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Dolores Ibárruri: Costruzione ed autocostruzione di un simbolo femminile nella Spagna antifascista. Proposta di traduzione di una sezione dell'opera "Con voz y voto" di Carmen Domingo.

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Indice generale

INTRODUZIONE...3

CAPITOLO 1...5

DOLORES IBÁRRURI: DALL'INFANZIA ALLA MATURITÀ...5

1.1 Famiglia ed educazione...5

1.2 Il matrimonio...7

1.3 Dolores e lo sciopero dell'agosto 1917...9

1.4 La rivoluzione dei soviet...9

1.5 Il comunismo...10

1.6 III Congresso del PCE e la conferenza di Pamplona...13

1.7 La repubblica...14

1.8 L'arresto...16

1.9 Il IV congresso...17

1.10 Di nuovo in carcere...19

1.11 Ripresa del PCE e crisi del PSOE...20

1.12 Il viaggio in URSS...22

1.13 Dolores e le donne...23

1.14 L'insurrezione delle Asturie...24

CAPITOLO 2...26

DOLORES E LA GUERRA CIVILE...26

2.1 Il VII Congresso dell'Internazionale Comunista...26

2.2 La lotta per il Fronte Popolare...27

2.3 La campagna elettorale...28

2.4 Dolores deputato...29

2.5 Gli interventi della Pasionaria...30

2.6 La morte di Calvo Sotelo ...32

2.7 L'insurrezione...34

2.8 Il No pasarán! E le prime conquiste del Fronte Popolare...34

2.9 L'operato di Dolores...35

2.10 L'aiuto straniero...36

2.11 Il V Reggimento...37

2.12 Meglio morire in piedi che vivere in ginocchio...38

2.13 Il governo di Largo Caballero...39

2.14 L'aiuto alle religiose...40

2.15 La difesa di Madrid...41

2.16 Le Brigate Internazionali...42

2.17 Tensione tra comunisti e Caballero. Il governo Negrín...43

2.18 La perdita del nord e il governo Negrín...46

2.19 L'occupazione del litorale mediterraneo e i tredici punti...49

2.20 La battaglia dell'Ebro...49

2.21 Il saluto alle Brigate Internazionali...50

2.22 L'imminente capitolazione...51

2.23 Un'ennesima sconfitta...52

2.24 Ritorno a Madrid...53

2.25 L'approssimarsi della fine...53

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2.27 La fine...57

CAPITOLO 3...59

L'ESILIO DI DOLORES IBÁRRURI...59

3.1 A Mosca...59

3.2 L'URSS invasa dai nazisti...60

3.3 Il trasferimento in Francia...62

3.4 Di nuovo a Mosca. I problemi del partito...63

3.5 Cambiamenti nel partito: la riconciliazione...65

3.6 La morte di Franco e il ritorno in Spagna...68

CAPITOLO 4...72

COMMENTO ALLA TRADUZIONE...72

4.1 La traduzione saggistica...72

4.2 Con voz y voto...74

4.3 Strategia traduttiva...75

4.4 Il lessico...77

4.4.1 Nomi propri e toponimi. ...77

4.4.2 I Realia...77

4.4.3 Materiale lessicale straniero...79

4.4.4 Le espressioni idiomatiche...80 4.5 Fattori culturali...81 TRADUZIONE...83 CONCLUSIONI...159 BIBLIOGRAFIA...163 SITOGRAFIA...164

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INTRODUZIONE

Il presente elaborato consiste nella traduzione e nel commento di una parte dell'opera Con voz y voto di Carmen Domingo, che tratta del ruolo politico e sociale delle donne spagnole durante gli anni della II Repubblica, della Guerra Civile e della dittatura di Franco. A partire da quest'opera ho deciso di isolare il personaggio di Dolores Ibárruri come esempio di donna militante, tracciandone la biografia e collocandola nel contesto storico.

Dolores Ibárruri, la Pasionaria, donna politica, attivista e antifascista spagnola, segretaria generale e dirigente del Partito Comunista Spagnolo, alla lotta politica affiancò anche quella per i diritti delle donne. Era la donna più amata, più popolare, più odiata e più mitificata del secolo XX. Per alcuni considerata una santa, poiché in lei vedevano una personificazione della madre, della figlia, della sorella, della moglie, dell'operaia, della contadina, del miracolo in cui la gente sperava. Per altri era un mostro sul quale correvano innumerevoli leggende. Dolores Ibárruri fu trasformata in personaggio leggendario non solo nella Biscaglia, suo paese natale, ma il mito si diffuse per tutta la Spagna e attraversò tutte le frontiere, i suoi celebri discorsi venivano trasmessi continuamente alla radio e il suo volto era in prima pagina su tutti i giornali. Nell'elaborato si vuole sottolineare il carattere spesso contraddittorio della donna, dovuto alla fede incondizionata nel Partito Comunista e disposta a difenderlo ad ogni costo, a mentire, a tacere, a mettersi da parte pur di preservarne l'integrità. Esempio della sua fede nel comunismo sono le sue memorie El único camino, dove rivela ben poco dei meccanismi interni del Partito Comunista Spagnolo o sul suo ruolo istituzionale al suo interno. Non fa un accenno ai conflitti interni del partito, alle dispute o vendette ideologiche o personali o alle idee politiche e complotti faziosi all'interno del movimento comunista internazionale. Si tratta di un'autobiografia politica, un memoriale comunista in cui risulta evidente la devozione dell'autrice all'ideale comunista nella sua manifestazione sovietica e stalinista. Per la stesura

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dell'elaborato mi sono avvalsa principalmente di queste memorie, ma per non rischiare che esso assumesse un carattere troppo soggettivo e di parte, sono state consultate altre biografie e manuali storici a mio avviso più neutrali.

Nel primo capitolo viene affrontata la parte iniziale della sua vita: la nascita in Biscaglia, la sua sensibilità ai problemi sociali legati a questa terra di minatori, il rapporto conflittuale con la famiglia, il matrimonio fallito, il suo ingresso nel PCE e il suo attivismo politico nei primi anni della II Repubblica spagnola.

Il secondo capitolo si incentra sul ruolo della Ibárruri nella Guerra Civile spagnola. Sono gli anni in cui si crea il mito della Pasionaria, la donna che incita il popolo a combattere, a non arrendersi, che diffonde ottimismo con i suoi lunghi e appassionati discorsi destinati a rimanere nella storia. Sono gli anni dei conflitti con i compagni, delle cose non dette pur di mantenere l'integrità del Partito Comunista e pur di difenderlo.

Il terzo capitolo tratta dell'esilio di Dolores Ibárruri in Russia dopo la disastrosa sconfitta subita dal Fronte Popolare, e del successivo ritorno in Spagna dopo la morte di Franco, dove morirà all'età di 94 anni.

L'elaborato prosegue con una proposta di traduzione del saggio Con voz y voto di Carmen Domingo e il relativo commento dove verranno messi in luce i principali problemi traduttivi e le principali difficoltà riscontrate nella traduzione del testo.

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CAPITOLO 1

DOLORES IBÁRRURI: DALL'INFANZIA ALLA MATURITÀ

1.1 Famiglia ed educazione

Dolores Ibárruri, “la Pasionaria”, nacque il 9 dicembre del 1895 a Gallarta, in Biscaglia, ottava di undici fratelli, di cui solo sette sopravvissero. La Biscaglia era una zona mineraria, e Dolores nelle sue memorie intitolate El único camino, ricorda un monte “tutto di ferro”, origine di un'industria mineraria secolare. Oltre all'attività estrattiva e all'industria siderurgica, un altro elemento economico tipico della Biscaglia era l'armamento navale1.

