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Maria Iolanda Palazzolo, Sara Mori, Giorgio Bacci, Edoardo Perino. Un editore popolare nella Roma umbertina, Milano, Franco Angeli, 2012

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Maria Iolanda palazzolo,

Sara mori, Giorgio baCCi,

Edoardo Perino. Un editore popolare nella Roma umbertina, Mi-lano, Franco Angeli, 2012, 151 p., ill. (Studi e ricerche di storia dell’e-ditoria; 57), isbn 978-88-204-0002-6,

€ 20.

Prosegue, nel pionieristico lavoro di scavo della storia del libro italia-no, la fortunata collana di Studi e ri-cerche di storia dell’editoria fondata da Franco Della Peruta e Ada Gigli Marchetti, i cui volumi hanno con-tribuito a cambiare le conoscenze dell’industria editoriale, del giorna-lismo, della lettura, specie infantile, della pubblicistica e dei media italia-ni fra Otto e Novecento. La formula di indagine e la consolidata struttura di presentazione dei risultati è segui-ta anche in questo ultimo lavoro: una ricerca d’archivio di documentazione inedita, una ricostruzione biografica attendibile, una esposizione chiara e lineare, priva di tecnicismi con un periodare sorvegliato ma puntuale.

Nelle pagine iniziali M.I. Pala-lozzolo delinea sinteticamente ma in modo esauriente le condizioni dell’e-ditoria italiana romana preunitaria, sostanzialmente ripiegata sulle linee di politica e cultura curiale domina-ta dai tre maggiori sdomina-tabilimenti che monopolizzano il meglio della pro-duzione remunerativa (scolastica, re-ligioso-pastorale, liturgica) e che solo nel giornalismo di varia cultura trova un certo slancio. Il secondo inter-vento di S. Mori analizza il catalogo

editoriale (purtroppo non riprodot-to, neanche in forma digitale in un allegato come sarebbe utile avere) che comprende narrativa, saggistica, molti periodici, generi popolari che hanno fatto la fortuna della Casa. È ricostruita la vicenda imprenditoria-le di Perino dai suoi esordi, ai pe-riodi migliori di una produzione di intrattenimento e divulgazione che vide l’editore aprire filiali a Milano e Genova. Ampio spazio trovano le vicende processuali che l’editore affrontò e il fallimento finale (larga-mente facilitato dalla concorrenza!) che spense la casa editrice dopo la morte del proprietario: in un perio-do, fra l’altro, in cui si faceva acuta nel paese, ed era avvertita anche da-gli stessi soggetti operatori, la neces-sità di una formazione professionale migliore e più a largo spettro per le maestranze del settore (p. 49).

L’ultimo saggio che chiude il la-voro di ricerca è di G. Bacci che entra nel vivo delle ragioni cultu-rali, tecniche e commerciali, della fortuna di Perino analizzandone il vistoso, variegatissimo, spesso salace e ammiccante apparato illustrativo usato a corredo delle pubblicazioni, monografiche, narrative, giornalisti-che. B., sperimentato studioso (cfr. il suo fondamentale, Le illustrazioni in Italia tra Otto e Novecento. Libri a figure, dinamiche culturali e visive, Firenze, Olschki, 2009, p. 336, ill.) e attento conoscitore della storia del-la illustrazione nelle sue molteplici manifestazioni nel contesto europeo: editoria popolare, cartoline, fumetti

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BiBliothecae.it

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(si veda il suo Figure e libri. Studi di storia dell’illustrazione, in «Nuova informazione bibliografica», (2013), 2, p. 345-370) indaga, basandosi sulle carte d’archivio, il ruolo svolto dalle illustrazioni nella diffusione di temi e testi; disvela e analizza i pro-blemi di circolazione e riuso delle immagini (pratica che si rivela non solo furbesca scorciatoria del primo commercio umanistico-rinascimen-tale europeo, ma esigenza connatu-rata al modus operandi editoriale per motivazioni squisitamente imprendi-toriali); si sofferma sui rapporti fra immagini e censura, sulle strategie comunicative associate al processo figurativo. Lo studio, puntuale, con-vincente e preciso e che ci si augura possa espandersi in ulteriori riprese, delinea il rinnovamento che l’editore Perino apportò nel settore figurativo italiano; ricostruisce i nodi dell’arre-tratezza culturale e sociale che de-terminarono la proibizione di testi o immagini; spiega lo stretto rapporto fra l’immaginario illustrativo e quello teatrale che alimentò molta della ma-teria figurativa nell’editoria italiana del tempo.

Anna Giulia Cavagna

Carlo pianCastelli,

Prono-stici ed almanacchi. Studio di bibliografia romagnola, a cura di Lorenzo baldaCChini,

pre-sentazione di Elide Casali, Bologna,

Il Mulino, 2013, 180 p., [12] carte di tav., ill. (Quaderni Piancastelli; 8),

isbn 978-88-15-24757-5, € 17,50.

Con una avvincente presentazione di Elide Casali che ripercorre le fasi principali e rimarchevoli delle circo-stanze della cultura astrologica e della letteratura pronosticante (romagnola e italiana), e una introduzione di L. Baldacchini, che ricostruisce la bio-grafia di Piancastelli e i suoi apporti bibliografici allo studio di almanacchi, compare qui l’edizione, critica e am-modernata, della ricerca dello studio-so fusignatese (ma nato a Imola) Carlo Piancastelli. Noto come collezionista, per esempio anche di numismatica, ma dai vivi interessi antropologici e ricercatore delle tradizioni popolari e folcloriche della propria terra, Pian-castelli destinò, morendo, la propria collezione libraria (circa 55 mila volu-mi) e il proprio multiforme patrimo-nio culturale (manoscritti, autografi, carte, documenti, disegni) alla teca di Forlì. Il suo repertorio biblio-grafico commentato aveva già avuto una ristampa (anastatica) una tren-tina d’anni fa che ebbe circolazione soprattutto locale e che difficilmente si trova nel patrimonio librario nazio-nale al pari dell’edizione originaria del 1913 impossibile da ottenere con pre-stiti interbibliotecari, eppure ancora fondamentale per lo studio della

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