ATTACCO A TERRA // scala 1:500 PLANIVOLUMETRIA
PROSPETTO N-W // scala 1:200
0 10 25 50 100
Il semplice ma fondamentale concetto generatore del progetto è quello di poter evitare la barriera visiva che si pone tra la zona dell’ex Bramante e la Rocca della città di Pesaro; di qui l’unico modo per riuscire in questo obiettivo: salire.
Per fare ciò il vecchio edificio deve inevitabilmente soccombere, generando con il suo perimetro la forma del nuovo elemento architettonico che, attraverso una riorganizzazione volumetrica, riesce a raggiungere maggiore altezza, fino a poter scorgere la tanto desiderata meta.
Ma invece di porre l’attenzione solamente sul fine, ci si concentra sul percorso da intraprendere, in funzione del traguardo da raggiungere: il nuovo corpo edilizio presenta un’evoluzione dei volumi, sviluppandosi da una quota più bassa, a diretto contatto con il contesto fortemente urbanizzato, fino ad arrivare ad un’altezza utile per poter godere del panorama su tutta la città: con essa crea relazioni funzionali e formali, comunicando la stessa lingua degli edifici dell’intorno; la quota del terreno è destinata ad uso pubblico, con attività commerciali ed una grande corte interna, fruibile da tutti i cittadini e fornita di passaggi aperti che permettono la continuità degli spazi urbani;
le quote in elevazione si dividono in due principali tipologie residenziali, da cui partono una serie di variazioni dettate dall’irregolarità del lotto, con una serie di terrazze che accolgono la città; esse presentano degli spazi aggiuntivi per la comunità, offrendo delle superfici appartenenti ad un’altra dimensione, che si elevano dal terreno per giungere al piano finale, per poi scendere nuovamente alla quota iniziale, definendo un percorso continuo, un anello chiuso in se stesso ma aperto alla città.
Laboratorio di Orientamento_Progettazione dell’Architettura
Workshop Architettura al Limite 2 / Insediamento residenziale nell’area dell’ex Bramante a Pesaro
Prof. Cristiano Toraldo di Francia / Tutors: Timoty Brownlee, Massimo Guidotti, Simone Pirro, Luca Tappatà, Roberto Turtù
GIACOMO BARCHIESI
A
A
B
B
Il semplice ma fondamentale concetto generatore del progetto è quello di poter evitare la barriera visiva che si pone tra la zona dell’ex Bramante e la Rocca della città di Pesaro; di qui l’unico modo per riuscire in questo obiettivo: salire.
Per fare ciò il vecchio edificio deve inevitabilmente soccombere, generando con il suo perimetro la forma del nuovo elemento architettonico che, attraverso una riorganizzazione volumetrica, riesce a raggiungere maggiore altezza, fino a poter scorgere la tanto desiderata meta.
Ma invece di porre l’attenzione solamente sul fine, ci si concentra sul percorso da intraprendere, in funzione del traguardo da raggiungere: il nuovo corpo edilizio presenta un’evoluzione dei volumi, sviluppandosi da una quota più bassa, a diretto contatto con il contesto fortemente urbanizzato, fino ad arrivare ad un’altezza utile per poter godere del panorama su tutta la città: con essa crea relazioni funzionali e formali, comunicando la stessa lingua degli edifici dell’intorno; la quota del terreno è destinata ad uso pubblico, con attività commerciali ed una grande corte interna, fruibile da tutti i cittadini e fornita di passaggi aperti che permettono la continuità degli spazi urbani;
le quote in elevazione si dividono in due principali tipologie residenziali, da cui partono una serie di variazioni dettate dall’irregolarità del lotto, con una serie di terrazze che accolgono la città; esse presentano degli spazi aggiuntivi per la comunità, offrendo delle superfici appartenenti ad un’altra dimensione, che si elevano dal terreno per giungere al piano finale, per poi scendere nuovamente alla quota iniziale, definendo un percorso continuo, un anello chiuso in se stesso ma aperto alla città.