Dolores testimonia la condizione disastrosa dei lavoratori delle miniere, costretti a lavorare dalla mattina alla sera, pur di non perdere quell'unico lavoro che conferiva loro un minimo di dignità agli occhi della propria famiglia e della società. Lo spirito critico e la futura coscienza di classe della Pasionaria traggono origine da condizionamenti familiari e sociali propri dei lavoratori della zona mineraria2. Il padre, Antonio, nato nel paesino basco di Ibárruri, combatté nell'esercito Carlista a soli sedici anni, e a diciotto entrò a far parte dei dei lavoratori nelle miniere della Biscaglia. Dopo essersi sposato con Juliana Gómez, occupata anch'essa nella zona mineraria, continuerà a lavorare in miniera fino alla morte, nel 1925, e inconsapevolmente trasmetterà alla figlia Dolores il suo antico sogno da sedicenne ribelle, inducendola a conoscere più a fondo la realtà sociale. Sua madre, Juliana, seguiva con premurosa cura i figli, soprattutto Dolores, per la sua vivacità e per l'interesse allo studio che dimostrava. Cattolica praticante, chiusa tra le quattro mura domestiche, Juliana non mostrò mai interesse per le

1 FERRONE, Maria (1998): Dolores Ibárruri. Una donna dietro il mito, Laser, Milano, pp.25-32.

2 VÁZQUEZ MONTALBÁN, Manuel (1995), Passionaria e i sette nani, Frassinelli, Milano, p.15.

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molte manifestazioni che si svolgevano per rivendicare maggiori diritti per i minatori. Anteponeva alla lotta politica il Cattolicesimo, e fu proprio esso, insieme all'ignoranza e alla miseria, ad alimentare in lei il timore del sovrannaturale. Giunse a pensare che sua figlia Dolores, bambina indomabile e molto ribelle, fosse posseduta da spiriti maligni, e volle addirittura farla esorcizzare. Morì come un'osservatrice muta e rassegnata di ingiustizie sociali quotidiane, accettando la situazione con passività, al contrario della figlia. E fu anche per l'intensità della fede materna che in Dolores sarebbe nata un'adesione quasi religiosa al marxismo, dopo che esso giunse ad affiancare un cattolicesimo altrettanto fervente. Infatti, sin da bambina era stata educata ad una vita spirituale assai intensa. Lei e la famiglia partecipavano all'eucarestia, pregavano regolarmente e la fede in un essere superiore infondeva in lei la speranza in un mondo diverso da quello terreno, privo di ogni disuguaglianza sociale. Un'esistenza quasi monacale, prima del lento sgretolarsi della suo cattolicesimo, iniziato quando, delusa e amareggiata, scoprì che la statua della Vergine che lei tanto ammirava e pregava non era altro che un manichino di legno che le suore, durante i preparativi per la messa, maneggiavano senza alcuna cura. I dubbi si insinuavano sempre più: troppe ingiustizie e disuguaglianze sociali in contrasto con una religione che proclamava un'uguaglianza fraterna, quanto mai lontana dalla realtà. Nessuno tra gli adulti, in ambito familiare e scolastico, riusciva a chiarire i suoi dubbi.

Prima di aver compiuto cinque anni, Dolores frequentò l'asilo: un posto squallido, oscuro, freddo e umido costruito sopra il tetto di un carcere dove erano rinchiusi perlopiù i minatori ribelli, che aveva però il vantaggio di costare poco, circa una peseta al mese. I bambini erano costretti a trascorrere ore in uno stanzone privo di luce e di riscaldamento, con il materiale necessario perché si potesse chiamare asilo: due cartelle con le lettere dell'alfabeto e una cartina geografica della Spagna, che avrebbero dovuto garantire le due basi dell'insegnamento: la patria e i preliminari della lettura e della scrittura. In questo modo le maestre cercavano di educare le giovani menti, senza rinunciare ad infondere loro il senso della giustizia, ispirato dalla realtà circostante.

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dimostrazione di come il cattolicesimo influenzasse il processo di crescita degli alunni, e dove ben presto si distinse per predisposizione allo studio e alla lettura. Ciò che mancava in quella scuola era lo sviluppo di una coscienza critica, troppo pericolosa per un ambiente sociale gravato dallo sfruttamento dei lavoratori e da tensioni di ogni genere, già di per sé esplosivo. Dolores ebbe il vantaggio, rispetto ai compagni, di essere guidata da una maestra progressista, Antonia Izar de la Fuente, che formò in lei una sensibilità critica, suscitandone l'interesse per la conoscenza. Si dedicava così alla lettura dei libri presi in prestito dalla biblioteca scolastica, tra l'incredulità e lo scherno dei fratelli maggiori, i quali preferivano il lavoro in miniera alla cultura.

A quindici anni lasciò la scuola e, su consiglio di quella maestra che credeva fermamente nelle sue capacità, frequentò per due anni il corso di preparazione alla scuola normale per maestre. Ma nonostante le sue attitudini a quel ruolo, la buona volontà e l'intelligenza, le difficoltà economiche la costrinsero ad abbandonare il progetto, a causa delle molte spese che la famiglia non poteva affrontare. Dopo questo apprendistato si rassegnò alla vita che la aspettava, imparò a cucire e per tre anni fece la domestica presso una famiglia di noti commercianti.

1.2 Il matrimonio

A vent'anni conobbe Julián Ruiz Gabina, un minatore militante del Partito Socialista, senza soldi e soprattutto ateo, e ciò indusse i genitori di Dolores a opporsi al fidanzamento e al successivo matrimonio. Ma Dolores stavolta non cedette e, testarda, abbandonato il lavoro di domestica, nel 1916 sposò il giovane “senza Dio”.

I primi disagi non tardarono però a manifestarsi, la convivenza era una delusione, e la vita di coppia si incrinava continuamente. Dopo anni di povertà, di nomadismo, in cerca di una abitazione “perfetta” in cui Dolores potesse sentirsi a proprio agio, senza la sensazione di asfissia e solitudine che aveva sempre percepito, Julián ereditò del denaro con cui costruì una casa per sé e la moglie,

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una casa che somigliava a una fortezza, lontana dal centro abitato, atta a proteggerlo dalle retate delle guardie civili. Dolores se ne lamentava poiché avvertiva sempre più squallore e desolazione. Intanto, tra i continui litigi con il marito, aggravati dalla nascita dei figli, e per la consapevolezza della miseria e della monotonia in cui viveva, qualcosa nelle sue convinzioni cominciava a cambiare:

Al contatto con la terribile verità di tutti i giorni, il tessuto delle mie convinzioni religiose si assottigliava, E poco per giorno mi andavo a liberare dalle credenze, superstizioni, pregiudizi, vecchie tradizioni, timori ultraterreni. […] La causa, l'origine della nostra miseria, non era in cielo, ma in terra. Era il regime che alcuni uomini avevano imposto e che altri uomini potevano cambiare o distruggere3.

Se Julián Ruiz le fece conoscere il socialismo, la introdusse anche in una consuetudine di una vita matrimoniale priva di orizzonti a cui lei nelle sue memorie allude senza entusiasmo e in termini negativi. Lui si comportava da uomo e da combattente: lavorava, cospirava, finì più volte in carcere, e passava il suo tempo libero in osteria con gli altri uomini4, lasciando a lei la responsabilità di allevare i figli in condizioni economiche precarie. Dolores non accettava che di generazione in generazione le donne avessero come unico scopo il matrimonio, senza aspirare ad altra occupazione che quella di allevare i figli e servire il marito. Secondo lei “nella famiglia la donna si spersonalizzava”, e con l'andar del tempo sarebbe diventata “la vecchia che fa da serva ai giovani e da bambinaia ai nipoti”5. Così Dolores recuperò le sue conoscenze e le nozioni e le mise al servizio della propaganda del Partito Socialista, scrivendo volantini e manifesti:

La lotta per il socialismo che non vedevo prossimo, ma che incominciava a dare contenuto e fondamento alla mia vita, era la forza che mi sosteneva nelle condizioni disperate della nostra esistenza di paria. […] La mia nuova fede era più giusta e più solida della fede religiosa. Adesso non aspettavo niente dalla bontà di un Dio sconosciuto e inconoscibile, ma dallo sforzo degli uomini. Del nostro proprio sforzo, dalla nostra stessa lotta6.

Da queste attività Julián venne emarginato, scavalcato dalla superiorità della moglie, non più inibita da pregiudizi e condizionamenti. Con il suo atteggiamento

3 IBÁRRURI, Dolores (1962), Memorie di una rivoluzionaria, Editori Riuniti, Roma, p.79. 4 VÁZQUEZ MONTALBÁN, Manuel 1995, p.21.

5 IBÁRRURI, Dolores 1962, p.77. 6 Ibidem, p.79.

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e orgoglio maschilista non accettava di vedersi posposto a Dolores, pur riconoscendone la superiorità. Lei, stanca di essere confinata nelle quattro mura domestiche per badare ai figli e alla casa, reclamava una partecipazione non solo nel settore politico, ma anche nell'ambito del lavoro, in cui si sentiva emarginata solo perché donna. Cercava la possibilità di emergere, di lavorare, di sottrarsi dalla sofferente routine quotidiana. Così, dedicherà tutta se stessa al comunismo e alla causa proletaria, abbandonando casa, figli e marito, per una fede che se agli inizi li aveva uniti, finirà per separarli per sempre.

1.3 Dolores e lo sciopero dell'agosto 1917

Il 1917 fu un anno importante per la Spagna e per Dolores:

La monarchia traballava in Spagna. La classe operaia e i contadini apparivano come le forze più combattive ed erano le loro lotte che obbligavano i diversi gruppi democratici borghesi a prendere posizione7.

