L'ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Direttore!
M. J. de Johannis.
Anno XLII - Voi. XLIX
Firenze-Roma, 25 Agosto 1918
FIRENZE: 31 Via della Pergola
ROMA: 56 Via Gregoriana
N. 2312
1918
Il continuo aumentare di abbonati a questo nostro periodico, sta In Italia che all'Estero, aumento anzi accentuatosi maggiormente nel pe-riodo di guerra, ci permette, non sema qualche sacrifizio, di far fronte alle accresciute spese di stampa, e di mantenere Invariata a L. 20 la quota di sottoscrizione annua per l'Italia e a L. 25 per l'Estero. A dif-ferenza quindi di quelle gazzette che hanno dovuto aumentare il prezzo di abbonamento e ridurre in modo considerevole la periodicità, V E C O -NOMISTA entra nei suo 45010 anno di vita immutato nel suo apprezzato cammino.
Di ciò ringraziamo vivamente l sottoscrittori vecchi e nuovi.
Tornerebbe sommamente gradito alla Direzione dell'Economista di poter completare ad alcuni vecchi e fedeli abbonati, che ne hanno fatto richiesta le loro collezioni, alle quali non si è potuto provvedere perchè esauriti presso l'Amministrazione i fascicoli mancanti.
Si fa perciò cortese preghiera a coloro che possedessero 1 fascicoli sotto-segnati, e che non volessero conservare la intera collezione di inviarli a questa Amministrazione: faranno cosi opera gradita agli abbonati predetti
Ecco l'elenco dei fascicoli che si ricercano :
N . 2 7 5 del IO agosto 1879 N.2070 del 4 gennaio 1 9 1 4
» 338
»
2 6 ottobre 1880 B 2 0 7 1 B I I z z » 8 1 8 » 5 gennaio 1890»
2 0 7 2 )) 1 8 » z » 8 2 2 » 2 febbraio » B 2 0 7 6 » 15 febbraio z » 8 2 5 » 2 3 z z B 2 0 7 9 B 8 marzo ' » » 8 2 9»
23 m a r z o » B 2080 » 15 » B » 860»
2 6 ottobre » B 2 0 8 3 B 5 aprile»
» 862 » 9 novembre » B 2 1 0 9 Z 4 ottobre B » 8 6 4 N 23 z z B 2-IIO B I I B B » 8 6 9 » 2 8 dicembre » B 2 1 1 8 B 6 dicemb. B » 883 » 5 aprile 1891 B 2227 B 7 gennaio 1917 » 8 3 5 » 19 » » « B 2 2 2 8 » 1 4 B B » 9X5 » 15 novembre » B 2 2 3 4 B 25 febbraio B » 2 0 4 6 ,z 20 luglio 1 9 1 3 B 2 2 3 5 B 4 marzo B » 2 0 5 8 » 1 2 ottobre z Z 2238 B 2 5 » » » 2 0 6 0»
2 6 z z Z 2 2 4 0 B 8 aprile B » 2 0 6 3 z 11 novem. 1913 Z 2 2 4 8 Z 3 giugno B » 2 0 6 4 z 23 z zz-
2 2 5 5 » 22 luglio B* » 2068»
2 1 dicemb. » S O M M A R I O : PARTE ECONOMICA.La questione agraria. — GIUSEPPE TAMARI. TRA I LIBRI.
Diritti nuovi e vecchi."— GIULIO CURATO. NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE.
S u l l ' e m i g r a z i o n e i t a l i a n a i n F r a n c i a d o p o la guerra.
BANCA COMMERCIALE ITALIANA.
R e l a z i o n e d e l Consiglio d ' A m m i n i s t r a z i o n e sull'esercizio 1 9 1 7 .
FONDAZIONE CARNEGIE PER LA PACE INTERNAZIONALE. NOTIZIE — COMUNICATI — INFORMAZIONI.
