Simonetta Segenni
È docente di Storia romana presso
l’Università degli Studi di Milano,
ove insegna anche Antichità
e Istituzioni romane
ed Epigrafia latina.
I suoi interessi di ricerca
riguardano lo studio dell’Italia
romana e delle sue città;
l’amministrazione municipale;
le province e l’amministrazione
provinciale; l’edizione di documenti
epigrafici. Al principato di Augusto
ha dedicato alcuni studi che
riguardano la diffusione
dell’ideologia imperiale
e il problema della successione.
Tra le sue pubblicazioni
si segnalano le monografie
Amiternum e il suo territorio in età
romana (1985); I liberti
ad Amiternum. Ricerche di
onomastica (1990); I Decreta Pisana.
Autonomia cittadina e ideologia
imperiale nella colonia Opsequens
Iulia Pisana (2011). Ha curato,
con Cesare Letta, la pubblicazione
del volume Roma e le sue province
(2015); con Emanuela Paribeni,
Notae lapicidinarum dalle cave
di Carrara (2015) e con Michele
Bellomo, Epigrafia e politica.
Il contributo della documentazione
epigrafica allo studio
delle dinamiche politiche
nel mondo romano (2017).
In copertina: Augusto di Prima Porta © Mondadori Portfolio / AKG Images
Augusto dopo il bimillenario
Dopo le numerose iniziative
(monografie, convegni, mostre)
che hanno accompagnato
il bimillenario della morte
di Augusto, con i venticinque
contributi raccolti in questo
volume si è voluto non solo
proporre un bilancio degli studi
condotti in questi ultimi anni
su Augusto e il suo principato,
ma anche approfondire
e mettere a fuoco aspetti
che sono restati più in ombra
negli studi e nel dibattito recente.
Un ampio ventaglio di temi trova
spazio nel volume: le Res Gestae
divi Augusti; l’immagine
di Augusto trasmessa da autori
antichi quali Sallustio, Cicerone,
Tibullo, Plutarco; alcuni nodi
di politica interna ed estera;
le riforme religiose; la Domus
Augusta; l’Italia. Non vengono
trascurati argomenti di carattere
giuridico e archeologico
e riflessioni sull’opera
storiografica di Ronald Syme
e di M.I. Rostovtzeff. Il volume
si chiude con un saggio dedicato
a Ottaviano e il cinema.
isbn 978-88-00-74905-3
DOPO IL BIMILLENARIO
Augusto dopo il bimillenario
Un bilancio
a cura di Simonetta SegenniDi Augusto non smetteremo mai di scrivere e di parlare.
Il suo progetto politico, un vero capolavoro
di «ingegneria costituzionale», resta un modello,
per quanto controverso, di compromesso,
funzionale agli equilibri di uno Stato come quello
romano uscito dalla lacerazione delle guerre civili.
I contributi raccolti in questo volume delineano
in modo efficace le forme originali in cui esso
si delineò anche in relazione alla delicata
questione della successione.
Augusto dopo il bimillenario
Simonetta Segenni (a cura di)
Augusto
dopo il bimillenario
Un bilancio
a cura di Simonetta Segenni
Studi sul Mondo Antico
STUSMA
8
Serie diretta da Arnaldo Marcone
Comitato scientifico internazionale
Corinne Bonnet (Toulouse)
Luigi Capogrossi Colognesi (Roma La Sapienza/Accademia dei Lincei)
Lucia Criscuolo (Bologna)
Giovanni Geraci (Bologna)
Marietta Horster (Mainz)
Hartmut Leppin (Frankfurt)
Pierfrancesco Porena (Roma III)
Stefan Rebenich (Bern)
Federico Santangelo (Newcastle)
Simonetta Segenni (Milano)
Sebastian Schmidt-Hofner (Tübingen)
Questo volume è stato pubblicato con il contributo del Dipartimento di Studi letterari,
filologici e linguistici dell’Università degli Studi di Milano.
Augusto
dopo il bimillenario
Un bilancio
Augusto
dopo il bimillenario
Un bilancio
©
2018
Mondadori Education S.p.A., Milano Tutti i diritti riservatiISBN
978-88-00-74905-3
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Lineagrafica s.r.l. – Città di Castello (PG)
Introduzione, di S. Segenni VII
Le
Res Gestae di Augusto: questioni aperte, di A. Marcone 1
Le
Res Gestae nel dibattito contemporaneo: un bilancio, di P. Arena 8
Il testo in greco delle Res Gestae
Divi Augusti. Una riflessione
sul lessico del potere
, di C. d’Aloja
20
Sallustio e Ottaviano
, di G. Zecchini 38
Cicerone nei Commentarii di Augusto
, di L. Canfora 46
Augusto e i suoi poeti: il caso Tibullo
, di M. Gioseffi 52
Augusto in Plutarco
, di F. Santangelo 66
Gli anni 4-9 d.C.: riforme e crisi alla fine dell’epoca augustea
,
di A. Dalla Rosa 84
I meccanismi elettorali in età augustea nella narrazione
di Cassio Dione
, di F. Russo
101
La refondation de Rome par Octavien/Auguste. Fiction et invention
à la naissance du régime impérial
, di J. Scheid 120
Consilium coercendi intra terminos imperii: Motivationswandel
VI Indice
Augusto e la pacatio della Cirenaica
, di S. Struffolino 138
Augusto, Crasso e gli spolia opima
, di D. Redaelli 144
La
pietas al tempo di Augusto. Tra sentimento e diritto, di L. Gagliardi 153
Dopo Ottaviano: la Azia di Augusto
, di F. Rohr Vio 170
Iulia Augusta: Livia dopo Augusto
, di F. Cenerini 183
Augusto,
optimus princeps? Una nuova proposta per CIL, XI 3517,
di G. Bianchini e G.L. Gregori 195
Tiberio costruttore per Augusto
, di F. Slavazzi
207
Augusto e i catasti d’Italia
, di L. Maganzani 217
L’Italia diventa augustea
, di S. Segenni 236
L’aristocratie augustéenne de Ronald Syme: un acteur politique?
,
di F. Hurlet
242
Letture della Roman Revolution
di Ronald Syme, di L. Fezzi 257
Rostovtzeff, Augusto e La nascita dell’Impero romano
, di P.G. Michelotto 264
L’immagine di Augusto ne La nascita dell’Impero romano
di M.I. Rostovtzeff
, di M. Bellomo
280
Ottaviano e il cinema: storia di un non protagonista
, di M. Ravallese 289
Bibliografia 307
Indice dei nomi 379
Il volume accoglie le relazioni presentate al convegno «Augusto dopo il bimillenario.
Un bilancio» svoltosi a Milano dal 29 novembre al 1° dicembre 2016, al quale hanno
partecipato studiosi ai quali si devono importanti monografie e studi di significativo
rilie-vo dedicati ad Augusto e al suo Principato, insieme con più giovani ricercatori.
Il convegno, che si è posto a chiusura di una vastissima serie di iniziative
(pubblica-zioni, congressi, mostre) volte a celebrare nel 2014 il bimillenario della morte di Augusto,
mirava non solo a proporre un bilancio degli studi riservati in questi ultimi anni ad
Augusto e al suo principato, ma a esaminare anche temi restati più in ombra nel
dibat-tito recente, a mettere in evidenza problemi ancora aperti, a proporre aggiornamenti su
argomenti specifici.
