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Capitolo 7 Caso Studio: Analisi dei carichi

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Academic year: 2021

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Caso Studio:

Analisi dei carichi

7.1 Azione del Vento

Il vento è un’azione dinamica ma può essere trasformato in un’azione statica equivalente. La determinazione dell’azione del vento parte dalla caratterizzazione del sito dove è ubicata la costruzione e dall’individuazione della “velocità di riferimento” vb : questa è definita come il valore

massimo della velocità media del vento su un intervallo di tempo di 10 minuti, misurata a 10 metri dal suolo, su un terreno di II categoria. Tale velocità è riferita ad un periodo di ritorno Tr = 50 anni,

ovvero ad una probabilità di essere superata in un anno pari al 2%.

In mancanza di specifiche ed adeguate indagini statistiche che tengano conto della scabrezza del sito, della topografia del terreno e della direzione del vento, vb è fornita dalle seguenti espressioni:

v

b

= v

b,0 per

a

s≤

a

0

v

b

= v

b,0

+ k

(a

s

– a

0

)

per

a

0

< a

s ≤

1500 m

dove:

vb,0, a0, ka sono parametri legati alla regione in cui sorge la costruzione in esame e sono forniti

dalla normativa;

as è l’altitudine sul livello del mare (in metri) del sito ove sorge la costruzione.

Secondo la normativa, la regione Toscana è una zona di tipo 3, quindi dalla Tabella 3.3.I delle NTC 2008 si ottengono i seguenti parametri:

vb,0 = 27 m/s;

a0 = 500 m;

ka = 0,020 1/s.

L’altitudine di Livorno è stata assunta pari a as = 3 m, pertanto as<a0 e vb = vb,0 = 27 m/s.

Per giungere alla determinazione dell’azione del vento si deve tenere conto degli effetti locali del sito, dell’altezza dal suolo dei vari solai dell’edificio e della forma dello stesso, quindi la pressione del vento è data dall’espressione:

d p e b

c

c

c

q

p

=

dove:

qb è la pressione cinetica di riferimento;

ce è il coefficiente di esposizione;

cp è il coefficiente di forma (o coefficiente aerodinamico), funzione della tipologia e della

geometria della costruzione e del suo orientamento rispetto alla direzione del vento. Il suo valore può essere ricavato da dati suffragati da opportuna documentazione o da prove sperimentali in galleria del vento;

(2)

cd è il coefficiente dinamico con cui si tiene conto degli effetti riduttivi associati alla non

contemporaneità delle massime pressioni locali e degli effetti amplificativi dovuti alle vibrazioni strutturali.

7.1.1 Pressione cinetica di riferimento

la pressione cinetica di riferimento è data dall’espressione:

2 b b

v

2

1

q

= ⋅ρ⋅ dove:

vb è la velocità di riferimento del vento (in m/s);

ρ è la densità dell’aria assunta convenzionalmente costante e pari a 1,25 kg/m3; quindi per il caso in esame:

q

b

= 455,625 N/m

2

.

7.1.2 Coefficiente di esposizione

Il coefficiente di esposizione ce dipende dall’altezza z sul suolo del punto considerato, dalla topografia

del terreno, e dalla categoria di esposizione del sito ove sorge la costruzione. In assenza di analisi specifiche che tengano in conto la direzione di provenienza del vento e l’effettiva scabrezza e topografia del terreno che circonda la costruzione, per altezze sul suolo non maggiori di z = 200 m, esso è dato dalla formula:

ce(z) = kr2 ct ln(z/z0) [7+ ct ln(z/z0)] per z ≥ zmin

ce(z) = ce(zmin) per z < zmin

in cui:

kr, z0, zmin sono parametri assegnati in funzione della categoria di esposizione del sito ove sorge

la costruzione, funzione della zona di appartenenza, della classe di rugosità del terreno e dalla distanza dalla costa del sito;

ct è il coefficiente di topografia.

Dalla Tabella 3.3.III delle NTC 2008 si deduce che la classe di rugosità del terreno è B (aree urbane non di classe A, suburbane, industriali e boschive). Sapendo inoltre che Livorno appartiene alla zona 3 e dista meno di 10 km dalla costa, dalla Figura 3.3.2, sempre della normativa, risulta che il sito di costruzione appartiene alla categoria di esposizione III. A questa categoria corrispondono i seguenti parametri, riportati nella Tabella 3.3.II delle NTC 2008:

kr = 0,20;

z0 = 0,10 m;

zmin = 5 m.

