Propriet` a degli spazi di funzioni continue
Denis Nardin February 26, 2009
Questa vuole essere una breve rassegna delle principali propriet`a delle fun- zioni continue tra spazi topologici. Il primo paragrafo sar`a dedicato allo studio della struttura di spazio topologico che viene solitamente data alle funzioni continue, quella della topologia dei compatti aperti. Il secondo paragrafo carat- terizzer`a in alcuni casi particolarmente importanti i sottospazi compatti degli spazi di funzioni continue, in particolare usando il teorema di Ascoli Arzel`a. Il terzo paragrafo infine sar`a dedicato alla dimostrazione del celebre teorema di Stone Weierstrass, teorema di grande uso e che purtroppo `e spesso trascurato dai corsi introduttivi.
1 Una topologia su C
0(X, Y )
Siano X, Y spazi topologici. Consideriamo i sottoinsiemi di C0(X, Y ) definiti da
V (K, A) = {f ∈ C0(X, Y ) | f (K) ⊆ A}
per tutti i sottoinsiemi compatti K di X e i sottoinsiemi A aperti di Y . Consideriamo ora la famiglia F delle topologie di C0(X, Y ) che contengono tutti i V (K, A) per K compatto e A aperto. F `e non vuota, perch`e contiene almeno la topologia discreta. Sia
τ = \
ν∈F
ν
Questa, come si pu`o facilmente verificare, `e una topologia su C0(X, Y ). Anzi `e la pi`u piccola topologia (rispetto all’ordine parziale di inclusione) che contiene tutti i V (K, A) come aperti (topologia generata dai V (K, A)). Viene chiamata topologia dei compatti aperti sullo spazio di funzioni C0(X, Y ) ed `e, in un certo senso, l’estensione naturale delle topologie di X e Y a C0(X, Y ).
Osservazioni Una famiglia di aperti {Ai}i∈I tale che la pi`u piccola topologia che la contiene `e la topologia dello spazio `e detta sottobase per quella topologia. Questo `e un concetto analogo a quello di base, ma pi`u debole, e per alcuni punti di vista pi`u versatile. `E facile dimostrare che se {Ai}i∈I `e una sottobase, la famiglia
B = {Ai1∩ · · · ∩ Ain| i1, . . . , in∈ I}
delle intersezioni finite degli Ai, `e una base.
La cosa carina delle sottobasi `e che sono sufficienti per verificare la continuit`a di una funzione. In particolare, se {Ai}i∈I`e una sottobase per uno spazio topologico Y e f : X → Y
`e un’applicazione tra spazi topologici, allora f `e continua se e solo se f−1(Ai) `e aperto per ogni i ∈ I. Questo si pu`o vedere facilmente, in quanto se Ai1∩ · · · ∩ Ain `e un aperto della base generata dalla sottobase, vale
f−1(Ai1∩ · · · ∩ Ain) = f−1(Ai1) ∩ · · · ∩ f−1(Ain) e quindi `e aperto, perch`e intersezione finita di aperti.
Cerchiamo ora di trovare dei casi concreti “facili” della topologia dei com- patti aperti, in modo da capire un po’ meglio cosa sia.
Proposizione 1.1 Sia Y uno spazio topologico e X = {0, . . . , n − 1} uno spazio discreto con n elementi. Allora C0(X, Y ) `e omeomorfo a Yn.
Dim:
Osserviamo per cominciare che, poich`e X `e uno spazio discreto, tutte le funzioni da X a Y sono continue. Consideriamo ora l’ovvia biiezione ϕ : C0(X, Y ) → Yn definita da
ϕ(f ) = (f (0), . . . , f (n)) e facciamo vedere che `e un omeomorfismo.
• ϕ `e continua Sia Ω = A0× · · · × An−1 un aperto di base per Yn, dove A1, . . . , Ansono aperti di Y . Allora la controimmagine ϕ−1(Ω) `e costituita da quelle f tali che f (i) ∈ Ai per ogni i = 0, . . . , n − 1. Cio`e
ϕ−1(Ω) = V ({0}, A0) ∩ · · · ∩ V ({n − 1}, An−1)
e quindi poich`e {0}, . . . , {n − 1} sono compatti, abbiamo che ϕ(Ω) `e un aperto.