PIANTA PIANO SECONDO // scala 1:200
SEZIONE AA // scala 1:200
Laboratorio di Orientamento_Progettazione dell’Architettura
workshop Architettura al limite 2 / Insediamento residenziale nell’area dell’ex Bramante a Pesaro
Prof. Cristiano Toraldo di Francia / Tutors: Timoty Brownlee, Massimo Guidotti, Simone Pirro, Luca Tappatà, Roberto Turtù
GIACOMO BARCHIESI
SEZIONE COSTRUTTIVA // scala 1:20
Pavimento Flottante // 15 MM Guaina impremeabilizzante // 8MM Gettata di sottofondo // 50MM Isolante Termico // 80MM Massetto in calcestruzzo // 50MM Solaio in laterocemento // 270MM Intonaco interno // 10MM Pavimento // 10MM Autolivellante // 50MM Riscaldamento a pavimento // 23MM Guaina impermeabilizzante // 8MM Massetto // 90MM Solaio in laterocemento // 270MM Intonaco intenro // 10MM Intonaco esterno // 10MM Isolante termico // 80MM Parete in laterizi // 280MM Intonaco interno // 10MMPARTICOLARE DI INNESTO DELLA
PANNELATURA ESTERNA IN
LAMIERA STIRATA // scala 1:5
Il sistema di fissaggio e chiusura della struttura è definito da un sistema di agganci realizzato tramite l’utilizzo di profili in acciaio ad L (per le parti superiore ed inferiore)e a T (per la parte centrale), grazie ai quali i pannelli mobili del sistema sono liberi di traslare; questo sistema ha permesso di disporre i pannelli in facciata senza avevre a vista la struttura stessa.In questo modo è possibile ottenere un prospetto pressoché continuo che definisce la parte superiore dell’edificio, diferenziandolo dalla parte inferiore. Lo stesso materiale utilizzato (lamiera stirate) permette il passaggio di una luce non diretta, così da avere funzione di ombreggiatura per la zona abitativa all’interno, oltre che alle già presenti serrande avvolgibili proprie di ogni unità abitativa.
1
3
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SEZIONE BB // scala 1:200 1 2 3Laboratorio di Orientamento_Progettazione dell’Architettura
workshop Architettura al limite 2 / Insediamento residenziale nell’area dell’ex Bramante a Pesaro
Prof. Cristiano Toraldo di Francia / Tutors: Timoty Brownlee, Massimo Guidotti, Simone Pirro, Luca Tappatà, Roberto Turtù
GIACOMO BARCHIESI
-0.60 +0.60
PLANIVOLUMETRIA
010 25 50 100
ATTACCO A TERRA // scala 1:500
La concezione del progetto deriva da una precisa azione urbana: collegare due aree altrimenti divise dalla presenza della ferrovia; gli elementi critici sono molti, dalla sopra citata accessibilià alla presenza di due importanti edifici ormai dismessi: l’ex Hotel Marche e l’ex IAT, che diventano due elementi principi del progetto. Il collegamento dell’area con la città diventa sia fisico che funzionale: viene introdotto un villaggio per artisti, che partendo dal centro della città si immette nell’area, andando a definire una serie di volumi ospitanti sia le abitazioni che i posti di lavoro degl abitanti. Il risultato è un quartiere di atelier, dove la caratteristica principale è la condivisione degli spazi, indistinguibili tra pubblici e privati. Tutto si sviluppa attraverso la giustapposizione di una gran quantità di corpi di fabbrica, che tengono come limite di espansione la larghezza dell’Hotel Marche, sviluppati secondo una progressione spaziale ben definita: si parte dall’area della stazione ferroviaria, dove la densità abitativa è molto bassa, fino ad arrivare all’Hotel Marche, passando per lo IAT, aumentando sempre di più la vicinanza tra gli edifici; il concetto di densità che lega gli edifici tra loro ne intacca anche la fruibilità interna e le relazioni che si vanno a creare tra di essi: da un modello abitativo quasi individuale si arriva ad un vero e proprio cohousing, fatto di relazioni impalpabili che rendono aperto a tutti questo luogo. La condivisione abbraccia anche l’intera popolazione, che può entrare in tutti gli spazi del progetto, andando a definire una vera e propria relazione urbana, oltre che sociale. Il complesso appare dunque come una serie di edifici alti quanto l’Hotel Marche, in cui le funzioni sono sviluppate in altezza, senza differenziazioni tra spazi serviti e serventi, dove ogni luogo, anche se vuoto, riesce a definire episodi di relazione sociale.
