5\e I<N.ISTERO DELI: [<N.TER<N.O - 'DIREZIO<N.E"GE<N.ERALE DI STATISTIC.A • . . -.- ... -... -_.
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'NNUA'R]O
TATISTICO
~~P!lilITALIANO.
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Anno
1..
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7\.OM..A
TIPOGRAFIA' ELZEVIRIANA fui [J(j,lijltro delle FinIHl,t'
INTRODUZIONE.
OSSE'R,.VAZIOW,IL PRESENTE volume s'intitola ..Annuario, per mostrare l'intenzione del Governo di aprire con esso una serie
di pubblicazioni, nelle quali si vengano riassumendo ogni anno
le notizie statistiche piò importanti che fanno capo direttamente alla Direzione della statistica generale, ovvero che emanano dalle altre amministrazioni dello Stato.
Nè solamente ci proponiamo di compendiare nell'..Annuario
le notizie più recenti che abbiamo potuto ottenere dai vari Mini-steri; ma crediamo far cosa utile col riprodurre anche i dati degli anni anteriori, a cominciare, per quanto sia possibile, dal 1860.
Così in Inghilterra si costuma, dal 'Board 01 Trade, di presentare ogni anno al Parlamento in un volume di breve mole, ed elegante nella sua semplicità, che s'intitola StatiJIica! ..Abflract, quindici anni di statistica comparata; il quale periodo si rinnova
continua-Illente, coll'aggiunta dell'ultimo anno terminato, e coll'abbandono
dell'anno più antico delle serie. •
In questo volume le notizie
giungono, per quasi tu ne lema-terie, alla fine del 1876, e per alcune anche alla fine del 1877; ma è d'uopo fare attenzione, per ogni materia, alle tavole
2 ..AlIl1Uill·io StatiJfico
una spiegazione allettare. La compilazione di questo primo nu-mero dell'..Am/.1lario ha dovuto durare oltre un anno, tante erano le difficoltà che si opponevano al mettere in serie omogenee i dati di alcune amministrazioni. Per tale motivo, essendoci venute invecchiando fra le mani le tavole dell' ..A111wario, faceva di mestieri o ristamparle coll'aggiunta dell'ultimo anno, ovvero conservarle quali erano, e aprire un'Appendice colle notizie più recenti; e le ragioni di economia non potevano lasciarci in forse circa il par-tito da preferire.
Noteremo ancora, che l'ordine in cui si succedono le materie .nell' ..Anl/uario non è sempre il più razionale; ma anche costi le necessità tipografiche erano così imperiose, che ad esse fu d'uopo sacrificare -più volte le ragioni teoretiche: avrebbe nociuto anche di più l'aspettare, per cominciare la stampa, che si fossero riuniti tutti quanti i dati che si cercavano. Nel prossimo anno, allorchè si trattera di raccogliere solamente i dati nuovi e di coordinarli con quelli che possediamo degli anni antecedenti, potremo facil-mente disporre i capitoli secondo un ordine più logico e dar loro proporzioni più armoniche. Del resto, illettOl:e benevolo ci vorr:l perdonare queste mende, in vista dell'utilità che 1'..Al1l/lIario gli
procura, condensandogli in poche centinaia di pagine il frutto delle ricerche statistiche di oltre quindici anni di amministrazione.
Lo schema delle materie destritte in questo ..An11l/a.rio è il sc-guente:
1. Meteorologia.
2. Topografia, idrografia flu-viale, estensione delle ctlste
marit-time.
3. PopoÌazione, censimento,
1110-"i mento dello stato ci~ile, emigra-zione.
4. Istruzione pubblica c privata.
5. Gi"stizia ci\"ile e penale.
6. CH·ceri.
7. Beneficenza.
8. Elezioni amministrath'c e
politiche,
9. Esercito.
IO. Marina da guerra. l!. Marina mercantile, (perso
-nale e materiale della stessa, costru-zioni navali, battelli armati per la pesca marittima, infortuni marit-timi).
--
'\
IlItl' oduziolle 3
J 2. Ka\'igazione nei porti del
Regno. Movimento della bandiera
it.diana nei porti esteri.
16. Bestiame equino, bovino,
ovino e suino.
13. Commercio dell' Italia
col-l'estero.
14· Banche di emissione e altri
istituti di credito; casse di rispar-mio e società per azioni.
15· Produzione agricola.
17· Lavori pubblici (strade
or-dinarie, poste, telegrafi e ferro\"ie).
[8. Finanze dello Stato. 19· Asse ecclesiastico. 20. Finanze comunali e
provi!:-dali.
. Pr~messe quest~ osservazioni generali, diciamo qualche cosa delle smgole matene, per indicarne le fonti, chiarire i metodi che furono seguiti nel descriverle, e rendere conto dei risultati più importanti.
:J.tETEOROLOGIA.
L
EOSSE~\'
~ZIONI me~e~rolo~ic~e
si face\"ano finora in Italia . a cura di diverse amm111lstraZlOnI. Un ufficio però che racco-ghess~ la :m~ggior c~pia di tali osservazioni e ne facesse oggetto dipubbhcaz~ol1l peno~lche, era presso il Ministero. di agricoltura e commercIO, e la direzione tecnica nc era affidata all' onoreyole professore Giovanni Cantoni.
. Col Reale Decreto del 26 novembre 1876 furono poste le basi di lll~ c.oor~inall1ento dei vari servizi, mercè l'istituzione di un
~onsl~llO.th meteorologia, nel quale sono rappresentute le
:tmmi-lllstrazlOlll della marina, dell'istruzione pubblico tlel' la . . ", ,\"on . pu I
D-bhcl e dell'agricoltura, e di un ufficio centrale esecutivo.
La sufficiente bontà deali o strumenti e la 11101ta « ( cura d l' ecr 1 os-sen'acori si manifestano nel modo più chiaro, se
consideriam~
i dati barometrici, quali sono esposti nelle tavole comprese tra la pagina 5 e b 9· Non solo la media barometrica annuale ridotta al mare~a ancora le medie dei singoli mesi offrono, rispetto alb
4 .Annuario StatifttcO
nel mentre che la oscillazione stessa, considerata nelle singole
sta-zioni, lascia scorgere l'influenza, così della latitudine, come ancora
della altitudine per ciascuna stazione.
Nel decennio 1866-75 il mese della massima altezza (il
feb-braio) cadde vicino a quello della minima altezza media (il marzo);
tanto che la differenza fra le medie di questi due mesi successivi
risulta in tutte le st~zioni poco minore o poco superiore a mm. 4,5'
Fuorchè nelle stazioni molto elevate, come MondOVI, Urbino,
Pe-rugia, Camerino e Siena, la media del febbraio è un po' minore
della media corrispondente per le stazioni meno alte; ma d'altra
parte la media del marzo riesce per queste stazioni relativamente
minore che nelle altre: sicchè la differenza fra le medie dei due
mesi riesce per esse pressochè uguale a quella delle stazioni poco elevate,
Dopo questa grande oscillazione, che accade intorno all'epoca dell'equinozio di primavera, il barometro, dal marzo al giugno,
va lentamente salendo, cOSI da raggiungere in quest'ultimo mese
la media annua assai prossimamente. Poi, nei mesi di estate,
dal giugno all'agosto, il barometro è pochissimo variabile e si tiene
presso alla media annuale. Nel settembre, cioè presso l'equinozio
d'autunno, si verifica un secondo massimo, per discendere poi
suc-cessivamente a tutto novembre, nel quale si nota un secondo
mi-nimo: indi risale gradatamente, nel dicembre e nel gennaio, sino al sovra detto primo massimo di febbraio.
Tuttocio apparisce chiaramente dalla tavola a pagina 6; dalla
quale si rileva altresl che, prendendo le medie barometriche delle
singole stagioni dell'anno, il massimo barometrico cade nel verno,
il minimo nella primavera; la media annuale fra l'estate e l'autunno
nel loro insieme; e che questa oscillazione annuale è in generale
de-crescente ,col diminuire delle latitudini e coll'aumentare delle
alti-tudini.
Anche le grandi escursioni barometriche corrispondenti alle
perturbazioni atmosferiche sono meno sentite nelle più basse
lati-tudini e nelle località pii1 eleavte.
