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Capitolo 3 – La rete dei teatri della città di Bologna

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Capitolo 3 – La rete dei teatri della città di Bologna

3.1 • I primi teatri pubblici bolognesi

È naturale che Bologna, città in cui è sorta la più antica Università del mondo occidentale, abbia sempre avuto una ricca storia culturale. E i teatri ne rappresentano un elemento importante. Bologna non è stata sede di una corte e quindi non è stata dotata di luoghi adibiti a spettacoli riservati ai membri di queste élite: la storia dei teatri bolognesi ha come protagonisti i teatri pubblici, ovvero quei luoghi per spettacolo in cui chiunque poteva entrare pagando un biglietto. Questo non vuol dire che non esistessero anche teatri privati, adibiti a rappresentazioni – a volte anche degne di nota – riservate agli invitati del padrone di casa, ma la “democraticizzazione” degli eventi teatrali ha contraddistinto la vita culturale bolognese sin da tempi piuttosto remoti. Il più antico teatro pubblico bolognese di cui si conosca la storia è il

Teatro della Sala situato in una grande sala al primo piano del Palazzo

del Podestà, nella centralissima Piazza Maggiore. Inaugurato nel 1581, venne dotato tra il 1615 e il 1636 di una struttura a palchetti e un palcoscenico attrezzato per rappresentare drammi musicali. La proprietà del teatro era del Reggimento di Bologna che concedeva in appalto agli impresari la sala riservandosi il diritto di utilizzarla per manifestazioni pubbliche come tornei. Fu dismesso nel 1788 per le pessime condizioni in

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il teatro nel parco sviluppo di una struttura per spettacoli a borgo panigale all’interno della rete dei teatri comunali bolognese

cui versava18. Nel 1630 venne aperto nel luogo dove ora sorge la sede della Cassa di Risparmio di Bologna, all’incrocio tra via Castiglione e via Farini, il Teatro Guastavillani, poi divenuto, seguendo i nomi delle famiglie proprietarie, Teatro Formagliari e dal 1770 Teatro Zagnoni. Completamente ligneo, il teatro fu uno dei più grandi della città, secondo solo al Comunale aperto nel 1763, ma fu completamente distrutto da un incendio la prima domenica di settembre del 180219. Al centro dell’attuale zona universitaria si trovava, sin dalla metà del Seicento, il Teatro Malvezzi, uno spazio di medie dimensioni, con quattro ordini di sedici palchi. Anch’esso realizzato in legno, nella notte tra il 19 e il 20 febbraio 1745, dopo una rappresentazione del Giustino di Vivaldi, in meno di un’ora fu divorato dalle fiamme20.

Il più antico teatro pubblico bolognese ancora esistente è il Teatro

Comunale sito in Largo Respighi, inaugurato nel 1763 per sopperire alla

perdita del Malvezzi. Si trattava del primo esempio di teatro costruito con fondi pubblici ed era l’unica struttura in grado di programmare l’opera seria in musica con ballo eroico, spettacolo particolarmente costoso ma di grande gradimento21.

18 Teatri e spettacoli a Bologna tra Sette e Ottocento, Biblioteca dell’Archiginnasio,

http://badigit.comune.bologna.it/books/locandine/luoghi.htm#contavalli, ul­ tima visita dicembre 2010

19 I teatri di Bologna, in Teatro Comunale di Bologna – La Storia,

http://www.tcbo.it/chi_siamo_la_storia.asp#4, ultima visita dicembre 2010

20 Giuseppe Guidicini, Cose notabili della città di Bologna,Tipografia delle

Scienze, Bologna, 1868

21 Il Comunale e il sistema teatrale, in Teatro Comunale di Bologna – La Storia,

http://www.tcbo.it/chi_siamo_la_storia.asp#5, ultima visita dicembre 2010 69

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figura 8 - Il Teatro Comunale di Bologna

La centralità del Teatro Comunale nella programmazione culturale bolognese fu sancita dal Regolamento Teatrale del 1806, emanato dal prefetto Francesco Mosca con lo scopo di tenere sotto controllo l’attività teatrale con la sorveglianza della polizia e di disciplinarla da un lato evitando l’eccessiva concorrenza che poteva portare anche al fallimento degli impresari, dall’altro cercando di regolare le continue richieste di tombole, lotterie e giochi d’azzardo provenienti anche dai teatri di provincia. Il Regolamento avvantaggiava il Comunale obbligando alla chiusura gli altri teatri pubblici nelle serate in cui vi si programmava un’opera seria.

A completare il panorama dei teatri pubblici bolognesi di fine Settecento, c’era il Teatro Marsigli, di proprietà della omonima famiglia, costruito nel 1710 all’interno di quello che attualmente è palazzo Guidalotti Alberani Marsigli, collegato tramite androne e cortile a Strada

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il teatro nel parco sviluppo di una struttura per spettacoli a borgo panigale all’interno della rete dei teatri comunali bolognese

Maggiore. La sua attività si svolse nell’arco di poco più di un secolo, soprattutto nell’ambito dell’opera buffa, e subì un certo impulso alla fine del Settecento quando, sotto l’occupazione napoleonica, fu insignito del ruolo di teatro civico e poi nel 1800 in parte ristrutturato. Nel 1821 risultò fatale per il Marsigli l’ispezione ordinata dalla Deputazione agli spettacoli del Comune in seguito ai malumori, manifestati da tutti i proprietari di teatro bolognesi, per il Regolamento che imponeva la chiusura di tutte le altre sale nei giorni di programmazione di opera seria al Comunale; l’ispezione al Marsigli constata «che alcune delle scale sono in legno, ristrette e piuttosto scomode, che la platea è un terrapieno parte selciato in mattoni e parte formata di legno rovere, che le colonnette che sostengono i diversi ordini dei palchi sono anch’esse di legno»22 e che anche tutti gli impianti tecnici sono consunti. I lavori di restauro risultano troppo onerosi tanto che nel 1825 il teatro viene abbandonato definitivamente lasciando alle intemperie il compito di completare l’opera di demolizione.