I salariati spagnoli si ribellavano contro lo sfruttamento dei padroni, e la propaganda socialista fece credere alle masse che si stava preparando una rivoluzione. Proprio per questo, specialmente nelle Asturie e nella Biscaglia, vennero distribuite armi da taglio, dinamite, barattoli di stagno perché gli operai si fabbricassero le bombe per la lotta. Dolores Ibárruri, appena ventiduenne e con la figlia Ester, nata da poco, voleva partecipare, e per questo sfruttò le sue conoscenze da figlia di minatore e aiutò a fabbricare delle bombe “del tutto primitive, barattoli di latta pieni di dinamite, di chiodi, di pezzi di ferro, chiusi con cemento, con un pollice di miccia da accendere prima di lanciarli8”. Il 12 ottobre, nelle Asturie e nella Biscaglia la lotta acquisì carattere insurrezionale ma lo sciopero fallì, perché “contro i lavoratori fu inviato l'esercito al comando del generale Burguete, che nei suoi bellicosi messaggi al governo dichiarava di essere disposto a sterminare gli scioperanti come animali selvatici9”. I morti furono centinaia. Dolores si occupò di eliminare le bombe inutilizzate, gettando in un

7 Ibidem, p. 81. 8 Ibidem, p. 82. 9 Ibidem.

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ruscello i pistoni e bruciando le micce. Il marito venne arrestato dalla Guardia Civile e Dolores rimase sola ad occuparsi della figlia Ester.

1.4 La rivoluzione dei soviet

Quello stesso anno si verificò un evento che alimentò le speranze di Dolores nella prossima fine di ogni forma di sfruttamento, e nella rapida instaurazione della giustizia: la rivoluzione bolscevica in Russia. Una mattina di novembre apprese la notizia che gli operai e i soldati avevano assaltato il palazzo d'inverno, che avevano arrestato i membri del governo provvisorio e che lo avevano sostituito con i Soviet. Queste notizie ebbero in lei ripercussioni profonde: “non mi sentivo più triste, non mi sentivo più sola. La nostra rivoluzione, che ancora un giorno prima consideravamo lontana e inaccessibile, era una realtà nella sesta parte del mondo10”.

L'eco della rivoluzione in Russia si propagava tra le masse, facendo ridestare speranze sopite, ma mai del tutto perdute. Questo evento creava un clima teso in Spagna: l'atmosfera rivoluzionaria coinvolgeva nuovi strati della popolazione, estendendosi dalle regioni industriali a quelle agricole, dove i contadini conducevano incessanti lotte per prendere possesso della propria terra.

Durante la Settimana Santa del 1918, Dolores si presentò alla sede del Minero Vizcayno, periodico diffuso tra le masse operaie, con l'intenzione di collaborare al giornale. Fu pubblicato il suo primo articolo sulle incongruenze della religione cattolica ed è qui che ebbe origine il suo pseudonimo di “la Pasionaria”, per la coincidenza con la settimana della Passione di Cristo in cui l'articolo stesso fu pubblicato.

Alle elezioni del 1918, con grande orgoglio di Dolores, sei membri del Partito Socialista conquistarono un posto alle Cortes. Tra loro c'era Indalecio Prieto, per cui la Pasionaria nutriva una grande ammirazione, trascinata dai suoi discorsi da oratore di alto livello, dai quali imparò molto. Intanto si svuotavano le carceri

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degli scioperanti del 12 ottobre, e Julián tornò a casa dalla famiglia.

1.5 Il comunismo

Nel 1919 Trotsky, a nome del governo bolscevico, invitò gli esponenti di sinistra del Partito Socialista spagnolo a unirsi al congresso della Terza Internazionale Comunista, i cui principi sancivano la lotta contro il sistema capitalistico e proclamavano la necessità di una rivoluzione delle masse. La lotta per l'adesione durò a lungo poiché c'era chi intendeva rimanere fedele al partito pur volendolo rinnovare e chi propendeva per aderire al bolscevismo, forte della vittoria appena ottenuta. Il gruppo socialista di Somorrostro, con cui Dolores e il marito collaboravano, si unì alla Terza Internazionale, aderendo ai principi del leninismo. Dal 1920 assunse la denominazione di Agrupación Comunista, una delle organizzazioni comuniste più attive di quel periodo. Dolores venne eletta membro del primo Comitato provinciale del Partito Comunista della Biscaglia e più tardi delegata al primo congresso. In un clima così teso, Dolores accudiva la figlia Ester che, malata, peggiorava ogni giorno. Morirà quello stesso anno, a causa di una malattia provocata dalla fame. Il 15 aprile del 1920 in un'assemblea si proclamò l'atto di nascita del nuovo Partito Comunista Spagnolo con la pubblicazione di un manifesto, in cui si condannava soprattutto l'alleanza del Partito Socialista con i regimi capitalistici durante la prima guerra mondiale. I dirigenti comunisti decisero l'insurrezione nell'estate del 1921, seguendo il modello della Russia, e Dolores e il marito parteciparono alle assemblee per discutere sui preparativi e sui rifornimenti d'armi. Ma questo “infantilismo rivoluzionario” come lo definisce Dolores nelle sue memorie, che induceva a ritenere tutto possibile a prescindere dalle difficoltà concrete, venne stroncato sul nascere dal più sensato del gruppo, José Sánchez Rey, un minatore che “con grande senso politico dimostrò che non esistevano le condizioni né noi avevamo la forza e l'influenza sufficiente per spingere la classe operaia all'insurrezione

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armata11”. Anche l'organizzatore dell'insurrezione, Eduardo Ugarte, diede l'ordine di sospendere i preparativi e di sbarazzarsi delle armi. L'ordine fu eseguito dai cospiratori, accusati in futuro di anarchismo. In quello stesso anno, intanto, Dolores partorì il suo secondogenito Rubén.

Questo fu un periodo di grandi scioperi e proteste degli operai che reclamavano i loro diritti. Il Partito Comunista riuscì a conquistare l'intera sezione del sindacato dei minatori della Vizcaya e parte di quella di San Sebastián, mentre a Bilbao dirigeva il gruppo dei metallurgici. Grazie all'aiuto del Partito Comunista i minatori di una compagnia inglese riuscirono a ottenere che i colleghi ultraquarantenni non fossero emarginati dal posto di lavoro. Una vittoria dei comunisti sui loro avversari socialisti, ai quali dapprima i lavoratori avevano chiesto aiuto, ma poi si erano resi conto che questi volevano contrattare con i capi della miniera per mettere fine alla protesta. Ottennero anche la costruzione di case di ricovero per anziani e aumenti salariali. Intanto Dolores, che denunciava l'avidità dei gruppi dominanti e le dure privazioni giornaliere dei ceti subalterni, ricevette una visita di Sebastiana Ugarte, moglie di uno dei più ricchi proprietari della zona. Il colloquio aveva lo scopo di convincerla ad abbandonare il comunismo in cambio di alcuni vantaggi, ma Dolores non si fece tentare e rifiutò, poiché intendeva vivere per la causa socialista. Nel 1923, anno in cui iniziò la dittatura Primo de Rivera e con essa la repressione contro i comunisti, la Pasionaria, per qualche tempo fu costretta ad allontanarsi dalla vita politica poiché attendeva il terzo parto, che fu di tre gemelle. Due, Azucena e Amagoya, moriranno, mentre resterà in vita solo Amaya. Infine, nel 1928 nacque Eva, che però vivrà solo tre mesi. Nel 1925 fu eletto segretario del partito José Bullejos, dirigente del gruppo comunista della Biscaglia: fu così assicurata per la prima volta al partito una direzione stabile, che durerà fino al 1932. In questo periodo l'attività del PCE si concentrava a Parigi, dove cospiravano vari settori dell'opposizione alla dittatura. Per volere dell'Internazionale Comunista, il partito iniziò una campagna di propaganda contro l'intervento franco-spagnolo in Marocco, che causò molte detenzioni. Per tutto il periodo della dittatura, l'attività

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del PCE si ridusse a consolidare la propria debole struttura organizzativa e a partecipare alla vita interna dell'IC, seguendone fedelmente le direttive. Il gruppo di Bullejos veniva considerato rigido e settario, infatti emarginò alcuni militanti dal partito poiché non erano adatti ai suoi metodi.

Nel 1927 Dolores conduceva la sua esistenza di donna politicamente impegnata e sola. Contro i comunisti si manifestava un odio profondo, da parte dei padroni, delle autorità, della Chiesa e dei socialisti, che collaboravano con la dittatura. Il marito era di nuovo in carcere, e lei doveva badare ai due figli, senza per questo rinunciare all'attività di propagandista, distribuendo volantini e opuscoli. Un giorno, uscita dal carcere dopo una visita al marito, decise di organizzare una protesta affinché Julián e tutti i suoi compagni fossero scarcerati. Così lei e le mogli degli altri detenuti bloccarono i binari del tram di Bilbao. Il giorno dopo si recarono all'ufficio del Governatore, ove ebbe luogo un colloquio concitato in cui la Pasionaria si fece sentire, incoraggiando le compagne a protestare. L'iniziativa non andò a buon fine perché la scarcerazione degli uomini non avvenne, ma qualcosa si mosse, poiché la protesta aveva ridimensionato la figura del governatore, atterrito dall'esasperazione delle donne.

