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Augusto dopo il bimillenario

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Academic year: 2021

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(1)

Simonetta Segenni

È docente di Storia romana presso

l’Università degli Studi di Milano,

ove insegna anche Antichità

e Istituzioni romane

ed Epigrafia latina.

I suoi interessi di ricerca

riguardano lo studio dell’Italia

romana e delle sue città;

l’amministrazione municipale;

le province e l’amministrazione

provinciale; l’edizione di documenti

epigrafici. Al principato di Augusto

ha dedicato alcuni studi che

riguardano la diffusione

dell’ideologia imperiale

e il problema della successione.

Tra le sue pubblicazioni

si segnalano le monografie

Amiternum e il suo territorio in età

romana (1985); I liberti

ad Amiternum. Ricerche di

onomastica (1990); I Decreta Pisana.

Autonomia cittadina e ideologia

imperiale nella colonia Opsequens

Iulia Pisana (2011). Ha curato,

con Cesare Letta, la pubblicazione

del volume Roma e le sue province

(2015); con Emanuela Paribeni,

Notae lapicidinarum dalle cave

di Carrara (2015) e con Michele

Bellomo, Epigrafia e politica.

Il contributo della documentazione

epigrafica allo studio

delle dinamiche politiche

nel mondo romano (2017).

In copertina: Augusto di Prima Porta © Mondadori Portfolio / AKG Images

Augusto dopo il bimillenario

Dopo le numerose iniziative

(monografie, convegni, mostre)

che hanno accompagnato

il bimillenario della morte

di Augusto, con i venticinque

contributi raccolti in questo

volume si è voluto non solo

proporre un bilancio degli studi

condotti in questi ultimi anni

su Augusto e il suo principato,

ma anche approfondire

e mettere a fuoco aspetti

che sono restati più in ombra

negli studi e nel dibattito recente.

Un ampio ventaglio di temi trova

spazio nel volume: le Res Gestae

divi Augusti; l’immagine

di Augusto trasmessa da autori

antichi quali Sallustio, Cicerone,

Tibullo, Plutarco; alcuni nodi

di politica interna ed estera;

le riforme religiose; la Domus

Augusta; l’Italia. Non vengono

trascurati argomenti di carattere

giuridico e archeologico

e riflessioni sull’opera

storiografica di Ronald Syme

e di M.I. Rostovtzeff. Il volume

si chiude con un saggio dedicato

a Ottaviano e il cinema.

isbn 978-88-00-74905-3

DOPO IL BIMILLENARIO

Augusto dopo il bimillenario

Un bilancio

a cura di Simonetta Segenni

Di Augusto non smetteremo mai di scrivere e di parlare.

Il suo progetto politico, un vero capolavoro

di «ingegneria costituzionale», resta un modello,

per quanto controverso, di compromesso,

funzionale agli equilibri di uno Stato come quello

romano uscito dalla lacerazione delle guerre civili.

I contributi raccolti in questo volume delineano

in modo efficace le forme originali in cui esso

si delineò anche in relazione alla delicata

questione della successione.

Augusto dopo il bimillenario

Simonetta Segenni (a cura di)

Augusto

dopo il bimillenario

Un bilancio

a cura di Simonetta Segenni

(2)
(3)

Studi sul Mondo Antico

STUSMA

8

Serie diretta da Arnaldo Marcone

Comitato scientifico internazionale

Corinne Bonnet (Toulouse)

Luigi Capogrossi Colognesi (Roma La Sapienza/Accademia dei Lincei)

Lucia Criscuolo (Bologna)

Giovanni Geraci (Bologna)

Marietta Horster (Mainz)

Hartmut Leppin (Frankfurt)

Pierfrancesco Porena (Roma III)

Stefan Rebenich (Bern)

Federico Santangelo (Newcastle)

Simonetta Segenni (Milano)

Sebastian Schmidt-Hofner (Tübingen)

Questo volume è stato pubblicato con il contributo del Dipartimento di Studi letterari,

filologici e linguistici dell’Università degli Studi di Milano.

Augusto

dopo il bimillenario

Un bilancio

(4)

Augusto

dopo il bimillenario

Un bilancio

(5)

©

2018

Mondadori Education S.p.A., Milano Tutti i diritti riservati

ISBN

978-88-00-74905-3

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi. Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume/fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le fotocopie effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da CLEARedi, Centro Licenze e Autorizzazioni per le Riproduzioni Editoriali, Corso di Porta Romana 108, 20122 Milano, e-mail autorizzazioni@clearedi.org e sito web www.clearedi.org.

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Coordinamento redazionale Alessandro Mongatti Redazione Carla Campisano

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Prima edizione Le Monnier Università Giugno 2018 www.mondadorieducation.it

Ristampa

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Lineagrafica s.r.l. – Città di Castello (PG)

(6)

Introduzione, di S. Segenni VII

Le

Res Gestae di Augusto: questioni aperte, di A. Marcone 1

Le

Res Gestae nel dibattito contemporaneo: un bilancio, di P. Arena 8

Il testo in greco delle Res Gestae

Divi Augusti. Una riflessione

sul lessico del potere

, di C. d’Aloja

20

Sallustio e Ottaviano

, di G. Zecchini 38

Cicerone nei Commentarii di Augusto

, di L. Canfora 46

Augusto e i suoi poeti: il caso Tibullo

, di M. Gioseffi 52

Augusto in Plutarco

, di F. Santangelo 66

Gli anni 4-9 d.C.: riforme e crisi alla fine dell’epoca augustea

,

di A. Dalla Rosa 84

I meccanismi elettorali in età augustea nella narrazione

di Cassio Dione

, di F. Russo

101

La refondation de Rome par Octavien/Auguste. Fiction et invention

à la naissance du régime impérial

, di J. Scheid 120

Consilium coercendi intra terminos imperii: Motivationswandel

(7)

VI Indice

Augusto e la pacatio della Cirenaica

, di S. Struffolino 138

Augusto, Crasso e gli spolia opima

, di D. Redaelli 144

La

pietas al tempo di Augusto. Tra sentimento e diritto, di L. Gagliardi 153

Dopo Ottaviano: la Azia di Augusto

, di F. Rohr Vio 170

Iulia Augusta: Livia dopo Augusto

, di F. Cenerini 183

Augusto,

optimus princeps? Una nuova proposta per CIL, XI 3517,

di G. Bianchini e G.L. Gregori 195

Tiberio costruttore per Augusto

, di F. Slavazzi

207

Augusto e i catasti d’Italia

, di L. Maganzani 217

L’Italia diventa augustea

, di S. Segenni 236

L’aristocratie augustéenne de Ronald Syme: un acteur politique?

,

di F. Hurlet

242

Letture della Roman Revolution

di Ronald Syme, di L. Fezzi 257

Rostovtzeff, Augusto e La nascita dell’Impero romano

, di P.G. Michelotto 264

L’immagine di Augusto ne La nascita dell’Impero romano

di M.I. Rostovtzeff

, di M. Bellomo

280

Ottaviano e il cinema: storia di un non protagonista

, di M. Ravallese 289

Bibliografia 307

Indice dei nomi 379

(8)

Il volume accoglie le relazioni presentate al convegno «Augusto dopo il bimillenario.

Un bilancio» svoltosi a Milano dal 29 novembre al 1° dicembre 2016, al quale hanno

partecipato studiosi ai quali si devono importanti monografie e studi di significativo

rilie-vo dedicati ad Augusto e al suo Principato, insieme con più giovani ricercatori.

