• Non ci sono risultati.

Ciò le ha portate successivamente ad incrociare la corrente di Agulhas

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Ciò le ha portate successivamente ad incrociare la corrente di Agulhas "

Copied!
9
0
0

Testo completo

(1)

Discussione

I risultati riguardanti l’analisi oceanografica delle rotte di migrazione rafforzano l’ipotesi precedentemente presentata (Luschi et al. 2003a, 2006, Sale et al. 2006) secondo la quale i prolungati spostamenti in mare aperto delle tartarughe liuto nidificanti in Sud Africa sono in buona parte determinati dall’andamento delle correnti marine presenti nell’area attraversata.

Analizzando le rotte migratorie delle tartarughe liuto sudafricane ricostruite negli anni dal 1996 al 2001 (fig. 6) risultava, infatti, che la maggior parte delle rotte erano state notevolmente influenzate dalle caratteristiche oceanografiche della zona percorsa. In particolare era risultata di massima rilevanza la presenza della corrente di Agulhas al largo delle coste occidentali del Sud Africa (Luschi et al. 2003a, 2006).

Nelle due tartarughe analizzate in questa tesi, la situazione risulta generalmente simile. La loro fase di allontanamento dalla spiaggia di nidificazione è analoga a quella delle tartarughe studiate dal 1996 al 2001. Infatti, anche questi due animali hanno seguito lo schema comportamentale generale individuato in precedenza consistente in un netto allontanamento dalla costa secondo una rotta quasi perpendicolare ad essa, che è stato presumibilmente compiuto nuotando attivamente.

Ciò le ha portate successivamente ad incrociare la corrente di Agulhas

una volta al largo. Entrambe si sono dirette allora verso SW, seguendo

essenzialmente il decorso della stessa, così come hanno fatto le

tartarughe degli anni precedenti, che avevano mostrato un

comportamento simile muovendosi anche loro verso SW all’interno del

flusso principale della corrente (Luschi et al. 2003a, 2006). Il flusso della

corrente di Agulhas è facilmente rilevabile nelle immagini di remote

sensing osservando i dati AVISO sulla velocità geostrofica delle correnti,

(2)

in cui si rileva una chiara direzionalità verso SW dei vettori nella zona a W del continente.

In questo studio dunque è stato molto importante l’affiancamento delle immagini dei vettori di velocità geostrofica delle correnti di AVISO con le immagini di anomalie altimetriche dell’oceano. Il confronto diretto delle immagini ha permesso di avere un quadro più dettagliato e facilmente interpretabile dell’andamento sia delle correnti che dei vortici, della loro direzione e velocità, ed ha permesso di comprendere meglio quanto gli animali siano stati influenzati dalle caratteristiche oceanografiche via via incontrate. Così la parte circonvoluta delle rotte registrate è risultata in gran parte spiegabile considerando sia le anomalie della superficie oceanica sia i vettori di velocità geostrofica presenti nel periodo in questione, sovrapponendole ai tragitti seguiti dalle tartarughe. Dai dati di letteratura è noto che le anomalie altimetriche corrispondono in grande maggioranza a vortici o anelli di corrente (Lutjeharms et al. 1992) e che le aree dove tali anomalie sono localizzate, sono zone dove gli organismi macroplanctonici, come sifonofori e meduse, vengono concentrati (Nel et al. 2001). In questo modo si può ipotizzare che animali come le tartarughe liuto, che si nutrono preferenzialmente di macroplancton (Bjorndal 1997), siano attratti da queste zone particolarmente ricche di cibo. Così è possibile che le tartarughe liuto studiate abbiano preferito mantenersi per lungo tempo all’interno dei vortici, trovandovi un’abbondante fonte di cibo.

Una volta all’interno dei vortici esse tendono a lasciarsi trasportare da

questi, seguendone l’andamento circolatorio e rendendo così minimo il

dispendio energetico per gli spostamenti in senso orizzontale durante il

processo di foraggiamento. Ciò non significa, tuttavia, che le tartarughe

rimangano ferme all’interno delle anomalie; infatti, è noto che esse si

immergono continuamente durante questi periodi (Sale et al. 2006). Esse

sembrano cioè concentrare la loro attività di nuoto sul piano verticale,

(3)

spostandosi all’interno della colonna d’acqua piuttosto che muovendosi sul piano orizzontale tra differenti zone oceaniche.