Le varie manifestazioni e scioperi che ebbero luogo nel paese dimostravano che la dittatura era ormai prossima alla fine, e che l'opposizione a Primo de Rivera stava prendendo corpo tra le forze politiche e i ranghi dell'esercito. Parteciparono alla lotta gruppi repubblicani, studenti, la CNT, mentre il Partito Socialista si rifiutò. In occasione della convocazione, da parte di Primo de Rivera, dell'Assemblea Nazionale Consultiva nel 1927 il partito comunista dichiarò lo sciopero generale in Biscaglia, dove i comunisti protestarono contro l'Assemblea e contro la dittatura. A causa di queste proteste vari membri del PCE furono arrestati, tra cui Bullejos, che era intervenuto direttamente nello sciopero e che sarebbe rimasto in carcere fino alla fine della dittatura.

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1.6 III Congresso del PCE e la conferenza di Pamplona

Nel 1928 si tenne il terzo congresso del Partito Comunista, che doveva riunirsi in Francia poiché in Spagna era impossibile a causa delle persecuzioni a cui il partito era continuamente sottoposto. Alla vigilia, tutti i partecipanti si riunirono a Irún per poi passare la frontiera illegalmente di notte. Alla notizia dell'arresto di alcuni militanti che custodivano i documenti della delegazione, Dolores e i compagni decisero di tornare indietro, non partecipando così al congresso. Il pericolo principale era un mutamento di direzione nei partiti socialisti, che sembrava propendessero per un'ideologia di destra e che erano qualificati “socialfascisti” contro i quali era necessario combattere. Ai partiti comunisti, secondo le direttive dell'IC, non era permesso nessun compromesso con altri partiti, ma allo stesso tempo dovevano attrarre a sé i militanti socialisti per separarli dai loro dirigenti. Ma le conseguenze di questa politica settaria furono che il PC tedesco collaborò con i nazisti per colpire i “socialfascisti” contribuendo così all'ascesa al potere di Hitler, e che i vari partiti comunisti videro diminuire il numero dei militanti, compreso quello spagnolo che divenne sempre più isolato. Intanto si acuiva sempre più la crisi del regime dittatoriale: ormai gli andava contro anche il suo più fedele alleato, l'esercito. Il re quindi obbligò Primo de Rivera a dimettersi, sostituendolo con il generale Berenguer, incaricato di ristabilire la Costituzione e di preparare le elezioni generali. Il PCE continuava la sua clandestinità, ma un'amnistia concessa dal governo liberò Bullejos.

Nel 1930 fu convocata la Conferenza di Pamplona, che si tenne in realtà a Bilbao nella più completa clandestinità, e Dolores vi partecipò quale membro del Comitato provinciale della Biscaglia. Si riaffermò il carattere democratico-borghese della rivoluzione spagnola e il ruolo dirigente del proletariato in essa. Si discusse sulla lotta per la rivoluzione democratica, sull'esproprio dei latifondi, dei beni ecclesiastici. La Pasionaria venne eletta membro del Comitato Centrale e venne rieletto il gruppo Bullejos, Arroyo e Trilla. Come lei stessa afferma nelle

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memorie, in occasione della campagna di propaganda del Partito Comunista per le elezioni che avrebber sconfitto la monarchia, venne scelta come oratrice e partecipò a manifestazioni pubbliche intervenendo più volte nei comizi, nelle riunioni e alle conferenze. Denunciò gli errori della monarchia e auspicò l'avvento di una prossima rivoluzione proletaria, sul modello dei soviet russi.

1.7 La repubblica

La monarchia si disgregava sempre più. Molti settori delle classi dominanti si allontanarono da essa per evitare che l'alternativa repubblicana rimanesse unicamente nelle mani delle forze popolari.

L'IC per orientare la politica del PCE inviò dei delegati in Spagna e grazie a uno di essi, Duclòs, si costituì il comitato nazionale di ricostruzione della CNT. Questa assemblea dei sindacati recentemente espulsi dalla CNT era un intento di creare una nuova centrale sindacale di carattere comunista12 nonché una conseguenza della politica “classe contro classe” approvata dal VI Congresso dell'IC. La CNT vera e propria disapprovò il Comitato, denunciando i comunisti per il loro intento scissionista. Ci furono nuove repressioni per il PCE, e Bullejos e il suo gruppo furono di nuovo arrestati nell'agosto 1930.

Nel febbraio 1931 Berenguer convocò le elezioni alle Cortes e i delegati dell'IC decisero che il PCE doveva parteciparvi. Al contrario Bullejos voleva boicottarle e collaborare con l'opposizione repubblicana. L'astensionismo di quest'ultima obbligò il governo a sospendere le elezioni. Cadde così il governo Berenguer e gli successe Aznar.

Il 14 aprile 1931 vennero indette le elezioni municipali alle quali stavolta il PCE partecipò. La maggior parte degli spagnoli si pronunciò contro la monarchia e a questo risultato seguì l'abbandono del paese da parte della famiglia reale. Si costituì un governo repubblicano socialista e i cittadini della Spagna si riversarono con entusiasmo per le strade dando il benvenuto alla nuova Repubblica, con la

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speranza che per il paese si sarebbe aperto un periodo di progresso e di sviluppo democratico. Ma le speranze svanirono rapidamente, frustrate dal conservatorismo della nuova Repubblica, e i primi che se ne resero conto furono proprio i comunisti. Essi constatarono che non c'era molta differenza tra il governo Repubblicano e quello passato. Sostenevano che la vera lotta rivoluzionaria, che poteva ispirarsi solo alle dottrine di Lenin, era ancora lontana. Infatti, mentre il popolo sognava ad occhi aperti, i comunisti, contro corrente, sfilarono per le strade di Madrid gridando slogan contro la nuova Repubblica e invocando un governo sulla base dei soviet russi. Più tardi la Pasionaria avrebbe ritenuto il partito degli anni Venti, che aveva pochi affiliati e che aveva ottenuto pochi voti, troppo settario, di un estremo infantilismo di sinistra13

Il I maggio 1931 i membri del PCE organizzarono un comizio nel teatro dei Campi Elisi di Bilbao, per celebrare la festa dei lavoratori, ma all'uscita vennero attaccati dalle forze dell'ordine. I compagni di Dolores fuggivano dappertutto per evitare gli insulti e i colpi. Poco dopo la Pasionaria compì un gesto coraggioso, intonando L'Internazionale.

Presi una bandiera e, accompagnata da un numeroso gruppo di compagni, percorremmo le strade della capitale, protestando per la provocazione e per la violenza con la quale il governo repubblicano socialista inaugurava la sua politica democratica.14

La Pasionaria era convinta che, anche senza i socialisti al governo, la rivoluzione democratica si sarebbe potuta ugualmente realizzare. Attaccava l'inattività e l'indifferenza degli inizi di quella Repubblica che avrebbe potuto cambiare il regime di proprietà basato sul latifondo, riconsegnando ai contadini le proprie terre; avrebbe dovuto eliminare i problemi della fame, della miseria, dell'arretratezza; mirare alla creazione di una nuova Spagna. Invece il Partito Socialsta perdeva col passare del tempo il proprio carattere di organismo della classe operaia, e secondo Dolores fu responsabile di una politica antipopolare che non riuscì a cambiare il paese. Agli inizi di maggio Bullejos e Adame furono chiamati a Mosca per studiare con i dirigenti dell'IC la situazione spagnola. Al loro arrivo constatarono la confusione che regnava all'interno dell'IC riguardo al

13 VÁZQUEZ MONTALBÁN, Manuel 1995, p.29. 14 IBÁRRURI, Dolores 1962, pp.117-118.

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loro paese. Le direttive che diede l'Internazionale erano di evitare che il regime repubblicano si installasse, intensificado la lotta operaia e le azioni di massa, di costituire soviets di operai, di soldati e di contadini rifiutando l'accordo con gli altri partiti.