M o v i m e n t o internazionale dei c o n c i m i e dei p r o d o t t i chimic' u t i l i a l l ' a g r i c o l t u r a . — X,a p o p o l a z i o n e d e l R e g n o nel 1916. — De miniere d e l l a G r a n B r e t a g n a . -— P r o d u z i o n e della seta nel m o n d o durante 11 1 9 1 7 . — I t a l i a n D i s c o u n t & T r u s t Co. — I l bilancio russo d e l l a guerra. — I raccolti d e l 1918. — D a statistica dei t a b a c c h i . — D e spese di guerra d e l l ' I t a l i a . — A c -cordi contro l'alto c a m b i o . — D a s t a m p a italiana all'estero. — I m p i e g a t i commerciali. — P e r intensificare la produzione g r a -naria. — Concorsi.
Situarono degli Istituti di Credito mobiliare — Situazione degli Istituti di emis-sione italiani — Situazione degli Istituti Nazionali Esteri.
Quotazioni di valori di Stato Italiani — Valori bancari — Valori industriali — Borsa di Parigi — Borsa di Londra ^ Borsa di Nuova York — Stanze di compensazione.
Cambi all'Estero — Media unciale dei eambi agli effetti dell'art. 39 del Codice commerciale — Corso medio dei cambi accertata in Roma — Rivista de cambi di Londra — Rivista dei oambi di Parigi.
P A R T E ECONOMICA
La questione agraria.
La questione agraria italiana i stata oggetto di attento studio nel nostro periodico da lunghissimi anni. Il senatore Giuseppe Da-nari, nello scritto di cui pubblichiamo qui sotto la parte conclusiva, prospetta il problema sotto luce cosi interessante ed in forma tanto convincente che crediamo di dovervi richiamare l'attenzione dei nostri lettori.
Da questione agraria riguarda :
i°. La maggior prod zione della terra ed il modo di
raggiungerla, onde provvedere ai bisogni della nazione
e concorrere al suo arricchimento, emancipandola
dal-l'estero.
2
0. La legislazione agraria per facilitare il
raggiungi-mento dei fini sopra enunciati.
E, fermo stando l'Istituto della proprietà individuale,
assicurare nell'ambito agrario, colla miglior possibile
distribuzione del massimo prodotto lordo della terra, amiche
quello della proprietà.
D E L L A MAGGIOR P R O D U Z I O N E D E L L A T E R R A .
È necessario anzitutto di avere bene in mente la
superficie e la suddivisione attuale delle colture in Italia.
(Quadro I).
Da distribuzione attuale della coltura stessa in
mon-tagna, collina e pianura. (Quadro II).
Q U A D R O I . »
Superficie e suddivisione di cultura. — « Annuario
Statistico Italiano » del 1915.
Superficie del Regno chilometri 286661, pari a
et-tari 28.666.000.
Suddivisioni di culture :
Seminativi semplici Ett. 6.200.000
» con piante legnose . . . . » 6.681,000
Totale seminativi Ett. 12.881.000
Vigneti, oliveti, frutteti » 1.545.000
Boschi e castagneti » 4.565.000
Prati e pascoli permanenti » 6.372.000
Incolti produttivi » 1.035.000
Totale Ett. 26.398.000
Superficie occupata da fabbricati . . » 228.700
Acque e strade, ferrovie e trams . . . » 1.031.900
Sterili (») » 1.007.500
Totale Ett. 28.666 100
Q U A D R O L I .
Sem.vo semplice In montagna In collina ih pianura
Ett.- 6.200.000 = I.700.000 + 3.OOO.OOO 1.500.000
Sem.vo con piante legnose *
Ett. 6.681.000 = 1.081.000 + 3.100.000 + 2.500.000
Toh 12.881.000 = 2.781.000 + 6.100.000 + 4.000.000
Prati e pascoli permanenti
Ett. 6.372.OOO = I.IOO.OOO + 2.900.000 + 2.372.OOO
Incolti produttivi
Ett. I.035.000 = 54O.OOO + 320.000 + 175.000
Vigneti, oliveti, frutteti
Ett. 1.545.000 = 340.000+ 875.000 + 330.000
Boschi e castagneti
Ett. 4.565.OOO = 3.700.000 + I.545.OOO + 32O.OOO
E t t . 26.398.OOO 8.461.OOO I I . 7 4 0 . O O O 7 . 1 9 7 . 0 0 0 (*) In questi terreni sterili pari a E t t . 1.007.500 sono compresi terreni per miniere, c a v e , saline, stagni d a pesca eh» all'effetto
________________________
378 L'ECONOMISTA 25 agosto 1918 —- N. 2312
Osservati attentamente questi Quadri, sbarazziamo
anche il terreno da quei falsi pregiudizi sulla nostra
agri-coltura che renderebbero più difficile l'esame dei fatti
che devono condurci alla soluzione del problema.