I primi tre contributi che aprono il volume permettono di esemplificare
l’imposta-zione data di volta in volta dagli autori ai loro saggi.
Arnaldo Marcone infatti riesamina i problemi ancora aperti che pongono le Res
Gestae Divi Augusti; Patrizia Arena traccia un bilancio degli studi più recenti su
que-sto straordinario documento; Chiara D’Aloja dedica un approfondimento al teque-sto greco
delle Res Gestae.
Tra gli autori antichi viene preso in esame, nel saggio di Giuseppe Zecchini, Sallustio
che pure non trattò di Ottaviano, ma nella cui opera storica ricorrono allusioni al secondo
triumvirato; mentre Federico Santangelo dedica la sua attenzione alla figura di Augusto
in Plutarco – la cui biografia di Augusto non ci è giunta – attraverso l’analisi degli
Apophthegmata e delle vite di Cicerone, Bruto, Antonio. In Cicerone nei Commentarii
di Augusto, Luciano Canfora mette in evidenza il recupero di Cicerone da parte di
Augusto «utile a conforto di una visione del proprio capolavoro costituzionale».
A Tibullo, e in particolare a quanto Tibullo ci permette di comprendere della
socie-tà dell’epoca, è dedicato il saggio di Massimo Gioseffi su Augusto e i suoi poeti.
Le «crisi», emerse in settori dello stato tra 4 e 9 d.C., e le riforme che ne seguirono,
vengono approfondite da Alberto Dalla Rosa; mentre Federico Russo si occupa del
mec-canismo elettorale in età augustea attraverso l’esame del lessico usato da Cassio Dione.
Una riflessione sulla politica religiosa di Ottaviano Augusto e più in generale sulla
natura del Principato viene proposta da John Scheid.
VIII Introduzione
Riguardo alla politica estera, Consilium coercendi intra terminos imperii.
Motivationswandel in der augusteischen Expansionspolitik? è il titolo del saggio di
Werner Eck, che delinea gli orientamenti nella politica espansionistica augustea.
La pacatio della Cirenaica è argomento dell’ articolo di Stefano Struffolino,
men-tre Davide Redaelli si occupa della campagna militare di Crasso e della questione degli
spolia opima.
Il significato che in età augustea assume la pietas nella cultura, nella società, nel
diritto è il tema del saggio di Lorenzo Gagliardi.
Due figure femminili sono oggetto di speciale attenzione. Francesca Rohr Vio tratta
di Azia, madre di Augusto; Francesca Cenerini di Livia, Iulia Augusta, dopo la morte
dell’imperatore.
Non era Augusto, ma Tiberio l’optimus princeps di un’iscrizione frammentaria da
Civitavecchia, come dimostrano Giammarco Bianchini e Gian Luca Gregori. E al ruolo
di Tiberio, costruttore per Augusto, è dedicato il saggio di Fabrizio Slavazzi, relativo agli
interventi edilizi di Tiberio nella Roma di età augustea.
Non viene trascurato un tema complesso quale l’impegno di Augusto nella
catasta-zione, che è affrontato da Lauretta Maganzani nel suo contributo riguardante Augusto
e i catasti d’Italia.
Alla storiografia moderna su Augusto sono dedicate le riflessioni di Frédéric Hurlet
sull’aristocrazia augustea nell’opera di Sir Ronald Syme, mentre le pagine di Luca Fezzi
sono riservate a considerazioni sulla Roman Revolution dello studioso inglese.
La nascita dell’Impero romano pubblicato da Rostovtzeff nel 1918 è il tema dei
contributo di Pier Giuseppe Michelotto che delinea il contesto storico-culturale che fece da
sfondo alla stesura dell’opera, e di quello di Michele Bellomo, che esamina le valutazioni
dello studioso russo riguardo all’attività riformatrice di Augusto.
Chiude il volume il saggio di Maurizio Ravallese sull’immagine di Ottaviano nelle
opere cinematografiche: è la storia di un «non protagonista».
Le relazioni presentate nel corso del convegno e accolte in questo volume, che hanno
riguardato tematiche storiche, letterarie, storiografiche, epigrafiche, giuridiche,
archeolo-giche, si segnalano non solo per l’ampio spettro dei temi affrontati, ma stanno a
testimo-niare un interesse per Augusto e per il suo principato che non sembra destinato a esaurirsi.
Sono grata agli autori dei saggi che vengono presentati in questo volume e
deside-ro ricordare che la collaborazione di Michele Bellomo nell’organizzazione del convegno
è stata preziosissima. A Silvia Gazzoli, che ha curato anche la bibliografia generale del
volume, si deve la realizzazione degli indici, indispensabili in ogni libro.
1 Una biografia selettiva
Intorno all’85 a.C. nella casa di Marco Azio Balbo nasceva Azia Maggiore. La
madre era Giulia. La parentela con Gneo Pompeo Magno avrebbe avvicinato presto
il padre, senatore di famiglia plebea, ai gruppi politici più influenti a Roma,
nono-stante le origini municipali; le nozze con Giulia, esponente attraverso il padre della
nobile gens Giulia, discendente per parte di madre dell’illustre famiglia degli Aureli
Cotta e sorella di Giulio Cesare, avevano infatti legittimato Balbo ad assumere ruoli
di prestigio nello Stato, garantendogli la pretura
1.
Nel 69 a.C. Azia sposò l’homo novus di Velletri Gaio Ottavio, che, come il
suo-cero, raggiunse il rango pretorio
2. A lui, già padre di una figlia nata da Ancaria, la
nuova moglie diede Ottavia Minore e Gaio Ottavio
3. In seconde nozze, tra il 58 e
il 57 a.C., Azia, rimasta vedova nel 59 a.C., sposò, senza dargli figli, Lucio Marcio
Filippo, che nel 56 a.C. avrebbe ricoperto il consolato
4. Questo matrimonio,
celebra-*
Dipartimento di Studi Umanistici; ORCID ID: 0000-0001-5224-083X.1
Sulla famiglia di Azia vd. Svet. Aug. 4 e Cic. Phil. 3, 15-16. Cfr. Harders 2008, p. 270 e Chausson 2013, pp. 73-74.2
Per Gaio Ottavio e i suoi antenati vd. Vell. 2, 59 e Svet. Aug. 2-3; cfr. Blasi 2012, p. 168 e nota 322. Gaio Ottavio nel 62 a.C. ottenne il rango pretorio e nel 61 a.C. il governatorato della Macedonia. Combatté contro i catilinari e i sopravvissuti dell’esercito di Spartaco. Morì nel 59 a.C. Il nucleo originario degli Octavii viene fatto risalire all’età regia: Svet. Aug. 2. In età storica se ne conoscono due rami: quello in cui nacque Augusto discendeva da Gaio e comprese cavalieri sino all’ingresso in Senato del padre del principe; l’altro ebbe come capostipite Gneo e annoverava al suo interno pretori e consoli. Vd. Cic. rep. 2, 20; Liv. 1, 35, ma anche Nicol. Dam. F 126, 2, 3; Vell. 2, 59, 2; Svet. Aug. 1-2; Dio 45, 1, 1; Zon. 10, 13. Gaio Ottavio fu elevato al patriziato da Cesare nel 48 a.C.: Svet. Aug. 2, 1; Dio 45, 2, 7.3
Erroneamente Plut. Ant. 31, 1 identifica la moglie di Antonio non in Ottavia Minore, figlia di Azia, ma in Ottavia Maggiore, figlia della prima moglie di Gaio Ottavio, Ancaria.4
Sul matrimonio tra Filippo e Azia vd. Nicol. Dam. F 127, 3, 5; Vell. 2, 59, 3; Dio 45, 1, 1-3; Serv. Aen. 8, 361. Vd. anche Gray-Fow 1988, p. 186. Sui Marci Filippi vd. van Ooteghem 1961, pp. 40-185 e Santangelo 2016b, pp. 53-54.Francesca Rohr Vio
Università Ca’ Foscari – Venezia*
171 Dopo Ottaviano: la Azia di Augusto
to nei primi anni dell’esperienza triumvirale, univa Filippo, esponente di una
fami-glia vicina a Pompeo
5, con Azia, che era nipote di Cesare, poco dopo che la figlia di
quest’ultimo, Giulia, aveva sposato il Magno e poco prima che il figlio di Filippo, suo
omonimo, si legasse in matrimonio ad Azia Minore, sorella della moglie del padre
6.