1.8 L'arresto

Nel settembre del 1931, la direzione del partito ordinò a Dolores di trasferirsi a Madrid come redattrice di El mundo obrero, quotidiano del Partito Comunista. Il PCE in questo momento era un partito minuscolo, radicale e ostile alla Repubblica borghese, costretto più volte a vivere in clandestinità, tanto che Mundo Obrero fu confiscato quaranta volte tra il novembre 1932 e il giugno 193315. Un giorno, uscita dalla redazione del giornale, venne arrestata e trasferita nel carcere femminile, in una squallida e maleodorante cella insieme a delinquenti e prostitute, ignara della causa che l'aveva condotta fin lì. Sin da subito decise di farsi rispettare e di far rispettare il suo comunismo da chi dentro la cella voleva dominare, soprattutto una, Manuela, ladra di professione. Il mattino dopo, le altre donne, stupite, cercarono di capire il reato per cui Dolores era stata arrestata e quando lei rispose “perché sono comunista”, ciò invece di tranquillizzarle le rese ancora più incerte, perché era la prima volta che conoscevano una prigioniera politica. E perfino Manuela si avvicinò a lei per porgerle delle scuse. Passò la giornata in cella a cucire e ricamare sotto gli occhi delle sorveglianti, e quando arrivò la sera, Dolores si affrettò a convertire al comunismo le sue compagne:

Parlai a quelle donne di ciò che era il comunismo, di ciò che il comunismo rappresentava per la donna. Gli parlai dell'Unione Sovietica, del paese del socialismo, delle donne del socialismo, facendo il confronto con la situazione della donna in Spagna e delle cause che spingevano la donna alla delinquenza e alla prostituzione16.

Dolores pensò alla causa per cui era stata arrestata: aveva nascosto e protetto Ambrosio Arrarás, dirigente comunista della Federazione Bilbaina e alcuni compagni feriti nello scontro avvenuto una notte tra socialisti e comunisti, in cui

15 VÁZQUEZ MONTALBÁN, Manuel 1995, p.41. 16 IBÁRRURI, Dolores 1962, pp. 132-133.

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avevano perso la vita due socialisti e un comunista. Quando li accolse non conosceva i dettagli dell'accaduto, ospitò i compagni feriti solo per curarli. Quando venne a conoscenza del responsabile della sparatoria, Jesús Hernández, non poteva rivelare il suo nome per ordine del partito.

Dopo essere stata trasferita in una soffitta-prigione, allontanata dalle sue compagne per paura che fomentasse di nuovo in loro lo spirito comunista, rimase in carcere fino a novembre. E nel gennaio del 1932 la causa per cui era stata citata a giudizio fu sospesa per mancanza di prove.

1.9 Il IV congresso

Da un anno i delegati dell'Internazionale Comunista dissentivano da quelli del Comitato Esecutivo perché questi ultimi erano ansiosi di conquistarsi una propria autonomia. Ma il malcontento traspariva anche tra i compagni sivigliani membri del Comitato Centrale. Díaz, Hurtado, Mije e Roldán accusarono la direzione di condurre una linea politica antipopolare, che ignorava i bisogni dei lavoratori.

Nel frattempo, il segretario dell'Internazionale Comunista rimproverava i compagni spagnoli poiché si ostinavano a perseverare nella loro chiusura da élite piccolo-borghese17, rivolgendo loro in una lettera vari rimproveri. Rimproveri rimasti nascosti dai capi, fino a che la stampa borghese pubblicò l'intera missiva. Infine Bullejos fu chiamato a Mosca con Adame e Vega per preparare il IV congresso del partito. Nella capitale sovietica si ripeterono le critiche al gruppo dirigente, coniderato responsabile della mancata crescita del partito a causa del suo debole inserimento nei sindacati. Il gruppo era considerato l'ostacolo principale alla bolscevitizzazione del partito. A queste critiche seguì l'invio di altri delegati dell'IC in Spagna per promuovere una nuova lista elettorale che eliminasse il gruppo dirigente. Questo minacciò di dimettersi, ma per il momento le dimissioni gli furono impedite.

Nel marzo del 1931 Dolores si trasferì a Siviglia per preparare il IV congresso

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del partito. Siviglia fu scelta perché era considerata “la rossa” per le continue proteste degli operai e dei sindacati di estrema sinistra. Inoltre il Partito Comunista aveva una grande influenza nella città, conquistata con l'attiva partecipazione alla lotta contro la dittatura. Era il primo congresso del PCE che si poteva celebrare pubblicamente e legalmente. Nel corso dei lavori si definirono obiettivi che non presentavano nulla di nuovo, come l'auspico della nascita dei soviet, il sostegno alle masse rurali e la caccia ai trozkisti con il fine dichiarato di eliminare le tendenze semianarchiche che ancora sopravvivevano. Non ci furono grandi cambiamenti nemmeno al momento di eleggere il nuovo segretario generale, che fu di nuovo Bullejos. Secondo quanto scrive nelle sue memorie, Dolores era convinta che solo il partito comunista poteva cambiare il corso degli eventi, ma solo se fosse diventato un partito di massa, capace di raggiungere gli strati più profondi dei lavoratori. A suo avviso le risoluzioni del congresso assestarono un pesante colpo alle tendenze settarie, che frenavano lo sviluppo del partito e il suo processo di consolidamento. Ma nonostante tutto, i problemi non furono risolti18.

Il progetto di riforma agraria e lo statuto di autonomia della Catalogna provocarono timore nelle forze reazionarie. Una cospirazione di latifondisti e militari diede luogo alla sollevazione del generale Sanjurjo a Siviglia. La reazione dei lavoratori sivigliani fu molto combattiva, e PCE e CNT chiamarono allo sciopero generale. Prima della sollevazione, all'interno del PCE si discusse su quale sarebbe stato l'atteggiamento nel caso ci fossero stati attacchi alla Repubblica. La linea di Bullejos consisteva nel considerare la reazione come il pericolo principale e quindi sosteneva l'idea di appoggiare la Repubblica. Così il dirigente pubblicò un manifesto in cui si auspicava una difesa rivoluzionaria della Repubblica. L'arrivo di un nuovo delegato dell'Internazionale, Codovila, aggravò le tensioni tra il gruppo Bullejos e l'IC stessa. Codovila accusò la direzione di aver condotto una politica opportunista nei fatti di Siviglia, insistendo che i nemici principali non erano la reazione, ma il governo Azaña e il Partito Socialista. Mentre Bullejos si preparava per andare a Mosca per assistere al plenum dell'IC, i

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delegati internazionali il giorno prima convocarono una riunione urgente del Buro, nella quale qualificarono il gruppo dirigente come controrivoluzionario. Per una serie di manovre dei dirigenti dell'IC, Bullejos e il suo gruppo arrivarono a Mosca quando il plenum era già stato celebrato; di fronte alla loro persistenza nelle proprie posizioni, l'IC decise di espellerli per settarismo e indisciplina. A Bullejos successe Díaz, e Dolores entrò a far parte del comitato esecutivo.

1.10 Di nuovo in carcere

Ritrasferitasi a Madrid, fu arrestata nuovamente, e stavolta vi furono dei momenti di tensione con il direttore della prigione. Il suo rifiuto a concedere a Dolores l'applicazione dello statuto speciale di prigioniera politica provocò non solo la sua protesta ma anche la reazione di alcuni comunisti presenti in carcere. Anche le detenute, soprattutto le stesse che aveva lasciato quattro mesi prima, nutrivano grande rispetto per lei. Un altro motivo di tensione si avrà il I maggio, giornata dei lavoratori, quando Dolores organizzerà un coro improvvisato di detenute per cantare L'Internazionale e in seguito una protesta per la scarsa qualità del cibo: iniziative che irriteranno ulteriormente il direttore. Durante la detenzione Dolores si preoccupava per figli Amaya e Rubén, soprattutto per il ragazzo, che ogni giorno se ne stava davanti alle porte del carcere con la speranza di vedere sua madre, suscitandole così non pochi sensi di colpa. Le conquiste all'interno del carcere potevano gratificare Dolores in quanto militante, ma non nella sfera privata, quella di madre costretta più volte a sacrificare i figli. Per qualsiasi comunista convinto i figli non avrebbero dovuto occupare il primo posto, ma lei era incapace di essere così fredda, così monolitica, forse perché in quanto donna aveva un innato istinto materno, o semplicemente non poteva accettare una regola tanto rigida e prettamente maschile19. E mentre faceva la rivoluzione, non cessava di pensare a loro:

Di nuovo la vita mostrava quanto fosse difficile per una madre dedicarsi completamente alla lotta rivoluzionaria. La vita, la libertà non avevano importanza ma i

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figli, avevo io il diritto di sacrificarli privandoli anche, nella nostra vita misera e pericolosa, delle attenzioni, delle premure, dell'affetto della madre?20

Verso la fine del '32 Dolores fu tradotta in treno al carcere di Bilbao, dove rimase per circa un mese prima di essere liberata, e rifiutò la proposta di una guardia civile che le voleva pagare un viaggio in Unione Sovietica perché verificasse “i mali del comunismo”.