Il convegno, che si è posto a chiusura di una vastissima serie di iniziative

(pubblica-zioni, congressi, mostre) volte a celebrare nel 2014 il bimillenario della morte di Augusto,

mirava non solo a proporre un bilancio degli studi riservati in questi ultimi anni ad

Augusto e al suo principato, ma a esaminare anche temi restati più in ombra nel

dibat-tito recente, a mettere in evidenza problemi ancora aperti, a proporre aggiornamenti su

argomenti specifici.

I primi tre contributi che aprono il volume permettono di esemplificare

l’imposta-zione data di volta in volta dagli autori ai loro saggi.

Arnaldo Marcone infatti riesamina i problemi ancora aperti che pongono le Res

Gestae Divi Augusti; Patrizia Arena traccia un bilancio degli studi più recenti su

que-sto straordinario documento; Chiara D’Aloja dedica un approfondimento al teque-sto greco

delle Res Gestae.

Tra gli autori antichi viene preso in esame, nel saggio di Giuseppe Zecchini, Sallustio

che pure non trattò di Ottaviano, ma nella cui opera storica ricorrono allusioni al secondo

triumvirato; mentre Federico Santangelo dedica la sua attenzione alla figura di Augusto

in Plutarco – la cui biografia di Augusto non ci è giunta – attraverso l’analisi degli

Apophthegmata e delle vite di Cicerone, Bruto, Antonio. In Cicerone nei Commentarii

di Augusto, Luciano Canfora mette in evidenza il recupero di Cicerone da parte di

Augusto «utile a conforto di una visione del proprio capolavoro costituzionale».

A Tibullo, e in particolare a quanto Tibullo ci permette di comprendere della

socie-tà dell’epoca, è dedicato il saggio di Massimo Gioseffi su Augusto e i suoi poeti.

Le «crisi», emerse in settori dello stato tra 4 e 9 d.C., e le riforme che ne seguirono,

vengono approfondite da Alberto Dalla Rosa; mentre Federico Russo si occupa del

mec-canismo elettorale in età augustea attraverso l’esame del lessico usato da Cassio Dione.

Una riflessione sulla politica religiosa di Ottaviano Augusto e più in generale sulla

natura del Principato viene proposta da John Scheid.

(9)

VIII Introduzione

Riguardo alla politica estera, Consilium coercendi intra terminos imperii.

Motivationswandel in der augusteischen Expansionspolitik? è il titolo del saggio di

Werner Eck, che delinea gli orientamenti nella politica espansionistica augustea.

La pacatio della Cirenaica è argomento dell’ articolo di Stefano Struffolino,

men-tre Davide Redaelli si occupa della campagna militare di Crasso e della questione degli

spolia opima.

Il significato che in età augustea assume la pietas nella cultura, nella società, nel

diritto è il tema del saggio di Lorenzo Gagliardi.

Due figure femminili sono oggetto di speciale attenzione. Francesca Rohr Vio tratta

di Azia, madre di Augusto; Francesca Cenerini di Livia, Iulia Augusta, dopo la morte

dell’imperatore.

Non era Augusto, ma Tiberio l’optimus princeps di un’iscrizione frammentaria da

Civitavecchia, come dimostrano Giammarco Bianchini e Gian Luca Gregori. E al ruolo

di Tiberio, costruttore per Augusto, è dedicato il saggio di Fabrizio Slavazzi, relativo agli

interventi edilizi di Tiberio nella Roma di età augustea.

Non viene trascurato un tema complesso quale l’impegno di Augusto nella

catasta-zione, che è affrontato da Lauretta Maganzani nel suo contributo riguardante Augusto

e i catasti d’Italia.

Alla storiografia moderna su Augusto sono dedicate le riflessioni di Frédéric Hurlet

sull’aristocrazia augustea nell’opera di Sir Ronald Syme, mentre le pagine di Luca Fezzi

sono riservate a considerazioni sulla Roman Revolution dello studioso inglese.

La nascita dell’Impero romano pubblicato da Rostovtzeff nel 1918 è il tema dei

contributo di Pier Giuseppe Michelotto che delinea il contesto storico-culturale che fece da

sfondo alla stesura dell’opera, e di quello di Michele Bellomo, che esamina le valutazioni

dello studioso russo riguardo all’attività riformatrice di Augusto.

Chiude il volume il saggio di Maurizio Ravallese sull’immagine di Ottaviano nelle

opere cinematografiche: è la storia di un «non protagonista».

Le relazioni presentate nel corso del convegno e accolte in questo volume, che hanno

riguardato tematiche storiche, letterarie, storiografiche, epigrafiche, giuridiche,

archeolo-giche, si segnalano non solo per l’ampio spettro dei temi affrontati, ma stanno a

testimo-niare un interesse per Augusto e per il suo principato che non sembra destinato a esaurirsi.

Sono grata agli autori dei saggi che vengono presentati in questo volume e

deside-ro ricordare che la collaborazione di Michele Bellomo nell’organizzazione del convegno

è stata preziosissima. A Silvia Gazzoli, che ha curato anche la bibliografia generale del

volume, si deve la realizzazione degli indici, indispensabili in ogni libro.

(10)

1 Una biografia selettiva

Intorno all’85 a.C. nella casa di Marco Azio Balbo nasceva Azia Maggiore. La

madre era Giulia. La parentela con Gneo Pompeo Magno avrebbe avvicinato presto

il padre, senatore di famiglia plebea, ai gruppi politici più influenti a Roma,

nono-stante le origini municipali; le nozze con Giulia, esponente attraverso il padre della

nobile gens Giulia, discendente per parte di madre dell’illustre famiglia degli Aureli

Cotta e sorella di Giulio Cesare, avevano infatti legittimato Balbo ad assumere ruoli

di prestigio nello Stato, garantendogli la pretura

1

.

Nel 69 a.C. Azia sposò l’homo novus di Velletri Gaio Ottavio, che, come il

suo-cero, raggiunse il rango pretorio

2

. A lui, già padre di una figlia nata da Ancaria, la

nuova moglie diede Ottavia Minore e Gaio Ottavio

3

. In seconde nozze, tra il 58 e

il 57 a.C., Azia, rimasta vedova nel 59 a.C., sposò, senza dargli figli, Lucio Marcio

Filippo, che nel 56 a.C. avrebbe ricoperto il consolato

4

. Questo matrimonio,

celebra-*

Dipartimento di Studi Umanistici; ORCID ID: 0000-0001-5224-083X.

1

Sulla famiglia di Azia vd. Svet. Aug. 4 e Cic. Phil. 3, 15-16. Cfr. Harders 2008, p. 270 e Chausson 2013, pp. 73-74.

2

Per Gaio Ottavio e i suoi antenati vd. Vell. 2, 59 e Svet. Aug. 2-3; cfr. Blasi 2012, p. 168 e nota 322. Gaio Ottavio nel 62 a.C. ottenne il rango pretorio e nel 61 a.C. il governatorato della Macedonia. Combatté contro i catilinari e i sopravvissuti dell’esercito di Spartaco. Morì nel 59 a.C. Il nucleo originario degli Octavii viene fatto risalire all’età regia: Svet. Aug. 2. In età storica se ne conoscono due rami: quello in cui nacque Augusto discendeva da Gaio e comprese cavalieri sino all’ingresso in Senato del padre del principe; l’altro ebbe come capostipite Gneo e annoverava al suo interno pretori e consoli. Vd. Cic. rep. 2, 20; Liv. 1, 35, ma anche Nicol. Dam. F 126, 2, 3; Vell. 2, 59, 2; Svet. Aug. 1-2; Dio 45, 1, 1; Zon. 10, 13. Gaio Ottavio fu elevato al patriziato da Cesare nel 48 a.C.: Svet. Aug. 2, 1; Dio 45, 2, 7.