Le notizie sulla vita di Azia restituiscono un profilo biografico assai selettivo.
Al pari di queste informazioni sulla famiglia di provenienza e sui legami
matri-moniali, anche le altre notizie sulla matrona sembrano funzionali in primo luogo
a chiarire aspetti della vita del futuro principe. Si ricorda infatti come Azia avesse
inciso in modo determinante nella formazione e nella condotta del giovane Gaio
Ottavio e la stessa tradizione sul concepimento divino del figlio, nato da un’unione
della donna con Apollo, più che concorrere alla conoscenza di Azia è evidentemente
intesa a fornire informazioni preziose, per suo tramite, sul futuro Augusto. Il focus
pare direzionato su quest’ultimo anche nella menzione degli eccezionali onori
riser-vati nel 43 a.C. dal giovane console alla madre defunta: la laudatio funebris, se non
addirittura un funerale pubblico, e in seguito l’accoglienza delle ceneri nel Mausoleo,
quando esso venne edificato
7.
Risulta quindi evidente come la memoria della matrona, lungi dal rivestire
un valore autonomo, trovi la sua ragion d’essere in rapporto al figlio
dall’eccezio-nale destino.
2 Sanctissima femina atque optima. La lettura di Augusto
8Nel rispetto di questo approccio, il ritratto di Azia si configura come
esal-tazione di quelle virtutes di cui, secondo il mos maiorum, una matrona doveva
disporre: sanctissima femina atque optima, secondo la definizione del Cicerone,
all’epoca mentore di Ottaviano, la donna era moglie e madre, ispirava la sua
con-dotta alla pudicitia, esercitava la pietas nei confronti del figlio
9. Permane, tuttavia,
anche notizia di comportamenti della matrona alternativi rispetto al modello
fem-minile tradizionale, ancora in auge nel tempo in cui visse. Azia, infatti,
interferen-do in occasioni molteplici nelle scelte del figlio, incise, per quanto mai
attraver-so interventi diretti, nella vita politica di Roma. Tali attraver-sopravvivenze suggeriscono,
dunque, come la memoria di Azia non rispondesse solo all’obiettivo generico di
dar lustro al figlio tramite l’immagine standardizzata di una madre virtuosa, ma
risultasse funzionale anche al perseguimento di obiettivi più circostanziati, per i
quali si imponeva la valorizzazione di iniziative della donna anche estranee alla
prassi canonica dell’agire femminile.
5
Vd. van Ooteghem 1961, pp. 171-185.6
In relazione al significato politico di queste unioni vd. Blasi 2012, p. 218.7
Per tutti questi aspetti vd. diffusamente infra.8
È questa la formula con la quale qualifica Azia Cic. Phil. 3, 16.9
In merito alle virtutes attribuite ad Azia ma anche a quelle che la donna nel ruolo di educatrice avrebbe trasmesso al figlio vd. Polo Toribio 2016, pp. 185-205.Di Azia conservano menzione fonti diverse
10. Ma il ricordo della donna deriva
in primo luogo dalla Biografia di Augusto di Nicolao di Damasco, che in numerosi
passi richiama le iniziative della matrona nel lasso temporale compreso tra il 58-57
a.C., quando Azia sposò Filippo, e il 43 a.C., quando morì
11.
Tali fonti restituiscono un’immagine della donna sostanzialmente
con-gruente
12. Esse ebbero tutte accesso, per via diretta o mediata, all’Autobiografia di
Augusto
13. L’eccezione è rappresentata da Cicerone, il quale comunque, lui stesso
come Gaio Ottavio padre in origine estraneo alla classe dirigente, quando
compo-se i suoi discorsi contro Antonio operava di concerto con Ottaviano e quindi aveva
tutto l’interesse a valorizzare attraverso Azia i legami familiari più nobili del puer,
che avrebbero consentito all’aristocrazia di non percepire l’erede di Cesare come
totalmente estraneo
14. L’utilizzo possibile dell’Autobiografia da parte delle fonti che
ricordano la madre di Augusto sembra suggerire, pertanto, come assai probabile che
l’archetipo della tradizione su Azia sia lo stesso principe. Tale patrimonio
informa-tivo potrebbe aver trovato organica codificazione nella sua Autobiografia: in
quel-la sede, come è noto, Gaio Ottavio divenuto Augusto aveva provveduto alquel-la
ride-finizione, attraverso una vulgata confacente ai suoi scopi autogiustificativi, del suo
discusso legame con Cesare e della storia dei suoi contestati primi anni di attività
politica
15; in tal modo aveva risposto a un’urgenza di legittimazione ancora inevasa
nei primi anni del Principato
16quando quel consensus universorum imprescindibile
per giustificare il primato di uno solo non rappresentava ancora una realtà
tangibi-le e stabilizzata
17. Alcuni temi in particolare erano stati oggetto dell’aspra polemica
10
Cic. Phil. 3, 15-16; Vell. 2, 59-60; Svet. Aug. 2, 8; 4; 61, 2; 94; Plut. Ant. 31, 1; Cic. 49; Tac. dial. 28, 4-7; App. civ. 3, 2, 10; 3, 91, 375-3, 92, 381; Dio 41, 1, 1; 45, 1, 2-3; 47, 17, 6;Epigr. Bob. 39 attribuito a Domizio Marso, per cui vd. Nocchi 2016, pp. 81-90 e Mayer i Olivé 2016, pp. 391-408. Vd. anche l’epitaffio di Azia: Epigr. Bob. 40. Ov. fast. 6, 801 e 809 potrebbe ospitare un riferimento ad Azia, forse menzionata anche in CIL IV 6893 (vd. Lebek 1977, pp. 25-31).
