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The Great Earl of Cork a Lismore Castle.

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Academic year: 2021

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UNIVERSITA’ DI PISA

DIPARTIMENTO DI CIVILTA’ E FORME DEL SAPERE

ANNO ACCADEMICO 2016/2017

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE

IN STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE,

DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA

Classe LM-89: Storia dell’arte

TESI DI LAUREA MAGISTRALE

THE GREAT EARL OF CORK A LISMORE CASTLE

Il Relatore: Il Candidato:

Prof.ssa Cinzia Maria Sicca Giulia Grasseschi Il Correlatore:

Prof.ssa Antonella Capitanio

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Indice

Introduzione. …pag. 5.

Capitolo 1: The Great Earl of Cork. …pag. 10.

1.1. Richard Boyle, un inglese trapiantato in Irlanda. …pag. 10. 1.2. Ansia di nobiltà. …pag. 14.

1.3. La residenza di Youghal. …pag. 17.

1.3.1. Il monumento funebre della famiglia Boyle. …pag. 18. 1.4. Matrimoni e alleanze. …pag. 20.

1.5. Un decennio turbolento. …pag. 25.

Capitolo 2: Lismore Castle: vicende della ricostruzione. … pag. 30.

2.1. Lismore: dalle origini monasteriali a Sir Richard Boyle. …pag. 31. 2.2. Case-torri e case-fortezze. …pag. 35.

2.3. Il restauro di Lismore Castle ad opera di Sir Richard Boyle, 1604-1630. …pag. 40. 2.3.1. Fasi del restauro. …pag. 40.

Capitolo 3: Arredi, abiti, gioielli: lusso e status symbol nell’Irlanda di Lord Cork. …pag. 54.

3.1. Il mercato ed il consumo della merce di lusso. …pag. 54. 3.2. Gli arredi nelle dimore di Lord Cork. …pag. 58.

3.2.1. Gli arredi a Lismore Castle. …pag. 59. 3.3. La fiera della vanità: vestiti e gioielli. …pag. 72.

3.3.1 Abiti e rappresentanza: il guardaroba di Lord Cork e famiglia. …pag. 74. 3.3.2. Perle e diamanti: i gioielli di Lord Cork. …pag. 86.

Conclusione. …pag. 91.

Illustrazioni. …pag. 96.

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Introduzione

Il castello di Lismore, affacciato sulle rive del fiume Blackwater e situato al confine tra la contea del Waterford e quella di Cork nell’Irlanda meridionale, fu originariamente un antico monastero e centro di cultura di primaria importanza per la regione, divenendo solo nel XVII secolo di proprietà di Richard Boyle, meglio noto come The Great Earl of Cork, il quale si era guadagnato il titolo nobiliare ed una grande ricchezza con il commercio di ferro e legno con la vicina Inghilterra, con i Paesi Bassi e con l’Europa in generale. Egli si inserì nell’ultima ondata di colonizzazioni, le Plantations, patrocinate dalla corona inglese ai danni dei nativi gaelici, ai quali venivano espropriati terreni e proprietà immobiliari. Lord Cork acquistò il castello nel 1602 da Sir Walter Raleigh, poeta e corsaro, favorito della regina Elisabetta I che, alla morte della sovrana, finì in disgrazia e fu imprigionato e giustiziato sotto re Giacomo I con l’accusa di alto tradimento. Il futuro Conte di Cork pagò 1.000 sterline per l’acquisto di tutti i beni immobili di Raleigh, comprendenti anche la College House di Youghal e la chiesa di St. Mary, all’interno della quale fece costruire la sua tomba, terminata nel 1620.

Lord Cork investì ingenti quantità di denaro nel restauro del castello di Lismore, il quale era stato abbandonato all’incuria negli anni delle guerre e delle ribellioni, le Desmond

rebellions, che videro scontrarsi i nativi gaelici ed i colonizzatori.

Le maestranze locali, con le quali il conte mantenne rapporti costanti ed una fitta corrispondenza, annotando dettagliatamente i costi dei materiali e della manodopera, si impegnarono nella ricostruzione radicale di tutto il complesso abitativo e di servizio, come le stalle e le rimesse per le carrozze, realizzando anche nuovi lussuosi ambienti come la cappella privata, la Gallery ed un casino nel parco, probabilmente utilizzato per la caccia. Lord Cork, che non aveva esperienza diretta degli orientamenti del gusto nel resto d’Europa, a causa della posizione isolata dell’Irlanda, si affidò al mercato inglese, decorando gli ambienti del castello di Lismore con lussuosi complementi di arredo provenienti da Londra, con alcune eccezioni esotiche dai mercati orientali. Lord Cork incaricò soprattutto il mercante lucchese Filippo Burlamacchi, che nella capitale inglese, tra le sue varie attività, ricopriva anche il ruolo di suo fidato agente, di acquistare beni di lusso come mobili, arazzi, abiti, gioielli, argenterie all’ultima moda per potersi tenere

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sempre al passo con le tendenze provenienti da Londra e per poter vivere con lo stesso stile di vita dei nobili inglesi e continentali.

La ricerca, basata sui documenti, sulle ricevute di pagamento, sui registri delle spese tenuti dal primo Conte di Cork e da Burlamacchi, sulla corrispondenza privata e sugli inventari di Youghal, Lismore e della Cork House di Dublino, ha portato alla luce interessanti aspetti della vita di Richard Boyle e delle sua famiglia nell’Irlanda del 1600: ingenti somme di denaro venivano spese per acquistare i lussuosi arredi, molti metri di tessuti, i gioielli, vino, ritratti di famiglia e di personalità importanti con legami a corte ed altri beni di valore. Dai documenti e dalle annotazioni del Conte sui suoi diari, il Journal, traspare, in effetti, il costante desiderio di affermazione di Lord Cork. Le immense ricchezze accumulate, infatti, consentivano alla famiglia di vivere una esistenza agiata, ma, comunque, sempre amareggiata dall’opinione dei nobili inglesi che consideravano la nobiltà irlandese, per la maggior parte costituita da titoli di recente investitura, inferiore. La continua aspirazione di Lord Cork ad essere accettato dai nobili inglesi, come loro pari, si riflette nei suoi acquisti, che comportarono un cospicuo dispendio di risorse ed energie, pur di compensare la nomea di nobile di provincia.

*

La tesi si articola in quattro capitoli: capitolo 1, “The Great Earl of Cork”; capitolo 2, “Lismore Castle: vicende della ricostruzione”; capitolo 3, “Arredi, abiti, gioielli: lusso e

status symbol nell’Irlanda di Lord Cork”; infine, la “Conclusione”.

Il primo capitolo (The Great Earl of Cork), fa riferimento alla biografia del conte, assegnando ampio spazio alle connessioni nobiliari che Lord Cork garantì ai suoi figli tramite la pianificazione di matrimoni strategici con importanti famiglie dell’aristocrazia inglese ed irlandese dell’epoca.

Il secondo capitolo (Lismore Castle: vicende della ricostruzione), più prettamente storico-architettonico, espone dapprima una panoramica sulla questione delle case-torri e delle case-fortezze in Irlanda e mira, principalmente, a delineare i lavori di ristrutturazione del castello, avvenuti tra il 1604 ed il 1630 circa. Vengono altresì istituiti confronti con dimore nobiliari inglesi, quali Nonsuch Palace, costruito da re Enrico VIII nel 1538 e demolito nel 1682, Knole House, antica sede episcopale nella contea del Kent, riconvertita da Enrico

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VIII in dimora usata per la caccia, e, in seguito, fino ai nostri giorni, residenza della famiglia Sackville, imparentata con i reali d’Inghilterra; ed infine, Hardwick Hall, costruita alla fine del XVI secolo da Bess of Hardwick, nota ai suoi tempi per il cospicuo patrimonio, anche immobiliare, frutto dell’eredità dei suoi quattro mariti.

Il terzo capitolo (Arredi, abiti, gioielli: lusso e status symbol nell’Irlanda di Lord Cork), è interamente dedicato alla comprensione dei gusti e dello stile di vita di Richard Boyle e della sua famiglia; vengono così analizzati i rapporti tra il nobile ed il mercato dei beni di lusso, attraverso la mediazione dei suoi agenti incaricati di acquistare oggetti di lusso a Londra e in Europa. Come nel corso del secondo capitolo, è stato curato il confronto tra quanto emerge dai documenti esaminati e quanto osservabile direttamente o indirettamente, tramite ritratti o, in generale, materiale iconografico in fatto di arredi, abbigliamento e gioielli.

Nella “Conclusione”, infine, si è tentato di ipotizzare la storia del castello negli anni successivi alla morte del primo Conte di Cork (1643). Dalle memorie raccolte dall’erede, Lord Dungarvan, pare che il castello fosse stato riscattato dopo le rivolte della guerra civile (1642-1651) e fosse stato abitato dall’ormai secondo Conte di Cork durante l’Interregnum (1649-1660), periodo nel quale si presume che questi abbia iniziato i lavori di restauro dello stabile, testimoniati da alcune memorie, e che li abbia condotti poi avanti grazie all’aiuto dell’agente Anthony Richards anche dopo il 1662, quindi dopo il rientro in Inghilterra, dall’esilio in Francia, condiviso con re Carlo II e dopo l’acquisizione del titolo di Conte di Burlington, tra i Pari d’Inghilterra.