Ma la mancata assistenza dei figli non era l'unica corruccio di Dolores, la preoccupava anche la situazione del partito e del gruppo Bullejos. Secondo Bullejos in una sua visita a Dolores in prigione, ella gli avrebbe consigliato, prima della partenza per Mosca, di non cedere ai capi del Comitern. Inoltre avrebbe anche appoggiato la nuova consegna di Bullejos “difesa rivoluzionaria della Repubblica”21. Al momento dell'espulsione la Pasionaria avrebbe voluto rimanergli fedele, ma fu costretta a condannarlo pubblicamente pena l'espulsione propria22.

Ma Dolores nelle sue memorie invece afferma di essere stata d'accordo con le misure prese per assicurare la continuità del partito e per correggere il suo carattere chiuso e settario, che gli aveva impedito di acquisire pochi consensi significativi tra le masse. A suo dire l'allontanamento dalla direzione di uomini che non assicuravano lo sviluppo del movimento e la successiva nomina di Díaz erano stati un bene per il partito, giacché fu da allora che cominciò il suo rapido sviluppo quantitativo.

1.11 Ripresa del PCE e crisi del PSOE

Nel 1933, una volta scarcerata, Dolores riprese l'attività politica, condividendo con i compagni l'ansia per le sorti del movimento operaio, minacciato, dopo l'ascesa al potere di Hitler, dall'avvento del fascismo. La paura del contagio era grande, dato che già in Inghilterra, Francia e Italia si stavano

20 IBÁRRURI, Dolores 1962, p.147. 21 FERRONE, Maria 1998, p.94.

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verificando fenomeni simili. In effetti la situazione della Germania e della Spagna avevano degli elementi in comune: due regimi instabili, masse affamate, incompetenza della classe dirigente, crolli economici e finanziari. Nascevano nuovi gruppi, che anche se non apertamente “neri”, rispecchiavano nei loro discorsi un fanatico conservatorismo, come la CEDA (Confederazione delle Destre Autonome) capeggiata da Gil Robles e la Renovación Española, di stampo filo-borbonico23. Inoltre, José António Primo de Rivera costituì la Falange, di matrice nettamente fascista, e le strade delle città iniziarono a essere testimoni dei suoi crimini. Per autodifesa, il PCE creò le Milizie Antifasciste Operaie e Contadine, mentre alcuni, come il Partito Socialista, non consideravano la minaccia fascista un vero pericolo.

Il PCE con la sua propaganda elettorale voleva convincere il popolo di essere un partito di sinistra non fazioso, il cui primo imperativo era dedicarsi alle masse anche rurali, svolgendo ovunque una propaganda a favore dei contadini poveri. Dovevano esserne parole d'ordine l'espropriazione del latifondo e l'equa ripartizione delle terre a chi le lavorava, oltre ad una nazionalizzazione delle grandi imprese, una riduzione delle ore lavorative e la nascita di una struttura militare. Dolores viaggiava avanti e indietro dalla Castiglia all'Andalusia per sostenere le masse rurali, che si organizzavano da sole per ottenere la tanto attesa riforma agraria, partecipava a comizi, assemblee e a manifestazioni antifasciste. E fu proprio ad una di queste, a Tetuán de las Victorias, che la Pasionaria venne arrestata per la terza volta, ma presto liberata grazie alle pressioni esercitate dalle organizzazioni democratiche. Intanto, nell'ottobre dello stesso anno, per una crisi di governo, i socialisti furono costretti ad allontanarsi dal ministero, a causa della loro politica antipopolare che non avviò mai la riforma agraria e che non fece mai ben capire da che parte stessero. Così Lerroux fu incaricato di formare un nuovo governo che però durerà solo venti giorni poiché non raggiunse la maggioranza parlamentare. Fu sostituito da Martinez Barrio, alla testa di un governo ponte, in attesa delle elezioni. Furono poi indette le nuove elezioni, le prime a cui parteciparono anche le donne. La CEDA risultò il più forte gruppo parlamentare,

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esito favorito anche dall'astensione degli anarchici. Il primo dicembre si formò il governo Lerroux, appoggiato dalla CEDA, e quella sera, per la prima volta, le organizzazioni giovanili comunista e socialista manifestarono a Madrid contro il governo

Dopo le elezioni, per il PSOE era difficile operare all'opposizione, al termine di sette anni di collaborazione con la dittatura di Primo de Rivera e tre di partecipazione al governo della Repubblica. Il partito successivamente subì una scissione in tre correnti chiaramente definite: la destra di Besteiro, il centro di Prieto e la sinistra di Largo Caballero, definito dalla Gioventù Socialista il Lenin spagnolo. Mentre quest'ultimo considerava possibile un movimento rivoluzionario per la conquista del potere da parte del Partito Socialista, Besteiro affermava che le masse erano mal preparate ad uno sviluppo simile. Caballero pubblicò un programma che Dolores considerava insufficiente e comunque difficile da realizzarsi visto che i socialisti contavano solo sulle proprie forze emarginando repubblicani, comunisti e cenetisti24; per di più quel programma troppo le sembrava troppo limitato, poiché non auspicava la riforma agraria. Besteiro, al contrario, elaborò un progetto che le parve reazionario: al posto della riforma agraria, opere idrauliche, e sottovalutazione del fascismo.

Largo Caballero, schierandosi contro le posizioni di Besteiro, iniziò la lotta contro di lui e col tempo riuscì a conseguire la segreteria del Partito Socialista e dell'organizzazione sindacale.

1.12 Il viaggio in URSS

Dopo le elezioni, Dolores si recò a Mosca per presenziare come delegata del PCE al XIII Plenum del Comitern e per assistere al XVII Congresso del Partito Bolscevico. Non appena giunse in terra russa vide già trasformato in presente il futuro che auspicava per il suo paese e toccò con mano i primi tentativi della costituzione di una società diversa, egualitaria: “Da Mosca era diretta la

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costruzione del socialismo. Lì prendevano forma i sogni di secolare libertà di generazioni di schiavi, di paria, di servi, di proletari. Da lì si abbracciava e si dirigeva la marcia dell'umanità verso il comunismo25”.

Quando ritornò in Spagna, nel 1934, il clima politico era teso a causa dell'imminente minaccia del fascismo. Il PCE per farvi fronte propose un fronte unico, perché si organizzasse la lotta comune della classe operaia contro le destre. Caballero rifiutò la proposta, a cui contrappose quella della Alleanze operaie di matrice sindacale, invitando i comunisti a parteciparvi pur sapendo che avrebbero rifiutato, poiché questa indicazione contrastava con la loro politica indipendente volta alla costituzione di autentici organismi di unità di azione della classe operaia. Il PCE denunciava le Alleanze Operaie poiché le considerava un ostacolo che impediva la formazione dei Soviet. Nel 1933 aveva proposto la creazione di un Fronte Antifascista, ma il suo carattere settario e burocratico fece sì che vi partecipassero solo il PCE e gli organismi affiliati. Il livello di settarismo del partito era rimasto invariato dai primi tempi della Repubblica, infatti erano ancora all'ordine del giorno le denunce al regime repubblicano e ai “socialfascisti”. Secondo Dolores, Caballero cercava di frenare il progresso del Fronte Unico delle sinistre, mentre perseguiva un'unità di impronta socialista, pronto ad addossare la colpa della mancata unità sui comunisti qualora essi non avessero aderito all'Alleanza. Ma nonostante questo il PCE accettò, purché il pericolo fascista fosse combattuto con impegno.

1.13 Dolores e le donne

Perché l'azione contro la destra potesse avere successo, bisognava mobilitare i più disparati ceti sociali, e soprattutto l'elemento femminile. Bisognava indurre le donne ad uscire dal loro ambiente domestico, liberarle dai tabù secolari per inserirle in un contesto che ad esse non era mai appartenuto. Nel 1933 fece visita in Spagna una delegata del Comitato mondiale delle donne contro la guerra e il

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fascismo con sede in Francia, col proposito di studiare con i gruppi femminili della penisola la possibilità di costituire un comitato con le stesse caratteristiche di quello mondiale. A questo incontro partecipò Dolores insieme ad altre compagne, che rappresentavano l'avanguardia del femminismo politico nazionale, come Irene Falcón, Encarnación Fuyola. Clara Campoamor, María Martínez Sierra, Margarita Nelken, Victoria Kent e tante altre. Così, con la collaborazione di repubblicane e socialiste, donne di ogni condizione sociale, dalle più colte alle casalinghe analfabete, fu organizzato il Comitato Nazionale delle Donne Contro la Guerra e il Fascismo, a cui si unirono gruppi di intellettuali che aiutarono nella propaganda. La simpatia che nutrivano le donne repubblicane per quelle comuniste destò dei sospetti e inquietò i dirigenti dell'Unione repubblicana, che decisero di rompere le relazioni tra le comuniste e le militanti de loro partito, espellendole dall'Unione. Alcune entrarono nel Partito Comunista e collaborarono nell'organizzazione delle donne antifasciste quando questa, alla fine di ottobre, fu considerata illegale e diventò Organizzazione Per l'Infanzia Operaia, incaricata di assistere i bambini dei minatori asturiani. Questo organismo partecipò, nell'agosto del 1934, alla delegazione spagnola, capeggiata da Dolores, al I congresso mondiale delle donne contro la guerra e il fascismo, che si tenne a Parigi.