• ϕ−1`e continua Per l’osservazione `e sufficiente verificarlo sulla sottobase dei V (K, A). Fissiamo quindi K compatto in X e A aperto in Y . Ma i compatti di uno spazio discreto sono esattamente gli insiemi finiti di punti. Infatti sia K un compatto in X. Allora la famiglia {{x} | x ∈ K}
`
e un ricoprimento aperto che non ammette sottoricoprimenti, e quindi deve essere finito. Senza perdita di generalit`a sia K = {0, . . . , k}. Allora V (K, A) `e costituito da tutte le f continue tali che f (0), . . . , f (k) ∈ A.
Ma allora ϕV (K, A) `e dato dalle n-uple (x0, . . . , xn−1) tali che xi∈ A per ogni i = 0, . . . , k. Cio`e
ϕV (K, A) = A0× · · · × An−1
dove Ai= A per i = 0, . . . , k e Ai= Y per i = k + 1, . . . , n − 1. Ma questo
`
e un aperto e questo conclude la dimostrazione.
Proposizione 1.2 Sia K uno spazio topologico compatto e Y uno spazio metrico. Allora la topologia dei compatti aperti `e metrizzabile, con metrica
d(f, g) = max
x∈Kd(f (x), g(x))
(in questo caso la topologia dei compatti aperti viene detta topologia della con- vergenza uniforme).
Dim:
E chiaro dalla definizione che d `` e una metrica su C0(K, Y ). Sia µ la topologia dei compatti aperti e τ la topologia indotta da d.
• τ ⊇ µ Osserviamo che, poich`e i V (K1, A1) formano una sottobase, `e sufficiente far vedere che V (K1, A1) `e aperto per la metrica. Sia quindi V (K1, A1) e f un punto di esso. Per ogni x ∈ K1ora, f (x) ∈ A1e perci`o, poich`e A1`e aperto, esiste un rxtale che B(f (x), rx) ⊆ A1. Inoltre, poich`e f `e continua per ogni x esiste un Uxintorno aperto di x tale che per ogni y ∈ Ux
d(f (x), f (y)) < rx/2
Allora {Ux}x∈K `e un ricoprimento aperto di K. Estraiamone un sottori- coprimento finito Ux1, . . . , Uxn. e poniamo
r = 1
2min(rx1, . . . , rxn)
Allora B(f, r) ⊆ V (K1, A1). Infatti, se g `e una funzione tale che per ogni x ∈ K si ha che d(f (x), g(x)) < r, abbiamo che per ogni x ∈ K1, esiste un Uxi che lo contiene. Allora
|g(x) − f (xi)| ≤ |g(x) − f (x)| + |f (x) − f (xi)| ≤ r + rxi/2 ≤ rxi
e perci`o per ogni x ∈ K1 abbiamo che g(x) ∈ B(f (xi), rxi) ⊆ A1, cio`e g(K1) ⊆ A1.
• µ ⊇ τ Per far vedere questo, `e sufficiente mostrare che per ogni f e per ogni r > 0, abbiamo che esiste un intorno aperto A di f nella topolo- gia µ contenuto nella palla B(f, r). Ora, per ogni x ∈ K, consideriamo Ux = f−1B(f (x), r/3). Come al solito gli Ux formano un ricoprimento aperto, da cui possiamo estrarne un sottoricoprimento finito Ux1, . . . , Uxn. Consideriamo ora per ogni i = 1, . . . n
Ki= f−1B(f (xi), r/3)
Osserviamo che per ogni i Ki ⊇ Uxi e di conseguenza formano ancora un ricoprimento finito di K. Inoltre essendo chiusi e sottospazi di un compatto sono compatti. Definiamo ora
Ai= B(f (xi), r/2) Sia quindi
Ω =
n
\
i=1
V (Ki, Ai)
aperto di µ. Vogliamo far vedere che f ∈ Ω e che Ω ⊆ B(f, r). Che f ∈ Ω
`
e ovvio, infatti per ogni i
∀x ∈ Ki |f (x) − f (xi)| ≤ r/3 < r/2 Cio`e f (Ki) ⊆ Ai, che implica f ∈ V (Ki, Ai).
