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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.19 (1892) n.933, 20 marzo

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, .FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIMATI

Anno X'rX - Voi. XXI11 Domenica 20 Marzo 1892 N. '933

La discussione ed il voto sulla finanza

Il lungo dibattilo, che ha occupata la Camera i n questa u l t i m i g i o r n i , ci darebbe a r g o m e n t o a molte considerazióni, se non avessimo già manifestato il n o -stro pensiero i n precedenza e se o r m a i non fosse as-sodato e generale il g i u d i z i o sulle condizioni della finanza italiana.

Il voto ha fatto r a c c o g l i e r e i n t o r n o al M i n i s t e r o una maggioranza di o l t r e 2 6 0 v o t i ; e ce ne r a l l e -griamo ; i n t o r n o alle più i m p o r t a n t i questioni finan-ziarie e sono m o l t e p l i c i — il M i n i s t e r o è p i ù con-dannabile per non aver fatto, che per quello che ha fatto ; l'opposizione si raccoglieva p i ù i n t o r n o ad u n giudizio di biasimo , perchè il G o v e r n o non avesse fatto quanto era necessario e q u a n t o poteva fare p i u t -tostoehè i n t o n o alla critica delle cose fatte. •— E , per conseguenza, logico che la Camera abbia dato t e m p o al Ministero di raccogliersi e d i pensare a q u a l c h e cosa di concreto.

Certamente non può a m e n o d i i s p i r a r e m a l i n c o niche considerazioni il fatto che u n paese c o m e l ' I -talia, che si c o m p i a c e a n n o v e r a r s i fre le g r a n d i po-tenze, sia ridotto a tal punto da tenere sospesi g l i animi della nazione per u n disavanzo di circa trenta milioni ; — la F r a n c i a n o n f u tanto preoccupata quando il suo bilancio segnava p i ù centinaia di mi-lioni di disavanzo ed è noto che l'Italia stessa, i n altro tempo, ha avuto p i ù coraggio nel v o l e r e cbe si s a -nassero a q u a l u n q u e costo disavanzi han p i ù g r a v i . Ma questo dimostra la differenza degli u o m i n i , e fino ad un certo punto, la scarsa energia delle i s t i t u z i o n i .

Il Ministero che p u r e ha portato i n u n anno u n m i -glioramento di 1 5 0 m i l i o n i al bilancio, fa u n a figura molto meschina coll'essersi f e r m a t o di fronte ad una deficienza d i trenta m i l i o n i e c o l l ' a v e r dato a questa deficienza tanta i m p o r t a n z a da parere sgomento da-vanti alla Camera, d a v a n t i al paese e d a v a n t i a tanta parte di m o n d o , che i n questo m o m e n t o ci osserva impacciati per difficoltà, che nessuno potrà ritenere assolutamente i n s o r m o n t a b i l i .

Diciamo che il M i n i s t e r o ci è s e m b r a t o sgomento, perchè tale è l'effetto che abbiamo p r o v a t o leggendo il discorso d e l l ' o n . L u z z a t t i . C o m p r e n d i a m o b e n i s -simo quali imbarazzi i n questo m o m e n t o t o r m e n t i n o d Ministro del Tesoro, ma per q u a n t o la piega che prendono le cose non sia r a s s i c u r a n t e , se u n o do-veva mostrarsi fiducioso di v i n c e r e g l i ostacoli e quasi presuntuoso della p r o p r i a forza, doveva essere d Ministro del Tesoro, subitochè egli r i m a n e al suo posto per p o r v i r i p a r o . A chi conosce l ' i n d o l e n o n comune d e l l ' u o m o , p r o n t o agli entusiasmi l i r i c i c o m e

ai p r o f o n d i s g o m e n t i , può r i t e n e r e che egli abbia p r o n u n c i a t o il suo discorso i n u n o di q u e i m o m e n t i di accasciamento m o r a l e , dai q u a l i si lascia talvolta d o m i n a r e ; m a c o m u n q u e sia, egli è certo che il paese si attendeva di p i ù sotto tutti gli aspetti. Do-veva essere p i ù profonda la diagnosi della situazione; — p i ù acuta la ricerca dei s i n t o m i , se v e ne sono, di m i g l i o r a m e n t o ; — p i ù chiara, p i ù netta la i n d i -cazione dei p r o v v e d i m e n t i .

L ' o n . Luzzatti invece ripetè le solite cose c ó m e causa del male, si s o f f e r m ò con una compiacenza inesplicabile ad incolpare il fato, soverchiarne la v o lontà del G o v e r n o ; parve volesse fare v e d e r e la a v -versa fortuna rivolta contro il paese e schiacciarlo m a l g r a d o la resistenza titanica dei suoi sforzi e tutto questo per v e n t i o tutto al p i ù trenta m i -l i o n i di disavanzo su 1 6 0 0 di entrate.

Se n o n fossero cose accadute i e r i , s e m b r e r e b b e r o r a c c o n t i i n v e r o s i m i l i .

D e l resto n o n f u p i ù felice i n genere la o p p o s i -zione : due discorsi r i c h i a m a r o n o la atten-zione v i v a della Camera quello d e l l ' o n . E l l e n a e q u e l l o d e l -l' on. G i o l i t t i .

Il p r i m o con m o l t o a c u m e trattò la questione Strettamente finanziaria, r i n f a c c i a n d o al M i n i s t r o del T e -soro le illusioni nelle q u a l i appena r a g g i u n t o al potere, si c u l l a v a di poter f a c i l m e n t e colle economie ottenére il pareggio ; proseguì ad analizzare il bilancio e t r o v ò che le p r e v i s i o n i delle entrale d o m a n d a n o n u o v e falcidie per parecchi m i l i o n i , m e n t r e spese n u o v e si affaccieranno i n e v i t a b i l m e n t e . E c o ù c l u d e : « i l popolo italiano è stanco di m i r a g g i i n g a n n a t o r i e domanda una politica finanziaria, che lo c o n d u c a s i -c u r a m e n t e alla meta.

« C o n v i e n e aver fede, n o n negli espedienti, m a nelle r i f o r m e feconde e conviene aver la v i r t ù n e -cessaria per applicarle. »

P e r ò i l discorso del l'on. E l l e n a , tutto c r i t i c o , m a n -cava c o m p l e t a m e n t e della parte positiva. Se i m a l i sono ancora p i ù g r a n d i d i q u e l l i p r e v e d u t i , q u a l i debbono essere i r i m e d i ? « R i f o r m e feconde » e « strada sicura » sono parole e n o n idee.

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-lioni di disavanzo. Tanto la impressionabilità di ca-rattere di n n u o m o si trasfonde su tutta la nazione.

Ma l'on. G i o l i t t i espose con molta chiarezza alcuni p r o v v e d i m e n t i ; ritiene possibile la economia nel si-stema giudiziario e nella istruzione pubblica ; accenna a d u n a r i f o r m a d e l l ' i s p e t t o r a t o f e r r o v i a r i o ; crede possibile una economia nelle pensioni, ed una r i f o r m a della Cassa depositi e prestiti. Ritiene che si do-vrebbe favorire il p i ù possibile la trasformazione dei titoli d i rendita al portatore i n titoli n o m i n a t i v i ; domanda I' ordinamento degli Istituti di emissione, anche riducendo la tassa sugli affari ; vorrebbe r i -formato i l codice di c o m m e r c i o là dove pareggia le cambiali che rappresentano m u t u i alle cambiali commerciali, e propone che si r i o r d i n i n o le tasse sulle B o r s e ; anche sull'esercito crede si possano fare economie.Ma dichiara che non convenga proclamare di n o n voler mettere, occorrendo, nuove imposte; r e -spinge però ogni proposta di aumento di ritenuta sulla rendita ; ma i n pari tempo accenna alla possibilità di imposte dirette. Si può dire infine che, senza fare concrete proposte, l'on. G i o l i t t i ha v o l u t o dimostrare che la vena finanziaria è ben lungi dall'essere esau-rita, sia dal lato delle economie che da quello delle m a g g i o r i entrate e che volendo il Ministero non ha che la scelta. E concluse con un i n v i t o cortese ma severo : « i l ministero - egli disse - fu accolto con straordinario favore ; nessun ministero, n o n sorto da un partito, ebbe una sì grande maggioranza. Questo però impone al Governo delle g r a n d i responsabilità. » G l i altri oratori o non dissero cose nuove, o si modellarono con m i n o r e efficacia sulle linee dei due deputati, di cui abbiamo accennato.

U n o però espresse, a nostro avviso, la nota e giusta che rifletteva il pensiero di una grande maggioranza di deputati ; l'onor. Pantano, dopo aver esaminato i l bilancio con molla competenza, e dopo aver p r o p u -gnata la d i m i n u z i o n e delle spese m i l i t a r i , dichiarò che malgrado ciò,' avrebbe votato per i l Governo non potendosi associare alla opposizione, che non ha n e s -sun p r o g r a m m a e nes-suna bandiera.

E fino ad ora la situazione si delinea così : — il Governo attuale è fiacco ; sta sciupando una situa-zione eccellente, che aveva ottenuto col p r o g r a m m a dell'anno decorso ; — si mostra tardo, incerto non concorde di fronte alla Camera ed al paese che gli dicono : osate ma presto, perchì vogliamo che ci sia tolto l'incubo della situazione finanziaria.

Ma di fronte al Governo che cosa si h a ? Q u a l i concetti espose la opposizione? — Niente di pensato e di organico. Aspettiamo adunque che il Ministero abbia finito di studiare e si presenti con delle leggi concrete.... allora v e d r e m o .

