Resoconti Parlam entari - 2037 — Assemblea Regionale Siciliana
VII Le g i s l a t u r a CIX SEDUTA 7 Dic e m b r e 1972
C I X S E D U T A
g i o v e d ì 7 D I C E M B R E 1972
Presidenza del Presidente BONFIGLIO indi
del V ice Presidente MANGIONE
I NDI C E
C o m u n ic a z io n e d e l P r e s id e n t e
Pag.
2037
D ic h ia r a z io n i d e ll’o n o r e v o le D e P a s q u a le in r i f e r im e n t o a lla r is e r v a e s p r e s s a d a llo s te s s o s u lla s u a e le z io n e a P r e s id e n t e d e lla R e g io n e :
P R E S I D E N T E ... 2037, 2041
D E P A S Q U A L E ... 2037
G R A M M A T I C O ... 2041, 2053 M A Z Z A ... 2041
D I B E N E D E T T O * ... 2043
P E L L E G R IN O ... 2044
N A T O L I ❖ ... 2048
R U S S O M IC H E L A N G E L O = i = ... 2049
M U C C IO L I * ... 2057
N o n a c c e tta z lo x ie d e lla c a r ic a d i P r e s id e n te d e lla R e g io n e : P R E S I D E N T E ... - 2059
D E P A S Q U A L E ... 2059
La seduta è aperta alle ore 17,50.
GENNA, segretario, dà lettu ra del processo verbale della sedu ta preceden te, che, non sorgendo osservazioni, si in ten de approvato.
Comunicazione del Presidente.
PRESIDENTE. II P resid en te del Senato, senatore Fanfani, riscontrando il messaggio di condoglianze inviato p er la scomparsa del senatore Segni, ha così risposto: « Anche a
nome Assemblea ringrazio sentitam ente per le commosse espressioni di cordoglio fattem i pervenire p er la scomparsa del senatore A n
tonino Segni. A m intore Fanfani, P residente Senato ».
Dichiarazioni dell’onorevole D e Pasquale sulla sua elezione a Presidente della Regione.
PRESIDENTE. Si passa al prim o pim to dell’ordine del giorno: «D ichiarazioni dello onorevole De Pasquale in riferim ento alla riserva espressa dallo stesso sulla sua elezione a Presidente della Regione ».
H a chiesto di parlare l’onorevole De P a squale. Ne ha facoltà.
DE PASQUALE. S i ^ o r Presidente, la crisi della G iunta si è verificata form alm ente or sono cinquanta giorni, il 17 ottobre, p er m ano dei repubblicani; m a la paralisi dell’Assem
blea data da sei mesi, da quella seduta del 12 luglio, nella quale, discutendosi la legge ospedaliera, nel mezzo di u n duro scontro di Aula, il Governo rim ase soccombente a scrutinio segreto su un em endam ento comu
nista. In quella occasione, ricordo, l’allora capogruppo democristiano ci coprì di con
tumelie, ci disse che avevamo un volto p a ra dossale e cinico, che la nostra azione era spregiudicata ed irrazionale, addossando lo scacco subito dal Governo non alla crisi ende
mica della sua maggioranza, m a al compor
tam ento dell’opposizione. Quella singolare
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reazione, condivisa, se non erro, dai com
pagni socialisti, postulando im plicitam ente u n a sorta di copertura da p a rte nostra, ha messo in luce un profondo erro re di conce
zione p e r quel che rig uard a il rap p o rto tra il centro-sinistra e il P a rtito com unista; e r
ro re di cui occorre liberarsi.
Non abbiam o m ai fornito, nè m ai forni
rem o coperture di sorta ai governi di centro
sinistra in nessuna occasione e su nessun pro blema, e sfido chiunque, sul piano della se
rietà, a dim ostrare il contrario. N e è prova indiscutibile il fatto che dall’epoca d ell’abo
lizione del voto segreto sul bilancio, o tten u ta anch’essa, vale ricordarlo, col nostro voto determ inante e contro l’opposizione della de
stra e di gran p arte della Dem ocrazia cri
stiana, i governi di centro-sinistra sono sem pre caduti apertam ente, chiaram ente, nel vivo delle battaglie pohtiche, di cui siamo stati i protagionisti.
Siamo, quindi, noi i più vigili custodi della nostra A.utonomia, e ci sforziam o di essere i più tenaci realizzatori dell’A utonom ia e del
l’insostituibile funzione che spetta, in u n società come questa, ad u na grande forza operaia e popolare.
Il carattere della n o stra opposizione alle forze dom inanti, discende, come tu tti sanno, dall a scelta strategica che abbiam o compiuto, e che è quella della via dem ocratica al socia
lismo, della creazione di u n nuovo blocco di forze sociali e politiche, fondato su ll’alleanza tra le classi lavoratrici e i ceti interm ed i della società, e su ll’intesa tra le grandi com ponenti ideali e politiche del Paese; comunisti, socia
listi e cattolici. U n nuovo blocco storico che sia in grado di governare, n ella dem ocrazia e nella libertà, lo Stato, le Regioni e tu tte le loro articolazioni. Abbiamo, quindi, sem pre ricercato apertam ente, anche in Sicilia, ed anche dentro questa Assemblea, ogni intesa positiva, anche parziale, p er affrontare, risol
vere problem i reali, e p er ap rire prospettive unitarie, senza con ciò rin u n ciare in nulla aHa nostra autonom ia e senza, crediamo, ledere per nulla l ’autonom ia degli altri.
Contro la necessità oggettiva p er lo svi
luppo democratico di un a sem pre più ampia convergenza tra le forze in teressate al pro gresso sociale del Paese, si è lev ata l ’offen
siva di destra, che ha trovato le sue più gravi m anifestazioni nel rigurgito fascista, nella form azione del Governo A ndreotti-M a-
lagodi, n e ll’attacco a ll’un ità sindacale, e che sta a ll’origine di questa crisi siciliana. Cosa chiede, infatti, il gruppo di pressione fanfa- niano alla Dem ocrazia cristiana? Cosa chie
dono repubblicani e socialdem ocratici ai due m aggiori p a rtiti del centro-sinistra? Questi gruppi m inoritari, a p a rte le questioni di potere, chiedono la discrim inazione antico
m unista, la soppressione p reco stituita di q ua
lunque terren o di incontro e, quindi, la chiu
su ra preconcetta contro ogni aspirazione, con
tro ogni proposta, contro ogni contributo del
l ’opposizione.
N elle concrete condizioni politiche della Sicilia, caratterizzate dalla estrem a debolez
za del centro-sinistra, privo di m argini p a r
lam en tari e m inato dalle sue contraddizioni interne, questa richiesta significa solo aper
tu ra ai fascisti o, se mai, paralisi definitiva con nuovo spazio p e r i fascisti. La crisi, aperta p e r d eterm in are u n generale arretram ento, è inchiodata, da quasi due mesi, su questo punto; ed io chiedo ai p a rtiti che sin’ora hanno tra tta to per rico stitu ire il governo, di chiarire definitivam ente in questo dibattito la loro posizione.