Sia ora g ∈ Ω. Per ogni x ∈ K esiste un Ki3 x. Allora
|g(x) − f (x)| ≤ |g(x) − f (xi)| + |f (xi) − f (x)| ≤ r/2 + r/3 < r Cio`e per ogni x ∈ K |g(x) − f (x)| < r, cio`e g ∈ B(f, r), cio`e Ω ⊆ B(f, r).
Osservazioni La proposizione precedente non `e l’unico caso in cui C0(X, Y ) `e metrizz- abile. Infatti prendiamo Y metrico e supponiamo che in X esista una successione esaustiva di compatti, cio`e una successione {Kn} di compatti tali che Kn⊆ ˚Kn+1e cheS Kn= X.
Allora C0(X, Y ) `e metrizzabile. Infatti se si pone per ogni n dn(f, g) = maxx∈Knd(f, g) possiamo definire la seguente distanza
d(f, g) =X
n≥0
2−n dn(f, g) 1 + dn(f, g)
Lasciamo per esercizio al lettore la dimostrazione che tale distanza induce effettivamente la topologia dei compatti aperti.
2 Criteri di compattezza
Ora che abbiamo una topologia sullo spazio delle funzioni continue, possiamo cominciare a studiarla da un punto di vista, per cos`ı dire, “geometrico”. In particolare `e interessante e spesso utile descrivere i sottospazi compatti. Questo
`e reso possibile per una vasta classe di spazi, grazie al teorema di Ascoli-Arzel`a di cui qui riporteremo una versione molto generale, sebbene non la pi`u generale possibile. Per poter enunciare il teorema abbiamo per`o bisogno delle definizioni di alcune propriet`a di sottospazi di C0(X, Y )
♠Definizione 2.1 Sia Y uno spazio metrico. Un sottoinsieme F di C0(X, Y ) si dice equicontinuo1 se per ogni x ∈ X e ogni ε > 0, esiste un intorno U di x tale che
∀f ∈ F d(f (x), f (y)) < ε
♠Definizione 2.2 Un sottoinsieme F di C0(X, Y ) si dice puntualmente relativamente compatto se per ogni x ∈ X l’insieme
F (x) := {f (x) | f ∈ F }
`e relativamente compatto in Y .
1Questa non `e la pi`u generale definizione di equicontinuit`a, che `e definibile anche se Y non
`e metrizzabile. Poich`e per`o tale definizione `e estremamente tecnica e molto poco intuitiva, e per di pi`u non serve per la versione che dimostreremo di Ascoli-Arzel`a, la ometteremo
A questo punto possiamo finalmente classificare tutti i sottospazi compatti di C0(X, Y ) se X `e compatto e Y `e metrizzabile. Questa classificazione `e impor- tante, perch`e tutte le verifiche da fare sono, per cos`ı dire, locali. Le condizioni che imporremo infatti, riguardano il comportamento delle funzioni della famiglia in un intorno di ogni punto. Questo semplifica enormemente l’applicabilit`a di questo criterio.
♣Teorema 2.1 (Ascoli-Arzel`a) Sia K uno spazio topologico compatto e sia Y uno spazio metrico. Consideriamo C0(K, Y ) con la topologia dei compatti aperti. Allora un sottospazio F di C0(K, Y ) `e compatto se e solo se `e chiuso, equicontinuo e puntualmente relativamente compatto.
Dim:
Osserviamo per cominciare che poich`e K `e compatto e Y `e metrico, C0(K, Y ) `e metrizzabile e completo come spazio metrico. (⇒) Poich`e F `e compatto in uno spazio metrico, `e sicuramente chiuso e totalmente limitato. Inoltre poich`e Y `e metrico per ogni x ∈ K `e sufficiente mostrare che F (x) `e totalmente limitato.
Ma questo `e ovvio, perch`e lo `e F , infatti per ogni ε > 0 esistono g1, . . . , gn∈ F tali che
F ⊆
n
[
j=1
B(gj, ε) Ma allora
F (x) ⊆
n
[
j=1
B(gj(x), ε
Rimane da dimostrare solo che F `e equicontinuo. Fissiamo x ∈ K e ε > 0.