22 Giuseppe Cosentino, Il teatro Marsigli-Rossi. (Un teatro bolognese del secolo

XVIII), Bologna, 1900

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figura 9 - I principali teatri pubblici bolognesi: 1 Teatro della Sala 1547-1788

2 Teatro Formagliari (Zagnoni) 1636-1802 3 Teatro Malvezzi 1651-1745

4 Teatro Marsigli-Rossi 1710-1825 5 Teatro Comunale 1763-attivo 6 Teatro del Corso 1805-1944 7 Arena del Sole 1810-attivo 8 Teatro Contavalli 1814-1979 9 Teatro Brunetti (Duse) 1865-attivo

3.2 • I teatri bolognesi nell’Ottocento

All’inizio dell’Ottocento, si assiste ad un “ricambio” delle strutture teatrali pubbliche cittadine; finiscono la loro carriera teatri storici come il Teatro della Sala (chiuso nel 1788 per degrado), il Teatro Formagliari-Zagnoni (incendiatosi nel 1802) e il Teatro Marsigli-Rossi (andato in rovina nel 1825). Nello stesso periodo cominciarono ad aggiungersene di nuovi,

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il teatro nel parco sviluppo di una struttura per spettacoli a borgo panigale all’interno della rete dei teatri comunali bolognese

a cominciare dal Teatro del Corso, primo teatro ligneo di cui possiamo ammirare la linea, sorto in via Santo Stefano in corrispondenza dell’attuale civico 33 e inaugurato nel 1805 alla presenza di Napoleone. Si tratta di uno dei più importanti esempi di teatri nati per iniziativa privata (fu costruito dal bolognese Giuseppe Badini grazie alla vendita preventiva di 40 palchi) offerto all’uso pubblico certamente per dare vantaggio alla comunità ma anche per ricavarne un margine di guadagno, tanto che intorno al suo teatro Badini realizzò una serie di iniziative imprenditoriali. Il Teatro del Corso conquistò subito un ruolo di primo piano nel panorama dei teatri cittadini (la storia di Bologna ricorda che ospitò nei primi anni del Novecento le chiassose e irriverenti incursioni futuriste organizzate da Filippo Tommaso Marinetti23) e lo conservò intatto fino al 29 gennaio del 1944 quando fu completamente distrutto da un bombardamento durante una prova del Barbiere di Siviglia24.

23 Bologna e la musica, in Scopri Bologna, sezione di Genius Bononiae. Musei

nella città, http://www.genusbononiae.it/index.php?pag=54, ultima visita marzo 2011

24 Marina Calore, Il teatro del Corso, Bologna, Lo Scarabeo, 1992

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figura 10 - Ercole Gasparini (1771-1829) Teatro del Corso: sezione per il largo del palco

scenario e sue adiacenze; decorazione del prospetto esterno del teatro, Biblioteca

comunale dell’Archiginnasio

Particolare importanza ebbe invece il Teatro Contavalli, costruito tra il 1812 e il 1814 dall’attore dilettante Antonio Contavalli su un terreno dell’ex complesso monastico dei Carmelitani di San Martino, in via Cavaliera. Mentre il Teatro Marsigli diventava inagibile per le condizioni di deterioramento in cui versava, il Contavalli ne acquisiva il pubblico, costituito prevalentemente dalla piccola e media borghesia, ma fu un luogo di riferimento anche per gli studenti della vicina Università. Il suo palcoscenico ospitò prevalentemente l’opera, con un particolare riferimento al repertorio rossiniano, ma anche il teatro parlato, soprattutto quando divenne, dal 1818, sede preferita per le rappresentazioni dell’Accademia dei Filodrammaturgi e, dal 1826, sede provvisoria dell’Accademia dei Concordi. Rimase in funzione per più di un secolo come teatro, quindi fu trasformato in cinematografo e, nel

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il teatro nel parco sviluppo di una struttura per spettacoli a borgo panigale all’interno della rete dei teatri comunali bolognese

1979, abbattuto25.

Non si può infine non menzionare le arene: nate sulla falsariga degli anfiteatri dell’antichità, con i quali in realtà condividevano solo la mancanza di una copertura centrale, avendo una struttura più simile ai consueti teatri all’italiana, con platea e plachi o loggiati per il pubblico e palcoscenico frontale. A parte l’Arena San Lorenzo che fu attiva solo dal 1801 al 1812 e poi, ristrutturata e ribattezzata Arena della Fenice, dal 1825 al 1830, l’edificio bolognese più significativo di questa tipologia e il solo ancora in attività (sebbene, dopo una ristrutturazione che l'ha dotata di copertura, non più come arena) è senza dubbio l’Arena del

Sole. Inaugurata il 5 luglio del 1810, poteva contenere fino a duemila

spettatori attratti dal prezzo modico del biglietto e da intrattenimenti in grado di soddisfare utenti poco avvezzi agli spettacoli notturni26. Oltre a queste due arene, senza dubbio le più importanti della città, nel 1822 venne inaugurata l’Arena del gioco del Pallone che ospitò manifestazioni di grande popolarità come la cuccagna, la corsa del trincetto, ma anche spettacoli lirici caratterizzati dalla spettacolarità della scenografia. Nel 1860 venne inaugurata l’Arena Nazionale, mentre a porta Castiglione si trovava l’Arena Rapini.

Tra i teatri di minore importanza va ricordato anche il Teatro di via

Nosadella, ricavato all’interno della chiesa sconsacrata dell’ex

25 Teatri e spettacoli a Bologna tra Sette e Ottocento, Biblioteca dell’Archiginnasio,

http://badigit.comune.bologna.it/books/locandine/luoghi.htm#contavalli, ul­ tima visita dicembre 2010

26 Lidia Bortolotti (a cura di), Le stagioni del teatro. Le sedi storiche dello

spettacolo in Emilia-Romagna, Bologna, Grafis Edizioni, 1995

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monastero di Santa Maria Egiziaca al civico 672, con una capienza massima di trecento posti. Vi erano tenuti spettacoli soprattutto di marionette e balli. Entrò in funzione nel 1818 e decadde rapidamente entro la metà del sec. XIX. Attualmente è sede di una sala cinematografica. Nel 1827 venne invece inaugurato il Teatro Loup, destinato prevalentemente a compagnie di dilettanti.