P e r quanto rig u ard a il P a rtito socialista italiano, appare certo, specie dopo le con
clusioni del Congresso di Genova, che esso respingerà la partecipazione ad u n governo fondato sulla discrim inazione anticom unista e sulla ro ttu ra preconcetta di ogni rapporto a sinistra. Non m i soffermo su questo punto, perchè indiscutibilm ente i rap p resen tan ti so
cialisti ci diranno, nel corso di questo dibat
tito, senza reticenze, quale pensano debba essere la loro funzione, la loro collocazione, in Sicilia, verso le a ltre forze politiche, e, quindi, verso di noi. Ma anche la nuova dire
zione della Dem ocrazia cristiana, dopo aver respinto, a ll’interno del P artito , le pretese fanfaniane, oggi, credo, dovrebbe ricordare la m orale della favola del castoro, raccontata da Antonio Gramsci, di quel castoro inse
guito dai cacciatori che vogliono strappargli i testicoli p er estra rn e m edicinali, e che per salvarsi, invece, se li strapp a da sè. Quindi, il problem a politico di una scelta chiara, responsabile, rig u ard a essenzialm ente le altre forze dem ocratiche, e in particolare le altre forze di sinistra, laiche e cattoliche, ed è auspicabile che tale scelta si m uova in dire
zione dell’isolam ento dei gruppi oltranzisti, discrim inatori, che del sabotaggio di ogni rap
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porto un itario hanno fatto la loro bandiera.
P e r noi comunisti, invece, la questione si pone nei term in i che tu tti conoscono; il no
stro peso politico nella società siciliana e n e ll’Assem blea è un dato reale, indiscutibile, che nessun pream bolo, o dichiarazione di altri, può cancellare. E d ’a ltra parte, tu tta la nostra storia dim ostra che siamo tem p rati a condurre la nostra battaglia, a perseguire la nostra politica di lotte e di un ità nelle più diverse condizioni, anche le più dure. La discrim inazione, quindi, non ci spaventa, la com battiam o p erchè colpisce la società, fa incancrenire i problem i, nega il confronto e viola gli stessi poteri del Parlam ento; perchè, al di là della situazione siciliana, è estranea alla democrazia la concezione di chi vuole rid u rre i p arlam enti e le assem blee a semplici organi di ratifica di decisioni prese all’esterno e considerate immodifìcabni, pena la crisi e la paralisi.
Su questo punto, Signor Presidente, vorrei concludere, dicendo che è ora di sm etterla con la snerv ante ed inconcludente diatriba sulle parole, di cui fin’ora si è dato spettacolo.
La soluzione c’è, a condizione che vengano energicam ente respinte le pretestuosità dei gruppi di destra. Nè coperture, nè chiusure;
a ciascuno il suo ruolo autonomo, indipen
dente, in un quotidiano cimento con i dram m atici problem i della rea ltà siciliana, e senza pregiudizi. Rispetto assoluto della sovranità e della volontà dell’Assemblea, della neces
saria dialettica fatta di incontri e di scontri, che ne costituisce la vita.
Da quanto ho detto sin’ora. Signor P resi
dente, mi pare em erga abbastanza n e tta m ente il mio pensiero a proposito del ra p porto tra gli schieram enti politici e i contenuti di un program m a di governo. In u n a situa
zione come quella siciliana, come quella m e
ridionale, vista, e non solo da noi, com’è accaduto a Cagliari, nella sua inevitabile, profonda antitesi con l’involuzione a destra, fondam entale e p rioritaria diventa non una scelta di form ula, m a quella che è stata chia
m ata una scelta di campo.
Nella Regione siciliana tu tti insieme, esclusi i fascisti e i liberali, abbiamo convenuto:
primo, che le sorti del Mezzogiorno e della Sicilia dipendono dalla possibilità di modi
ficare la logica stessa dell’attuale sistem a di accumulazione e di produzione, che, a ttra verso una sem pre m aggiore concentrazione
di capitali e di risorse n ell’am bito dell’ap
p arato esistente, degrada e colpisce le nostre regioni, e, quindi, la necessità di opporsi alla politica economica dell’attuale Governo, che segue quella logica, che sacrifica gli investi
m enti nel Sud, anche quelli già promessi, che nega ogni valida soluzione allo sviluppo produttivo, agricolo, industriale e civile della Sicilia.
Secondo, abbiam o tu tti insieme convenuto che la nuova strategia della lo tta sindacale, scelta dalle grandi confederazioni dei lavo
ratori, che pone in testa ad ogni rivendica
zione, anche contrattuale, la questione del Mezzogiorno, rap presenta oggi la base p er u n ’intesa perm anente, senza confusione di ruoli, m a organica tra l’iniziativa politica della regione e i m ovim enti di lo tta dei lavo
rato ri italiani.
Terzo, abbiam o convenuto che le regioni devono partecipare, da protagoniste, alle scel
te concrete dell’indirizzo economico nazio
nale, rompendo la farsa delle consultazioni e respingendo la politica dei fa tti compiuti, propria di questo Governo.
Abbiamo convenuto, in q u arto luogo, che la Regione siciliana deve rim iovarsi, aprirsi nella pienezza dei suoi poteri, finora concul
cati, alla partecipazione popolare.
E ra questa, onorevoli colleghi, solo un a facciata propagandistica da p o rtare al Con
vegno di Cagliari, per nascondere e con
servare, poi, quello che c’è qui di negativo, di equivoco, di contraddittorio con quella impostazione? O ppure si tra tta di tm a scelta vissuta, cosapevole, compiuta? Se è così, co
me può apparire da alctmi in terv en ti svolti al Convegno, dalle dichiarazioni, dal com
plessivo atteggiam ento della delegazione de
m ocristiana siciliana a Cagliari, avete il do
vere di proporre, p er la soluzione della crisi di Governo in Sicilia, una scelta che sia coe
rente, consona allo spirito di Cagliari. Mi pare, quindi, evidente, colleghi dem ocristiani, compagni socialisti, che non è tanto in di
scussione il vostro rapporto con noi, quanto, invece, il vostro rapporto con i problem i, con le cose, con la realtà. Con quella realtà dentro la quale noi siamo p er la nostra p a rte e con le nostre idee. Ed io dichiaro che, si_illa base di questa scelta, è possibile risolvere positivam ente la crisi, andare avanti, supe
rare le debolezze, le insufficienze, gli equi
voci del vecchio centro-sinistra.
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Consideriamo non ancora m atu ra tm a nuo
va m aggioranza che veda il P a rtito comu
nista partecipe del G overno della Regione, m a consideriamo m atura, anzi non rinviabile, una commie scelta di fondo delle forze dem o
cratiche, autonom iste, antifasciste, p e r im p orre m ia svolta decisiva, ciascuno dalle risp ettive posizioni, in favore del Mezzo
giorno e della Sicilia. Onorevoli colleghi, le decisioni politiche diventano, come sappia
mo, sem pre p iù gravi, più im pegnative, tra u m atiche a volte, a m ano a m ano che la situ a
zione economica e sociale si aggrava. G u ar
datevi intorno, sia p u re d all’alto del vostro grattacielo; io non cito cifre, non m i diffondo sulla descrizione della situazione; m a gu ar
d ate le fabbriche che si chiudono, le cam pagne che si spopolano, le m asse crescenti di lavoratori, studenti, diplom ati, laureati, senza lavoro e senza speranza; le città, preda delle più violente speculazioni e della più grande m iseria, da m isurare al confronto dei lussi e degli sperperi più sfrenati. E m isu
rate, da questo, le trem ende responsabilità di chi si arroga il diritto di paralizzare, di debi
lita re p er mesi, p er amii, la Regione, nello esclusivo interesse di chi, nel vuoto, dietro le q u in te del potere, agisce e profitta.