Poich`e F `e totalmente limitato possiamo ricoprirlo con palle di raggio ε/3, cio`e
F ⊆
m
[
j=1
B(hj, ε/3)
Inoltre poich`e le hj sono continue, per ogni j esiste Uj intorno aperto di x tale che
∀y ∈ Uj d(gj(x), gj(y)) < ε/3 Poniamo allora
U =
m
\
j=1
Uj
che `e ancora un intorno aperto di x. Allora per ogni f ∈ F esiste un k tale che f ∈ B(hk, ε/3). Perci`o
∀y ∈ U d(f (y), f (x)) ≤ d(f (y), gk(y)) + d(gk(y), gk(x)) + d(gk(x), f (x)) <
< ε/3 + ε/3 + ε/3 = ε che `e la tesi.
(⇐) Dato che F ⊆ C0(K, Y ) `e metrizzabile e per mostrare che `e compatto
`e sufficiente mostrare che `e completo e totalmente limitato. Poich`e C0(K, Y ) `e
completo e F `e chiuso, anche F `e uno spazio completo. Quindi `e sufficiente far vedere che `e totalmente limitato. Sia fissato ε > 0. Allora, per l’equicontinuit`a, per ogni x ∈ K esiste un Uxintorno aperto di x tale che
∀y ∈ U d(f (x), f (y)) < ε/3
Ma allora {Ux}x∈K`e un ricoprimento aperto di K e per la compattezza possiamo scegliere un sottoricoprimento finito Uz1, . . . , Uzn. Consideriamo l’insieme
A = {(f (z1), . . . , f (zn)) ∈ Yn | f ∈ F }
Questo, per ipotesi, `e contenuto in F (z1) × · · · × F (zn) che `e prodotto di spazi relativamente compatti, e quindi `e relativamente compatto. Quindi A (con- tenuto in Yn, che `e metrizzabile) `e totalmente limitato e possiamo trovare g1, . . . , gm∈ F tali che
A ⊆
m
[
j=1
B((gj(z1), . . . , gj(zn)), ε/3)
Se riusciamo a dimostrare che F ⊆
m
[
j=1
B(gj, ε)
abbiamo vinto. Ma infatti, per la totale limitatezza di A, per ogni f ∈ F possi- amo trovare un k tale che la distanza tra (f (z1), . . . , f (zn)) e (gk(z1), . . . , gk(zn)) sia minore di ε/3. Ma questo vuol dire che
∀j = 1 . . . n d(f (zj), g(zj)) < ε3
Vogliamo ora mostrare che la distanza tra f e gk`e minore di ε. Infatti per ogni x ∈ K esiste un Uzj che lo contiene, perci`o
d(f (x), gk(x)) ≤ d(f (x), f (zj)) + d(f (zj), gk(zj)) + d(g(zj), g(x))
< ε/3 + ε/3 + ε/3 = ε
per l’equicontinuit`a.
Osservazioni `E possibile generalizzare ancora la versione del teorema di Ascoli Arzel`a qui riportata. Infatti, sia X uno spazio con una successione esaustiva di compatti {Kn} e Y uno spazio metrico. Se F `e un sottospazio di C0(X, Y ) equicontinuo, puntualmente relati- vamente compatto e chiuso, allora `e compatto. Infatti, poich`e C0(X, Y ) `e metrizzabile (vedi l’osservazione finale del paragrafo precedente), basta dimostrare che `e sequenzialmente com- patto. Sia quindi {fn} ⊆ F una successione. `E possibile definire ricorsivamente una famiglia numerabile di successioni in questo modo: sia fn(0) la sottosuccessione di fn convergente in K0e fn(k+1)la sottosuccessione di fn(k)convergente in Kk+1. Si pu`o far vedere facilmente che fk(k)`e una sottosuccessione di fnconvergente in C0(X, Y ).
3 Il teorema di Stone-Weierstrass
♠Definizione 3.1 Si dice che un sottoinsieme F di C0(X, R) separa i punti se per ogni x, y ∈ X esiste una f ∈ F tale che f (x) 6= f (y).
♠Definizione 3.2 Si dice che un sottoinsieme F di C0(X, R) non si annulla mai se per ogni x ∈ X esiste una f ∈ F tale che f (x) 6= 0.
♣Teorema 3.1 (Stone-Weierstrass) Sia K uno spazio topologico compatto e sia F una sottoalgebra di C0(K, R) che non si annulla mai e che separa i punti.