•
Introduzione 5
Prendendo poi a considerare i dati termometrici, quali figu-rano nelle tabelle comprese dalla pagina IO alla 16, si scorge
an-cora che, nell'insieme del decennio, e tenuto conto delle varie
la-titudini e delle diverse altitudini per le singole stazioni, esiste un notevole accordo fra i dati termometrici, benchè questi risentano
altresì le molteplici influenze orografiche ed agricole d'ogni sin-gola localitit. Così nella tavola a pagine IO ed I I, essendosi ri-partite le stazioni secondo che sono marittime o continentali
,
emolto o poco elevate, senza riguardo alla latitudine, si ebbero tre
gruppi, in ciascuno dei quali tanto la media annua, quanto le
medie temperature d'ogni stagione, non differiscono di molto da
una ad altra stazione. Inoltre, per tutte quante le stazioni ivi
con-siderate, il mese più freddo risulta il gennaio, ed il luglio il più
caldo; mentre l'aprile e l'ottobre d~U1no medie mensili pressochè
eguali alla media annuale per ogni località. Lo stesso accade per
le medie dei mesi costituenti le due stagioni di primavera e di
autunno, e per quelle dei mesi d'inverno e d'estate, che pure danno
valori medi assai prossimi alla media annuale.
Se poi, con opportuna norma, si riducono al livello dal mare
le temperature osservate ad altitudini diverse, a fine di renderle
paragonabili fra loro per rispetto a tutte le altre influenze, come
si è fatto nelle tavole a pagine 13 e 14, si attenuano di molto
le differenze fra le medie temperature, così dell'anno, .come del
verno e dell'estate. Ed è cosa meritevole di considerazione, che
la regione pil1 fredda dell'Italia settentrionale è la zona che
fian-cheggia da vicino l'a'sse longitudinale dell:t gran valle del Po, e
cio, tanto rispetto alla media iemale, quanto alla media dell'anno;
cosicchè Torino, Casale, Alessandria, Pavia, Milano sono piu fredde ~i altre città, situate più a settentrione di esse. E d'altra
parte, in quella medesima regione, sono relativamentE ele\"ate le
medie esti\"e, più che in altre localiù a latitudini molto inferiori:
per modo che la escursione termometrica, valutata mediante la
meri-6 ...Annuario Statistico
dionale. Anzi in quest'ultima, e più nella parte insulare, la escur-sione termometrica è molto limitata, riducendosi quasi alla metà di quanto è nel settentrione.
Anche i dati sulla umidità relativa e sulla tensione del vapore acqueo difFuso nell'atmosfera meritano in Italia, almeno per molte stazioni, una fiducia non minore, e probabilmente anche mag-giore dei dati analoghi raccolti in altri paesi. La introduzione dello psicrometro a ventilatore, quasi generalmente adoperato in Italia, rese comparabili fra loro le indicazioni date da coppie di tenno-metri non del tutto simili fra loro, quanto a forma e dimensioni dei serbatoi. Poichè la prontezza nell' assumere tanto la temperatura dell'aria, quanto quella del velo liquido evaporante, varia di molto da uno ad altro termometro, secondo che il serbatoio è sferico oppure cilindrico, e più secondo il rapporto esistente fra il dia-metro del cilindro e la lunghezza del medesimo. Per questo ri-guardo riescono pigri i termometri a bolla sferica, massime se il diametro di questa raggiunge, come d'ordinario, od oltrepassa un centimetro; e' sono invece assai pronti i termometri a bulbo cilin-drico, di piccolo diametro e di molta lunghezza. E tale è ap-puma la forma dei termometri usati per i psicometri italiani.
Ora per le stazioni trascelte a comporre i quadri esposti a pagine 17 e 18, facilmente si riconosce come i dati raccolti nei quadri st~ssi, cosi per la variazione mensile, come per il medio valor d'ogni stagione e dell' anno intero, si mostrino in buon accordo fra loro, pur facendo luogo alle influenze della varia la-titudine e delle diverse altitudini.
La tensione media del vapore acqueo tocca il minimo va-lore mensile nel gennaio ed il massimo nel luglio, appunto in correlazione all'incremento nella forza evaporante dell'acqua che bagna il suolo, coll'aumentare della temperatura dell'aria. Epperò anche qui, come s'è visto più sopra per la temperatura, accade che il medio valore nella tensione del vapore, pei mesi costi-tuenti la primavera e l'autunno, corrisponde assai prossimamente al val or medio di tutto l'anno; come pure corrisponde a
guest'ul-1,1 t r o d Il Z i o 11 e 7
timo il valor medio dei mesi dell' inverno e dell'estate. È inutile avyertire che nelle stazioni molto elevate, come in quelle a più alte latitudini, la tensione del vapore atmosferico riesce sempre minore che nelle altre stazioni, a parità di circost.lnze nel resto.
La umidità relativa dell'atmosfera tiene un andamento pre-cisamente opposto a quello della tensione del vapore, av~ndosi il massimo di umidità nel gennaio ed il minimo nel luglio: per-CiOCC'lè la quantità del vapore emesso dalle acque o dal terreno umido riesce tanto più inferiore a quello che. si richiede a re,nder l'aria satura di vapore, quanto maggiore è la temperatura dell ana. Però anche la variazione nella umidità media da uno ad altro mese dell'anno tiene, all' incirca, un egual procedimento in tutte le stazioni italiane. .
Nella tavola a pagina 19 si dimostra la quantira d'acqua eva-porata nei singoli mesi dell'anno per parecchie stazioni. ~a qui i dati non sono cosi facilmente paragonabili fra loro nelle dlvers~ stazioni, come si è vèduto pei precedenti dati 111eteorici. La di-versa esposizione dei vasi vaporimetrici influisce notevolmente
sulla quantità dell'acqua evaporata ~el d~corso d'ogn.i giorno.
Tuttavia dalla predetta tavola a pagllla 19 appansce un baste-vole accordo fra i dati d'Alessandria e' di Pavia, dòve gli eva-porimetri hanno un' esposizione affatto simile. ~nche i dat.i ~i
Roma si mostrano in accordo con quelli delle anZidette staZi011l, tenuto conto della maggiore evaporazione che devesi verificare per Rom;, grazie alla più alta temperatura, massitne nella sta-.,.ione iemale e nell'autunno.
,., La varia serenità o nebulosità del cielo non può essere ap-prezzata con tanto rigore, quant' è possibile di farlo per la pres-sione e la temperatura: poichè per quella l'apprezzamento. può dirsi affatto personale, attesa la incertezza dello stimare lIlSleme
la estensione relativa e la relativa densiù delle nubi che ingom-bt'!ino per un dato istante l'orizzonte visibile di un luogo. Non-dimeno le tabelle da pagina 20 a 23 dicono, abbastanza
8 ..Annuario Stati/tico
i plU sereni; che per converso sono più nuvolosi i mesi plU freddi, e che, per analoga ragione, la serenita del cielo è mag
-giore nelle stazioni più meridionali che non nelle settentrionali.
L'Italia, forse più di altre regioni, offre una notevole
varia-bilità nella quantità dell'acqua riversata dall'atmosfera sul suolo sotto forma di pioggia, di neve o di grandine: giacchè la nostra penisola, e per la figura sua allungata fra mezzo a due m ri, e per le molte ed elevate catene montuose che ne rendo n mossa la superficie, e infine per i moltissimi fiumi e torrenti che ri-tagliano la superficie stessa, offre rilevanti differenze da luogo a luogo per la quantità d'acqua ,.:aduta, come emerge dalle tavole poste dalla pagina 24 alla 27. La cerchia delle Alpi, colle sue gelate
yette, e le creste nevose degli Appennini condensano repentina-mente le masse di vapor acqueo trascinate dalle calde correnti aeree di S. E. e di S. O. che spirano dall' Adriatico e dal Mediterraneo.
Quindi nell'alto Veneto la corrente di S. e di S. E. dell' Adria-tico producono copiose piogge: tale è il caso di Udine, che segna
un massimo di pioggia di circa metri r. 30 per media del decennio. E nella conca meridionale degli Appennini verso il Mediterraneo abbiamo un altro massimo di pioggia in Genova, con metri 1.33 circa all'anno. Biella nelle prealpi, e Firenze, Urbino e Perugia, per gli Appennini, segnano pure più di un metro di pioggia per
media annuale.
Invece, nel fondo della valle del Po, a Pavia, ad Nessandria,
a Modena, abbiamo appena metri 0.73 a 0.66 di acqua cadente in un anno. Anche nella cosi detta Conca d'Oro di Palermo, che si
apre a settentrione verso il Mediterraneo ed è difesa dai venti di mezzodì da una cerchia di colli, abbiamo un altro minimo di pioggia, in metri 0.59.
Nell' Italia settentrionale i mesi meno piovosi sono il
gen-mio, il febbraio ed il luglio, mentre i pil! copiosi di pioggia sono
l'ottobre ed il novembre. Nell' Italia centrale e meridionale i mèsi di minor pioggia sono il luglio e l'ottobre; il novembre e il dicem-bre sono quelli di maggior pioggia.
