Scopo della Tesi 36
S
COPO DELLAT
ESILo scopo di questa tesi è lo studio del ruolo del corpo calloso nella binocularità della corteccia visiva. In letteratura i risultati degli esperimenti condotti sul ruolo delle connessioni interemisferiche nell’animale normale sono contraddittori. Le discrepanze tra i risultati pubblicati sono probabilmente dovute a una serie di fattori, tra cui è importante sottolineare l’uso di tecniche diverse e spesso molto invasive, come il taglio delle fibre callosali (callosectomia), che innescano processi infiammatori o di riarrangiamento e plasticità neuronale conseguenti al taglio. Questa incongruenza tra i risultati sperimentali ottenuti in passato ci ha spinto a cercare un approccio non invasivo di studio in acuto degli effetti del corpo calloso sulla binocularità. Il modello utilizzato è il sistema visivo del ratto. Allo scopo di isolare gli ingressi callosali sono state effettuate iniezione di tetrodotossina (TTX) nel corpo genicolato laterale per bloccarne l’attività e inibire così la via diretta alla corteccia visiva. Per controprova, l’inattivazione dei neuroni callosali è stata effettuata mediante microiniezioni acute di muscimolo nella corteccia visiva controlaterale al sito di registrazione. La registrazione elettrofisiologica di Potenziali Visivi Evocati (VEP) prima e dopo l’iniezione delle tossine mostra che il calloso è coinvolto nella determinazione della binocularità corticale, veicolando prevalentemente informazioni provenienti dall’occhio ipsilaterale.
Nella seconda parte del lavoro sperimentale, dati i risultati ottenuti, si è indagato il fenomeno della inibizione oculare in corteccia. È noto che le afferenze talamiche sono prevalentemente guidate dall’occhio controlaterale, per via della marcata decussazione delle fibre nel chiasma ottico dei roditori (95%). Si è avanzata allora l’ipotesi di una circuiteria che prevede la via diretta eccitatoria sui neuroni corticali affiancata da una via disinaptica inibitoria. Per verificare questa ipotesi, si è provveduto a registrare i VEP in corteccia prima e dopo l’inattivazione di uno o l’altro occhio mediante iniezioni intraoculari di TTX, dimostrando che l’occhio controlaterale è in grado di inibire le afferenze dell’occhio ipsilaterale.
Per ovviare a problemi sperimentali dovuti all’uso della tetrodotossina, si è collaudato l’uso di una metodica alternativa di inattivazione dell’occhio mediante l’aumento di pressione intraoculare, riservandoci di utilizzarla in futuro.