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2021 ANNO INTERNAZIONALE DELLA FRUTTA:
COMBATTERE LA FAME CON LE SPECIE SELVATICHE
A cura di Marcolina Anastasia DI ANNA A.A. 2020-2021
Introduzione
“Attenti a cosa mettete nel piatto, servirebbe. patentino”
Il 2021 è stato proclamato l’Anno Internazionale della Frutta e della Verdura (AIFV). Riflettori puntati su un ambizioso progetto di sensibilizzazione che mette in evidenza il ruolo svolto da frutta e verdura per la nutrizione umana, la sicurezza alimentare e la salute; oltre che a lanciare un appello: rendere la produzione alimentare ancora più sana e sostenibile attraverso l'innovazione e la tecnologia riducendo le perdite e gli sprechi di cibo, realizzando in tal modo gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibili dell’ONU.
Sono tante le iniziative istituzionali, anche di volontariato e privati in Italia, che puntano ad aumentare la produzione, a migliorare la disponibilità, la salubrità, l’accessibilità economica, e la parità di accesso alla frutta e alla verdura; al fine
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di promuovere la sostenibilità economica, sociale e ambientale e soprattutto di rilanciare la conoscenza e il consumo di questi alimenti.
Combattere la fame e sprechi anche con le specie non coltivate e meno note al grande pubblico: piante, radici, tuberi, fiori, cortecce, erbe, germogli e frutti selvatici che sono alla base del foraging. Ed è proprio Eleonora Matarrese, ormai la regina del foraging in Italia, che con un incredibile lavoro di ricerca, raccolta e divulgazione sta insegnando ad apprezzare i cibi selvatici e invitando ad un comportamento più attento all’ambiente che ci circonda.
La stessa pandemia da Covid-19 ha contribuito a trovare nuovi modi per migliorare la nutrizione e le opportunità di mercato:
"Nell'attuale crisi sanitaria che stiamo affrontando in tutto il mondo, è particolarmente appropriato – ha detto QU Dongyu - promuovere diete sane per rafforzare il nostro sistema immunitario".
Frutta e verdura sono buone fonti di fibre alimentari, vitamine e minerali e composti fitochimici a cui si attribuiscono effetti salutari, perché non sfruttare anche la flora selvatica in tal senso? Ormai tornata prepotentemente, con l’emergenza pandemia, a caratterizzare i nostri prati e boschi dove altrimenti in genere verrebbe eliminata dagli sfalci e dal lavoro dei contadini.
Frutta e verdura, alimenti essenziali per la nostra dieta
La frutta e la verdura sono le parti edibili dei vegetali (per esempio strutture porta-seme, fiori, boccioli, foglie, gambi, germogli e radici), coltivati o di origine selvatica, allo stato grezzo o minimamente trasformati.
Si presentano verdi, gialli, arancioni, rossi o viola (…); ci mantengono sani e aggiungono varietà, gusto e consistenza alle nostre diete e, probabilmente, variare i tipi di frutta e verdura che si consumano, evita una dieta monotona.
Una dieta monotona non è solo malsana per gli esseri umani, ma lo è anche per il pianeta perché può comportare monocolture e una perdita della biodiversità. Eppure, la maggior parte di noi non mangia abbastanza frutta e verdure; questo comporta conseguenze gravi; si stima che nel 2017 ci sono stati 3,9 milioni di morti in tutto il mondo provocate da un’alimentazione povera di questi cibi (OMS,2019).
Fig.1 Fiori ed erbe spontanee raccolti nella cucina della “Cuoca Selvatica” (Eleonora Matarrese).
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Per questo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda di consumare almeno 400 gr al giorno – o cinque porzioni da 80 gr ciascuna (WHO e FAO, 2003) di frutta e verdura per avere effetti benefici sulla nutrizione e sulla salute, essenziali per tutte le età. Anche se la quantità ottimale da assumere dipende da vari fattori, tra cui età, sesso e livello di attività fisica.
Consumare questi alimenti, e nelle giuste quantità, comporta numerosi benefici e vantaggi che aiutano a prevenire problematiche legate alla denutrizione, alla carenza di micronutrienti, al sovrappeso e all’obesità, oltre che ridurre il rischio di malattie non trasmissibili (OMS e FAO, 2005).