Poiché la costruzione non è posta presso la sommità di colline o di pendii isolati, allora ct=1.

(3)

1° piano (z=1,06 m < zmin) ce(z) = 0,98; 2° piano (z=5,98 m > zmin) ce(z) = 1,82; 3° piano (z=10,67 m > zmin) ce(z) = 2,19; 4° piano (z=15,59 m > zmin) ce(z) = 2,41; 5° piano (z=20,00 m > zmin) ce(z) = 2,60.

7.1.3 Coefficiente di forma

Il coefficiente di forma (o aerodinamico) è funzione della geometria della costruzione e della copertura e viene fornito dalla Circolare attuativa del D.M. 14 gennaio 2008.

Gli edifici in esame possono essere approssimati ad un edificio a pianta rettangolare con copertura a due falde inclinate simmetriche, pertanto il coefficiente di forma per valutare la pressione esterna (cpe) è fornito in funzione dell’inclinazione α (espressa in gradi) degli elementi della

costruzione rispetto all’orizzontale (vedi Errore. L'origine riferimento non è stata trovata.), tenendo presente che il segno positivo indica pressione, mentre quello negativo depressione:

cpe = -0,3 / + 0,6 per la falda di copertura sia sopravento che sottovento cpe = +0,8 per le superfici sopravento verticali (α = 90°); cpe = -0,4 per le superfici sottovento verticali.

Non si tiene conto del coefficiente di forma per valutare la pressione interna, poiché l’edificio viene considerato stagno.

7.1.4 Coefficiente dinamico

Il coefficiente dinamico tiene conto della non contemporaneità delle massime pressioni locali e degli effetti dovuti alle vibrazioni della struttura. Esso può essere assunto cautelativamente pari ad 1 nelle costruzioni di tipologia ricorrente, quali gli edifici di forma regolare non eccedenti 80 m di altezza ed i capannoni industriali: cd = 1.

7.1.5 Pressione del vento

In conclusione l’azione statica del vento, rappresentata da pressioni e depressioni agenti ortogonalmente alle superfici degli elementi che compongono la costruzione, risulta pari a:

cpe = +0,8

1 Piano Sopravento: p = +357,7 N/m2 +0,36 KN/m2;

(4)

3 Piano Sopravento: p = +796,4 N/m2 +0,80 KN/m2; 4 Piano Sopravento: p = +876,6 N/m2 +0,88 KN/m2; 5 Piano Sopravento: p = +950,0 N/m2 +0,95 KN/m2. cpe = -0,4 1 Piano Sottovento: p = -178,8 N/m2 -0,18 KN/m2; 2 Piano Sottovento: p = -332 N/m2 -0,33 KN/m2; 3 Piano Sottovento: p = -398,2 N/m2 -0,40 KN/m2; 4 Piano Sottovento: p = -438,3 N/m2 -0,44KN/m2; 5 Piano Sopravento: p = -475,0N/m2 -0,48KN/m2. cpe = -0,3 1 Piano Sottovento: p = +120,8 N/m2 +0,12 KN/m2; 2 Piano Sottovento: p = +248,0 N/m2 +0,25 KN/m2; 3 Piano Sottovento: p = +298,0 N/m2 +0,30 KN/m2; 4 Piano Sottovento: p = +332,6 N/m2 +0,33 KN/m2; 5 Piano Sopravento: p = +356,3 N/m2 +0,36 KN/m2. cpe = -0,6 1 Piano Sottovento: p = -241,7 N/m2 -0,24 KN/m2; 2 Piano Sottovento: p = -496,0 N/m2 -0,50 KN/m2; 3 Piano Sottovento: p = -595,9 N/m2 -0,60 KN/m2; 4 Piano Sottovento: p = -665,3 N/m2 -0,67 KN/m2; 5 Piano Sopravento: p = -712,5 N/m2 -0,72 KN/m2.

Il vento è stato considerato agente lungo le due direzioni principali X e Y del complesso edilizio e, a causa dell’asimmetria della costruzione, lo si deve considerare spirante anche lungo le direzioni opposte -X e –Y.

Per trasformare il vento in un carico lineare orizzontale uniformemente distribuito lungo le travi o i cordoli in c.a., occorre moltiplicare la pressione appena trovata, in corrispondenza del piano della trave (o del cordolo) che si vuole caricare, per l’altezza compresa tra la mezzeria della parete sottostante la trave (o cordolo) considerata e la mezzeria della parete soprastante.