Non c’è tem po da perdere, ed io ho voluto, nella m odestia della m ia responsabilità, dare
■un esempio, che spero possa essere seguito.
A vrei potuto, volendo, strum entalizzare la votazione di ieri; avrei potuto utilizzarla p er esasperare, p er dram m atizzare un a situazio
ne già cosi pesante, anche solo per m ettere in e\àdenza le colpe, p er scoprire ]e furbizie, p e r rilevare l’im potenza degli altri. Non l ’ho fatto: perchè prem inente è in me, in noi, non l ’interesse di p arte, m a l ’interesse gene
rale dei lavoratori, dei p ro d u tto ri e .della società nel suo insieme. Spero, comunque, che Questo m odesto esempio serva a svegliare la sensibilità into rp id ita di qu an ti sinora hanno m ostrato di credere che il potere è un appannaggio.
Chiedo, anche su questo punto, sulla que
stione dei tem pi, u n impegno chiaro, solenne, a tu tti i p artiti, d avanti al popolo siciliano che attende e che giudica. A tal fine, non servono, certo, le rip e tu te civetterie dello onorevole Muccioli. Chiedo, al contrario, lo impegno di tu tti p erchè la crisi si risolva entro otto giorni. E non chiedo troppo dopo sei mesi di paralisi legislativa, cinquanta gior
ni di crisi ufficiale ed alla soglia di scadenze decisive, come il bilancio; di fro n te a ll’urgen
za di leggi essenziali, come qu elle sugli enti, sulle m iniere, sulla m ontagna, sulla sanità, sul d iritto allo studio, e tan te altre. E chia
risco subito, signor P residente, che risolvere adesso, senza indugi, la crisi non vuol dire v a ra re un governo qualunque, u n qualunque governo del passato; la crisi così si aggra
verebbe.
Ho chiesto, p rim a di sciogliere la riserva, questo dibattito proprio perchè desidero v eri
ficare la possibile esistenza di nuovi indirizzi.
A nche il nuovo segretario regionale della Dem ocrazia cristiana, l ’onorevole Lombardo, dovrebbe qui dire come intende, non dico realizzare la sua rivoluzione,, bensì realiz
zare soltanto il contenuto di quei suoi propo
siti abbastanza interessanti, più volte espressi.
Sarebbe interessante, signor P residente, ed è questo quello che chiediamo, verificare, appunto, le significative ap ertu re, se ce ne sono, verso program m i reali di rinnovam ento.
Cosa chiediamo noi? Noi chiediam o un governo che cambi la Regione ed i suoi enti, un governo che sia in grado di rivendicare tu tti i poteri, le funzioni, i mezzi, gli uffici, il personale, che spettano alla Regione, e non un governo che continui ad accettare ricatti, ritagli, lim itazioni, compromessi, come è accaduto sin’ora, sfigurando la sostanza dell’autonom ia. Noi chiediam o governo che decentri il potere, a ttrav erso un a delega generale delle fim zioni e dei relativ i mezzi ai comuni, alle province, alle comunità m ontane, ai consorzi delle zone terrem otate, ai com itati zonali d ell’Esa; un governo che unifichi, ripulisca e rilanci gli en ti regionali, creando le società di settore. Chiediam o un governo che a ttu i la riform a burocratica; che si im pegni a consultare preventivam ente la Assem blea sulle nom ine degli am m inistratori e sulle scelte concrete di politica economica, così come l ’Assem blea ha già deciso. Questo non è u n governo di A ssem blea,’ m a è un nuovo rapporto tra governo. Assemblea, enti locali e re a ltà di base, è u n nuovo m o d o
di concepire l ’esercizio del potere politico ed am m inistrativo. Solo questa inversione può a rre sta re la china nei rap p o rti tra la Regione e il popolo siciliano. Solo se le forze sociali, le re a ltà vive dell’isola, com inceranno a ri
trovarsi, a contare n ella Regione, questa po
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trà avviare u n program m a di sviluppo e di riform e sociali.
Un piano di impiego delle no stre risorse non può essere una scelta di vertice. Essa deve p u n tare sullo sviluppo deU’im presa agri
cola, sulla trasform azione delle campagne, su ll’attuazione dei piani dell’Esa, sul soste
gno a ll’azione di riform a dei rap p o rti fon
diari ed agrari, sulla lotta alla ren d ita p aras
sitarla. Esso deve, altresì, p u n tare su u n uso razionale, ordinato, non speculativo, dei te r ren i d estin ati a ll’edificazione, attrav erso la pianificazione del territo rio ispirata alla tu tela del pubblico interesse, la contrattazione degli investim enti pubblici e privati, l ’im pe
gno delle partecipazioni statali nei settori m anifattu rieri, nelle nuove produzioni, nelle nuove localizzazioni. L ’impegno per la rin a scita delle zone terrem otate può sortire ef
fetti positivi solo se sorretto da una grande lo tta popolare, in cui la Regione sia alla testa e diventi guida, diventi partecipe d iretta di un a strateg ia autonom ista e m eridionalista, il sostegno alla piccola e m edia industria, alla piccola e m edia produzione agricola, a ll’artigianato; si può realizzare efifìcacemente solo utilizzando, contro gli im pieghi specula
tivi, im produttivi e monopolistici, le leve del credito, la politica delle banche, su cui, unica in Italia, la Regione siciliana esercita poteri effettivi.
Occorre d eliberare subito m isure concrete p er garen tire il diritto allo studio e all’assi
stenza, i lib ri e i viaggi gratuiti agli studenti, gli asili nido; bisogna garantire l ’assistenza farm aceutica g ratu ita oltre che ai coltiva
tori diretti, agli artigiani, ai piccoli comm er
cianti; m isure sociali ed urgen ti indispen
sabili che la gioventù e il popolo siciliano attende.
Queste, onorevoli colleghi, sono le linee di una azione politica ed economica e sociale che noi proponiam o p er il governo della Re
gione a brevissim o term ine. E ’ per noi u na proposta politica, m a è insieme una bandiera di lotta contro lo sfruttam ento monopolistico, l’asservim ento, l ’accentram ento burocratico e l’eversione fascista.
Ho voluto, signor Presidente, nel comune interesse, sottoporre all’Assemblea le que
stioni che mi sem brano essenziali, l ’indica
zione di una via positiva. Spero di ricevere, dal dibattito che ne seguirà, i contributi ne
cessari p er tira re le mie conclusioni sul voto
di ieri, m a spero, soprattutto, che d all’As- sem blea sorga una volontà nuova, un comime intento, una soluzione che liberi la Regione da questa crisi e che costituisca valida p re m essa p er elim inare, dal profondo, le radici della crisi economica, sociale e politica, n el
l’interesse del popolo, dell’autonom ia e della Sicilia.
GRAMMATICO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GRAMMATICO. Onorevole Presidente, nel corso dell’intervento dell’onorevole De P a squale è stata usata, nei confronti del gru p
po del Movimento sociale italiano, l’espres
sione « rigurgito del fascismo ». Siccome noi la riteniam o ed è offensiva...
CORALLO. Cosa la offende, la parola « fa
scismo » o la parola « rigurgito » ?