Nel già citato Regolamento del 1806 firmato dal prefetto Francesco Mosca, compaiono altri quattro teatri di proprietà privata: il Teatro

Taruffi, realizzato nel 1797 in una sala del piano nobile del palazzo di

famiglia, attuale Palazzo Lambertini-Taruffi-Minghetti sede del Liceo Minghetti, che secondo alcune ricostruzioni conobbe anche una brevissima stagione come teatro pubblico nei primi anni del secolo XIX; il

Teatro Felicini, anch’esso al piano nobile dell’omonimo palazzo, aperto

al pubblico nel 1763, utilizzato prevalentemente da compagnie di dilettanti e chiuso definitivamente nel 1826; il Teatro Legnani, annesso all’omonimo palazzo ma con accesso indipendente su via San Mamolo, aperto al pubblico qualche anno dopo il 1760 e destinato quasi esclusivamente agli spettacoli di marionette e, dai primi anni dell’Ottocento fino alla chiusura avvenuta poco dopo il 1820, a rappresentazioni di dilettanti e concerti; infine Il Teatro San Gabriele, ricavato in un piccolo oratorio appartenuto alla Congregazione di San Gabriele, con accesso su via dei Giudei, da Pellegrino Coralli, suo proprietario: dal 1810 al 1815 ospitò «compagnie comiche, magari

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il teatro nel parco sviluppo di una struttura per spettacoli a borgo panigale all’interno della rete dei teatri comunali bolognese

scadenti, e operette malcantate, senza comunque avere la debita autorizzazione, ma poiché si trattava di un teatro assai popolare, frequentato prevalentemente dalla truppa e che non godeva di buona fama, alle prime avvisaglie della Restaurazione al San Gabriele venne ordinata la chiusura… e ridotto ad uso di magazzino»27.

Uno degli edifici teatrali più antichi e controversi della città è l’attuale

Teatro Duse, nato in realtà come Teatro San Saverio in una sala situata

nell’antico palazzo del Giglio, in via Cartoleria Vecchia, utilizzata sin dalla metà del Seicento dai convittori del Collegio dei Nobili intitolato a San Francesco Saverio. Nel 1822 i locali vennero acquistati dall’ingegnere Antonio Brunetti che li ristrutturò radicalmente nel 1830 e inaugurò l’anno successivo il Teatro Brunetti, che tuttavia non ottenne l’autorizzazione a svolgere attività “venale”, cioè di teatro pubblico a pagamento e fu perciò destinato solo a spettacoli di marionette e di dilettanti. L’autorizzazione all’uso venale venne solo con l’Unità d’Italia ma solo a condizione di eseguire urgenti lavori di restauro. Emilio Brunetti, nipote di Antonio, impegnò in questo ingenti risorse e ottenne di realizzare una struttura, inaugurata per il Carnevale del 1865, considerata dai contemporanei un modello di funzionalità e modernità28. La sala disponeva di un lucernaio mobile che consentiva al teatro di essere trasformato in arena nei mesi estivi, mentre per la stagione 27 Marina Calore, Bologna a teatro. L’Ottocento, Guidicini e Rosa Editori, 1982 28 Armando Antonelli, Cinzia Ferretti, Riccardo Pedrini, Storia del Teatro

“Eleonora Duse”. Dal San Saverio al Duse: quattro secoli di vicende teatrali,

Bologna, Lo Scarabeo, 1997

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invernale era stato approntato un sistema di riscaldamento sotto il pavimento della platea. Ma soprattutto lo sfruttamento dello spazio per il pubblico era ottimizzato rinunciando ai palchi per delle più capaci gallerie.

L’attività del nuovo teatro fu intensissima e adatta a tutti i gusti anche se non si pose in vera concorrenza con il Teatro del Corso rivolgendosi questo all’aristocrazia e alla alta borghesia, mentre il Brunetti accoglieva per lo più borghesi, studenti e operai, grazie anche a un biglietto di ingresso di prezzo inferiore. Nel 1898 assunse il nome attuale di Teatro Duse per onorare la celebre artista che in quegli anni era all’apice della sua carriera.

figura 11 - Il Teatro Duse, ex Brunetti, ai giorni nostri

Come risulta da questa rassegna dei teatri bolognesi, per circa tre secoli in città risultano attivi contemporaneamente circa 4-5 teatri di grosse dimensioni, capaci di ospitare diverse centinaia di spettatori e di intrattenerli con spettacoli di genere molto diverso. Esisteva infatti un mercato, non molto dissimile da quello attivo ai giorni nostri, animato da

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pubblico le esibizioni atletiche e sportive (come la Polo-Byciclette vista al Duse, in cui quattro ciclisti devono mandare una palla in una buca servendosi di una mazza30) o i “numeri del brivido” come il “giro della morte” presentato da Mephisto in sella alla sua bicicletta31.

Ma soprattutto alla fine dell’Ottocento comincia ad affermarsi il nuovissimo e sorprendente cinematografo: il 25 giugno 1899, infatti, i bolognesi assistono a una delle prime grandi realizzazioni dei fratelli Lumière, i tredici quadri della Vita e Passione di Cristo con ben 500 personaggi.

Allo stesso tempo si va affermando la corrente del teatro dialettale con

Alfredo Testoni (1856-1931) che già dall’ultimo quarto del

diciannovesimo secolo riscuote un entusiastico apprezzamento per le sue commedie in dialetto: ricordiamo Al tròp è tròp (“Il troppo è troppo”) del 1878, Acqua e ciaccher (“Acqua e chiacchiere”) del 1899, Quand a j era i franzis (“Quando c'erano i francesi”) del 1926.