E ricordiamoci che si tratta di problema per il dopo
guerra ; quando cioè il mondo riprenderà il suo nuovo
assestamento economico e sociale.
Mi valgo qui della grande autorità di Stefano Jacini,
•il presidente di quell'inchiesta agraria del 1887 che onora
quanti a quella Commissione appartennero (1) ed in modo
specialissimo il suo illustre Presidente, i giudizi del quale,
su molti punti, sono ancora di attualità dopo 30 anni.
i° Pregiudizio — « L'Italia è un giardino della
na-tura ».
L'Italia invece non è un giardino della natura.
« La denominazione di giardino della natura (dice
«il Jacini) che gli stranieri attribuiscono al golfo di
Na-ie poli, al lago di Como, e a poche altre contrade d'Italia,
« le quali tutte insieme non formano che una minima
fra-li zione della sua superficie totale, non può essere
real-« mente a favore di tutta la penisola e delle grandi isole
« italiane. La patria nostra, eccettuata la pianura del
« Po e poche altre pianure minori, è paese di montagna,
« anzi di alta montagna in molta parte dirupata ed
ino-li spite ».
Ed accennando alla Maremma nel centro della
pe-nisola, ai terreni acquitrinosi e malarici nel mezzogiorno,
alle crete sienesi ed alle murgie. pugliesi, afferma che
« salvo la Russia e la Scandinavia, non esistono pae-si in
« Europa che abbiano come l'Italia tanto spazio
refrat-« tario alla coltivazione o suscettibile di diventarlo senza
« grandi spese e lunga serie di anni.
« Quando adunque si confronta la produzione delle
« Francia con quella dell'Italia e si dice che la prima ha
« il quadruplo della produzione agricola della seconda,
« non si deve paragonare la superficie totale dei duepaesi,
« sibbene le rispettive superficì alle quali si pu applicare
« il confronto di normali coltivazioni ; orbene questa
su-« perficie è quasi quadrupla in Francia in confronto
del-» l'Italia del-» ecc (1).
L'Italia non è dunque quel giardino della natura
che molti, in mala o buona fede, vorrebbero far credere
per giustificare il pensiero più o meno recondito «
le-vatici tu che saprei far meglio io ! ».
2
0Pregiudizio — « L'Italia non sa produrre frumento ».
L'Italia invece, ed oggi assai più di trent'anni fa,
sa produrre frumento.
« I critici lo deducono prendendo la media
produ-« zione per ettaro in Italia e confrontandola con quella
«di altri paesi. Metodo pessimo per giudicare, poiché
« bisogna tener conto :
i° che a formare quella media concorrono, per l'Italia,
« tanta parte aliquota di terreno naturalmente ingrata
« come nessun altro paese d'Europa ;
« 2
0che, in parecchie delle provincie meglio coltivate,
« vi prosperano derrate ben altrimenti remunerative che
« non il frumento ; per cui a quelle sono dedicate le
prin-« cipali cure dell'agricoltore ; mentre il frumento ricorre
« soltanto nel! avvicendamento come una necessità per
« far succedere l'una all'altra di tali derrate. Così
bi-li sogna ricordarsi che in molte parti d'Itabi-lia i campi sono
«intersecati da alberi promettenti preziosi frutti; ma che
« coll'ombra loro nuociono al sottoposto cereale ; ombra
« però compensata lautamente dal prodotto dell'albero
» fruttifero ;
3° che perciò i termini di confronto con altri paesi
« si devono fare non su medie generali, ma sulla media
« di quelle Provincie italiane che presentano più analogia
« di colture e di condizioni fisiche di altri paesi.
. « In tal caso la inferiorità nostra di produzione non
« esiste affatto » (2).
U N A PREGIUDIZIALI'', CHE HA BISOGNO D I QUALCHE SPIEGAZIONE.