GRAMMATICO... senza volere ap rire al
cuna polemica, io la prego, onorevole P re si
dente, a norm a di Regolamento, di voler di
sporre che la frase venga cancellata dagli atti parlam entari.
PRESIDENTE. P e r la verità, onorevole Gramm atico, io ho ascoltato attentam en te l ’onorevole De Pasquale, il quale ha parlato di rigurgito del fascismo, m a non ha stab i
lito alcun riferim ento d iretto con la sua p a rte politica. Comunque, m i riservo di control
lare il resoconto stenografico.
MAZZA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAZZA. Onorevoli colleghi, da circa un m ese e mezzo i q u attro p a rtiti del centro- sinistra si sforzano di tro v are una soluzione positiva al problem a di governo che si è determ inato a seguito della crisi e delle di
missioni del Governo Fasino. E ’ bene che ogni partito chiarisca all’Assemblea quali sono i p u n ti positivi che sino a questo mo
m ento hanno unito i p a rtiti del centro-sini
stra e quali sono i dissensi su cui da tem po si lavora al fine di tro v are un punto di incontro.
Quando si tra tta di stabilire il quadro po
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litico di u n governo che deve nascere a se
guito di u n a crisi che si è determ in ata su questa circostanza, abbiam o il dovere di chia
rire, noi socialisti dem ocratici, a noi stessi, che la dem ocrazia è u n sistem a politico che presuppone la esistenza di m ia m aggioranza investita del diritto-dovere di governare, e di uno o più raggruppam enti di opposizione cui vengono riconosciute e assicurate la fa coltà di sindacare l’operato deU’esecutivo e la possibilità di diventare m aggioranza o al
m eno elem ento di una nuova diversa m aggio
ranza. ’P
Presidenza del V ice P residente MANGIONE
Sulla base di questo presupposto, è incon
testabile che l ’esistenza di u n a m aggioranza che governi costituisce una delle prem esse p e r la funzionalità di ogni sistem a dem ocra
tico. E ’ ugualm ente incontestabile che la presenza in questa Assemblea, nel P a rla m ento, nel Paese, di u n a opposizione cui siano g a ra n tite le facoltà di agire con d iritti pari a quelli della m aggioranza e la possi
bilità di assurgere a maggioranza, è prem essa ancora più valida perchè u n sistem a m eriti la qualificazione di democratico.
Le disfimzioni nel rapporto tra m aggioran
za e opposizione che abbiam o avuto modo di reg istrare in questa Assem blea non sono a ttrib u ib ili al sistema, m a sono la conse
guenza di anomalie da correggere, im putabili a disfunzioni em ergenti n e ll’am bito dei p a r
titi e a degenerazioni conseguenti il persegui
m ento di certi e d eterm inati obiettivi contin
genti.
Onorevoli colleghi, il rapporto tra maggio
ranza e opposizione in un sistem a dem ocra
tico è un rapporto dialettico. Ciascuno dei due raggruppam enti conserva i propri d iritti e i p ropri doveri, anche se sono sem pre possibili, anzi augurabili, un condizionam ento reci
proco ed u na osmosi tra le tesi e le istanze d ell’uno e dell’altro campo. P e r il fatto di p u n tare su una commistione tra m aggioranza e opposizione, l’assem blearism o sfocia in una negazione del rapporto dialettico da cui tra e alim ento la democrazia. N ella commistione generale dei d iritti e dei doveri della m ag
gioranza e dei d iritti e dei doveri della m ino
ranza, le forze di governo e di opposizione
non sono più riconoscibili tra di loro. Si d e te r
m ina, così, l ’insorgere di un a zona grigia, quasi te rra di nessuno, che finisce p e r costi
tu ire u n a cerniera anom ala, im putabile alla disfunzione in te rn a dei partiti. Confusionismo, incertezza sul fu tu ro dell’isola, sollecitazione ad u n a dilatazione episodica e disorganica della spesa comune, corsa al sì facile, rila s
sam ento di ogni controllo, allentam ento della tensione m orale che nobilita la contrapposi
zione tra le varie scelte politiche, sono la conseguenza inevitabile di u n indirizzo e di u n m etodo di lavoro di questo genere.
La conseguenza sopra indicata, onorevoli colleghi, costituisce a ltre tta n te ragioni per cui l ’assem blearism o è da scoraggiare e lo è anche p e r il fatto che proprio su questa tattica sta facendo leva, nel contesto del nuo
vo corso, in questa Assemblea, il P a rtito comunista, u n ’opposizione di sin istra che, se ha aggiornato la pro pria tattica, non h a sm en
tito certam ente la strategia di fondo.
La regola della democrazia, onorevoli col
leghi, è la regola della m aggioranza; nella mi
sura in cui si creano confusioni, si viene a sov
v e rtire autom aticam ente u n a delle regole fondam entali della dem ocrazia parlam entare.
Tenuto conto della situazione politica e del
l’equilibrio delle forze in questa Assemblea, si v errebbe a dare avvio, ove si transigesse su questa circostanza, a due u lte rio ri ordini di conseguenze: l’inserim ento in d iretto •— e avete sentito l ’onorevole De Pasquale nel suo intervento — dell’opposizione comunista nell’area della m aggioranza, con la conse
guente vanificazione della m aggioranza di go
verno e la tendenza alla sua surrogazione con u na m aggioranza diversa, di tipo conciliare, em ergente dalla polarizzazione intorno ai due raggruppam enti politici della Dem ocrazia cri
stiana e del P a rtito com unista italiano.
RINDONE. Lei aveva scritto questo di
scorso prim a dell’intervento d ell’onorevole De Pasquale.
MESSINA. Lei non h a ascoltato bene l’in
terv en to dell’onorevole De Pasquale.
MAZZA. La via m aestra attrav erso cui assicurare il m antenim ento dei presupposti fondam entali del sistem a di governo previsto, la d ire ttric e n a tu ra le da seguire p er trasfor
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m are in senso civile e sociale l’ordinam ento che ci è stato affidato, si afferm ano dando coesistenza alle prescrizioni etico-politiche espresse attrav erso la C arta costituzionale.
Nel rispetto, nella traduzione in atto di questi due ordini di indicazioni, i socia
listi dem ocratici individuano il presuppo
sto p e r la convivenza civile e per la tra sfo r
m azione sociale della lib ertà che corrisponde alla loro ideologia e alla loro classe. I socialisti ritengono che il raccordo tra le prem esse ideo
logiche e la prassi quotidiana trova la sua riafferm azione nella Costituzione repubblica
na, nella quale hanno costantem ente indivi
duato non solo l’alveolo en tro cui incanalare l’a tti\à tà istituzionale delle forze politiche ope
ra n ti nel Paese, m a anche le linee di u n dive
n ire sociale che schiuda concretam ente nuovi orizzonti.