3

Erroneamente Plut. Ant. 31, 1 identifica la moglie di Antonio non in Ottavia Minore, figlia di Azia, ma in Ottavia Maggiore, figlia della prima moglie di Gaio Ottavio, Ancaria.

4

Sul matrimonio tra Filippo e Azia vd. Nicol. Dam. F 127, 3, 5; Vell. 2, 59, 3; Dio 45, 1, 1-3; Serv. Aen. 8, 361. Vd. anche Gray-Fow 1988, p. 186. Sui Marci Filippi vd. van Ooteghem 1961, pp. 40-185 e Santangelo 2016b, pp. 53-54.

Francesca Rohr Vio

Università Ca’ Foscari – Venezia*

(11)

171 Dopo Ottaviano: la Azia di Augusto

to nei primi anni dell’esperienza triumvirale, univa Filippo, esponente di una

fami-glia vicina a Pompeo

5

, con Azia, che era nipote di Cesare, poco dopo che la figlia di

quest’ultimo, Giulia, aveva sposato il Magno e poco prima che il figlio di Filippo, suo

omonimo, si legasse in matrimonio ad Azia Minore, sorella della moglie del padre

6

.

Le notizie sulla vita di Azia restituiscono un profilo biografico assai selettivo.

Al pari di queste informazioni sulla famiglia di provenienza e sui legami

matri-moniali, anche le altre notizie sulla matrona sembrano funzionali in primo luogo

a chiarire aspetti della vita del futuro principe. Si ricorda infatti come Azia avesse

inciso in modo determinante nella formazione e nella condotta del giovane Gaio

Ottavio e la stessa tradizione sul concepimento divino del figlio, nato da un’unione

della donna con Apollo, più che concorrere alla conoscenza di Azia è evidentemente

intesa a fornire informazioni preziose, per suo tramite, sul futuro Augusto. Il focus

pare direzionato su quest’ultimo anche nella menzione degli eccezionali onori

riser-vati nel 43 a.C. dal giovane console alla madre defunta: la laudatio funebris, se non

addirittura un funerale pubblico, e in seguito l’accoglienza delle ceneri nel Mausoleo,

quando esso venne edificato

7

.

Risulta quindi evidente come la memoria della matrona, lungi dal rivestire

un valore autonomo, trovi la sua ragion d’essere in rapporto al figlio

dall’eccezio-nale destino.

2 Sanctissima femina atque optima. La lettura di Augusto

8

Nel rispetto di questo approccio, il ritratto di Azia si configura come

esal-tazione di quelle virtutes di cui, secondo il mos maiorum, una matrona doveva

disporre: sanctissima femina atque optima, secondo la definizione del Cicerone,

all’epoca mentore di Ottaviano, la donna era moglie e madre, ispirava la sua

con-dotta alla pudicitia, esercitava la pietas nei confronti del figlio

9

. Permane, tuttavia,

anche notizia di comportamenti della matrona alternativi rispetto al modello

fem-minile tradizionale, ancora in auge nel tempo in cui visse. Azia, infatti,

interferen-do in occasioni molteplici nelle scelte del figlio, incise, per quanto mai

attraver-so interventi diretti, nella vita politica di Roma. Tali attraver-sopravvivenze suggeriscono,

dunque, come la memoria di Azia non rispondesse solo all’obiettivo generico di

dar lustro al figlio tramite l’immagine standardizzata di una madre virtuosa, ma

risultasse funzionale anche al perseguimento di obiettivi più circostanziati, per i

quali si imponeva la valorizzazione di iniziative della donna anche estranee alla

prassi canonica dell’agire femminile.

5

Vd. van Ooteghem 1961, pp. 171-185.

6

In relazione al significato politico di queste unioni vd. Blasi 2012, p. 218.

7

Per tutti questi aspetti vd. diffusamente infra.

8

È questa la formula con la quale qualifica Azia Cic. Phil. 3, 16.

9

In merito alle virtutes attribuite ad Azia ma anche a quelle che la donna nel ruolo di educatrice avrebbe trasmesso al figlio vd. Polo Toribio 2016, pp. 185-205.

(12)

Di Azia conservano menzione fonti diverse

10

. Ma il ricordo della donna deriva

in primo luogo dalla Biografia di Augusto di Nicolao di Damasco, che in numerosi

passi richiama le iniziative della matrona nel lasso temporale compreso tra il 58-57

a.C., quando Azia sposò Filippo, e il 43 a.C., quando morì

11

.

Tali fonti restituiscono un’immagine della donna sostanzialmente

con-gruente

12

. Esse ebbero tutte accesso, per via diretta o mediata, all’Autobiografia di

Augusto

13

. L’eccezione è rappresentata da Cicerone, il quale comunque, lui stesso

come Gaio Ottavio padre in origine estraneo alla classe dirigente, quando

compo-se i suoi discorsi contro Antonio operava di concerto con Ottaviano e quindi aveva

tutto l’interesse a valorizzare attraverso Azia i legami familiari più nobili del puer,

che avrebbero consentito all’aristocrazia di non percepire l’erede di Cesare come

totalmente estraneo

14

. L’utilizzo possibile dell’Autobiografia da parte delle fonti che

ricordano la madre di Augusto sembra suggerire, pertanto, come assai probabile che

l’archetipo della tradizione su Azia sia lo stesso principe. Tale patrimonio

informa-tivo potrebbe aver trovato organica codificazione nella sua Autobiografia: in

quel-la sede, come è noto, Gaio Ottavio divenuto Augusto aveva provveduto alquel-la

ride-finizione, attraverso una vulgata confacente ai suoi scopi autogiustificativi, del suo

discusso legame con Cesare e della storia dei suoi contestati primi anni di attività

politica

15

; in tal modo aveva risposto a un’urgenza di legittimazione ancora inevasa

nei primi anni del Principato

16

quando quel consensus universorum imprescindibile

per giustificare il primato di uno solo non rappresentava ancora una realtà

tangibi-le e stabilizzata

17

. Alcuni temi in particolare erano stati oggetto dell’aspra polemica

10

Cic. Phil. 3, 15-16; Vell. 2, 59-60; Svet. Aug. 2, 8; 4; 61, 2; 94; Plut. Ant. 31, 1; Cic. 49; Tac. dial. 28, 4-7; App. civ. 3, 2, 10; 3, 91, 375-3, 92, 381; Dio 41, 1, 1; 45, 1, 2-3; 47, 17, 6;

Epigr. Bob. 39 attribuito a Domizio Marso, per cui vd. Nocchi 2016, pp. 81-90 e Mayer i Olivé 2016, pp. 391-408. Vd. anche l’epitaffio di Azia: Epigr. Bob. 40. Ov. fast. 6, 801 e 809 potrebbe ospitare un riferimento ad Azia, forse menzionata anche in CIL IV 6893 (vd. Lebek 1977, pp. 25-31).

11

Per gli specifici passi in cui Nicolao ricorda Azia, vd. infra.

12

Per l’utilizzo da parte di Nicolao della Autobiografia di Augusto vd. Toher 2009, pp. 125-144.