Il concept nasce dalle richieste della committenza, in un’area molto problematica: il villaggio di pescatori di Marina di Rocca Priora, caratterizzato dalla presenza di numerose palafitte che ostruiscono la vista verso il mare; questa è infatti la principale criticità del luogo, soprattuto se il committente è un pittore di paesaggi, e deve ammirare il mare di fronte a lui. Così nasce il progetto, che prevede di elevare l’abitazione ad una quota più alta rispetto all’intorno, così da poter traguardare l’orizzonte. Il nome deriva dalla lettera K, che grazie alla sua forma rovesciata riesce ad offrire una struttura in elevazione ed un passaggio sottostante, necessario al transito della strada attraverso il lotto. Il sistema scalinata-rampa, ricavato dai bracci obliqui della lettera, permette due diversi modi di vivere l’edificio: attraverso la rampa si entra nel privato, all’interno dell’abitazione; attraverso la scalinata si accede al tetto, aperto a tutta la comunità, dal quale chiunque può godere di una vista direttamente sul Mare Adriatico. Entrambe le strutture sono scavate dunque nella K, come se essa fosse un osso di seppia, tra i tanti presenti sulla sabbia.
CASA 1 2 4 6 2 1 6 5 3 6 3 5 6 4 1 5 4 4 5 2 2 3 4 5 6 LAVORO COLLETIVITÀ
Laboratorio di Progettazione Urbana
Housing Strategies: insediamento residenziale nell’area dell’ex Hotel Marche a Senigallia
Prof. Emauele Marcotullio / Tutors: Caterina Micucci, Mattia Rebichini, Eder Staffolani
Laboratorio di Fondamenti della Progettazione
Exinsenz Minimum: progetto di una residenza a Marina di Rocca Priora
Prof. Sara Marini / Tutors: Matteo Duri
GIACOMO BARCHIESI//
STEFANO LICIOTTI
GRIGLIE VERTICALI
GIACOMO BARCHIESI//
STEFANO LICIOTTI
CASA K
La concezione del progetto deriva da una precisa azione urbana: collegare due aree altrimenti divise dalla presenza della ferrovia; gli elementi critici sono molti, dalla sopra citata accessibilià alla presenza di due importanti edifici ormai dismessi: l’ex Hotel Marche e l’ex IAT, che diventano due elementi principi del progetto. Il collegamento dell’area con la città diventa sia fisico che funzionale: viene introdotto un villaggio per artisti, che partendo dal centro della città si immette nell’area, andando a definire una serie di volumi ospitanti sia le abitazioni che i posti di lavoro degl abitanti. Il risultato è un quartiere di atelier, dove la caratteristica principale è la condivisione degli spazi, indistinguibili tra pubblici e privati. Tutto si sviluppa attraverso la giustapposizione di una gran quantità di corpi di fabbrica, che tengono come limite di espansione la larghezza dell’Hotel Marche, sviluppati secondo una progressione spaziale ben definita: si parte dall’area della stazione ferroviaria, dove la densità abitativa è molto bassa, fino ad arrivare all’Hotel Marche, passando per lo IAT, aumentando sempre di più la vicinanza tra gli edifici; il concetto di densità che lega gli edifici tra loro ne intacca anche la fruibilità interna e le relazioni che si vanno a creare tra di essi: da un modello abitativo quasi individuale si arriva ad un vero e proprio cohousing, fatto di relazioni impalpabili che rendono aperto a tutti questo luogo. La condivisione abbraccia anche l’intera popolazione, che può entrare in tutti gli spazi del progetto, andando a definire una vera e propria relazione urbana, oltre che sociale. Il complesso appare dunque come una serie di edifici alti quanto l’Hotel Marche, in cui le funzioni sono sviluppate in altezza, senza differenziazioni tra spazi serviti e serventi, dove ogni luogo, anche se vuoto, riesce a definire episodi di relazione sociale.