L ' o n . Luzzatti è adunque avvisato ; ha ancora i n mano il modo di risollevarsi, ma per far questo deve sapere quello che v u o l e e volerlo fermamente.

È possibile? — Ne d u b i t i a m o ; ma aspettiamo.

Una tassa (pare impossibile!) mitigata

F r a i progetti di legge presentati alla Camera fino dal mese di novembre, che tuttora attendono la d i -scussione, ve n' è u n o dei m i n i s t r i Colombo e Chi-m i r r i , inteso a Chi-modificare le tasse sulle successioni e quelle d i registro e di bollo, sui titoli degli Istituti di

credito e delle Società per azioni e sui contratti di Borsa.

Sorvoliamo su quanto concerne le successioni. Le disposizioni che vengono proposte m i r a n o ad evi-tare che alla tassa si sottraggano, come ora avviene facilmente, i valori mobiliari che oggi vanno

assu-mendo sempre n u o v e e svariate forme e la cui age-vole trasmissione è atta a secondarne l'occultamento.

L a tassa di bollo, che colpisce ciascuno esemplare dei titoli e certificati emessi da Società e Istituti d'ogni specie, Provincie, C o m u n i , Consorzi ed altri enti, da fissa viene trasformata i n graduale, da un m i n i m o di 10 centesimi se il valore non eccede L . 25, a u n massimo di L . 6 da L . 2 5 0 0 i n su. La tassa fissa oggi vigente è sembrata troppo gravosa rispetto ai titoli i n f i m i , come sarebbero quelli delle Società Cooperative, mentre relativamente è troppo mite per altri. Essa r i m a n e nella sua attuale misura di cen-tesimi 5 0 per v a l o r i di 2 5 0 lire, e « il maggior ag-gravio stabilito pei valori eccedenti tal somma — dice la Relazione, che accompagna il progetto di legge — n o n è che il risultato ili u n p i ù equo r e -parto della tassa. Del resto I' aumento, anco in sè considerato, è mite assai, tanto p i ù avuto riguardo alla circostanza che trattasi d i tassa da pagarsi per una volta tanto su cartelle, che ordinariamente si conservano lungo tempo. » E perchè la tassazione è i n molti casi inferiore a quella attuale, in altri è su-periore, i ministri proponenti calcolano che i n com-plesso, compensato il p i ù col meno, la finanza non abbia nò a guadagnare, uè a fare apprezzabile per-dita. — Invece dalla riordinata tassa sulle successioni sperano che l ' E r a r i o ricavi un maggiore introito di circa mezzo m i l i o n e , sebbene dichiarino non aver dati bastevoli per fare u n calcolo esatto.

R i g u a r d o alle tasse sulle operazioni di Borsa, se ne r i p r o m e t t o n o , senza accennare a cifre, un benefizio, nella fiducia che i provvedimenti escogitati valgano ad estendere l'osservanza, oggi troppo spesso calpe-stata, della legge. — V e d i a m o i n che cosa con-sistano.

La tassa di bollo sui contratti d i Borsa viene r i -dotta a cent. I O pei contratti a contanti, a cent. 50, oltre i due decimi, per q u e l l i a termine, compresi i r i p o r t i e le loro rinnovazioni e proroghe. Continuerà a pagarsi mediante uso di appositi foglietti bollati posti in vendita dall'amministrazione finanziaria, ma potranno anche adoperarsi stampiglie o formule in carta libera, purché prima della scritturazione ven-gano presentate al competente ufficio, per essere sot-toposte al bollo straordinario. Pei contratti col mezzo di mediatore il foglietto è doppio, ma la spesa non cresce perchè ciascuna delle due metà è bollata colla metà della tassa anzidetta. I mediatori dovranno con-servare le m a t r i c i per un q u i n q u e n n i o , i cambia-valute per un anno. N e l senso della legge, intendonsi per cambiavalute tutti coloro che, al pubblico, eser-citano atti di c o m m e r c i o assoggettati alla tassa in di-scorso. — Gli u n i e g l i a l t r i sono tenuti a permet-! tere agli agenti finanziari di esaminare i detti do-cumenti, insieme ai l i b r i prescritti dal Codice di C o m m e r c i o .

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di conservare i documenti, multa di L . 2 0 0 ; in caso di recidiva, pei cambiavalute multa di L . 500, pei mediatori da L . 5 0 0 a L . 1 0 0 0 e interdizione dal-l'esercizio della professione.

Le son pene u n po' gravi, se v o g l i a m o ; ma, come ben dice la Relazione che accompagna il disegno di legge, trovano piena giustificazione nella grande m i -tezza di una tassa che colpisce classi abbienti e nelle agevolezze per adempiere al precetto della legge, s i c -ché ogni minima scusa è tolta ai contravventori.

Queste parole esprimono un concetto che crediamo giusto e che abbiamo manifestato ripetutamente nel nostro g i o r n a l e , ma che v o r r e m m o vedere espli-cato nell'indirizzo finanziario governativo ben p i ù che non faccia, opportunamente ma timidamente, la piccola legge il c u i progetto ci sta dinanzi. Tasse m i tissime, abbiamo invocato mille volte, e penalità r i -gorosissime. Sta bene che la pena sia grave per chi defrauda l'erario d'una tassa equa, offendendo così la legge, che dev'essere sempre osservata. E , quando eque fossero le tasse, d i rado si applicherebbero le multe, perchè meno numerose sarebbero le contrav-venzioni ; ma quelle che capitassero sarebbero pur sempre per l'erario una entrala non dispregevole e davvero legittima. E rigorose le v o r r e m m o non solo nel loro ammontare, ma nell'essere inflitte con ocu-lata severità, cioè sempre e inesorabilmente. Nè la sorveglianza attentissima costerebbe p i ù di quello che costi oggi, se si calcola quanto verrebbe risparmiato di litigi, di lunghi procedimenti in contraddittorio dai contribuenti e quindi di personale r e t r i b u i t o , che importa spese sopra spese. Ma v o r r e m m o tasse m i t i per tre ragioni : prima perchè la legge non patisse offesa da troppo frequenti frodi, poi' perchè i citta-dini, oggi finanziariamente oppressi i n mille m o d i , seutisse.ro u n ristoro, e finalmente perchè I' erario dello Stato, che ne ha bisogno, facesse incassi mag-giori. La massima dell'osservanza della legge non ha bisogno d' essere giustificata. Che i contribuenti italiani sieno oggi oppressi di soverchio, non importa dimostrarlo. Resta l'interesse dell'erario, al quale da più anni non si trova il verso di provvedere effica-cemente. Persuasi come siamo che il bilancio attivo dello Stato non può attingere ad altra sorgente che a quella dei privati, che la finanza pubblica non può mai esser florida se quelle private non presentano una media soddisfacente, che tassando fuor di m i -sura si può avere u n vistoso reddito momentaneo non uno su cui fare assegnamento a lungo (e questa in Italia è storia degli u l t i m i anni) non p o t r e m m o mai sinceramente applaudire fuorché a quel Ministero, che rinunziasse a presentare successi i m m e -diati, ma sapesse in compenso ispirare al Parlamento e al paese grande fiducia nei graduali risultati d ' u n largo piano finanziario, basato sul conseguimento di maggiori introiti mediante m i n o r i tasse e imposte.

, E non si dica che quest'ordine d'idee è cervello-tico e fuori di l u o g o , quando la pubblica azienda si trova alle strette e ha da provvedere d' urgenza al presente e prima d i tutto da pareggiare l'entrata c o l -l uscita. Certo, i-l pareggio e i p r o v v e d i m e n t i urgenti si vogliono anche noi, e d' altra parte il procedi-mento di cui parliamo n o n lo v o r r e m m o veder ese-guito se non a lenti passi; ma ciascuno di questi dovrebbe avvicinare alla meta, e la via da percor-rere sarebbe pur tempo d ' i n c o m i n c i a r e a tracciarla, dibattersi fra le angustie e non provvedere alla meglio fuorché al presente immediato, è o r a m a i u n

sistema che dura da troppi anni, e con q u a l i effetti compassionevoli non v ' è chi non vegga.

Ma il rinsanguare l'erario, rinsanguando prima il paese^ col toglierli di dosso parte degli aggravi fiscali che l'opprimono, è poi davvero un sistema tanto i m -prudente ? A buon conto lo segue il progetto di legge di cui parliamo, quantunque ' in proporzioni

omeo-patiche. Scorriamo la Relazione e vediamo come le proposte seino motivate.

