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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.19 (1892) n.968, 20 novembre

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA. FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V I E , INTERESSI PRIVATI

Anno XIX - Voi. XXIII

Domenica 20 Novembre 1892

N. 968

ALLA QUESTIONE BANCARIA

Un comunicato ai giornali ufficiosi ci fa sapere che il Ministero presenterà alla Camera, tra i primi progetti, quello per la proroga di sei anni dell'attuale legislazione bancaria.

La pretesa giustificazione di questo comodo sistema, col quale dopo tante discussioni e tanti studi si ri-manda alla fine del secolo la soluzione di una que-stione ormai più che matura, si è il sofisma che per ottenere una normale sistemazione delle Banche di emissione bisogna attendere che esse abbiano epurati i loro portafogli da tutte quelle immobiliz-zazioni, che oggidì li rendono pesanti e sono una delle cause del deprezzamento del biglietto.

I lettori vogliano star in guardia contro tale so-fisma e tale pretesa giustificazione, la quale non tende ad altro, che ad ingannare un'altra volta il buon pubblico e, col miraggio del miglioramento, mante-nere per un sessennio uno stato di cose così grave e così pericoloso.

Richiamino i lettori alla memoria le vicende ve-ramente strane di questa questione bancaria e veg-gano se sia possibile accordare al Governo la pro-roga che domanda.

La legge organica attuale, e siamo nel 1892, è stata presentata dal Minghetti nel 1874 come una legge provvisoria che « non tendeva a risolvere in nessun modo la questione della unità o della plu-ralità delle Banche » ma mirava soltanto « a non compromettere la risoluzione che il legislatore vo-lesse prendere, abolito il corso forzato. »

Abolito colla legge del 1881, cioè sette anni dopo, i l corso forzato dei biglietti, sono stati presentati sei o sette progetti di genere diverso, sui quali il M i -nistero, il Parlamento ed il paese espressero la loro opinione così chiaramente come per nessuna altra questione. Tutti gli argomenti su questa materia, da legislatori e da 'studiosi, da banchieri e da parti interessate vennero esposti, illustrati, commentati e combattuti, in modo che chiunque voglia essere edotto completamente di tutte le parti del problema, quale si presenta oggi in Italia, ha davanti a sè una ricca letteratura che può servirgli di guida.

Ebbene, oggi nel 1892, essendo primo ministro l'on. Giolitti, che ha già ripetutamente manifestata la sua recisa opinione, si domanda ancora una pro-roga di 'sei anni per aver tempo di studiare la que-stione e col pretesto che bisogna attendere tempi normali per una definitiva sistemazione.

Tuttociò non è vero. Il Ministero non ha bisogno di studiare e il Ministero sa benissimo che in sei anni

di tempo non può pretendere il risanamento dei portafogli delle banche.

Il Ministero, diciamo, non ha bisogno di studiare, perchè nei sei o sette progetti di legge, che furono già presentati, vi sono tutte le soluzioni possibili, e quindi non vi è che da scegliere quello che meglio risponda alle idee del Ministero attuale ; le relazioni dei ministri e delle Giunte parlamentari forniscono esse sole argomenti copiosi a difesa della proposta che venisse fatta. In quindici giorni un ministro po-trebbe avere, quando avesse in animo di dare alla questione bancaria una determinata soluzione, pronto il progetto, la relazione ed i motivi coi quali sostenere l'una e l'altra. Che se per la importanza dell'argo-mento è presumibile che le Camere non possano approvare prima del dicembre la legge, una pro-roga di pochi mesi — a progetto presentato — sa-rebbe più che sufficiente.

Ed aggiungiamo che il Ministero sa benissimo che in sei anni di tempo non possono essere risanati i portafogli delle banche. Infatti le loro immobilizza-zioni, in cifre approssimative ma certo inferiori al vero si avvicinano ai duecento milioni. In qual modo potranno gli Istituti, i quali, causa la crise, causa la abbondanza degli sconti sul mercato libero, causa la concorrenza reciproca, non ricavano dalle loro operazioni che quanto basta per remunerare il ca-pitale di fondazione e, se caca-pitale di fondazione non hanno, a coprire le perdite che vanno ancora annual-mente soffrendo, come potranno ottenere una trentina di milioni da impiegare nel risanamento dei portafogli, mentre la crise non accenna a dissiparsi e mentre cogli inconsulti assegnamenti del territorio in cui operano, hanno aumentato le spese?

E nelle grandi difficoltà attuali del mercato, nella persistente scarsa produttività del capitale, come am-mettere che in sei anni le banche di emissione possano cedere ad altri quelle immobilizzazioni che sono state la prima causa dei loro imbarazzi ? Ed è proprio ammissibile che si trovino senza gravi sacrifizi i Cirenei disposti ad assumersi la parte malata dei portafogli delle banche?

Noi crediamo i Ministri attuali troppo sagaci, per credere che ottenendo una proroga di sei anni po-tranno trovare, alla fine del periodo, così trasformati gli Istituti da avere le mani libere per una radicale riforma. E temiamo invece che alla sagacia per la quale comprendono che tale speranza è vana, i Mi-nistri accoppino altrettanta arditezza per far valere una speranza, che non ha fondamento.

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tra-pelati nella loro più cruda eloquenza. Ed il pub-blico sospetta che il Governo non voglia presentare un progetto ili riforma soltanto perchè alcuni isti-tuti non sarebbero in caso di sopportare una radi-cale rinnovazione, ma hanno bisogno di tempo, non perchè sperino di togliere gli imbarazzi, tra i quali si dibattono, ma perchè un periodo di sei anni rappresenta la possi bili là di insperati eventi, i soli che possono far mutare la faccia delle cose.

Ora, di fronte alla crise da cui il paese è trava-gliato ormai da più anni, non è nè prudente, nè encomievole mantenere lo strumento principale della vita economica del paese in uno stato di malattia e nemmeno di convalescenza. Sono tanti anni ormai che si propone il risanamento degli Istituii di emis-sione, ma è da ritenersi che essi, amministrati come saranno certo in buona fede, se avessero in sè stessi la possibilità di rinfrancarsi, lo avrebbero fatto senza bisogno di una legge che li obbligasse a quelle operazioni, che costituiscono il supremo loro dovere. E se il mercato non ha permesso agli Istituti di Credilo di migliorare la loro situazione in questi ultimi anni, è per lo mono audace il pensare che possa riuscirvi una legge.

Alcuno altra volta ha timidamente notato che la questione bancaria ha in Italia qualche cosa di mi-sterioso, che ne impedisce la soluzione ; oggi questo convincimento è generale. Le vicende della inchie-sta, le voci corse sui suoi risultati, la fretta colla quale si soffocarono le voci di autorevoli accusatori, l'audacia stessa, colla quale gli accusati dalla voce pubblica sfidano gli eventi, tutto lascia sospettare la esistenza del mistero.

È ben sicuro il Ministero che nella nuova Ca-mera non vi sia chi abbia in animo di scoprirlo? — E comprende tutta la responsabilità che si assume-rebbe se un gran scandalo venisse a turbare il cre-dito pubblico?

La proroga di sei anni può parere una sfida, e noi consigliamo il Ministero, se desidera sottrarsi a gravissimi pericoli, a contentarsi di un solo anno di proroga ed a presentare intanto un progetto di riforma.

E sia riforma di ordinamenti e di persone ; gli uni e gli altri non rispondono più in gran parte ai tempi mutati.

LA CONFERENZA MONETARIA

Nutrivamo speranza di poter dare ai nostri lettori qualche positiva notizia intorno alla Conferenza mo-netaria, che si radunerà mercoledì prossimo a Brus-selles, ma dobbiamo contentarci di riportare dai gior-nali politici che i nostri delegati on. Simonelli, e Zeppa sono già partiti da Roma e che il nostro ministro a Brusselles, Barone de Renzis, surrogherà l'on. Luzzatti, il quale, affine di trovarsi alla Camera nella discussione del bilancio, ha rinunciato di far parte della missione. In qualità di segretario della Com-missione è stato scelto — buona "scella — il cav. Augusto Mortara, capo-sezione al Ministero del Te-soro. Si sa inoltro che i nostri delegati passeranno per Parigi e si intenderanno coi delegati francesi belghi e svizzeri per concertare una condotta comune degli Stati della Unione latina.

Al di là di queste notizie, silenzio perfetto.

Noi credevamo che gli Stati Uniti, i quali hanno avuto la iniziativa della Conferenza, avessero o di-ramato un questionario o esposto f invilo in forma tale, che il questionario chiaramente trasparisse. L'in-vito invece fu esteso in termini molto generici e tali da permettere alla Conferenza di trattare qualunque parte della questione monetaria, tendente a miglio-rare il prezzo dell'argento, e per di più, se non siamo male informati, crediamo che nessuno degli Stati, ac-cettando l'invito, abbia fatta riserva di limiti per gli argomenti che potranno esser trattati dalla Conferenza.

Ecco infatti il testo dell' invito diramato dal Go-verno degli Stati-Uniti :

« Sono incaricalo dal mio Governo di segnalare all'attenzione della E. V. come sarebbe desiderabile ed opportuna una Conferenza di parte delle nazioni europee cogli Stati Uniti d'America sulla situazione attuale dell'argento.