Nella prima fase di allontanamento dalla spiaggia di nidificazione, le tartarughe sembrano voler raggiungere l’oceano aperto il più rapidamente possibile, nuotando attivamente verso il largo fino a raggiungere la corrente di Agulhas, che le ha portate poi a dirigersi verso SW, costeggiando il continente africano. Questo comportamento iniziale non è probabilmente da attribuire ad una ricerca specifica della corrente in quanto tale (che d’altra parte sarebbe difficile da localizzare in mare aperto lontano dalla costa), ma si può presumere che sia determinato dalla ricerca delle prede planctoniche di cui l’animale si nutre, che sono appunto preferenzialmente associate alle correnti dominanti in un’area e quindi alla corrente di Agulhas in questo caso.

I movimenti oceanici delle tartarughe liuto, almeno nell’Oceano Indiano

Sud-occidentale, sembrano quindi essere fortemente influenzati dalle

correnti incontrate. Molto probabilmente le tartarughe si lasciano

trasportare in larga misura passivamente all’interno del flusso della

corrente, sia nei tratti in cui il flusso è regolare e stabile e le conduce

velocemente verso SW, sia quando vi sono delle instabilità e movimenti

vorticosi che determinano una permanenza prolungata nella stessa area

che presumibilmente offre buone opportunità di foraggiamento. E’ quindi

lecito concludere che la corrente di Agulhas abbia permesso alle

tartarughe di raggiungere con un rapido spostamento e con un minimo

dispendio energetico delle zone ricche di cibo. Un tale risparmio

energetico è fondamentale per animali che trascorrono la maggior parte

della loro esistenza in mare aperto immergendosi in continuazione a

caccia di prede planctoniche, le quali forniscono una bassa resa

energetica. Le risorse marine sono piuttosto rare e distribuite

irregolarmente: è dunque importante per questi animali raggiungere

(4)

facilmente quelle zone dove il macroplancton può essere concentrato grazie a processi fisici (Hays et al. 2006, Olson & Bakus 1985).

Per quanto riguarda l’analisi delle differenze nelle velocità di spostamento delle tartarughe tra il giorno e la notte, i risultati riportati in questa tesi si discostano da quanto ottenuto nel recente studio di Jonsen et. al (in stampa). Le velocità delle tartarughe studiate non sono risultate sostanzialmente differenti tra il giorno e la notte per nessuna tartaruga, tranne che per la 21041, la quale si è mantenuta al largo della spiaggia di nidificazione per un lungo periodo di tempo prima di dirigersi a SW all’interno della corrente di Agulhas. Quest’unico caso peraltro si differenzia notevolmente dai risultati di Jonsen, dal momento che per la tartaruga 21041 è stata registrata una velocità di spostamento notturna tre volte maggiore rispetto alla velocità diurna. Invece nello studio di Jonsen le velocità diurne sono sempre state maggiori di quelle notturne per tutti gli animali seguiti, come è da attendersi in animali che si spostano attivamente di giorno, riservando più tempo alla predazione durante la notte. La sostanziale mancanza di differenza nelle velocità tra il giorno e la notte nel nostro studio fornisce ulteriori indicazioni a favore dell’ipotesi che le tartarughe siano trasportate dalle correnti: infatti, se così è, non ci si aspetta alcuna differenza tra il giorno e la notte. E’

importante tuttavia ricordare che il discostamento dai risultati ottenuti da

Jonsen possono essere probabilmente dovuti alla diversa metodologia

utilizzata per l’analisi. Infatti, anche nello studio sopracitato la maggiore

velocità diurna rispetto a quella notturna rilevata durante la migrazione

delle tartarughe non veniva evidenziata utilizzando il metodo

convenzionale di calcolo, come effettuato invece in questa tesi. Inoltre

bisogna ricordare che le analisi di Jonsen non riguardano tartarughe in

migrazione nelle acque del Sud Africa ma a NE del Canada, dove i

(5)

parametri oceanografici e la distribuzione di cibo possono essere differenti.