Gli studi sulla materia vennero condotti da una Commissione nominata dal Ministero e composta « delle persone p i ù competenti » la quale, « esa-minato il propostole tema anche nei rapporti finan-ziari, ebbe ad osservare che la elevatezza della tassa

distoglie dall'uso dei foglietti bollati nelle contrat-tazioni di Borsa, e che ciò non solo pregiudica gli interessi dell'Erario, ma perturba ecc. ecc.... » La

delta Commissione aveva deliberato manifestare al Governo (che lodevolmente v i si è u n i f o r m a t o nel progetto di legge) il voto « che la tassa sia unica per ogni contratto e sia fissata nella misura d i 5 0 cent, pei contratti a termine e di 10 cent, per quelli a contanti, affinchè, applicata di fatto ad ogni fissato di Borsa, non venga eluso il pagamento e l'erario ne consegua u n reddito pari alla estensione, che ora hanno nel nostro paese le dette operazioni

e quindi certamente molto maggiore di quello at-tuale. »

A n c h e la Camera di C o m m e r c i o di Milano, a cui fecero eco altre Camere di Commercio e tutte le Borse del Regno, aveva espresso il voto che sia r i dotta la tassa sui contratti di Borsa alla stessa m i -sura indicata dalla Commissione governativa e per le medesime ragioni da essa addotte, « nella p e r -suasione che i n tal modo si possa conseguire, col vantaggio della finanza, anche la tutela della

efficacia giuridica delle private contrattazioni. D a i f a u -tori della riduzione della tassa alle miti proporzioni sopraindicate, si osserva che I' interesse così del-l'agente di cambio e del mediatore come del cliente ad esigere il fissato, che rappresenta una notevole garanzia per entrambe le parti, non troverebbe osta-colo nella elevatezza d e l l ' i m p o s t a ; imperocché per pochi centesimi nessuno si esporrebbe al pericolo di multe e di perdita di valori ; mentre V alta quotità della tassa attuale è incentivo all' inosser-vanza della legge. »

Da tutte le parole che abbiamo sottolineate si può scorgere come al principio, che abbiamo tante volte raccomandato non sieno poi del tutto r i p u g n a n t i neanche gli u o m i n i che ci governano. E q u a l e ? Quello di considerare i cittadini, nella loro qualità d i contribuenti, non come un campo nemico su cui far bottino lasciandolo devastato, ma come u n campo domestico da conservare largamente e durevolmente p r o d u t t i v o , non già sfruttando con cupidigia il ter-reno fino ad isterilirne le naturali energie, bensì conservando queste con gelosa cura, anzi secon-dandone i l progressivo svolgimento, e assicurandosi i n tal modo raccolti soddisfacenti e sicuri. I n Italia per altro si è finora quasi sempre seguito u n ben diverso m e t o d o : si è imposto e sovrimposto, tassato e arcitassato. E ora che la potenza c o n t r i b u t i v a del paese si è esaurita, da qualche anno scemano i consumi e scema il prodotto delle tasse, special-mente indirette. N o n sarebbe tempo di battere u n po' la via a ritroso ?

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l u m i di luna ! E altri a g g i u n g e r à d i certo : A sug-g e r i r e si fa presto, ma chi ha la responsabilità del I potere deve pensarci due v o l t e , e anche p i ù di d u e , | a p r o p o r r e r i f o r m e e c o n o m i c a m e n t e m a g a r i m o l t o j r a z i o n a l i , ma il c u i r i s u l t a m e n t o i m m e d i a t o potrebbe essere una d i m i n u z i o n e , sia p u r m o m e n t a n e a , d i

i n t r o i t i per u n b i l a n c i o , che n o n sa c o m e fare a g i u n g e r e al pareggio p u r o e semplice.

P u r di andare adagio, r i s p o n d i a m o , n o n ci v u o l e u n c o r a g g i o da l e o n i i e m o l t o m e n o u n a spensie-ratezza dà scapestrati, cosa che del resto s a r e m m o b e n l o n t a n i d a l l ' a p p r o v a r e o anche soltanto c o m p a -t i r e . Ma forse i m i n i s -t r i C o l o m b o e C h i m i r r i , nel p r o p o r r e la r i f o r m a sin q u i spiegata, h a n n o già i r i s u l t a t i i n p u g n o ? N o , si p r e v e d o n o p r o b a b i l i , e h a n n o r a g i o n e . « Mancano dati esatti per v a l u t a r e le conseguenze finanziarie delle m i s u r e proposte. » D i c e la Relazione. Ma q u i istituisce u n calcolo per d i m o s t r a r e che il m o v i m e n t o degli a f f a r i nelle Borse italiane è tale che, stante tutto ciò che sopra si è detto, dal r i o r d i n a m e n t o della tassa è sperabile u n profitto,malgrado la d i m i n u z i o n e della quotila. « O n d e

c o n c l u d e — tutto considerato, è a p r e s u m e r s i che il risultato finale possa essere p r o f i c u o per i l p u b b l i c o E r a r i o . »

G i u s t i s s i m o ; m a è il caso d i d i r e : ex ore tuo te judico, e d o m a n d a r e :

P e r c h è l i m i t a l e alle tasse sui c o n t r a t t i di Borsa questa benefica r i f o r m a ? 0 che forse per esse sole a v v e n g o n o t e n t a t i v i d i frode a l l ' e r a r i o , e tentativi t r o p p o spesso r i u s c i t i ? D i t e bene q u a n d o dite che l'alta m i s u r a della tassa è u n i n c e n t i v o a l l ' i n o s s e r -vanza della legge, m e n t r e per u n piccolo onere nes-s u n o nes-si enes-spone ' a m u l t e e a i n c o n v e n i e n t i g i u r i d i c i ed e c o n o m i c i nelle contrattazioni p r i v a t e . P a r o l e d ' o r o ; m a date opera acciò n o n r i m a n g a n o parole e d i v e n -t i n o fa-t-ti a proposi-to d i quasi -tu-t-te le -tasse di bollo, d i quasi tutte q u e l l e d i registro, d i successioni, d i m a n o m o r t a , d i concessioni g o v e r n a t i v e .

E q u i si potrebbe, v o l e n d o , a l l a r g a r e il r a g i o n a -m e n t o e p a r l a r e di tasse, che soffocano l ' i n c r e -m e n t o d ' a l c u n e i m p o r t a n t i i n d u s t r i e , e dei dazi d i c o n f i n e , che fanno a u m e n t a r e i l c o n t r a b b a n d o , la cui re-pressione sempre incompleta è costosissima, g i o v a n o

a p o c h i p r o d u t t o r i d a n n e g g i a n d o tutte le f o r m e d i c o m m e r c i o e t u t t i i c o n s u m a t o r i e d e t e r m i n a n o i n casa d ' a l t r i , dazi d i r a p p r e s a g l i a che nella nostra danneggiano p r o d u t t o r i , c o m m e r c i o e t u t t i , senza g i o v a r e a nessuno. P e r associazione d ' i d e e , si po-t r e b b e d i r e d e l l ' i m p o s po-t a sui fabbricapo-ti e di q u e l l a sulla ricchezza m o b i l e , perchè tutto si r i a n n o d a al concetto errato, o m e g l i o al sistema seguito a l u n g o e dagli effetti o g g i m a i p i ù che condannato, d i t e n -t a r e d i r i s -t o r a r e la f o r -t u n a p u b b l i c a o p p r i m e n d o , m a l m e n a n d o , disseccando le f o r t u n e p r i v a l e e le s o r g e n t i loro.

À u n sistema p i ù l o g i c o ed e c o n o m i c a m e n t e m e n o m i c i d i a l e bisognerà v e n i r e i una volta o I' altra, se n o n si v u o l e a n d a r e d e f i n i t i v a m e n t e in r o v i n a . Che s'abbia a i n s t a u r a r l o c o n o g n i p i ù p r u d e n t e cautela, se n o n l ' a v e s s i m o già detto a sazietà lo r i p e t i a m o ancora. Ma c o m i n c i a r e ! . . . . Q u a n d o ne s c o r g i a m o anco il p i ù piccolo e p i ù isolato i n d i z i o , c o m e n e l disegno di legge o g g i preso i n esame, c e r c h i a m o subito per q u a n t o sta i n noi, di d a r g l i notorietà, c o m -m e n t a n d o , elogiando. Ma v o r r e -m -m o qualcosa di più. N e l l a R e l a z i o n e d i c u i a b b i a m o r i p o r t a t o q u a l c h e b r a n o a v r e m m o v o l u t o leggere, se n o n i m p e g n i

precisi se n o n promesse f o r m a l i , a l m e n o la dichia-razione che il proposto p r o v v e d i m e n t o fa parte di

t u t t ' u n o r d i n e d i idee del G o v e r n o , da applicarsi nella m i s u r a e nel m o m e n t o possibili, ma esteso, a r m o n i c o , c o m p i u t o .

È u n chieder troppo ?

LO SCIOPERO DEI MINATORI IN INGHILTERRA

11 carattere affatto speciale, che d i s t i n g u e lo scio-p e r o che i m i n a t o r i inglesi h a n n o dichiarato sino da sabato della precedente settimana, merita da parte nostra q u a l c h e b r e v e c o m m e n t o . Il fatto dello scio-pero di 4 0 0 , 0 0 0 m i n a t o r i sarebbe già per sè stesso, sotto m o l t i a s p e t t i , interessante a studiarsi, tanto più che per il paese nel quale ha l u o g o e per il p r o -dotto che viene c o l p i t o , le conseguenze dello scio-pero colossale, d i c u i l ' I n g h i l t e r r a offre lo spettacolo, possono r i p e r c u o t e r s i anche sul c o n t i n e n t e . Il car-bone n o n si estrae certo soltanto dal suolo inglese, ma i l c o n t r i b u t o che danno le m i n i e r e di carbon fossile esercitate i n I n g h i l t e r r a è considerevole e la sola esportazione si r a g g u a g l i ò nel 1 8 9 1 a circa 3 7 5 m i l i o n i di lire. È facile q u i n d i a r g u i r e quale p e r t u r b a m e n t o v e r r e b b e a recare u n o sciopero pro-l u n g a t o e ipro-l conseguente r i n c a r o depro-l carbone a tutto l ' i n s i e m e delle altre i n d u s t r i e n o n solo inglesi, ma, può d i r s i , europee.