« Sono informato dal Segretario di Stato, essere opinione del Presidente e il Presidente credere, che anche la popolazione degli Stati-Uniti opini, con sin-golare unanimità, che un ampio impiego dell'argento come moneta, in una determinata proporzmae^col-l'oro, fissato mediante accordo fra le grandi nazioni commerciali dei mondo, promuoverebbe in modo eminente la prosperità di tutte le nazioni e di tutte le classi della popolazione. Non bisogna pero dimen-ticare questa considerazione, che le opinioni di al-cuno altre nazioni, la cui cooperazione è molto de-siderabile per la riuscita dei passi in favore di un tale accordo, non concordano pienamente co!le

ve-dute o coll'opinione pubblica degli Stati-Uniti. « Tuttavia è lecito credere che 1' idea di un più ampio uso dell' argento si sia diffusa nel mondo e che è ora propizio il momento per proporre la con-vocazione di una Conferenza internazionale per di-scutere tale questione.

* Il Governo degli Stati-Uniti , mentre manifesta nettamente le vedute sue proprie intorno al pro-blema dell'argento e lo scopo che desidererebbe di raggiungere, non intende di porre condizione alcuna che possa recare difficoltà a quei Governi che ac-cettando l'inviti degli Stati-Uniti ad una Conferenza internazionale sull'argento, aderirono di conferire in generale intorno alla naturale e più vantaggiosa re-lazione che dovrebbe avere l'argento nella conia-zione mondiale.

« il Governo degli Stati-Uniti propone quindi una Conferenza fra potenze, allo scopo di esaminare il quesito, se si possano prendere misure, e quali per aumentare l'impiego dell'argento nel sistema di cir-colazione delle nazioni. »

Nessun questionario venne stabilito e quindi la questione rimane nella sua forma e sostanza generica. Simile sistema adottato per raccogliere a Confe-renza i diversi Stati, è veramente contrario agli usi della diplomazia ed anche ai metodi seguiti in consimili circostanze, ed è a temersi che tale procedura sia stata permessa od accettata, perchè più o meno pro-fonda sia la convinzione generale, che nessuna con-clusione pratica sia possibile.

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È ila ritenersi che ai nostri delegati — che vo-gliamo ammettere competentissimi ' — il Ministero abbia date istruzioni, non solamente per ascoltare le parole degli altri, ma anche per esprimere un qual-che concetto sopra le questioni, qual-che saranno poste alla Conferenza. Ora queste istruzioni quali hanno potato essere? — I! Governo — per quanto si tratti di una Conferenza che per ora almeno non pren-derà nessuna decisione — il Governo, ha tendenze nionometalliche o bimetalliche? — è sostenitore o no dello Unione latina ? — crede possibile od utile la riabilitazione dell'argento? — è sospettoso o fi-dente verso le intenzioni e lo scopo che gli Stati Uniti di America hanno manifestato, invitando tatto il mondo civile alla Conferenza?

Tutte queste, pur legittime Curiosità, non possono venire soddisfatte; e méntre in Balia si conosce con sufficiente precisione quale sia il pensiero dol Go-verno inglese, di quello germanico, e, fino ad un certo punto, di quello francese, noi non sappiamo nulla di quello che pensa il nostro Governo, perchè il cenno fatto nella relazione del 12 ottobre sulla questione monetaria non basta certo a dar norma sugli intendimenti del Ministero.

Eppure al Governo non mancava mezzo, subito-chè doveva concretare delle istruzioni ai nostri de-legati, di far conoscere al paese qualche piccola parte del suo pensiero, affinchè la pubblica opinione si manifestasse, ed i delegali potessero prendere con maggior v gore quell'atteggiamento, che potrà essere a loro consentito dall'andamento della Conferenza.

È troppo ch'aro che qui non si tratta di segreti di Stato e mollo meno di pericoli per il credito pubblico. Tutti sappiamo, ad esempio, che l'Inghil-terra e la Germania non andranno alla Conferenza per sostenere il bimetallismo, che la Francia non manifesterà certo il divisamente di adottare fra breve il monometallismo d'oro. L'Inghilterra, la Germania e la Francia hanno uua tradizione ed una condi-zione presente di cose, che debbono difendere e che non potrebbero mutare, se non con molte cautele e con lunga preparazione. Ma noi italiani ci troviamo sventuratamente a cassa vuota o quasi ; per noi, possiamo dire, vi è poca differenza di conseguenze immediate, adottando il monometallismo oro, o quello d' argento o mantenendo il bimetallismo a rapporto lìssoT II nostro regime è la carta deprezzata dal 5 al 4 per cento.

Che cosa pensa adunque il Governo intorno alla situazione monetaria del paese ? Quali istruzioni Ita dato ai delegati sui singoli argomenti, che potevano essere discussi nella Conferenza ?

Gli errori che sono stati commessi nelle recenti Conferenze della Unione monetaria latina ci rendono timorosi e ci fanno deplorare ohe cosi poco il paese si preoccupi di questioni che tanto lo interessano, al punto da essere o parere indifferenti di fronte agli avvenimenti, che vanno delineandosi.

IL

PARTITO DEI CONTRIBUENTI

Nello scrivere la settimana scorsa sulla Nuova Camera, rilevammo l'indifferenza mostrata dal corpo elettorale, detcrminata dalla poca precisione di ideo circa le riforme da attuare, delle quaii il Governo

Ita pur fatto qualche cenno nel suo programma. No-tammo poi che un vasto campo di fecondo lavoro vi sarebbe nelle riforme, di cui abbisognano la fi-nanza, i tributi, l'istruzione, la giustizia, la sicurezza pubblica, le amministrazioni comunali e provinciali. Dicemmo da ultimo che la nuova Camera, che si annunzia tutt'altro che ostile al Gabinetto, potrebbe anche ribellarglisi, quando vedesse trascurate o troppo indugiate quelle riforme, che il paese aspetta da tanto tompo.

Riflettendo sui concetti così espressi, dobbiamo però aggiungere che se è facile ad un Parlamento rove-sciare un Ministero, che non risponda alle legìttime aspettazioni che abbia suscitate, non gli è poi al-trettanto facile dar vita ad un altro, che valga più del primo, se nel Parlamento stesso non vi sieno, presso un numero non scarso di uomini abbastanza concordi fra loro, quello idee concrete sul da farsi, la cui mancanza o la cui timida o incerta o insuf-ficiente applicazione abbia dato luogo alla condanna e alla caduta di coloro, che tenevano il potere. — Siffatta concordia forse a tutt'oggi è troppo poca anche nel paese. 0 meglio il paese sa e sento e dice — poiché senza dubbio sotto le questioni economi-che quelle economi-che prevalgono — economi-che si è speso troppo e bisogna spender meno, che lo Stato, per disimpe-gnare a dovere i pubblici servigi, Ita pochi mezzi e bisogna trovar modo di fornirgliene di più, che i cittadini d'altra parto sono troppo gravati e bisogna affrettarsi a sollevarli di qualche peso se si vuole vedere risorgere la depressa operosità nazionale; ma in quanto ai modi di raggiungerò cotesti intenti, i più si astengono volentieri dal pensarvi sopra, la-sciando che coloro, i quali hanno i vantaggi e la responsabilità del potere siono soli a durare la fa-tica intellettuale di architettare sistemi, di delineare e proporre provvedimenti pratici. Si riservano in-vece di censurare la deficienza altrui, di demolire, lamentarsi, recriminare !....

Così non dovrebb'essere in un paese che è libero e che si pretende illuminato. Certo, i progetti con-creti non li può apparecchiare per l'opera legisla-tiva fuorché il Governo. Ma Uopi ione pubblica, e in questioni materiali, come quelle economiche, si può dire l'intera massa degli interessati, glie ne do-vrebbe porgere l'ordito.

Poco meno che unanimità ci pare di scorgere ri-guardo alle pubbliche spese. È grave tuttora e non risoluto il dissenso, lo riconosciamo astenendoci oggi dal ripetere la nostra opinione, sulla convenienza di diminuire o no le spese militari. Ma unanimità, se non erriamo, manifestata e dal Governo e dai candi-dati e dalla stampa e da tutti, v'è oramai nel pro-posito di non aumentarle in uessun caso, nè quelle militari nè altre. Invece riguardo agli altri due punti — maggiori entrate per l'erario e sollievo dei con-tribuenti — notiamo gran confusione di idee e quindi anche di desideri e di proposte, perchè troppi vedono i due termini della questione in opposizione fra loro, mentre dovrebbero considerarli non solo perfetta-mente compatibili, ma mete, a cui tendere per la stessa via, doppio risultato da raggiungere eon un procedimento solo.

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lunga e non inesatta serie di dati numerici sui pro-gressi che dalla costituzione del Regno a questa parte presentano le costruzioni ferroviarie e navali, i lavori pubblici d'ogni genere, le scuole, le trasformazioni edilizie, il movimento commerciale, l'accumularsi dei risparmi. Ma egli spostò la questione, giacché prese a considerare un periodo di tempo che non era davvero quello a cui potevano alludere i suoi presunti oppositori. Nessuno nega che l'Italia abbia fatto di gran passi dalla sua costituzione a Stato unitario in poi, e che la ricchezza pubblica si sia svolta notevolmente, quando a grado a grado e quan-do anche con movimenti vivaci. Ma iì paese è im-poverito da sette o otto anni in qua, tra perchè sono diminuiti alcuni consumi e si è arrestato l'au-mento dapprima incessante degli introiti dati dalle imposte, tra perchè si è caricato di grossi debiti, senza che crescesse in eguale proporzione il modo di estinguerli o pagarne gli interessi senza disagio, e tra perchè è un impoverire, il far sosta nell'au-mento della agiatezza, della operosità feconda, del lavoro rimunerativo, quando procedono nel loro cammino ascendente la più parte dei paesi, da cui si è circondati.