•
Introduzione ·9
Le cO:lsiderazioni fin qui fatte, in base ai dati medì decennali dal r866
:lI
r875, vengono confermate e completate cqi dati del r876 e del r877 contenuti nell'Appendice al presente volume.Nell'anno r876 la massima barometrica s'ebbe nel gennaio e la minima ancora nel marzo. Quanto alla temperatura, il verno fu più freddò della media decennale, mentre nelle altre regioni le
differenze riescirono assai piccole. Sono pur lievi le differenze nelle medie stagionali per l'umidità relativa e per lo stato del cielo. L'acqua caduta risultò maggiore nel r876, per l'Alta Italia, che nel decennio, e minore invece nell'Italia meridionale.
Il coordinamento delle stazionì meteoriche, ottenuto si recen -temente colla istituzione di un Ufficio .centrale e di un Consiglio direttivo della meteorologia italiana, lascia sperare che presto si
raggiungerit Wl più completo accordo fra i risultati delle
osserva-zioni meteorologiche, a vantaggio non solo della climatologia ge -nerale, ma sì ancora dell'agricoltura e dell' igiene.
T
O P O G 'R...A F I A El
'D R O G 'R...A F I
A .L
O STU DIO delle acque in Italia ha tradizioni e documenti scritti da più di mille anni, nei rapporti loro colla formazione delle pianure alluvionali, e sopratutto della massima fra esse, la pa-dana. Le lagune, coi fiumi che ne attentano alla esistenza, il Po coi suoi influenti, il Reno bolognese, i fiumi romagnoli, l'Arno, la Val-dichiana, le Maremme toscane, il Tevere, le Paludi ponti ne, ilVol-turno e diversi laghi e paduli delle provincie meridionali, fornirono per parecchi secoli, e fino ai nostri giorni, un numero cons idere-vole di dotte monografie. Senonchè, precipuo scopo di queste era,
d'ordinario, la buona regolazione dell'uno o dell'altro fiume,
ov-vero b migliore utilizzazione delle sue acque in bonificamento dei terreni depressi e malsani; per ciò in esse il fine idraulico assorbe
IO .A1illnari(l Statiftico
che nelle nostre pianure aUuvionali il sistema idrografico, da na
-turale si è. venuto tramutando, per grandissima parte, in artifi.:iale;
cosicchè in Italia chi volesse parlare o scrivere d'idrografia ter re-stre, senza darsi pensiero delle reti arginali, farebbe errato
C:Ull-mino, essendo evidente, senza bisogno di speciaie dimostrazione, che, ove fossero distrutte le arginature dei principali nostri fiumi,
o anche solamente se ne abbandonasse la sorveglianza, muterebbe
prontamente di aspetto vastissima estensione del territorio italiano.
Premesse queste generali considerazioni, è nostro debito di
accennare che un la,'oro ufficiale importantissimo intorno allo
stato idrografico naturale ed artificiale del
Lomb~rdo.Veneto
ap-parve a Milano negli anni r8]2, r83) e r837 in separati vo
-lumi e per opera di due meritissimi uomini, il Venturelli ed il
Ma-setti, nella loro qualità di direttori generali delle pubbliche
costru-zioni, il primo del Veneto ed il secondo della Lombardia. Quan-tunque il fine precipuo di quei lavori fosse d'illustrare il ser\'izio
della navigazione, pur nondimeno, per ogni fiume o canale, vi si
leggono, con sufficiente sviluppo, quelle particolarità che valgono
a farlo considerare anche come un buon lavoro di statistica
idro-grafica.
Tennero dietro a codeste, alcune altre pubblicazioni, che rac-chiudevano parziali notizie, in occasione dei Concrressi
'"
deali'"
sciel).
ziati, e fra esse merita particolare menzione quella del r 848 di Carlo Cattaneo intitolata: 'N.,otizie naturali e civili, nella quale, con una certa ampiezza e con molta chiarezza ed autorità, si trova descritto lo stato idrografico naturale ed artificiale della Lombar-dia. Questa parte del lavoro è notorio doversi attribuire al Lom-bardini, già direttore generale delle pubbliche costruzioni a Mi-lano, tanto benemerito, allora e poi, della scienza, per speciali me-morie, fra le quali è d'uopo ri.:ordare, per importanza intrinseca e
per attinenza col nostro argomento, quella comparsa nel r868 nel Giornale dell' Ingegllere-.Arcbitetto di :A{ilano sotto il titolo di:
Stlldl idrogra!ci e storici sopra il grallde ejlllario adriatico, i fillllli cbe VI confluifcollo e princiPa.lmente gli ultimi trauchi del 'Po, sllJJ
e-•
Introdll{ione I l
gniti da cOIlJìderaziolli intomo ai progelti per la regolazione delle acqlle ali a dejlra di quejli.
Sopravvenne nel frattempo il R. Decreto del 7 dicembre r866,
col quale si diè vita ad una Commissione idrografica permanente
presso il Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, còmpito
della quale è di raccogliere e coordinare dati ed esperienze idro
-metriche e pluviometriche, per iscopo esclusivamente idrografico. La Commissione ha gi,\ dato alla luce sei fascicoli del suo 'Bol-lettino, oltre una relazione sui lavori, diremo cosÌ, preparatori per lo sviluppo della propria azione. In quei fascicoli si comprendono le carte dei bacini del Tevere e dell' Arno e le relative effemeridi sugli stati d'acqua e sulle pioggie, non che una serie di osserva-zioni fisico-chimiche sulle acque dei due fiumi fatte nel quinquen-nio 1871-1875. Le effemeridi idrometriche risalgono, pel Tevere, fino al 1822, e per l'Arno al 1850; quanto alle altezze della piog-gia, le osservazioni vi si leggono conformi e continue per ambedue i fiumi dal 1872 in poi, mentre pel primo soltanto si riportanQ anche le altezze osservate nel decennio 186 1- r 870 nelle due
sta-zioni principali, di Roma e di Perugia. •
Quantunque non pubblicati anc~ra, gli studi della Commissione
idrografica non sono meno estesi dei precedenti pel vasto bacino del Po, lungo il corso del quale e lungo quelli de'suoi influenti, le osservazioni si fanno più o meno continuamente a 189 idrometri o a 180 pluviometri. Cosi si osservano 150 dei primi e 49 dei se-condi lungo i fiumi veneti, 148 dei primi ed uno solo dei secondi
pei fiumi di Romagna; ed altri sparsamente in altri bacini, soprat -tutto continentali. Tenendo conto di una rete di cinquanta pluvio
-metri, alla cui applicazione la Commissione intende di presente, il complessivo numero di essi nell'Italia continentale ed insulare
ascen-derà quanto prima a ~ 91, mentre gl' idrometri esistenti sorio 718; di questi alcuni sono autografici ed uno anche telegrafico, e la
Commissione segue con attento esame ed incoraggia co'suoi voti
12 .Annuario Statiftico
si fanno a cura e spesa delle amministrazioni, che p~i propri se r-vizi li hanno costruiti, vale a dire di quelle dell' agricoltura, dei lavori pubblici, dell' istruzione pubblica e della marina.
Se non che la raccolta ed il coordinamento delle ricordate os-servazioni, per quanto siena preziose, sono ancora lungi dal
ba-stare a rendere completa la cognizione idrografica di un
qualsivo-glia bacino. Per completare la suppellettile scientifica, convien
disporre di molti altri elementi, fra i quali sono indispensabili
quelli che riguardano la topografia, l'altimetria ed altre
particola-rità topiche dei corsi d'acqua. Di codesti elementi larga messe si
venne accumulando presso il Ministero dei Lavori Pubblici; ma
per" troppo tempo essa fu appena avvertita. A trarre partito di tanta ricchezza pose studio la Direzione Generale delle opere idrauliche, nei quattro anni che la resse (1873-1876) l'ispettore del Genio Civile, conm1endatore Alfredo Baccarini, come ne fanno fede le pubblicazioni speciali del 1873, 1875 e 1877; e
l'onore-vole direttore dava opera a raccogliere da tutte le parti d'Italia materiali scelti ed abbondanti, per farne fondamento ad un
rego-lare edifizio idrografico. '
Fra le pubblicazioni dell'onorevole Baccarini, quelle che più da vicino si riferiscono al presente assunto, sono le due seguenti: l' Le acqne e le trasformazioni idrografiche in Italia, memoria
com-presa nel secondo dei volumi presentati dalla nostra Società
Geo-grafica al Congresso internazionale geografico radunatosi a Parigi
nel 1875; 2' l'opuscolo intitolato: .Appnnti di statijlica idrografica italiana, inserito, sullo scorcio del 1877, nell' .A1'cbivio di Statijl:ica.