(5)

Caso 1 Zona in pressione 0,5 KN/m2 Zona in depressione 0,6 KN/m2 Caso 2 Zona in pressione 0,5 KN/m2 Zona in depressione 0,6 KN/m2

(6)

Caso 3 Zona in pressione 0,5 KN/m2 Zona in depressione 0,6 KN/m2 Caso 4 Zona in pressione 0,5 KN/m2 Zona in depressione 0,6 KN/m2

(7)

7.2 Azione della Neve

Il carico da neve sulle coperture si ottiene mediante la seguente espressione:

t e s k i s

q

C

C

q

= μ ⋅ ⋅ ⋅ dove:

qs è il carico neve sulla copertura;

μi è il coefficiente di forma della copertura;

qsk è il valore caratteristico di riferimento del carico neve al suolo [kN/m 2

] relativo ad un periodo di ritorno di 50 anni;

CE è il coefficiente di esposizione;

Ct è il coefficiente termico.

Si ipotizza che il carico agisca in direzione verticale e lo si riferisce alla proiezione orizzontale della superficie della copertura.

7.2.1 Valore caratteristico del carico neve al suolo

Il carico neve al suolo dipende dalle condizioni locali di clima e di esposizione, considerata la variabilità delle precipitazioni nevose da zona a zona. In mancanza di adeguate indagini statistiche e specifici studi locali, che tengano conto sia dell’altezza del manto nevoso che della sua densità, la normativa riporta le espressioni per ottenere il carico di riferimento neve al suolo per località poste a quota inferiore a 1500 m sul livello del mare.

La città di Livorno ricade nella zona III, secondo la zonazione di Figura 3.4.1 delle NTC 2008, pertanto le espressioni da utilizzare sono le seguenti:

qsk = 0,6 kN/m2 per as≤ 200 m

qsk = 0,51[1 + (as/481)2] kN/m2 per as > 200 m

Dato che la quota sul livello del mare del sito di costruzione è as = 3 m < 200 m, ne consegue un

valore caratteristico del carico neve al suolo pari a qsk = 0,6 kN/m2.

7.2.2 Coefficiente di esposizione

Il coefficiente di esposizione CE deve essere utilizzato per modificare il valore del carico neve in

copertura in funzione delle caratteristiche specifiche dell’area in cui sorge l’opera. La Tabella 3.4.I delle NTC 2008 suggerisce di porre CE = 1 per la classe di topografia normale (aree in cui non è presente una significativa rimozione di neve sulla costruzione prodotta dal vento, a causa del terreno, altre costruzioni o alberi) cui appartiene il sito di costruzione.

(8)

7.2.3 Coefficiente termico

Il coefficiente termico Ct viene utilizzato per tener conto della riduzione del carico da neve a

causa dello scioglimento della stessa, causata dalla perdita di calore della costruzione. Tale coefficiente tiene conto delle proprietà di isolamento termico del materiale utilizzato in copertura, e in assenza di studi specifici si assume Ct = 1.

7.2.4 Coefficiente di forma della copertura

Il coefficiente μi tiene conto della geometria della copertura e in normativa viene riportato in

funzione dell’angolo α formato dalla falda con l’orizzontale. Si deve inoltre fare una distinzione fra il caso in cui è presente la sola neve e il caso in cui si ha neve in presenza di vento, poiché quest’ultimo genera fenomeni d’accumulo.

Nella Tabella 3.4.II delle NTC 2008 si ricava il valore di μ1per α = 17°:

Ricadendo nella seconda categoria otteniamo un μ1= 1,15.

Casi di carico considerati:

Caso 1

α =17° µ 1 =1,15

(9)

Caso 2 Caso 3

7.3 Azioni Verticali

Nel seguito verranno analizzati i pesi propri degli elementi strutturali, non strutturali e i carichi d’esercizio di ciascun edificio.

Il peso proprio dei maschi murari e delle fasce viene calcolato automaticamente dal programma di calcolo Midas Gen, in base alle caratteristiche geometriche e al peso del materiale assegnati (vedi capitolo sopra citato).