Il concept nasce dalle richieste della committenza, in un’area molto problematica: il villaggio di pescatori di Marina di Rocca Priora, caratterizzato dalla presenza di numerose palafitte che ostruiscono la vista verso il mare; questa è infatti la principale criticità del luogo, soprattuto se il committente è un pittore di paesaggi, e deve ammirare il mare di fronte a lui. Così nasce il progetto, che prevede di elevare l’abitazione ad una quota più alta rispetto all’intorno, così da poter traguardare l’orizzonte. Il nome deriva dalla lettera K, che grazie alla sua forma rovesciata riesce ad offrire una struttura in elevazione ed un passaggio sottostante, necessario al transito della strada attraverso il lotto. Il sistema scalinata-rampa, ricavato dai bracci obliqui della lettera, permette due diversi modi di vivere l’edificio: attraverso la rampa si entra nel privato, all’interno dell’abitazione; attraverso la scalinata si accede al tetto, aperto a tutta la comunità, dal quale chiunque può godere di una vista direttamente sul Mare Adriatico. Entrambe le strutture sono scavate dunque nella K, come se essa fosse un osso di seppia, tra i tanti presenti sulla sabbia.
Il progetto della nuova Stazione Marittima nel porto di Pescara nasce da un’attenta analisi dell’area e delle zone limitrofe: l’attenzione è posta non tanto ai rapporti urbanistici, ma alle identità dei luoghi che si incontrano nell’area ed alle relazioni che essi mettono in campo; il punto di vista si concentra su tre importanti elementi urbani: dei capannoni abbandonati contigui all’area, una serie di trabocchi presenti sula sponda opposta del porto-canale, ed un’area verde dismessa alla fine degli imbarchi dei traghetti: produttività, tradizione e terzo paesaggio, tre elementi caratterizzanti il sito ma non collegati fra loro; il fine del concept è quello di unirli, anche se separati da barriere invalicabili. Quello che si propone è di andare ad inserire nello spazio della stazione un elemento unico, che possa collegare i luoghi sia a livello volumetrico che attraverso relazioni visive e funzionali. Questo spazio unitario viene elevato ad una dimensione totalmente nuova per l’area, attraverso il posizionamento di un podio che porta tutto ad un’altezza superiore al livello della banchina, e che ospita una serie di funzioni in relazione a ciò che ha davanti: la parte che offre la vista verso i capannoni si presenta come un corpo unico, monolitico, contenente un albergo; il lato verso le palafitte accoglie tutte le funzioni della stazione, disposte in modo frammentato, come a colmare il vuoto presente tra i trabocchi. L’ultimo elemento, quello del terzo paesaggio è collegato attraverso l’ultima azione progettuale: tutto il basamento viene sormontato da una copertura, che tiene insieme tutte le funzioni sparse sullo stesso, fino ad abbassarsi ed a fondersi con la natura alla fine dell’area. Appare dunque un’area frammentata, ma allo stesso tempo unita e parte di uno stesso disegno, che definisce relazioni con il contesto, parlando la sua stessa lingua.
ATTACCO A TERRA
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