1.14 L'insurrezione delle Asturie

Alla proclamazione del terzo governo Lerroux, a cui la CEDA partecipò con tre ministri, fu indotto uno sciopero generale dai socialisti di Largo Caballero, il quale temeva l'ingresso della CEDA al governo e insisteva nel creare un movimento rivoluzionario diretto dal suo partito e dall'Unione Generale dei Lavoratori (UGT). Egli non considerava le altre forze operaie e democratiche, specialmente il partito comunista, con cui non voleva avere niente a che fare ritenendone le proposte come un'irruzione nel proprio territorio. Così quando fu dato l'ordine, operai, studenti e disoccupati invasero le strade, e lo sciopero presto si estese a tutta la nazione, da nord a sud. Gli scioperanti disponevano di armi

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acquistate per la maggior parte illegalmente e anche i minatori delle Asturie fabbricarono bombe e dinamite. Il moto rivoluzionario fallì in tutte le città, da Barcellona a Madrid, ma nelle Asturie, al contrario, l'offensiva degli insorti divenne sempre più violenta: socialisti, comunisti e persino la CNT, che a livello nazionale era vacillante, si batterono uniti per dodici giorni, dal 5 al 17 ottobre. Il governo represse con ferocia la sollevazione, inviando aerei che bombardavano le città, mentre l'esercito avanzava diviso in sette colonne, organizzate da Francisco Franco, consigliere militare del governo stesso. Dolores si recò nelle Asturie e incitò gli operai a non cessare la lotta, percorrendo la zona mineraria per incoraggiare i compagni a non desistere. La sollevazione terminò in maniera tragica per le Asturie, che furono devastate. In veste di rappresentante dell'Associazione per l'Infanzia Operaia, Dolores dopo la sconfitta organizzò l'evacuazione di bambini orfani, figli delle vittime della sollevazione. Ma nel momento in cui lei e altre due donne repubblicane stavano organizzando la partenza dei bambini, si trovarono di fronte la guardia civile che le arrestò rapidamente conducendole al carcere di Oviedo, dove restarono per due giorni prima di essere liberate, poiché l'arresto era legalmente insostenibile. I bambini furono allora consegnati a famiglie operaie e piccolo-borghesi. Dolores nelle sue memorie criticherà i socialisti per non aver costituito un comitato con le forze che partecipavano all'Alleanza per dirigere l'insurrezione. I socialisti a livello nazionale lanciarono le masse nella lotta armata senza una preparazione politica e tecnica. Gli unici a riversarsi nella lotta, secondo Dolores, furono i comunisti, che stettero a fianco dei lavoratori assumendosi la responsabilità dell'insurrezione, ma in realtà nelle Asturie vi parteciparono anche i socialisti e gli anarchici nel resto della Spagna si erano rifiutati di entrare nelle Alleanze operaie. Ad Oviedo invece, nonostante le direttive dei loro dirigenti nazionali, seguirono l'esempio di socialisti e comunisti conferendo un carattere unitario alla rivolta.

Dopo la repressione, la storia delle tre donne che avevano riportato centocinquanta bambini a Madrid e che li avevano affidati a varie famiglie giunse fino ai comitati europei contro la guerra e il fascismo, contribuendo così alla nascita e al battesimo di un mito, che fece emergere Dolores lasciando in ombra le

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altre due compagne. Così la Pasionaria diventa simbolo della lotta proletaria e alla sua passionalità si aggrappano con fiducia gli umili e i ribelli. La madre de “los cien niños” si trasformava nella madre di tutti gli oppressi26.

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CAPITOLO 2

DOLORES E LA GUERRA CIVILE

2.1 Il VII Congresso dell'Internazionale Comunista

Nell'aprile del 1935 le forze di sinistra organizzarono a Parigi un Congresso Internazionale Pro-Asturie, al quale Dolores partecipò come delegata spagnola, insieme al compagno Manuel Colino. Obiettivo dell'iniziativa era fomentare nei paesi capitalistici la protesta contro i metodi repressivi del governo spagnolo, e imporre il diritto di asilo per i rivoluzionari rifugiati. Poiché il Partito Comunista era illegale, la loro uscita dalla Spagna doveva avvenire in maniera clandestina. Avevano quindi la possibilità di scegliere tra due frontiere, quella basca e quella catalana. Poiché quella basca aveva già posto non pochi problemi in passato, decisero di optare per la seconda, avvalendosi di una guida esperta. Tale scelta imponeva di attraversare a piedi i Pirenei, di notte per non dare dell'occhio, e quindi i boschi, le valli, i fiumi, in silenzio: un percorso pericoloso che lasciò come conseguenze graffi e lividi, per di più ostacolato dai carabineros, che costrinsero il gruppo a cambiare direzione per non essere scoperto. Ma alla fine il giorno seguente arrivarono a Parigi. Dolores afferma che la conferenza fu un successo, ma quando terminò nessuno aveva organizzato loro un viaggio di ritorno più comodo e dignitoso, infatti per tornare a casa dovettero affrontare la stessa odissea dell'andata.

Tre mesi dopo la Pasionaria avrebbe ripetuto l'esperienza, allorché attraversò di nuovo la frontiera per partecipare al VII Congresso dell'Internazionale Comunista a Mosca, accompagnata dal segretario generale del partito José Díaz, da António Sesé e da Arlandís. Dolores, nel discorso che tenne in qualità di portavoce del partito, appoggiò la nuova linea del Fronte Popolare, ovvero quella di creare un fronte unico, che riunisse tutte le forze democratiche in nome di un

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unico obiettivo comune, arrestare l'avanzata del fascismo. Durante il Congresso Díaz fu eletto membro del Comitato esecutivo dell'Internazionale comunista, e Dolores delegato supplente. La Pasionaria afferma nelle sue memorie che questo congresso sancì un grande cambiamento nei metodi di lotta dei partiti comunisti, che si ripercosse favorevolmente sul movimento operaio e sullo sviluppo delle forze democratiche internazionali.

2.2 La lotta per il Fronte Popolare

Ma i principi discussi al congresso dovevano essere applicati alla realtà spagnola, cosa non facile in una Spagna la cui situazione nel'35 era più che disastrosa: in un mese due crisi ministeriali, scandali riguardanti politici, esponenti di sinistra in carcere; per di più l'aggravamento delle difficoltà economiche, che colpivano sia l'industria sia l'agricoltura. Ma nonostante questo, il Partito comunista assunse il compito di realizzare la politica di Fronte Popolare. Così nel mese di ottobre apparve in una lettera pubblicata su Claridad l'appello del Partito che invitava il Partito Socialista a realizzare l'unità sindacale mediante l'ingresso della CGTU (di stampo comunista) nella UGT; a sviluppare alleanze ovunque e ad unirsi al Partito Comunista, secondo quanto auspicato nel congresso dell'Internazionale. Queste proposte vennero accolte da vasti settori socialisti, e il primo successo fu l'unione tra i sindacati. Nel novembre di quell'anno José Díaz in un discorso invitò tutte le forze di sinistra e mettere da parte le loro differenze per unirsi e per collaborare nella lotta contro il pericolo rappresentato dalla destra. Si rivolse soprattutto ai socialisti, più restii a collaborare, perché si unissero al Partito Comunista per porre fine alla scissione della sinistra e per lottare insieme per un unico scopo.

Alla fine del 1935 il Partito invitò Dolores a partecipare ad alcune iniziative propagandistiche del Comitato Provinciale di La Coruña, in Galizia. Il primo gennaio del '36 si decise che alcuni oratori, tra cui Dolores, tenessero comizi nel teatro “Rosalia de Castro”. Il popolo de La Coruña accorse numeroso: operai,

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pescatori, studenti, casalinghe consapevoli che i comunisti auspicavano l'unità delle forze democratiche e che speravano di trovare nuovi argomenti a favore di quella stessa unità. Il successo dell'assemblea scatenò alcuni gruppi settari che interruppero il comizio con fischi e atteggiamenti violenti, negando la possibilità ai primi due oratori di esporre le loro tesi. Quando toccò a Dolores parlare, dopo un primo momento di caos, ella tentò di ristabilire l'ordine denunciando con coraggio, uno per uno, i mandanti di chi si opponeva all'unità. Così, dopo un silenzio scaturito dallo stupore generale, fecero irruzione le guardie d'assalto con l'ordine di sgombrare, iniziando a colpire violentemente chiunque, e trasformando il comizio in una rissa. Dolores si scagliò contro una guardia per difendere un suo compagno e venne arrestata insieme a molti altri, ma dopo alcune ore furono rilasciati.