Dal punto di vista dei luoghi per rappresentazione, l’inizio del Novecento vede due importanti ristrutturazioni al Teatro del Corso nel 1903 e al Duse l’anno successivo, che ridanno a questi due teatri una modernità e un’eleganza degne di nota su tutti i quotidiani del tempo. Nel 1907 viene inaugurato il Teatro Olympia, eretto al posto del Politeama del Pincio nelle vicinanze della Montagnola. Capace di contenere 1.400 spettatori seduti, l’Olympia nel 1908 assume la denominazione di Teatro Verdi. A 30 Marina Calore, Bologna a teatro. L’Ottocento, Guidicini e Rosa Editori, 1982 31 Alessandro Cervellati, Bologna divertita, Tamari, 1964

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il teatro nel parco sviluppo di una struttura per spettacoli a borgo panigale all’interno della rete dei teatri comunali bolognese

partire dal 1931, il Verdi sarà sede della Stabile Filodrammatica, compagnia di dilettanti, ma con un repertorio di notevole qualità. Distrutto dal bombardamento del 25 settembre 1943, sarà poi ricostruito, per riaprire nel 1959 come Cinema Capitol32.

Del 12 ottobre 1913 è l’inaugurazione del Teatro Apollo, a cui si accedeva per la porta di ingresso del civico 38 in via Indipendenza. Il teatro Apollo diverrà uno dei famosi locali di varietà della città e nel corso degli anni si alterneranno spettacoli teatrali e cinematografici. Anch’esso è danneggiato nel corso del devastante bombardamento alleato del 25 settembre 1943 e verrà ricostruito dopo la guerra come Cinema Metropolitan33.

Durante la prima guerra mondiale l’attività teatrale subisce naturalmente una drastica riduzione e molti teatri sono costretti a chiudere per mancanza di pubblico; è la sorte del Contavalli, poi dell’Arena del Sole e dello stesso teatro Duse.

Alla ripresa dell’attività dopo la fine dei conflitti, alcune strutture hanno bisogno di riorganizzarsi: il Contavalli viene ceduto a una società immobiliare romana34, il Teatro del Corso diviene sede stabile della compagnia di teatro dialettale diretta da Angelo Gandolfi che riporta agli antichi splendori il repertorio di Testoni, mentre il Duse, assecondando i 32 Carla Benedetti Zaffagnini, I teatri perduti, in Bologna Novecento. Un secolo

di vita della città, a cura di Maria Letizia Bramante Tinarelli, Castelmaggiore,

FOR, 1998

33 David Sicari, I luoghi dello spettacolo a Bologna. Una città di teatri, Bologna,

Compositori, 2003

34 Oreste Trebbi, Il teatro Contavalli di Bologna. Cronaca riassuntiva, Bologna,

Zanichelli

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mutati gusti del pubblico, si dedica prevalentemente all’operetta, al varietà e al cinematografo. Nel 1925 viene chiuso per un profondo intervento di restauro il Teatro Verdi: la riapertura avviene nel 1928 con un varietà che vede la partecipazione straordinaria delle Dolly Sisters, le gemelle che in quegli anni registrano un clamoroso successo in tutta Europa.

Nel ventennio fascista la vita teatrale bolognese conosce una drastica riduzione: chiudono l’Arena del Sole e il teatro Duse, il Contavalli viene chiuso nel 1936 per poi essere venduto e trasformato in cinema-teatro. In pratica intorno al 1938 l’unico teatro in funzione in città risulta essere il Teatro del Corso, che purtroppo verrà fortemente danneggiato durante un bombardamento aereo il 29 gennaio 1944. Come abbiamo visto, anche il Verdi e l’Apollo saranno distrutti dai bombardamenti, che non risparmieranno neanche il Duse pur non distruggendolo interamente, tanto che sarà in grado di riaprire già nel dicembre 1945. Pochi giorni dopo la Liberazione, il 24 maggio 1945, è l’Arena del Sole il primo teatro a riaprire i battenti.

3.4 •Dal Dopoguerra agli anni Sessanta

Nel marzo del 1948 viene concessa una sala all’ultimo piano di un palazzo di via D’Azeglio ad un gruppo di giovani teatranti che la battezzarono con il nome di Teatro della Soffitta35. Si tratta di un

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il teatro nel parco sviluppo di una struttura per spettacoli a borgo panigale all’interno della rete dei teatri comunali bolognese

evento destinato a mutare radicalmente la scena teatrale bolognese: siamo nel dopoguerra, il pubblico non ha le risorse per affollare i teatri anche a causa di una contingenza che ha portato a un innalzamento del prezzo dei biglietti di ingresso. Al contempo le esigenze culturali, tenute a freno dal regime fascista, premono per trovare una espressione: Bologna vive con fervore il desiderio di costituirsi come centro di produzione autonomo, dove svolgere sperimentazione, ricerca e permettere ai giovani di esprimere se stessi. Questo stesso bisogno è avvertito un po’ in tutto il Paese, dove le menti creative sono impazienti di trovare riscatto dopo il “blocco” del Ventennio.

Da questi nuovi fermenti nascono in Italia interessanti iniziative teatrali sganciate dalle modalità espressive tradizionali e attente a studiare un linguaggio, ma anche una politica culturale, capace di rispondere alle nuove esigenze del pubblico. Nascono così a Genova la formazione sperimentale Luigi Pirandello, a Venezia la compagnia Carlo Goldoni e a Milano nel 1947 il Piccolo Teatro. A Bologna nell’agosto 1945 si forma la Libera Accademia degli Studi cui partecipano nomi del calibro del giornalista Enzo Biagi. Inizialmente il gruppo si dedica prevalentemente all’organizzazione di incontri e conferenze, ma ben presto viene la voglia di fare teatro. Così Vittorio Vecchi, Sandro Bolchi e Mino Donati danno vita al Teatro della Soffitta con l’aspirazione di creare un teatro che svolga contemporaneamente un servizio sociale attraverso spettacoli di alto livello e azioni concrete per l’avvicinamento del pubblico. In quegli

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anni la Soffitta è, insieme al Piccolo milanese, l’unico stabile inizialmente riconosciuto dalla Direzione generale dello spettacolo. La prima stagione del teatro è quella 1948-49 e inaugura con il Tartufo di Molière per proseguire con opere di Gogol’, Ibsen, O’Neill. L’attività della Soffitta proseguirà, con grande successo di pubblico ma non senza difficoltà economiche, fino al 1951 quando chiude con La bottega del caffè di Goldoni e La livrea di Federico Zardi. Lo spazio della Soffita continua comunque a essere operativo, prima come sede della Compagnia regionale emiliana, poi dal 1955 con il nome di Teatro La

Ribalta come circolo ricreativo per i dipendenti dell’amministrazione

provinciale, e dal 1962 come sede del primo Teatro Stabile bolognese, capace di costituirsi come punto di riferimento per la vita teatrale cittadina per i pochi anni in cui opera, fino alla sua chiusura nel 196536. L’esperimento voleva venire incontro alle innegabili esigenze sorte nel sistema teatrale, che chiamavano a gran voce una riorganizzazione degli spazi cittadini, un più stretto rapporto tra scuola e teatro, l’organizzazione dell’evento teatrale come evento “sociale” in senso ampio.