Se si potesse propagare la convinzione ragione-vole che le imposte non rendono quanto dovrebbero, perchè la materia imponibile, gravata com'è, non può svilupparsi, e che le tasse fruttano relativa-mente poco, perchè la loro indiscreta percentuale fa sì che il pubblico si astenga spesso dal compiere quegli atti, su cui esse cadono, che analogamente i monopoli esercitati dallo Stato non presentano dal lato industriale quei risultati, che l'indole loro con-sentirebbe, perchè le alte tariffe restringono il nu-mero e la potenza d'acquisto dei consumatori, che i dazi di confino in generi necessari alla vita, ren-dono questa più cara, più disagiati e quindi meno

contribuenti i cittadini, e che dal reddito di questi

vanno sottratte le spese enormi di riscossione e di sorveglianza, cui lo Stato sopporta ; se, diciamo, tale convinzione divenisse lucida e salda presso un nu-mero anche non grandissimo, sulle prime, di uomini politici autorevoli così come largamente ma confusa-mente ora serpeggia fra tanti e tanti cittadini dan-neggiati dal sistema tributario che vige, sarebbe agevole il formarsi di un partilo dei contribuenti. Non si tratterebbe, s'intende d'un partito vero e proprio, dei soliti, tale da alterare la topografia po-litica (disordinata, del resto) dei settori dell'aula parlamentare; ma d'una schiera scelta e atta a cre-scere di numero e di autorità, perchè animata da propositi rispondenti a reali bisogni dello Stato e del paese, la quale finirebbe per imporre a chi si trovasse al Governo la vera via da seguire.

Di siffatto indirizzo delle menti v' è nessun indi-zio? La messe non abbonda: contentiamoci di

spi-golare.

Il compianto Ellena — e si noti che non citia-mo un apostolo di sistemi liberali in materia eco-nomica — affermava nella seduta della Camera del 5 maggio scorso che « molto vi è da fare rispetto alle tasse di registro e bollo che sfuggono al fìsco. » — L ' o n . Fortis, parlando il 25 ottobre ai propri elettori, accennò ai mezzi che il Governo può met-tere in opera, indipendentemente dai provvedimenti sul credito e sulla circolazione, per rianimare gli affari ; e fermandosi sulle cose, in cui ha maggiore competenza perchè relative alla sua professione^

so-stenne opportuna una riduzione delle tasse sugli af-fari e delle tasse giudiziarie, che non diminuirebbe

i proventi della finanza, nonché per gli affari

edi-lizi, che hanno assorbito enormi capitali, una sen-sibile diminuzione, con profitto anche dell'erario, delle tasse di trasferimento, quando questo abbia carattere commerciale, e inoltre una riduzione al minimo possibile dei contratti di permuta. Ma se anche, disse, dovessimo attendere il miglioramento delle condizioni finanziarie, non cesseremo d' affret-tare l'esecuzione del nostro programma. — L ' o n . Branca concede minore ìudugio.' Urge, disse il 1° novembre agli elettori di Potenza, la riforma tribu-taria, essendovi molte tasse e multe, la cui riscos-sione costa assai più di quello che se ne ricava.

Bisogna porvi mano prima di aspettare gli avanzi, da cui siamo ben lontani!

A proposito di che, un membro del Governo, l'on. Finocchiaro Aprile, testé dichiarava in analoga oc-casione: « Non si mancherà di affrettare quella trasformazione tributaria che ogni dì più si rende necessaria, onde proporzionare i pubblici aggravi

alle condizioni vere e reali del paese. » diceva

al-tresì che « non dobbiamo, dopo i disinganni paliti da altri Stati ') riporre fede nella esagerata prote-zione doganale per il risveglio della nostra agricol-tura. » — Ciò in genere. Disgraziatamente "per le cose riflettenti più da vicino il suo dicastero, disse non credere prudente (!) affrontare per ora le conseguenze d' una riduzione della tassa postale. P r o -mise per altro di indagare se le perdite dell' era-rio (?) non si potrebbero compensare in altro modo. Sperarlo non è vietato. Ma siamo sempre l ì : quando si tratta di affrontare un pericolo anche non gra-vissimo, ^ ai più valenti teorici manca il coraggio. Anche I' on. Luzzatli, allora ministro, parlando mesi or sono al Senato, diceva: « Il Governo consente che, provveduto alle prime difficoltà del bilancio, convenga ora osare grandi riforme finanziarie ed economiche, nel cui nome e bello e onorato ca-dere. » — E invece !

Nè l' ord ine d' idee che andiamo svolgendo trova terreno refrattario in quel consesso prudente per eccellenza, che è il Senato. Neil' aprile scorso l'on. Vitelleschi, in un notevole discorso sulla situazione finanziaria, ebbe a rilevare che I' ultima revisione della tassa sui fabbricati aveva molto pesato sulla crisi edilizia, che le tasse sugli affari e sulla ric-chezza mobile inceppano le transazioni e paralizzano le industrie e i commerci, che talune tasse speciali e indirette hanno ucciso, per poche migliaia di lire, industrie, che rendevano milioni, e concluse: « Vo-lendo riassumere in un unico concetto quello che è da farsi per aumentare l'entrata, si tratta di

diminuire V imposta per accrescerne il prodotto,

domandare meno per avere più : pare assurdo, ma è così. Tutto ciò deve essere fatto per parti, gradatamente, ma deve essere applicato a tutto i T s i -stema. »

Parole d' oro.

Citazioni dello stesso genere se ne potrebbero fare anche altre, ma quanto si è detto basta al nostro assunto. Ma, ripetiamolo, la schiera di coloro che si ripromettono un durevole ristoro della pubblica finanza da un trattamento meno oppressivo per le

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20 novembre 1892

L' E CON O M I S T A

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borse dei cittadini, non è peranoo numerosa nè

ri-soluta quanto occorre. A renderla tale dovrebbe adoperarsi la parte più ascoltata dalla stampa colla insistenza delle goccie che fora la pietra.

LE RIFORME TRIBUTARIE IN OLANDA *>

i i .

La seconda Camera Olandese approvò il 23 luglio u. s. con 62 voti contro 33, il progetto di i m -posta sul capitale presentato dal sig. Pierson, non-ché i progetti annessi e relativi alla riduzione dei diritti sui trasferimenti, alla soppressione della tassa di fabbricazione sui saponi, all'aumento della tassa sulle bevande spiritose distillate eafla riduzione della tassa sul sale.

Le discussioni hanno durato più di un mese e non hanno avuto altro effetto che di diminuire poco a poco il numero degli oppositori. Ai più impazienti dei suoi amici politici, che non volevano seguirlo (ino a tanto che non fosse loro nota la riforma della legge sulla tassa di patente, il Ministro ha potuto rispondere che l'anno non terminerebbe, senza che fosse data soddisfazione alle loro domande — promessa come vedremo più sotto pienamente mantenuta — e i deputati, che non si sono piegati alta parola del ministro, hanno veduto respingere con 37 voti contro 40 una mozione del sig. Mackay, avente per iseopo di non applicare l'imposta sul patrimonio che dopo la revisione della legge delle patenti del 21 mag-gio 1819. In virtù dell'art. 50 votato eon 68 voti contro 26, la nuova legge sulle imposte sarà ese-cutoria a datare dal 1 maggio 1893.

Fatta eccezione di un emendamento dei sig. Zyp e Farf per ridurre da 4 a 3 fiorini l'accisa sul sale — ossia al terzo della tassa precedente — nessuna modificazione essenziale è stata portata ai progetti di legge, quali erano stati presentati. Alcuni oratori rim-proverarono al progetto sull'imposta sul capitale di fermarsi nella sua scala progressiva a 500,000 fiorini, una fortuna di parecchi milioni non essendo più colpita di quella di mezzo milione di fiorini ; altri trovavano che il progetto andava invece troppo lon-tano, perchè invece di mirare a colpire la sola ric-chezza mobiliare, colpiva pure la proprietà fondiaria già gravemente onerata. L'obbiezione più seria, però, si riferiva alla difficoltà di combinare l'imposta sulla ricchezza acquisita con l'imposta sul reddito pro-veniente da una professione, da una industria, da un commercio. Come fondere questi due carichi in un tutto armonico? A quelli che preferivano un' im-posta unica sopra tutti i redditi di qualsiasi origine, capitale o lavoro, il Ministro aveva già risposto nella sua relazione eh' egli vedeva al contrario dei note-voli vantaggi a separare le due basi, volendo col-pire la rochezza acquisita più fortemente di quella che è in via di formazione per mezzo del lavoro. Ma pur ammettendo la separazione, parecchi oratori volevano colpire la ricchezza acquisita piuttosto nel suo reddito che nel suo capitale. Voi colpite un capitale — dicevano — anche quando non reca frutto. La legge recherà danno agli investimenti al

') Vedi il numero precedente dell 'Economista.

lungo termine, essa incoraggierà le speculazioni az-zardate, che promettono grossi dividendi. Il Ministro non ammetteva che queste critiche fossero giuste. Egli faceva notare che erano esentati dall' imposta da una parte le ricchezze improduttive: gioielli, mo-bili e oggetti d'arte; e d'altra parte i piccoli capi-tali (sino a 13,000 fiorini), che sono precisamente più disposti a voler trovare dei grossi redditi. Il colpire gli interessi condurrebbe secondo lui a mag-giori ingiustizie. Spesso essi comprendono i premi di assicurazione contro la perdita del capitale o le quote d'ammortamento dello stesso capitale. Tale è il caso di un proprietario che sfrutta le sue terre o i suoi immobili Senza spendere a conservarle in buono stato, o di un detentore di azioni di miniere di carhon fossile, che non si dà pensiero dell'esau-rimento della miniera. Chi può d'altronde valutare con equità i redditi dei capitali investiti nelle i n -traprese agricole e industriali ? Se stabilimenti di questa specie sono in perdita o non hanno ancora guadagni, il contribuente sarà autorizzato a dichia-rarli secondo il loro valore di realizzo.