Si dice :
« I/Italia deve produrre tanto frumento quanto
« gliene basta per la sua popolazione ».
Non vi è Italiano che non lo desideri ; ma « modus
in rebus ». E mi spiego. L'Inghilterra è tributaria, del
vino che consuma, dell'Italia, della Francia, della Spagna
e dell'America.
(1) Pres. Jacini, Vice Pres. Bertani, Dep Barone Angeloni, Dep. Branca, Damiani, Senatore De Siervo, Dep. Meardi, Dep. Morpurgo, Dep. Salaris, Senatore Vitelleschi, Sen. Tanari Luigi, Dep. Toscanelli.
(2) Dal libro del VALENTI, Studi sulla Politica Agraria.
Se si mettesse a costruire serre per piantarvi dei vigneti
e produrvi il suo vino, le sarebbe utile?!
A suffragare questo grossolano esempio ricorriamo di
nuovo all'autorità di Stefano Jacini.
• a L'ideale della nostra agricoltura deve consistere, non
« già precisamente nel cavare dal suolo d'Italia tutto il
« grano che occorre al consumo dei suoi abitanti, bensì
« nel cavarne il massimo possibile, ed al maggior buon
« mercato possibile, da quel tanto di suolo nazionale in
« cui la coltivazione di esso può dare un profitto maggiore
« a parità di superficie, che non altre colture preziose le
« quali ci sono consentite dalle condizioni speciali del
no-ti stro clima ».
Il che significa, che sarebbe grave errore trasformare,
ad esempio, in campi di grano gli agrumeti, del
meridio-nale che rendono migliaia di lire a ettaro per raggiungere
l'intento di una maggior produzione di grano.
E il Jacini dà, colle parole che seguono, la sintesi,
anche oggi, del nostro programma agrario :
« Se con l'utilizzare nel modo pili razionale e « più
« proficuo le specialità agronomiche del territorio
Ita-li Ita-liano venisse a ridursi la superficie riservata alla
colti-li vazione del frumento e nonostante i metodi più
inten-ti sivi applicainten-ti a tale colinten-tivazione risultasse che non ne
« produciamo abbastanza per il consumo in terijo, poco male
« ne verrebbe, qualora in contracambio si riescisse ad
espor-li tare un valore ingente di materie prime ricavate dal
« nostro suolo, o grezze o manifatturate di prima mano
« (vale a dire di frutta e ortaggi precoci, di latticini, di
« bestiame da carne, di seta, di lino, di canapa, di vino,di
«riso, di olio, di tabacco, di agrumi, di castagne ecc.
« ecc.), per modo che una frazione di tal valore ci mettesse
ti in grado di importare da paesi graniferi il supplemento
« di grano che ci occorresse ».
Il che significa :
i° Sopprimiamo la coltura del grano dove non è
pro-ficua.
2°.Riduciamo la superficie riservata alla coltivazione
del grano ai terreni più adatti, applicandovi i metodi più
intensivi di coltivazione.
3
0Qualora non se ne producesse abbastanza per il
consumo interno, non vi sarebbe gran male, purché
rie-scissimo ad esportare quantità ingenti di altri prodotti
del nostro suolo, in contraccambio di un corrispondente
valore di grano da importare.
È possibile questo programma agrario ?
L'esame delle statistiche ci aiutano, come vedremo,
a rispondere affermativamente.
Finalmente si dice : « L'Italia ha grandi estensioni
di terreni incolti ». •
Ecco ciò che il Valenti scrive al riguardo :
« Invero se per terre incolte s'intendono terreni per
« condizioni naturali suscettivi di coltura e che non
ven-ti gono uven-tilizzaven-ti per mancanza di lavoro che ad. esse
« s'impieghi, l'Italia non ha quasi affatto di tali terreni,
« e non potrebbe averne, data la elevata densità della
« popolazione in generale e della popolazione agricola
« in particolare. L'Italia non è il paese delle terre incolte ;
« al contrario, è un paese dove si sottoposero a coltura
« anche terreni che meglio sarebbe stato di lasciare a bosco
« ed a pascolo. V i sono estese plaghe a coltura estensiva
« e che potrebbero essere più intensivamente coltivate.