11
Per gli specifici passi in cui Nicolao ricorda Azia, vd. infra.12
Per l’utilizzo da parte di Nicolao della Autobiografia di Augusto vd. Toher 2009, pp. 125-144.13
Per l’Autobiografia di Augusto vd. Svet. Aug. 85, 1. Cfr. Smith – Powell 2009 e nel volume in particolare Smith 2009, pp. 1-13; Toher 2009, pp. 125-144; vd. anche Canfora 2015, pp. 294-299.14
Sulla posizione di Cicerone nei confronti di Ottaviano vd. Pina Polo 2005, pp. 379-393 e pp. 93-106 specificamente in merito alla gestione delle proprie origini municipali da parte dell’Arpinate; vd. anche van der Blom 2010, pp. 29-59.15
Sulla polemica che contrappose Antonio e Ottaviano tra il 44 e il 31 a.C. vd. Charlesworth 1933, pp. 172-177, part. 177; Flory 1988, pp. 343-359; Borgies 2016.16
Per la cronologia di pubblicazione dell’Autobiografia, che quale ultimo argomento trattava della guerra cantabrica del 25 a.C. e che si deve comunque considerare precedente al 20 a.C., vd. Rich 2009, pp. 157-161.17
In questo senso, ad esempio, le congiure che ancora venivano ordite contro il principe e per le quali vd. Rohr Vio 2000 e 2011. Sul concetto di consensus universorum in età augustea173 Dopo Ottaviano: la Azia di Augusto
animata all’indirizzo di Ottaviano dai sostenitori della Repubblica e soprattutto da
Antonio e richiedevano una definitiva puntualizzazione. La memoria di Azia
sem-bra aver concorso a questa causa.
3 Tra Gaio Ottavio e Giulio Cesare. Azia nella legittimazione
di un legame contestato
Tra gli argomenti utilizzati contro Gaio Ottavio risultava particolarmente
insi-dioso il tema del legame da lui intrattenuto con Giulio Cesare e, di conseguenza, la
legittimità del suo ruolo di erede politico del Dittatore.
Dal 44 a.C. e fino alla conclusione della guerra contro Antonio nel 30 a.C.,
sep-pure in forma discontinua, l’azione politica di Gaio Ottavio si era fondata sul suo
ruo-lo di soruo-lo vero erede di Giulio Cesare, condizione che gli aveva assicurato il sostegno
dei veterani del padre adottivo e dei non pochi accreditati esponenti dell’establishment
cesariano, nonché le risorse economiche necessarie per promuovere la sua affermazione.
Precocemente Augusto ridefinì le modalità di celebrazione sia del padre
adot-tivo che del suo legame con lui
18: la nuova forma di gestione del potere che il
prin-cipe stava varando imponeva una presa di distanza dal Dittatore accusato di ambire
al regno; quest’ultimo dal 44 a.C. era, invece, venerato nelle nuove vesti di Divus
riconosciutegli dal suo erede, opportunamente divenuto in tal modo Divi filius
19.
La legittimità dell’eredità gentilizia, patrimoniale e politica acquisita da Gaio
Ottavio doveva essere definitivamente confermata fin dai primi anni del Principato,
quando egli era ormai Augusto, per garantirgli il supporto dei non pochi
sosteni-tori fedeli del Dittatore che sedevano in Senato. E ancora concreta era l’esigenza di
contestare le voci dei dissenzienti: avrebbero potuto infatti promuovere pericolose
rivendicazioni su questo tema i discendenti di coloro che, come Antonio ma anche
Lepido, avevano contestato il diritto successorio di Ottaviano: avevano insinuato
che il nipote aveva ottenuto l’adozione dallo zio con mezzi illeciti
20e sostenuto
che questi non era l’autentico erede del Dittatore, come invece il figlio natogli da
vd. Hurlet 2014, pp. 117-141. Sulla necessità per Augusto di rileggere la sua prima stagione politica vd. Montlahuc in c.d.s.
18
In merito alle modalità diverse nel tempo in cui Ottaviano Augusto valorizzò il precedente cesariano vd. Zecchini 2010, pp. 47-62.19
L’apoteosi di Cesare venne segnalata già nel luglio del 44 a.C. dalla comparsa di una cometa durante i Ludi Victoriae Caesaris. Assunse un enorme peso politico e la titolatura Divi filius fu ampiamente propagandata: vd. Cresci Marrone 2017b con ricca bibliografia di riferimento. Cfr. anche Koortbojian 2013, pp. 27-28. Pandey 2013, pp. 405-449 ritiene invece che l’interpretazione del Sidus Iulium come manifestazione della divinizzazione di Cesare non vada ricondotta a Ottaviano ma sia l’esito di una successiva reinterpretazione ovidiana.20
Svet. Aug. 68, 1 testimonia come secondo Antonio l’adozione fu la ricompensa concessa daCleopatra, Cesarione, riconosciuto dal padre naturale secondo quanto potevano
testimoniare gli amici dell’ucciso
21.
Ottaviano replicava a tali accuse attraverso argomentazioni diverse: il
ridimen-sionamento nella memoria dei legami intrattenuti da Giulio Cesare con coloro che
avrebbero potuto vantare, o già avevano dichiarato, il diritto alla sua successione
politica
22; l’eliminazione di quanti, come Cesarione, erano nella condizione di
esibi-re legami di sangue diesibi-retti con il Dittatoesibi-re
23; ma anche l’ostentazione, attraverso la
descrizione di episodi specifici, sia della predilezione nutrita in vita da Giulio Cesare
nei suoi confronti, sia delle molteplici ragioni che portarono alla sua adozione
24. Per
quest’ultimo aspetto della strategia ottavianea Azia fu strumento importante, tanto
in vita quanto soprattutto attraverso la memoria, dopo la sua morte.
In primo luogo, in Azia risiedevano molte delle motivazioni che avevano
indot-to Giulio Cesare ad adottare il nipote, motivazioni valorizzate nella successiva
rilet-tura di Ottaviano in seguito codificata da Augusto.
La donna, figlia della sorella del Dittatore, era garante, innanzitutto, di quel
legame di sangue che univa Giulio Cesare al nipote. Proprio tale vincolo
certi-ficava che il rapporto tra Gaio Ottavio e il Dittatore non derivava solo dalla via
legale dell’adozione testamentaria, ma scaturiva da quella consanguineità che
con-formemente alla tradizione determinava gli assetti gentilizi e che in seguito
risul-tò prioritaria nelle scelte successorie compiute da Augusto divenuto principe.
Probabilmente questo fondamentale ruolo assolto da Azia determinò
l’attribu-zione nel 43 a.C. alla donna defunta dell’onore della laudatio
25, funzionale nelle
intenzioni del figlio a ricordare in quella occasione Giulio Cesare tra gli
ascenden-21
Svet. Caes. 52, 2 ricorda il soggiorno egizio di Giulio Cesare con Cleopatra, la successivapermanenza a Roma della regina, la nascita dalla loro unione di Cesarione, riconosciuto dal padre, come ben sapevano Gaio Mazio, Gaio Oppio e gli altri suoi amici, secondo quanto Antonio dichiarò in Senato. Oppio, tuttavia, prosegue il biografo, dichiarò che Cesarione non era figlio di Cesare.