Muratura

I solai sono composti da travetti a doppio T in acciaio e laterizio, tabelloni e soletta in calcestruzzo di 4 cm : Solaio di Interpiano - Pavimento e sottofondo 4,85 KN/m2 x 0,05 / 0,4 = 0,60 KN/m2 - Getto in CLS 18,00 KN/m2 x 0,04 = 0,72 KN/m2 - Tavellone 0,08 KN/m2 - Pignatta 0,08 KN/m2 - HE 160 0,75 KN/m2 - Intonaco 18 KN/m2 x 0,02 = 0,36 KN/m2 - Tramezzi 2,00 KN/m2 4,59 KN/m2 Solaio di Sottotetto - Getto in CLS 18,00 KN/m2 x 0,04 = 0,72 KN/m2 - Tavellone 0,08 KN/m2 - Pignatta 0,08 KN/m2 - HE 120 0,5 KN/m2 α =17° µ 1 =1,15 α =17° 0,5µ 1 0,5µ =1,15 µ 1

(10)

- Intonaco 18 KN/m2 x 0,02 = 0,36 KN/m2 - Muretto 2,00 KN/m2

3,74 KN/m2

Solaio di Copertura

Il manto di copertura è realizzato con tegole olandesi poste su di un getto in cls non armato, che a sua volta è posto su tavelloni che sono sostenuti da travetti e travi di legno. Per ricondurre il peso del manto di copertura ad un carico riferito alla proiezione orizzontale della copertura, lo si divide per il cosα, dove α (espressa in gradi) è l’inclinazione della falda:

- Tegole 0,5 KN/m2/ cosα = 0,52 KN/m2 - Getto in CLS 18,00 KN/m3x 0,04/ cosα = 0,75 KN/m2 - Travicelli in legno 6,00 KN/m3 x 0,1 x 0,15 / (cosα + 0,4) = 0,235 KN/m2 - Travi in legno 6,00 KN/m3 x 0,25 x 0,15 / cosα = 0,235 KN/m2 - Capriata in legno 1,00 KN/m2

2,72 KN/m2

Scale

Il peso proprio della scala viene calcolato dal programma di calcolo, come nel caso della muratura.

In normativa nella Tabella 3.1.II sono riportati i valori dei carichi d’esercizio in funzione delle categorie di edifici:

Carico d’esercizio qk

Cat. C1 Ospedali 3,00 kN/m2

Cat. C2 Scale comuni 4,00 kN/m2

Cat. H1 Coperture e sottotetti accessibili

per sola manutenzione 0,50 kN/m2

Moltiplicando questo carico per l’interasse di competenza di ciascuna trave (o cordolo) portante, si ottiene il carico lineare uniformemente distribuito sulla trave (o cordolo).

(11)

7.4 Azione sismica

L’azione sismica è caratterizzata da tre componenti traslazionali indipendenti, di cui due orizzontali (secondo le direzioni x e y dell’edificio) ed una verticale (in direzione z), che non è stata tenuta in considerazione poichè il caso di studio non rientra fra quelli elencati al paragrafo 7.2.1 delle NTC 2008, per i quali si deve utilizzare anche la componente verticale. Le due componenti orizzontali sono modellate tramite lo stesso spettro di risposta per ciascun stato limite di verifica. In particolare per gli edifici esistenti la valutazione della sicurezza e la progettazione dell’intervento possono essere effettuate con riferimento ai soli stati limite ultimi (SLU), e nel caso in esame si considera lo stato limite di salvaguardia della vita umana (SLV), come riportato al paragrafo 8.3 della Normativa.

Il D.M. 14 gennaio 2008 utilizza al meglio le possibilità offerte dalla definizione della pericolosità sismica italiana, recentemente prodotta e messa in rete dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). L’azione sismica, infatti, è ora valutata in condizioni di campo libero su sito di riferimento rigido a superficie orizzontale, riferendosi non ad una zona sismica territorialmente coincidente con più entità amministrative, ad un’unica forma spettrale e ad un periodo di ritorno prefissato ed uguale per tutte le costruzioni, come avveniva in precedenza, bensì sito per sito e costruzione per costruzione. Tale approccio dovrebbe condurre in media, sull’intero territorio nazionale, ad una significativa ottimizzazione dei costi delle costruzioni antisismiche, a parità di sicurezza.

La pericolosità sismica di un sito è descritta dalla probabilità che, in un fissato lasso di tempo, in detto sito si verifichi un evento sismico di entità almeno pari ad un valore prefissato. Nelle NTC, tale lasso di tempo, espresso in anni, è denominato “periodo di riferimento” VR e la probabilità è

denominata “probabilità di eccedenza o di superamento nel periodo di riferimento” PVr.

