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Il gentiluomo secondo i

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«la Repubblica» 20 novembre 2016

Il gentiluomo secondo i Detti di Confucio

Franco Marcoaldi.

Ci sono parole cadute in disuso di cui non si sente affatto la mancanza. Altre invece che, nella loro prepotente inattualità, tornano utili. Prendete il termine "gentiluomo", ossatura cen- trale di uno dei libri che più hanno condizionato la storia dell'umanità, anche se da noi non è conosciuto e letto a sufficienza: I detti di Confucio, appena ripubblicato da Adelphi (a cura di Simon Leys e nella versione italiana di Carlo Laurenti).

Nella visione politica di Confucio, il gentiluomo rappresenta un perno decisivo dell'assetto sociale. Qui non c'entrano né sangue né censo. Il gentiluomo si rivelerà tale grazie alle virtù acquisite di lealtà, dirittura morale, conoscenza – quelle stesse che gli garantiranno poi la fidu- cia del popolo.

Mi direte: bello, sì, ma a giudicare da quanto ci circonda, il modello appena delineato non sembra essere in voga. È ben per questo che la lettura dei Detti oggi serve quale antivirus ideale alla peste dilagante da cui siamo affetti.

Proviamo ad aiutarci con qualche definizione che lo stesso Confucio dà del gentiluomo:

«Predica solo quel che pratica »; è poco loquace, ma procede spedito; mantiene la parola da- ta; cerca la giustizia e non ciò che è vantaggioso; è più esigente con se stesso che col prossi- mo; vuole l'armonia e non il conformismo. Infine: «mostra autorità, ma non arroganza». Men- tre «un uomo volgare mostra arroganza, ma non autorità ». Appunto: esattamente quanto ac- cade con l'uomo pubblico che oggi va per la maggiore.

Inutile illudersi. Forse il gentiluomo di Confucio non esiste, è soltanto un ideale. Però po- tremmo quantomeno usare i suoi Detti in negativo. Ovvero: chi più si allontana da quell'ideal- tipo, non merita la nostra fiducia. Sarebbe un passo in avanti nell'orientamento delle nostre scelte. Perché, d'accordo il disincanto, ma è davvero così assurdo e passatista simpatizzare, innanzitutto, con le persone per bene?

IL LIBRO

Simon Leys (a cura di), I detti di Confucio, Adelphi, Milano (I sedizione 2006) novembre 2016 (pagg.255)

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