22
Così Lepido, per cui vd. Rohr Vio 2004, pp. 231-252 e ora Zevi 2016, pp. 287-309, e Marco Antonio, per cui vd. Cristofoli 2008, pp. 132-134 e 140-170; Cresci Marrone 2013, pp. 49-59.23
Sull’uccisione di Cesarione vd. Plut. Ant. 81, 4-5 e 82, 1 e Svet. Aug. 17, 5.24
Vell. 2, 59 ricorda l’amore di Giulio Cesare per il nipote, la sua decisione di farlo allevare presso il patrigno Filippo; di condurlo con sé, compiuti i diciotto anni, nella campagna di Spagna e da allora di tenerlo con sé; l’attribuzione del pontificato; l’invio ad Apollonia con l’intento di prenderlo come compagno d’armi nelle guerre in Oriente.25
Azia morì nell’autunno del 43 a.C., tra il 19 agosto, quando Ottaviano assunse il consolato, e la fine di novembre, quando questi depose la carica in favore di Publio Ventidio: Svet. Aug. 61, 2. Il biografo menziona genericamente onori funebri eccezionali (praecipia officia) ma istituisce un’analogia con le celebrazioni funebri nell’ 11 a.C. per Ottavia, onorata addirittura con una doppia laudatio; Dio 47, 17, 6 afferma che Azia fu sepolta a spese pubbliche. Cfr. Southern 1998 (2014), p. 10 e Blasi 2012, pp. 92-94 e 216. Una precoce volontà di Gaio Ottavio di ostentare il suo legame con i Giuli, e quindi con Cesare, si potrebbe cogliere nella laudatio175 Dopo Ottaviano: la Azia di Augusto
ti della donna, e quindi di lui stesso
26. Ottaviano avrebbe in ciò seguito proprio il
modello dello zio, che nel 69 a.C. attraverso i discorsi funebri per la zia Giulia e la
moglie Cornelia aveva ostentato i suoi legami familiari, rivendicando il diritto alla
guida della factio popularis in precedenza assunta dal marito della prima defunta,
Gaio Mario, e dal padre della seconda, Cornelio Cinna
27.
Ma secondo la vulgata del futuro principe Azia condizionò la decisione di
Giulio Cesare di adottare Gaio Ottavio anche sulla base di una circostanza diversa
dal legame di sangue. Cassio Dione testimonia che il Dittatore scelse il nipote
per-ché la madre sosteneva di averlo concepito da Apollo, garantendogli origini divine
28.
Tale tradizione conobbe diffusione dopo la morte di Giulio Cesare, quantomeno se
la designazione di Gaio Ottavio fu resa nota solamente attraverso l’apertura del
testa-mento, come testimoniano le fonti. È tuttavia significativo che Ottaviano, probabile
regista della sua divulgazione, la evocasse anche a giustificazione della scelta dello zio
in suo favore, ancora chiamando in causa Azia.
La valorizzazione della donna in relazione alle scelte di Giulio Cesare, d’altra
parte, non sorprende: le fonti suggeriscono infatti come, quantomeno dal 45 a.C.,
alla madre di Gaio Ottavio fosse stato riconosciuto un ruolo di preminenza nella
famiglia del Dittatore. In quell’anno, assenti Giulio Cesare e il nipote, il
cosiddet-to Pseudo Mario aveva riconosciucosiddet-to proprio ad Azia il potere di accreditare la sua
parentela con la gens Iulia, pur senza ottenere il riscontro che auspicava
29. Inoltre,
secondo la testimonianza, tuttavia priva di riscontri, di Nicolao di Damasco,
pro-funebris pronunciata dal giovane nel 51 a.C. per la nonna Giulia per la quale vd. Hurlet2015, p. 35.
26
Blasi 2012, pp. 60 nota 142; 92-93, 139 preferisce all’ipotesi di un funerale pubblico l’attribuzione della laudatio funebris publica, funzionale per il figlio a ostentare la consanguineità con il Dittatore e quindi la sua condizione di Divi filius. Le ceneri della matrona, accolte nel Mausoleo di Augusto dopo l’inaugurazione del sepolcro, secondo Blasi 2012, p. 93 furono originariamente deposte nella tomba del Dittatore proprio per sottolineare il collegamento, suo tramite, tra il defunto Cesare e il triumviro suo erede. Per l’epitaffio di Azia vd. Epigr. Bob. 40:Hic Atiae cinis est, genetrix hic Caesaris, hospes, / condita: Romani sic voluere patres. L’epitaffio, la
cui paternità è discussa, è attribuito a Domizio; vd. Mayer I Olivé 2016, pp. 403-406.
27
Sulle due laudationes vd. Svet. Iul. 6, 1 e Plut. Caes. 5, 1-7. Vd. Flower 1996, p. 124; Valentini 2013, p. 55; Pepe 2015, pp. 30-33.28
Dio 45, 1, 2-3 testimonia che Giulio Cesare pensava di lasciare il nipote erede del suo nome, dei suoi beni e dello Stato per vari motivi, ma soprattutto il fatto che Azia affermava di averlo generato da Apollo; la donna si sarebbe addormentata nel tempio del dio e si sarebbe congiunta con un serpente, unione dalla quale sarebbe nato Gaio Ottavio. Anche App. civ. 3, 16, 60 addebita a tale concepimento divino la preferenza accordata da Cesare al nipote rispetto ad Antonio. Vd. Nocchi 2016, pp. 82-83.29
Sull’episodio vd. Nicol. Dam. F 128, 14, 32-33. Vd. Scardigli 1980, pp. 207-221; Peppe 1984, pp. 132-134; Rohr Vio 2017, pp. 106-107. Gray-Fow 1988, p. 188 rileva come dopo la morte di Giulia nel 54 a.C., Azia rimanesse la parente più vicina a Cesare e, si può aggiungere, ancor più dopo la morte anche della sorella di Cesare, nonna di Gaio Ottavio, Giulia nel 51 a.C.prio Azia venne investita dal Dittatore dell’incarico di organizzarne il funerale: se
il contesto di tale indicazione fu quello stesso testamento, del settembre del 45
a.C., con cui Giulio Cesare ne adottava il figlio, si potrebbe comprendere la
pre-ferenza accordata alla madre dell’erede rispetto ad altre donne della famiglia
30.
4 Tra Gaio Ottavio e Giulio Cesare defunto.
Azia nella giustificazione di una vendetta procrastinata
La memoria di Azia contribuì alla causa del futuro principe anche in
riferimen-to a una contestata decisione dell’esordio della sua carriera politica.
Accettata l’eredità dello zio, Gaio Ottavio non si attivò nell’immediato per
vendicarne l’assassinio, inizialmente rifiutando il sostegno delle legioni macedoniche
pronte ad agire al suo comando e successivamente combattendo a Modena contro il
cesariano Antonio per la causa del cesaricida Decimo Bruto. La ultio Caesaris sarebbe
stata rivitalizzata solo in seguito, come obiettivo condiviso a fondamento del secondo
triumvirato. Secondo Nicolao di Damasco, fonte dipendente dall’Autobiografia del
principe, i prudenti consigli proprio di Azia e di Filippo su questioni politiche e
mili-tari, e non un calcolo politico spregiudicato, contribuirono a indurre Gaio Ottavio
a posticipare la vendetta
31.
5 Oscuro loco natus. Azia nella nobilitazione delle origini
di Gaio Ottavio
La memoria di Azia sembra funzionale a replicare agli strali della polemica
antiottavianea anche su altri temi: le origini del futuro principe, la moralità della sua
vita privata, la sua condotta sui campi di battaglia.