Dopo il secondo Conte di Cork, non si hanno ulteriori notizie del castello. Il 27 marzo del 1748, Lismore e le altre proprietà inglesi ed irlandesi del Conte di Cork e Burlington, passarono in eredità al quarto Duca del Devonshire, grazie al matrimonio tra questi e Lady Charlotte Boyle, unica erede del quarto Conte di Cork e terzo Conte di Burlington.

Tre fonti iconografiche permettono di raccontare, per gradi, la storia del castello: una incisione del 1746, mostra Lismore, ancora di proprietà dei Boyle, in un discreto stato di mantenimento; un dipinto, realizzato intorno alla fine del XVIII secolo, lo mostra, invece, in parte in rovina; infine, uno schizzo, di Frederick Ponsonby, terzo Conte di Bessborough durante un viaggio in Irlanda nell’inverno del 1812, mostra il castello in fase di restauro. Dopo circa centocinquanta anni dalla morte del primo Conte di Cork, infatti, fu il sesto Duca del Devonshire che si occupò di ricostruire il castello. Egli, probabilmente

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affascinato dallo stile dell’originaria costruzione o dalla sua posizione predominante sulla vallata e sul fiume Blackwater, ingaggiò l’architetto Joseph Paxton per un’ingente opera di ricostruzione e restauro che vide la maggior parte dell’originario edificio scomparire per sempre dietro ad una nuova facciata, a tutt’oggi visibile, caratterizzata da un forte gusto di Revival Gotico.

*

La ricerca è stata svolta durante un soggiorno all’estero, della durata complessiva di nove mesi, dapprima nel sud dell’Irlanda, a Cork, dove sono stati consultati i diari del primo Conte di Cork trascritti, in dieci volumi e divisi in due serie, dal Reverendo Alexander B. Grosart nel 1886, su richiesta del settimo Duca del Devonshire, presenti nell’Archivio di Stato e nella Special Collection presso l’University College of Cork. Sempre in Irlanda, sono state preziose le fonti custodite presso la National Library di Dublino, dove ho potuto analizzare personalmente l’inventario del 1624, scritto da Lord Cork, e gli inventari redatti

post-mortem sia nella College House di Youghal, che al castello di Lismore.

La necessità di più approfondite ricerche mi ha infine spinta in Inghilterra, nella prestigiosa cornice della dimora del Duca del Devonshire. A Chatsworth House, ho avuto accesso agli archivi privati della famiglia, dove ho potuto consultare i diari originali del primo e del secondo Conte di Cork e tutte le lettere, le ricevute, i registri contabili degli agenti, contenuti all’interno della raccolta Cork Manuscripts.

*

Vorrei, in primis, ringraziare la mia relatrice Professoressa Cinzia Maria Sicca, per avermi introdotta nel mondo delle British Country House, per i preziosi consigli ed il sostegno nella ricerca.

Grazie al Professor Peter Murray, che mi ha accolto a Cork, perché mi ha fornito importanti basi e suggerimenti su cui iniziare gli studi per la tesi e per avermi dato l’opportunità di visitare il castello di Lismore, di norma chiuso al pubblico.

Grazie a Charles Noble, James Towe e Aidan Haley e allo staff dei Chatsworth Archives per avermi aiutato, accolto e, con la loro gentilezza, fatto vivere un’esperienza che mai dimenticherò. Grazie alla Universty College of Cork per avermi aiutato nelle ricerche e nello studio.

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Un grazie, che non ha eguali per importanza ed intensità, va alla mia famiglia, ma sopratutto e sopra tutti, alla mia Mamma e al mio Papà. Grazie al vostro amore e al vostro sostegno, ai tanti sacrifici, ho potuto vivere un’esperienza unica: non avrò mai modo di ringraziarvi abbastanza per tutto quello che avete fatto e per avermi fatto crescere, maturare e diventare ciò che sono oggi e per questo spero di rendervi sempre orgogliosi e felici, nonostante le scelte che farò nella vita.

Un grazie va al mio “fratellone” Giacomo, non avrei mai potuto desiderare di avere un fratello migliore e più paziente!

Grazie ai miei nonni Alfredo, Carolina, Lietta e Nelio: i nonni sono i nonni, e migliori di voi non ne esistono al mondo! A Giorgia e Chiara, con la speranza di esservi di ispirazione e di poter assistere, un giorno, alla vostra laurea; a Roberto, Silvio, zia e zio, nelle tante difficoltà la famiglia è sempre unita.

Infine, ma non meno importanti, grazie alle mie strepitose Biancalucia Maglione, Claudia Del Carlo, Federica Dondolini, Eleonora Dati, Michela Dalle Mura, per tutte le nostre risate, esperienze ed avventure: le persone migliori che potessi incontrare sulla mia strada e le amiche migliori che potessi mai desiderare di avere!

Grazie anche a Zarina Rafiq, per le nostre chiacchierate e la condivisione dei nostri sogni, che spero un giorno possano avverarsi; a Elisabetta Bertozzi, da tempo lontane, ma sempre vicine!

Un grazie speciale al mio Tobia, fedele amico.

Un grazie poi va a Te, anche se per orgoglio non te lo meriteresti, ma non potevo non ringraziarti per l’aiuto, i sacrifici, la pazienza, la follia, il sostegno e l’amore che mi hai dimostrato.

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Capitolo 1

The Great Earl of Cork

Most of us have been so long accustomed to think of Ireland as 'the distressful country', the land of old, unhappy far-off things, that we feel an incredulous surprise on hearing of a man who actually won name and fame in Ireland, and whose own fortune prospered while he shed prosperity around him1.

1.1. Richard Boyle, un inglese trapiantato in Irlanda.

Richard Boyle nacque a Canterbury il 13 ottobre del 1566 (fig. 1); era figlio di Roger Boyle, proprietario di alcuni possedimenti nell’Herefordshire, e di Joan Naylor, la cui famiglia si era da lungo tempo stabilita a Canterbury; anche Roger e Joan vi risiedettero, prendendo casa a Preston.

Richard, secondogenito della famiglia, fu educato a Faversham e non seguì le orme del fratello maggiore, John, che invece frequentò la King’s School a Canterbury. La separazione dei due fratelli nel periodo della prima istruzione può essere spiegata con la morte del padre avvenuta nel 1576 e la conseguente impossibilità economica di garantire ad entrambi la medesima educazione. Nonostante i problemi economici2, nel 1583

entrambi i fratelli si immatricolarono al Bene’t College, meglio noto come Corpus Christi, dell’Università di Cambridge. Richard si ritirò prematuramente dagli studi senza conseguire il diploma, ma acquisì nozioni ed esperienze nel settore legale ed amministrativo lavorando a Londra3. Ben presto il giovane Boyle capì che, 'neither wealth

nor fame were to be gained by drudging at a copy desk'4; decise allora di intraprendere un

viaggio in una terra straniera, dove fosse possibile creare ed accumulare nuove ricchezze5.

Fu così che lasciò Londra per andare a cercare fortuna nella vicina Irlanda. Arrivò a Dublino il 23 giugno del 1588 con: un farsetto in taffettà, pantaloni in velluto, un abito 1 D. Townshend, prefazione a The Life and Letters of The Great Earl of Cork, di D. Townshend (London:

Duckworth and Company, 1904), 5.

2 ‘The Great Earl of Cork was not born great’; D. Townshend, 1904, 6.

3 N. Canny, “The enigmatic career of Richard Boyle, 1566-1643”, in The upstart Earl. A study of the social and mental world of Richard Boyle first Earl of Cork 1566-1643, (Cambridge: Cambridge University Press, 1982), 5.

4 D. Townshend, 1904, 5. 5 D. Townshend, 1904, 5.

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nuovo in pizzo e taffettà, un bracciale in oro, un anello di diamanti appartenuto alla madre e con sole ventisette sterline nel suo borsello6.

Dal 1590 lavorò come Deputy Escheator7, impiego che lo portò alla scoperta di inganni

nell’acquisizione di titoli terrieri, soprattutto nelle regioni del Connacht e del Munster, da parte dei nuovi proprietari ai danni della corona inglese.

Boyle, a sua volta, incamerò alcuni di questi appezzamenti, approfittando di affitti a basso costo8; altre terre, nella contea di Limerick, divennero di sua proprietà grazie al matrimonio

avvenuto il 6 novembre del 1595 con l’ereditiera Joan Apsley. Le nozze portarono nelle tasche di Richard, oltre ai terreni agricoli, anche una rendita di cinquecento sterline annue. L’unione ebbe vita breve in quanto la moglie e il primogenito morirono durante il parto a Mallow nel dicembre del 15999.

Boyle gioì ben poco della sua nuova, piccola, ricchezza. L’Irlanda, tra la fine del sedicesimo e gli inizi del diciassettesimo secolo (1594-1603), era scossa da rivolte contro le ultime colonizzazioni ordinate dalla regina Elisabetta I in quei territori che, precedentemente acquisiti dalla corona, da questa erano stati poi venduti ai nuovi proprietari, i “Nuovi Inglesi”, in contrapposizione ai loro predecessori, i “Vecchi Inglesi”, che ormai mantenevano solo deboli e logori legami con l’Inghilterra10.