Allora F `e densa in C0(K, R).
Dim:
Per dimostrare questo teorema avremo bisogno di numerosi lemmi.
Passo 1: Sia M > 0 un numero reale. Allora esiste una successione di polinomi pn tali che
pn(y) → |y|
uniformemente su [−M, M ].
Dim:
Fissiamo n ∈ N. Per ogni σ > 0 consideriamo la funzione fσ(x) =√
σ2+ x2. Allora per ogni y ∈ [−M, M ]
|fσ(y) − |y|| =p
σ2+ y2− |y| = σ2+ y2− y2
pσ2+ y2+ |y| ≤ σ2 2√
σ2+ M2
Perci`o `e possibile trovare una successione σn tale che |fσn(y) − |y|| ≤ 1/2n per ogni y in [−M, M ]. Per`o le fσ sono analitiche per ogni σ e perci`o `e possibile trovare per ogni n > 0 un polinomio (un troncamento opportuno della serie di Taylor) pn per cui
∀y ∈ [−M, M ] |pn(y) − fσn(y)| < 1 2n Ma allora
∀y ∈ [−M, M ] |pn(y) − |y|| ≤ |pn(y) − fσn(y)| + |fσn(y) − |y|| < 1 2n+ 1
2n < 1 n
che `e la tesi.
Passo 2 Sia F come dalle ipotesi del teorema. Allora per ogni f, g ∈ F anche max(f, g) e min(f, g) stanno in F
Dim:
Dimostriamo prima che se f ∈ F allora ci sta anche |f |. Infatti sia M = maxx∈K|f (x)|. Osserviamo che il massimo esiste perch`e K `e compatto. Al- lora dal lemma precedente esiste una successione di polinomi pn che converge uniformemente alla successione valore assoluto su [−M, M ]. Ma allora la suc- cessione {pnf } di funzioni di F converge uniformemente su K a |f |, perci`o
|f | ∈ F .
Da questo la tesi segue facilmente. Infatti per ogni f, g max(f, g) =f + g + |f − g|
2 min(f, g) =f + g − |f − g|
2
Passo 3 Sia F come dalle ipotesi del teorema. Allora per ogni coppia di punti x1, x2 ∈ K e per ogni c1, c2 ∈ R esiste una f ∈ F tale che f(x1) = c1 e f (x2) = c2.
Dim:
Per le ipotesi esiste g ∈ F tale che g(x1) 6= g(x2) e h1, h2 tali che h1(x1) 6= 0 e h2(x2) 6= 0. Allora consideriamo le funzioni di F
u1(x) = g(x)h1(x) − g(x1)h1(x) u2(x) = g(x)h2(x) − g(x2)h2(x) Osserviamo che le funzioni h1, h2sono essenziali nella definizione delle funzioni u1, u2 perch`e non `e detto che la funzione g(x) − g(x1) stia effettivamente in F (non sappiamo se la nostra algebra contiene le costanti!!!). Ora, sappiamo che u1(x1) = u2(x2) = 0 e inoltre u1(x2) 6= 0 e u2(x1) 6= 0. Quindi la funzione
f (x) = c1
u2(x) u2(x1)+ c2
u1(x) u1(x2)
`e ben definita e sta in F . Inoltre sostituendo si vede immediatamente che
soddisfa la tesi.
Passo 4 Sia F come dalle ipotesi del teorema e sia f ∈ C0(K, R), ε > 0.
Allora esiste g ∈ F tale che
∀x ∈ K |g(x) − f (x)| < ε Dim:
Fissiamo x ∈ K. Allora per il passo precedente per ogni y ∈ K esiste una hy∈ F tale che hy(x) = f (x) e hy(y) = f (y). Poich`e le hy sono funzioni continue, per ogni y ∈ K esiste Uy intorno aperto di y tale che
∀t ∈ Uy hy(t) > f (t) − ε
Allora {Uy}y∈X `e un ricoprimento aperto di K. Per la compattezza di K ne possiamo estrarre un sottoricoprimento finito Uy1, . . . , Uyn. Prendiamo la fun- zione
gx(t) = max(hy1(t), . . . , hyn(t))
Osserviamo che poich`e F `e chiusa per l’operazione di prendere il massimo, gx∈ F per tutti gli x ∈ K. Inoltre gx(x) = f (x) e gx(t) > f (t) − ε per costruzione.