30
Nicol. Dam. F 130, 17, 48. Il dato, a prescindere dalla sua storicità, attesta comunque l’esistenza di una tradizione, acquisita da Nicolao di Damasco e probabilmente ascrivibile all’Autobiografia del principe, che ostentava un legame stretto tra la donna e Giulio Cesare. Sul testamento di Cesare vd. Dio 44, 35, 2-3 che dipende dall’Autobiografia di Augusto.31
Secondo Nicol. Dam. F 130, 16, 38 all’indomani del Cesaricidio Azia chiedeva al figlio di rientrare a Roma. Secondo App. civ. 3, 9, 32-3, 10, 35, mentre alcuni degli amici di Roma e gli ufficiali suggerivano a Gaio Ottavio di vendicare Cesare con l’esercito di Macedonia, sua madre e Filippo gli scrivevano di scegliere una vita ritirata. Sul ruolo di informatrice privilegiata di Gaio Ottavio esercitato dalla madre in questa occasione vd. Nicol. Dam. F 130, 18, 51-54. Cfr. anche Vell. 2, 60, 1 e Svet. Aug. 8,2. Vd. Gray-Fow 1988, pp. 192-194.177 Dopo Ottaviano: la Azia di Augusto
Gli avversari politici di Gaio Ottavio, e in particolare il nobilis Marco Antonio,
precocemente gli contestarono di essere nato oscuro loco
32. Si riferivano in
particola-re alla posizione sociale non nobile del padparticola-re
33; alle origini della ricchezza familiare,
acquisita grazie alle professioni poco onorevoli del bisnonno e del nonno paterni
34e
degli avi della madre
35; infine alla provenienza municipale tanto del padre, nativo di
Velletri, quanto della madre, la cui famiglia paterna proveniva da Ariccia
36.
L’accusa suggeriva una generica inadeguatezza a svolgere attività politica di
Gaio Ottavio, privo delle virtutes che si ereditavano da avi nobiles. Nelle sue
ripropo-sizioni successive, ancor più pericolosamente mirava anche a evidenziarne l’assoluta
estraneità rispetto a quegli esponenti dell’aristocrazia conservatrice con cui almeno
dal tempo del matrimonio con Livia Drusilla egli si adoperava a perseguire
un’ipo-tesi di accordo e sulla cui collaborazione aveva fondato il suo nascente Principato
37.
La difesa dalle contestazioni sul padre doveva presentare delle difficoltà: a
Velleio, appassionato sostenitore del principe, non restava che accostare
all’indica-zione dell’appartenenza della famiglia all’ordine equestre l’aggettivo nobilitante
spe-ciosa e definire quell’uomo gravis, sanctus, innocens, dives, peculiarità proprie di un
aristocratico romano
38.
Diversamente, il ramo materno si prestava a un’efficace replica.
È lo stesso Cicerone a difendere le origini di Azia, e quindi di Gaio Ottavio,
ribadendo l’antichità del municipio di Ariccia e dei legami federali di quella
comu-nità con la res publica, la sua prossimità geografica all’Urbe, la nobiltà dei suoi
citta-dini, distintisi anche a Roma
39.
Virgilio, vate del principe, forse acquisendo una tradizione concepita nella
laudatio funebris per Azia, suggerisce la discendenza della gens Atia dall’eroe troiano
Atys, compagno di Iulo, e pertanto attribuisce alla famiglia della madre di Augusto
il prestigio di una menzione già nel tempo mitico delle origini, contesto delle prime
relazioni tra Iuli e Azi, riprodotte nelle nozze dei genitori di Azia
40. La madre del
32
Vd. Borgies 2016, pp. 53-90.33
Vd. Cic. Phil. 3, 15. Vd. anche Svet. Aug. 2, 1-3.34
Svet. Aug. 2, 3 ricorda come nei suoi scritti Antonio rinfacciasse ad Ottaviano la condizione libertina del bisnonno paterno, funaio di Turi, e l’attività di cambiavalute del nonno, per il quale vd. anche Cic. Phil. 3, 6, 15; Tac. ann. 4, 34. Sull’uso ironico del cognomen Thurinus vd. Svet. Aug. 7, 1.35
Svet. Aug. 4, 2 testimonia che secondo Antonio il bisavolo di Azia, di origine africana, eraprofumiere o fornaio ad Ariccia, e la polemica aveva trovato cassa di risonanza in Cassio Parmense. Nocchi 2016, p. 84 ipotizza come proprio l’individuazione in Azia dell’obiettivo polemico su questa tematica avesse indotto Domizio Marso, forse sollecitato da Ottaviano a scrivere subito dopo la morte della madre, di affidare alla matrona una replica in prima persona sulle origini del figlio: Epigr. Bob. 39.
36
Cic. Phil. 3, 15, replicando, mette in luce la ‘romanità’ di Ariccia. Vd. Mayer I Olivé 2016, p. 400.37
Vd. Rohr Vio 2016, pp. 53-65.38
Vell. 2, 59, 2. Vd. Woodman 1983, p. 116; Elefante 1997, pp. 352-353.39
Cic. Phil. 3, 15-16.principe doveva, del resto, poter vantare antenati divini se già la zia di Cesare, Giulia,
che era anche zia della madre di Azia, discendeva da Venere, oltre che dai re Marci,
come aveva sostenuto lo stesso futuro dittatore nella laudatio funebris del 69 a.C.
41.
E con un dio la stessa Azia si era congiunta per generare Gaio Ottavio: le sue
origini, nobili attraverso la madre e non infames mediante il padre legale Ottavio, si
dovevano identificare addirittura in un padre naturale divino, Apollo, che nelle vesti
di serpente si sarebbe congiunto con la donna secondo la dettagliata notizia
acquisi-ta da Svetonio e Dione. La connessione tra l’evento e la fortuna del principe è
espli-citata dai sogni che le fonti attribuiscono ai due genitori ufficiali, che avevano visto
l’una le sue viscere innalzate alle stelle e l’altro la nascita dall’utero della moglie di
un sole raggiante
42. Il tema del concepimento divino di Augusto è accennato anche
nel breve componimento attribuito a Domizio Marso; il poeta non prende
posizio-ne sulla veridicità delle origini diviposizio-ne del principe ma, replicando alla polemica che
negava la nobiltà dei suoi antenati, riconosce credito a quest’ultima sia si voglia
pen-sare a un concepimento da Apollo sia ci si limiti a considerare i genitori ufficiali
43.
L’iconografia del cosiddetto Vaso Portland, che raffigura da un lato Apollo rivolto
verso Azia assopita e dall’altro un serpente in grembo alla donna, conferma che la
notizia dovette conoscere una notevole diffusione e fortuna
44.
La memoria della famiglia di Azia contribuì, dunque, efficacemente a
contra-stare i temi della polemica sulle origini modeste del futuro Augusto.
6 Gaio Ottavio tra mos maiorum e immoralità. La lezione di Azia
La polemica triumvirale contro Gaio Ottavio si incentrò anche sulla sua
immo-ralità. Si trattava di uno strumento adottato da Antonio in primo luogo per
repli-care alle accuse che il collega muoveva al suo indirizzo, contestandogli le
numero-se amanti e in particolare Cleopatra, con cui il triumviro intratteneva una
relazio-ne che offendeva la Romana uxor Ottavia. Inoltre il motivo polemico consentiva ad
Antonio di mettere in discussione quella adesione incondizionata al mos maiorum su
cui Ottaviano costruiva il suo consenso in Occidente, per contrasto alla progressiva
orientalizzazione dei costumi del collega
45.