Il Ministro aveva anzitutto proposto di domandare 1' 1 V i Pe r i t i l i0 a qualunque fortuna superiore ai 100,000 fiorini e 1 per mille ai capitali inferiori, lasciando esenti dall'imposta i primi 13,000 fiorini. Ma finì per accettare la seguente combinazione: da 13,000 a 14,000 fior., 3 fiorini ; da 14 a 15,000 fior. 4 fiorini; da 15 a 200,000 fior. 1 fiorino '/4 P0r mille. Per le fortune al disopra di 200,000 fiorini 2 fior, per mille. Cosi limitata la progressione, si è detto non sarà distruttiva del capitale. La legge non si occupa dei beni di mano morta ; a questo r i -guardo si sono incontrate troppe resistenze e il sig. Pierson ha pensato, che occorresse fare una legge speciale.

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più nocivi. A qaesti argomenti è stato risposto che la sopratassa non deve dare al Tesoro che 2 milioni di fiorini e perciò la frode e la falsificazione non potrebbero trovarvi un incoraggiamento molto serio.

Per quanto giustificata possa essere una imposta, quelli eli' essa contraria ne trovano sempre di mi-gliori da proporre. Cosi i protezionisti e i fair

tra-ders avrebbero voluto aumentare i dazi di dogana e di accisa sui consumi di lusso ; alcuni volevano colpire i vini, altri le seterie, i quadri, i pianoforti, gli articoli di moda, i bicicli, le carte da giuoco. Altri ancora preconizzavano delle imposte «ni bi-glietti dei tramvia e delle strade ferrate, il più te-nace era il sig. Bahlrnann, che voleva una imposta sul tabacco. Il Ministro ha respinto lutto queste pro-poste, anzitutto per ragioni di principio e poi per ragioni finanziarie. Nella più favorevole ipolesi i dazi doganali non darebbero che 8 a 10 milioni di fio-rini e recherebbero un grave danno al lavoro nazionale, che ha bisogno della maggiore libertà. L'imposta sul tabacco comprometterebbe un industria, che si è tanto bene sviluppata in Olanda quanto più è stata colpita altrove.

Dopo il voto della seconda Camera, il piano di riforma passò alla prima Camera che l'approvò ai primi dell'ottobre ti. s. e lo Staatscourant potè così pubblicare le sei leggi approvate, colle quali resta dunque definitivamente approvala la soppressione della tassa sul sopore, la diminuzione della tassa sul sale da 9 a 4 fiorini per ogni 100 chilogrammi, la riduzione dello tasse di registro e ipotecarie portale da 0,75 a 0,15 per cento; la diminuzione delle im-poste sui trasferimenti d'immobili da G. 27 a 2.-15 per cento ; la riduzione dal 7 al 6 per cento del-l' imposta sui terreni e la soppressione dei centesimi addizionali; l'abolizione dei pedaggi sullo strade e i canali dello Stato; l'aumento della tassa sull'alcool da GO a 65 fiorini l'ettolitro e finalmente l'introdu-zione di una imposta sul patrimonio secondo la pro-gressione veduta.

Ma quest'ultima riforma era incompleta, con essa si veniva in sostanza a colpire il reddito della ric-chezza mobiliare e immobiliare ; restavano però an-cora esenti i redditi derivanti dalle professsioni, dagli impieghi, dai mestieri ecc. Molli di questi redditi sono, è vero, colpiti dalla imposta di patente, ma altri sono affatto esentì, come quelli dello professioni liberali e degli impieghi. Perciò il Ministro ha mi-rato a completare la tassazione del reddito con una legge, che avesse per iscopo diretto di colpire il red-dito professionale. E il suo progetto presentato nel-l'ultima settimana di ottobre u. s. è appunto il man-tenimento di un impegno preso fino dalla passata primavera, quando si discussero i suoi progetti alla Camera dei deputati.

Con la imposta sulle professioni il Pierson vuol colpire i redditi del lavoro e quelli dei capitali, di-versi da quelli formanti il patrimonio ; i quali ultimi sono già colpiti dalla nuova imposta sul patrimo-nio. Si tratta insomma di colpire qualsiasi reddito proveniente dall' industria, dal commercio, dal la-voro intellettuale, ossia dalle professioni liberali, in una parola da tutti i rami dell'umana attività. A l -l'imposta sono assoggettati tutti i contribuenti na-zionali, stranieri e le persone civili. È stabilita una progressione sulla base dei redditi, come stabi-lisce del resto anche la legge in vigore sulle patenti. Ecco la scala:

Per un reddito di fior. 600 si paga fior. 1 d'imposta

» » 640 » 2 » 3> » 680 » 3 » » » 720 » 4 » » » 760 5 » » » 800 > G » » » 840 » 7 S> » » 880 > 8 » » » 920 » 9 » » » 960 » 10 » » » 1000 » 11 » 5> » 1040 » 12 » » » 1080 » 13 ' » » » 1120 » 14 » X> » 1160 > 15 » 2> » 12C0 » 1G »

Per un reddito di fior. 1201 i 2000 si paga \ fior per ogni 50 fior, eccedenti i 400 fiorini, dal 2001 a 8000 si paga 2 fior, per 100 fior, eccedenti 400 fior. Al disopra di 8000 fior, di reddito si paga una somma fissa di 152 fior, o fior. 3 . 2 0 per ogni 100 fiorini.

La tariffa suindicata è applicabile a tutti quelli che, sebbene non residenti nel regno, vi eserciteranno una professione o un mestiere. Quelli che sono già colpiti dalla imposta sul patrimonio per più di 200,000 fior, pagheranno inoltre fior, 3 . 2 0 sul reddito di 100 fior, proveniente da una professione o da un mestiere; quelli tassati per una somma inferiore ai 200,000 fior, pagheranno 2 fior, per 100 (ior. pro-venienti da una professione o da un mestiere.

Le società cooperative ed altre associazioni e le società di armatori di bastimenti pagheranno 2 fior, per 100 fior, di utili reali. Le società anonime pa-gheranno fior. 3 . 2 0 per 100 fior, egualmente sugli utili. Per ciò che le riguarda, i dividendi, del 4 per cento e al disotto di questa misura non saranno tassati come redditi professionali, ma cadranno sotto la leggo della imposta sul capitale. Gli stranieri che partecipano agli utili di imprese olandesi saranno tassati come gli indigeni, e ondo la legge s u l l ' i m -posta delle professioni. Le persone o società che hanno magazzini all'estero, ma che vendono diretta-mente agli abitanti dell'Olanda, le assicurazioni che fanno operazioni nel paese ecc. saranno parimente tassate secondo la nuova legge.

1 redditi dell'agricoltura saranno invece esenti dalla detta imposta, come pure quelli deH'ortieuItnrn, delle foreste, dell'allevamento del bestiame e del-l'esercizio delle torbiere.

Per sorvegliare l'applicazione delia nuova imposta saranno istituite commissioni analoghe a quelle di recente create in Prussia por determinare il reddito dei contribuenti alla Einkommensteuer.

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20 novembre 1892

L' E CON O M I S T A

751

Rivista Bibliografica

George Friedrich Knapp. — Die Landarbeiter in

Kne-chlscliaft und Freiheit. — Vier Vortràge. — Leipzig

Dimetter e Humblot, 1892, pag. 92, (2 marchi). Dopo aver esposto in un'opera voluminosa la storia della affrancazione dei contadini e l'origine dei lavo-ratori agricoli nella Prussia, il Dr. Knapp ha voluto riassumere in quattro conferenze i risaltati delle sue ricerche e le conclusioni, alle quali è pervenuto. Così questo opuscolo Sull'operato agricolo nella società e

nella libertà è una succinta esposizione della

evolu-zione agricola compiutasi nella Prussia in questo se-colo, che presenta un interesse rilevante perchè il problema agricolo, per quanto sia mono dibattuto e studiato di quello relativo alle industrie manifattrici, oltre all'essere più generale è anche più grave quasi dappertutto.