La prima di queste memorie ci ha fornito le due prime delle sei ta-belle d'idrografia naturale ed artificiale, intorno alle quali
spende-remo qui appresso alcune parole, essendoci valsi per compilare le ultime quattro anche di elementi tratti dalle relazioni del medesimo autore sui sen'izi idraulici, e più particolarmente dall'ultima pub-blicata nel 1877, con riferimento al biennio precedente; la quale, previo uno sguardo retrospettivo fino al 1860, rappresenta lo stato delle opere idrauliche alla fine dell'anno 1876. Prima però cade in
111 trodllZione
acconcio di dare almeno un cenno sopra alcuni lavori d'indole to-pografica ed altimetrica, appunto in questi ultimi anni eseguiti, e
che hanno pure, sotto l'aspetto scientifico, una ragguardevole im-portanza.
I fiumi, sui quali per considerazioni idrografiche ed idrauliche
si è di preferenza rivolta l'attenzione degli studiosi, sono l'Adige, il Po, il Reno, l'Arno ed il Tevere. Del primo si aveva, per uso degli uffici, un profilo di livellazione, detto profilo Sacchetti, dal nome dell' ino-eanere che lo rilevava intorno al 1822. Volendo rendersi
b b
ragione degli avvenuti mutamenti, e perciò della vera indole del fiume, conveniva ormai, dopo si lungo tempo, provvedere ai
ri-scohtri; laonde, a cura degli uffici del Genio Civile, il profilo
gene-rale dell' Adige venne rifatto dal confine trentino fino al mare, per oltre 200 chilometri.
Intorno al Po, sempre per op'era degli uffici del Genio Civile, venne compiuta una grande operazione geodetica sotto la direzione della Commissione Reale istituita con Decreto del 16 febbraio 1873 aUo scopo di suggerire i provvedimenti atti a migliorare il sistema delle difese padane. Rettificata un'anticl, planimetria nella scala
di -' - pelluncro tratto arcrinato del fiume, venne eseguito nella
15,000 b ' b • .
stessa proporzione per le distanze un particolareggiato profilo, a
destra ed a sinistra sponda, per 565 chilometri. E siccome, con tutta probabilità, codesta grande operazione è destinata a divenire di uso pubblico mediante la stampa, cosi essa venne completata con livellazioni trasversali, e furono poi allestite in minore scala le se-guenti parti:
I. Planimetria del tratto arginato, alla scala di
I~,OOO
;
2. Profilo dello stesso tratto, alla stessa scala;3. Corografia del bacino del Po, nella proporzione di
4~O,OOO
;
4. Profili delle diramazioni alle foci ed agli influenti del Po per l'estensione dei rigurgiti;
5. Profilo sul filone da Moncalierial mare, allascala di
4~O,OOO;
..AlIllttario Statiftico
7· Oltre 200 diagrammi delle osservazioni gionaliere fatte ai principali idrometri.
Lungo il Reno vennero più volte eseguiti rilevamenti plani-metrici ed altiplani-metrici; l'ultimo e pii! importante dei quali negli anni 1854 e 1855, sotto la direzione del compianto ispettore Bri-ghenti. Di quella operazione fu pubblicata nel 1857 l'illustrazione corredata di pianta e profilo, ma le variazioni di londo e nell'al-tezz:1 delle arginature furono tante di poi lungo quel fiume, che si ritenne piu tardi indispensabile un generale riscontro.
Per tutta l'estensione pertanto che corre fra la chiusa di Casa-lecchio ed il mare (180 chilometri), gli uffici del Genio Civile hanno rinnovato il profilo, con tutte le circostanze occorrenti a precisare le odierne condizioni del fiume.
Ad illustrazione del corso dell'Arno e della sua storica tributa-ria, la Valdichiana, si possiedono a stampa la corografia ed il pro-filo (56 chilometri per la Chiana e 176 dallo sbocco della Chiana al mare) rilevati nel 1848 sotto la direzione del fu Alessandro Ma-netti direttore generale d'acque e strade a Firenze. Le mutazioni non essendo state di qualche importanza, tranne lungo la Chiana, di questa soltanto venne rifatto recentemente il profilo, mentre le mutazioni medesime si segnarono, per l'Arno, su quello stampato. Particolareggiati invece furono gli studi pl:lIlimetrici ed altime-trici intrapresi lungo il corso del Tevere, da Roma al mare, per opera della Commissione Reale del 187 I incaricata di proporre
provvedimenti contro le inondazioni di Roma. L'ufficio del Genio Civile ne aggiunse altri relativi al livello contemporaneo di di-verse piene da Orte al mare; cosicché si ha ora un profilo
COI11-pleto per 160 chilometri, mentre per lo avanti era d'uopo ricor-rere a quello del Chiesa e Gamberini, che risale al
1744-Se si pone mente, che altri consimili lavori idrografici ed idrau-lici vennero in questi ultimi anni compiuti su parecchi torrenti del-!'Ionio, sul Volturno, sui fiumi delle Maremme toscane, sul La-mone, sul Brenta e sopra altri minori corsi d'acqua, sarà agevole il
•
Intl'odll{tOl1e 15
.concludere che, anche sotto l'aspetto topografico ed altimetrico, la scienz. delle acque si è arricchita assai in Italia. . .
Ed ora passando all' esame dei ri.cordati prospett~, nO!
tro-viamo nel primo (da pagina II a pagllla v) compendiate quelle
.. l pl' u· di' rettamente interessano l'idrografia delle
sessanta-notizie c le ,
nove provincie del Regno. Ad onta delle lacune, che ~u~tora qua e
là si riscontrano nel quadro, perché ancora non fu posslbl~e com~le~ tare ed appurare ogni indagine, pur nondimeno le noziol1l .che. v~ SI
contenO'ono sulle acque correnti e sulle stagnanti, sulle altttudllli di moIre località, non che sulle estensioni pianeggiantide s.ulle mon-tuose dei territori provinciali, appariranno di gran e lllteresse. Tralascial1do però di entrare in una minuta analisi degli el:-menti che si contengono nella tabella, accenneremo soltanto n-cavarsi dai medesimi che la superficie del Regno si divide in 0.62 di montuosa e di 0.38 di pianeggiante, e che per ogni chilometro quadrato della medesima si hanno ~n raggu~glio c~lilome~ri 0.42 ~i corsi d'acqua e chilometri quadrati 0.026 di laglll, stagl.ll e paludI.
Il secondo prospetto (da pagina VI a pago Xl) é u~ Impor~ante compendio idrometri.co di cento fra i princip~li fiumi e torrenti del-l'Italia continefltale ed insulare. Origine, direzione e sbocco, lun-ghezza assoluta e larghezza media, estensione del ~acino. scolante,
portata media, o modulo, nozioni relative alla massima piena, son~ certamente questi i principali elementi che occorrono per renderSI conto della vera indole di un corso d'acqua.
Delle molte considerazioni che potrebbero farsi coi dati del prospetto, ci limiteremo alle poche che meglio chiariscono ~l c~n cetro della potenza 'idrografica delle varie parti del n~stro terntono. Supponendo l'Italia continentale spartita in tre regIOnI, che deno
sol-Jll1nlta'rio Stat-ift-ico
tanto 0.571 e 0.007. Che se la parte continentale si considera tutta
insieme, si ricavano 0.306 e 0.016 per le due unità di mi~ij.lra, l' ul-tima delle quali resta pressochè invariata, se si prende in complesso
la superficie del Regno, mentre la prima crescerebbe fino a
o.n?·
I fiumi e torrenti, ai quali abbiamo accennato, non sono Jl1
vero che cento, mentre è di gran lunga maggiore il numero dei
corsi d'acqua sparsi su tutta la superficie del Regno. Inoltre, sui cento fiumi, soltanto cinquantaquattro mettono foce al mare,
men-tre tutti i corsi d'acqua, grandi o piccoli, che si scaricano dire tta-mente nel comune recipiente, sono 487 sullittorale n editerraneo, 235 sull'Ionio, 210 sull'Adriatico, 258 sul siculo, 140 . sul sardo: in tutto 1330. Affinchè possano istituirsi altri confronti e dedurSI
altre considerazioni, alla pagina XII si troverà una tabella nella
quale si legge la estensione delle nostre coste (chilometri 32 1.3 di
terraferma, 2I15 delle due grandi isole, 1013 delle nUl1on),
npar-titamente per mari, e con separazione delle parti continentali dalle
insulari. A noi intanto prima di abbandonare quest'argomento, im-porta di mettere in evidenza che il quadro de' cento fiumi .deve
essere tanto più tenuto in conto, volendo fare apprezzamenti su
l-~
I'idrografia
italiana, quanto maggiore è lasuperfici~
dei loro baciniriunltl, rispetto a queila dell' intero territorio: essa ne rappre-senta più che due terzi, e pill precisamente chilometri quadrati
2I2,000 sopra 296,300, od in quel torno.