Se n o n c h é n o n i n t e n d i a m o di considerare lo scio-pero da questo p u n t o di veduta, m a piuttosto nelle cagioni e r a g i o n i sue, n e l l ' i n d o l e che esso presenta, neTle tendenze che manifesta.

E per farsi u n concetto esatto d i esso conviene p r e m e t t e r e che lo sciopero è stato deliberato per allontanare se n o n t o g l i e r e affatto il p e r i c o l o di una d i m i n u z i o n e dei salari. I m i n a t o r i erano stati pre-v e n u t i che i n seguito al ribasso del prezzo del car-bone una r i d u z i o n e delle paghe o i m m e d i a t a o a b r e v e scadenza si sarebbe imposta ai p r o p r i e t a r i , se questi n o n v o l e v a n o esporsi a perdere una parte del m a g r o g u a d a g n o , che a t t u a l m e n t e r i c a v a n o dalle loro i m p r e s e . E poiché i m i n a t o r i , c o m e tante altre classi d i operai, si sono i n questi u l t i m i a n n i forte-m e n t e u n i t i i n potenti associazioni, di cui la Natio-nal Federation of Miners è la g u i d a , lo sciopero

potè essere organizzato s e r i a m e n t e e dichiarato quasi u n a n i m a m e n t e , almeno i n m o l t i d i s t r e t t i car-b o n i f e r i . 1 m i n a t o r i hanno infatti pensato che se loro riuscisse di far salire alquanto il prezzo del carbone il pericolo della d i m i n u z i o n e dei salari sarebbe scon-g i u r a t o . D i v e r s a m e n t e , c o n la persistente discesa del prezzo, gli esercenti le m i n i e r e a v r e b b e r o avuto fon-data r a g i o n e d i s c e m a r e del 5 e f o r s ' a n c h e del IO per cento i salari degli o p e r a i . L a qual cosa era anche resa p i ù l e g i t t i m a dal fatto che nell'industria del carbone i salari sono fissali i n relazione al prezzo d i v e n d i t a della tonnellata d i carbone, me-d i a n t e il sistema me-della scala m o b i l e , cioè aumentano secondo una certa ragione c o l crescere del prezzo del c a r b o n e e scendono col d i m i n u i r e del prezzo )• «) Vedi gli scritti di J. E . Crawford Munro

(Sh-ding scales in the coal industry) e di L . L . Pnce

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E qui appunto si manifesta i l carattere peculiare dello sciopero. Di solito, allorquando si parla d i scio-peri il pensiero corre subito a u n vero e proprio conflitto tra chi impiega gli operai e chi lavora ; ciascuno pensa alla lotta tra il capitale e il lavoro e considera i mezzi atti a sciogliere il conflitto. Ma nel caso presente manca un vero conflitto tra pa-droni e lavoratori. I minatori cercano di reagire contro un fatto che li danneggia, contro la c r e -scente estrazione del carbone e i l ribasso del suo prezzo ; essi lottano non tanto contro g l ' i m p r e n d i t o r i , quanto contro lo sviluppo, assunto dalla produzione. L i produzione, dicono essi, è sovrabbondante e quindi permette la formazione di stocks considere

voli che depri nono il prezzo del carbone ; bisogna quindi rallentare anzi sospendere 1* estrazione del carbone, così i depositi dovranno scemare o esau-rirsi, il prezzo risalirà e non sarà p i ù il caso di dover prendere in esame la scala mobile, pattuita di pieno accordo tra minatori e padroni, per applicare un saggio d i salari diverso dall'attuale.

Non sono adunque ragioni sociali o politiche, non sono antagonismi veri e propri di interessi fra capitale e la-voro, che hanno provocato lo sciopero, ma è nna ragione prettamente economica, la minacciata riduzione dei salari, come conseguenza del ribasso del carbone. Gl'in-teressi dei minatori non sono i n lotta con quelli degli esercenti le miniere, al contrario armonizzano tra loro, questi e quelli avendo tutto il vantaggio che il prezzo del carbone rimanga alto e fermo. Ma si può c h i e -dere se l'espediente a cui hanno ricorso i minatori, di sospendere il lavoro per una o due settimane sia il migliore, se giovi veramente e durevolmente ai mi-natori, se non sia cagione di sofferenze per la ge-neralità, se infine non vi fossero vie m i g l i o r i da seguire. Consideriamo anzitutto i fatti per trarne q u a l -che conclusione. P r i m a ancora -che lo sciopero scop-piasse, il prezzo del carbone a L o n d r a ebbe aumenti notevoli, la qual cosa non spiacque certo ai r i v e n -ditori di carbone, che anzi hanno tratto largo profitto da questa occasione eccezionale d i un t e m p o -raneo panico relativamente alla carestia del carbone. I minatori hanno perduto una settimana di salari, che sono stati naturalmente risparmiati dagli eser-centi le miniere, i quali hanno potuto vendere i loro stocks di minerale a prezzi superiori a quelli d i prima. Sicché il guadagno è stato pei p r o p r i e t a r i delle miniere e pei r i v e n d i t o r i di carbone che hanno esitato le loro provviste a maggior prezzo. Chi ci ha perduto subito sono stati i minatori. E sono c o -stretti a riconoscerlo anche i difensori degli interessi operai. U n articolo dello Star, che è col Daily Chronicle, il principale organo delle Trade Unions

insiste sul fatto che il giuoco defia Federazione dei Minatori è diretto contro gì' intermediari e gli spe-culatori; ma poi d i c e : il pubblico non vuole pagare il carbone p i ù c a r o ; g l i operai n o n vogliono ridotti ' loro salari, i padroni non hanno p i ù che scarsi guadagni o lavorano a perdita. L ' e s p o r t a z i o n e d i -minuisce. Come salvare l ' a v v e n i r e e soddisfare i l pubblico? Riformando la legge che da ai p r o p r i e -tari del suolo i n Inghilterra la proprietà del sotto-suolo.» Or bene in questa stessa ricerca di u n altro mezzo per conciliare i v a r i interessi i n causa c' è implicitamente la condanna dello sciopero.

• invero l ' i d e a dei m i n a t o r i inglesi di fare dello affiP ! r eg .o l a t o r e d e l l a produzione e del consumo,

uuctiè la prima n o n saperi i l secondo e mantenere

per tal modo a u n dato livello i loro salari, non ci pare sia il frutto d' uno studio accurato della q u e -stione. Ammesso pure che pel momento i m i n a t o r i riescano a far alzare i prezzi coli'esaurimento degli stocks disponibili, nulla diee che questi non ab-biano a ricostituirsi, che la produzione non r i d i v e n t i superiore al consumo e i prezzi tornino a declinare. Queste incende sono già prevedute, prova ne sia che si vorrebbe, alla cessazione dello sciopero, sta-bilire di lavorare solo 4 o 5 g i o r n i della setti-mana o r i d u r r e ulteriormente la giornata di lavoro. Insomma non si vuol rinunciare a regolare la p r o -duzione i n modo tale che i prezzi non abbiano a decadere; ma è proprio possibile di farlo con una coalizione di p r o d u t t o r i ? L ' e s p e r i e n z a ci dice che il risultato non può essere durevole. Sarebbe u n modo indiretto di raggiungere l'effetto cercato, da non confondersi certo con lo sciopero, ma pur sempre dannoso all' industrie e forse anche ai proprietari delle miniere. Questi invero, diminuendo la p r o d u -zione avrebbero u n guadagno minore, in parte forse compensato dal maggior prezzo al quale potrebbero esitare il carbone, ma resterebbe ad ogni modo il maggior onere per le industrie che di carbone abbi-sognano.

C o m u n q u e sia d i ciò, è da notarsi il fatto che g l i stessi rappresentanti della classe lavoratrice vedono il danno derivante dallo sciopero e cercano altri r i m e d i al ribasso dei salari. Essi infatti, od almeno m o l t i , notano che converrebbe piuttosto scemare i l costo del prodotto con la riduzione dei d i r i t t i che i proprietari delle m i n i e r e hanno da pagare. L ' I n -ghilterra, notava un giornale, è uno dei pochi paesi ove la legge applica alla proprietà fondiaria, se si può dire, la dottrina dell 'Hinterland-, mentre altrove

10 stato resta padrone del suolo e n o n percepisce, i n v i r t ù del suo diritto che I O o 1 2 centesimi per tonnellata il landlord inglese leva sugli esercenti le miniere una imposta di 8 0 centesimi. Perciò i 160 m i l ioni di tonnellate che sono estratte a n n u a l -mente dal sotto suolo fruttano ai proprietari del suolo 1 2 5 milioni di franchi. Siccome poi ne prendono almeno altrettanti dal fitto di terreni, dai d i r i t t i d i passaggio, ecc.; sono 2 5 0 m i l i o n i che ricavano d a l -l ' i n d u s t r i a de-l carbone fossi-le. Ciò pare eccessivo e i radicali domandano o i l ritorno della proprietà del sotto suolo allo Stato o la creazione d i T r i b u -nali m i n e r a r i s i m i l i alle Corti agrarie d ' I r l a n d a e che si fissi equamente i l reddito da pagare ai p r o -prietari del suolo.

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te-n i a m o cote-nto per brevità di tate-nti altri fete-nomete-ni cote-n- ! comitanti, come tra gli a l t r i del m i n o r consumo di carbone, quanto maggiore sarà la insistenza a vo-lerne mantenere alto il prezzo, della concorrenza che potranno fare i carboni esteri a q u e l l i inglesi, del dannoso effetto che questa procedura industriale eserciterà sulle altre i n d u s t r i e , sui consumi delle classi p i ù povere e via dicendo.