Oltre alle rivolte in atto, la tranquillità di Richard fu minata anche dai malcontenti e dalle vendette che ricaddero su di lui in seguito alle denunce di brogli che egli aveva presentato durante il suo mandato come Deputy Escheator, e che portarono Boyle ad essere accusato, e più volte imprigionato, durante il decennio 1590-1600.

6 'I arrived out of England into Ireland, when God guided me first hether, the xxiij(rd) of June, being mydsomer even, 1588: bringing with me a taffata doublet and a pair of vel[v]ett breechs, a new sute of laced ffustein cutt uppon tafatta, a bracelett of gold worth x(li), a diamond ring, and xxvij(li) iij(i) in money in my purse'; Chatsworth: Cork Manuscripts Journal 25, Tomo 1, 3.

7 Oxford Reference: “escheator” è il rappresentante e curatore in ogni contea di terreni che il sovrano acquisiva solo temporaneamente. Cfr:

http://www.oxfordreference.com/view/10.1093/oi/authority.20110803095757669 8 N. Canny, “The enigmatic career of Richard Boyle, 1566-1643”, 1982, 5.

9 N. Canny, “The enigmatic career of Richard Boyle, 1566-1643”, 1982, 5.

10 La prima parte di queste azioni di colonizzazione, che si identificano con il nome di Plantations, avvenne tra il 1581 e il 1607, periodo nel quale è possibile inserire anche le prime pionieristiche vicende di Richard Boyle, il quale però otterrà terreni, ricchezze e titoli nobiliari soltanto nella seconda ondata di colonizzazioni avvenute tra il 1608 ed il 1641. Essa coinvolse un alto numero di coloni che videro, in questi territori confiscati, nuove opportunità economiche e di scalata sociale. Già dal 1590 circa 3.000 Nuovi Inglesi si stabilirono in Irlanda e nel 1598 si contavano 12.000 nuovi coloni, nella sola regione del Munster. ‘They had begun what became a profitable trade in timber for barrel staves, shipbuilding, and other uses, and they paid quit-rent to the crown of £ 2,000 a year and upwards'; G.A. Hayes-McCoy, “The completion of the Tudor conquest and the advance of the counterreformation,1571-1603”, in A New History of Ireland, Vol. III, Early Modern Ireland 1534-1691, ed. T. W. Moody, F. X. Martin e F. J. Byrne (Oxford: Clarendon Press, [1976] 1978), 114.

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Fu solo grazie all’aiuto di due importanti amici, Sir Robert Cecil, Conte di Salisbury e futuro primo ministro di re Giacomo I, e George Carew, Conte di Totnes e Presidente della contea di Munster, che Boyle riuscì a tornare in Irlanda agli inizi del diciassettesimo secolo.

Egli ottenne il perdono reale contro le false accuse che gli erano state rivolte da coloro che avevano commesso frodi ai danni della regina Elisabetta I. Grazie a Carew, inoltre, conobbe la sua seconda moglie, Catherine Fenton (1582-1630), figlia di Sir Geoffrey Fenton (fig. 2), con la quale convolò a nozze il 25 luglio del 1603. Lo stesso Presidente del Munster fece da garante per l’acquisto da parte di Boyle delle terre e delle proprietà immobiliari di Sir Walter Raleigh (fig. 3), da tempo improduttive e martoriate dalle recenti ribellioni. I terreni e i castelli furono a loro volta comprati da Raleigh in seguito alla confisca reale dei territori appartenenti alla chiesa. I quarantadue mila acri di terreno11

furono acquistati da Boyle nel dicembre del 1603 per un costo totale di 1.000 sterline12.

Essi comprendevano proprietà in alcuni villaggi dell’Irlanda meridionale, tra i quali: Lismore, Tallow, Inchiquin, Dungarvan, Bandon, Tallagh, Yougal e Cork (fig. 4 a, b). Dopo dieci anni dal loro acquisto queste terre permisero al loro proprietario di incassare più di tremila sterline annue13 grazie alla riscossione degli affitti e gli garantirono negli anni a

seguire una rendita annuale di ventimila sterline14.

Boyle sviluppò nuove “industrie”: costruì e ricostruì città, ospedali, porti e scuole15,

riuscendo a sfruttare economicamente le sue proprietà, grazie al commercio di ferro e legname16 sia con l’Inghilterra, che con i Paesi Bassi, la Francia e la Spagna17.

11 D. Townshend “Pacata Hibernia, 1599-1601”, 1904, 32.

12 Grant of Land in Ireland firmato da re Giacomo I, datato 3 marzo 1613. Vi si confermano a Richard Boyle gli acquisti delle terre e delle proprietà di Sir Walter Raleigh, avvenuti nel dicembre del 1603. Chatsworth: Cork Large Miscellaneous, Volume 1833.

13 “A True Relation of such rents as Sir Richard Boyle receives out of his possessions in Ireland from Michaelmas 1613”. Chatsworth: CM/4/100, Cork MSS 1613 Calendar Vol. IV.

14 Terrence O. Ranger, “Richard Boyle and the making of an Irish fortune, 1588-1614”, Irish Historical Studies Vol. X, 39, (marzo 1957): 257.

15 ‘The “public works” or “commonwealth works” to which Cork referred included the settlement of his vast estates with English tenants, the erection and peopling of fortified towns, the construction of churches, bridges and defensible castles, the maintenance of preachers and the foundation of schools and almshouse’; N. Canny, “The mental world of Richard Boyle”, 1982, 22-23 e 132.

16 La campagna irlandese era coperta da foreste, le quali rappresentavano un facile nascondiglio per i ribelli. Gli inglesi decisero di iniziare il processo di deforestazione e Boyle approfittò della presenza di grandi quantità di legname per sviluppare, nel modo più proficuo possibile, la vendita di questo materiale per la produzione del carbone. Si veda: P. C. Power, “The extension of the power of the Crown”, in History of Waterford, City and County, di P. C. Power (Cork: The Mercier Press, 1990), 64.

17 La cittadina di Youghal era un importante porto per i commerci da e per l’Inghilterra. Boyle seppe come sfruttare al meglio le ricchezze delle sue terre nella Blackwater Valley, ricche in ferro, rame, argento e legname. La ricchezza mineraria della regione portò Sir Boyle allo sviluppo non solo dell’area portuale,

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I suoi affittuari, presenti nei territori delle contee di Cork e Waterford, erano etnicamente eterogenei: la maggior parte dei suoi locatari erano di origine inglese, benché subaffittuari irlandesi fossero accettati, mentre le terre nella contea del Kerry erano interamente gestite da lavoratori ed affittuari di origine gaelica.

Lord Cork divenne ben presto detentore di una grande ricchezza e occupò importanti posizioni politiche: nel 1603, fu nominato Cavaliere; nel 1614, divenne membro del Parlamento irlandese in rappresentanza di Lismore; nel 1616 ottenne la carica di Consigliere della corona per la provincia del Munster e nel 1622 dell’intera Irlanda. Successivamente fu nominato Giudice d’Irlanda (1629) e Lord Tesoriere d’Irlanda nel 1631.

A questo proposito, sono di particolare interesse due lettere datate entrambe 24 luglio 1613: l’una di Sir Thomas Ridgeway, l’altra dell’Arcivescovo di Dublino, inviate al Conte di Northampton, Lord del Sigillo Privato alla corte di Londra. In esse, viene lodato Sir Richard Boyle come ottimo esempio di colonizzatore: egli aveva portato nelle sue terre del Munster, civiltà, prosperità e sicurezza18, dopo che le ribellioni avevano scosso l’isola agli

inizi del diciassettesimo secolo; aveva rafforzato i legami con l’Inghilterra introducendo, inoltre, ben cinquecento coloni nei suoi territori: ‘all were English’19.

Nel settembre del 1616, Boyle divenne Barone di Youghal e nell’ottobre del 1620 Visconte Dungarvan e Conte di Cork20 e decise che il suo motto sarebbe stato: ‘God’s providence is

mine inheritance’21. La provvidenza divina era stata, infatti, secondo Boyle la causa della

sua iniziale migrazione alla volta dell’Irlanda e, successivamente, della sua scalata economica e sociale. La forte coscienza religiosa fece sì che Boyle riconoscesse nei propri successi l’intervento della Provvidenza, secondo il comune modo di pensare nell’età elisabettiana. Egli si sentiva così legittimato a vedere nella sua carriera e nella sua

con scambi regolari di merci tra il canale del Mar d’Irlanda e Londra, ma anche alla creazione di nuove “industrie” che commerciavano con i Paesi Bassi e le cattoliche Francia e Spagna. Si veda: D.

Townshend “In a Seaport Town”, 1904, 100.

18 Sir Ridgeway a Lord Northampton: ‘He is as good an undertaker and planter as any in this Kingdom having always in readiness for his Highness’s service, above 500 armed men of his own tenants. Besides his strong castle, built by himself, for the security of those parts of Munster, he hath also settled many artifacers of all sorts’; Chatsworth: CM/4/73, Cork MSS 1613 Calendar Vol. IV.

19 Chatsworth: CM/4/74, Cork MSS 1613 Calendar Vol. IV.

20 Nei suoi diari leggiamo nell’ottobre del 1620: ‘My pattent of creacon to make me viscount dongarvan and Earle of Corck this day was past under the great seal of England’, Rev. A. B. Grosart, The Lismore Papers,Volume I, First Series, 1886, 262.