Le diete malsane, insieme alla denutrizione, sono tra i primi dieci fattori di rischio per lo sviluppo di patologie gravi a livello globale. Non a caso in quasi tutti i paesi si raccomanda l’assunzione di frutta e verdure, seppur i consigli variano da zona a zona a seconda della disponibilità, accessibilità economica e accettabilità sociale a questi alimenti. Sono molteplici i benefici e i vantaggi che possiamo trarre dal consumo di questi cibi, tra cui:
• Crescita e sviluppo ottimale dei bambini: grazie alla vitamina A, calcio, ferro e folato che rafforzano le difese immunitarie, aiutano a proteggere da malattie sia ora che in futuro;
• Vita più lunga;
• Migliore salute mentale: mangiare 7–8 porzioni al giorno (più del minimo consigliato di 5 porzioni) è collegato ad un minor rischio di depressione e ansia;
• Cuore sano: fibra e antiossidanti presenti in frutta e verdura possono aiutare a prevenire le malattie cardiovascolari;
• Minore rischio di cancro, obesità, diabete;
• Migliore salute intestinale: una dieta ricca di frutta, verdura e altri alimenti ricchi di fibra migliorano la flora intestinale;
• Rafforzamento del sistema immunitario: adeguate assunzioni di frutta e verdura possono ridurre la gravità di alcune malattie infettive; anche se loro non proteggeranno dall’infezione da parte ad es. di un eventuale virus, come il sars cov2, agente causale di COVID-19, il recupero fisico è sicuramente migliore rispetto a quando si segue una dieta povera di questi alimenti.
In media, consumiamo solo circa due terzi della quantità minima raccomandata di frutta e verdure. E come già accennato, le quantità di assunzione variano notevolmente da paese a paese perché alla base di un determinato comportamento alimentare abbiamo a che fare non solo con preferenze alimentari dettate da fattori culturali e sociali, ma anche con disponibilità ed accessibilità economica che variano.
Molti tipi di frutta e verdura sono stagionali e deperibili e quindi non disponibili tutto l'anno. Oltre il fatto che durante la raccolta si assiste ad eventuali perdite di questi alimenti; quantità significative perfettamente adatte
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al consumo vengono sprecate lungo il sistema alimentare a causa di irregolarità estetiche o fisiche, di conseguenza si assiste ad una riduzione delle loro quantità in tutta la filiera: dalla fase di produzione, di trasporto, stoccaggio, lavorazione, trasformazione, di vendita al dettaglio e nei mercati alla fase di consumazione.
Senza dubbio, ciò è aggravato dalla mancanza di impianti di refrigerazione e modalità di trasporto efficaci, oltre che di campi o giardini nei quali ci possa essere la possibilità di far crescere e mangiare in sicurezza frutta e verdura.
L’innovazione e il miglioramento delle tecnologie, anche digitali, e delle infrastrutture sono fondamentali per aumentare l’efficienza e la produttività delle catene di fornitura della frutta e della verdura, al fine di ridurre perdite e sprechi e di ampliare le opportunità di mercato rendendo la filiera più trasparente.
Un punto chiave circa il consumo di questi alimenti è la nostra cultura, il cibo è una parte importante della storia di un paese: cosa cuciniamo e mangiamo determina, in parte, la nostra identità. Ad esempio, gli immigrati preferiscono mangiare il cibo a cui sono abituati; infatti, un immigrato frequenta soprattutto negozi che vendono i prodotti con cui hanno familiarità.
Ma a volte l’associazione di culture e profili alimentari differenti determinano un cambiamento e un aumento dei redditi e stili di vita urbani con una preferenza per la "convenienza" che purtroppo è spesso associata ad un maggiore apporto di zuccheri, oli, prodotti animali e alimenti altamente trasformati, e minor consumo di frutta e verdura fresca - un cambiamento noto come “transizione nutrizionale globale”.
Alla base di questa situazione c’è mancanza di conoscenza: alle persone potrebbe piacere o meno frutta e verdura per il loro gusto ma non conoscono il loro valore per la salute. I bisogni di bambini, adolescenti, adulti e anziani differiscono, così come quelli di uomini e donne. Donne incinte o che allattano hanno necessità di una nutrizione extra, così come le persone che vivono con patologie come l'HIV/AIDS e quelli con diabete e con altri problemi di salute;
ma loro e le loro famiglie potrebbero non essere consapevoli di questo. Spesso le campagne di sensibilizzazione sull'alimentazione e la salute sono mal organizzate e non riescono a promuovere la giusta sostenibilità nei confronti di questi specifici gruppi di popolazione in correlazione ai loro bisogni fisiologici.