L ’avanzam ento lungo queste d irettrici non presuppone certam ente un regim e debole, m inato d all’assem blearism o, dalle insidie del
le m aggioranze qualificate e dal condiziona
m ento totalitario, m a com porta l’impegno costante, coerente, p e r il consolidamento del
la lib ertà e p e r l ’allargam ento del suo respiro sociale attrav erso un a promozione operante che consenta, quindi, di costruire una società m igliore. E ’ questa, onorevoli colleghi, la fa
tica quotidiana dei q u attro partiti, sia pure in mi tem po più o m eno lungo; è questa fatica che, attrav erso contatti quotidiani, i rap p resen tan ti dei q u attro p a rtiti sono chia
m ati ad affrontare, • cercando di m arciare se
condo questa direttrice; tentano, cioè, di sta
bilire i rap p o rti tra m aggioranza ed opposi
zione, onde non creare quelle confusioni che si erano determ inate, prim a della trascorsa crisi, anche p e r cercare assieme, in uno spi
rito di democrazia e di libertà, m a soprattutto in un rapp orto preciso tra quelli che sono i doveri e i d iritti della m aggioranza e quelli che sono i doveri e i d iritti della m inoranza, una soluzione che possa risolvere i problem i che travagliano la Regione siciliana.
Ed è con questo spirito che noi sare
mo im pegnati a trovare, nel più breve tempo possibile, un a piattafo rm a comune che incoraggi i q u attro p a rtiti a risolvere, come dicevo poc’anzi, i problem i che travagliano il popolo siciliano. Ma non è possibile andare avanti procedendo su una strad a che abbia
mo indicato con troppa frettolosità, quando sappiamo che è gusto orm ai che si determ inino
scelte precise perchè il popolo siciliano, lo elettorato siciliano, vuole sapere da quali for
ze politiche è governato, quali sono quelle forze politiche capaci...
RUSSO MICHELANGELO. Lo sa abba
stanza bene!
MAZZA... di risolvere in u n regim e di democrazia, n ell’am bito della libertà, i p ro blem i della classe lavoratrice; \mole sapere se esistono delle forze politiche che abbiano la capacità e la forza, da sole, con u n a m ag
gioranza autonom a ben delineata, di risol
vere questi problem i. O, diversam ente, se tali forze hanno bisogno dell’apporto determ i
n ante dei voti delle opposizioni di estrem a sinistra o, ancor peggio, della estrem a destra.
Con questo spirito e con questo impegno i q u attro p a rtiti costituenti la m aggioranza di centro-sinistra lavorano con in ten ti u n i
ta ri per dare al più presto alla Sicilia u n go
verno efficiente.
DI BENEDETTO. Chiedo di p arlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DI BENEDETTO. Signor Presidente, ono
revoli colleglli, dopo avere ascoltato l’in te r
vento dell’oratore che m i ha preceduto sulla democrazia e sulla metodologia parlam entare, preferisco stare con i piedi a te rra ed affron
tare questo dibattito attenendom i stretta- m ente alla realtà.
L ’elezione a sorpresa dell’onorevole De P a squale ha, ancora u na volta, dim ostrato la inesistenza di una m aggioranza idonea a p o rtare avanti un discorso politico. E ’, però, servita a dare la possibilità, nella sede più opportuna e congeniale, di u n confronto po
litico che contribuisce a risolvere la crisi.
Non c’è dubbio — ed in ciò dissento da quanto afferm ato dall’onorevole De Pasquale
— che nel nostro sistem a costituzionale spet
ta ai p a rtiti il compito di risolvere la crisi, m a è anche vero che le indicazioni politiche provenienti dai vari schieram enti possono costituire degli u tili suggerim enti, che un a m aggioranza deve sapere utilizzare.
U n fatto certo, a mio sommesso av\dso, è che la crisi attu ale era indispensabile; lo dim ostra, in modo, direi, lapalissiano la to
Resoconti Parlamentari — 2 0 4 4 Assem blea Regionale Siciliana
VII Legislatura CIX SEDUTA 7 Di c e m b r e 1 9 7 2
tale paralisi deU’a ttiv ità legislativa causata dai dissensi esistenti a ll’intern o della m aggio
ranza; dissensi reg istra ti a d d irittu ra in una conferenza dei capigruppo a proposito del disegno di legge sulla ristru ttu razio n e degli enti economici.
Le dimissioni del Governo Fasino hanno, quindi, registrato una situazione di fatto esistente.
E ’, purtroppo, altresì vero che la soluzione della crisi procede molto lentam ente. Sappia
mo, da alcune dichiarazioni rilasciate da espo
nen ti politici di p a rtiti componenti la m aggio
ranza di centro-sinistra, che uno dei m otivi di discussione è costituito dalla affermazione del principio dell’autonom ia della m aggio
ranza.
In sostanza, sem bra che il P a rtito socialista non voglia accettare questo principio, p ro ponendo che p er la soluzione di d eterm inati problem i si addivenga ad u n accordo di v e r
tice coll’opposizione di sinistra.
Io mi auguro che l ’attu a le m aggioranza riesca a costituire un governo su basi chiare, tagliando n etto con u n certo passato che a causa dell’etem o equivoco socialista è stato fonte di confusione e di paralisi.
Noi tu tti ricordiam o quanto in questa A ula è accaduto alla fine della scorsa legislatura a proposito della legge urbanistica.
Allora, a causa di un m ancato accordo tr a i gruppi costituenti la m aggioranza, la Demo- crizia cristiana fu costretta a ritira re il suo assenso al disegno di legge sulla rifo rm a u r banistica.
Sono incidenti, questi, che u na m aggioranza ben reg istrata certam ente sa ew tare. perchè il dissidio, se insorge, va composto in sede istru tto ria e non a rriv a certam ente in Aula.
Noi liberali riteniam o che la soluzione della crisi vada accelerata, anche perchè la situa
zione economica non p erm ette u lte rio ri dila
zioni. Così come è avvenuto sul piano nazio
nale, anche in Sicilia è necessario porre r i
medio e cercare di risollevare u n a situazione che è veram ente dram m atica.
Se non riusciam o a ferm are l’attu ale p a
rabola discendente della prod uttiv ità, si v e ri
ficherà certam ente il crollo della no stra eco
nomia.
L’onorevole De Pasquale ci invitava poc’an zi a guardarci intorno p er constatare la d ram m aticità dei problem i che ci assillano. Ma la
causa di quanto sta accadendo l’onorevole De
P asquale si è g uardato bene dal dirla.' Ed essa p er noi liberali è da risco n trarsi nella corsa all’aum ento indiscrim inato del salario, nel ten tativ o di volere guad ag nare più di quanto si produce. Gli scioperi che si susseguono non hanno un a m atrice sindacale, m a chia
ram en te politica.
Se questa tendenza non sarà in v ertita, il crollo economico sarà inevitabile. Ed io mi perm etto di ricord are ai colleghi della sini
stra che il fatto v eram en te antisociale non è costituito dal m ancato aum ento dei salari, m a piuttosto da u n even tuale crollo econo
mico che b u tte reb b e sul lastrico centinaia di m igliaia di lavoratori.
Se così stanno le cose, se è vero, come è vero, che bisogna al più presto uscire dalla crisi economica e sociale in cui versiamo, a ltra a lte rn a tiv a non resta che v a ra re u n go
verno di cen tralità dem ocratica che perm etta di superare l ’attu a le m om ento dram m atico.
Noi liberali abbiam o sem pre lo ttato il cen
tro -sin istra non p e r la form ula in sè, m a per i contenuti che noi abbiam o rite n u to deleteri.
Se si riuscirà ad elim inare la nebulosità che avvolge i rap p o rti tra i p a rtiti costituenti l’attu ale m aggioranza in Sicilia e si stabili
ranno dei pu n ti program m atici chiari e con
facenti alla rea le situazione esistente, noi liberali siamo disponibili e darem o il nostro assenso, lo voglia o m eno l ’onorevole Pelle
grino.