« Ma in tal guisa, è ovvio, la questione si sposta e acquista
«"carattere del tutto diverso ; da che non si tratta di
por-ti tare su quelle terre lavoro, ma bensì capitali ».
Notevoli sono sul medesimo argomento le parole del
comm. Sansone nella sua bella relazione sull'Azienda del
Demanio forestale ; dice : « L'Azienda adunque ha la
« facoltà di espropriare i terreni nudi, esclusi i pascoli
« ed i prati di montagna. Ora, chi volesse trovare un
« est'mo, sia pure limitato di terreno nudo non adatto
« neppure al pascolo, non avrebbe certo un facile
pro-li blema da risolvere ».
E del resto, meglio che le parole, per quanto
autore-volissime, parlano le cifre.
Secondo il Quadro I, di terreni sterili non ne esistono
in Italia che per Ett. 1.007.500, e incolti produttivi Ett.
1.035.000.
Degli sterili per natura, una parte ricoperta dalle
acque (laghi e paludi) sono suscettibili di bonifica e quindi
col tempo e con spesa possono essere coltivati ; ma una
parte sono adibiti a miniere, cave, stagni da pesca, saline,
ecc...
Degli incolti produttivi (rupi boscate, brughiere ecc.),
una parte soltanto potrà essere coltivata ; ma con forti
spese.
a di scarsa fertilità e non coltivabili senza danno per
« ridonarli alla selvicultura, sé si tenga conto che in paese
« prevalentemente occupato da montagna e collina buona
« parte dei terreni non possono per necessità che èsser
« destinati alla pastorizia, si viene naturalmente alla
« conclusione che la coltura agraria del nostro paese,
« nel suo insieme, può essere intensificata, non
ulterior-« mente estesa ».
Più che di grandi estensioni di terreni incolti, si tratta
di meglio distribuire le culture e meglio coltivarle.
Sbarazzato, il terreno da falsi pregiudizi e da meno
esatti preconcetti, possiamo affrontare la soluzione della
prima parte del nostro studio che può definirsi anche così :
In qual modo si possa ottenere una maggior
produzio-ne della terra produzio-nell'interesse dell' agricoltura, e del suo
contri-buto
D I R E T T Oe
I N D I R E T T Oper diminuire il disavanzo
di un miliardo nella nostra bilancia commerciale (i) ;
poiché : « è forza ammettere che l'economia rurale non
« sopperisce a tutti, i bisógni dell'economia nazionale»
(Valenti).
Il contributo indiretto è dovuto specialmente al
be-stiame, il quale dipende a sua volta dai pascoli e dai
boschi.
Il contributo diretto è dovuto specialmente al frumento.
Frumento. — La statistica ci dice che il Paese avendo
prodotto in media 48 milioni di quintali nell'ultimo
ses-sennio (su circa 5 milioni di ettari coltivati) e perii suo
consumo, compresa la semente, abbisognandone in più
dai 15 ai 18 milioni di quintali, risulta debitore dell'estero
di oltre 350 milioni di franchi. Per modo che se l'aggio
si manterrà anche nel dopo guerra, e ger qualche tempo,
sul 30 % , dato che il grano ritorni agfi antichi prezzi nei
paesi esportatori, ed i noli diminuiscano, si dovrà sempre
valutare il nostro debito coli'estero, per scarsità di
fru-mento, in circa 500 milioni di lire: vale a dire circa la
metà del disavanzo nella nostra bilancia commerciale
E questo disavanzo è dovuto non a deficienza di
su-perficie coltivata a grano, che ce n'è anche troppa, ma a
deficienza di entità di prodotto per unità di superficie.
In montagna, dice il Valenti : « il frumento che vegeta,
« meno in qualche fertile altipiano, è coltivato in
condi-« zioni così sfavorevoli, specie nella regione
appenni-« nica, da non presentare alcun tornaconto commerciale.
« Se si perdura a coltivarlo è solo perchè il proprietario
« del suolo vi impiega una somma di lavoro proprio, cui
« non saprebbe dare altra destinazione ; al punto che egli
« considera prodotto netto il prodotto lordo, detratta,
«solo la semina».