Si nuò, ci pare, comprendere perfettamente le ra-g i o n i dello sciopero e non sentirsi disposti ad am-m i r a r e l ' a b i l i t à di chi lo ha preparato e deteram-minato. Nella classica terra dell'economia politica le probabili conseguenze derivanti da s i m i l i fatti dovrebbero ap-parire chiare e facili a tutti e salvare da e r r o r i come questi, tanto più g r a v i e pericolosi per le pro-porzioni colossali che i fatti v i assumono.

La sistemazione della Banca Tiberina

N e l l ' u l t i m o n u m e r o promettevamo di fare alcuni apprezzamenti i n t o r n o al progetto per la sistema-zione definitiva della Banca T i b e r i n a , la situasistema-zione della quale abbiamo i n poche parole fatta conoscere. L a Banca T i b e r i n a , cioè, d i m i n u e n d o il valore del p r o p r i o asse patrimoniale del 2 5 per cento, si trova ad avere sempre u n attivo di 7 8 milioni e mezzo, sul quale attivo però gravano debiti per 6 8 milioni e mezzo; per cui i n cifre rotonde gli azionisti non avreb-bero la possibilità di realizzare che 1 0 m i l i o n i sul capitale d i 3 4 milioni, del quale è costituita la i m -presa. *

A b b i a m o notato i n p a n tèmpo che a quella parte dell'attivo della Banca, composto di proprietà i m m o b i l i a r i , esistenti prineipalmente i n R o m a ed in N a -poli , può essere attribuito u n valore d i 7 5 milioni, ma non per questo si può inferire che tale valore sia prontamente realizzabile o lo possa essere senza per-dita. Se la Banca Tiberina intendesse di liquidare oggi, p o l l o probabilmente non raccoglierebbe che una somma assai inferiore ai 75 milioni, a cui ha valutato il suo patrimonio.

Sorge q u i n d i una prima questione: — gli azionisti della Banca T i b e r i n a hanno interesse a cercare una combinazione che dilazioni più che sia possibile la liquidazione dell'asse p a t r i m o n i a l e ? — E non e s i -t i a m o a rispondere afferma-tivamen-te per i seguen-ti

m o t i v i .

Dato lo stato attuale delle cose e data la crise della proprietà i m m o b i l i a r e nei principali centri del paese, non vi è p i ù u n pericolo i m m i n e n t e a sopras-sedere nella liquidazione, quando si sono lasciate sfuggire le occasioni per liquidare meglio. Sono m o l t i a n n T o r m a i che la crise edilizia imperversa, a R o m a specialmente, e si può ben dire che se il deprezza-m e n t o degli stabili ha raggiunto una proporzione cospicua, forse esagerata, per quanto i n e v i t a b i l e , a p -p u n t o -per questo il -pericolo avvenire è molto meno grave, di quello che altra volta non si presentasse. Certo possono darsi a v v e n i m e n t i per i q u a l i — quod deus advertat — è possibile che scendano ancora

certi valori che sono già quotati molto bassi ; la stessa incertezza del Governo a definire la questione dei suoi rapporti col M u n i c i p i o della capitale è a r g o -mento di una giustificata perplessità. Ma g l i azionisti della T i b e r i n a che hanno perduto i n questi u l t i m i

anni tanta parte del capitale impiegato i n quella im-presa, non sono esposti oggidì che a perderne una limitata porzione ; il loro rischio è q u i n d i straordinariamente d i m i n u i t o , inquantochè hanno già a m -mortizzala una parte, la maggiore delle perdite pos-sibi i, ed oggi possono aspettare con meno ansia del passato. Ma vi ha di p i ù ; — per quanto si voglia esser pessimisti, a meno di credere che proprio l'I-talia abbia ad essere incapace di sollevarsi dalla at-tuale depressione, è certo che il paese, e prima di tutto Roma, debbono avere una ripresa della quale già qualche sintomo, sebbene languido, si man festa. Non è, q u i n d i — tranne il caso di una assoluta ne-cessità _ il m o m e n t o questo per una liquidazione che prometterebbe una realizzazione molto bassa del-l'asse patrimoniale.

Ne consegue che a priori, qualunque progetto il

quale tenda a ritardare la liquidazione, non può es-sere accolto che favorevolmente, i n quanto che di

fronte a tutte le probabilità di un miglioramento, rappresenta u n rischio molto limitato, nella dannata ipotesi — come direbbero i giuristi — d i un peggio» ra mento.

Se n o n che, anche ammesso questo punto preli-minare, sorge un'altra questione : — può la Banca T i b e r i n a rimanere lungamente i n q testo stato di so-spensione e d i inattività i n attesa che la crise passi e si sciolga ?

E rispondiamo negativamente per due m o t i v i : — il p r i m o , i n considerazione dei creditori della Banca stessa ; — il secondo, in considerazione delle condi-zioni generali della economia del paese.

I creditori della Banca T i b e r i n a sono gli Istituti di emissione e p r i m o la Banca Nazionale d'Italia che, sotto le pressioni del G o v e r n o , accordò alla Tibe-rina un largo sussidio che non valse però a risan-guarla. A v v i e n e q u i n d i che effettivamente la Banca Nazionale si t r o v i ad essere fusa colla Banca Tibe-rina perciò che di 7 8 m i l i o n i e mezzo del suo at-tivo essa ne possiede circa 6 0 . Ma i n pari tempo accertando questo fatto, tutti siamo convinti che è una anomalia tale da non poter d u r a r e senza danno della Banca d'Italia, la quale, contro u n o stock di 50

m i l i o n i di biglietti c o n v e r t i b i l i a vista ha u n credito non realizzabile per ora, ed una garanzia di proprietà i m m o b i l i a r i a Roma ed a Napoli. L'interesse quindi della Banca d'Italia è quello di smobilizzare più presto che sia possibile questa parte cospicua della sua c i r -colazione, la quale i n u n momento di panico mal in-teso ha consentito di emettere per salvare la Banca T i b e r i n a . Se non che la smobilizzazione non può av-venire colla vendita di 6 0 m i l i o n i di proprietà immo-biliare che la T i b e r i n a possiede, giacché in questo momento non si troverebbero acquirenti, e non può n e m m e n o avvenire, chiamando la Banca Tiberina a saldare il proprio debito.

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dai suoi crediti ipotecari e chirografari verso la Banca Tiberina.

E se è vero che nei propositi che si attribuiscono al Governo per il nuovo ordinamento bancario v i è quello di provvedere alla smobilizzazione del por-tafoglio delle Banche d i emissione, è certo che nes-sun progetto può presentarsi m i g l i o r e per ottenere un sollecito p r o v v e d i m e n t o che smobilizzi una parte cospicua del patrimonio della Banca Nazionale impe-gnato nella impresa edilizia.

Quando il credito dei 6 0 m i l i o n i degli Istituti di emissione verso la Banca Tiberina fosse mutato in azioni privilegiate, al p r i m o accenno di seria ripresa nelle condizioni della industria, potrebbe essere fa-cilmente ceduto e la stessa speculazione oculata e intraprendente potrebbe sollevare dal peso i porta-tori provvisori delle azioni stesse. Dipenderà dalle condizioni generali del paese che la liberazione totale o parziale degli Istituti si possa ottenere con perdita maggiore o minore, o con guadagno.

Ma il progetto che viene* presentato dalla A m m i -nistrazione della Banca Tiberina è raccomandabile anche per un altro m o t i v o , quello delle c o n d i z i o n i generali del paese. D u r a n t e une crise gravissima, quale si è quella che noi attraversiamo e della quale ancora non si può misurare tutta la entità, sebbene gli indici sieno così notevoli, è sempre utile che i crediti controversi sieno presentati al pubblico perchè li apprezzi. I n questo caso nel quale per una somma così cospicua vediamo impegnato il p r i m o Istituto del Regno, e non sa il pubblico valutare, perchè non ne ha il modo, quale e quanta sia la i m p o r -tanza della garanzia che sta di fronte al credito, è da sostenersi un progetto che rende possibile che il capitale disponibile abbia mezzo d i apprezzare il grado di garanzia che ai n u o v i titoli si annette. Vediamo con vero piacere che T amministrazione della Banca Tiberina non propone già semplicemente di cambiare i 6 0 milioni di debiti della Banca in 240 mila azioni nuove privilegiate, ma propone d i aprirne prima la sottoscrizione alla pari fra i pos • sessori delle vecchie azioni, e col ricavato si p r o -pone di rimborsare il debito; che se la sottoscrizione fallisse o solo per una cifra limitata si avverasse pensa di sostituire al debito stesso od alla parte rimanente d i debito, le azioni privilegiate j s r o rata.

E ci pare che il concetto sia buono i n q u a n -tocliè permetterà al pubblico ancora interessato nella Tiberina di valutare esso stesso col prezzo delle azioni nuove l'asse patrimoniale del quale è possessore.

Una sola condizione però noi c r e d i a m o necessaria per tentare nelle m i g l i o r i circostanze I' esperimento che la Banca Tiberina si propone, ed è quello che agli azionisti siano offerti, con ogni possibile chiarezza, tutti gli elementi necessari, per formarsi u n esatto giudizio dello stato del patrimonio.