Purtroppo, sono gli alimenti trasformati ad essere maggiormente pubblicizzati. Essi vengono presentati come gustosi e socialmente desiderabili.
Il marketing aggressivo promuove cibi e bevande malsani in scuole, uffici e negozi. Le bevande zuccherine sono più facili da acquistare e consumare rispetto al succo appena spremuto; i dolci e gli spuntini confezionati hanno uno scaffale più lungo rispetto a quello in cui possiamo trovare frutta e verdura. Tali cibi competono con gli alimenti naturali per lo stesso dollaro, euro, franco, peso, sterlina, rupia o scellino.
A questo punto, le catene di valore sostenibili ed inclusive dovrebbero contribuire ad aumentare la produzione, a migliorare la disponibilità, la
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salubrità, l’accessibilità economica e quindi la parità di accesso alla frutta e alla verdura, al fine di promuovere la sostenibilità non solo economica, ma soprattutto sociale ed ambientale.
Coltivare frutta e verdura può contribuire a migliorare la qualità della vita, soprattutto integrando i piccoli produttori; le produzioni familiari, locali e delle loro comunità perché contribuiscono a generare reddito, creare mezzi di sussistenza, migliorare l’alimentazione e la sicurezza alimentare, rafforzare la resilienza tramite risorse locali gestite in modo sostenibile, determinando una maggiore “agrobiodiverisità”.
I governi sono seriamente preoccupati per la sicurezza alimentare in questo settore in quanto, a differenza di molti cibi elaborati, frutta e verdura devono essere lavati o pelati e magari cotti prima che possano essere mangiati.
Mangiare frutta e verdura contaminate può far ammalare. La contaminazione può accadere durante la produzione - da acqua di irrigazione, terreno, fertilizzanti o pesticidi - o provenire dalla loro lavorazione e preparazione. Di conseguenza, è difficile gestire gli investimenti di sicurezza alimentare nel settore vegetale, soprattutto se realizzati dagli stessi agricoltori commerciali nella loro produzione.
Bisognerebbe puntare a migliorare l'agricoltura e i servizi di divulgazione per promuovere le pratiche agricole, la buona gestione del suolo e la disponibilità di semi e fertilizzanti; così come le importazioni, importanti per fornire la giusta nutrizione in quei paesi nei quali la produzione di frutta e verdura non è abbastanza; oltre che l’innovazione digitale consentendo di tracciare e rintracciare i prodotti freschi, dalla produzione al consumo. Ciò permette di ampliare le opportunità commerciali, ridurre le perdite e gli sprechi e rendere più trasparente la catena di valore (FAO, 2018). In tal modo, la disponibilità di frutta e verdura va incontro ad un incremento, migliorando la catena del valore che collega i coltivatori con i consumatori. Questo include il trasporto, il marketing, la conservazione, l’elaborazione di strutture, risorse di lavoro e finanze per rendere la catena del valore più efficiente e per ridurre
perdite e sprechi.
Per fare questo occorre l’informazione e soprattutto la formazione scolastica, fondamentali per promuovere frutta e verdura come parte essenziale della dieta. Le scuole sono un aspetto importante di tali campagne promozionali perché messaggi nutrizionali possono aiutare i bambini ad acquisire conoscenze valide per tutta la vita.
Programmi di alimentazione scolastica dovrebbero far parte delle politiche educative, come l'inclusione di frutta e verdure nelle mense scolastiche, restrizioni di marketing sulla vendita di alimenti ad alto contenuto di sale, zucchero e grassi vicino a scuola.
Fig.2 Logo dell’Anno Internazionale di Frutta e Verdura (IYFV2021)
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L’obiettivo è quello di riesaminare i nostri sistemi alimentari, impegnandoci per un mondo più sano, resiliente e sostenibile dove ognuno abbia accesso e possa permettersi quell’alimentazione diversificata che è necessaria a tutti.
Il Wild Food, frutta e verdura selvatica a tavola: una nuova prospettiva per lo sviluppo sostenibile di cibi essenziali per la nutrizione umana
“Avevo iniziato per gioco, poi la mia prima monografia vendette 300 copie in una settimana (…)”. Eleonora Matarrese, la regina del foraging in Italia ed ormai conosciuta come la “Cuoca Selvatica”, valuta, controlla, raccoglie una miriade di prodotti spontanei della terra tra le piante del suo orto a Campsirago e quelle dei vicini boschi; che poi porta a tavola nella sua home restaurant.