« . . : . . In nessun paese come nel nostro la I
« coltura agraria fu estesa a terreni di tanta inclinazione j
« ed elevatezza, invadendo quello che per ragioni
natu-« rali avrebbe dovuto rimanere il regno indisturbato
« della selvicultura e della pastorizia. Questa invasione
« deleteria è la causa precipua dell'isterilimento di molti
«terreni, e del sommovimento a cui sono condannati
in-« teri gruppi o catene di colline, specie dei contrafforti
« appenninici, il cui suolo, per la distruzione dei boschi,
« ha perduto la sua consistenza. Né ciò solo, ma è altresì
« la causa dei danni, che per l'irrompere dei torrenti e per
« la rotta dei fiumi subiscono le regioni sottostanti ».
Da quanto si è detto risulta che, se si riducessero
i 5 milioni di ettari coltivati a frumento di un milione,
sottraendoli specialmente da 1.700.000 ettari seminativi
di montagna ed alta montagna (Quadro II), portando così
i 5 milioni circa a 4 milioni di ettari, e ottenendo una
me-dia produzione a ettaro di 16 quintali, il che pare
raggiun-gibile in terreni adatti e meglio e più intensivamente
coltivati, con 64 milioni di quintali di produzione di
frumento il problema granario in Italia sarebbe risolto
1con grande vantaggio della nostra bilancia commerciale, j
A questo si aggiunga il nuovo contingente di prodotto \
che non potrà mancare colla ulteriore bonifica di 570 mila
ettari (parte in corso di lavoro), con 250 milioni di spesa.
Bonifica che costituirà un altro elemento del programma agra- ,
rio per il dopo guerra.
B O S C H I E P A S C O L I .
Altro grave contributo al disavanzo della nostra
bi-lancia commerciale ci è data dal legname, per il quale se
ne importava prima della guerra dall'estero per oltre
150 milioni di franchi.
Mancanza di legname vuol dire mancanza di boschi .
ETtalia non ha che il 1 7 % di boschi della sua
super-ficie produttiva. La Francia e il Belgio il 19 % . La
Ger-mania, l'Austria, la Serbia oltre il 25 % .
(1) Questo disavanzo, come è noto, prima della guerra era col-m a t o dall'oro dei forestieri e d a i risparcol-mi in oro degli ecol-migranti, j
In Italia dal 1860 ad oggi si sono avuti '34 disegni di
legge in materia forestale, dei quali 19 p e r l a difesa o
incremento della selvicoltura. Viceversa, i boschi sono
andati in considerevole parte distrutti ; e, di
rimboschi-menti a spese dello Stato, dal 1867,
n o : l n efurono fatti
che ppr l'irrisoria estensione di 40 mila ettari con poco
più di 7 milioni di lire di spesa.
Il senatore Faina, competentissimo in materia,
trova che bisogna portare il rimboschimento da una media
irrisoria fin qui effettuata di 700 ettrari all'anno a 10
mila 0 1 5 mila ettar-i, con una spesa di 10 milioni annui
per 50 anni.
E sui 540.000 ettari di montagna « incolti produttivi »
del Quadro II che si dovrebbe intensificare il
rimboschi-mento ; nonché su di un mezzo milione di ettari poco
pro-duttivi guadagnati sulla coltivazione del frumento che
oggi così mal si produce su 1.700.000 ettari, in regione di
montagna (Quadro II) ; nientre si dovrebbe sviluppare
e intensificare la coltura dei foraggi sui 320 mila ettari
di « incolto produttivo » nella regione di collina, e sui 175
mila ettari pure di « incolto produttivo » nella regione
di pianura (Quadro II).
B E S T I A M E .
Per tal guisa si faciliterebbe ed asseconderebbe il
necessario sviluppo del bestiame (cavalli e bovini) per
il quale siamo anche tributari, per una cifra ingente di
70 milioni di franchi, all'estero ! Nonché si provvederebbe
ad altri 20 milioni di franchi per carni fresche e salate che
dobbiamo pure importare per deficiente produzione
di carne fresca in paese.
. « ETtalia, scrive il Valenti, sarà un grande paese
agri-colo sol quando avrà accresciuto di un terzo l'allevamento
del suo bestiame ».