PELLEGRIN O. Chiedo di parlare.
PR ESIDEN TE. Ne ha facoltà.
PELLEGRIN O. Signor Presidente, onore
voli colleghi, la elezione dell’onorevole De P asquale a P resid en te della Regione, pur nelle possibili, anzi certe, dispersioni dei voti della m aggioranza, ripropone a ll’attenzione di questa A ssem blea e dei p a rtiti, u n feno
m eno antico, ancora non vinto: quello dei franchi tirato ri. A costoro, ovunque si tro
vino, sentiam o di d ire che, p u r nella sempre possibile presenza di m om enti di buona fede o di esasperazione, determ in ati da lotte in
tern e e dalla stessa lentezza con cui i partiti della costituzione del nuovo governo, que
sto loro tipo di m anifestarsi genera im imba
razzo nelle com ponenti dem ocratiche, deter
m ina confusione, non fa avanzare il quadro
Resoconti Parlam entari — 2 0 4 5 Assemblea Regionale Siciliana
VII Le g i s l a t u r a CIX SEDUTA 7 Dic e m b r e 1972
politico, non giova alle loro stesse battaglie interne.
La m otivazione con la quale, ieri sera, lo onorevole De P asquale dichiarava di rise r
varsi di accettare l ’incarico conferitogli dal- l’Assemblea, segna, p e r l ’onorevole De P a squale e p e r il P a rtito che lui rappresenta, un m om ento im portante di chiarezza e di r e sponsabilità politica n ella v ita della nostra Assemblea. Q uesti com portam enti, onorevoli colleghi, concorrono a creare positivam ente la storia dell’istitu to autonomistico, a far avan
zare il quadro politico, rappresentano la ri
sposta più, dignitosa ai franchi tirato ri, ser
vono la democrazia.
Chi vi parla è contento della conferm a nei fatti di questa scelta e di questi com porta
m enti, e del proprio ruolo nella sua rigorosa collocazione politica; si sente più sereno, p erchè i fa tti sono p o rtato ri di certezza. F a r politica significa ten ere presenti questi fatti, avere n ella autonom ia delle nostre posizioni, nella diversità o nella contrapposizione delle idee, degli ideali, che nei p a rtiti rappresen
tiamo, la capacità d ’in te rp re ta re il ruolo degli altri p e r quello che effettivam ente sono, non per quello che noi vorrem m o che fossero, per nostra pigrizia o m agari comodità. Compor
tam enti come questi ci dicono quanto sia diverso e contrapposto, in questa Assemblea e fuori, il ruolo dei com unisti e della destra fascista. L ’atteggiam ento trionfalista e irr a zionale deU’onorevole Pacione, che festeggia
va l’elezione dell’onorevole De Pasquale, è stato bruciato, incenerito, dalle b rev i dichia
razioni del medesimo. E tu tta v ia questo non attutisce il dissenso sulle cose e sui valori ideali che fanno distinti e diversi i socialisti dai comunisti; non appiattisce il confronto dialettico fra noi e i compagni comunisti sui grandi tem i dell’edificazione e della ge
stione dello Stato, della democrazia e della libertà; della via nazionale e autonom a al socialismo rispetto alla politica di potenza, agli stati guida e agli stessi p a rtiti guida.
Nella rea ltà concreta della nostra Assem
blea non riduce e non allenta l’impegno socia
lista risp etto all’autonom ia politica della maggioranza di centrosinistra, e perchè sia chiaro a noi stessi e agli altri, in buona 0 in m ala fede, i socialisti, nella vita di questa Assemblea, nelle Commissioni legislative, nella applicazione dei program m i e dei con
tenuti della politica di centro-sinistra, sono
stati leali e rigorosi sostenitori dell’autonom ia della m aggioranza.
Onorevole Lom bardo e colleghi della m ag
gioranza, non abbiam o chiesto o pensato di associare i comunisti alla politica di centro- sinistra, che p e r altro loro non vogliono; non ci sono state tra tta tiv e palesi o nascoste tra noi e il P a rtito comunista, come dichiarava questa sera l’onorevole De Pasquale. P e r quanti, all’esterno, si dilettano a inventare difficoltà attorno a queste cose, il dibattito di questa sera può costituire u n serio pxmto di riferim ento. I gruppi assem blear! del cen
trosinistra, in questo m om ento torm entato della vita dell’autonomia, utilizzando la spinta m orale e politica dello stesso incidente di ieri sera, possono e debbono concorrere in modo autonomo, coraggioso e responsabile, a far avanzare il quadro politico regionale, a fa r acquistare ai p a rtiti la v e ra re a ltà del confronto politico assem bleare.
Al popolo siciliano, alle forze dem ocratiche che seguono, fuori di q u est’Aula, la nostra vicenda, noi riconferm iam o quello che ab
biamo detto dopo lo sciagurato e irrazionale responso elettorale delle precedenti elezioni regionali, che faceva reg istrare u n m om ento di caduta della politica di centrosinistra, forse più grave di quello di oggi. L a Demo
crazia cristiana allora era sconvolta dai r i
su ltati elettorali, e i socialisti si trovavano nelle condizioni di oggi, di un P a rtito che ha avuto un grosso rilancio politico ed eletto
rale. Riconfermiamo che p er coloro che non sognano o inseguono avventure, alle forze politiche che non vogliono concorrere allo sfascio dell’istitu to autonomistico, la politica di centrosonistra non ha e non aveva a lte rn a tiv e nella realtà politica della Regione e del Paese. I risu ltati elettorali recenti della no
stra Regione verificano la v alidità della poli
tica di centrosinistra, segnano la sconfessione del centrismo, con il calo del P a rtito liberale;
danno ragione a ll’attuale m aggioranza che guida nella nostra Regione la Democrazia cristiana, una m aggioranza realizzatasi in im m omento di smobilitazione nazionale della politica del centrosinistra e, quindi, resp in geva nella sostanza la scelta centrista e più in generale la prospettiva di uno sviluppo democratico del Paese senza e contro la com
ponente socialista.
Onorevole Lombardo, lei, in m ia posizione di accresciuto prestigio e peso politico, con
Resoconti, 1 282 (500)
Resoconti Parlamentari — 2 0 4 6 Assem blea Regionale Siciliana
VII Legislatura CIX SEDUTA 7 Di c e m b r e 1 9 7 2
i suoi amici non può e non deve sm arrire il senso di quel discorso. L ’intuizione storica e politica giusta, che l ’avvenire dello Stato democratico, la nuova re a ltà del Paese, si crea con la presenza di grandi componenti dem ocratiche e popolari, non può essere ac
cantonata. Q uesta vostra scelta, p er altro, tro v a oggi m aggiore considerazione e spazio n e ll’am bito del vostro P artito . La no stra di
sponibilità a continuare la politica di centro- sinistra sulla base della sudetta scelta regio
nale non si nascondeva le difficoltà e i p e ri
coli. Però, u n P a rtito come il nostro, abituato a lavorare non per la fortuna di un giorno, m a per la storia di un paese e l’avvenire di un popolo, che n ell’intero arco del secondo risorgim ento italiano, anche sulla base della am ara e squallida esperienza fascista, è stato portatore e protagonista della battaglia di consolidamento dello S tato dem ocratico che si realizza intanto attrav erso l’incontro delle forze cattoliche, socialiste e di dem ocrazia laica, non poteva e non gli è sfuggita la sensi
bilità di dare una forza a questa v ostra scelta.