Questi obiettivi sono fatti propri da altri enti che sorgono negli anni successivi, primo fra tutti l’Ater (Associazione Teatri dell’Emilia

Romagna) nato nel 1964 come organismo pubblico di promozione e

coordinamento dell’attività musicale e teatrale a livello regionale. Un 36 Lamberto Trezzini, Perché morirono la Soffitta e poi il Teatro Stabile e

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il teatro nel parco sviluppo di una struttura per spettacoli a borgo panigale all’interno della rete dei teatri comunali bolognese

primo esempio dell’utilità di questo intervento si ha nel 1970 quando Ater e Comunità teatrale dell’Emilia Romagna concordano la realizzazione di alcune produzioni che vengono messe in programmazione nei teatri soci.

3.5 •Le cooperative e il sistema delle convenzioni

Gli anni 60 sono gli anni della contestazione: in ambito teatrale questa si esercita soprattutto contro gli esempi dei teatri stabili, nati pochi anni prima ma già considerati obsoleti, e contro il concetto di teatro di regia che prevede un ruolo subordinato dell’attore costretto a contratti di durata stagionale. Sull’onda di questa protesta nascono, alla fine degli anni 60, le esperienze cooperativistiche di cui tutt’oggi si trova traccia nell’organizzazione teatrale bolognese.

Tra i principi ispiratori delle cooperative c’è il tentativo di attuare un’attività di decentramento verso punti periferici mai toccati dal teatro ufficiale e l’utilizzazione di spazi nuovi e diversi per l’evento teatrale37; ma si punta anche a una più democratica organizzazione all’interno del gruppo, dove tutti i componenti, attori, registi, tecnici, partecipano con uguale ruolo nelle decisioni assembleari.

Esempio d’eccellenza di questo approccio è la Cooperativa Nuova

Scena, nata nel 1968 per volontà di Dario Fo, Franca Rame (che nel 1970

37 Lamberto Trezzini, Geografia del teatro n. 3, Rapporto sul teatro italiano

d’oggi, Bologna, Patron editore, 1990

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lasciano Bologna per dar vita a Milano al Circolo La Comune) e Vittorio Franceschi, che comincia la propria attività nella chiesa sconsacrata di San Leonardo trasformata in Teatro Sanleonardo.

figura 13 - l'ingresso del Teatro Sanleonardo, in via San Vitale 63

La Cooperativa Nuova Scena è protagonista di una intensa attività per tutti gli anni 70, anche grazie a una stretta collaborazione con la rete dei circoli ARCI, individuati come vero circuito teatrale alternativo. Il contributo alla vita culturale bolognese è determinante soprattutto nella produzione e diffusione del teatro politico, con la messa in scena di numerosi testi di Vittorio Franceschi, da Diario di classe sui problemi della scuola pubblica a Qui tutto bene… e così spero di te sul fenomeno dell’emigrazione. Nel corso di questi anni anche la struttura della Cooperativa si va sempre più “professionalizzando”, creando quindi una maggiore definizione dei compiti e una base manageriale adeguata ai tempi e alle condizioni del mercato teatrale.

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il teatro nel parco sviluppo di una struttura per spettacoli a borgo panigale all’interno della rete dei teatri comunali bolognese

L’avvento degli anni Ottanta vedrà una ennesima svolta: il teatro politico ha perso il suo appeal per cedere il posto al teatro di ricerca e a quello per ragazzi; l’organizzazione assembleare delle cooperative naufraga per tornare a un recupero dei ruoli e delle specializzazioni che garantiscano maggiore qualità e professionalità. In generale il panorama nazionale del teatro di prosa vede Bologna in una situazione marginale, nonostante la forte crescita in tutta Italia del consumo di teatro nel decennio precedente.

Il programma dell’Assessorato alla Cultura per il mandato 1980-1985 non può non tener conto della presenza di un potenziale elevato consumo culturale e sottolinea la particolare necessità dell’iniziativa dell’Amministrazione pubblica in ambito teatrale per valorizzare le esperienze consolidate (come quella del teatro Sanleonardo) e per la implementazione definitiva di progetti in fasi di avviamento, in particolare la costituzione di un centro per la sperimentazione al Teatro La Ribalta e un sostegno al teatro per ragazzi, oltre naturalmente al ripristino dell’edificio del Comunale e dell’Arena del Sole.

Dall’altro lato le cooperative, che hanno nel corso degli anni maturato una elevata professionalità come soggetti in grado di fornire servizi culturali radicati nel territorio, manifestano l’esigenza di avere uno spazio operativo proprio. Lo strumento per coordinare queste due necessità sarà la convenzione, ancora oggi elemento centrale del dialogo pubblico-privato nel settore teatrale bolognese.

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figura 14 - Teatro Testoni

Nel 1981 viene stipulata la convenzione tra Comune di Bologna e Cooperativa Nuova Scena per la gestione del Teatro Testoni, struttura in via Matteotti di proprietà del Comune attualmente costituita da due sale, una da 400 e una da 100 posti: il Comune si impegna ad erogare alla cooperativa annualmente un contributo per la programmazione e si riserva l’uso del teatro, compatibilmente con i programmi della cooperativa, per 50 giornate annue. Il programma viene predisposto da una commissione artistica composta da tre membri nominati dal Comune e tre della Cooperativa, mentre a quest’ultima resta la completa autonomia per la produzione dei propri spettacoli.