L'attuale quantità di bestiame è di 24 milioni e mezzo
di capi ; dei quali :
bovini 6.200.000
ovini . . . - 11.200.000
suini 2.500.000
caprini 2.700.000
cavalli 1.000.000
asini e muli 1.000.000
Questa quantità di- bestiame trae il suo alimento
dai 6.400.000 ettari di pascoli e dai prati artificiali nei
seminativi, i quali verrebbero accresciuti per
provve-dere alle .maggiori produzioni di un terzo dalla nuova
estensione gradualmente guadagnata per boschi e
pa-scoli, come sopra si è detto.
Riportiamo qui le parole del .Valenti, che in modo
così incisivo danno l'idea e la ragione di ciò che dovrà farsi
in Italia per quanto riguarda i boschi, i pascoli ed i
be-stiami, tre fattori di ricchezza in intima relazione tra
loro.
« La montagna italiana, specie nella parte
peninsu-« lare ed insulare, deve trasformarsi in una grande spugna
«destinata a raccogliere le acque piovane e distribuirle
« opportunamente (da qui bacini montani, forze idrauliche,
« acque di derivazione ed irrigazione, combattendo così
| «il più forte nemico dell'agricoltura meridionale che è
« la siccità. Essa deve sostituirsi alle denudate ed
ino-li spiti balze attuaino-li, procurando un asilo fresco e
ver-« deggiante per i bestiami, concorrendo così essa stessa
« a ricomporre quel disquilibrio fra le culture dei cereali
« e quella dei foraggi che sì manilesta in tutta
l'agricoltu-« ra italiana ed a cui riparerà ùn avvicendamento più
ra-» zionale, favorito, dovunque sia possibile,
dall'irrigazio-« ne e da qualsiasi altra opera atta a conservare l'umidità
« del suolo. La meta pertanto a cui gli agricoltori debbono
« rivolgere tutti i loro sforzi, nel monte, nel colle, nel piano,
« nel settentrione, come del mezzogiorno, è quella di
crea-li re le condizioni necessarie ad un più largo sviluppo
del-« l'allevamento del bestiame.
« Il quale non rappresenta soltanto un cespite di
« maggior produzione, ma il mezzo con cui tutta
razien-« da agraria, meglio equilibrata e rinvigorita, potrà
« trarre un maggior prodotto da tutti gli altri cespiti ».
E più innanzi :
« Va considerata 1' economia montana nella sua
«interezza e nella moltiplicità dei suoi elementi. Il
bo-li sco, il pascolo e la coltura agraria non sono elementi
« tra loro antagonistici, ma necessariamente coordinati
« sotto il punto di vista fisico e ancor più sotto quello
economico. Così la produzione forestale non deve
trar-L'ECONOMISTA
25 agosto 1918 — N. 2312
« rà dai bestiami e alle derrate una utilità assai maggiore
« e più sollecita.
«
Conviene, di conseguenza, attuare quelle
combina-« zioni dei tre elementi da cui sia possibile trarre il
mag-li gior rendimento sociale, senza che l'uno vada mai a
« detrimento dell'altro ».
t,
C O N C L U S I O N E .
Concludendo sulla prima parte di questo studio '•
Suffragato del parere di persone
competentissime-volli dimostrare possibile ciò che dallo studio delibi
An-nuario Statistico Italiano » era emerso al mio esame.
E cioè che nell'esplicazione di un programma agrario,
quale dovrà svolgersi nel dopo guerra con fermi propositi,
direttive uniche, ed all'infuori della politica, per
l'in-cremento della produzione della terra e ad utilità
dell'e-conomia nazionale, sarà possibile colmare una buona
par-te del disavanzo della nostra bilancia commerciale :
i° con una maggior produzione di frumento,
inten-sificandone la cultura nei terreni più adatti, onde far
cessare l'importazione dall'estero per oltre 15 milioni
di quintali,
e cioè per circa 350.000.000 oro
2° colla maggior produzione del
le-gname da raggiungersi gradualmente
in molti anni • 150.000.000 oro
3
0colla maggior graduale
produ-zione di bestiame 90.000.000 oro j
Totale 590.000.000 oro
Ma con prudenza, perseveranza e pazienza. Guai in
agricoltura a chi volesse raggiungere risultati pratici_ e
tangibili coll'illusione di scostarsi da codesti requisii
1'
morali e tecnici !