13

Per l’Autobiografia di Augusto vd. Svet. Aug. 85, 1. Cfr. Smith – Powell 2009 e nel volume in particolare Smith 2009, pp. 1-13; Toher 2009, pp. 125-144; vd. anche Canfora 2015, pp. 294-299.

14

Sulla posizione di Cicerone nei confronti di Ottaviano vd. Pina Polo 2005, pp. 379-393 e pp. 93-106 specificamente in merito alla gestione delle proprie origini municipali da parte dell’Arpinate; vd. anche van der Blom 2010, pp. 29-59.

15

Sulla polemica che contrappose Antonio e Ottaviano tra il 44 e il 31 a.C. vd. Charlesworth 1933, pp. 172-177, part. 177; Flory 1988, pp. 343-359; Borgies 2016.

16

Per la cronologia di pubblicazione dell’Autobiografia, che quale ultimo argomento trattava della guerra cantabrica del 25 a.C. e che si deve comunque considerare precedente al 20 a.C., vd. Rich 2009, pp. 157-161.

17

In questo senso, ad esempio, le congiure che ancora venivano ordite contro il principe e per le quali vd. Rohr Vio 2000 e 2011. Sul concetto di consensus universorum in età augustea

(13)

173 Dopo Ottaviano: la Azia di Augusto

animata all’indirizzo di Ottaviano dai sostenitori della Repubblica e soprattutto da

Antonio e richiedevano una definitiva puntualizzazione. La memoria di Azia

sem-bra aver concorso a questa causa.

3 Tra Gaio Ottavio e Giulio Cesare. Azia nella legittimazione

di un legame contestato

Tra gli argomenti utilizzati contro Gaio Ottavio risultava particolarmente

insi-dioso il tema del legame da lui intrattenuto con Giulio Cesare e, di conseguenza, la

legittimità del suo ruolo di erede politico del Dittatore.

Dal 44 a.C. e fino alla conclusione della guerra contro Antonio nel 30 a.C.,

sep-pure in forma discontinua, l’azione politica di Gaio Ottavio si era fondata sul suo

ruo-lo di soruo-lo vero erede di Giulio Cesare, condizione che gli aveva assicurato il sostegno

dei veterani del padre adottivo e dei non pochi accreditati esponenti dell’establishment

cesariano, nonché le risorse economiche necessarie per promuovere la sua affermazione.

Precocemente Augusto ridefinì le modalità di celebrazione sia del padre

adot-tivo che del suo legame con lui

18

: la nuova forma di gestione del potere che il

prin-cipe stava varando imponeva una presa di distanza dal Dittatore accusato di ambire

al regno; quest’ultimo dal 44 a.C. era, invece, venerato nelle nuove vesti di Divus

riconosciutegli dal suo erede, opportunamente divenuto in tal modo Divi filius

19

.

La legittimità dell’eredità gentilizia, patrimoniale e politica acquisita da Gaio

Ottavio doveva essere definitivamente confermata fin dai primi anni del Principato,

quando egli era ormai Augusto, per garantirgli il supporto dei non pochi

sosteni-tori fedeli del Dittatore che sedevano in Senato. E ancora concreta era l’esigenza di

contestare le voci dei dissenzienti: avrebbero potuto infatti promuovere pericolose

rivendicazioni su questo tema i discendenti di coloro che, come Antonio ma anche

Lepido, avevano contestato il diritto successorio di Ottaviano: avevano insinuato

che il nipote aveva ottenuto l’adozione dallo zio con mezzi illeciti

20

e sostenuto

che questi non era l’autentico erede del Dittatore, come invece il figlio natogli da

vd. Hurlet 2014, pp. 117-141. Sulla necessità per Augusto di rileggere la sua prima stagione politica vd. Montlahuc in c.d.s.

18

In merito alle modalità diverse nel tempo in cui Ottaviano Augusto valorizzò il precedente cesariano vd. Zecchini 2010, pp. 47-62.

19

L’apoteosi di Cesare venne segnalata già nel luglio del 44 a.C. dalla comparsa di una cometa durante i Ludi Victoriae Caesaris. Assunse un enorme peso politico e la titolatura Divi filius fu ampiamente propagandata: vd. Cresci Marrone 2017b con ricca bibliografia di riferimento. Cfr. anche Koortbojian 2013, pp. 27-28. Pandey 2013, pp. 405-449 ritiene invece che l’interpretazione del Sidus Iulium come manifestazione della divinizzazione di Cesare non vada ricondotta a Ottaviano ma sia l’esito di una successiva reinterpretazione ovidiana.

20

Svet. Aug. 68, 1 testimonia come secondo Antonio l’adozione fu la ricompensa concessa da

(14)

Cleopatra, Cesarione, riconosciuto dal padre naturale secondo quanto potevano

testimoniare gli amici dell’ucciso

21

.

Ottaviano replicava a tali accuse attraverso argomentazioni diverse: il

ridimen-sionamento nella memoria dei legami intrattenuti da Giulio Cesare con coloro che

avrebbero potuto vantare, o già avevano dichiarato, il diritto alla sua successione

politica

22

; l’eliminazione di quanti, come Cesarione, erano nella condizione di

esibi-re legami di sangue diesibi-retti con il Dittatoesibi-re

23

; ma anche l’ostentazione, attraverso la

descrizione di episodi specifici, sia della predilezione nutrita in vita da Giulio Cesare

nei suoi confronti, sia delle molteplici ragioni che portarono alla sua adozione

24

. Per

quest’ultimo aspetto della strategia ottavianea Azia fu strumento importante, tanto

in vita quanto soprattutto attraverso la memoria, dopo la sua morte.

In primo luogo, in Azia risiedevano molte delle motivazioni che avevano

indot-to Giulio Cesare ad adottare il nipote, motivazioni valorizzate nella successiva

rilet-tura di Ottaviano in seguito codificata da Augusto.

La donna, figlia della sorella del Dittatore, era garante, innanzitutto, di quel

legame di sangue che univa Giulio Cesare al nipote. Proprio tale vincolo

certi-ficava che il rapporto tra Gaio Ottavio e il Dittatore non derivava solo dalla via

legale dell’adozione testamentaria, ma scaturiva da quella consanguineità che

con-formemente alla tradizione determinava gli assetti gentilizi e che in seguito

risul-tò prioritaria nelle scelte successorie compiute da Augusto divenuto principe.

Probabilmente questo fondamentale ruolo assolto da Azia determinò

l’attribu-zione nel 43 a.C. alla donna defunta dell’onore della laudatio

25

, funzionale nelle

intenzioni del figlio a ricordare in quella occasione Giulio Cesare tra gli

ascenden-21

Svet. Caes. 52, 2 ricorda il soggiorno egizio di Giulio Cesare con Cleopatra, la successiva

permanenza a Roma della regina, la nascita dalla loro unione di Cesarione, riconosciuto dal padre, come ben sapevano Gaio Mazio, Gaio Oppio e gli altri suoi amici, secondo quanto Antonio dichiarò in Senato. Oppio, tuttavia, prosegue il biografo, dichiarò che Cesarione non era figlio di Cesare.

22

Così Lepido, per cui vd. Rohr Vio 2004, pp. 231-252 e ora Zevi 2016, pp. 287-309, e Marco Antonio, per cui vd. Cristofoli 2008, pp. 132-134 e 140-170; Cresci Marrone 2013, pp. 49-59.