Questa operazione rappresenta una svolta nel sistema di gestione del patrimonio teatrale cittadino: per la prima volta la gestione dell’attività in uno spazio pubblico viene affidata non più a un comitato o ad una struttura pubblica o privata ma a una impresa produttiva.

Nel 1983 viene stipulata la convenzione con la Cooperativa la Baracca per la gestione del Teatro Sanleonardo dove viene costituito un Centro

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il teatro nel parco sviluppo di una struttura per spettacoli a borgo panigale all’interno della rete dei teatri comunali bolognese

Teatro Ragazzi. Intanto il Duse, che era passato sotto la gestione dell’ETI (Ente Teatrale Italiano), rientra tra gli spazi utili alle politiche culturali cittadine grazie a una convenzione tra Comune e Ente che impegna quest’ultimo a concordare il programma con l’amministrazione locale. Infine, del 1984 è la convenzione per la gestione del Teatro la Soffitta che sta vivendo un momento di rilancio grazie all’attenzione rivolta alle esperienze di sperimentazione e ricerca teatrale.

figura 15 – La sala del Teatro delle Celebrazioni

Nel 1983 viene inaugurato anche il Teatro delle Celebrazioni, situato presso la casa di riposo per attori Lyda Borelli, che è destinato all’Ente autonomo Teatro Comunale per le attività musicali e di balletto. Nel maggio 1984 il Comune acquista l’Arena del Sole tenendola in vita solo pochi anni per poi chiuderla nel 1987 per lavori di rifacimento della sala. Fin dagli inizi degli anni 80, quindi, il sistema di produzione teatrale è organizzato, grazie al sistema delle convenzioni, per coprire quasi tutte le esigenze del pubblico: se il Teatro Comunale è gestito direttamente dal relativo Ente Autonomo e cura il repertorio operistico e concertistico

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classico, la Cooperativa Nuova Scena porta al Teatro Testoni InterAction il teatro contemporaneo che si arricchisce nella contaminazione tra generi (prosa, musica, danza), mentre al Teatro Sanleonardo la Cooperativa La Baracca offre spettacoli per il pubblico dei più giovani e Teatro Nuova Edizione e Gruppo Libero si alternano nella gestione del

Teatro La Soffitta per proporre le nuove tendenze nazionali e

internazionali della sperimentazione teatrale. La prosa tradizionale trova il suo spazio nel Teatro Duse gestito dall’ETI e sul quale il Comune ha poco margine di intervento nonostante l’esistenza di una convenzione apposita.

Questo impianto di ripartizione (prosa tradizionale – sperimentazione – innovazione – ragazzi) si manterrà in vita fino ai giorni nostri solo con alcuni adattamenti dovuti peraltro alla comparsa di nuove realtà nel panorama teatrale bolognese che non possono essere ignorate.

3.6 • Geografia teatrale bolognese di fine millennio

Nella seduta del 18 luglio 1994, il Consiglio Comunale di Bologna ridisegna la mappa delle realtà teatrali cittadine approvando le nuove convenzioni per la gestione dei teatri Arena del Sole, Testoni e Sanleonardo. Con queste convenzioni, classificate di primo livello, il Comune riafferma la propria volontà di creare sinergie tra ente pubblico e privato per il coordinamento e l’ampliamento dell’offerta teatrale in città.

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il teatro nel parco sviluppo di una struttura per spettacoli a borgo panigale all’interno della rete dei teatri comunali bolognese

La Cooperativa Nuova Scena passa, così, dal teatro Testoni all’Arena del Sole, che riapre dopo otto anni di lavori di ristrutturazione. La “nuova” Arena del Sole, inaugurata il 20 febbraio 1995, è uno degli spazi teatrali più belli e attrezzati d’Italia, con una platea mobile su moduli idraulici che possono innalzarsi a livello del palcoscenico creando un unico spazio di grandissime dimensioni.

In questo spazio alla Cooperativa Nuova Scena viene affidato il compito di «creare un “centro dello spettacolo” che diventi il terzo polo culturale, insieme con quelli di Piazza Maggiore-via dell’Archiginnasio e dell’ex Manifattura Tabacchi38 su un asse ideale di collegamento, un teatro cittadino ed europeo che consolidi ed ulteriormente sviluppi la produzione, la cultura e la fruizione dei vari generi dello spettacolo a Bologna»39.

figura 16 - La sala grande dell'Arena del Sole con la platea mobile ad altezza palcoscenico

38 Struttura situata in via Riva del Reno, ospita dal 2000 la sede della Cineteca

comunale di Bologna, una delle più importanti di Italia, ed è una vera e propria cittadella dell’audiovisivo, con sale consultazione, cinema, spazi di ritrovo e discussione.

39 Deliberazione di Giunta P.G. n. 76947/94, Convenzione per la gestione del

teatro Arena del Sole

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Il Teatro Testoni, liberato dalla Nuova Scena, può così essere affidato all’attività per i ragazzi sviluppata dalla cooperativa la Baracca, per la quale il Sanleonardo era ormai diventato troppo piccolo. Nel 1995 il Testoni è l’unico spazio in Italia esclusivamente dedicato alla cultura per l’infanzia, dal teatro alle arti visive al gioco. A catena, il Sanleonardo diventerà oggetto di convenzione tra Comune e Teatro di Leo con l’intento di «consolidare e sviluppare ulteriormente la produzione e divulgazione della cultura teatrale a Bologna e, nella prospettiva di rendere sempre più articolato il panorama degli spazi ad essa destinati, la creazione di un laboratorio di ricerca teatrale permanente, inteso come punto di riferimento per il teatro di ricerca e d’autore nazionale ed internazionale»40.

Al centro di questo progetto c’è la figura di Leo De Berardinis (1939-2008), attore, regista e autore tra i più significativi nel panorama del teatro di ricerca italiano che aveva già contribuito alla crescita artistica del lavoro della Cooperativa Nuova Scena negli anni 80 fino alla fondazione del Teatro di Leo nel 1987.