Ai fini della determinazione delle azioni sismiche di progetto nei modi previsti dalle NTC, la pericolosità sismica del territorio nazionale è definita convenzionalmente facendo riferimento ad un sito rigido (di categoria A) con superficie topografica orizzontale (di categoria T1), in condizioni di campo libero, cioè in assenza di manufatti.

Le caratteristiche del moto sismico atteso al sito di riferimento, per una fissata PVr, si ritengono

individuate quando se ne conosca l’accelerazione massima ed il corrispondente spettro di risposta elastico in accelerazione. In particolare, i caratteri del moto sismico su sito di riferimento rigido orizzontale sono descritti dalla distribuzione sul territorio nazionale delle seguenti grandezze, sulla base delle quali sono compiutamente definite le forme spettrali per la generica PVr:

 ag accelerazione di picco al suolo;

 Fo valore massimo del coefficiente di amplificazione dello spettro di risposta in

accelerazione orizzontale;

 Tc* periodo di inizio del tratto a velocità costante dello spettro di risposta in

(12)

Il valore di ag è desunto direttamente dalla pericolosità di riferimento, attualmente fornita dallo

INGV, mentre Fo e Tc* sono calcolati in modo che gli spettri di risposta elastici in accelerazione,

velocità e spostamento forniti dalle NTC approssimino al meglio i corrispondenti spettri di risposta elastici in accelerazione, velocità e spostamento derivanti dalla pericolosità di riferimento.

In un quadro operativo finalizzato a sfruttare al meglio la puntuale definizione della pericolosità di cui si dispone, è utile, quando opportuno, riferirsi a 4 stati limite per l’azione sismica (SLO, SLD, SLV, SLC). Ai quattro stati limite sono stati attribuiti (Tabella 3.2.I delle NTC) valori della probabilità di superamento PVr pari rispettivamente a 81%, 63%, 10% e 5%, valori che restano

immutati quale che sia la classe d’uso della costruzione considerata; tali probabilità, valutate nel periodo di riferimento VR proprio della costruzione considerata, consentono di individuare, per

ciascuno stato limite, l’azione sismica di progetto corrispondente.

Viene preliminarmente valutato il periodo di riferimento VR della costruzione (espresso in anni),

ottenuto come prodotto tra la vita nominale VN fissata all’atto della progettazione, ed il coefficiente

d’uso CU che compete alla classe d’uso nella quale la costruzione ricade. Si ricava poi, per ciascuno

stato limite e relativa probabilità di eccedenza PVr nel periodo di riferimento VR, il periodo di ritorno

TR del sisma.

Alla base dei risultati così ottenuti è la strategia progettuale che impone, al variare del periodo di riferimento VR, la costanza della probabilità di superamento PVr che compete a ciascuno degli stati

limite considerati.

I valori di a g, Fo e Tc, necessari per determinare gli spettri di risposta, sono riportati nell’Allegato

B alle NTC, per nove valori del periodo di ritorno TR e per ciascun nodo del reticolo di riferimento in

cui è diviso il territorio nazionale.

Secondo quanto riportato nell'allegato A del D.M. 2008, definite le coordinate del sito interessato dal progetto, per un qualunque punto del territorio non ricadente nei nodi del reticolo di riferimento, i valori dei parametri spettrali ad esso corrispondenti possono essere calcolati come media pesata dei valori assunti da tali parametri nei quattro vertici della maglia elementare del reticolo di riferimento, contenente il punto in esame. Qualora il tempo di ritorno richiesto sia differente da uno dei nove tempi di ritorno forniti in tabella, sarà possibile ricavare il valore del parametro di interesse mediante interpolazione tra i valori dei parametri corrispondenti ai due tempi di ritorno che comprendono il tempo di ritorno necessario.

Pertanto il procedimento per giungere alla determinazione degli spettri da inserire nel programma di calcolo Midas Gen, per condurre l’analisi strutturale, si articola nei seguenti passaggi:

1) determinazione della vita nominale dell’opera VN (Tabella 2.4.I NTC);

2) determinazione del coefficiente d’uso CU in funzione della classe d’uso (paragrafo 2.4.2 e

Tabella 2.4.II NTC);

3) determinazione del periodo di riferimento per l’azione sismica (paragrafo 2.4.3 NTC): VR = VN · CU;

4) determinazione della probabilità di superamento dell’azione sismica nel periodo di riferimento PVr associata allo stato limite (Tabella 3.2.I NTC);

(13)

5) determinazione del periodo di ritorno TR dell’azione sismica secondo il modello di Poisson

(paragrafo C3.2.1 della Circolare):

TR = -VR/ln(1-PVr);

6) determinazione dei parametri spettrali ag, Fo, Tc* in funzione del sito di costruzione e del TR

dell’azione sismica.