23

Sull’uccisione di Cesarione vd. Plut. Ant. 81, 4-5 e 82, 1 e Svet. Aug. 17, 5.

24

Vell. 2, 59 ricorda l’amore di Giulio Cesare per il nipote, la sua decisione di farlo allevare presso il patrigno Filippo; di condurlo con sé, compiuti i diciotto anni, nella campagna di Spagna e da allora di tenerlo con sé; l’attribuzione del pontificato; l’invio ad Apollonia con l’intento di prenderlo come compagno d’armi nelle guerre in Oriente.

25

Azia morì nell’autunno del 43 a.C., tra il 19 agosto, quando Ottaviano assunse il consolato, e la fine di novembre, quando questi depose la carica in favore di Publio Ventidio: Svet. Aug. 61, 2. Il biografo menziona genericamente onori funebri eccezionali (praecipia officia) ma istituisce un’analogia con le celebrazioni funebri nell’ 11 a.C. per Ottavia, onorata addirittura con una doppia laudatio; Dio 47, 17, 6 afferma che Azia fu sepolta a spese pubbliche. Cfr. Southern 1998 (2014), p. 10 e Blasi 2012, pp. 92-94 e 216. Una precoce volontà di Gaio Ottavio di ostentare il suo legame con i Giuli, e quindi con Cesare, si potrebbe cogliere nella laudatio

(15)

175 Dopo Ottaviano: la Azia di Augusto

ti della donna, e quindi di lui stesso

26

. Ottaviano avrebbe in ciò seguito proprio il

modello dello zio, che nel 69 a.C. attraverso i discorsi funebri per la zia Giulia e la

moglie Cornelia aveva ostentato i suoi legami familiari, rivendicando il diritto alla

guida della factio popularis in precedenza assunta dal marito della prima defunta,

Gaio Mario, e dal padre della seconda, Cornelio Cinna

27

.

Ma secondo la vulgata del futuro principe Azia condizionò la decisione di

Giulio Cesare di adottare Gaio Ottavio anche sulla base di una circostanza diversa

dal legame di sangue. Cassio Dione testimonia che il Dittatore scelse il nipote

per-ché la madre sosteneva di averlo concepito da Apollo, garantendogli origini divine

28

.

Tale tradizione conobbe diffusione dopo la morte di Giulio Cesare, quantomeno se

la designazione di Gaio Ottavio fu resa nota solamente attraverso l’apertura del

testa-mento, come testimoniano le fonti. È tuttavia significativo che Ottaviano, probabile

regista della sua divulgazione, la evocasse anche a giustificazione della scelta dello zio

in suo favore, ancora chiamando in causa Azia.

La valorizzazione della donna in relazione alle scelte di Giulio Cesare, d’altra

parte, non sorprende: le fonti suggeriscono infatti come, quantomeno dal 45 a.C.,

alla madre di Gaio Ottavio fosse stato riconosciuto un ruolo di preminenza nella

famiglia del Dittatore. In quell’anno, assenti Giulio Cesare e il nipote, il

cosiddet-to Pseudo Mario aveva riconosciucosiddet-to proprio ad Azia il potere di accreditare la sua

parentela con la gens Iulia, pur senza ottenere il riscontro che auspicava

29

. Inoltre,

secondo la testimonianza, tuttavia priva di riscontri, di Nicolao di Damasco,

pro-funebris pronunciata dal giovane nel 51 a.C. per la nonna Giulia per la quale vd. Hurlet

2015, p. 35.

26

Blasi 2012, pp. 60 nota 142; 92-93, 139 preferisce all’ipotesi di un funerale pubblico l’attribuzione della laudatio funebris publica, funzionale per il figlio a ostentare la consanguineità con il Dittatore e quindi la sua condizione di Divi filius. Le ceneri della matrona, accolte nel Mausoleo di Augusto dopo l’inaugurazione del sepolcro, secondo Blasi 2012, p. 93 furono originariamente deposte nella tomba del Dittatore proprio per sottolineare il collegamento, suo tramite, tra il defunto Cesare e il triumviro suo erede. Per l’epitaffio di Azia vd. Epigr. Bob. 40:

Hic Atiae cinis est, genetrix hic Caesaris, hospes, / condita: Romani sic voluere patres. L’epitaffio, la

cui paternità è discussa, è attribuito a Domizio; vd. Mayer I Olivé 2016, pp. 403-406.

27

Sulle due laudationes vd. Svet. Iul. 6, 1 e Plut. Caes. 5, 1-7. Vd. Flower 1996, p. 124; Valentini 2013, p. 55; Pepe 2015, pp. 30-33.

28

Dio 45, 1, 2-3 testimonia che Giulio Cesare pensava di lasciare il nipote erede del suo nome, dei suoi beni e dello Stato per vari motivi, ma soprattutto il fatto che Azia affermava di averlo generato da Apollo; la donna si sarebbe addormentata nel tempio del dio e si sarebbe congiunta con un serpente, unione dalla quale sarebbe nato Gaio Ottavio. Anche App. civ. 3, 16, 60 addebita a tale concepimento divino la preferenza accordata da Cesare al nipote rispetto ad Antonio. Vd. Nocchi 2016, pp. 82-83.

29

Sull’episodio vd. Nicol. Dam. F 128, 14, 32-33. Vd. Scardigli 1980, pp. 207-221; Peppe 1984, pp. 132-134; Rohr Vio 2017, pp. 106-107. Gray-Fow 1988, p. 188 rileva come dopo la morte di Giulia nel 54 a.C., Azia rimanesse la parente più vicina a Cesare e, si può aggiungere, ancor più dopo la morte anche della sorella di Cesare, nonna di Gaio Ottavio, Giulia nel 51 a.C.

(16)

prio Azia venne investita dal Dittatore dell’incarico di organizzarne il funerale: se

il contesto di tale indicazione fu quello stesso testamento, del settembre del 45

a.C., con cui Giulio Cesare ne adottava il figlio, si potrebbe comprendere la

pre-ferenza accordata alla madre dell’erede rispetto ad altre donne della famiglia

30

.

4 Tra Gaio Ottavio e Giulio Cesare defunto.

Azia nella giustificazione di una vendetta procrastinata

La memoria di Azia contribuì alla causa del futuro principe anche in

riferimen-to a una contestata decisione dell’esordio della sua carriera politica.

Accettata l’eredità dello zio, Gaio Ottavio non si attivò nell’immediato per

vendicarne l’assassinio, inizialmente rifiutando il sostegno delle legioni macedoniche

pronte ad agire al suo comando e successivamente combattendo a Modena contro il

cesariano Antonio per la causa del cesaricida Decimo Bruto. La ultio Caesaris sarebbe

stata rivitalizzata solo in seguito, come obiettivo condiviso a fondamento del secondo

triumvirato. Secondo Nicolao di Damasco, fonte dipendente dall’Autobiografia del

principe, i prudenti consigli proprio di Azia e di Filippo su questioni politiche e

mili-tari, e non un calcolo politico spregiudicato, contribuirono a indurre Gaio Ottavio

a posticipare la vendetta

31

.

5 Oscuro loco natus. Azia nella nobilitazione delle origini

di Gaio Ottavio

La memoria di Azia sembra funzionale a replicare agli strali della polemica

antiottavianea anche su altri temi: le origini del futuro principe, la moralità della sua

vita privata, la sua condotta sui campi di battaglia.