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prosperità economica il segno della volontà divina22: Boyle lesse la traduzione di Sir

Geoffrey Fenton della Storia di Italia scritta dal Guicciardini23 e fu molto abile, testimoni

ne sono i suoi diari, nel mescolare valori rinascimentali con la sua matrice protestante, spiegando e giustificando la propria attività come un’azione civilizzatrice per una regione, come quella del Munster, considerata barbara ed incivile, riconoscendosi quindi come portatore e garante di sicurezza e stabilità sociale ed economica.

Boyle fu, quindi, un self-made man ante litteram, che si guadagnò il titolo di “Great Earl of Cork”, nonostante la sua provenienza dal buio della provincia, e conquistò ricchezza e fama entrando a far parte dei Pari d’Irlanda e del Privy Council inglese. Egli ebbe un grande senso di sé, dei suoi possessi e della sua ricchezza, consapevolezza che dimostrò durante tutta la sua esistenza nell’acquisto di beni di lusso ed oggetti preziosi per la famiglia e per le sue numerose dimore.

1.2. Ansia di nobiltà.

Il Conte viveva la politica inglese da una prospettiva esterna24 anche se, come è naturale,

era molto ben informato sui fatti e sulle cronache riguardanti la corte di Londra. Si tenne sempre al corrente anche sulle mode e sulle novità londinesi, cercando di elevare socialmente la sua famiglia, ritenuta inferiore negli ambienti nobiliari, nonostante le immense ricchezze accumulate. Grazie al lavoro dei suoi fidati agenti residenti a Londra, come il mercante lucchese Filippo Burlamacchi25, il quale acquistava e spediva al Conte

22 ’Cork deployed the providential argument to provide a comprehensive explanation for his entire career’; N. Canny, “The mental world of Richard Boyle”, 1982, 28.

23 Rev. A. B. Grosart, The Lismore Papers,Volume I, First Series, 1886, 19.

24 ‘Cork’s involvement in Irish politics was obviously aimed at securing the lord deputyship’; N. Canny, “Social ascent and adjustments in the career of Richard Boyle”, 1982, 69.

25 Nel corso della ricerca condotta negli archivi di Chatsworth, si sono più volte presentate semplici ricevute non dettagliate, di assegni o di pagamenti consegnate da Filippo Burlamacchi a diversi mercanti di Londra, a dimostrazione di quello che doveva essere il suo lavoro per il Conte. (Chatsworth:

CM/16/31-34-35-36, Cork MSS 1625-29, Calendar Vol. XVI). Interessante, a tal proposito, è una lista di spese sostenute da Burlamacchi a Londra per conto di Lord Cork: oltre a confermare le ingenti quantità di denaro spese dal Conte, è una testimonianza della percentuale guadagnata dall’agente lucchese nello svolgere il suo ruolo. Prendendo a campione un documento e considerando una percentuale fissa della provvigione, si può dedurre che da un totale di circa 4.500 sterline spese tra sarti, orafi e mercanti di tessuti, il compenso dell’agente si aggirava intorno al 5% sul totale speso. (Chatsworth: CM/17/77 e 78, Cork MSS 1630-33, Calendar Vol. XVII).

Filippo Burlamacchi (Sedan, 1575-Londra, 1644) era figlio di Michele Burlamacchi e di Chiara Calandrini. Egli apparteneva alla terza generazione di lucchesi esiliati in Svizzera religionis causa; è conosciuto nella storia inglese come banchiere e finanziere alla corte degli Stuart ed intraprese il mestiere di mercante e agente per Lord Cork a Londra. I Burlamacchi, come altre illustri famiglie lucchesi, avevano alcuni banchi e negozi in Europa, in zone strategiche come Lione, Parigi, Anversa, Amsterdam,

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cibo, vestiti e beni di qualsiasi tipo26, Lord Cork forniva costantemente alla famiglia i

migliori abiti, oggetti preziosi27 e lussuosi mobili da esporre in occasioni importanti.

L’imitazione era per i Boyle atto necessario: l’emulazione negli arredi interni e nella creazione di giardini su modello delle nobili dimore inglesi fu evidente soprattutto a Lismore Castle, a dimostrazione che perfino nella remota provincia irlandese era possibile circondarsi della ricchezza e della bellezza, caratteristiche dei palazzi inglesi. Lord Cork si occupava della supervisione delle spese di gestione e manutenzione della casa: egli stesso commissionava nuovi abiti, gioielli e arredi. Era necessario dimostrare, a chi veniva in visita alla famiglia, parenti, amici o dignitari che fossero, che a Lismore era possibile vivere nello sfarzo e nella ricchezza.

I beni di lusso di cui si circondavano non distoglievano comunque i Boyle dalla consapevolezza che l’Irlanda fosse una terra instabile, come erano stati testimoni della facilità con cui nell’ultimo decennio del sedicesimo secolo i ribelli irlandesi avessero tentato di cacciare i nuovi colonizzatori dai loro territori. Essi erano dunque consci della loro perenne insicurezza, da qui la necessità di costruire castelli e fortezze28. La relativa

Bruges e Ginevra dove commerciavano seta, pellame, metalli, armi, sale e, talvolta, spezie. Filippo Burlamacchi si inserì in questa fitta rete commerciale cercando la sua fortuna in Inghilterra; fu infatti registrato come risiedente a Londra nel 1606. Nel 1608 si sposò ad Amsterdam con la connazionale Elisabetta di Giovanni Calandrini, appartenente ad un’altra importante famiglia lucchese con cui egli intesseva relazioni commerciali. A Londra, aprì un negozio molto attivo per la produzione e la vendita della seta e dal 1613 fu creditore del Duca di Buckingham, che in quegli anni ricopriva la carica di Lord President della regione del Munster e, forse, fu proprio lui a presentarlo a Lord Cork data la vicinanza delle famiglie Boyle e Villiers. Nel ventennio 1613-1633, Filippo Burlamacchi ricoprì la carica di tesoriere, fornitore militare e banchiere per Giacomo I e, successivamente, per Carlo I, ottenendo facile credito per la corona grazie alle connessioni familiari ad Amsterdam. A causa dell’insolvenza di debiti contratti dai sovrani inglesi e dal Duca di Savoia, l’attività di Filippo fallì ed egli morì in miseria a Londra nel 1644. V. Burlamacchi, Libro dei ricordi degnissimi delle nostre famiglie, edito da Simonetta Adorni-Braccesi (Roma: Instituto Storico Italiano per l’età moderna e Contemporanea, 1993), 256-57. 26 ‘Ireland was not a self-supporting country. For luxuries like wine and all the finer sorts of cloth, she

depended on imports from France, Spain and England; more seroius was her dependence on English and continental sources for the salt essential for preserving fish, butter and meat. Her chief export were hides, tallow, timber, wool, corn, livestock consisting of cattle and sheep, a little iron (Lord Cork was

developing mines in the south), and a greatdeal of fish, especially salmons, eels, herrings and pilchards’; C. V. Wedgwood, “Commerce, revenue and the case of Lord Mountnorris”, in Thomas Wentworth First Earl of Strafford 1593-1641, (London: Fletcher and son Ltd, 1961), 190.

27 Non mancarono in casa Boyle alcuni oggetti provenienti da terre lontane, ma anche tipicamente irlandesi come l’arpa; pare infatti che molti colonizzatori patrocinassero musicisti e, più specificatamente, arpisti gaelici. Lord Cork utilizzò questo strumento anche come regalo per importanti personaggi alla corte di Londra; si veda N. Canny, “Richard Boyle: Anglo-Irishman”,1982, 128.

‘October 1632: My cozen Wm Ryan sent me a fair yirish Harp’; Rev. A. B. Grosart, The Lismore Papers,Volume III, (First Series,1886), 162.

28 Le famiglie nobili in Irlanda vivevano una relativa tranquillità, speranzose, in caso di un nuovo attacco, interno o esterno, che il loro dominio sarebbe stato assicurato dalla corona. Erano convinti della loro predominanza, pur costituendo una minoranza sul territorio. Lo stesso Conte di Cork ‘came to consider his plantation in Munster as a logical extension of the English west country’, popolando le cittadine di Lismore e Youghal ‘with Englishmen, and moulded the local environment to an English model’; N.

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tranquillità in cui vissero l’Irlanda e l’Inghilterra dal 1603 fino al 1641, per l’assenza di problemi o rivolte di ordine sociale, fece tuttavia in modo che Lord Cork percepisse la sua terra sicura, convinto che la popolazione si fosse ormai affezionata a lui stesso ed al re29.

La fedeltà al sovrano garantiva il controllo sui territori acquisiti, una lealtà che veniva di volta in volta ricordata e consolidata attraverso lo scambio di regali più o meno preziosi. Boyle, così come i suoi eredi, legittimava l’autorità della corona poiché era il solo potere che avrebbe garantito il riconoscimento del loro titolo nobiliare e dei possedimenti; non lo si poteva definire un monarchico, ma semplicemente un sostenitore di colui che, al potere, avrebbe garantito loro la stabilità e la sicurezza nel dominio delle terre in Irlanda30. Agli

inizi della guerra civile (1642-1651), ad esempio, quando molti sostenitori della corona si mostrarono inclini a patteggiare con il Parlamento, Lord Cork rimase legato al re e questi lo ripagò nominandolo membro del Consiglio Privato inglese, nel 164231.