Giustamente ragiona il c o m m . Cattaneo d i c e n d o : e nostra ferma opinione che uno degli elementi p r i n -cipali, deprimenti, che aggravano e concorrono a mantenere od a n u t r i r e la crise è lo stato di m a r a -smo e d i inazione i n c u i gli enti colpiti g i a c c i o n o , tarpati da ogni libertà d'azione; è q u e l l ' i n c u b o che gravita sn tutta la massa degli edifìzi, che n o n si sa più precisamente d i chi siano, la cui proprietà e discussa fra creditori e debitori, sballottata e de-pressa con f o r t i vendite senza compratori, incan-crenita dalla lue dei c u r a t o r i dei f a l l i m e n t i e sequestrataci giudiziali.

E questa la diagnosi coraggiosa di uno dei mali p i ù gravi da cui è attualmente colpita la edilizia di Roma e di altre città. M a sarebhe colpevole di ne-gligenza la Amministrazione della Tiberina se nella occasione della prossima Assemblea generale non contribuisse a render facile la intelligenza dello stato delle cose. Rompa la Amministrazione della T i b e -rina una consuetudine che è causa di molti guai e si metta i n diretta, facile e completa corrispondenza cogli azionisti fornendo loro c h i a r i , precisi ed a m p l i tutti gli elementi necessari perchè essi comprendano e si persuadano che le cose stanno approssimativa-mente come il bilancio le dice.

È inutile illudersi ; la Banca Tiberina, come g l i altri Istituti, non hanno oggi altra speranza che ne-gli azionisti ; ma per ottenere il loro appoggio, dopo le disillusioni amarissime che hanno sofferto, n o n bastano più le assicurazioni, per quanto attendibili e oneste degli A m m i n i s t r a t o r i , essi vogliono vedere non i loro occhi.

C i restano ancora da esaminare due punti su tale sistemazione della Banca T i b e r i n a : — l'interesse dei creditori — e l'avvenire della Banca stessa. Ce ne occuperemo in u n prossimo articolo.

Ancora sulla Conferenza dell'On. De Amlcis

Egregio Sig. Direttore del giornale

l'Economista.

N o n posso consentire interamente nelle idee espresse su queU'jargomento nel n u m e r o 9 3 0 dell' Economi-sta e, se me lo concede, v o r r e i dire perchè.

Reputo singolare fortuna pel nostro paese che u o m i n i come il De A m i c i s volgano la mente a con-siderare i quesiti sociali, e adoperino l ' i n g e g n o , la viva e persuadente parola a muovere gli affetti po-polari, e a destare gli italiani d a l l ' alto' sonno, che permette a pochi audaci d i sfruttare il paese.

Certo sarebbe meglio che il popolo fosse indirizzato per le vie che scientificamente appaiono m i -gliori, e su ciò, e sulla facilità colla quale può er-rare chi impreparato si accinga a trattare le scienze sociali, con molto senno si discorre nell'articolo che ha dato occasione a questo mio scritto, e nulla avrei da aggiungere.

Ma sempre il meglio fu nemico del bene, c h i non può avere il molto si deve contentare dei poco, ed a m e pare che peggiore via di quella che teniamo al presente non si può trovare, e che sia da prefe-rirsi la propaganda, e magari l'esperimento del cialismo popolare, all'addentrarci ognora p i ù nel so-cialismo di Stato.

Questa proposizione so che a m o l t i saprà d i e r e -sia, ma prima di condannarla prego ne sieno udite le ragioni.

Che la condizione alla quale si avvia, e che in parte ha raggiunto la nostra società, sia quella di u n socialismo borghese e statolatro già da m o l t i è stato messo i n chiara luce, nò ancora mi è occorso d i leggere neppure u n tentativo di dimostrazione del contrario.

Chi imprenderà a fare questa dimostrazione sia tanto cortese da sciogliere i seguenti quesiti.

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-dente che si p r o c u r ò di donare di quel del pubblico ad ogni industriale, secondo i suoi bisogni. Questa è per l ' a p p u n t o la forinola di una fra le scuole socialiste. Domandasi perchè è giusto, è opportuno che valga solo per industriali o proprietari a m i c i del governo, e non per tutti i c i t t a d i n i ?

Se si rispondesse che i n quel modo si accresce la prosperità nazionale, domandasi come s ' i n t e r -pretano i fatti seguiti i n Italia, i q u a l i dimostrano precisamente l'oppósto. Domandasi ancora, se il governo ha il potere di accrescere con simili p r o v -vedimenti la prosperità nazionale, che si dimostri c o m e i p r o v v e d i m e n t i molto s i m i l i richiesti dai so-cialisti non p r o d u r r e b b e r o eguali effetti.

Si potrà forse rispondere che nel fissare le tariffe doganali, n o n si ha solo r i g u a r d o ai bisogni degli industriali, ma altresì a l l ' i n f l u e n z a che hanno, o che possono avere per procurare deputazioni o ministe-r i , e dicesi questo motivo non esseministe-re stato estministe-raneo ad alcuni dei ritocchi ora proposti alle nostre ta-riffe. Domandasi perchè solo i socialisti avrebbero da essere esclusi da questa gara ?

C ' è stato ora una dotta discussione per conoscere quale fosse precisamente I' equo frutto dei capitali impiegati nell' industria del cotone che il governo doveva assicurare mediante le tariffe doganali. D o -mandasi perchè, se il governo assicura u n frutto sti-mato, equo al capitale, non dovrebbe del pari assi-c u r a r e u n equa merassi-cede al lavoro. Si desidera d i conoscere la differenza di principii che corre tra le teorie del socialismo e quella per cui il governo fissa a quali produzioni deye volgersi i l ; lavora na-zionale, e quale frutto deve essere assicurato al ca-pitale che v i si impiega.

Quando il governo ha alzato la gabella sullo zuc-chero, già p i ù alta i n Italia che altrove, si è dato pensiero che rimanesse u n sufficiente guadagno ai fabbricanti di zucchero.

I l popolo italiano paga lo zucchero 1 lira e 6 0 cen-tesi al e h i l o g r a m m a , mentre i n I n g h i l t e r r a costa solo 5 0 centesimi. L a differenza i n parte va al fisco, i n parte ai fabbricanti d i zucchero. Se è giusto ed op-portuno, i n questo caso, che la nazione paghi u n t r i b u t o a favore di privati cittadini, perchè ciò sa-rebbe ingiusto od inopportuno, quando trattasi dei t r i b u t i che i socialisti vogliono volgere a lenire l e m i s e r i e del popolo ?

I l ministro Colombo, giudicando secondo i p r i n -cipi d i una scienza arcana, ignota al volgo, sentenziò che sinché i l prezzo del grano i n Italia non s u -pera le 2 9 l i r e n o n è troppo caro. A l u i non dà pensiero che i l consumo del grano scemi i n Italia, nè perciò crede debbasi nonché togliere neppure d i m i n u i r e la gabella che lo colpisce. Domandasi come 10 Stato, se è competente per giudicare quale grado d i fame è giusta fare soffrire ai p o v e r i , n o n lo sarebbe egualmente per fissare quanta parte d i r i c -chezza devesi togliere ai r i c c h i per m i g l i o r a r e le sorti dei p o v e r i . ' D o m a n d a s i a n c o r a : se una Camera toglie i l pane di bocca ai poveri per favorire i p r o -prietari di terre da grano, perchè u n ' altra Camera n o n potrebbe togliere a questi le terre per favorire i poveri ? Ci sarà differenza coi socialisti nel fissare c h i debba godere i favori dello Stato, ma non c ' è 11 m e n o m o dissenso sul p r i n c i p i o che lo Stato debba i n t e r v e n i r e per m o d i f i c a r e la naturale d i s t r i -buzione della ricchezza, togliendo agli u n i per dare agli altri.

D i s i m i l i domande ce ne sarebbe molte a l t r e ; ma si può aspettare a farle che queste poche sieno state sciolte.

F r a le risposte che si potrebbero dare una sola ci pare avere qualche peso, ed è che il socialismo popolare porterebbe forse a maggiore distruzione di ricchezza di quella che compie o'ra il socialismo bor-ghese. Intanto, per altro, questa ragione fra alcuni anni potrebbe anche non essere p i ù v e r a ; e poiché siamo su questa china vediamone i l termine al più presto; poiché siamo malati, ben venga la crisi che può tornarci i n salute. Usiamo dei p r i n c i p i i socialisti i n tutta P estensione che si può dare loro, ed allora seguirà di due cose I' una : o i fatti dimostreranno che gli economisti hanno torto, e quei principii fa-ranno felice l ' u m a n i t à , ed i n questo caso di nulla potremo dolerci ; non è quello comune fine di tutti gli onesti? Oppure quei principii non possono por-tare nulla di b u o n o ; ed allora quando si sarà ri-sentito e bene conosciuto tutto il male di cui pos-sono essere cagione, si rigetteranno interamente, nè p i ù si useranno i n parte, come ora si fa.

Qui nasce u n d u b b i o ; quello cioè che siamo ora-mai g i u n t i a tanto che per conseguire la libertà economica sia p r i m a necessario sperimentare il so-cialismo.

È ben noto che i popoli semi barbari, come gli affricani, n o n possono passare dal rozzo fetecismo ad una religione superiore, come sarebbe la cristia-na, e meno che mai all' indifferenza filosofica delle nazioni p i ù c i v i l i , ma che unico miglioramento pos-sibile nella loro condizione morale sia il convertirsi ad una religione come l'islamismo, che infatti ognora acquista maggiore n u m e r o di seguaci i n Affrica, m e n t r e poco o punti ne fa suoi i l cristianesimo.