30

Nicol. Dam. F 130, 17, 48. Il dato, a prescindere dalla sua storicità, attesta comunque l’esistenza di una tradizione, acquisita da Nicolao di Damasco e probabilmente ascrivibile all’Autobiografia del principe, che ostentava un legame stretto tra la donna e Giulio Cesare. Sul testamento di Cesare vd. Dio 44, 35, 2-3 che dipende dall’Autobiografia di Augusto.

31

Secondo Nicol. Dam. F 130, 16, 38 all’indomani del Cesaricidio Azia chiedeva al figlio di rientrare a Roma. Secondo App. civ. 3, 9, 32-3, 10, 35, mentre alcuni degli amici di Roma e gli ufficiali suggerivano a Gaio Ottavio di vendicare Cesare con l’esercito di Macedonia, sua madre e Filippo gli scrivevano di scegliere una vita ritirata. Sul ruolo di informatrice privilegiata di Gaio Ottavio esercitato dalla madre in questa occasione vd. Nicol. Dam. F 130, 18, 51-54. Cfr. anche Vell. 2, 60, 1 e Svet. Aug. 8,2. Vd. Gray-Fow 1988, pp. 192-194.

(17)

177 Dopo Ottaviano: la Azia di Augusto

Gli avversari politici di Gaio Ottavio, e in particolare il nobilis Marco Antonio,

precocemente gli contestarono di essere nato oscuro loco

32

. Si riferivano in

particola-re alla posizione sociale non nobile del padparticola-re

33

; alle origini della ricchezza familiare,

acquisita grazie alle professioni poco onorevoli del bisnonno e del nonno paterni

34

e

degli avi della madre

35

; infine alla provenienza municipale tanto del padre, nativo di

Velletri, quanto della madre, la cui famiglia paterna proveniva da Ariccia

36

.

L’accusa suggeriva una generica inadeguatezza a svolgere attività politica di

Gaio Ottavio, privo delle virtutes che si ereditavano da avi nobiles. Nelle sue

ripropo-sizioni successive, ancor più pericolosamente mirava anche a evidenziarne l’assoluta

estraneità rispetto a quegli esponenti dell’aristocrazia conservatrice con cui almeno

dal tempo del matrimonio con Livia Drusilla egli si adoperava a perseguire

un’ipo-tesi di accordo e sulla cui collaborazione aveva fondato il suo nascente Principato

37

.

La difesa dalle contestazioni sul padre doveva presentare delle difficoltà: a

Velleio, appassionato sostenitore del principe, non restava che accostare

all’indica-zione dell’appartenenza della famiglia all’ordine equestre l’aggettivo nobilitante

spe-ciosa e definire quell’uomo gravis, sanctus, innocens, dives, peculiarità proprie di un

aristocratico romano

38

.

Diversamente, il ramo materno si prestava a un’efficace replica.

È lo stesso Cicerone a difendere le origini di Azia, e quindi di Gaio Ottavio,

ribadendo l’antichità del municipio di Ariccia e dei legami federali di quella

comu-nità con la res publica, la sua prossimità geografica all’Urbe, la nobiltà dei suoi

citta-dini, distintisi anche a Roma

39

.

Virgilio, vate del principe, forse acquisendo una tradizione concepita nella

laudatio funebris per Azia, suggerisce la discendenza della gens Atia dall’eroe troiano

Atys, compagno di Iulo, e pertanto attribuisce alla famiglia della madre di Augusto

il prestigio di una menzione già nel tempo mitico delle origini, contesto delle prime

relazioni tra Iuli e Azi, riprodotte nelle nozze dei genitori di Azia

40

. La madre del

32

Vd. Borgies 2016, pp. 53-90.

33

Vd. Cic. Phil. 3, 15. Vd. anche Svet. Aug. 2, 1-3.

34

Svet. Aug. 2, 3 ricorda come nei suoi scritti Antonio rinfacciasse ad Ottaviano la condizione libertina del bisnonno paterno, funaio di Turi, e l’attività di cambiavalute del nonno, per il quale vd. anche Cic. Phil. 3, 6, 15; Tac. ann. 4, 34. Sull’uso ironico del cognomen Thurinus vd. Svet. Aug. 7, 1.

35

Svet. Aug. 4, 2 testimonia che secondo Antonio il bisavolo di Azia, di origine africana, era

profumiere o fornaio ad Ariccia, e la polemica aveva trovato cassa di risonanza in Cassio Parmense. Nocchi 2016, p. 84 ipotizza come proprio l’individuazione in Azia dell’obiettivo polemico su questa tematica avesse indotto Domizio Marso, forse sollecitato da Ottaviano a scrivere subito dopo la morte della madre, di affidare alla matrona una replica in prima persona sulle origini del figlio: Epigr. Bob. 39.

36

Cic. Phil. 3, 15, replicando, mette in luce la ‘romanità’ di Ariccia. Vd. Mayer I Olivé 2016, p. 400.

37

Vd. Rohr Vio 2016, pp. 53-65.

38

Vell. 2, 59, 2. Vd. Woodman 1983, p. 116; Elefante 1997, pp. 352-353.

39

Cic. Phil. 3, 15-16.

(18)

principe doveva, del resto, poter vantare antenati divini se già la zia di Cesare, Giulia,

che era anche zia della madre di Azia, discendeva da Venere, oltre che dai re Marci,

come aveva sostenuto lo stesso futuro dittatore nella laudatio funebris del 69 a.C.

41

.

E con un dio la stessa Azia si era congiunta per generare Gaio Ottavio: le sue

origini, nobili attraverso la madre e non infames mediante il padre legale Ottavio, si

dovevano identificare addirittura in un padre naturale divino, Apollo, che nelle vesti

di serpente si sarebbe congiunto con la donna secondo la dettagliata notizia

acquisi-ta da Svetonio e Dione. La connessione tra l’evento e la fortuna del principe è

espli-citata dai sogni che le fonti attribuiscono ai due genitori ufficiali, che avevano visto

l’una le sue viscere innalzate alle stelle e l’altro la nascita dall’utero della moglie di

un sole raggiante

42

. Il tema del concepimento divino di Augusto è accennato anche

nel breve componimento attribuito a Domizio Marso; il poeta non prende

posizio-ne sulla veridicità delle origini diviposizio-ne del principe ma, replicando alla polemica che

negava la nobiltà dei suoi antenati, riconosce credito a quest’ultima sia si voglia

pen-sare a un concepimento da Apollo sia ci si limiti a considerare i genitori ufficiali

43

.

L’iconografia del cosiddetto Vaso Portland, che raffigura da un lato Apollo rivolto

verso Azia assopita e dall’altro un serpente in grembo alla donna, conferma che la

notizia dovette conoscere una notevole diffusione e fortuna

44

.

La memoria della famiglia di Azia contribuì, dunque, efficacemente a

contra-stare i temi della polemica sulle origini modeste del futuro Augusto.

6 Gaio Ottavio tra mos maiorum e immoralità. La lezione di Azia

La polemica triumvirale contro Gaio Ottavio si incentrò anche sulla sua

immo-ralità. Si trattava di uno strumento adottato da Antonio in primo luogo per

repli-care alle accuse che il collega muoveva al suo indirizzo, contestandogli le

numero-se amanti e in particolare Cleopatra, con cui il triumviro intratteneva una

relazio-ne che offendeva la Romana uxor Ottavia. Inoltre il motivo polemico consentiva ad

Antonio di mettere in discussione quella adesione incondizionata al mos maiorum su

cui Ottaviano costruiva il suo consenso in Occidente, per contrasto alla progressiva

orientalizzazione dei costumi del collega

45

.