Non pochi sono gli episodi che Antonio evocò a sostegno della sua tesi e di
cui rimane memoria nella tradizione storiografica, pur in seguito pesantemente
revi-41
Sulla laudatio per Giulia vd. supra.42
Suet. Aug. 94, 4 e Dio 45, 1, 2.43
Epigr. Bob. 39: Domitii Marsi de Atia: /Ante omnes alias felix tamen hoc ego dicor, / sive hominempeperi femina sive deum. In particolre sull’attribuzione a Marso vd. Mayer I Olivé 2016, pp.
403-406.
44
Sull’iconografia del vaso vd.Ensoli 2002, pp. 165-260.179 Dopo Ottaviano: la Azia di Augusto
sionata dal vincitore di Azio. È Svetonio a costruire una rassegna degli adultèri del
futuro principe contestati da Antonio: le relazioni con le mogli dei suoi avversari
politici, per carpire notizie sui piani di costoro; il matrimonio con Livia che,
incin-ta del precedente marito, contrasse nuove nozze; l’avventura con la moglie di un
consolare; il legame con un’amante di cui Scribonia contestava l’eccessiva
influen-za; le molte passioni con donne preselezionate per lui dagli amici
46. Benché questi
episodi non siano datati dalla fonte, è ancora Cicerone a certificare come la
pole-mica sul tema all’indirizzo di Ottaviano risalisse già alle prime fasi della sua attività
politica: nella III Filippica del 20 dicembre del 44 a.C. l’Arpinate replicava, infatti,
ad Antonio rivendicando, attraverso un paragone e contrario, la dirittura morale, la
morigeratezza e la pudicizia del giovane
47. Il ricordo di Azia, responsabile
dell’edu-cazione del figlio e vigile guida proprio di quei suoi anni giovanili, pare essere stata
efficacemente valorizzata in questo caso per replicare alla generale valutazione
del-la moralità di Ottaviano. Nicodel-lao di Damasco, infatti, non solo riferisce che Gaio
Ottavio conduceva una vita morigerata e si asteneva dai piaceri amorosi
48, ma anche
che la madre lo distoglieva dalle donne, nonostante il suo successo, sorvegliandolo e
limitandone gli spostamenti
49.
La memoria dell’agire della donna sembra, dunque, confacente all’esigenza di
Gaio Ottavio, ma poi anche di Augusto, di confermare la propria immagine di
rigo-roso garante del mos maiorum.
7 Gaio Ottavio e l’attività militare. Le interferenze della madre
Gaio Ottavio, in netta contrapposizione con il padre adottivo e con colui che
ne rivendicava l’eredità politica, Antonio, veniva contestato per l’inefficacia della sua
azione militare
50. La tradizione ostile
51individuava le occasioni specifiche in cui in
modo particolare si era palesata tale grave manchevolezza nella guerra di Modena
52,
46
Svet. Aug. 69, 1-2.47
Vd. Cic. Phil. 3, 15.48
Nicol. Dam. F 128, 15, 36 mette in luce come tale morigeratezza distinguesse Gaio Ottavio dai suoi coetanei.49
Nicol. Dam. F 127, 5, 12. Sul passo vd. Parmentier – Barone 2011, p. 215 nota 23. Macrobio (2, 4, 20) ricorda un’occasione in cui Augusto diede prova di spirito, aspetto che distingue il buon principe dal tiranno, di fronte all’insinuazione di un provinciale su un possibile adulterio di Azia. Questa memoria tarda e dipendente da fonti perdute potrebbe conservare traccia delle contestazioni rivolte alla stessa matrona sul tema della pudicitia e delle repliche del figlio: in proposito vd. Montlahuc in c.d.s.50
Per l’ignavia di Gaio Ottavio vd. Borgies 2016, pp. 190-210.51
Plin. nat. 7, 147-149 identifica una serie di episodi in cui Gaio Ottavio diede prova di scarsocoraggio, contestualizzati a Filippi e nelle operazioni militari in Sicilia.
52
Svet. Aug. 10, 4 riferisce come Antonio scrisse che nella battaglia di Forum Gallorum Gaionella battaglia di Filippi
53, negli scontri con la flotta di Sesto Pompeo tra Milazzo
e Nauloco
54.
L’interferenza di Azia nella formazione militare del figlio è riferita a fasi molto
precoci della sua formazione: Nicolao di Damasco testimonia che fin da giovane egli
si allenava alla guerra, con l’esercizio fisico e la pratica militare, e la madre e il
patri-gno Filippo osservavano compiaciuti il giovane, ammirato dai coetanei
55. Il biografo
Damasceno indirettamente affronta anche la questione più delicata, ovvero l’accusa,
di frequente rivolta all’erede di Cesare, di mancare di coraggio. Così, mentre Roma
era dilaniata dalla guerra civile tra cesariani e pompeiani, l’allontanamento
precau-zionale di Gaio Ottavio dall’Urbe viene ricondotto alla cautela di Azia e del
patri-gno
56. Parimenti, Ottavio non prese parte alla campagna d’Africa di Giulio Cesare
non per viltà ma per la contrarietà della madre, preoccupata per la sua salute
cagio-nevole e in ciò supportata dallo stesso Dittatore
57. Anche in occasione della guerra
in Spagna l’apprensione della madre ostacolò la partecipazione di Gaio Ottavio, ma
infine il giovane, sostenuto dallo zio, si impose, raggiungendo Giulio Cesare, senza
essere accompagnato dalla donna che pure si era offerta di far parte del suo
segui-to
58. I timori di Azia nei confronti del coinvolgimento del figlio in azioni militari
sono confermati del resto, nell’interpretazione di Nicolao, anche dalla cautela con
cui Gaio Ottavio le mentì in merito alle sue iniziative del 44 a.C. in Campania:
allo-ra in prima persona e attallo-raverso Salvidieno Rufo contese ad Antonio i veteallo-rani
cesa-riani da arruolare nelle proprie fila e riferì invece ad Azia che si sarebbe recato presso
i suoi possedimenti paterni al fine di venderli e poter dare esecuzione alle volontà
testamentarie del padre
adottivo
59.
La responsabilità dei mancati interventi militari di Gaio Ottavio nella
tradizio-ne vietradizio-ne, quindi, addebitata ad Azia, propensa a proteggere il figlio «per la sua tetradizio-ne-
tene-rezza e la sua debolezza di donna e di madre», secondo le parole attribuite da Nicolao
53
Plut. Ant. 22, 2 attribuisce ad Antonio il merito della vittoria e testimonia che diversamentenell’Autobiografia Augusto aveva imputato il suo ritiro prima dell’inizio della battaglia al sogno di un amico. Analogamente, Vell. 2, 70, 1 richiama l’intervento in favore di Gaio Ottavio da parte di Minerva, attraverso il medico Artorio, il cui ruolo era enfatizzato nell’Autobiografia secondo Plut. Brut. 41, 5 e App. civ. 4, 110, 463; vd. anche Val. Max. 1, 7, 1.