N o n potrebbe d u n q u e accadere che dall'ignoranza del popolo negli a r g o m e n t i economici, o dalla indif-ferenza per questi, fosse troppo grande il salto al d e t e r m i n i s m o scientifico dell' E c o n o m i a Politica, e che occorresse p r i m a passare pel socialismo ?

Forse ciò si sarebbe potuto scansare, ove le classi p i ù colte della nazione, intendendo le verità della scienza economica, avessero procurato d i farle co-noscere al popolo. Ma è ben noto che p u r troppo tennero, e seguitano a tenere, altra via. Siamo giunti al segno che i n F r a n c i a ed i n Italia c i furono u o m i n i i q u a l i n o n si vergognarono d i pretendere che, per essere toccata, si sà i n che modo, la maggioranza nei p a r l a m e n t i ai protezionisti, doveva a questi i n -chinarsi pure la scienza. E bene i l M o l i n a r i morse cotanto strana pretesa, dicendo potersi con eguale ragione chiedere che nelle scuole di astronomia si insegnassero imparzialmente due t e o r i e : una della terra che gira intorno al sole, e 1' altra del sole che gira intorno alla terra.

Ora q u a n d o si vede come le classi p i ù agiate della nazione, le quali ebbero i mezzi per coltivare cogli studi la mente, e d i porre coll'educazione u n freno alle p r o p r i e passioni, n o n ostante trascorrono a tanto che, per acquistarsi qualche piccolo vantaggio nel presente o per dare alla vanità loro qualche sod-disfazione, come sarebbe quella ricercata dalla no-stra classe dirigente nel volere cacciare per forza l ' I t a l i a fra le g r a n d i potenze europee, sebbene man-chino i mezzi finanziari, non badano al pericolo di preparare forse a sè stesse, certo ai figli JJT3 VISSI

(9)

potuto procacciarsi nè quella c o l t u r a nè q u e l l ' e d u -cazione, resistano a l u n g o alle l u s i n g h i e r e promesse delle teorie socialiste.

E d' altra parte poiché la sola r a g i o n e n o n bastò, e seguita a non bastare, per distogliere dal m a h operare le classi d i r i g e n t i , r i m a n e solo che p i ù d u r a e più efficace lezione r i c a v i n o dai fatti, e da questi imparino a p r o p r i e spese che non m a i i m p u n e m e n t e si calpestano i p r i n e i p i i del giusto e d e l l ' o n e s t o .

Era più v i v o e m i g l i o r e il concetto della libertà in Francia, dopo le lezioni avute dalla p r i m a r i v o luzione e d a l l ' i m p e r o , di ciò che sia o r a .

Poco alla volta prende forza questo strano p e n siero che basti per essere liberi che nessuu p r i v i legio, nessun ostacolo, tolga ad u n cittadino q u a l -siasi di potere p r e n d e r e posto tra gli oppressori, e che sta bene che i p i ù f u r b i e i p i ù audaci si par-tiscano il frutto del l a v o r o dei loro c o n c i t t a d i n i . Queste cose non si dicono ancora c r u d a m e n t e i n pubblico, ma già se ne d i s c o r r e i n p r i v a t o .

A l c u n i tentano di r i c u o p r i r e tali b r u t t u r e con q u a l che veste scientifica, e dicono essere tali opere g i u -stificate dal p r i n c i p i o che il m o n d o appartiene ai migliori. A l quale sofisma assai bene, p a r m i , risponda il De A m i c i s .

Secondo le teorie di quella brava gente il l a d r o che porta via a q u a l c u n o il portamonete è, i n q u e l momento, migliore del derubato. Ma d o v r a n n o poi

concedere che q u a n d o il carabiniere chiappa il l a -dro, è migliore di lui !

Concediamo d u n q u e , se si v u o l e , che i n oggi g l i oppressori sieno migliori degli oppressi ; d o m a n i ,

mutate le parti, d i v e r r a n n o questi m i g l i o r i di q u e l l i ! A l t r i sdegnano celare coi sofismi i'i p e n s i e r o ; ed udii una volta u n deputato, che u n t e m p o d i s a p p r o -vava, e d ora a p p r o v a , il dazio sul grano, r i s p o n d e r e a chi d i tale m u t a m e n t o lo r i p r o v e r a v a : « d o b b i a m o regolarci secondo che c i detta il nostro t o r n a c o n t o . Se nessun utile venisse alle classi d i r i g e n t i d a l l ' a v e r e in mano il g o v e r n o del paese, perchè si d a r e b b e r o premure per acquistare il p o t e r e ? »

Non so se sbaglio, ma a m e pare che a c h i ragiona ni questo m o d o faccia u t i l e contrappeso c h i predica il socialismo.

L ' Economia politica n o n favorisce nè I' u n o nè I altro. Io poi, come u o m o , confesso sentire m o l t o più simpatia pel secondo che pel p r i m o .

I n fine, quando una fra le sette socialiste p r o -pondera, parrai che t o r n i u t i l e alla libertà che le altre sorgano a c o m b a t t e r l a . E ci possono essere dei punti sui q u a l i anche g l i e c o n o m i s t i c o n queste

concordino. M

. Quando i socialisti i n G e r m a n i a d o m a n d a n o che si tolgano i dazi s u g l i oggetti di p r i m a necessità per a vita, m i pare che abbiano r a g i o n e . V o r r e i e»e li mutassero anche i n o s t r i socialisti i t a l i a n i ; e vppV ia? .e s s e r o Pe r c h è n o i . che siamo persuasi delle verna della scienza e c o n o m i c a , n o n p o t r e m m o u n i r c i anche con l o r o ?

r f l^Q°Pf f a v e r,e r a g g i u n t o q u e l l o scopo, se n o n ce nesara alcun altro n u o v o che ci possa tenere u n i t i ,

r Xr e f r e m 0À . m a i n t a n t 0 U l 1 P °c o d i '3 e a e si * f a l t 0- D i r e t t a m e n t e , col f e r i r e la protezione, indl ettamente coli' avvezzare il popolo a considerare Praticamente le q u i s t i o n i e c o n o m i c h e .

una cosa pare certa, ed è che d i f f i c i l m e n t e il nostro paese potrebbe essere condotto a peggiore d l 9u e l l a a c u i s' a v v i a . O g n u n o d u n q u e deve

con ogni sua forza p r o c u r a r e d i p o r r e r i m e d i o al male. Io ho detto ciò che m i parrebbe p i ù c o n v e -niente, ma se a l t r i ha qualche m i g l i o r e consiglio, lo metta fuori, e per me sono pronto a s e g u i r l o .

Mi creda 8

Suo Aff.mo

VILFREDO PARETO

(§ivista (Economica

Una conferenza per la libertà economica — La

riu-nione annuale delle Camere di Commercio inglesi — Le casse di risparmio e la rendita francese — Il porto di Trieste nel 1891,

U n i i conferenza per la liberta economica. — L a

sera del l o c o r r e n t e a M i l a n o l'egregio sig. G i a c o m o R a i m o n d i ha tenuto una interessante conferenza alla

Società per la libertà economica, nella quale

appog-giandosi sui p r i n c i p i liberali e sui fatti ha dato una esaurente dimostrazione dei d a n n i cagionati dalla politica protezionista. E g l i definì anzitutto la libertà economica c o m e l'assenza di ogni a r b i t r a r i o i n t e r -vento u m a n o , sia i n d i v i d u a l e , sia collettivo, sia di p r i v a t i , sia di Stato, i n ciò che Ra r a p p o r t o alla estrinsecazione delle facoltà u m a n e r i v o l t e al bisogno di v i v e r e . Passò i n rapida rassegna le p r i n c i p a l i e p i ù s t r i d e n t i violazioni della libertà e c o n o m i c a i n Italia, che d i m o s t r a n o c o n le loro tristi conseguenze il bisogno di c o r r e g g e r l e e possibilmente s o p p r i m e r l e . Citò gli o r g a n i c i dei v a r i M i n i s t e r i per m o -strare fino a q u a l punto lo Stalo italiano sia u n o Stato banchiere, i n d u s t r i a l e , pedagogo, fabbricatore d ' a r m i , d i navi, di c a r t e - v a l o r i .

D i v i s e in due g r a n d i categorie le violazioni fatte alla libertà economica. Nella p r i m a mise tutte quelle di cui ha s o m m a r i a m e n t e discorso ; nella seconda la legislazione doganale. D i m o s t r ò c o m e r i s u l t i dal Li-bro Verde pubblicato dal G o v e r n o che la F r a n c i a

era p r o n t a a r i t o r n a r e alle c o n d i z i o n i antiche, c o n -s i d e r a n d o c o m e n o n a v v e n u t a la d e n u n c i a da parte dell' Italia del trattato d i c o m m e r c i o .

E poiché su questo punto ci g i u n g e la Perseveranza con u n articolo che v o r r e b b e essere u n a c o n

futazione di ciò che il signor R a i m o n d i ha d i m a -strato nella sua conferenza e che V Economista ha p u r e

d i m o s t r a t o a suo t e m p o , ci r i s e r b i a m o d i v e d e r e che v a l o r e abbiano le r a g i o n i esposte dalla Perseveranza.

I l conferenziere fece la storia del p r o t e z i o n i s m o i n Italia, r i l e v ò i m a l i eh' esso ha p r o d o t t i e accennò ai m o d i m i g l i o r i d i fare propaganda c o n t r o la p r o -tezione e i n favore della libertà e c o n o m i c a . E su questi v a r i p u n t i n o n m a n c h e r e m o di i n t r a t t e n e r e i l e t t o r i , se, c o m e a u g u r i a m o , la conferenza v e r r à pub-b l i c a t a .