Sin dal 1620, anno della nomina a Conte, infatti, Lord Cork cercò di essere accettato nell’aristocrazia inglese e rispettato al pari degli altri nobili. Tre gli ostacoli da superare: essere divenuto solo recentemente un nobile e godere, quindi, di un titolo privo di radice storica; la mancanza di esperienza nell’interagire e nel modo di comportarsi con la antica nobiltà inglese; essere irlandese, sia pure di adozione.

Dapprima Lord Cork cercò, con un vecchio stratagemma, di crearsi una ascendenza nobiliare basandosi su lontane connessioni familiari di un ramo della famiglia Boyle, risiedente nel Gloucestershire. L’unico legame parentale era materialmente rappresentato da un anello in oro, smalti e cristallo, raffigurante lo stemma dei Boyle (fig. 5), un blasone simile a quello che Richard avrebbe poi scelto per sé una volta acquisito il titolo nobiliare32

(fig. 6), che gli era stato donato da un suo parente, Richard Boyle di Maismoor, nel 1588 Canny, “The mental world of Richard Boyle”, 1982, 35.

29 Lettera di Lord Cork a Lord Clifford del 21 luglio 1634, Chatsworth: Earl of Cork’s Letter Book 2, ff. 42-43.

30 Gli eredi di Boyle, soprattutto Roger Barone Broghill, preoccupati dalle recenti vicende della guerra civile inglese, cercarono di difendere le terre del Munster, da poco ereditate, dopo la morte di Lord Cork nel 1643. La loro fedeltà era dunque data a quel potere che avrebbe garantito stabilità in Inghilterra e sicurezza per i “planters” in Irlanda; cfr. N. Canny, “The mental world of Richard Boyle”, 1982, 36. 31 Il re lo nominò membro del Privy Council ma non Pari del regno; a nessun membro della famiglia Boyle

fu concesso un titolo nobiliare inglese sino al 1644, un anno dopo la morte di Lord Cork, quando Richard Visconte Dungarvan fu nominato Barone Clifford e, poi, Conte di Burlington.

32 Lo stemma dei Boyle è caratterizzato dalla presenza, nella parte centrale, di uno scudo pieno cioè senza figure, con due bande: nella parte bassa, di colore rosso, contromerlata dall’altra di colore bianco. Tale scudo reca sulla sommità una corona preziosamente decorata. Lo stemma è affiancato da due leoni rampanti. Alla base vi è una cornice con decori geometrici e fogliame al di sotto del quale vi sono delle volute che incorniciano una conchiglia, somigliante ad una Pecten jacobaeus, più volgarmente nota come “pettine di mare”. A chiudere lo stemma un cartiglio con indicato il motto scelto da Richard ai tempi della sua investitura, nel 1620: ‘God providence is mine inheritance’.

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anno della sua partenza alla volta dell’Irlanda. Da poco divenuto Conte, Boyle inviò all’antiquario William Camden ‘the achievement of my arms and other instruments’33 nella

speranza che potesse aiutarlo a ricreare una linea di ascendenza abbastanza antica da potergli garantire una migliore entrata in società34. Al contrario la moglie di Boyle, Lady

Catherine, presentava un retroterra familiare di una certa importanza essendo figlia di Sir Geoffrey Fenton, il quale aveva legami con l’aristocrazia inglese ed era stato membro del Privy Council in Irlanda. Dal lato materno, Lady Cork era nipote di Robert Weston, Lord Cancelliere in Irlanda dal 1567 al 157335.

Sono dunque comprensibili la necessità e l’importanza per la famiglia Boyle di tenersi sempre informata sulle novità ed essere al pari degli altri nobili in ogni aspetto del quotidiano. Nella “lontana” Irlanda era necessario far arrivare vestiti, cibo, mobili e complementi di arredo che garantissero al Conte e alla Contessa di ostentare le loro ricchezze e un grado di benessere equiparabile a quello di qualsiasi altro nobile in terra inglese.

1.3. La residenza di Youghal.

Richard e Catherine si trasferirono dapprima a Youghal, ricostruendo la già esistente College House (fig. 7 a, b), un edificio del XV secolo nei pressi della chiesa collegiata di St. Mary, l’edificio religioso eretto agli inizi del XIII secolo dai Fitzgerald, futuri Conti di Desmond, in stile gotico con la tradizionale architettura cruciforme in direzione est-ovest36

(fig. 8).

Riferimenti su: http://www.europeanheraldry.org/united-kingdom/families/families-b/house-boyle/ (Ultimo accesso: 19 aprile 2017).

Antonio S. Cartari, “La Blasonatura”, in Podromo Gentilizio ovvero Trattato delle Armi e delle Insegne delle Famiglie Preliminare alla Europa Gentilizia (Roma, 1679), 633-711.

http://www.archivi.beniculturali.it/dga/uploads/documents/Sussidi/7_SussXI_s_633_744.pdf (Ultimo accesso: 19 aprile 2017).

33 Rev. A. B. Grosart, The Lismore Papers,Volume I, First Series, 1886, 259.

34 Boyle si rivolse a William Camden e a Mr Lylly, nella speranza che questi esperti antiquari potessero aiutarlo a delineare un antico lignaggio, tentativo che avrebbe permesso a Lord Cork una collocazione migliore all’interno della società nobiliare dell’epoca. Gli esiti non furono positivi, tanto che si arrivò ad un accordo facendo risalire la proprietà e il titolo ai tempi di re Riccardo II, regnante dal 1377 al 1399; cfr. N. Canny, “Social ascent and adjustments in the career of Richard Boyle”, 1982, 42-43.

35 N. Canny, “Social ascent and adjustments in the career of Richard Boyle”, 1982, 43.

36 David Kelly, John Mulcahy e Clodagh Tait, “Saint Mary’s Youghal, co. Cork”, Irish Arts Review (2002-), Vol. 20, No. 1 (Primavera, 2003), pp. 114-121, 116. URL: http://www.jstor.org/stable/25502922 (Ultimo accesso: 19 aprile 2017).

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I Fitzgerald avevano introdotto a Youghal, alla fine del XII secolo, coloni provenienti da Bristol e avevano avviato importanti scambi commerciali favoriti dalla vicinanza del porto irlandese di Youghal al Bristol Channel. Essi avevano così dato vita ad un importante traffico commerciale che sarebbe stato poi, circa quattrocento anni più tardi, il fulcro della ricchezza del primo Conte di Cork.

Sir Walter Raleigh era entrato in possesso di questi territori, che includevano la College House, la chiesa e altre proprietà, per un totale di quarantaduemila acri, grazie alla confisca e alla distribuzione delle terre una volta appartenute al Conte di Desmond. Questi aveva organizzato le ribellioni contro i Nuovi Inglesi che scossero l’Irlanda alla fine del sedicesimo secolo, ma perse la sua battaglia e fu catturato e giustiziato. Successivamente, nel 1603, il futuro primo Conte di Cork divenne proprietario di questi possedimenti e spese circa duemila sterline in lavori di restauro, sia per riconvertire la College House in una dimora confacente alle sue esigenze, sia per far erigere un mausoleo in suo onore, che avrebbe preso posto nel transetto sud della chiesa.

1.3.1. Il monumento funebre della famiglia Boyle.

La chiesa Collegiata di St. Mary è edificata su di un colle, dominante la baia di Youghal, una cittadina portuale situata alla foce del fiume Blackwater, nella contea di Cork.

La cappella, riconvertita da Boyle agli inizi del XVII secolo ma già esistente dalla fine del XV secolo, si trova, come è già stato accennato, nel transetto sud della chiesa; al suo interno, verso destra, un monumento a parete accolse nel 1643 le spoglie di Richard Boyle. I lavori di ricostruzione del tetto37, la messa in sicurezza ed il restauro della volta (fig. 9),

lesionata dalla recenti ribellioni, l’ampliamento delle vetrate e la costruzione del monumento funebre furono commissionate da Boyle ad alcuni artigiani, tra cui Alexander Hill di Holborn, il cui nome è scolpito sul basamento in pietra scura della tomba (fig. 10 a, b). I lavori al monumento terminarono nel 162038: con una altezza di circa due metri, fu

realizzato utilizzando il marmo per basamenti e pannelli e stucco colorato per le figure. L’attenzione dello spettatore è focalizzata sulla figura reclinata di Richard Boyle situata 37 Nell’ottobre del 1617 Boyle appuntò nei suoi diari: “I agreed with Wm Edbury the carpentere to putt a

new compaste imbowed roof on my Chapel in youghall for which I am to paie him 25li ster.”Rev. A. B. Grosart, The Lismore Papers,Volume I, First Series, 1886, 169.

38 ‘December 1617: paid Mr Hill in part payment for makinge my tombe other £10 ster: which makes £26’; Rev. A. B. Grosart, The Lismore Papers,Volume I, First Series, 1886, 179.