Conosce almeno 300 specie botaniche edibili o utilizzabili nella farmacopea, insegnando in questo modo ad apprezzare i cibi selvatici e combattere fame e sprechi con questi.
Uno suo piatto è una tavolozza di colori che farebbe invidia a Monet e a tutti gli Impressionisti; questa studiosa utilizza fra le 120 e le 130 varietà di cibo selvatico: robinie, sambuchi, biancospini, aglio orsino (…). E l’attuale pandemia ha permesso a flora e fauna di riprendere i propri spazi, incrementando la tutela delle specie botaniche e preservando la biodiversità.
Chi falcia i prati fa sì che spariscono sin troppe specie e purtroppo l’Italia è il fanalino di coda dell’Unione Europea (UE), a differenza ad esempio della Gran Bretagna che sceglie di non rasare i prati neppure ai lati, salvando in tal modo circa 700 specie di fiori selvatici. Questa è una pratica che sarebbe bene acquisire per garantire la sostenibilità di specie selvatiche e il loro consumo.
Attraverso il Wild Food Eleonora punta a migliorare la produzione alimentare rendendola più sana e sostenibile, e magari permettere di ricreare “l’anello mancante” tra le specie spontanee e quelle coltivate. Un interessante sfida che ben si inquadra nel programma della FAO per l’International Year of Fruits and Vegetables 2021 (IYFV2021), che - come scrive l’organizzazione delle Nazioni Unite - rappresenta “un’opportunità unica per sensibilizzare sull’importante ruolo di frutta e verdura nella nutrizione, sicurezza alimentare e salute umana e planetaria”.
Cibo prelevato direttamente in natura e trattato per essere cucinato subito o conservato: crude la maggior parte delle Asteracee, cotte o fermentate sambuco e robinia, crudi
anche i fiori di primula, le foglie delle insalate selvatiche, cotte tante radici, foglie, foglie più coriacee come la borragine, e rampicanti come i
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germogli del luppolo, la vitalba; anche se nella maggior parte dei casi questi è sufficiente cuocerli in poca acqua, a fuoco basso e per breve tempo. Altre erbe si utilizzano essiccate, ad esempio l’Equisetum (in Italia ne sono rimasti tre tipi) oltre ai fusti fertili si può utilizzare la polvere, che è un vero super food.
Gli ortaggi wild sono molto più ricchi di sostanze nutritive. Ad esempio, lo spinacio selvatico contiene otto volte più ferro rispetto agli spinaci che si acquistano al supermercato. Di conseguenza bisognerebbe abituare l’organismo poco alla volta all’assunzione di questi cibi; soprattutto se consumati crudi, mentre se sono cotti molte sostanze sono termolabili e spariscono nell’acqua.
Si può dedurre che sono tanti i rischi di questo ritrovato interesse per i cibi selvatici, perché il nostro organismo non presenta tutti gli enzimi per poter digerire sostanze presenti in questi alimenti; per cui è sempre meglio verificare con un esperto che cosa si è raccolto, così come accade con i funghi. Esistono tanti veleni in natura, potenti. E dato che ormai il foraging sembra essere un’attività che conta migliaia di praticanti in tutto il mondo, in Europa come in Italia, bisognerebbe istituire un patentino per limitare la raccolta e ridurre i tanti avvelenamenti che si verificano; seppur i raccoglitori sono quasi sempre armati delle migliori intenzioni, ma talvolta non riflettono a sufficienza sull’impatto che la loro condotta può avere sulla salute umana. Infatti, ad oggi, ci sono norme regionali che regolano / vietano la raccolta di alcune specie: in Lombardia, ad esempio, è proibito raccogliere il pungitopo e la barba di becco dei prati.
La “Cuoca Selvatica” insieme ad un altro esperto di foraging Alessio Gennati, grazie ai loro attenti studi sul Wild Food, hanno definito una sorta di “decalogo”
per sostenere con più attenzione l’ambiente che ci circonda e migliorare con l’innovazione, non solo tecnologica, la produzione alimentare rendendola più sana e funzionale in termini di sprechi e disponibilità a livello globale:
• Il bosco da mangiare. Uscire a fare una passeggiata e scoprire il mondo fuori dalla porta di casa, le aree verdi, le aiuole, i prati e i campi.