Per quanto riguarda la tartaruga 29359, il tracking ha cominciato a fornire dati anomali a partire dalla longitudine di circa 24°E, in prossimità di Port Elizabeth. Più specificatamente, non sono più pervenute registrazioni di immersione dell’animale, che dunque sembrerebbe essere rimasto sempre in superficie. Ciò può essere dovuto a diversi fattori come precedentemente illustrato (vedere pag. 48). L’ipotesi più probabile è che sia avvenuto il decesso dell’animale e che la tartaruga sia dunque rimasta sempre a galla, comportandosi come una boa e seguendo quindi passivamente l’andamento delle correnti. In effetti, la 29359 ha seguito quasi perfettamente l’andamento delle correnti dedotto dalle anomalie e dai vettori di velocità geostrofica: la rotta è infatti risultata sovrapponibile alle immagini in maniera molto precisa. Inoltre nell’ultimo tratto di rotta, intorno ai 25°E di longitudine, la tartaruga ha eseguito dei piccoli loop tipici anche nei tracciati seguiti dalle boe oceanografiche prese in esame nella stessa area (Luschi 2003a, 2006).

Passando infine all’analisi dell’indice di contributo delle correnti, sono stati ottenuti dei risultati abbastanza contraddittori (Luschi et al. 2003a, 2006).

Infatti i risultati di questa analisi sembrano mostrare che le tartarughe non si lasciano solo trasportare dalle correnti durante i loro movimenti migratori ma che nuotano invece attivamente, anche in quei tratti dove la corrente dovrebbe essere molto forte e quindi potrebbe permettere uno spostamento orizzontale passivo dell’animale (ad esempio nel flusso principale della corrente di Agulhas). Questo si rileva osservando i valori di velocità media delle correnti e di velocità di nuoto delle tartarughe:

lungo quasi tutto il tracking la velocità di nuoto delle tartarughe è sempre

risultata maggiore di quella delle correnti, indicando così un nuoto attivo

(6)

degli animali. Inoltre si rileva come il movimento attivo degli animali sia avvenuto sostanzialmente nella stessa direzione della corrente.

È tuttavia importante considerare che i valori di velocità geostrofica derivati dai dati di remote sensing per le zone nelle quali è stato registrato il passaggio delle tartarughe sono inferiori di quelli normalmente riportati in letteratura. Infatti i dati forniti da AVISO all’interno del flusso principale della corrente di Agulhas presentano un valore medio di velocità geostrofica di 0.6 m/s, mentre è noto dalla letteratura che in questa zona la corrente raggiunge valori di velocità anche superori ai 2 m/s (Lutjeharms & Walters 1985). È quindi possibile supporre che i dati AVISO forniscano una considerevole sottostima delle correnti. Questa avrebbe così portato ad un calcolo erroneo della velocità di nuoto delle tartarughe e quindi a supporre una maggiore velocità di nuoto attivo di queste ultime. I dati di AVISO purtroppo non sono in grado di fornire i dati relativi alla forza esercitata dal vento sulle correnti superficiali (componente di Ekman), trascurando così una componente importante.

Questa può essere la causa della sottostima supposta e sarebbe interessante verificare l’entità della componente di Ekman sulle correnti superficiali.

Nonostante la sottostima delle correnti, l’analisi dell’indice di contributo

delle correnti è stato comunque utile per rappresentare come queste

abbiano influenzato il comportamento degli animali. Ad esempio, per la

tartaruga 29359, che è divenuta inattiva in prossimità della retroflessione

di Agulhas, sono stati ottenuti dei valori di I

cc

maggiori rispetto a quelli

ottenuti per la tartaruga 18262. Ciò è in accordo con quanto ci si

aspettava, poiché si ritiene che la 29359 dovrebbe essere stata soggetta

all’azione delle correnti molto più che la 18262, comportandosi

essenzialmente come una boa oceanografica passivamente sottoposta

alla deriva in oceano aperto.

(7)

Entrambe le tartarughe hanno mostrato valori simili di I

cc

quando erano all’interno del flusso principale della corrente di Agulhas, con una diminuzione del valore solo nei casi in cui le tartarughe si spostavano fuori dal flusso (che denota un aumento della componente di nuoto attivo) come, ad esempio per la 18262, nel tratto iniziale di rotta e intorno ai 24°E di longitudine. Nel primo caso la tartaruga ha seguito una piccola anomalia altimetrica che l’ha portata fuori dal flusso principale, mostrando una componente attiva di nuoto probabilmente legata alla volontà di uscire dalla corrente di Agulhas e dirigersi verso una fonte ricca di cibo.