Non pochi sono gli episodi che Antonio evocò a sostegno della sua tesi e di

cui rimane memoria nella tradizione storiografica, pur in seguito pesantemente

revi-41

Sulla laudatio per Giulia vd. supra.

42

Suet. Aug. 94, 4 e Dio 45, 1, 2.

43

Epigr. Bob. 39: Domitii Marsi de Atia: /Ante omnes alias felix tamen hoc ego dicor, / sive hominem

peperi femina sive deum. In particolre sull’attribuzione a Marso vd. Mayer I Olivé 2016, pp.

403-406.

44

Sull’iconografia del vaso vd.Ensoli 2002, pp. 165-260.

(19)

179 Dopo Ottaviano: la Azia di Augusto

sionata dal vincitore di Azio. È Svetonio a costruire una rassegna degli adultèri del

futuro principe contestati da Antonio: le relazioni con le mogli dei suoi avversari

politici, per carpire notizie sui piani di costoro; il matrimonio con Livia che,

incin-ta del precedente marito, contrasse nuove nozze; l’avventura con la moglie di un

consolare; il legame con un’amante di cui Scribonia contestava l’eccessiva

influen-za; le molte passioni con donne preselezionate per lui dagli amici

46

. Benché questi

episodi non siano datati dalla fonte, è ancora Cicerone a certificare come la

pole-mica sul tema all’indirizzo di Ottaviano risalisse già alle prime fasi della sua attività

politica: nella III Filippica del 20 dicembre del 44 a.C. l’Arpinate replicava, infatti,

ad Antonio rivendicando, attraverso un paragone e contrario, la dirittura morale, la

morigeratezza e la pudicizia del giovane

47

. Il ricordo di Azia, responsabile

dell’edu-cazione del figlio e vigile guida proprio di quei suoi anni giovanili, pare essere stata

efficacemente valorizzata in questo caso per replicare alla generale valutazione

del-la moralità di Ottaviano. Nicodel-lao di Damasco, infatti, non solo riferisce che Gaio

Ottavio conduceva una vita morigerata e si asteneva dai piaceri amorosi

48

, ma anche

che la madre lo distoglieva dalle donne, nonostante il suo successo, sorvegliandolo e

limitandone gli spostamenti

49

.

La memoria dell’agire della donna sembra, dunque, confacente all’esigenza di

Gaio Ottavio, ma poi anche di Augusto, di confermare la propria immagine di

rigo-roso garante del mos maiorum.

7 Gaio Ottavio e l’attività militare. Le interferenze della madre

Gaio Ottavio, in netta contrapposizione con il padre adottivo e con colui che

ne rivendicava l’eredità politica, Antonio, veniva contestato per l’inefficacia della sua

azione militare

50

. La tradizione ostile

51

individuava le occasioni specifiche in cui in

modo particolare si era palesata tale grave manchevolezza nella guerra di Modena

52

,

46

Svet. Aug. 69, 1-2.

47

Vd. Cic. Phil. 3, 15.

48

Nicol. Dam. F 128, 15, 36 mette in luce come tale morigeratezza distinguesse Gaio Ottavio dai suoi coetanei.

49

Nicol. Dam. F 127, 5, 12. Sul passo vd. Parmentier – Barone 2011, p. 215 nota 23. Macrobio (2, 4, 20) ricorda un’occasione in cui Augusto diede prova di spirito, aspetto che distingue il buon principe dal tiranno, di fronte all’insinuazione di un provinciale su un possibile adulterio di Azia. Questa memoria tarda e dipendente da fonti perdute potrebbe conservare traccia delle contestazioni rivolte alla stessa matrona sul tema della pudicitia e delle repliche del figlio: in proposito vd. Montlahuc in c.d.s.

50

Per l’ignavia di Gaio Ottavio vd. Borgies 2016, pp. 190-210.

51

Plin. nat. 7, 147-149 identifica una serie di episodi in cui Gaio Ottavio diede prova di scarso

coraggio, contestualizzati a Filippi e nelle operazioni militari in Sicilia.

52

Svet. Aug. 10, 4 riferisce come Antonio scrisse che nella battaglia di Forum Gallorum Gaio

(20)

nella battaglia di Filippi

53

, negli scontri con la flotta di Sesto Pompeo tra Milazzo

e Nauloco

54

.

L’interferenza di Azia nella formazione militare del figlio è riferita a fasi molto

precoci della sua formazione: Nicolao di Damasco testimonia che fin da giovane egli

si allenava alla guerra, con l’esercizio fisico e la pratica militare, e la madre e il

patri-gno Filippo osservavano compiaciuti il giovane, ammirato dai coetanei

55

. Il biografo

Damasceno indirettamente affronta anche la questione più delicata, ovvero l’accusa,

di frequente rivolta all’erede di Cesare, di mancare di coraggio. Così, mentre Roma

era dilaniata dalla guerra civile tra cesariani e pompeiani, l’allontanamento

precau-zionale di Gaio Ottavio dall’Urbe viene ricondotto alla cautela di Azia e del

patri-gno

56

. Parimenti, Ottavio non prese parte alla campagna d’Africa di Giulio Cesare

non per viltà ma per la contrarietà della madre, preoccupata per la sua salute

cagio-nevole e in ciò supportata dallo stesso Dittatore

57

. Anche in occasione della guerra

in Spagna l’apprensione della madre ostacolò la partecipazione di Gaio Ottavio, ma

infine il giovane, sostenuto dallo zio, si impose, raggiungendo Giulio Cesare, senza

essere accompagnato dalla donna che pure si era offerta di far parte del suo

segui-to

58

. I timori di Azia nei confronti del coinvolgimento del figlio in azioni militari

sono confermati del resto, nell’interpretazione di Nicolao, anche dalla cautela con

cui Gaio Ottavio le mentì in merito alle sue iniziative del 44 a.C. in Campania:

allo-ra in prima persona e attallo-raverso Salvidieno Rufo contese ad Antonio i veteallo-rani

cesa-riani da arruolare nelle proprie fila e riferì invece ad Azia che si sarebbe recato presso

i suoi possedimenti paterni al fine di venderli e poter dare esecuzione alle volontà

testamentarie del padre

adottivo

59

.

La responsabilità dei mancati interventi militari di Gaio Ottavio nella

tradizio-ne vietradizio-ne, quindi, addebitata ad Azia, propensa a proteggere il figlio «per la sua tetradizio-ne-

tene-rezza e la sua debolezza di donna e di madre», secondo le parole attribuite da Nicolao

53

Plut. Ant. 22, 2 attribuisce ad Antonio il merito della vittoria e testimonia che diversamente

nell’Autobiografia Augusto aveva imputato il suo ritiro prima dell’inizio della battaglia al sogno di un amico. Analogamente, Vell. 2, 70, 1 richiama l’intervento in favore di Gaio Ottavio da parte di Minerva, attraverso il medico Artorio, il cui ruolo era enfatizzato nell’Autobiografia secondo Plut. Brut. 41, 5 e App. civ. 4, 110, 463; vd. anche Val. Max. 1, 7, 1.

54

Svet. Aug. 16, 1-2 scrive che nell’imminenza dello scontro con Sesto Pompeo Gaio Ottavio era

stato sorpreso da un sonno così profondo che aveva dato avvio alla battaglia solo perché svegliato dagli amici e di ciò era stato rimproverato da Antonio.