La servitù, e si potrebbe anche dire la schiavitù agri-cola, è scomparsa in Prussia soltanto da poco tempo. È accertalo che essa esisteva in tutte le oligarchie tedesch ; delle rive del Baltico. Nell'Holstein, oligar-chia nominalmente dipendente dalla corona di Dani marca, nella nuova Poroerania anteriore, unita con un vincolo simile alla corona di Svevia, nel Mecklem-burgo, dove I' aristocrazia non era soggetta che di nome alla dinastia locale, i signori vendevano i loro servi, quando non li giuocavano alle carte e, fatto ben notevole, questa schiavitù non data dal medio evo, ma è un prodotto del X V I I I secolo, tanto la storia dell'umanità è complessa e fatta di contrasti. È dal 1680 al 1780 che si è sviluppala, ed è nata, come nelle colonie, dalle necessità di grandi intra-prese agricole, collegate al potere quasi illimitalo di una oligarchia fondiaria.

Certo il signore prussiano non conduceva il servo agricolo al mercato, ma non vi è forse qualche ana-logia tra il traffico della carne umana e la pratica, costante al tempo di Federico Guglielmo I, degli agenti del latifondo, che vendevano al signore vicino i servigi e le corvate dovute a titolo gratuito dai servi reali ? Solo nel regno di Prussia, cioè in quella parte della Prussia che era sotto il dominio degli Hobenzollern, la schiavitù che fa dell' uomo una merce non è mai esistita.

Invece nelle oligarchie tedesche delle rive del Baltico la servitù ridotta al segno da trasformare l'uomo in una merce perdura fino alle riforme di Stein. L'editto del 1807, emanato per opera dello Stein, rompe la soggezione ereditaria, il servo ha il diritto di abbandonare la terra, il dominio del si-gnore. È ancora poco, è un primo passo che per se stesso è insufficiente, perchè si riduce praticamente alla libertà concessa al contadino di morire di fame se esce dal dominio del signore, al quale fino allora era soggetto. Hardenberg completò l'opera col tentale di costituire la piccola proprietà fondiaria. È questa l'idea madre delle sue leggi agrarie, delle sue

Re-gulirung^/esetze, con le quali non so'o vuole affrancato

il suddito ereditario dei beni nobili prussiani da quelle corvate, da quei servigi gratuiti, che esauri-scono la sua sostanza a vantaggio del signore e pre-levano senza compenso il suo lavoro, i suoi servi-tori, ecc., fino a sei giorni per settimaua. Harden-berg vuole liberare il contadino dalle corvate, dai servigi gratuiti che deve al signore, abbandonandogli

in piena proprietà una parte del suo possesso che egli occupa ancora in virtù d'un diritto precario, con-diviso, mal definito. Il contadino subirà nella esten-sione di terra occupata una amputazione , ma con-serverà il rimanente e ne sarà non più l'occupante, l'utente, ma definitivamente il proprietario. Una r i -forma simile non si compie senza gravi e lunghe lotte; esse infatti avvennero negli anni tra il 1811 e il 1816 e la riforma ne rimase pressoché vinta. Le resistenze furono tali che il piano di riforma del-l'Hnrdenberg fu quasi totalmente distrutto; 70,000 nuovi proprietari occupanti dei beni d' una esten-sione media di 15 ettari, tale fu il risultato finale delle riforme agrarie che l'Hardenberg potè far accettare, riducendo a minimi termini il piano p r i m i -tivo '). l'ero questo stato di cose non potè durare dopo la crisi del 1818, che non fu soltanto politica, ma anche sociale e agraria. I! piccolo contadino si rivolta contro le corvate, contro l'organizzazione fen-dale del dominio nobile ; le riunioni rustiche della Slesia, le Ruslikalvtreine sono la controparte dei clubs rivoluzionari. E nel 1850, in pieno periodo di reazione, Federico Guglielmo I V e il ministero di Manteuffel dovettero decidersi a completare la legi-slazione di Hardenberg. Sicché le leggi del 1850 fe-cero per i piccoli coltivatori quello che le leggi del 1811 e del 1816 avevano fatto per i grossi; concessero loro la proprietà in cambio dell'abbandono d' una parte del suolo ; esse dichiararono r i -scattabili le corvate e i servigi. Ma l'aristocrazia prussiana aveva preso da lungo tempo le sue p r e -cauzioni ; non vi erano più piccoli coltivatori od al-meno ne restavano pochissimi. La legge del 1850, infatti, che avrebbe dovuto creare maggior numero di proprietari di quella del 1816, non ne creò che 12,000; essa venne troppo tardi, quando era ormai avvenuta la trasformazione di gran numero di col-tivatori in proletari rurali e cosi la piccola proprietà rurale non poteva più costituirsi col sistema del Hardenberg.

Con ciò l'evoluzione era compiuta e il suo svol-gimento, le sue varie fasi, le sue conseguenze sono riassunte dal Knapp nelle sue conferenze, eccettuata la prima che tratta della origine della schiavitù nelle colonie e serve in certo modo d' introduzione alle altre. È uno scritto nell' insieme di molto interesse storico, nel quale si trovano osservazioni istruttive e raffronti suggestivi, e la forma limpida e sem-plice lo rende di lettura facile.

A. Gibon. — La participalion des ouvriers aux

béné-fices et les difficullés presenles. — Paris, 1892 ; un

voi. di pagg. 133.

Il signor Gi on, già direttore delle ferriere di Com-mentry e autore di numerosi opuscoli sulle varie questioni operaie, ha riassunto iu questa memoria estratta dal Oénie Civil, i fatti e le critiche relative alla partecipazione degli operai ai profitti delle i m -prese, e ha esaminato l'iullusso che quel sistema potrebbe avere nella soluzione delle odierne diver-genze esistenti tra il capitale e il lavoro. In una prima parte, che comprende i quattro primi capitoli,

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egli ha esposto il principio e i risultati della par-tecipazione al profitto, le obbiezioni che essa pre-senta, le opinioni di alcuni economisti e la proposta di legge del deputato Guillemet e di altri per far accettare il sistema della partecipazione dallo Stato a vantaggio degli operai ch'esso occupa direttamente. La seconda parte tratta delle condizioni odierne del salariato, delle istituzioni patronali, che vi si trovano connesse, degli sforzi di molli industriali per giun-gere alla unione degli interessi. Senza essere "con-trario in massima alla partecipazione agli utili della impresa, l'Autore non tace delle difficoltà eh' essa incontra. Egli la crede spesso impossibile, perchè non si possono decretare per legge, che ci saranno gli utili da ripartire. Gli esempi che si possono citare nel campo dell'applicazione della partecipa zione al profitto gli sembrano poca cosa a paragone dell' insieme delle questioni operaie, e le obbiezioni che essa presenta sono a suo avviso innegabili e di una gravità, che non si può disconoscere. Perciò è favorevole piuttosto alle istituzioni patronali, mante-nendosi così fedele alle idee del Le Play, alla cui scuola il signor Gibon appartiene.

Rivista (Economica

La riforma fiscale in Prussia. — // riposo domeni-cale in Germania. — // Canale Emiliano. — / par-ticolari dell' accordo sulla clausola dei vini.

l a riforma fiscale in Prussia. — La Camera dei Deputati di Prussia s'è aggiornata a venerdì ultimo scorso, dopo aver rielet'to l'antico ufficio di presidenza e udito dal conte Eulenburg, presi-dente del Consiglio, una breve motivazione dei pro-getti di legge, che costituiscono la seconda parte della riforma fiscale del ministro Miquel e che sono stati distribuiti ai Deputali. 11 discorso dell'Eulen-burg non fu che una parafrasi dei passi del discorso del trono relativi all' argomento. I progetti sono tre e sono accompagnati da un memoriale: il primo assegna ai Comuni le imposte sui terreni e fabbri-cati (Realsteuern) ; il secondo determina l'impiego che dei proventi di quelle devono fare i Comuni; il terzo crea un' imposta supplementare (Erganzung-steuer) all' imposta sulla rendita e colpisce, quan-tunque in minime proporzioni, il capitale (Vermògen).

In seguito all'abbandono che lo Stato fa ai Co-muni delle imposte sugli immobili, l'imposta di ricchezza mobile, completata dall'imposta sul capitale diventa la sua risorsa principale. Quest'imposta, come si sa, è stata rimaneggiata dal Miquel in guisa che ora è più equamente ripartita e da un reddito maggiohe di quaranta milioni di marchi, reddito che deve servire, insieme col prodotto della tassa com-plementare sul capitale e con altri proventi da to-gliersi ai Comuni — come la quota che spetta loro dell'eccedenza dei dazi imperiali sui cereali e sul bestiame — a colmare il vuoto prodotto dalla ces-sione delle Realsteuern ai Comuni stessi. Il conte Eulenburg, nel suo discorso, insistette sulla neces-sità di completare la riforma fiscale se si vogliono rialzare le finanze del regno, ora alquanto prostrate. Questa riforma produce anche uu effetto politico, inquantochè la nuova ripartizione dei balzelli viene

ad influire sul diritto elettorale, rendendo così ne-cessario un ritocco della legge elettorale presente. Il progetto di riforma elettorale, annunziato nel di-scorso del trono, sarà presentato alla Dieta nel corso della sessione, come annunziò I' Eulenburg.