Nel secondo caso, è stata registrata un’improvvisa diminuzione del valore di I

cc

e, dalle immagini di velocità geostrofica, si nota che la tartaruga stava nuotando controcorrente in quel punto (fig. 20), anche se non ci sono ipotesi sul motivo di questo cambiamento. Sempre per la 18262, all’incirca intorno ai 15°E di longitudine, l’indice mostra dei valori concordanti con l’andamento delle correnti e lo spostamento dell’animale, che effettua un loop antiorario in accordo con un’anomalia positiva, seguendo quindi il decorso del vortice. Infine, l’ultimo tratto di rotta in oceano Atlantico, caratterizzato da un percorso più circonvoluto, ha fornito i valori minimi di indice registrati durante il tragitto, indicando così che in quella zona l’animale aveva un nuoto attivo, probabilmente legato alla ricerca di prede macroplanctoniche molto ricche in questa zona a ovest della costa della Namibia.

È importante ricordare che quest’ultimo metodo di analisi è stato un primo

tentativo di quantificazione del contributo delle correnti sugli spostamenti

delle tartarughe ricostruiti tramite tracking satellitare. Questa metodologia

al momento non risulta perfettamente corretta e adatta, ma ha

sicuramente fornito dati importanti dal punto di vista biologico e

comportamentale. Sarà molto interessante proseguire in questa direzione,

magari utilizzando dati più affidabili sulle correnti (Gaspar et al. 2006,

(8)

Girard et al. 2006) per avere un metodo di analisi adeguato a quantificare questa azione per le tartarughe sudafricane, in cui questa influenza è stata finora osservata da un punto di vista prettamente qualitativo.

In conclusione, la presente analisi ha mostrato come i fattori oceanografici siano elementi chiave per un’ interpretazione esaustiva dei movimenti su lunga distanza delle tartarughe liuto. Grazie a questo tipo di approccio è infatti possibile valutare i fattori che dirigono i movimenti delle tartarughe, nonché identificare dettagliatamente gli elementi che determinano la forma delle rotte rilevate.

La strategia adottata dalle tartarughe di farsi trasportare per lo più passivamente dalle correnti potrebbe essere in accordo con le loro esigenze di risparmio energetico e quindi con la necessità di trovare facilmente zone in cui il cibo è abbondante (Hays et al. 2006), quali le aree biologicamente ricche a sud dell’Africa o le zone interessate da fenomeni di upwelling, nelle quali si concentrano i nutrienti (Luschi et al.

2003a).

Lo studio degli spostamenti post-riproduttivi aiuta ad incrementare le

conoscenze della biologia delle tartarughe liuto e ciò permette di

migliorare e fornire le basi necessarie per la pianificazione di futuri

progetti di salvaguardia. E’ infatti di fondamentale importanza conoscere

quali siano i percorsi seguiti più frequentemente dalle tartarughe nei loro

spostamenti migratori, per ridurre, ad esempio, il traffico marittimo o per

controllare la pressione di pesca in quei tratti. E’ anche molto importante

conoscere i luoghi di foraggiamento per cercare di proteggere il più

possibile tutti gli habitat frequentati (James et al. 2005c). Tutte le specie di

tartarughe marine sono attualmente minacciate o in via di estinzione

(Pritchard 1997, IUCN 2004) ed è quindi prioritario pianificare misure di

(9)

conservazione efficienti e basate su un’approfondita conoscenza del loro

comportamento, sia vicino alle coste che in alto mare.

Riferimenti

Documenti correlati

Risultati del secondo esonero di Calcolo Differenziale ed Integrale I e

[r]

I primi due sottogruppi, misurati sei anni dopo, mostrano strano traiettorie di sviluppo scolastico differenti, ma coerenti: gli studenti “engaged” sei anni dopo stanno portando

La probabile proliferazione cellulare indotta dal sistema nervoso è suggerita in planaria dalla presenza di cellule DjMCM2 positive radioresistenti, che iniziano a

I risultati sono comunque attendibili, e ciò conferma come il modello di sorgente dato nel paragrafo 2.2 sia indipendente dalla particolare discretizzazione intorno alla zona

Questo risultato permette di avere subito un’idea di quanto sia differente la distribuzione delle pressioni in questi mezzi rispetto ad un materiale isotropo come ad esempio

La Dr.ssa Claudia Corti e la Dr.ssa Marta Poggesi per aver fornito i permessi per l'esame delle collezioni erpetologiche della Specola di Firenze.. Il mio amico Giancarlo Borracci

Axis I psychopathology in bariatric surgery candidates with and without binge eating disorder: results of structured clinical interviews.. Psychiatric disorders among