Guardare con occhi nuovi, e scoprire una foglia particolare, un fiore che non si era mai visto, un albero maestoso che potrebbero anche essere commestibili;
• Coinvolgere i ragazzi. Insegnare ai figli le storie del mondo naturale:
funghi, piante e tutte le creature viventi visibili e invisibili. Non è necessario stare sempre con il tablet in mano: si potrebbe scoprire un mondo se si sa come appassionarli;
• Lotta alla plastica e al packaging inquinante. Eliminare tutta la plastica che circonda il piccolo mondo: usare una tote-bag, magari cucita a mano o acquistata da un artigiano, al posto dei sacchetti del supermercato;
imparare a realizzare da solo un dentifricio o uno shampoo solido, il proprio deodorante preferito o il sapone o ancora il detersivo per i piatti, e dire addio per sempre a tutte le bottigliette che fanno tanto “scaffale
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del supermercato”. C’è possibilità di rivolgersi a un’associazione in zona o cercare in rete: i corsi online sono tantissimi per poterli fare in tutta sicurezza. Scegliere una borraccia e utilizzarla sempre. Se si è un sostenitore convinto dello stop alla plastica, è possibile anche preparare una e-mail al proprio supermercato di fiducia o ai fornitori, indicando i prodotti che non sono ancora confezionati in plastica riciclabile.
• Comprare dal contadino. Acquistare verdura dai contadini. Il bio è già superato: esiste sicuramente un contadino vicino casa per mangiare naturale, soprattutto stagionale, senza pesticidi. Si guadagnerà in salute, portafoglio e sapore.
• Riconoscere e consumare le specie spontanee. Imparare a riconoscere le specie spontanee: tutti i vegetali derivano da una specie spontanea che si può conoscere e trovare in Natura, imparare a raccogliere e cucinare, per fare il pieno di nutrienti e sperimentare in cucina. Investire in un buon corso con un raccoglitore professionista.
• La sfida domestica all’inquinamento. Pensare a sostituire tutto ciò che inquina, come gli oggetti usa e getta: rasoi, penne, bastoncini e tappi per orecchie, posate, fazzoletti di carta (…), è possibile personalizzare tutto ciò che sarà nostro, duraturo e non inquinante. E magari applicare un po’
di downshifting: non avere nulla in casa che non sia contemporaneamente sia bello che utile. E ogni volta che occorre acquistare qualcosa pensare se davvero occorre, se ne vale la pena e quanto tempo potrà durare.
• Scegliere l’energia elettrica sostenibile. Scegliere l’energia alternativa e se necessario cambiare i fornitori di energia elettrica, gas, etc. per una maggior sostenibilità nei consumi (e sicuramente un maggior risparmio nel portafoglio).
• Impegno per salvare prati e insetti. Il 97% dei prati è scomparso dal 1930 ad oggi. Tre milioni di ettari scomparsi per trattori, agricoltura intensiva e “rasapratini”. Scrivere al proprio comune, alle associazioni di categoria, alle aziende chiedendo di non rasare il prato sistematicamente, di non usare glifosato, antiparassitari, anticrittogamici; di preferire metodi naturali. Presto si noterà come specie selvatiche come insetti, impollinatori e uccelli torneranno e la Natura si riprenderà i suoi spazi.
Questo non significa avere la giungla a cielo aperto ma avere vita, colore, purezza.
• Diffondere e usare le specie antiche. Scegliere bene i semi: acquistare nella grande distribuzione significa acquistare ibridi, semi e piante “da laboratorio” che se annuali o biennali non avranno semenza fertile.
Prediligere i raccoglitori di semi e specie antiche in pericolo. Imparare i binomiali delle specie (il loro nome e cognome) per riconoscere con precisione le piante e imparare le consociazioni e le migliori modalità per la coltura, che è anche cultura. Non è complicato, ed è possibile anche coltivare sul balcone. Per concimare e combattere parassiti utilizzare
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macerati e infusi di piante spontanee: come si potrà ben vedere non è necessario acquistare prodotti chimici, nocivi per l’uomo e per gli animali (anche domestici).
• Aiutare la fauna selvatica in città. Curare la fauna selvatica, anche nelle grandi città: mettere palline di semi per gli uccellini, lasciare delle piante per i bruchi che diverranno farfalle, non cacciare né uccidere i gechi e i pipistrelli, imparare a conoscere tutte le specie viventi e il loro ruolo nella catena della vita e negli ecosistemi. Essere gentili, con tutti, anche con loro: la gentilezza è alla base della serenità, per ogni essere vivente, sempre.