Fin qui dell'idrografia naturale. Passando all'idrografia che a b-biamo chiamata artificiale, il prospetto inserito da pagina XIII a
pago XVIll, ci reca la distinta di centosessal:tad~e· tra fiumi,
tor-renti. e canali, più o meno lungamente arglllati a destra ed a SI-nistra sponda, per contenere le acque esondanti in tempo di grosse
piene e in molti casi, stante la depressione delle laterali campagne,
che non di rado rende pensile il fondo del corso d'acqua, per
impe-dirne il completo disalveamento. •
Le arginature figurano nel quadro colla divisione in prima e
se-conda categoria: 5030 chilometri di prima, e 669 di seconda.
\
I lltrodltziol'le
Questa non è che una distinzione amministrativa regolata dagli
articoli 93 e 94 della legge 20 marzo 1865 sui lavori pubblici,
in forza dei quali lo Stato mantiene a totale suo carico le opere che
hanno per oggetto la navigazione, mentre alle spese delle opere di difesa chiama a concorso Provincie e Consorzi di proprietà pri
-vate. Tale concorso è poi regolato dalla legge 3 luglio 1875, di guisa che il contributo massimo di ciascuna Provincia e di ciascun Consorzio non possa eccedere il ventesimo della rispettiva imposta
principale'sui terreni e sui fabbricati.
Un' altra distiniione figura nel quadro per le arginature di se -conda categoria, quella cioè che ne bipartisce la lunghezza in
chi-lometri I621 di froldi, e 3409 di golene: locchè significa, che, per
oltre un terzo della complessiva lunghezza, il corpo arginale è 'b;tgnato
al piede anche in acque ordinarie, rimanendo 'cosI esposto in tempo
di piena all'azione delle acque, sem;a interposizione di alcun ripiano a presidio del piede medesimo.
I seimila chilometri di arginatura in' discorso costano circa
sei milioni all'anno per la loro conservazione, ed altrettanti somqu
assorbirono dal I 87 2 in poi di spese straordinarie, egualmente
annuali, rese indispensabili dai grandi disastri, specialm€ntl!
au-tunnali, di quell' anno. Se non che gl'interessi che rimarrebbero
sacrificati, pill che compromessi, dall'abbandono delle difese flu
-viali, sono di tanta mole, che basterà accennarli, perchè possa farsi
giusta stima della entità della spesa. Quasi ventimila sono infatti
i chilometri quadrati di 'fertilissimi terreni, che stanno a ridosso
delle menzionate arginature; e dentro così vasta estensione su -perficiale si comprendono intorno a dite 1IIilioni di abitanti, IIn
migliaio di centri abitati, nove città principali e settantaqllafiro se -condarie.
Oltre I:t cura delle acque sotto l'aspetto delle difese fluviali, lo Stato ne ha un'altra, pur essa di grande importanza, e' suffragata in Italia da secolari e gloriose tradizioni: 'quella cioè che riguarda il
J1llll1f.al'io 5tatiftico
le bonifiche compiute od in corso di esecuzione, sul territorio di ventuna provincie, per una complessiva estensione di 3865 chilo-metri quadrati, oltre un quinto dei quali sono di proprietà dello Stato, Il risanamento dei terreni si opera per alluvionamento, o, come dicesi, per colmata, ovvero invece per prosciugamento, me-diante sistemazione dei cavi di scolo naturale, o mediante applica-zione di macchine idrovore, come appare specificatamente nel quadro. Di tutta la estensione può considerarsi che le colmate oc-cupino meno della settima parte, e che poco più di due quinti di questa trovinsi condotti a compimento.
Delle trenta bonifiche, sette possono considerarsi ultimate, cioè: Lago di Averno, Lago di Agn:ll1o, Salina e Salinella di S. Giorgio, Vallata di Fiume piccolo, Paludi di Terratizzo, Lago Fucino e Valli grandi Veronesi ed Ostigliesi; e per due, Piane di Rosarno e di San Vettorino, sono da intraprendersi dai privati nuovi lavori in aggiunta a quelli compiuti dallo Stato. Quanto alla conduzione delle bonifiche del Fucino, delle Valli Ferraresi e di quelle Veronesi ed Osticrliesi l'increrenza dello Stato fu indiretta, mentre fu diretta
"
,
"
per tutte le altre, intorno alle quali l'annua spesa media può
valu-tarsi circa in due milioni.
Una terza cura dello Stato si applica intorno alla navigazione interna ed alla utilizzazione delle acque per irrigazione mediante ca-nali di proprietà demaniale. Lo Stato impiega un milione circa, per anno a questo scopo, ed a totale suo carico, conformemente alla disposizione del già citato articolo 93 della legge 20 marzo 1865 sulle opere pubbliche, non computando in tale somma la spesa
so-stenuta dall' amministrazione speciale dei canali Cavour. La
lun-ghezza di questi e di tutti gli altri canali demaniali può leggersi C01:nplessivamente in chilometri 1185, nel quadro inserito da
pa-gilla XXI a pagina XXVII, dal quale rilevasi inoltre che quella dei
fiumi e canali navigabili ascende a 2960.
All'infuori dell' azione diretta dello Stato, un' altra impor-tantissima si esercita sulle acque pubbliche in Italia, ricca pur essa di secolare tradizione, quella delle associazioni dei privati, che
lntl'odu zione
vanno generalmente sotto il nome di Consorzi d'acque. Per farsi un'idea di codesta importanza, basterà g~ttar l' oc.:hio sulla quarta
delle tabelle relativa all' idrografia artificiale, pagine XXVIll e' XXIX,
da cui si desume la ragguardevole estensione di quasi dodici mila chilometri di corsi d'acqua assoggettati alla gestione consorziale, per iscopo di difesa, di scolo semplice delle acque di campagna, o per l'uno e l'altro insieme, mentre l'estensione dei corrispondenti terreni vi è espressa complessivamente in oltre diecisette mila chi-lometri quadrati.
Accennammo nella prima parte al valore della snpp~llettile idrografico-idraulica, sulla quale ormai possiamo fare sicuro as-segnamento, e toccamlllo delle principali particolarità idrogra-fiche nell'orùine scientifico ed allo stato naturale. Nella seconda parte mettenmlO in evidenza che le opere ùi difesa fluviale ed altre secondarie hanno nel corso dei secoli creato un sistema d'idrografia artificiale divenuto ormai connaturale alla essenza topica delle nostre grandi ed ubertose pianure. Se ricordiamo infatti che l'azione' regolare dello Stato e degli enti consorziali si esercita sopra ventimila chilometri abbondanti di corsi d'acqua, dal cui bnon regime dipende più o meno la floridezza od il risana mento di oltre
qllaralltalllila chilometri quadrati del migliore territorio, cioè di un settimo quasi dell'estensione del Regno, sarà agevole il concludere che lo studio dell' idrografia, sia in se stessa, sia ne' suoi rapporti coll'idraulica propriamente detta, deve sempre considerarsi di ca-pitale importanza in Italia.
Quanto alla superficie geografica del Regno e delle sue divisioni amministrative, base di ogni confronto statistico colla popolazione, colla produzione del suolo, collo sviluppo delle viabilita ecc., dob-biamo confessare che ci mancano dati esatti.
Son note le cifre, alle quali erasi arrestato il D.' Maestri nel 1864, consultando mappe, mOllografie e dizionari corocrrafici delle
.
"
~ffi-20 .AlIlIltario Statiftico
ciali e private. Dal Clnto suo il Ministero dei lavori.pubblici, avendo
a compilare nel 1871 la t~rza relazione sull'esecuzione della legge
delle strade obbligatorie, cercò di conoscere l'area dei comuni, de-sumendone i dati dagli uffid del catasto, e interrogando l'ammini-strazione delle finanze e le prefetture. I risultati di queste due ri
-cerche separate essendo riusciti in molti casi assai diversi, il
Ministero dei lavori pubblici, d'accordo con quello dell'agricoltura, si diede a investigare le cause delle discrepanze, e cercò di conci-liarle, per quanto fosse possibile, allo scopo almeno di avere una tavola unica, di cifre per le pubblicazioni ufficiali. Ma durante quel lavoro si dovette riconoscere che, se per la parte d'Italia di cui si
hanno mappe e registri catastali, la misura delle aree delle
pro-vincie, dei circondarii, ed entro certi limiti anche dei singoli co-muni, poteva essere determinata con un certo grado di esattezza,
l'oscurità e le contradizioni crescevano a dismisura per le
provin-cie piemontesi e per altre del continente, e soprattutto per quella
parte della penisola che più. propriamente si potrebbe chiamare
istmi ca d'Italia, dal Tronto al Capo S. Vito, nelle quali, oltre essere errato il sistema delle operazioni geodetiche di misura della
super-ficie, non si avevano negli uffici comunali che notizie affatto in-complete ed incerte. Si pensò allora di poter supplire al difetto di
mappe comunali, operando con un planimetro sulle carte dello
stato maggiore, pubblicate finora per la Sicilia e pel Napoletano, le quali segnano i confini dei comuni, e sono meritamente lodate;
riR~ttendosi che, se la piccolezza della scala (
1:.