Le convenzioni così stabilite, di durata di sei anni, prevedono che le cooperative presentino ogni anno al Comune di Bologna il programma della stagione teatrale successiva, i progetti delle altre attività previste e il bilancio di previsione relativo all’attività complessiva di ciascun 40 Deliberazione di Giunta P.G. n. 76947/94, Convenzione per la gestione del

Teatro Sanleonardo. Nel 2001, in seguito a un errore nell’anestesia durante un intervento chirurgico, Leo De Berardinis entra in coma (morirà il 18 settembre 2008): la convenzione sarà portata a scadenza dai suoi collaboratori e non verrà più rinnovata.

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il teatro nel parco sviluppo di una struttura per spettacoli a borgo panigale all’interno della rete dei teatri comunali bolognese

teatro; entro il 15 settembre devono invece presentare il bilancio consuntivo con una relazione del programma svolto. Il Comune si impegna ad erogare dei contributi in denaro per il 50% entro il 30 settembre di ogni anno per il restante 50% entro il 31 gennaio dell’anno successivo. Sono a carico delle società tutti gli oneri in materia gestionale nonché le spese di manutenzione ordinaria, da iscriversi nel bilancio preventivo. Le cooperative, inoltre, si impegnano a collaborare con la scuola e l’Università così come con le altre espressioni culturali cittadine, a coordinare la programmazione con le altre realtà teatrali cittadine e a praticare una politica di prezzi che consenta la fruizione delle iniziative a tutti i ceti sociali, con particolare riguardo alle categorie meno protette.

Nel 1995 vengono stipulate altre due convenzioni: tra il Comune di Bologna e il Teatro Nuova Edizione s.r.l. per l’assegnazione del Teatro delle Moline e tra il quartiere Borgo Panigale e il Teatro Ridotto per la gestione dell’ex palestra e centro ricreativo Lavino di Mezzo. Quest’ultima convenzione fa riferimento alla struttura nota come “palestra Lavino di Mezzo” in via M. E. Lepido 253, una sala a pianta centrale con pavimentazione in legno e una tribuna per circa 100 spettatori. Lo spazio era precedentemente sede di un centro ricreativo giovanile ed è stato utilizzato da oltre dieci anni dal Teatro Ridotto, che ha provveduto alla sistemazione e manutenzione dello stabile a proprie spese. Il Teatro Ridotto «si è costituito nel 1983 come laboratorio

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permanente di ricerca sull’arte dell’attore […] Decisivo è stato l’incontro con Eugenio Barba e Iben Nagel Rasmussen dell’Odin Teatret […] Il gruppo ha organizzato le attività del Centro di Promozione e Produzione Teatrale “La Soffitta”, del Dams-Università di Bologna. Ha inoltre organici scambi di lavoro con il Workcenter di Jerzy Grotowski»41.

figura 17 il gruppo del Teatro Ridotto

davanti all'ingresso della Casa delle Culture e dei Teatri

Grazie alla convenzione con il Quartiere Borgo Panigale, il gruppo può finalmente stabilizzare la propria permanenza nello spazio già da tempo occupato e che da ora sarà battezzato Casa delle Culture e dei Teatri, centro di produzione e di organizzazione di rassegne teatrali, musicali e di teatro per ragazzi, nonché di attività pedagogiche e di seminari per le scuole. Con una ulteriore convenzione con il Comune di Bologna del 1997 la Casa delle Culture e dei Teatri è riconosciuto come uno dei teatri della 41 Chi siamo, da http://www.teatroridotto.it/spettacoli/, ultima visita febbraio

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città.

Sempre nel 1997, vengono stipulate altre due convenzioni dal Comune di Bologna: la prima, con l’Ente Teatrale Italiano, riguarda la realizzazione di un progetto triennale di gestione del Teatro Duse e di attività teatrali collaterali; la seconda, con l’associazione culturale :riflessi – Società di

Pensieri per la realizzazione di un progetto triennale di valorizzazione

della cultura teatrale.

Per completare il panorama dei luoghi di teatro a Bologna negli anni Novanta non si possono tralasciare tre spazi che hanno visto transitare i più importanti nomi della futura scena italiana: la Morara, il Cassero e

Studios.

Il Cassero era il circolo gay ubicato all'interno della Porta Saragozza, dunque un circolo tematicamente indirizzato, con un palcoscenico grande (!) neanche 4 metri per 2 per una trentina di spettatori, per microspettacoli che la curiosità e l'intraprendenza del direttore artistico

Stefano Casagrande avevano trasformato in uno spazio ricettivo nei

confronti di tutte le esperienze (soprattutto comiche ma non solo) che cercavano un rapporto più “rischioso” con il pubblico. La Morara era un centro giovanile del Comune di Bologna nella periferia occidentale, a Borgo Panigale, che aveva un’osteria a pianterreno e una piccola sala al primo piano. Qui la cooperativa Baule dei Suoni aveva iniziato a realizzare una piccola stagione teatral-musicale organizzata da Chiara

Sorgato, per offrire accoglienza a piccoli spettacoli e nel frattempo per

animare le serate. Ben presto quell’angolo sperduto nelle nebbie invernali era diventato una piccola isola dove esplorare cose curiose e soprattutto dove fermarsi per lunghe chiacchierate dopo lo spettacolo, con vino offerto dalle “baulesse”. E poi c’era Studios, unico spazio dei tre nato e cresciuto con una priorità teatrale ma, come molti piccoli spazi di quel tipo, costretto a fare i conti con la dispersione delle

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energie, e quindi con il proliferare di laboratori, serate di feste e discoteca, serate in affitto. A gestire l'ampio loft, al primo piano di una struttura industriale nella prima periferia orientale, erano Rocco

Militano e Maria Teresa Di Clemente, di provenienza teatrale, attori e

artisti essi stessi, ma attorno a loro erano molti altri e con differenti idee di teatro, tra cui Flavio Bertozzi42.

Sono questi tre ad ideare la rassegna di gruppi emergenti emiliani Loro del Reno, dalla quale emergeranno artisti del calibro di Alessandro Fullin, Fulvio Ianneo, Emanuela Grimalda e altri ancora.