54
Svet. Aug. 16, 1-2 scrive che nell’imminenza dello scontro con Sesto Pompeo Gaio Ottavio erastato sorpreso da un sonno così profondo che aveva dato avvio alla battaglia solo perché svegliato dagli amici e di ciò era stato rimproverato da Antonio.
55
Così Nicol. Dam. F 127, 3, 6. Parmentier – Barone 2011, p. 213 nota 18 identificano in Marco (o Caio) Epidio il maestro di retorica di Gaio Ottavio per cui vd. Svet. rhet. 4; Dio 48, 33, 1 ricorda il suo maestro Sfero.56
Nicol. Dam. F 127, 4, 7.57
Così Nicol. Dam. F 127 6, 14-15. Vd. Marcone 2015, pp. 18-19.58
Vd. Nicol. Dam. F 127, 10, 22. Parmentier, Barone 2011, p. 222 nota 36 osservano che, arrivato in Spagna nel dicembre del 46 a.C., Cesare aveva sedato le ultime resistenze nel giugno del 45 a.C. Secondo Dio 43, 41 Gaio Ottavio partecipò alla battaglia di Munda.181 Dopo Ottaviano: la Azia di Augusto
a Gaio Ottavio, e quindi senza colpa ma assecondando le inclinazioni che la natura
ma anche il modello femminile imponevano a una matrona
60.
Anche in altra forma si potrebbe ipotizzare una valorizzazione di Azia nella
repli-ca di Augusto alle accuse cirrepli-ca la sua srepli-carsa abilità militare. Come si è rilevato, la
tra-dizione sul concepimento apollineo del futuro Augusto conobbe ampia diffusione e
fortuna. Essa innalzava all’empireo le origini del figlio di Azia e ne giustificava la scelta
da parte del Dittatore, ma, significativamente, poneva Gaio Ottavio, già figlio
adot-tivo di un valentissimo condottiero quale era stato Giulio Cesare, nelle stesse
ecce-zionali condizioni che erano state, in precedenza, di due eccellenze militari, ovvero
Alessandro Magno, un mito universalmente riconosciuto, e Scipione l’Africano,
para-digma romano, esempio nel contesto dell’aristocrazia e per l’aristocrazia, entrambi
generati dall’unione della madre con Giove sotto le sembianze di serpente
61.
8 Una madre al servizio del figlio anche dopo la morte.
Il valore di una memoria strumentale
La memoria di Azia sembra, dunque, aver concorso alla ridefinizione
dell’im-magine di Gaio Ottavio nei primi anni della sua attività politica, in particolare
repli-cando ad alcune delle accuse che si erano venute definendo nei suoi confronti
men-tre la donna era in vita ma anche dopo la sua scomparsa e che si riferivano al periodo
in cui Azia agiva al fianco del figlio, ma anche a eventi successivi, condizionati però,
secondo la polemica antiottavianea, da circostanze maturate in precedenza e
rivela-tesi incidenti nella mentalità e nelle scelte dell’erede di Cesare.
Tale valorizzazione della matrona con ogni probabilità si produsse in una sua
forma embrionale già prima della sua scomparsa, nel 43 a.C., ma addivenne a una
organica codificazione nel corso della contrapposizione polemica degli ultimi anni
del triumvirato, per approdare a una redazione definitiva presumibilmente
all’ini-zio del Principato: la delegittimaall’ini-zione promossa in particolare da Antonio contro
Gaio Ottavio fin dal 44 a.C. infatti non morì con il triumviro d’Oriente, ma lasciò
pesanti strascichi sull’immagine del suo collega antagonista. Questi, divenuto
prin-cipe, non avrebbe potuto ammettere che la sua fama ne risultasse compromessa
62.
La rilettura della biografia di Azia dopo il 27 a.C., riprendendo l’interpretazione di
60
Nicol. Dam. F 130, 31, 134: ὑπὸ ϕιλοστοργίας ἅμα καὶ ἀσθενείας, οἷα γυνή τε καὶ μήτηρ. Toher 2009, p. 135 rileva come Ottaviano in Nicolao incarni il modello di pietà filiale, immagine probabilmente mutuata dall’Autobiografia di Augusto.61
Per Alessandro vd. Plut. Alex. 2, 3-6; Gell. 13, 4, 1-3; per Scipione, paragonato ad Alessandro, vd. Liv. 26, 19, 6-7, attivo in età augustea e vicino al principe.62
Ad esempio la testimonianza di Virgilio sulla discendenza della gens Atia da Atys, per cui vd.supra, suggerisce come anche dopo la morte di Antonio il tema delle origini di Ottaviano fosse di
attualità, tanto che un intellettuale a lui vicino come Virgilio avvertiva l’opportunità di ritornare sull’argomento con una genealogia nobilitante. Vd. Blasi 2012, pp. 183 e 217 nota 458.
Cicerone del 44 a.C., fu strumentale alla reinterpretazione di aspetti delicati della
vita giovanile di Ottaviano.
L’artefice della riscrittura della memoria di Azia dovette certo essere lo stesso
principe e la sede più probabile fu la sua Autobiografia, recepita e diffusa dalle fonti
coeve e posteriori
63. Tra queste, la Biografia di Augusto di Nicolao di Damasco
assol-se la funzione di importante canale di diffusione della memoria di Azia,
quantome-no per quanto si può arguire sulla base della storiografia superstite. A ciò concorsero
indubbiamente aspetti diversi dell’opera: il genere letterario, biografico, e il
sogget-to, Augusto; le specificità dello scritsogget-to, molto ben documentato e funzionale a
resti-tuire una testimonianza encomiastica, parziale e unilaterale, mutuata nei contenuti
e nelle formule espositive sulla vulgata augustea; il legame dell’autore con Augusto
e i personaggi a lui più vicini; ma anche il destinatario primario della Biografia di
Augusto di Nicolao di Damasco, ovvero il pubblico orientale
64. I lettori di Nicolao
in Oriente da un lato non si sarebbero sorpresi dello spazio dedicato a una
don-na di potere per le esperienze di età ellenistica, che avevano registrato il
protagoni-smo di alcune regine, e quelle del recentissimo tempo del triumvirato, in cui alcune
matrone, mogli e madri dei leaders sulla scena, avevano assunto anche funzioni di
primo piano; dall’altro avrebbero avuto recente memoria della polemica
capillar-mente diffusa da Antonio all’indirizzo di Ottaviano anche in Oriente e avrebbero
rappresentato un importante referente per la sua confutazione, soprattutto quando
il principe attraverso i suoi collaboratori si apprestava a riorganizzare territori in cui
si erano radicare le clientele di Antonio.
La testimonianza di Nicolao di Damasco sembra, dunque, chiarire la funzione
della memoria di Azia nella celebrazione, o nella costruzione, di alcune delle
virtu-tes di Augusto.
63
Nell’Autobiografia trovavano occasione di giustificazione temi ed episodi quali i termini delle disposizioni testamentarie di Cesare; la giovinezza al momento dell’assunzione del primo consolato; la debolezza manifestata a Filippi; la gestione delle campagne di Sicilia, Illirico, Azio; l’alleanza con Cicerone; il trattamento riservato al pretore Quinto Gallio; la ‘gestione’ dello sconfitto Lucio Antonio dopo Perugia. Vd. Toher 2009, p. 125.64
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