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nella fascia centrale (fig. 11). Questi è rappresentato disteso su un fianco, nell’atto di reggere la testa con la mano sinistra; lo sguardo è rivolto verso l’alto. Boyle indossa abiti eleganti e alla moda: si ha l’impressione che il farsetto sia stato realizzato in pelle con stampe dorate; sotto il farsetto si può notare la camicia, un indumento usato rispettivamente per proteggere gli abiti e la pelle, che veniva lavato periodicamente. I pantaloni, anch’essi in pelle, sembrano essere i cosiddetti venetians, dunque pantaloni larghi e lunghi fino al ginocchio. Gli stivaloni con banda rovesciata presentano la stessa decorazione del farsetto e dei pantaloni. Sono molto ben visibili in vita, una cintura dorata; al collo, un collare di lino bianco posizionato a formare tante rouches. Le spalle sono coperte da un mantello rosso decorato da ermellino, che era indossato, di norma, all’apertura del Parlamento dai Pari del regno. Dietro la statua del Conte, sullo sfondo, compare l’albero genealogico, in inglese e in latino (fig. 12); ai lati, inginocchiate all’interno di due nicchie sorrette ciascuna da due colonne in granito rosso e recanti capitelli in stile ionico, le due mogli (fig. 13 a, b, c). Nella nicchia alla sinistra dell’osservatore, è collocata la statua di Joan Apsley, la prima moglie, morta di parto. Essa indossa un abito assai elaborato in tessuto damascato o ricamato, un corpetto, con lo stesso

pattern decorativo, chiuso da una fila di bottoni, che termina al di sopra della corta gonna,

dalla tipica struttura a tamburo molto apprezzata dalla regina Anna di Danimarca, agli inizi del 1600. Un mantello ed il collare, a rouches, completano la mise della prima moglie di Richard Boyle.

Nella nicchia sul lato opposto, Catherine Fenton indossa un abito rosso, con gonna decorata sul davanti da ricami geometrici in oro; sulle spalle è appoggiato un manto bordato di pelliccia, simile a quello indossato da Richard; il collo è rifinito da un collare di lino a rouches.

Alla base delle statue delle due mogli, si osservano due pannelli decorati, mentre sopra le due nicchie figurano rispettivamente gli stemmi degli Apsley e dei Fenton uniti a quello di Richard Boyle (figg. 14-15).

Su di una mensola posta sotto la figura sdraiata del Conte, sono collocate le piccole immagini dei figli e delle figlie, tutti vestiti alla stessa maniera per esigenze di praticità, connesse alla produzione di un unico calco (fig. 16 a, b, c). Sorretta dalle quattro colonne in marmo nero con capitelli corinzi dorati, che definiscono lo spazio intorno agli stemmi, una trabeazione accoglie una figura, anch’essa sdraiata, in cui gli studiosi hanno

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riconosciuto l’effige della madre di Boyle, Joan Naylor, circondata da figure allegoriche che probabilmente rappresentano le Virtù cardinali (fig. 17). L’opera è completata dallo stemma araldico di Richard Boyle ed è ancora chiusa all’interno della originaria cancellata in ferro battuto, recante gli stemmi della famiglia.

1.4. Matrimoni e alleanze.

Lord e Lady Boyle diedero vita ad una numerosa prole: ebbero quindici figli, dei quali dieci sopravvissero al padre. Questi cercò di organizzare unioni matrimoniali economicamente e socialmente convenienti con le più importanti e ricche famiglie inglesi ed irlandesi, tattica di cruciale importanza, data la mancanza di una illustre ascendenza, per garantire ai futuri eredi un legame di sangue con la più antica nobiltà.

Gli eredi del primo Conte di Cork venivano abitualmente allontanati dalla famiglia e da Lismore in tenera età, erano cresciuti da balie e seguiti nella loro educazione da tutori appositamente ingaggiati39. Alcuni di loro furono protagonisti della storia dell’Inghilterra

nel periodo Cromwelliano e della Restaurazione degli Stuart. Essi combatterono in prima linea, durante la guerra civile, per proteggere i propri possedimenti, le terre e le ricchezze ereditate alla morte del padre ed ebbero legami con importanti famiglie della nobiltà britannica e connessioni a corte.

Alcuni studiosi considerano l’atteggiamento di Lord Cork fortemente patriarcale rispetto alle decisioni che egli prese nei confronti dei legami matrimoniali dei figli. La disparità con cui trattava i figli maschi e le figlie femmine è evidente: i maschi erano liberi di scegliere la propria consorte, benché comunque selezionata nelle fila dell’aristocrazia inglese; alle ragazze, tutte andate in sposa giovanissime, non era permesso di scegliere, anzi, le unioni erano già molto spesso prestabilite quando queste erano ancora in tenera età. Le doti spettanti alle figlie erano molto sostanziose da un punto di vista economico, anche 39 Il nuovo nato era solito passare qualche settimana o qualche mese nella casa dei genitori per essere poi

trasferito a casa della balia, molto spesso residente in campagna, la quale cresceva il bambino fino all’età di tre o quattro anni. Una volta separato dalla balia, il figlio passava alcuni anni a Lismore sotto le cure di un tutore o di una madre affidataria. All’età di undici anni, i figli maschi venivano mandati a scuola in istituti inglesi o irlandesi e passavano un periodo di studio all’estero; le figlie femmine venivano mandate a vivere con i futuri suoceri imparando a gestire la casa fino a che, all’età di quattordici o quindici anni, si univano in matrimonio con i mariti prescelti. Una volta completato il ciclo di studi, ai figli maschi, ormai adulti, era concesso di passare del tempo in compagnia del padre, privilegio accordato anche alle figlie femmine che ormai sposate avessero già partorito un erede, si veda N. Canny, “The family life of Richard Boyle”, 1982, 102.

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se non sempre ugualmente ricambiate; la sua enorme ricchezza gli permetteva, infatti, di pianificare matrimoni, non cercando altrettanto denaro ma, adescando alleanze con la nobiltà, molto spesso decaduta, con lo scopo di assicurarsi i tanto desiderati titoli nobiliari e forti legami con famiglie dalle radici dinastiche assai antiche40: in questo modo egli

contava di garantire ai futuri eredi una stretta connessione con la corte inglese, obbiettivo che egli stesso non era ancora stato in grado di raggiungere. Alice e Joan, ad esempio, diverranno rispettivamente Viscontessa Barrymore41 e Contessa di Kildare42, sposandosi

con due eredi di famiglie della vecchia nobiltà irlandese.

Sarah Boyle si sposò una prima volta con Thomas Moore, figlio di Lord e Lady Moore di Mellifont, e queste nozze furono il primo legame matrimoniale con una famiglia appartenente ai Nuovi Inglesi. L’unione fu stabilita nel 1617 e prevedeva una dote di tremila sterline. Il contratto di matrimonio fu però firmato nel 1620 e le nozze ebbero luogo nel 1621. Il matrimonio ebbe fine, di necessità, tre anni più tardi con la morte di Thomas. Un secondo contratto matrimoniale fu organizzato tra le due famiglie nel 1633, ma non si materializzò a causa della prematura morte della promessa sposa Margaret Boyle43. I Moore cercarono in Mary Boyle la possibilità per un nuovo matrimonio, ma

questa rinunciò sposando Charles Rich, diventando così Contessa di Warwick.

Dorothy Boyle si sposò nel febbraio del 1632 con Arthur Loftus, figlio ed erede di Sir Adam Loftus di Rathafarnham. L’accordo matrimoniale fu discusso nel 1622 quando Dorothy aveva appena cinque anni, fu siglato il 16 giugno del 1626 e prevedeva come dote il pagamento anticipato, da parte di Lord Cork, di tremila sterline e, successivamente, duemila sterline da pagare ogni anno per i successivi due anni. A queste cifre, Boyle 40 N. Canny, “Social ascent and adjustments in the career of Richard Boyle”, 1982, 54.

41 Nel 1617 Boyle offrì ai Barrymore circa tremila sterline, denaro utile per riscattare i debiti della famiglia, in cambio del matrimonio tra David e Alice, la maggiore delle sue figlie. Il matrimonio fu una tattica per garantirsi il controllo delle terre di proprietà dei Barrymore che erano strategicamente molto vicine a quelle dei Boyle incrementando, quindi, il numero degli acri di terreno posseduti. N. Canny, “Social ascent and adjustments in the career of Richard Boyle”, 1982, 47.

42 Il giovane George, Conte di Kildare, fu scelto da Lord Cork come marito per Joan non tanto per la sua ricchezza e l’entità dei possedimenti, inferiori a quelle dei Boyle, ma poiché la sua famiglia aveva profonde radici nell’antica nobiltà irlandese e le nozze avrebbero portato alleanze ritenute sempre molto utili, senza considerare che il prestigio dovuto all’antichità dei Kildare sarebbe stata condivisa anche dalla nuova linea dinastica dei Boyle. Il Conte offrì alla giovane coppia una nuova residenza e oggetti di lusso, atti a far vivere la figlia nel modo più agiato possibile. La vita di Kildare fu però stravagante e dissoluta tanto che la famiglia era perennemente indebitata e costretta a chiedere aiuto a Lord Cork, il quale coglieva l’occasione per dimostrarsi come colui che grazie alle sue ricchezze era il solo in grado di preservare una delle più antiche famiglie del regno. Si veda N. Canny, “Social ascent and adjustments in the career of Richard Boyle”, 1982, 49.