Il riposo domenicale in Germania. — La legge sul riposo domenicale nel!' industria, che avrebbe dovuto entrare in vigore il primo gennaio prossimo, sarà, pare, ritardata almeno di un anno, attese le gravi difficoltà della sua attivazione. Le Camere di com-mercio sono incaricate ora di fare un'inchiesta per i diversi rami d'industria e di indirizzare i loro rappòrti al Consiglio federale, che statuirà sulle ec-cezioni da introdurre nel principio del riposo festivo.

Questa regolarizzazione sarà delle più complicate e solleverà almeno tanti reclami come il riposo fe-stivo applicato da un anno alle case di commercio. I direttori di circondario e i consigli municipali ricevettero infatti innumerevoli petizioni di commer-cianti, ai quali si dovette dar ragione nella misura del possibile, cioè del termine massimo di 5 ore tollerato per vendita in domenica. In ogni città le ore di vendita furono modificate secondo i reclami degli interessati, così che è impossibile sapere an-cora in qual momento si può, nel tale e tal altro sito, provvedersi delle cose necessarie. Parecchie città hanno anche ottenuto degli Statuti locali che permettono di vendere dalle l i antim. alle 4 pom., violando così lo scopo della legge, che è di accor-dare agli impiegati almeno una mezza giornata di riposo per settimana. Padroni, impiegati e pubblico mostravano dappertutto il proprio malcontento a tal punto che l'Amministrazione non sa più come fare.

Da ciò si comprende le apprensioni che deve destare l'introduzione di una misura analoga nell' i n -dustria, ove fin d'ora è impossibile di mettere gli interessi d'accordo.

Il Canale Emiliano. — In questi giorni si stanno ultimando gli studi pel progetto definitivo del Ca-nale Emiliano. Questa grandiosa opera, progettata dall'ingegnere capo del Genio civile di Ferrara, cav. Italo Maganzini, qualora fosse integralmente eseguita come fu ora progettata, sarebbe la più grande opera d'irrigazione mondiale, sia per la portata del canale e per la sua percorrenza, sia per la estensione dei terreni che verrebbero irrigati.

La lunghezza del canale dalla presa alla Becca sul Po fino a San Mauro di Romagna, sponda si-nistra del Marecchia, ove il canale ha termine, mi-sura 301 chilometri. I terreni irrigati dal canale si estenderebbero per 742,210 ettari.'I manufatti prin-cipali nel canale maestro sarebbero 1100.

L'escavo porterebbe un movimento di terra di me. 43,561,473.22. Si avrebbe un'occupazione sta-bile di terreno per mq. 17,000,000. Per i rilevati arginali si dovrebbero impiegare me. 8,144,275,75 dell'escavo, portando la rimanente materia dell'escavo, sia in terreni depressi, oppure in altri da espro-priarsi provvisoriamente per i depositi.

II canale, nel suo percorso attraverserebbe 48 fiu-mi o torrenti principali, 420 secondari, 569 strade carreggiabili e 15 strade ferrate, mantenendosi in rettifilo perfetto per 271 chilometri ed in curva per 30 chilometri.

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L' E CON O M I S T A

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Il canale Emiliano avrebbe doppia portata del

canale Cavour. La pendenza del canale assegnala dal progetto sarebbe di 15 centimetri per chilometro, e perciò la massa d'acqua sarebbe più che sufficiente ai bisogni dell'irrigazione di tutta la zona sotto-stante.

Ma, per condurre a termine questa grandiosa ed utilissima opera occorrerebbero circa 200 milioni, che anderebbero così divisi :

Espropriazioni, 20 milioni ; movimenti di terra, 50 milioni; opere alla presa, 10 milioni. 1 rima-nenti 120 milioni sarebbero assorbiti dalle opere

d'arte. r

I particolari dell' accordo sulla clausola dei vini. - Circa l'accordo concluso fra l'Italia e l'Au-stria sulla clausola del dazio sui vini italiani, la

Presse reca le seguenti informazioni :

L'Italia ha ritirato la pretesa dapprincipio avan-zata che venissero ammessi al trattamento del da-zio ridotto i vini introdotti in serbatoi.

L'Austria-Ungheria ha concesso la nota facilita-zione doganale ai vini italiani importati a Trieste e Fiume con navi-cisterne, purché al loro arrivo ven-gano versati in botti, e ciò nel senso del voto espresso da periti in materia.

Inoltre l'Austria-Ungheria ha concesso che le sue autorità doganali ammettano al trattamento del da-zio di f. 3.20 senza ulteriore esame, quei vini ita-liani ohe arrivano muniti del certificato dell'istituto enologico dello Stato di Roma, certificato nel quale deve essere attestato che i relativi vini sono stati analizzati sulla base del metodo stabilito e dei pria-principi della scienza e in base a tale analisi sono stati riconosciuti vini naturali nel senso del proto-collo finale al trattato commerciale austro-italiano. II metodo d'analisi è assai radicale e si stende ad un maggior numero d'ingredienti che non il metodo finora usato.

Tale concessione viene accordata reciprocamente dall'Italia ai vini ed alle birre dell'Austria Unghe-ria importati in Italia.

L'Austria-Ungheria dovrà rilasciare analoghi cer-tificati, così che sarà abolita in Italia l'analisi chi-mica delle, birre e dei vini austro-ungarici per quanto riguarda il loro contenuto d'alcool, rispettivamente di salicilico.

LA SITUAZIONE DEL TESORO

al 31 ottobre 1892

I fondi di cassa alla chiusura del 1891-92 ascen-devano a L . 230,189,561.56 così repartiti:

Contanti nelle tesorerie provinciali e centrale e

presso la tesoreria di Massaua L. 203,381,289.42 Fondi in via, all' estero e presso la Banca N a

-zionale — Effetti in portafoglio e buoni di

^ ?ecca 19,224,990.64 Fondo metallico destinato al cambio dei biglietti

consorziali e già consorziali] 7,580,281.50

II fonjo di cassa al 31 ottobre 1892 ammontava a L. 259,751,279.05 che saddividevasi come segue :

Contanti nelle tesorerie provinciali e centrale e presso la tesoreria di Massaua, comprese !.. 111.50 di biglietti cambiati per l'aboli-zione del corso forzoso, e non ancora rego-larizzati

Fondi in via, all'estero e presso la Banca Na-zionale — Effetti in portafoglio e buoni di zecca

Fondo metallico destinato al cambio dei bigliett5

. L . 197,245,597.05

consorziali e già consorziali

54,925,512.00 7,580,170.00

Il movimento avvenuto per debiti e crediti di te-soreria e la loro situazione alla fine di ottobre sono dimostrati dai seguenti prospetti:

Debiti di tesoreria

Movimento in aumento In diminuzione

Situazione al 31 ott. Buoni del Tesoro

ordinari L. Buoni del Tesoro a

lunga scadenza. » Vaglia del Tesoro » Banche - Conto

an-ticipazioni sta-tutarie » Amministraz. del Debito pubbl. in e/c infruttifero » Amministraz. del Fondo culto in o/c infruttifero. » Altre Amministra-zioni in c / c frut-tifero » Id. in c/c infrutt. » Incassi da regola-rizzare » T o t a l e . . . L . 112,113.000.00 49,995,000.00 182,982,580.48 40,000,000.00 1,091,502.79 8,111,809.64 121,914,500.00 179,414,444-43 35,000,000.00 29,537,474.33 2,609.013.26 18,772,146.55 56,194,119.92 469,260,159.38 9,480,940.35 36,443,423.89 271,068,500.00 99,985,000.00 21,367,430.72 30,000,000.00 91,399,759.00 10,894,541.06 20,952,431.18 38,022,979.23 414,399,796.26 533,690,640.19 Crediti di tesoreria Movimento

in aumento in diminuzione Situazione al 31 ott. Amministraz. del

Debito pubb. per p a g a m e n t i d a rimborsare L . Ammin. del Fondo

culto per pagam. da rimborsare.. » Altre Ammin. id.. » Obbligazioni

del-l' Asse eceles... » Deficienze di cassa

a carico dei con-tabili dei Tesoro »

Diversi , Totale h . Eccedenza dei

de-biti sui crediti »

76,373,245.24 2,094,443.80 76,375,309.18 10,316,794.31 2,609,013.26 50,857,079.47 30,701,683.96 38.597.909.71 11.554.208.70 316,600.00 466,500.00 119,000.00 20,240.79 69,986,731.48 36,293.68 76,054,249.13 2,399,326.56 207,850,453.50 35,948,175.49 117,041,914.89 205,100,003.28 378,590,636.91 T o t a l e . . . . D. 207,850,453.50 152,990,090.38 583,690,640.19

Nel mese di ottobre

Pagamenti

per spese di bilancio

Nei precedenti Totale

93,861,317.42 284,380,542.61 378,241,860.03 Pagamenti per debiti e crediti

di Tesoreria, in conto debiti » 622,250,249.76 Gli incassi dipendenti dall'esercizio del bilancio e dalle operazioni di tesoreria si ripartiscono fra le varie categorie dell'entrata nella misura indicata nel seguente prospetto :

Primi 4 mesi Incassi per entrate di bilancio Mese di ott. dell'esercizio

1892 1892-93 Categ. I. Entrate effettive ordì- — —

narie e straordinarie L . 146,287,717.82 341,516,049.82 » I I Movimento di capitali • 1,331,981.17 12,974,132.51 » I I I . Costruzione di ferrovie > 3,827.65 10,455,336.64 • I V . Partite di giro » 7,274,758.13 5,021,688.67

L . 154,878,284.77 369,967,207.64 Incassi per debiti e crediti di tesoreria

l u conto debiti..