000 ) poteva con-durre a qualche errore nei limiti fra comune e comune~ questier-rori dovevano di necessità diminuire, quando dalle circoscrizioni dei comuni ~i passava alle circondariali, e quindi alle provinciali. E
d'altra parte (si diceva) la stessa piccolezza della scala avendo
im-posto agli operatori una scrupolosa esattezza, i confini dei comuni
e 'dei circondari avrebbero dovuto ritenersi tracciati COlTettamente. Se non che, l'ufficio delle strade comunali obbligatorie avendo intrapresa quell'operazione col plani metro di Dickens per la
pro-vincia di Trapani, a modo di saggio, dO\'ette persuadersi che i
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'
Intl'oduziont 2I
.confini ivi segnati differivano assai sensibilmente da quelli am-messi comunemente nelle pubblicazioni ufficiali '.
E si ebbe a notare che le differenze erano maggiori pel circon-dario di Alcamo, il più montuoso della provincia, e le minori per quelle di Mazzara che è il più piano. Questa circostanza, aggiunta all'altra, che le differenze sono sempre in più, induce a supporre
che i dati forniti dai comuni provengano da misure fatte 'sulle
su-perfici inclinate, e non sulla loro projezione orizzontale; essendo il jlrimo sistema usato sempre dagli agrimensori di quei comuni,
che sogliono adoperare il compasso agril1lensorio.
Allora il Ministero dei Lavori pubblici si rivolse all'Ufficio
To-pografico militare, per sapere se poteva fare assegnamento, per la determi'nazione delle aree dei comuni, su quelle carte; e
l'Uf-ficio rispose che le carte topografiche da esso rilevate e pubbli-cate devono considerarsi come carte militari; che il dettaglio pbnimetrico del suolo, che è ciò che più interessa agli scopi
mili-tari, vi è rappresentato col massimo scrupolo, e se ne può gara n-tire l'esattezza, per quanto lo può consentire il metodo grafico, relativamente alla scala della carta; che parimente con ogili cura. si procede alla livellazione ed alla rappresentazione del terreno.,
e
alla indicazione a massa delle culture; ma che riguardo alle s uddi-visioni amministrative, non si bada gran fatto alla f~dele rispon-•
denza delle linee allo stato attuale \lei confini, perchè, a voler avere dati certi in proposito, fra mezzo alle contesrazioni e
contraddi-l Le misure sulla carta dello Stato maggiore, col planimetro, furono per Trap:l.I1i fltte colla maggior atten;done: le misure delle suddivisio.ni maggiori risultarono verificate dalla somma delle minori, rilevate
separata-mente, non solo per circoscrizione comunale, ma colla suddivisione-delle aree .circondariali in figure quanto pit1 era possibile regolari, sicchè·la differenza totale di 655 ch.ilometri quadrati in piu, per tremila circa (ritenuta esatta,
come non è a dubitarsi, la carta) non può che riferirsi ai dati raccolti dai comuni. Le differenze rappresenterebbero circa due terzi della superficie delle tavole di triangolazione, su cui lo Stato maggiore ordì poi le sue
22 ..A 11 n Il a r j o S t a t j
f
t i c ozioni frequentissime che sorgono fra comuni, si esigerebbe un tempo e una spesa fuor di proporzione coll'utile che ne può de-rivare per gli scopi militari; tempo e spesa superiori, in ogni caso, ai mezzi di cui l'Ufficio poteva disporre. E soggiungeva: « Molti comuni che non hanno catasto, mancano di dati positivi per la de-terminzione del proprio territorio. Fra le indicazioni spesso con-tradditorie che vengono offerte, i mappatori segnallo quelle che sembrano piu attendibili.» E osservava in fine che le differenze e contradizioni sono piu frequenti nelle parti piu montuose, e meno
nelle coltivate; ciò che tornava a conferma dell'ossen·azione già
fatta dall'ufficio tecnico delle strade comunali obbligatorie.
. Tale è lo stato della questione nel momento in cui scriviamo,.
circa la delimitazione e misurazione della superficie
"e~arafica
dei'"
'"
nostri comuni e provincie.POPOLAZIO'N-E.
R
rG U AR.no allap~polazione,
diamo nell'A111l11ario i risultatigeneraI! del censimento del 1871 e del movimento dello stato civile dal 1863 alla fine del 1876, non che la statistica del-l'emigrazione all'estero avvenuta nel 1876.
Del censimento diamo, per provincie, il numero dei comuni e
la popolazione, paragonata alla superficie geografica.
_ Una seconda tavola dimostra l'incremento della popolazione
italiana dal 1770 al 1875, in ciascuna delle antiche divisioni
po-litiche. Vengono quindi numerati e classificati i comuni secondo
la popolazione rispettiva, alla fine degli anni 1861, 1871 e 1875, per tutto il regno, e, in corrispondenza all' ultimo censimento, anche per le singole regioni. E dopo la classiticazione dei comuni secondo la popolazione complessiva, travasi quella dei centri, pure per regioni; poi la distinzione dei
.
comuni in urbani e rurali,col-}.
I Il t r adII Z i o 11 e 23
l'indicazionI:! dei criteri adottati, per effettuarla, nel 1861 e nel 18 7 I. Indi la popolazione è classificata per sesso e stato civile,
per grandi gruppi di professioni, e per culto, col censimento spe-ciale, inoltre, degli individui affetti da certe speciali infermità_ Segue la numerazione delle nascite, dei matrimoni e-delle morti, durante quattordici almi (compreso il 1876 nell'Appendice). Non crediamo di doverci soffermare qui a indicare partitamente le varie
d~tinzioni e combinazioni, nelle quali sono presentati codesti fatti d mografki, e molto meno a discuterne i risultati, bastandoci di
rim-iare il lettore alle considerazioni premesse ai tre volumi del
censimento e al movimento dello stato civile del 1875 e del r876 . In quelle introduzioni si trovano copiosi conrronti fra le varie
re-gioni d'Italia, e fra l'Italia e l'estero, per una serie di dodici anni. Nella prefazione al movimento della popolazione del r875 abbiamo cercato inoltre di mettere in evidenza i pregi particolari e i difetti _ dei principali metodi conosciuti per il calcolo della mortalità, non
senza far notare sopra quali elementi rispettivamente si fOQdino: dal metodo detto di Halley, per cui basta la notizia dei morti per età, a quello di Hermann, che consiste nel sottrarre i morti, per età, dai nati delle singole generazioni, e a quello piu recente e
più perfetto di Becker, che richiede la conoscenza dei viventi e dei morti classificati al tempo stesso peio età e per anno di nascita.
Una tavola di mortalità, non generale, cioè sull'intera popob-zione, ma sopra capi scelti, come si suoi dire, si sta apparecchiando dalla direzione di statistica sopra documenti d'una certezza asso-luta, che rappresentano il movimento dei pe!Jsionati dello Stato, -civili e militari. Da codesto materiale ricchissimo, che com prende le osservazioni di dieci anni, dal 1868 al 1877, non sqlamente si
potranno dedurre i quozienti di mortalità nel ceto degli impie-gati in riposo, ma sì ancora si potranno studiare i rapporti
nu-merici di composizione e scomposizione delle relative famiglie,
secondo le circostanze che influiscono, a norma di legge, per far cessare o ridurre l'assegno vitalizio, o per farlo passare sopra teste
24 ..Annua1'io Statifti.:~,
Finalmente, riguardo ancorà alla popolazione, abbiamo rias -,sunto (a pagine 133-137) la statistica d.:ll' emigrazione italiana
nel 1816.
