mulino, Bologna, 2018, pp. 41-42.

7 E. Brambilla, Marino Berengo e l’impegno dello storico, «Contemporanea», n. 2, 2001, pp. 330-339.

8 G. Corazzol, Florilegio di buoni consigli a uso degli studiosi di storia municipale estratti da L’Europa delle città di Marino Berengo, in Id., Pensieri da un motorino. Dicias- sette variazioni di storia popolare, StoriAmestre, Mestre, 2006, p. 124.

9 Cfr. il contributo su Angelo Ventura in questo volume.

10 Mario Infelise nel profilo di Marino Berengo.

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&6WDMDQRLa macchina che parla dentro la storia. Intervista a Marino Berengo©&RUULHUH

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(%UDPELOODMarino Berengo e l’impegno dello storico©&RQWHPSRUDQHDªQ

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0%HUHQJRLe origini del Giornale storico della Letteratura italianaLQCritica e storia letteraria. Studi offerti a Mario Fubini3DGRYD/LYLDQDSSRUDLQ%HUHQJRCultura e istituzioniFLWSS9HGLDQFKH0%HUHQJRSull’organizzazione della cultura ve- neta dopo l’Unità. Lettera aperta a Gianfranco FolenaLQOmaggio a Gianfranco Folena

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$9HQWXUD Ricordo di Marino BerengoAtti dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed ArtiSS