Alla fine del'35, il presidente della Repubblica sciolse le Cortes indotto a questa decisione dalla pressione dell'opinione pubblica e dei lavoratori, e convocò le elezioni per il febbraio 1936: si apriva così la possibilità di una nuova unione democratica. Davanti ad una destra unita sotto il nome di CEDA, le forze di sinistra sapevano che solo se fossero stati uniti ci sarebbe stata la possibilità di vincere le elezioni. A metà gennaio, dopo lunghi negoziati, il Partito Repubblicano, quello Comunista e quello Socialista elaborarono e firmarono un patto di unità di azione. Nacque così il Fronte popolare, concepito come strumento per lo sviluppo e il consolidamento della democrazia nel paese. Come afferma Dolores, il Partito comunista firmò il patto di unione nonostante il programma elettorale fosse limitato e insoddisfacente. Ma ad un programma più o meno perfetto si poteva benissimo rinunciare: la cosa importante era la creazione di un fronte comune di lotta democratico-nazionale. Alle elezioni le masse appoggiarono il Fronte popolare e diedero ad esso la vittoria.

2.3 La campagna elettorale

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volta nella zona mineraria delle Asturie, dove c'erano altri duecento orfani che occorreva affidare a delle famiglie di Madrid. L'accompagnava la ventenne Juana Corzo, che apparteneva all'organizzazione di donne antifasciste. Di ritorno a Madrid, e dopo che i bambini furono tutti consegnati, la polizia l'arrestò e la portò al carcere di Ventas. Il 6 febbraio, quando fu rilasciata, si dedicò interamente per dieci giorni alla campagna elettorale presiedendo comizi unitari con socialisti e repubblicani. Nelle Asturie fu eletta deputato dei minatori. Il pubblico, stando a dolores, ai comizi si annoiava, le parole di socialisti e repubblicani erano per lo più incomprensibili, discorsi e luoghi comuni già sentiti e ripetuti fino alla noia e per questo privi di ogni carica emotiva. Così la Pasionaria nel paesino di Candas, abitato per lo più da contadini e pescatori, quando venne il suo turno decise di attrarre l'attenzione raccontando un aneddoto sulla visita compiuta l'anno prima alla cooperativa di pescatori a Rostov sul Don. Riuscì nel suo intento di destare la curiosità del pubblico e di ottenere consensi.

2.4 Dolores deputato

Il 17 febbraio 1936, appena si diffuse la voce della vittoria del Fronte Popolare, i detenuti politici di Gijon, seguiti da quelli di Oviedo, si ammutinarono e chiesero la libertà. Il carcere venne circondato dalla guardia civile e dai parenti dei carcerati, mentre i deputati del Fronte chiedevano la loro scarcerazione. La Pasionaria si recò al carcere per un colloquio con loro, promettendo che sarebbero stati liberati. Incontrò quindi il sindaco, al quale ricordò che anche ai prigionieri si doveva il trionfo del Fronte Popolare. Durante queste trattative rimase chiusa dietro le sbarre, di fronte alle mitragliatrici, e alla fine ordinò di liberare i detenuti dicendo che se ne sarebbe assunta lei la responsabilità in qualità di deputato delle Asturie. Le furono consegnate le chiavi ed essi furono scarcerati. Aveva mantenuto la prima promessa fatta come deputato.

Il nuovo governo, espressione della piccola borghesia, era costituito esclusivamente da repubblicani. Il PCE, alla vittoria del Fronte Popolare, entrò in

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parlamento con 15 deputati. Ma a differenza dei socialisti, quelli comunisti non facevano parte di un organismo indipendente dal partito, ma erano sottoposti al controllo dell'Ufficio Politico, che imponeva una disciplina ferrea. Essi avevano il compito di controllare che il governo rispettasse i punti del programma elettorale e difendesse gli interessi degli operai e di tutti lavoratori in generale. Dolores era sempre a stretto contatto con le masse lavoratrici, mentre secondo quanto lei stessa osserva nelle sue memorie una volta ottenuto il seggio tutti tendevano a dimenticare il motivo per cui erano stati eletti e si preoccupavano di mantenere il posto piuttosto che dei veri problemi del popolo, allontanandosi sempre più da esso. Infatti le richieste finirono col convergere sul gruppo comunista, come quella dei minatori in sciopero di Sama de Langreo, nelle Asturie. La Pasionaria questa volta scese in miniera, ma non venne accolta con entusiasmo da tutti, perché oltre ai minatori comunisti, che la ricevettero a braccia aperte, c'erano anche gli anarchici che la sospettavano di voler attuare gli scopi propagandistici del Partito Comunista. Allora risalì in superficie per evitare fraintendimenti e, dopo che ebbe parlato con il governatore, lo sciopero si risolse a favore dei lavoratori. Ancora grazie a lei si risolse il caso di alcuni inquilini sfrattati dalle loro case per non aver pagato l'affitto, e aiutò una donna a rientrare nel reparto maternità, da cui era stata scacciata per mancanza di denaro. Tutto questo, come afferma Dolores nelle sue memorie, perché molti dei deputati dei partiti operai spesso dimenticavano di essere rappresentanti del popolo, e il fascino del potere li induceva a guardare i lavoratori dall'alto in basso. Così finì che quando le commissioni dei lavoratori andavano in parlamento e non erano ricevute dai loro deputati, gli uscieri consigliavano di rivolgersi ai comunisti. In realtà il periodo successivo alle elezioni era caratterizzato da tensioni politche e sociali, che sfociarono in innumerevoli scioperi, risultato della divisione del paese in due blocchi inconciliabili. Dal momento in cui la sinistra salì al potere, la destra iniziò a preparare un golpe. Il governo repubblicano sorto il 16 febbraio dimostrò che i suoi intenti di rilanciare la politica democratico-radicale del 1931-33 erano destinati a fallire, poiché non soddisfacevano le aspirazioni rivoluzionarie delle masse lavoratrici, mentre acuivano i propositi controrivoluzionari delle classi

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dominanti. Il PCE insisteva sulla necessità di consolidare il Fronte Popolare ma secondo Díaz tutti, fatta eccezione per il PCE, lo consideravano solo come una mera coalizione elettorale.

2.5 Gli interventi della Pasionaria

Il primo intervento di spicco di Dolores in parlamento riguardò i brogli elettorali compiuti a Salamanca da Gil Robles: i gilroblisti avevano ottenuto il seggio grazie alle manovre di alcuni caciques locali. L'accusa proveniva dai socialisti, e i comunisti incaricarono Dolores di appoggiarli. Il suo discorso fu un'accusa pesante alla destra di Gil Robles, in cui a nome dei lavoratori delle Asturie chiese che i risultati venissero annullati. Questi avevano mandato alle Cortes gli oppressori del popolo asturiano, e ora Gil Robles e i suoi collaboratori dovevano essere arrestati.

Ma bisognerà aspettare il 16 giugno per assistere a uno dei suoi interventi più importanti. In quel momento l'aggressività delle forze reazionarie sconfitte cresceva sempre di più, poiché vedevano consolidarsi l'unità delle sinistre e la loro volontà di condurre una rivoluzione democratica. A metà del mese di giugno i rappresentanti della CEDA, i colpevoli dei disordini, coloro che riducevano il salario agli operai, che si scagliavano contro i contadini, che assassinavano gli avversari politici, rivolsero un'interpellanza al governo sull'ordine pubblico. Fu Gil Robles a formulare per primo le accuse, enumerando scioperi, assalti a sedi di giornali, incendi, attentati, morti, feriti; troppi atti sovversivi per soli quattro mesi del governo. Concluse affermando che “si preparavano già i funerali della democrazia...27”. Il solito trucco della congiura, come sostiene Maria Ferrone28, prima la trama ordita nel buio, poi la denuncia dello scompiglio generale, di cui la studiosa attribuisce la responsabilità a coloro che avrebbero dovuto invece soddisfare i desideri delle masse. Dopo l'intervento di un deputato socialista, prese la parola Calvo Sotelo, esponente monarchico ed ex ministro della dittatura di

27 IBÁRRURI, Dolores 1962, p. 243. 28 FERRONE, Maria 1998, p.155.

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