Questo non significa che eravam o o siamo soddisfatti, amici repubblicani o socialdemo
cratici. Significa soltanto che abbiam o rite nuto, p u r nel contesto di un quadro politico nazionale che contestiam o e combattiamo, ancora possibile continuare l ’esperienza di centro-sinistra nella n ostra Regione. Di qui il nostro no alla crisi e ai m otivi della crisi;
di qui il nostro impegno a rid are un governo di centro-sinistra alla Regione siciliana, con una m aggioranza autonom a, con u n program m a avanzato, dove ogni p artito rim ane quello che è, con le proprie caratteristiche, con i propri pregi e, se volete, con i p ro p ri limiti, e nel rapporto interno al q u ad rip artito e nei confronti delle opposizioni. Sul terren o dello antifascismo, della continuità della b attaglia per la liberazione, dei valori e degli ideali della resistenza, non c’è spazio p er le dif
ferenziazioni. Sul resto, sui liberali e sui co
m unisti, il giudizio nostro sarà sem pre diverso di quello della Dem ocrazia cristiana, del P a r tito repubblicano, del P a rtito socialdemo
cratico e viceversa. Non possiamo e non dob
biam o fare la filosofia del centro sinistra, perchè è lim itatrice della libertà della n a tu tra e delle caratteristiche dei p a rtiti del centro- sinistra. Nessuno può chiedere a noi di essere diversi di quelli che siamo, di essere, cioè, un P a rtito della sinistra italiana, che anche
nel confronto con le a ltre forze dem ocratiche, non vuole essere il p o rtato re v elleitario ma coerente di tu tto u n m ondo economico, so
ciale e cu ltu rale che reclam a u n a politica di riform e e di program m azione democratica, quale soluzione dei problem i di crescita e di sviluppo del nostro Paese e quale strum ento di superam ento di vecchi e nuovi squilibri sociali, te rrito ria li e civili.
Amici repubblicani e socialdem ocratici, non potete chiederci di pen sare come voi, noi non ve lo chiediamo. Quello che conta deve essere ciò che ci unisce, non ciò che ci divide;
vogliamo uno Stato dem ocratico, e su questo, fra noi, non ci sono riserve, vogliamo u n Go
verno che affronti i problem i della Regione ed i m etodi di gestire la cosa pubblica, che governi nella e con la solidarietà, e n e ll’auto
nom ia della m aggioranza, e siamo d ’accordo.
Su questo terren o la nostra adesione è totale.
Vogliamo u n a m aggioranza e u n governo che si caratterizzi come tale, che dim ostri giorno per giorno, nelle scelte che realizza, nella Assemblea, di volere queste cose, di non cer
care il compromesso o la mediazione, con le istanze delle opposizioni, che sono cosa di
versa degli apporti e del confronto dialettico costruttivo. Al punto in cui siamo, non conta neanche vedere gli e rro ri che stanno dietro di noi.
Di chi sono le colpe? C’è da. pren d ere co
scienza che la Sicilia vuole u n governo, che, diciamo tu tti, deve essere di centrosinistra, respingendo l ’idea di governi monocolori, che la stessa Dem ocrazia cristiana ufficialmente dice di non gradire o di non volere e che, peraltro, l’esperienza di ieri sera n e ha evi
denziato l ’inattuab ilità. Q uanto p rim a i par
titi di centro sinistra scioglieranno i nodi che ci stanno davanti, se ancora ci sono, tanto meglio sarà p e r loro e p e r l’istituto autonom istico. Nel m om ento in cui la Sicilia avverte, a Cagliari, il ten tativ o palese di fare a rre tra re il ruolo delle regioni nel pro
cesso di sviluppo e di elaborazione della poli
tica m eridionalistica e di capovolgere la stes
sa debole linea di a p e rtu ra dei precedenti governi di centro-sinistra nei confronti di una linea che poneva il M ezzogiorno come il cen
tro entro il quale dovevano essere calate le iniziative, gli investim enti capaci di superare le a ttu a li difficoltà congiunturali e di far ri
prendere la n o stra produzione, di arretrare prim a e colm are poi il divario crescente tra
Resoconti Parlam entari — 2 0 4 7 — Assemblea Regionale Siciliana
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le regioni del N ord e quelle m eridionali, bi
sogna dire, senza iattanza, che il modo come si vuole procedere alla nom ina del diretto re d e ir ir fis ten d e ad an n u llare il ruolo ed il prestigio della Regione siciliana e degli stessi p a rtiti (nel m om ento stesso che assieme nella b attaglia sulle norm e di attuazione dello S ta
tuto ne cercano il rilancio), aum enta il p eri
colo di una politica inflazionista e di chiusura degli in te rv en ti dello Stato e dell’utilizza
zione delle sue risorse finanziarie nei centri di m aggiore sviluppo industriale attrav erso im processo di semplice ristru ttu razio n e aziendale, dà la certezza di u n definitivo col
lasso degli en ti economici regionali che, p u r nelle esigenze inderogabili di rivedere i m etodi di gestione e di investim enti, hanno bisogno dell’in terven to della Regione, perchè nella carenza dei loro organi d irettiv i e del
l’iniziativa legislativa vedano aum entare v e r
tiginosam ente le perdite e la confusione.
E ’ necessario u n diverso atteggiam ento del
la Regione nei confronti dei problem i del- l’artigianato, dell’agricoltura, del turism o. Og
gi u n a Regione funzionale potrebbe giovarsi di u n a confluenza, almeno sul piano generale, degli indirizzi favorevoli, al fine di utilizza
re le giacenze finanziarie della Regione, nella ripresa del settore edilizio attraverso l’a ttu a zione della legge sulla casa; ci sono le condi
zioni di u na seria rip resa della nostra crisi economica regionale. La dram m aticità delle zone m inerarie, aprendosi per la prim a volta lo spiraglio di una possibile presenza dello Stato e, quindi, degli enti nazionali nella gestione delle m iniere dello zolfo, impone il massimo sforzo da p a rte della Regione. Av
vertire queste cose e non fare il governo diventa incom prensibile.
Onorevoli colleghi, non abbiam o tem po da perdere, alibi da cercare. La Sicilia reclam a a tti di sensibilità, di coraggio politico, non c’è spazio in questa battaglia per i fu rbi e i calcolatori. Noi socialisti abbiam o dim ostrato comprensione, senso di responsabilità, abbia
mo respinto provocazioni, però vi diciamo con lealtà: non si può più attendere. Al P a rtito di m aggioranza relativa, alla Dem ocrazia cri
stiana che ha m aggiore responsabilità, a tu tta la Dem ocrazia cristiana e, quindi, alla sùa stessa m inoranza, dentro la quale sul piano nazionale qualcosa di nuovo si m uove ed è orientata a sdram m atizzare i rapp o rti con i socialisti e tende a rip o rtare il confronto e lo
scontro entro lim iti e im postazioni più ac
cettabili, noi chiediamo u n atteggiam ento più responsabile che faccia uscire la Regione dalla crisi in cui si trova. La prudenza, sino ad oggi usata, la stessa esigenza di q u an ti hanno concorso a d eterm inare questa incresciosa situazione di dovere a lte ra re il rapporto col proprio elettorato e l’opinione pubblica in generale, che è sta ta ten u ta presente nelle nostre e nelle a ltru i decisioni e com porta
m enti, diventa oggi inadeguata ed inaccetta
bile.