Questi tre indici si riferiscono ad un suolo rigido (categoria A) e orizzontale (T1), quindi lo spettro deve essere opportunamente modificato in base alle caratteristiche del sito;

7) per determinare lo spettro di risposta si devono calcolare anche i seguenti coefficienti (paragrafo 3.2.3.2.1 NTC):

 S = SS · ST tiene conto della categoria di sottosuolo (SS coefficiente

di amplificazione stratigrafica) e topografica (ST coefficiente di

amplificazione topografica);

 CC dipende dalla categoria di sottosuolo e da TC*;

 η = (10/(5+ξ))0,5≥ 0,55 tiene conto di uno smorzamento ξ diverso dal 5%;

 TC = CC · TC* periodo di inizio del tratto a velocità costante dello spettro;

 TB = TC/3 periodo di inizio del tratto ad accelerazione costante dello

spettro;

 TD = (4ag/g) + 1,6 periodo di inizio del tratto a spostamento costante dello spettro.

8) lo spettro di risposta elastico in accelerazione per la componente orizzontale del sisma, normalizzato rispetto all’accelerazione di gravità g, viene costruito mediante le seguenti espressioni (paragrafo 3.2.3.2.1 NTC): B

T

T

0

≤ <





+

=

B 0 B 0 g e

T

T

1

F

1

T

T

F

S

a

)

T

(

S

η

η

C B

T

T

T

≤ <

S

e

(

T

)

=

a

g

S

η

F

0 D C

T

T

T

≤ <       ⋅ ⋅ ⋅ ⋅ =

T

T

F

S

a

)

T

(

S

e g η 0 C

T

T

D

=

2 D C 0 g e

T

T

T

F

S

a

)

T

(

S

η

9) per ottenere lo spettro di progetto da impiegare agli gli stati limite ultimi, si deve considerare la duttilità della struttura, ovvero si riducono le ordinate dello spettro elastico sostituendo il parametro η con 1/q, dove q>1 è il fattore di struttura, che tiene conto delle capacità dissipative della struttura in campo plastico.

Per le costruzioni esistenti in muratura il valore di q da utilizzare, riportato al paragrafo C8.7.1.2 della Circolare, è il seguente:

q = 1,5 αu1 = 2,25

con αu/α1 = 1,5 rapporto tra il moltiplicatore dei carichi orizzontali per cui si ha il collasso e il

(14)

7.4.1 Spettro di progetto della muratura

Per giungere alla determinazione dello spettro di progetto da inserire nel programma di calcolo Midas Gen, si seguono i passaggi riportati al paragrafo precedente:

1. VN = 50 anni, ricadendo gli ospedali nelle opere di classe 3 “ Grandi opere, ponti, opere infrastrutturali e dighe di grandi dimensioni o di importanza strategica”. Si è

considerato tale valore perché la norma consente di abbassare la vita nominale di edifici esistenti.

2. Cu = 2

3. VR = VN x Cu = 100 anni.

4. PVR( SLV ) = 10%

5. TR = - VR / ln (1- PVR ) = 949 anni

6. i parametri necessari alla definizione dello spettro di progetto dell’azione sismica per la struttura in muratura, vengono ottenuti con l’ausilio del foglio di calcolo sperimentale

"Spettri di risposta", scaricabile dal sito del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.

Introducendo, infatti, i coefficienti determinati ai punti precedenti e le seguenti caratteristiche del sito e della struttura:

STATO LIMITE SLU

a0 0,155 g Fo 2,443 Tc* 0,273 s SS 1,473 S 1,612 CC 1,000 η 0,417 TB 0,147 s Tc 0,440 s TD 2,220 s

(15)

Grafico 1: Spettro elastico di risposta 0,000 0,050 0,100 0,150 0,200 0,250 0,300 0,350 0,400 0,000 0,500 1,000 1,500 2,000 2,500 3,000 3,500 4,000 4,500 A ccel era zi o n e S p et tra le Periodo

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