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La pesca nel 1891

II Comm. Comanda Di rettore Generale della ma-rina mercantile ha pubblicato la sua relazione sulla pesca nel 1891.

Rileviamo da questo importante lavoro che alla fine del 1891 si conlavano in Italia 19 mila 885 barche e battelli da pesca di un tonnellaggio com-plessivo di 51,019 tono., con un leggiero aumento sull'anno anteriore.

Dalle notizie che i capitani di porto raccolsero colla maggiore esattezza possibile a riguardo della pesca del pesce, dei molluschi e dei crostacei lungo le coste italiane, è risultato che questa industria nel 1891 è in generale alquanto migliorata, essendosi ottenuto un maggior prodotto lordo di circa un milione di lire.

Nello scorso anno si dedicarono ai diversi metodi di pesca 19,275 barche con 89,311 pescatori; il valore delle barche venne computato in L. 5 mi-lioni, 587 mila, e quello delle reti e attrezzi in 6,069,038 ed il valore generale del pesce rac-colto in L. 15,161,318.

Esso rappresenterebbe in media L . 786,66 per barca a L. 169,75 per pescatore.

Nel 1889 si ebbero medie più elevate, cioè L. 811 per barca e 192 per pescatore ed al contrario nel 1890 medie alquanto inferiori, cioè L. 755 per barca e 162 per pescatore.

Ben inteso che queste medie sono semplicemente approssimative.

I metodi di pesca di maggiore importanza furono i seguenti:

Valore Barche Pescatori del pesce

Lire

Pesca a paranze . . . . 1894 10,608 4,975,170 » a galleggianti. 2553 12,850 1,960,950 » a sciabiche da

terra 1833 15,986 1,573,080

Pesca a reti ferme... 3314 16, 463 2,453,867 T o t a l i . . . 9594 55,907 10, 963, 067 La media del prodotto lordo ottenuto coi detti modi di pesca, è rappresentato dalle seguenti medie, cioè da L. 1112,70 per barca e da 196,09 per pescatore.

La pesca con galleggianti accoppiati, ossia la pesca a paranze, che si può ritenere esercitata soltanto in 15 o 16 compartimenti marittimi e con intensità nel solo Adriatico, del quale è quasi una specialità, ha continuato anche nello scorso anno ad essere la più importante e rimunerativa, figurando infatti nel prodotto generale per la quota di circa 5 milioni di lire, ossia pel valore del terzo del prodotto com-plessivo. La media per barca ascende a L. 2626,80 e a 469 quella del pescatore.

Da codeste cifre si rileva come sia misera la con-dizione economica di questa povi ra gente di mare.

La pesca del pesce nel 1891 fu in sensibile au-mento nel Tirreno e la differenza di valore o maggior prodotto lordo sul 1890, è rappresentata dalla somma di oltre 750,000 lire.

Se ne deve attribuire la causa alla pesca delle acciughe e sardelle che fa molto abbondante. Infatti la differenza di valore tra i due anni ultimi per la pesca con reti di posta fu di L. 676,167.

Un aumento progressivo assai importante si ebbe nel 1891 anche nella pesca del pesce da semina, ciò che dimostrerebbe come ogni anno prenda mag-gior sviluppo la piscicoltura nei laghi, e nelle lagune salse prossime al mare.

Di fatto nel 1889 si ebbero 315 barche e 1418 pescatori, che si dedicarono a questo speciale metodo di pesca, ottenendo un prodotto lordo di L . 75,100. Nel 1890 le barche aumentarono e furono 492 con 2422 pescatori e il prodotto fu di L. 166,300. Nello scorso anno si ebbe un ulteriore aumento, essendosi dedicate alla pesca del pesce da semina, che è una specialità quasi esclusiva dei comparti-menti marittimi di Venezia, Rimini e Livorno, 1003 barche montate da 3161 pescatori, ottenendo in com-plesso un prodotto lordo di L. 265,740.

Nell'Adriatico il prodotto della pesca si mantiene stazionario, giacche il lieve aumento che si riscontra nel 1891 sta in relazione col maggior numero di barche e di pescatori che si dedicarono all'industria peschereccia. Abbondante invece più che nel passato fu la pesca sulle coste di Sicilia, ohe da un prodotto di L. 2,430,667 quanto era nel 1888, andò nei quattro anni successivi progressivamente aumentando, fino a toccare L . 5,031,494 nell'anno passato.

IL MOVIMENTO MARITTIMO DELLA TUNISIA

Il Console generale d'Italia a Tunisi ha inviato al Ministro degli affari esteri uno specchio statistico sul movimento marittimo della Tunisia, desumendolo dalla pubblicazione fatta dalla Direzione dei porli e della navigazione.

I dati raccolti nello specchio comprendono il tempo trascorso dal 15 ottobre 1890 al 31 dicembre 1891, che rappresenta un periodo di transazione per con-cordare le statistiche tunisine coli' anno gregoriano, e non mancano di interesse per scorgere I' irnpor-tenza delle diverse bandiere nel traffico generale della Tunisia.

La bandiera italiana è largamente rappresentata in quelle acque, e mentre la nostra marina a vela continua a mantenervi l'antico primato, quella a vapore non è superata che dalla francese, non però in misura tale da impedire che nel complesso la bandiera italiana sia tuttora la più diffusa nei porti della Reggenza.

Se quindi, quanto al numero, non abbiamo da dolerci, è d' uopo peraltro rilevare che la Francia ci supera di gran lunga nel tonnellaggio del suo naviglio mercantile, e nella quantità delle merci da esso trasportate.

Pur non entrando in argomento sulla origine e quantità delle merci importate ed esportate sotto le diverse bandiere, perchè sarebbe impossibile dalle cifre date ricavare ciò, è tuttavia utile osservare che nelle merci imbarcate, specialmente sui piroscafi francesi, l'Europa centrale figura per quantità non trascurabili.

(11)

20 novembre 1892

L' E CON O M I S T A

755

della Reggenza dal 13 ottobre 1890 al 51

dicem-bre 1891 :

Entrata Uscita N A Z I O N I

Navi di merci Navi T o n n . di merci T o n n .

A m e r i c a n a . . . . a vela . 1 1 500 Inglese . . . . j a vapore a vela . 94 68 55,769 1,835 88 72 15,949 4,326 a vapore 2 1,800 3 1,000 Austriaca . . . . a vela . 20 661 21 3,372 a vapore -17 6,320 17 2,537 a vapore 21 1,251 21 2,581 Spagnuola . . . j a vapore a vela . 1 6 476 1 7 272 28

Francese . . . j a vapore a vela . 1,632 137 162,442 1,646 1,532 140 88,333 1,745

Greca . . . . j a vela . a vapo e 19 2 1,482 19 2 ' 3,003 900

Italiana. . . . j a vapore a vela . 1,002 944 28,551 17,549 1,043 943 41,752 11,915 Montenegrina . a vela . 2 - 1 200

Ottomana . . . | a vapore a vela . 1 59 198

1 58 1,877

Russa a vela . 4 238 3 1,887

Svedese e Norvegese j a vapore a vela . 21 6 6,682 21 6 4,937 3,150 Tunisina . . . j a vapore 5 — 6 55

Tunisina . . . j

a vela . 6,434 28,261 6,488 40,021 Totali 10,398 315,161 10,494 229,640

Il bestiame importato ascese a esportato a 4506.

capi 737 e quello

L'industria della lana e della seta agli Stati Uniti

(di cui 5103 a mano) contro 57,330 (di cai 4776 a mano) nel 1880.

Quanto all' industria della seta, la prima fabbrica fu impiantata nel 1810 a Mannsfield nel Connecti-cut, ma guadagnò una certa importanza soltanto nel •1810. Nell'anno 1860 il valore della produzione na-zionale era già a dollari 6.3 milioni, nel 1870 a dol-lari 12.5 e nel 1880 a doli. 35 milioni. New-Jersey è il centro principale : seguono quindi N e w - Y o r k , Connecticut, Massachusetts e Pennsylvania. Per il 1891 il numero delle fabbriche addette all'industria della seta era di 581, ed il valore della loro pro-duzione era calcolato approssimativamente a dollari 60 milioni. Per taluni articoli di seta I* industria americana ha conquistato completamente il mercato nazionale, e minaccia la Svizzera e la Francia. Tut-tavia, nonostante il largo sviluppo della produzione di merci di seta americane, l'importazione è sem-pre molto notevole; nell' ultimo anno fiscale gii Stati Uniti importarono merci di seta per un valore di dollari 37,880,000 e. seta greggia per un valore di dollari 19,076,081.

Dalla relazione pubblicata dall' Ufficio del censi-mento togliamo le seguenti informazioni intorno al-l'industria della lana e della seta agli Stati Uniti.

L'industria della lana si concentra negli Stati di Nuova Inghilterra, Pensilvania, New Y o r k e New Jersey, ove si è sviluppata nel massimo grado.