La riunione annuale delle Camere di Commercio inglesi. — L'Associazione delle C a m e r e di c o m

-m e r c i o del Regno U n i t o tenne a L o n d r a la sua 3 2 " r i u n i o n e annuale, alla quale v i f u r o n o n o t e v o l i d i -scorsi.

(10)

d i m i n u z i o n e d i sterline 4 , 7 5 0 , 0 0 0 , cioè del 3 / 4 p e r cento c i r c a , e che è dannosa sovratutto la d i m i n u -zione nelle esportazioni. L a cifra del c o m m e r c i o del-l' I n g h i l t e r r a d ' a l t r o n d e nel 1 8 9 1 r a g g i u n s e ancora il totale e n o r m e di 7 4 4 , 7 6 0 , 1 4 5 s t e r l i n e , e se la situazione presa i n sè può lasciar a desiderare, c o m -parata a quella d ' a l t r i paesi, deve tuttavia parer soddisfacente.

« I d i r i t t i protettori d ' a l t r i paesi, disse, t e n d e -r a n n o ad a u m e n t a -r e il p-rezzo dei p -r o d o t t i , m e n t -r e noi a b b i a m o il v a n t a g g i o d i una i m p o r t a z i o n e libera delle m a t e r i e p r i m e , *d' una abbondanza di capitale, del b u o n mercato degli a r t i c o l i d i c o n s u m o e d ' u n a classe operaia la c u i abilità n a t u r a l e f u secondata dal nostro sistema d ' i s t r u z i o n e tecnica. Il nostro potere d i lottare vantaggiosamente sui mercati del m o n d o d i p e n d e r à , i n una larga m i s u r a , dallo s p i r i t o d i intraprendenza che i n o s t r i capitalisti a p p o r t e r a n n o nel cercare n u o v i sbocchi e dal 'libero esercizio del-l' abilità e deldel-l' energia dei nostri operai. »

S i r M i c h e l e H i e k s B e a c h , presidente del B o a r d of T r a d e , non crede n e m m e n o egli c o m e l ' H i l l che sia da desolarsi per la piccola d i m i n u z i o n e nelle esportazioni. Notò che la cifra ne è ancora s u p e -r i o -r e a quella degli anni dalla decade a n t e -r i o -r e al 1 8 8 9 . Per l u i l a ' d e p r e s s i o n e nel c o m m e r c i o inglese è d o v u t a alla situazione sfavorevole degli Stati d e l -l ' A m e r i c a de-l S u d , ove erano i m p e g n a t i giganteschi capitali inglesi e n o n alla n u o v a tariffa europea, tanto p i ù che l ' I n g h i l t e r r a ha il t r a t t a m e n t o della nazione p i ù favorita.

Il c o l o n n e l l o H i l l manifestò la speranza che il G o v e r n o francese n o n v o r r à persistere a l u n g o i n u n e s p e r i m e n t o r o v i n o s o per la F r a n c i a e dannoso

pei suoi v i c i n i ; e l ' H i c k s Beach disse :

« I francesi, per m o t i v i che p a r v e r o loro s u f f i -cienti, v o l l e r o elevare u n a m u r a g l i a protettrice con-t r o i prodocon-tcon-ti escon-teri. Essi già c o m i n c i a n o ad accor-gersi d ' aver commesso u n e r r o r e dal p u n t o d i vista dei loro interessi. »

L ' associazione si o c c u p ò d e l l ' a d o z i o n e del sistema decimale i n I n g h i l t e r r a , e p i ù ancora d e i T r i b u n a l i d i c o m m e r c i o . ' E i n o r a g l i affari c o m m e r c i a l i erano e sono d e f e r i t i all' alta C o r t e d i giustizia, m a le sue decisioni scontentarono spesso e a tal p u n t o , che m o l t i negozianti da q u a l c h e tempo o n o n ricorrono alle lite o r i c o r r o n o ad a r b i t r i . .

L ' a n n o scorso fu presentato alla C a m e r a dei C o -m u n i , da d e p u t a t i i n g l e s i e scozzesi, u n progetto d i legge per l ' i s t i t u z i o n e di t r i b u n a l i di c o m m e r c i o ; m a la questione r i m a s e sospesa. L ' A s s o c i a z i o n e delle C a m e r e d i c o m m e r c i o b r i t a n n i c h e affretterà forse questa r i f o r m a .

I n f i n e n o t i a m o che all' A s s o c i a z i o n e f u presentata u n a statistica del c o m m e r c i o m a r i t t i m o inglese. Nel 1 8 9 1 la m a r i n a m e r c a n t i l e b r i t a n n i c a si accrebbe d i u n a capacità d i 8 0 2 , 0 0 0 tonnellate o d i 5 1 0 , 0 0 0 tonnellate, tenendo c o n t o delle p e r d i t e ; al 3 1 d i c e m b r e 1 8 9 1 contava 7 7 3 4 b a s t i m e n t i a vapore s p o -stanti 8 , 5 4 5 , 3 3 0 tonnellate, e 1 9 , 8 3 9 b a s t i m e n t i a vela d ' u n a capacità totale di 3 , 1 1 4 , 7 5 3 tonnellate, q u i n d i u n totale d i 2 7 , 5 7 3 b a s t i m e n t i , d' una capa-cità di 1 1 , 6 5 0 , 0 0 0 tonnellate, il che oltrepassa d i m o l t o i l n u m e r o e la capacità dei b a s t i m e n t i d i tutte le m a r i n e m e r c a n t i l i del m o n d o r i u n i t e i n s i e m e .

Le Casse di Risparmio e la rendita francese. —

D u r a n t e l ' a n n o 1 8 9 1 la Cassa d i Depositi e Consegne ha i m p i e g a t o 3 1 6 , 3 7 0 , 3 3 3 f r . i n c o m p r e d i r e n d i t a

per conto delle Casse d i R i s p a r m i o . Se si giudica dal suo inizio, l ' a n n o 1 8 9 2 n o n darà risultati i n f e r i o r i di q u e l l i d e l l ' a n n o scorso, giacché r i s u l t a che essa già acquistò tanta r e n d i t a per I O , 9 8 8 , 6 9 3 di f r a n c h i per g e n n a i o , e 3 2 , 8 8 2 , 4 7 5 fr. per febbraio. I n totale la Cassa dei depositi ha r i t i r a t o d a l m e r c a t o tanta ren-dita che rappresenta u n capitale di 5 2 , 8 7 3 , 1 6 8 fr. Già da q u a l c h e t e m p o f u r o n o segnalati i p e r i c o l i che presenta la legge che regola l ' i m p i e g o dei f o n d i delle Casse d i R i s p a r m i o . O g n i g i o r n o questi p e n c o l i si fanno s e m p r e p i ù e v i d e n t i .

Il d i v a r i o fra l'interesse pagato dalle Casse ai loro depositanti, e il r e d d i t o che esse r i t i r a n o dalle reudite c o m p e r a t e si fa m a g g i o r e ad ogni nuova tappa d ' a u -mento. P e r questo p i ù le r e u d i t e a u m e n t a n o p i ù le Casse d i R i s p a r m i o p e r d o n o .

D ' a l t r a parte p i ù le Casse perdouo p i ù i capitalisti g u a d a g n a n o a rivolgersi ad esse i n luogo di c o m p e -rare d i r e t t a m e n t e sul mercato. Bisognerà certamente che u n g i o r n o o l ' a l t r o i l sisiema attuale sia m o d i -ficato, il c r e d i t o dello Stato lo r i c h i e d e .

Il porto di Trieste nel 1891. — Da u n recente

r a p p o r t o consolare riflettente lo scorso a n n o , desu-m i a desu-m o le seguenti notizie :

Il n u m e r o ' dei n a v i g l i a r r i v a t i e p a r t i t i n e l l ' a n n o 1 8 9 1 supera la media del q u i n q u e n n i o 1 8 8 6 - 9 0 e ciò tanto pei v e l i e r i che pei v a p o r i .

Il tonnellaggio complessivo supera anche la m e -dia q u i n q u e n n a l e , ma tale a u m e n t o è d o v u t o esclusi-v a m e n t e alla flotta a esclusi-v a p o r e , m e n t r e la portata totale dei v e l i e r i decresce c o n t i n u a m e n t e ed è scesa nel pas-sato anno al disotto di detta media.

Questo fenomeno di d i m i n u z i o n e nella m a r i n a a vela che si osserva g e n e r a l m e n t e i n t u t t i i porti as-s u m e q u i u n i m p o r t a n z a as-speciale per la as-sua contin u i t à ed econtintità ed è a t t r i b u i t o alla cresciuta c o contin c o r -renza d i a l t r i p o r t i ed alle facilitate c o m u n i c a z i o n i f e r r o v i a r i e che hanno aperte n u o v e v i e alle relazioni c o m m e r c i a l i fra le coste Italiane e dalmate d e l l ' A d r i a

-tico e l ' i n t e r n o della m o n a r c h i a .

T a l i relazioni che una volta si c o m p i v a n o i n grandis-r i m a pagrandis-rte pegrandis-r mezzo dei v e l i e grandis-r i e di cui T grandis-r i e s t e egrandis-ra il p r i n c i p a l e i n t e r m e d i a r i o , hanno luogo ora per altre vie fra c u i i m p o r t a n t i s s i m a la f e r r o v i a Pontebbana ed i p o r t i d i F i u m e e M e t k o v i c .

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