Poich`e gx(x) = f (x) e la funzione gx− f `e continua, esiste per ogni x ∈ K un intorno Vxdi x tale che
∀t ∈ Vxgx(t) < f (t) + ε
Ma allora {Vx}x∈K `e un ricoprimento aperto di K. Ne estraiamo un sottorico- primento finito Vx1, . . . , Vxm. Finalmente definiamo
g(t) = min(gx1(t), . . . , gxm)
Osserviamo ancora una volta che g ∈ F . Inoltre
∀t ∈ K f (t) − ε < g(t) < f (t) + ε
per costruzione. Quindi la nostra g soddisfa la tesi. E facile osservare ora che il passo 4 implica immediatamente la tesi del`
teorema.
♠Definizione 3.3 Un sottoinsieme F di C0(X, C) si dice autoaggiunto se f ∈ F implica ¯f ∈ F .
♣Teorema 3.2 (Stone-Weierstrass, versione complessa) Sia K uno spazio topologico compatto e sia F una sottoalgebra di C0(K, C) che separa i punti, che non si annulla mai e autoaggiunta. Allora F `e densa in C0(K, C).
Dim:
Osserviamo che, poich`e F `e autoaggiunta, f sta in F se e solo se ci stanno Ref e Imf . Infatti
Ref = f + ¯f
2 Imf =f − ¯f 2i
perci`o prendiamo l’algebra costituita dalle parti reali e dalle parti immaginarie delle funzioni di F . Questa `e una sottoalgebra di C0(K, R) che non si annulla mai e che separa i punti (perch`e cos`ı era F ). Quindi `e densa in C0(K, R).
Ma allora C0(K, R) sta in F. Quindi, poich`e F `e un algebra e una funzione a valori complessi `e continua se e solo se lo sono la sua parte reale e la sua parte
immaginaria abbiamo la tesi.
4 Applicazioni
♣Teorema 4.1 (Weierstrass) Sia D un dominio del piano, C0(D, C) lo spazio delle funzioni continue da D a C e O il sottospazio delle funzioni olomorfe da D a C. Allora O(D) `e chiuso in C0(D, C)
Dim:
Poich`e C(D) `e metrizzabile (ogni dominio del piano ha una successione esaustiva di compatti), `e sufficiente dimostrare che il limite di una successione convergente {fn} di funzioni olomorfe `e olomorfo. Sia f tale limite. Per ogni γ curva chiusa in D vale che
Z
γ
fn(ζ)dζ = 0
per tutti gli n ∈ N. Ma poich`e f converge uniformemente su ogni compatto, e quindi in particolare uniformemente sull’immagine di γ, possiamo passare al limite sotto il segno di integrale e ottenere
Z
γ
f (ζ)dζ = 0
Poich`e questo vale per ogni curva chiusa γ in D, per il teorema di Morera la
funzione f `e olomorfa.
♣Teorema 4.2 (Montel) Un sottoinsieme F di O(D) dove D `e un dominio del piano complesso `e compatto se e solo se `e chiuso e limitato.
Dim:
E sufficiente far vedere che F `` e compatto in C0(D, C). Poich`e O(D) `e chiuso, F
`e chiuso in C0(D, C). Inoltre `e puntualmente relativamente compatto, perch`e `e limitato, e perci`o per ogni x ∈ D l’insieme
{f (x) | f ∈ F }
`e limitato in C e perci`o relativamente compatto. Per applicare il teorema di Ascoli-Arzel`a `e sufficiente far vedere che `e equicontinuo. Sia quindi
M = sup{f (x)|f ∈ F , x ∈ D}
che per ipotesi `e un numero reale. Allora, per ogni f ∈ F sup
x∈D
|f0(x)| ≤ M diam(D)
per le stime di Cauchy, dove diam(D) `e il diametro di D, maggiore di 0 perch`e D contiene almeno due punti. Ma allora le derivate delle funzioni in F sono equi- limitate, e perci`o le funzioni di F sono equilipschitziane e quindi equicontinue.
Quindi, applicando il teorema di Ascoli-Arzel`a, concludiamo.
♣Teorema 4.3 (Convergenza delle serie di Fourier)