3.7 • Da :riflessi a Teatri di Vita

Nel 1991 il regista Andrea Adriatico e l’attrice Iris Faigle, entrambi provenienti dall’esperienza della scuola bolognese Baule dei Suoni, fondano l’associazione :riflessi (dal titolo di un romanzo di Palazzeschi, da leggere “due punti riflessi”). L’attività dell’associazione si contraddistingue da subito per la grande innovazione nel linguaggio teatrale, riconoscibile dalle prime produzioni effettuate al Festival di Santarcangelo nel 1991. Adriatico e Faigle conducono gruppi di lavoro con giovani attori, inizialmente rifiutando l’idea di concretizzare queste esperienze in un vero e proprio “gruppo teatrale” strutturato; ma dopo l’allestimento a Santarcangelo nel 1992 dello spettacolo Oplà. Noi viviamo i ragazzi coinvolti esprimono il desiderio di continuare 42 Stefano Casi, Memoria per un festival 'dimenticato': Loro del Reno (1989-90),

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il teatro nel parco sviluppo di una struttura per spettacoli a borgo panigale all’interno della rete dei teatri comunali bolognese

l’esperienza teatrale in maniera più stabile. Il progetto si concretizza in un capannone industriale del Quartiere Borgo Panigale battezzato Teatri

di Vita. In questo spazio l’associazione organizza due “stagioni teatrali”:

le virgolette sono d’obbligo vista la peculiarità della proposta, strutturata secondo un concetto che vuole proporsi come possibile filo conduttore delle varie iniziative presentate. Durante la prima stagione iniziata a gennaio 1993, in una sezione intitolata Schegge di gioventù, la sala viene messa a disposizione di otto giovani registi alla loro opera prima; la stagione successiva 1993/94 viene intitolata Tutti partiti per la cultura in occasione delle elezioni politiche di quell’anno e propone una ricognizione sul teatro e sulla danza contemporanea italiana, ospitando personalità artistiche che non venivano a Bologna da molti anni; inoltre per ogni spettacolo viene allestita nel foyer del teatro una mostra personale consistente di un’unica opera di un giovane artista, selezionato dal critico d’arte Dario Trento, mentre il critico Giordano Montecchi cura una rassegna musicale chiama Clinica Musicale incentrata sulla figura di Frank Zappa. È così che l’attività di Teatri di Vita si contraddistingue attraverso l’ideazione di manifestazioni che portino la cultura europea nel capoluogo emiliano, con una particolare attenzione alla danza contemporanea. Parallelamente l’associazione produce spettacoli dall’impatto fortemente innovativo sia sul piano artistico che su quello organizzativo, programma corsi annuali e laboratori intensivi, mostre fotografiche, incontri con artisti e poeti, e

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pubblica due riviste, il mensile Teatri di Vita e il trimestrale Società di Pensieri.

Nel 1995 Teatri di Vita si trasferisce nel centro di Bologna, in via del Pratello 92: la prima stagione in questo spazio si contraddistingue per l’attenzione alla scena internazionale, con una percentuale di spettacoli stranieri superiore a quella riguardante le realtà italiane.

«Nella stagione 1997/98 prende il via una nuova iniziativa, il “centro per la sperimentazione dello spettatore”, una serie di occasioni laboratoriali tra cui un “laboratorio di critica teatrale” riservato agli spettatori. Nella stessa stagione si registra la prima coproduzione internazionale italo-franco-tedesca per uno spettacolo prodotto da :riflessi, Lotta d’Angeli. Messaggi da un uomo in fuga. È di questo periodo la ricerca di uno spazio più ampio sia per il pubblico in crescita che per gli spettacoli che devono essere prodotti e ospitati, che approda a un vecchio impianto sportivo comunale in degrado all’interno di un parco, ancora una volta nel quartiere Borgo Panigale, all’interno del Parco dei Pini»43.

L’approdo nella nuova struttura all’interno del Parco è preparato dalla convenzione con il Comune di Bologna del 1997 che assicura all’associazione contributi di 60, 70 e 80 milioni di lire rispettivamente per le stagioni 1996/97, 1997/98 e 1998/99. Nel 1998 viene fondata la Società cooperativa Teatri di Vita che assorbe lentamente le attività dell’associazione culturale :riflessi Società di Pensieri. È con questa 43 Stefano Casi, Nuovo teatro in Italia. Esempi di organizzazione, dispense per il

Corso di Organizzazione ed economia dello spettacolo della prof. Cristina Valenti al DAMS, Università di Bologna, anno accademico 2002/2003

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il teatro nel parco sviluppo di una struttura per spettacoli a borgo panigale all’interno della rete dei teatri comunali bolognese

nuova veste che viene firmata la convenzione del 17 novembre 1998 che assegna alla Cooperativa lo spazio individuato nel complesso di ex-piscine all’interno del Parco dei Pini di Borgo Panigale.

Si tratta di una convenzione di tipo assolutamente diverso rispetto alle altre perché riguarda la ristrutturazione e gestione dello spazio teatrale, laddove quelle in atto con le altre formazioni teatrali bolognesi all’interno del panorama bolognese affrontano la gestione delle attività: mai prima di allora il Comune aveva delegato a un soggetto privato tutto il progetto di ristrutturazione di un’area di sua proprietà. Data la peculiarità del contenuto della convenzione, questa ha durata di 15 anni. Questo approccio senza precedenti è stato possibile anche grazie alla volontà della Regione Emilia-Romagna di porsi a livello europeo nel settore della cultura in vista della nomina di Bologna a Città della Cultura europea per l’anno 2000.

Con questa convenzione, Teatri di Vita si aggiunge a Nuova Scena (Arena del Sole, teatro stabile della città), la Baracca (Teatro Testoni, teatro ragazzi) e Teatro di Leo (Teatro Sanleonardo, sperimentazione) nel completare il panorama teatrale bolognese, occupando un posto di primo piano nella promozione della cultura internazionale e della commistione di generi.

Figura

figura 8 - Il Teatro Comunale di Bologna
figura 9 - I principali teatri pubblici bolognesi:
figura 10 - Ercole Gasparini (1771-1829) Teatro del Corso: sezione per il largo del palco  scenario e sue adiacenze; decorazione del prospetto esterno del teatro, Biblioteca
figura 11 - Il Teatro Duse, ex Brunetti, ai giorni nostri
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