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aggiunse nel 1632, cento sterline in modo da permettere a Lady Loftus di fornire a Dorothy il necessario per la cerimonia nuziale44.

Catherine Boyle, anche lei sposata ad un membro di una famiglia di Nuovi Inglesi, diverrà Lady Ranelagh e si guadagnerà la reputazione di protettrice di intellettuali e scienziati offrendo la sua dimora londinese come luogo di incontri culturali.

Le unioni con famiglie di Nuovi Inglesi contribuirono poco alle finanze o al prestigio dei Boyle, sebbene avessero il merito di essere relativamente care in senso economico ma, comunque, socialmente accettabili.

Il primogenito Roger Boyle morì a soli dieci anni nell’ottobre del 1615; fu dunque il sestogenito Richard Boyle, Visconte Dungarvan a ereditare alla morte del padre il titolo di secondo Conte di Cork. L’unione matrimoniale di Dungarvan rappresentava per Lord Cork la più grande preoccupazione, in quanto riteneva che da questa unione dipendesse la futura felicità e ricchezza dalla famiglia, scopi ai quali egli aveva dedicato tutta la sua esistenza, pertanto, fu più che mai determinato a imporre una sposa con caratteristiche ben precise: Dungarvan poteva liberamente scegliere qualsiasi giovane gli fosse piaciuta, ma questa doveva assolutamente far parte di una famiglia della nobiltà inglese. Furono stipulati ben tre accordi, tutti poi falliti, con alcune delle più importanti famiglie in Inghilterra.

I primi furono i Villiers, Duchi di Buckingham, con i quali inizialmente il compromesso doveva riguardare sia Dungarvan che Joan Boyle, la quale era stata promessa al figlio maggiore dei Villiers. Ancora una volta, Lord Cork cercò di agire nella salvaguardia dei suoi interessi, poiché entrambe queste unioni gli avrebbero assicurato il dominio sul suo patrimonio irlandese: il legame familiare con il Duca di Buckingham, favorito a corte e allora all’apice del suo potere, gli avrebbe garantito una signoria in perenne tranquillità, anche in caso di morte improvvisa.

L’annullamento del primo accordo indusse Dungarvan a dirigere l’attenzione verso Ann Carr, unica figlia ed erede del Conte di Somerset, il quale al momento era il favorito a corte, ma sarebbe poi stato spodestato dal già citato Buckingham. L’accordo sembrava prevedere quarantamila sterline al matrimonio, altre quarantamila dopo il primo anno di

44 Come d’uso per le future spose, Dorothy fu mandata a casa Rathfarnham all’età di nove anni, sei anni prima della celebrazione delle nozze, periodo durante i quali ella abitò con i suoceri, mentre il futuro marito viveva con Richard Boyle, fratello maggiore di Dorothy, tra Lismore e Oxford. Rev. A. B. Grosart, The Lismore Papers,Volume II, First Series, 1886, 130, 195, 217, 315.

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nozze e l’acquisizione di tutti i possedimenti del Conte di Somerset alla sua morte, ma anche questo accordo fallì.

Una nuova possibile unione fu inizialmente stipulata con la figlia del Conte di Bedford nel 1631, il quale però decise di rinunciare poiché non era disposto a rischiare sua figlia e la dote, investendo in proprietà in terra irlandese. Secondo l’opinione di Lord Goring, il quale insieme a Sir Thomas Strafford, si occupava degli interessi di Dungarvan a corte, il problema fondamentale del fallimento di tutte queste unioni era dovuto al fatto che le proprietà, che sarebbero poi state ereditate, si trovavano tutte in Irlanda45.

La scelta finale cadde su Elizabeth Clifford, figlia ed erede di Lord Henry Clifford, Conte di Cumberland. La proposta fu avanzata da Thomas Wentworth, zio della futura sposa, il quale avrebbe poi creato non poche difficoltà a Lord Cork, accusandolo di frode e corruzione. Apparentemente, l’unione avrebbe favorito Boyle assicurandogli il supporto di Wentworth, da poco nominato Lord Luogotenente di Irlanda46. Il matrimonio avvenne il 3

luglio del 163447, portando nel patrimonio di Dungarvan ingenti possedimenti terrieri nello

Yorkshire, tra cui Londesborough, Skipton e Bolton Abbey, nel Westmorland e nel Cumberland. Il futuro secondo Conte di Cork rappresentò il grande successo sociale della famiglia, quando entrò a far parte dei Pari del regno di Inghilterra acquisendo il titolo di Barone Clifford di Lanesborough nel 1644 e poi, nel 1665, il titolo di primo Conte di Burlington48.

45 Lettera di Goring a Cork del 23 agosto 1631, Chatsworth: Earl of Cork’s Letter Book 1, foglio 642. 46 Wentworth avanzò la proposta di matrimonio tra Dungarvan e la nipote Elizabeth Clifford nel momento

in cui sia la corte inglese che la famiglia Boyle si resero conto del mancato accordo matrimoniale tra Dungarvan e Lady Ann Fielding. La nuova, possibile unione fu ben vista da Lord Cork, il quale scorgeva nella giovane sposa ereditiera non soltanto benefici economici, ma anche la possibilità di stringere per i suoi successori strategiche connessioni a corte e con la ricca nobiltà inglese. I nemici di Lord Cork lo accusarono di intraprendere l’accordo per meri interessi politici, per conquistare il controllo su Wentworth e sull’Irlanda stessa. Pare che le ragioni che spinsero Lord Cork ad accettare l’unione matrimoniale, oltre alla ricchezza della famiglia di origine della fanciulla, fosse la sua parentela con il Conte di Salisbury per il quale Lord Cork provava una particolare stima e riverenza. Per queste ragioni i Boyle accettarono l’umiliazione di un atto matrimoniale unilateralmente modificato in favore dei Clifford. N. Canny, “Social ascent and adjustments in the career of Richard Boyle”, 1982, 56.

47 Interessante una lettera scritta da Dungarvan al padre Lord Cork, datata 6 luglio 1634, nella quale il figlio testimonia la solennizzazione delle nozze con Elizabeth Clifford, avvenuta appena tre giorni prima. La missiva fu inviata dal castello di Skipton, residenza nel nord Yorkshire appartenente alla famiglia Clifford, al castello di Lismore, in quei giorni in gran fervore per l’arrivo dei novelli sposi (Chatsworth: CM/18/12 e 16, Cork MSS 18, 1634-37, Calendar Vol. XVIII). Nella lettera Dungarvan chiede al padre di saldare i suoi debiti contratti in Inghilterra, dal valore di £ 2.000, i quali comprendono: ‘The being at Court, the King’s mask and the wedding have engaged mee so many extraordinary expenses’. Allegata alla stessa lettera Elizabeth, firmandosi ‘E. Dungarvan’, scrisse un messaggio a Lord Cork, salutandolo come un padre: ‘Now I have the honour to be your daughter’, Chatsworth: CM/18/19, Cork MSS 18, 1634-37, Calendar Vol. XVIII.

48 Furono le connessioni che si crearono con l’unione matrimoniale che garantirono a Burlington, nel 1665, il riconoscimento come Pari del regno d’Inghilterra. La vastità delle proprietà acquisite comportò,

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Restarono tre figli maschi in età da matrimonio: Lewis Visconte Kinalmeaky; Roger Barone Broghill poi Conte di Orrery e Francis Boyle. Furono tutti sposati con donne di corte, in rapida successione, tra l’ottobre del 1639 e il giugno del 1641. Il primo fu Francis, il più giovane dei tre, il quale si sposò con Elizabeth Killegrewe, dama della regina. Data la giovanissima età di entrambi, Francis fu ben presto separato dalla sua sposa e mandato insieme al fratello Robert Boyle, il famoso scienziato e l’ultimo nato della famiglia, e al tutore Isaac Marcombes49, in viaggio per il Grand Tour in Europa e in Italia50 tra il febbraio

del 1636 e il marzo del 1639.

Lewis Visconte Kinalmeakey morì nella battaglia di Liscarrol nel 1642. Roger Barone Broghill si sposò nel 1641 con Margaret Howard, figlia del Conte di Suffolk da poco deceduto; la dote, di cinquemila sterline, fu lasciata alla sposa dal padre sul letto di morte. Gli Howards, tuttavia, non videro di buon occhio che l’eredità, che sarebbe spettata a Broghill, prevedesse dei possedimenti in Irlanda; una condizione imposta dal contratto di matrimonio obbligò Lord Cork ad acquistare una residenza in Inghilterra per i futuri sposi, per i quali egli comprò la tenuta di Marstone Bigot, nel Somerset, nel 163951.

inoltre, la nomina come Lord Luogotenente del West Riding dello Yorkshire e un posto alla Camera dei Lord. Nel 1667 decise di acquistare Burlington House a Piccadilly e una residenza in campagna, vicino la corte di Londra, per la sua famiglia in crescita: fu così che, nel 1682, acquistò da Sir Edward Seymour Chiswick House al prezzo di £4.800. Si veda: C. Knight, “The Irish in London: post-Restoration

suburban houses”, Irish Architectural and Decoratives Studies in The journal of the Irish Georgian Society, Vol. I (1998): 68.