Nella relazione presentata il 26 marzo 1877 ,alla Giunta cen-trale di statistica (..Ani/ali del 91'Ciniflero di ..Agricoltura e COIII/Mr-cio, Num. 88) furono esposti i principii che ,diressero quella in, dagine statistica, e dalla Giunta stessa furono studiati i risultati ia confronto a quelli raccolti per gli anni precedenti, sia da~ Govel'llo direttàmeilte, sia per diligenza di privati o per lavoro associatofdi privati e dell'autorita amministrativa. Noi rinviamo il lettore agli Atti della Giunta, ed al volume speciale intitolato: Statiflica dell. ,
emigrazi01le all'eftero avvenuta nel 1876, Ivi' gli sarà facile di ve
-dere come il totale degli emigranti si distinguesse in due catebo-rie, secondo la pres~nta durata dell' assenza, cioè per meno di sei
mesi o per pitl di sei mesi; nella prima essendo compresi 19,756 indivi~ui, e 89,01) nelia seconda; oltre poi alle suddivisioni per
sesso, 'età, professione esercitata in patria~ porti d'imbarco e paesi
di destinazion~, colla I~otizia ancora degli emigranti che partono
soli, o a coppie, o per gruppi di tre o più persone appartenenti ad una medesima famiglia.
In questo ..Annuario non distinguiamo, l'emigrazione
tempo-mma da quella che dicesi permanente; ma diamO la classificazione degli emigranti per paesi di destinazione, çiò che importa anche
più, e fino ad un certo .punto è indizio anche dello stato di preca-rietà o detla' maggior durata dell'assenza.
Sul totale di 108,77 I emigranti, quasi quattro quinti (85,340)
si dirigevano agli Stati dell'Europa occidentale, o settentrionale;
3,582 si distribuivano fra la Grecia, la Turchia, il Levante, l'Egitto,
Tunisi e l'Algeria, e 19,849 andavano al di là dell'Atlantico,
ov-vero all'India o all' Australia. Però queste cifi:e differiscono sensi-bih~lenté da quelle ~he si raccolgono dai paesi d'immigrazione,
rispetto agli Italiani che vi giungono, Non possiamo qui tratte-ITerei ad analizzare i difetti speciali delle statistiche nostre e delle
straniere, ma non abbiamo tralasciato di farlo nella relazione gi,\.
•
In trodu.;:io1le
citata: ci basti rammentare che non di rado col ,oro che partono per la Francia o per l'Austria o per la Svizzera proseguono di là immediatamente, o dopo un soggiorno di qualche tempo in quegli Stati, prendendo imbarco a Marsiglia, a Bordeaux, a Havre,
ad Anversa, a Trieste, nei porti germanici o negli inglesi, e ci faremo persuasi che non potremmo mai trovare una corrispon-denza esatta fra le notizie raccolte dalle nostre autorità politiche e quelle fornite dai paesi d'immigrazione.
GIUSTIZIA CIVILE E P E'N..ALE.
L
~
S T A T I~
T [C A~iu~izi~ria
conta lavoriimp~r:anti ~n
Ita-Ira ; alcul1I anche ll1Slgl1l per dottrIna e lUCIdità dI espo
-sizione, Chi si occupa di questo genere di studi non può ignorare
gl' importanti documenti statistici che esistono nell'Archivio di
Stato di Firenze e contengono molti dati relativi alla Toscana per
gli anni dal 1826 fino al [858, con poche interruzioni. Son degne
I
di nota le pubblicazioni fai tesi a Napoli di statistica "enerale o neali o almi 1832 e 185 I e di statistica civile e commerciale per gli anni1832, 1834 e (8)2: tanto le statistiche civili e commerciali
quanto le penali contengono i dati degli anni intermedi e
prece-denti. Per la Sicilia vi è un'importante pubblicazione statistica che riguarda gli anni 1846-1850. Per il Lombardo-Veneto si pubbli-cavano i dati statistici unitamente a quelli delle altre provincie
dell'Impero Austriaco, e le ultime, degli anni dal 1856 al 18 59,
furono dottamente illustrate dal professore Messedaglia. Nello Stato Pontificio si fece una importante pubblicazione stà
ti-stica per l'anno 1853. Negli Stati Sardi un lavoro simile si era L'mo fin dal 1842; ma colà ebbero poi luogo le importantissime ubblicazioni di statistica ci\'ile pel 1849 e 1850 e della penale
.A 11 11 Il a r i o 5 l a t i
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t i c osplendide relazioni dello Sclopis e ùel Mancini, che le
accompa-gnavano I
Pel Regno d'Italia ci si offrono sul principio statistiche fram-mentarie e studi di occasione, come quella f.1tta nel 1861, nel gior-nale La Legge, e la relazione dei signori Robecchi e Cesarini sul costo dell'amministrazione della giustizia in Italia e in Francia, compilata nel 1863 sui dati statistici dei due anni precedenti. Segue la statistica della giustizia civile e penale del 1863, con una dotta relazione del Ministro De Falco, relativa alla prima parte di essa.
I dati sommarii del 1864 uscirono nell'.A1Z1!1tario ùel Ministero della giustizia pel 1865. Uno studio sui tre anni di
amministra-zione (1866-67-68) fu pubblicato dal consigliere Curcio, il quale
eseguì con amore e spirito scientifico la statistica ufficiale del 1869 e quella del 1870, e continuando a dirigere quel servizio pei due anni successivi, ne pubblicò e illustrò i risultati nell' Italia
eco-nomica del 1873. Dopo d'allora il signor Cmcio rientrò nella ma-gistratura.
Più tardi comparvero la statistica del 1874, fatta in modo pil!
sommario, e quelle del 1873 e del 1875 secondo modelli pil!
parti-colarec7<1iati, che furono successivamente modificati essi stessi per
00
la raccolta degli elementi della statistica del 1876, ora in corso di compilazione.
Pertanto l'amministrazione della giustiZia civile e penale in Italia fu f.'ma oggetto per parecchi anni di pubblicazioni ufficiali; ma a cagione dei frequenti mutamenti avvenuti nella legislazione e nelle circoscrizioni giudiziarie del p~ese, riesce difficilissimo isti-tuire confronti per più anni ùi seguito. Le statistiche della giustizia punitiva per gli anni 1863, 186~ e 1870 erano piò specialmente
t Più particolareggiate notizie intorno alla storia della statlshca giu diziaria in Italia si possono trovare nella monografia sulla giustizia penaI e civile pubblicata dal consigliere Cure io nell' Italia Ecollomica dell'anno 187'.
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ricche di dati, ma non si Introdttzione prestavano facilmente ad essere comparate colle statistiche piLI sommarie degli anni intermedi o piò recenti, Nelle tavole analitiche di questo ..Anllttnrio abbiamo cercato dicondensare quanto potemmo trovare di omogeneo nelle
pubblica-zioni del Ministero di Grazia e Giustizia, e siccome non ci era consentito, per la ristrettezza dello spazio, di riprodurre le notizie per ciascun tribunale, nè per ciascun distretto di Corte d'Appello, e d'altra parte ci dispiaceva di dare sol<\mente i totali generali per Corti di Cassazione, abbiamo scelto una via di mezzo, aggrup-pando i distretti di Corte d'Appello, press'a poco secondo le an-tiche divisioni politiche; ciò che permettera allo studioso di pa-ragonare i risultati della statistica giudiziaria con quelli delle altre svariate statistiche amministrative, demografiche ed economiche.
TI capitolo della statistica giudiziaria, in questa introduzione, riuscirà molto piLI esteso che qualunqu~ altro, per causa
dell'e-strema difficoltà, appunto, del sintetizzare i dati, e perchè questa è
la prima volta che si tenta un lavoro simile sui risultati dell'am-ministrazione della giustizia dal 1870 in poi. Noi ci riserviamo di estendere i confronti, per quanto ci sarà possibile, in un pros-simo lavoro, anche per gli anni anteriori al 1870, almeno per quelle patti del territorio del Regno, che avevano comune la legislazione.
Conciliatori '.
Il lavoro dei conciliatori cresce d'anno in anno, cio che dimo-stra come questa modesta maoistratura . o vada acquistando fiducia e
t Questo primo grado della gerarchia giudiziaria, già antico nelle pro-vincie Napoletane, fu esteso a tutta Italia colla unificazione legislativa del 1865. È noto che i conciliatori compongono le controversie in via di mera conciliazione, quando ne siano richiesti, e qualunque sia il valore della cosa contestata. Però se il valore non eccede le lire 30, il processo verbale di con-ciliazione ha forza esecutiva contro le parti intervenute; se il valore è su-periore a lire 30, l'atto di conciliazione ha solo forza di scrittura priV3.t3 ri-conosciuta in giudizio.
..Annuario Statiftico
divenga sempre più popolare. Le controversie definite dai concilia-tari in via di semplice concilia{ionc salirono da 65,273 nel 1872 a
122,374; mentre contemporaneamente le dOl~1ande portate all' u-dienza ed ivi transatte ebbero a subire una leggera diminuzione.