Protagonisti di queste pratiche innovative e “selvatiche” sono i principi dell’agricoltura naturale tracciati da Fukuoka Masanobu; botanico e filosofo giapponese che coltivava lasciando che l’ecosistema agricolo si autoregolasse:
il miglior modo di agire sulla sostenibilità alimentare è “il non agire”, lasciando libero il campo a quel meccanismo di autoregolazione che può manifestarsi soltanto se non gli si fa violenza, come si può ben notare nell'agricoltura, la quale obbedisce a orologi interni ed esterni, atmosferici, e il cui vero motore è la Natura.
Fig.3 Il “Wild Food”: Piante, Radici, Fiori nel piatto (a cura di Eleonora Matarrese)
Conclusione
Quando pensiamo ad un'alimentazione sana, i primi prodotti alimentari che spesso ci vengono in mente sono la frutta e la verdura – colorate, ricchi di vitamine, minerali e fibre, oltre che essere vitali per il corretto funzionamento del corpo umano. I vantaggi di consumare frutta e verdura come parte di una dieta nutriente sono molteplici, in quanto non sono solo benefici per i consumatori, ma anche per il sistema alimentare stesso. Il settore dell'ortofrutta contribuisce ad aumentare la biodiversità, generare sostenibilità ambientale, migliorare i mezzi di sussistenza di agricoltori e dipendenti che operano lungo la catena alimentare.
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Bassa disponibilità, a causa di sfide nella produzione (ad esempio, l'intensità nella manodopera), nei trasporti e nel commercio, e i prezzi elevati dei prodotti di qualità fanno della frutta e della verdura inaccessibili a molti, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Alcune aree del mondo devono affrontare il problema della disponibilità e dell’accesso a questi alimenti.
Frutta e verdura sono prodotti altamente deperibili, e questo può causare elevati livelli di perdita e spreco di cibo ad ogni fase della catena di produzione, a partire dalle fattorie.
Oltre il fatto che molti di questi alimenti essendo consumati crudi, possono anche rappresentare un rischio non solo per lo sviluppo di malattie di origine alimentare legate all'agente patogeno presente nel prodotto, ma anche per la sicurezza alimentare a causa della contaminazione chimica.
Pertanto, è fondamentale guardare il settore vegetale in modo olistico come parte integrante del sistema alimentare, andando oltre i benefici nutrizionali, e quindi esaminando anche i loro benefici sociali, economici e ambientali.
La sensibilizzazione dell'opinione pubblica ai vantaggi nutrizionali per la salute attraverso il consumo di più frutta e verdura nell'ambito di una dieta sana e diversificata ed uno stile di vita equilibrato, oltre che indirizzare l’attenzione verso una politica diretta alla riduzione dello spreco di questi prodotti altamente deperibili; ha permesso di dare spazio al wild food, alle pratiche del foraging, combattendo la fame e gli sprechi anche attraverso il consumo di specie selvatiche.
Fig.4 La coltivazione di frutta e verdura, migliora la qualità della vita e la sostenibilità dei sistemi alimentari di agricoltori familiari e delle loro comunità (FAO 2021).
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Sitografia e Bibliografia
• FAO. 2020. Fruit and vegetables – your dietary essentials. The International Year of Fruits and Vegetables, 2021, background paper.
Rome. https://doi.org/10.4060/cb2395en;
• https://eleonoramatarrese.com/i-skogen/;
• http://en.wikipedia.org/wiki/Masanobu_Fukuoka;
• http://www.fao.org/home/en/;
• http://www.fao.org/fruits-vegetables-2021/en/;
• https://www.corriere.it/pianeta2020/20_maggio_17/piante-radici-fiori- piatto-bosco-cucina-segreti-cuoca-selvatica-932acc06-8eb3-11ea-8162- 438cc7478e3a.shtml;
• https://www.corriere.it/pianeta2020/21_gennaio_10/fao-l-anno-frutta- verdura-combattere-fame-sprechi-le-specie-selvatiche-26a28a4e-5328- 11eb-b612-933264f5acaf.shtml;
• https://www.corriere.it/pianeta2020/21_gennaio_10/frutta-verdura- decalogo-selvatico-eleonora-alessio-b2627bb2-532c-11eb-b612- 933264f5acaf.shtml