55

Così Nicol. Dam. F 127, 3, 6. Parmentier – Barone 2011, p. 213 nota 18 identificano in Marco (o Caio) Epidio il maestro di retorica di Gaio Ottavio per cui vd. Svet. rhet. 4; Dio 48, 33, 1 ricorda il suo maestro Sfero.

56

Nicol. Dam. F 127, 4, 7.

57

Così Nicol. Dam. F 127 6, 14-15. Vd. Marcone 2015, pp. 18-19.

58

Vd. Nicol. Dam. F 127, 10, 22. Parmentier, Barone 2011, p. 222 nota 36 osservano che, arrivato in Spagna nel dicembre del 46 a.C., Cesare aveva sedato le ultime resistenze nel giugno del 45 a.C. Secondo Dio 43, 41 Gaio Ottavio partecipò alla battaglia di Munda.

(21)

181 Dopo Ottaviano: la Azia di Augusto

a Gaio Ottavio, e quindi senza colpa ma assecondando le inclinazioni che la natura

ma anche il modello femminile imponevano a una matrona

60

.

Anche in altra forma si potrebbe ipotizzare una valorizzazione di Azia nella

repli-ca di Augusto alle accuse cirrepli-ca la sua srepli-carsa abilità militare. Come si è rilevato, la

tra-dizione sul concepimento apollineo del futuro Augusto conobbe ampia diffusione e

fortuna. Essa innalzava all’empireo le origini del figlio di Azia e ne giustificava la scelta

da parte del Dittatore, ma, significativamente, poneva Gaio Ottavio, già figlio

adot-tivo di un valentissimo condottiero quale era stato Giulio Cesare, nelle stesse

ecce-zionali condizioni che erano state, in precedenza, di due eccellenze militari, ovvero

Alessandro Magno, un mito universalmente riconosciuto, e Scipione l’Africano,

para-digma romano, esempio nel contesto dell’aristocrazia e per l’aristocrazia, entrambi

generati dall’unione della madre con Giove sotto le sembianze di serpente

61

.

8 Una madre al servizio del figlio anche dopo la morte.

Il valore di una memoria strumentale

La memoria di Azia sembra, dunque, aver concorso alla ridefinizione

dell’im-magine di Gaio Ottavio nei primi anni della sua attività politica, in particolare

repli-cando ad alcune delle accuse che si erano venute definendo nei suoi confronti

men-tre la donna era in vita ma anche dopo la sua scomparsa e che si riferivano al periodo

in cui Azia agiva al fianco del figlio, ma anche a eventi successivi, condizionati però,

secondo la polemica antiottavianea, da circostanze maturate in precedenza e

rivela-tesi incidenti nella mentalità e nelle scelte dell’erede di Cesare.

Tale valorizzazione della matrona con ogni probabilità si produsse in una sua

forma embrionale già prima della sua scomparsa, nel 43 a.C., ma addivenne a una

organica codificazione nel corso della contrapposizione polemica degli ultimi anni

del triumvirato, per approdare a una redazione definitiva presumibilmente

all’ini-zio del Principato: la delegittimaall’ini-zione promossa in particolare da Antonio contro

Gaio Ottavio fin dal 44 a.C. infatti non morì con il triumviro d’Oriente, ma lasciò

pesanti strascichi sull’immagine del suo collega antagonista. Questi, divenuto

prin-cipe, non avrebbe potuto ammettere che la sua fama ne risultasse compromessa

62

.

La rilettura della biografia di Azia dopo il 27 a.C., riprendendo l’interpretazione di

60

Nicol. Dam. F 130, 31, 134: ὑπὸ ϕιλοστοργίας ἅμα καὶ ἀσθενείας, οἷα γυνή τε καὶ μήτηρ. Toher 2009, p. 135 rileva come Ottaviano in Nicolao incarni il modello di pietà filiale, immagine probabilmente mutuata dall’Autobiografia di Augusto.

61

Per Alessandro vd. Plut. Alex. 2, 3-6; Gell. 13, 4, 1-3; per Scipione, paragonato ad Alessandro, vd. Liv. 26, 19, 6-7, attivo in età augustea e vicino al principe.

62

Ad esempio la testimonianza di Virgilio sulla discendenza della gens Atia da Atys, per cui vd.

supra, suggerisce come anche dopo la morte di Antonio il tema delle origini di Ottaviano fosse di

attualità, tanto che un intellettuale a lui vicino come Virgilio avvertiva l’opportunità di ritornare sull’argomento con una genealogia nobilitante. Vd. Blasi 2012, pp. 183 e 217 nota 458.

(22)

Cicerone del 44 a.C., fu strumentale alla reinterpretazione di aspetti delicati della

vita giovanile di Ottaviano.

L’artefice della riscrittura della memoria di Azia dovette certo essere lo stesso

principe e la sede più probabile fu la sua Autobiografia, recepita e diffusa dalle fonti

coeve e posteriori

63

. Tra queste, la Biografia di Augusto di Nicolao di Damasco

assol-se la funzione di importante canale di diffusione della memoria di Azia,

quantome-no per quanto si può arguire sulla base della storiografia superstite. A ciò concorsero

indubbiamente aspetti diversi dell’opera: il genere letterario, biografico, e il

sogget-to, Augusto; le specificità dello scritsogget-to, molto ben documentato e funzionale a

resti-tuire una testimonianza encomiastica, parziale e unilaterale, mutuata nei contenuti

e nelle formule espositive sulla vulgata augustea; il legame dell’autore con Augusto

e i personaggi a lui più vicini; ma anche il destinatario primario della Biografia di

Augusto di Nicolao di Damasco, ovvero il pubblico orientale

64

. I lettori di Nicolao

in Oriente da un lato non si sarebbero sorpresi dello spazio dedicato a una

don-na di potere per le esperienze di età ellenistica, che avevano registrato il

protagoni-smo di alcune regine, e quelle del recentissimo tempo del triumvirato, in cui alcune

matrone, mogli e madri dei leaders sulla scena, avevano assunto anche funzioni di

primo piano; dall’altro avrebbero avuto recente memoria della polemica

capillar-mente diffusa da Antonio all’indirizzo di Ottaviano anche in Oriente e avrebbero

rappresentato un importante referente per la sua confutazione, soprattutto quando

il principe attraverso i suoi collaboratori si apprestava a riorganizzare territori in cui

si erano radicare le clientele di Antonio.

La testimonianza di Nicolao di Damasco sembra, dunque, chiarire la funzione

della memoria di Azia nella celebrazione, o nella costruzione, di alcune delle

virtu-tes di Augusto.

63

Nell’Autobiografia trovavano occasione di giustificazione temi ed episodi quali i termini delle disposizioni testamentarie di Cesare; la giovinezza al momento dell’assunzione del primo consolato; la debolezza manifestata a Filippi; la gestione delle campagne di Sicilia, Illirico, Azio; l’alleanza con Cicerone; il trattamento riservato al pretore Quinto Gallio; la ‘gestione’ dello sconfitto Lucio Antonio dopo Perugia. Vd. Toher 2009, p. 125.

64

Sull’opera vd. Malitz 2003; Perea Yébenes 2006; Perea Yébenes 2011, pp. 220-224; Devillers 2016, pp. 181-192. In merito allo specifico pubblico a cui era indirizzata primariamente l’opera di Nicolao vd. Yarrow 2006, pp. 78-79.

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