Essendo anche ufficio dei pretori di persuadere le parti a
con-ciliarsi, in lillline litis, sarebbe desiderabile poter fare un esatto confronto fra le conciliazioni ottenute dai due magistrati. Non
siamo in grado però di stabilire con precisione quallte siano le con-tese terminate per conciliazione innanzi ai pretori, perchè ci fa di-fetto la notizia de'compromessi. Fatta questa riserva importante,
ecco un parallelo delle cause definite presso i due magistrati mi-nori mediante conciliazione.
C.A U SE "
Toule Quante delle. cause
Conciliate all' udienz:t cause
conciliate
Defiuite con sentenza
AI/Ili CA n. 417 dd Co.t. di Proc. Civile) prcscnt:lIc ,u
'00
(, )
all'
pre-I
udienza sentalCpresso rreSSO presso presso presso aU'
i i Totale i i Totale i due
udienza
Cu nci1ialori Pretori Conciliatori Prelori giudici
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2 3•
\ 6 1872 I liS 993 1 1875 16:: S9j 33 HiI
209 440 1 4°19681
1(,48
n
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5GG 821 I 77G 261I
26 Sia i lStl 4G7 410 168 169 S9S 5SO 066 7G!J 538 26.93o commerciali, relative a beni mobili, il valore delle quali non ecceda lire trenta, e delle azioni relative alle locazioni di beni immobili, se la pigione o il fitto, per tutta la durata della locazione, non c.::cceda il detto valore.
Sono escluse dalla loro competenza tutte le controversie sulle imposte
dirette od indirette, la decisione delle quali spetta esclusivamente ai tribu-nali ci vili.
l Non possiamo qui considerare gli anni anteriori al 1872, nè quelli fra il 1872 e il 1875, per difetto ora dell'uno ora dell'altro elemento ne-cess~trio di confronto.
t
l ',
Introduzione P r e t o 1" i.Il lavoro in sede civile e di volontaria giutisdizione delle r813 preture del Regno è dimostrato dal seguente prospetto per gli anni 1870,71,72,74 e 75 '
C.A U SE
A e:trlco Uhim:ltc ileI cor~o dell' anno
A""i Rimaste Per.:hè ccssate
in cono Pcrchè
Soprnv\'c· In decise con
nute p" non dçdse
complesso conciliazione Per :litro scntenzol.
ncl1' :tnno :WVClluta
dell'allno nll'udlcnz:l.
motivo Totale
precedente Art. 417 definitiva
I
6 Cod. P9 . C. 00"
'
.
1810,
8 573 2.77478
1
286 op 26 737 139 693 ,) 1811 ) 8 619 282 269 290 888 :1.1 82} qo 495 1872 9 377 327 454 336 8p II 447 r64 853 1814 '\ 63\ 1 416 767 '1424°2 i 28 24, 143 bSI
172 070 In }48 1315 4° 012 386 \93 426 60S 26 570 I SI 689 118 259 ,69 898, Le colonne di questo prospetto riproducono i numeri delle corrispon-denti' colonne della tavola Il (Preture) del testo. Ricordiamo che i pretori
hanno, oltre la duplice giurisdizione, civile e penale, anche una competenza
su affari detti di volontaria ed onoraria giuri/dizione. La giurisdizione conten
-ziosa dei pretori si estende a tutte quelle azioni civili e commerciali, il cui oggetto principale ed accessorio non superi le 1,SOO lire e non sia inferiore
alle /ire 30. Sono escluse dalla loro competenza le controversie sulle imposte
dirette od indirette, devolute esclusivamente ai tribunali civili. Dei provved
i-menti di volontaria giurisdizione poco conto si tenne nell'~'1lnllar·ioi e quelle
poche notizie date si riferiscono soltanto, per gli anni 1874 e 1875, ai consigli
di famiglia istituiti ed alla convocazione dei medesimi, essendosi raggruppate
in una unica colonna tutte le altre (colonne 18 e 20).
a Per gli anni 1870 e 1781 non sono compresi gli attuali distretti delle Corti d'Appello di Venezia e di Roma, nè la circoscrizione del Tri~nale di
30 .Allll1tario StatiJtico
Abbiamo già veduto quante cause sieno state conciliate
da-"anti ai Pretori, sul totale delle cause presentate all'udienza, nel pa-ragrafo che si riferiva più specialmente ai conciliatori. Ora ci importa di osservare l'indole delle azioni proposte davanti ai pretorI, e poichè già abbiamo stimato opportuno di riunire le cause
con-ciliate all'udienza per opera dei conciliatori con quelle conciliate
dai Pretori, essendo loro comune un solo articolo d.i legge (417
Codice Procedura civile), così anche qui, per comodità di
con-fronti, uniremo le cause commerciali trattate dai tribunali di com-mercio e le cause civili conosciute dai tribunali civili' colle azioni commerciali e civili definite dai Pretori. Avremo in tal guisa
distinto tutte le cause, non solamente secondo il valore della cosa contestata (giacchè sappiamo a qual punto arrivi la competenza dei pretori nella duplice loro giurisdizione), ma ancora secondo
la natura dell'oggetto, civile e commerciale.
C.A USE 'DECISE CO'1X. SE N '[ E'N.-Z.A DEFI'1X.ITIY.A
prelfo j Pretori e j Tribtwali cit,j,i e di cOnlmtrcio
Civili Commerciali
I
Cause.A,,,,i Totale civili
Av:tnti Avanti Totale
Avanti .i .. i tribunali J.dle c:tusc Totale
'" '00 .i tribunali civili Avanti dali c conuner· dviI delle com- generale del
rretori i~ prima .i in sedI! cause civili
(fino (d. Istanza commcr- mcrci:ali numero '1 00 pretori eiale
aL. 1500) lire in prinl:l totolle
in :l\'anti) istanza 1870 \ "I ;69\ .. ...
I '.
l'41
1874 187 244 48 }07 4 2 944 187& IH 8S7 47 128 }6 o.p~~
S3S I 235 55iI
.
57 779 1 295 380 I 80. so 14 398 180 985 60 489 281 424" 78.20In Italia le cause civili sono quelle che danno il maggior
la-voro ai diversi ordini di magistrati; cionondimeno la propon:ione
delle cause commerciali al totale delle cause è in aumento.
I I tribunali, tanto civili che commerciali, giudicano in prima istanza delle azioni di loro competenza, l'oggetto delle quali supera le 1500 lire, e i civili al-tresi di tutte le cOntroversie relative all'imposte, qualunque ne sia l'importanza.
l utrodu.{ione
Passiamo a studiare le cause definite dai pretori ll1 ordine al
valore dell'oggetto controverso, dividendole in tre categorie: la
prima, per le cause che importano un valore da 30 a 100 lire,
per le quali la procedura civile richiede minori spese di procedi-,
mento (citazione per biglietto); la seconda per le cause di valore
superiore a 100 e inferiore a 1000 lire, e la terza per quelle da 1000
fino a 1500 lire, termine massimo a cui si estende la compe-tenza del pretore; e teniamo dietro alle cause medesime, fino a ve
-derne l'esito in appello, ricavandone i dati dalla statistica del
mo-vimento degli affari presso i tribunali.
SENTE'N.ZE DEFnUTIYE 'DEl P'l(ET01{l E LO'll..O ESITO IN .APPELLO
Per c:tuse di UII v:tlore
I
Sentenze
.AI/"i Tot:t\e appell:tte
Conf..:r-e iscriue mate Riparate
d:tlle 100 dalle 1000 (.) in tutto
fino a ruolo
pilma-alle alle presso l1l..:ntc o in parte
alle 100 lire
1000 lire IS00 lire i tribullali
1870 ) b)
I
44 SO} 73 604 IO 532 139 G93 1871 45 819 73 491 IO 9?i 140 49b 1872 S1 S31 83 i22 11 444 164 858 1874 195 001 3S 187 a) e80 188.)I
25 343 8 716 6667 1875 140 593 111 i9+ 158 887 25 374 8 Su 7 064Si scorge da questa tabella che oltre a un terzo (34.9 per cento)
delle cause definite dai pretori sono di lievissima importanza,
ri-manendo il valore contestato inferiore a lire 100, e sono
intro-dotte con un mezzo di procedura più economico. - Delle sentenze
definitive dei pretori, un sesto circa vengono dalle parti so
tto-poste alla prova dell'appello, e di queste più della metà vengono
confermate. Ma su ciò avremo a ritornare più avanti.
.) Non comprese, tranne pel 1874, le cause per un valore indeterminato.