49 Isaac Marcombes fu raccomandato da Filippo Burlamacchi, agente a Londra, come ottimo tutore ed accompagnatore per i figli minori del Conte. Chatsworth: CM/18/100, Cork MSS 18, 1634-37, Calendar Vol. XVIII. Isaac Marcombes fu un mercante di seta amico di Burlamacchi: egli sposò nel 1637

Maddalena, anch’essa membro di questa famiglia lucchese. V. Burlamacchi, Libro dei ricordi degnissimi delle nostre famiglie, edito da Simonetta Adorni-Braccesi (Roma: Instituto Storico Italiano per l’età moderna e Contemporanea, 1993), 253-254.

50 Nella corrispondenza tra il primo Conte di Cork e Isaac Marcombes vi è una lettera (Rev. A. B. Grosart, The Lismore Papers,Volume IV, Second Series ed. Reverend Alexander B. Grosart (London: Chiswick Press, 1886), 171), datata 20 gennaio 1641, in cui il tutore propone alcune destinazioni europee per i suoi protetti, tra cui Vienna, Marsiglia, Cannes, Antibes, Nizza e Monaco. Vengono inoltre proposte alcune tappe italiane, fondamentali secondo Marcombes, affinché i giovani imparino la lingua, tra queste vi sono: Genova, Via Regia (Viareggio?), Lucca, Pisa e Firenze. Il tutore chiede al Conte il permesso di far passare ai giovani l’estate al caldo sole italiano, per avere anche il tempo di insegnare loro le nuove teorie matematiche e i nuovi concetti di architettura. La lettera testimonia la nuova usanza in auge tra i nobili: il Grand Tour. Sviluppatosi sin dagli inizi del XVII secolo, era una nuova esperienza che permetteva ai giovani aristocratici di conoscere il mondo, viaggiando per diversi mesi nell’Europa continentale, e acquisendo allo stesso tempo quella maturità e quelle conoscenze di cui i rampolli di una ricca famiglia di nuovo lignaggio, come quella dei Boyle, non potevano assolutamente essere privi. Un appunto del gennaio 1640 evidenzia il prezzo pagato da Lord Cork per il viaggio in mare da Londra a Genova del tutore e dei figli: la spesa è di 106 sterline e 9 scellini. Chatsworth: CM/20/140, Cork MSS 1639, Calendar Vol. XX.

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Di grande successo fu il matrimonio tra Sarah Boyle, vedova Moore, e Lord Robert Digby Barone di Geashill e nipote del Conte di Bristol. Politicamente non fu una vittoria per Lord Cork poiché Bristol non era ben voluto a corte. Non avendo né la posizione né l’influenza tanto desiderata da Cork, l’unico vantaggio politico portato in dote da questo matrimonio fu il prestigio di cui il Conte di Bristol godeva nei territori dell’Inghilterra occidentale, una zona molto strategica e prolifica per i commerci di Lord Cork, data la vicinanza con i porti irlandesi del Munster. L’unione matrimoniale fu molto felice, anche se di breve durata: Sarah, infatti, morì nel 1633 di parto. Ebbe due figli con i quali Lord Cork instaurò un forte legame affettivo, sostenendoli con un cospicuo supporto finanziario.

Nel 1629, ebbe luogo il matrimonio tra Lettice Boyle e George Goring, figlio ed erede di Lord George Goring, futuro Conte di Norwich. Il contratto matrimoniale fu negoziato nel 1628-29, durante una visita di Lord Cork in Inghilterra. Fu un atto di assoluta necessità poiché dopo la morte del Duca di Buckingham, ucciso da un fanatico nell’agosto del 1628 e la scomparsa del vecchio amico George Carew Conte di Totnes, Lord Cork era rimasto tagliato fuori da ogni connessione con la corte di re Carlo I. Lord Goring ottenne, a seguito della morte di Buckingham, la carica di consulente del re e, trovandosi in difficoltà economiche, chiese un prestito, circa quindicimila sterline, a Lord Cork il quale fu ringraziato con una nuova licenza territoriale e con la nomina a Giudice di Irlanda (1629). Lord Goring era d’altro canto molto soddisfatto di questa unione in quanto vedeva nelle ricchezze di Lord Cork un mezzo di riscatto e di sostegno dell’onore della sua casata e della sua famiglia52. La felice coincidenza di condizione e di disponibilità economica da

una parte e di volontà di recupero del prestigio dall’altra, fecero sì che Lord Cork raggiungesse, finalmente, quella alleanza politica tanto desiderata.

1.5. Un decennio turbolento.

Lo stesso Lord Cork aveva riconosciuto in alcune sue lettere53, come le sue pur vaste,

proprietà e, in generale, la sua fortuna fossero confinate in Irlanda, una terra al margine dei

52 Lettera di Cork a Strafford del 10 gennaio 1631, Chatsworth:Earl of Cork’s Letter Book 2; Lettera di Lord Cork al Colonnello Goring del 14 gennaio 1636, Chatsworth: Earl of Cork’s Letter Book 2, ff. 122-124.

53 In una lettera a Henry Wotton del 22 dicembre del 1636 Lord Cork parlando dell’Irlanda la descrive come un territorio sterile e remoto. Chatsworth:Earl of Cork’s Letter Book 2, f. 137.

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circuiti economici e sociali dell’epoca. Egli intese allora investire in Inghilterra i profitti irlandesi, un bisogno che il Conte aveva sviluppato già quando non era che un Barone54.

Lord Cork, ormai vedovo dal febbraio del 163055, era intenzionato nell’ultimo decennio

della sua vita a trasferire tutti i suoi averi in Inghilterra. Sin dal 1634, egli si mise alla ricerca di una residenza confacente alla sua persona, dove avrebbe potuto godere della sua pensione56. Dapprima si mostrò interessato alla residenza della famiglia Ludloe a Fareham

nell’Hampshire57; poi, però decise di indirizzare la sua attenzione verso i territori

occidentali, a causa della loro vicinanza ai suoi possedimenti nella regione del Munster. In seguito, acquistò la residenza di Stalbridge nel Dorset, appartenuta a Lord Castlehaven, per cinquemila sterline. Nel 1639, pagò ventimila sterline per Temple Combe, una villa nei pressi di Stalbridge58 e, nello stesso anno, concluse l’ultimo acquisto in Inghilterra, la

tenuta e i territori nella regione del Somerset, secondo quanto previsto dal contratto matrimoniale tra suo figlio Broghill e Margaret Howard.

Nonostante l’acquisto delle nuove ville inglesi, alla fine della sua carriera, Lord Cork fu incline a rimanere permanentemente in Irlanda, decisione forse dovuta, da una parte, al disagio provato nel cercare di confrontarsi in prima persona con la società nobiliare inglese59, Boyle e la sua famiglia preferivano, invece, la compagnia di famiglie

54 Il 27 settembre del 1617 Boyle pagò quaranta scellini a ‘Mr Wallys that presented me with a book of fees of all the king’s officers in England’. Il libro era una lista di nobili inglesi e dei territori da loro

amministrati con le relative tasse percepite da ogni ufficio. Tale catalogo era solitamente consultato da coloro che avevano intenzione di acquistare un ufficio in quei territori. Nel 1617 Lord Cork, non avendo ancora raggiunto la sua immensa ricchezza, aveva probabilmente incontrato delle difficoltà e aveva deciso di stabilire ed amministrare i suoi uffici in Irlanda con la speranza che un giorno gli avrebbero fruttato un riconoscimento in Inghilterra. Si veda: Rev. A. B. Grosart, The Lismore Papers,Volume I, First Series, 1886, 166.

55 A seguito della morte di Lady Catherine Boyle, i suoi abiti, i suoi gioielli e gli oggetti più preziosi furono distribuiti alle figlie femmine poiché li custodissero come memoria della madre defunta. Boyle annotò nei suoi diari nel novembre del 1630: 'I gaue my wives best ritch petticoat which coste xxxv(li) to my daughter Digby and another I formely gaue my daughter Kate Jones and to my daughter Countess of Barrymore my wives best inlayd cabbynett & to my daughter of Kildare the Ring full of diamonds that I paid a C.(th) marcks for to my L. Baltinglass'; Rev. A. B. Grosart, The Lismore Papers,Volume III, First Series, 1886, 62.

56 In una lettera al Conte di Bristol, Lord Cork spiega le ragioni che lo avevano spinto a cercare una residenza inglese dove avrebbe potuto godersi il poco tempo che Dio gli avrebbe concesso, circondato da amici e parenti. Confessa inoltre di avere da tempo in mente l’acquisto di una residenza nelle regioni dell’ovest dell’Inghilterra. Chatsworth: Earl of Cork’s Letter Book 2, f. 128.

57 ‘That I am to purchase’. Nessuna altra notizia si ha di questa residenza, probabilmente il Conte vi rinunciò concentrandosi su altre proprietà; Rev. A. B. Grosart, The Lismore Papers,Volume I, First Series, 1886, 180.

58 In una lettera, datata 28 aprile 1639, inviata da John Walley, agente ed amministratore a Lismore, questi rassicura il Conte poiché riuscirà a raccogliere i soldi necessari per acquistare la tenuta inglese: ‘and combining the purchase of Temple Combe’. Chatsworth: CM/20/16, Cork MSS 1639, Calendar Vol. XX. 59 N. Canny, “Social ascent and adjustments in the career of Richard Boyle”, 1982, 69.

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