Non intendiam o essere complici di im p ro cesso lento m a continuo di deterioram ento dell’istitu to autonomistico, non intendiam o essere spettatori passivi e, peggio, rassegnati di lotte interne o esterne ai p artiti. Voglia
mo essere portatori, senza alcuna incertezza, di valutazione critica verso noi stessi, nella esigenza di fare nel governo, n e ll’Assemblea e nella Regione, più politica e m eno poli
ticantismo. Il centro-sinistra in Sicilia non può nascere sulla base della accettazione, della filosofia della centralità e riportando la logica del Governo nazionale; deve essere chiaro ai p a rtiti del centro-sinistra e al po
polo siciliano che in questa filosofia, in que
sta logica, non c’è posto p er i socialisti. Lo unico modo di fare un governo di centro- sinistra è di rito rn a re alle origini di questa politica, rivivificando i contenuti e gli e n tu siasmi, rendendoli più aderenti aPa rea ltà della nostra Regione, ripensando criticam ente alle esperienze fatte e, quindi, rilanciando un a iniziativa politica di governo capace, sul te r reno dell’impegno riform atore, del rin nov a
m ento e della creazione di nuove s tru ttu re produttive, di utilizzazione e di valorizzazione del patrim onio um ano e delle risorse n a tu rali di cui disponiamo, di sciogliere i nodi antichi e nuovi che hanno bloccato la nostra azione politica.
Vogliamo una politica e, quindi, u n gover
no le cui dimensioni siano quelle risu ltan ti del nostro tempo, non fru tto di esperienze di un passato che respingiamo. Vogliamo che la bellezza del nostro m are, i paesaggi n a tu rali, che ancora ci rimangono, la cu ltu ra e i m onum enti di cui disponiamo,' l’intelligenza e l’operosità ' dei nostri artigiani e dei nostri contadini, diventino portato ri effettivi, non so
lo potenziali, del nuovo benessere. P e r questa politica, onorevole Presidente dell’Assemblea, onorevoli colleghi del centro-sinistra, abbia
Resoconti Parlamentari — 2 0 4 8 Assem blea Regionale Siciliana
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mo bisogno delUapporto di tu tti, d en tro e fuori del governo, abbiam o bisogno anche del coraggio, della disponibilità reale di p ro vare e di riscliiare, di quanti, p e r loro capa
cità e p e r scelte altrui, sono chiam ati a gui
dare questo nuovo corso della v ita politica siciliana. Vogliamo che le piccole e grandi baronie che sono cresciute a ll’om bra del go
verno e del sottogoverno, si rendano conto che i p artiti, questa Assemblea, non sono nè arrendevoli nè pigri, p e r cui loro scelgono e noi paghiam o i loro errori, anche sul piano della nostra credibilità con i cittadini.
Sappiam o che anche questo non è facile, m a abbiamo iniziato, siamo an d ati avanti e quello che conta è che siamo convinti della necessità di un cam biam ento. Se questo fa re mo, coloro che sognano tem pesta e seminano discordie saranno come gocce d ’acqua in un m are di sabbia. Ed allora, onorevole Muc- cioli, la tu a generosità e, onorevoli colleghi della socialdem ocrazia e del P a rtito re p u b blicano, il vostro impegno, l ’impegno dei se
g retari dei p a rtiti del centro-sinistra, se an drem o avanti su questa linea, p o trà v e ra m ente determ inare, da qui a otto-dieci giorni, che la barca del centro-sinistra rip ren d a v e r
so acque più lim pide e serene e, soprattu tto, verso approdi più certi e sicuri p er il popolo siciUano.
NATOLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NATOLI. Signor Presidente, onorevoli col
leghi, il dibattito in corso nato dalla richiesta e dalle dichiarazioni del P residente deUa Re
gione, eletto ieri sera in seguito al voto della Assemblea, ha già evidenziato dei p u n ti che a m e sem brano estrem am ente chiari.
Proprio dall’intervento del collega Pelle
grino, io sono portato a definire il voto di ieri come u n corto circuito n ella m aggioranza.
Infatti, io ho m olto seguito e apprezzato lo intervento del capo gruppo socialista e con
cordo con la sua afferm azione che i fatti sono p o rtato ri di certezza. Egli ha parlato dell’autonom ia della m aggioranza ed ha d e t
to esplicitam ente che i socialisti non hanno m ai chiesto, pensato di associare il P a rtito com unista al centro-sinistra; ha posto anche l’accento sul ritorno alle origini del centro- sinistra. Noi repubblicani siamo su questa
posizione d all’a p e rtu ra della crisi, che ab
biam o d eterm in ato p e r d a re chiarezza al quadro politico che ci sem brava essersi parec
chio intorbidato.
L a n o stra posizione è proprio di quelli che guardano al quadro politico senza conces
sioni a destra, m a anche senza sterili fughe in avanti. Consideriamo, quindi, u n aspetto, direi, chiarificatore, il d ib attito che questa sera è in corso tra le com ponenti stesse della m aggioranza q u ad ripartitica. L ’altro aspetto che mi prem e sottolineare e che em erge dalle dichiarazioni rese dal P resid en te della Re
gione eletto ieri sera, e dalla sua stessa p ro posta politica avanzata a ll’A ssem blea è che questa proposta si sostanzia in u n governo assem bleare senza m aggioranza. Ed io traggo una conclusione precisa che, a m io avviso, è la seguente: l’opposizione di sinistra in 21 anni non è stata in grado di elaborare una concreta a lte rn a tiv a di soluzione di sinistra nella no stra Sicilia. Questo è u n dato, a mio avviso, estrem am ente chiaro. O serei dire è un a v e rità lapalissiana che em erge proprio dal contenuto delle dichiarazioni rese dallo onorevole De P asquale e dalla sua impossi
bilità a p o rtare av an ti u n discorso politico che abbia riscontro n ella m aggioranza della Assemblea. Da questo nasce il suo sforzo, che n u lla toglie alla dignità delle dichiarazioni rese ieri sera.
Noi repubblicani abbiam o il nostro modo di pensare e la no stra visione delle cose del nostro Paese. Riteniam o che se questo av
viene in Italia, se questo avviene in Sicilia, è perchè si insegue, direi con pertinacia, un disegno politico fondam entalm ente sbagliato;
T errore sta n ell’inseguire il disegno politico dell’incontro storico tra cattolici, socialisti e comunisti. Noi repubblicani crediam o che lo errore è nel superam ento stesso di questo disegno politico e che la p rospettiva p e r cui noi repubblicani lavoriam o nella rea ltà delle contingenze politiche del m om ento, può m a
tu ra re soltanto a lungo term in e e che riguarda l ’incontro tra il cattolicesim o politicam ente organizzato, la sinistra di classe e la sinistra repubblicana non classista. Finché questo terzo polo di attrazione delle forze democra
tiche e progressiste del nostro Paese non avrà quella corposità di consistenza, anche elettorale e p arlam en tare, io credo che le stesse prospettive reali della politica o delle politiche di avanzam ento dem ocratico nel