I seguenti dati si riferiscono a tutti gli stabili-menti per la tessitura della lana in esercizio, esclusi quelli per la fabbricazione del soddy.

1890 1880

Fabbriche Num. ¥,503 2,689 Capitale investito . . L. st. 59,396,600 31,818,400 Operai impiegati :

maschi, oltre i 16 anni. Num. 93,318 75,459 femmine, oltre i 15 anni. » 106,112 66,814 fanciulli » 15,657 19,284 Somma complessiva dei

salari . . . . ; L. st. 15,353,800 9,477,800 Spese per la materia

pri-ma lavorata . . . . » 40,619,100 32,874,300 Valore totale dei

pro-dotti nel luogo di

fab-bricazione v 67,646,200 53,450,600 II numero dei fusi era nel 1890 di 5,286,280, contro 2,254,996 nel 1880 ; quello dei telai 69,867

IL PREZZO DEL PANE A BERLINO

Il raccolto dei cereali in Germania nel 1891 ò stato eccessivamente scarso, come resalta dal se-guente prospetto comparativo col decennio 1881-1890 in migliaia di chilogrammi : 1891 Grano... 2,333,757 Segale... 4,782,804 O r z o . . . . 2,517,374 Avena... 5,279,340 Granturco 104,652

Pi-oduz. per ettaro Media della produzione 1891 1881-1890

nel 1881-90 — — — Chll. Chll. 2,531,358 5,804,250 2,199,887 4,354.851 123,850 1,240 870 1,390 1,270 550 1,320 990 1,290 1,140 570 Ecco adesso il consumo avvenuto per individuo negli ultimi 14 anni :

1891-92 Chil. 1890-91.... 1889-90 1888-89. ... 1887-88.... 1886-87.... 1885-86.... 1884-85.... 1883-84 1882-83.... 1881-82... . 1880-81.. . 1879-80.... 1878-79.... Segale 90.3 109.3 103.3 111.2 121. 7 118.6 114.3 116.0 124.0 134.9 116.8 109.2 127. 0 163.3

Grano Segale e grano Patate

60.2 60.9 50. 8 53.9 61.9 54. 7 52. 1 63.4 54.1 62. 7 46 1 53 7 42.6 61.2 150.5 170.2 154.1 165.1 183.6 173.3 166.4 179.4 178. 1 197.6 162.9 162.9 169.6 224.5 257. 7 254. 5 423.7 335.1 411.9 412.5 477.4 395.0 417.8 270 4 440.6 307.1 285.3 409. 7 Come apparisce da questo prospetto nel 1891-92 il consumo per abitante è stato inferiore a quello degli ultimi 15 anni di chil. 17.4 per cento per la segala e per le patate del 27 per cento, mentre quello della segale e del grano è stato inferiore dell'I 1.5 per cento in confronto dell'anno precedente.

(12)

importazione in 1 marco poi 3 marchi e 5 marchi e dal 1° febbraio 1892, 3 marchi e mezzo.

Segale e grano Patate

1878-79-1884-85... 1 Marco 182 kilog. 360 kit.

1885-86-1890 91... 3 et 5 M. 168 » 402 »

1891-92 150 » 360 ,

Con l'elevazione dei dazi il consumo della segale e del grano è diminuito, mentre è aumentato quello delle patate, e cori l'alimentazione della popolazione divenne meno sostanziosa.

Da un prospetto, che riassume i prezzi della se-gale e del pane di sese-gale dal 1° gennaio 1891 a tutto il 15 settembre 1892, si rileva che il prezzo massimo del pane fu raggiunto nel settembre del 1891, nella quale epoca costava marchi 34,99 per ogni 100 chilogrammi, mentre quello della segale fu raggiunto nel novembre che fu di marchi 23,90 per 100 chilogrammi.

Il prezzo minimo invece del pane che fu di mar-chi 25,64 si ottenne nel settembre 1892, e quello della segale che fu di 14,75 parimente nel settem-bre dello stesso anno. La differenza poi fra il prezzo della segale e quello del pane è variato da mar-chi 11 a 14 o questa differenza costituisce la re-munerazione del mugnaio, e del panattiere.

CRONACA DELLE CAMERE DI COMMERCIO

Camera di Commercio di Firenze. — Nella

riunione del 9 novembre in seguito alla istanza di vari negozianti, che domandavano che la Camera si frapponga presso il Ministero, affinchè desista dal progettato monopolio dalla vendita del petrolio, per-chè dannoso ai consumatori, fu ventilata dalla Ca-mera la questione del suaccennato monopolio. Par-larono sull'argomento diversi consiglieri, e il cons. Frullini, in omaggio alla libertà di commercio, pre-sentava nn ordine del giorno, che accoglieva la domanda dei negozianti per inviarsi al Presidente del Consiglio dei Ministri. Il cons. Ciofi quantunque contrario ai monopoli, osservò che avendo il Governo, assicurato che il monopolio sarebbe stato vantaggioso ai consumatori, nou potevasi a priori respingere, ne compromettere questo vantaggio con un voto'di mas-sima, tanto più che egli era convinto che i voti della Camera non avrebbero persuaso il Governo a riti-rare quel progetto. Altri consiglieri si dichiararono contrari al monopolio associandosi all' ordine del giorno Frullini, e alcuni furono di opinione che sarebbe utile l'attendere deliberazioni di altre Ca-mere di commercio. Le cose erano a questo punto allorché il Presidente valendosi della sua qualità di deputato al Parlamento, a cui è slato chiamato nelle recenti elezioni generali, disse che in massima era per la libertà di commercio, ma che votando una proposta di massima, si verrebbe naturalmente a non accettare il progetto del Governo in nessuna forma e condizione. Riteneva frattanto doversi pre-ferire la proposta quasi pregiudiziale del cons. Ciofi, che consigliava di rimettere ogni deliberazione al momento in cui si sarebbero conosciute le grandi linee del progetto ministeriale, dando così agio alla Camera di valutare se il proposto monopolio tornerà vantaggioso o meno ai contribuenti. Posta ai voti la

proposta Ciofi fu approvata con 10 voti favorevoli e 6 contrari.

Dopo di che la Camera si occupò di altri affari posti all'ordine del giorno, e fra altri fu discussa la mozione del cons. Brogi per rendere più agevole il baratto dei biglietti a corso legale, in biglietti di Stato, sulla quale la commissione incaricata di stu-diare l'affare propose che la Camera, oltre a rivol-gere preghiera agl'Istituti di emissione affinchè, senza favorire la speculazione, vogliano agevolare il baratto dei propri biglietti in biglietti di Stato, facesse voto al Governo perchè, mediante provvedimenti legisla-tivi, gli Istituti suddetti siano autorizzati ad emettere biglietti a corso legale di taglio eguale a quello dei biglietti di Stato, senza per altro aumentare il com-plesso della circolazione cartacea.

Questa proposta dette luogo ad ampia discussione, che si chiuse con l'approvazione della proposta fatta dal con. Pegna, di sospendere ogni voto fino a tanto che non sia conosciuto il resultato della Conferenza per la circolazione monetaria, che avrà luogo fra i delegati dei vari paesi.

Inoltre la Camera approvò una mozione del cons. Saraco relativo al servizio ferroviario nella Dogana di Firenze e l'altra del cons. Niccolini a favore dei commessi viaggiatori che si recano da Firenze nella provincia coi loro campionari, ai quali al loro ritorno si fa pagare nuovamente il dazio sui lorocampioni.

Mercato monetario e Banche di emissione

Sul mercato inglese il danaro essendo divenuto più facile e abbondante i saggi dello sconto e dei prestili hanno avuto un lieve miglioramento. Infatti lo sconto a tre mesi è ora a 2 7* per cento e i prestili giornalieri sono stati negoziati a I '/* per cento. La Banca di Inghilterra per tenere il saggio del mercato alquanto fermo ha ricominciato a chie-dere denaro sopra pegno di rendita pubblica ; ma poiché le domande di oro per conto dell'estero souo quasi completamente cessate è da credere ohe il da-naro resterà facile a Londra.

La Banca di Inghilterra al 17 eorr. aveva I' in-casso di 24,664,000 sterline in aumento di 290,00 0 sterline, il portafoglio era diminuito di 633,000 e i deposili privati di 9 1 2 , 0 0 0 ; scemarono pure la cir-colazione di 256,000 e i depositi del Tesoro di 43,000 sterline.

L'elezione del Sig. Cleveland a Presidente degli Stati-Uniti è stata accolta con piacere tanto in Ame-rica, quanto in Europa, perchè essa segna la scon-fitta del Mac Kioley Bill, ossia del protezionismo ad oltranza. La lotta elettorale avvenne specialmente sulla legge Mac Kinley e non sulla legge per l ' a r -gento, come tutti credevano. Sembra che nella que-stione dell'argento tanto 1' Harrison quanto il Cleve-land siano d' accordo nell' ammettere che la libera coniazione, senza I' appoggio dell' Inghilterra e della Germania, sia impossibile.

I mercato monetario è riuscito assai variabile : lo sconto della carta a 60 giorni è stato negoziato tra 2 1/2 e 8 O/o a N e w - Y o r k e fino a 10 O/o a Boston e negli altri centri commerciali.

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