Lo sviluppo delle nostre industrie dovrà provvedere
a colmare il restante disavanzo della nostra bilancia
com-merciale.
Quel disavanzo che lo Stringher ci indicava largamente
colmato dall'oro 'dei forestieri e da quello degli emigranti.
Ma un paese florido non deve trovare la sua statica
economica da cespiti siffatti ! Il primo di carattere
as-solutamente aleatorio, il secondo utile soltanto in senso
relativo, ma certo dannóso in quello assoluto. Dannoso
so-pratutto quando assume certe proporzioni e per certe
determinate cause ! Non escludo per un popolo, in conti
nuo incremento di popolazione, la convenienza di
emi-grare nella sua parte più avventurosa ! Ma questo, quando
la madre patria abbia raggiunto la sua piena efficienza
economica, non quando l'emigrazione è, invece, indice
del contrario.
In questo incremento dell'economia nazionale
pro-veniente da un lato, come si è visto, dall'agricoltura e
dall'altro dal sorgere e sviluppare di nuove industrie,
secondo il programma della associazione della società
per azioni, l'emigrazione dovrà intanto gradualmente
diminuire.
Adoperiamoci tutti perchè possa, nel minor tempo, ,
spuntar l'alba di quel giorno nel quale tutto il lavoro delle j
nostre braccia, non solo col suo risparmio, ma colla
potenza della sua produzione possa rimanere acquisito
alla patria
! G I U S E P P E T A N A R ISenatore del Regno.
T R A I L I B R I
Diritti nuovi e vecchi.
I,a Casa Editrice « AtLeneum » di Roma pubblica due
volumi : uno è un Corso di diritto costituzionale
del-l'on. Pietro Ch'mienti, lavoro importante perchè
rias-sume e sistema le molte e belle monografie che l'autore
1era venuto pubblicando nel campo della sua disciplina :
l'altro è un corso di diritto coloniale del prof. Sant
1Romano : la novità della materia ed il valore
dell'au-tore rendono la pubblicazione interessantissima. Mi
pro-pongo di parlare dei due corsi più minutamente.
Al-tri volumi importanti di discipline giuridiche vengono
pubblicandosi.
* * *
L a società editrice libraria di Milano inizia la
se-conda ed'zione, riveduta e largamente rifatta, del
com-mento alla legge sugli infortuni del lavoro dell'avv.
prof. Arnaldo Agnelli (pr'ma puntata, pag. 240: I,. 6):
il lavoro riguarda solo 8 articoli, che concernono i
li-rn'ti di applicazione della legge, i regolamenti preventivi i
e l'assicurazione ed è lavoro riunito, completo, dotto
e geniale. L'avv. Gian Francesco Gueirazzi ripubblica
in volumetto (società editrice l'Italiana, L.1,50) i varii
articoli, pubblicati nella rivista « La Terra », a proposito
del disegno di legge sugli usi civici ed i domimi
collet-tivi : l'associazione per la difesa dell'agricoltura
nazio-nale, di cui la rivista è organo, ha assunto di fronte a
questa legge una posizione di lotta e specialmente l'avv.
Guerrazzi ha veramente combattuto con fervore e
vi-vacità : il problema è gravissimo, vi si sono
esperimen-tàti uonTni di altissimo ingegno e riguarda elementi,
storici,. economici e giuridici svariatissimi ; occorrerà
riparlarne più minutamente.
* * *
Un'opera organica è quella sui consorzii
ammini-strativi per opere pubbliche di Angelo Abisso (Unione
tipografica editrice Torinese, pag. 386, L. 10) :
l'impor-tante argomento è trattato in tre parti : nella prima
si dà la noz
;one e la storia dell'istituto, lo si studia
se-condo il codice civile (escludendo le teorie che lo
di-ch
;arano associazione o ente o onere reale e
conside-randolo una società, anche quando è coattivo),
spe-c'almente il consorzio di irrigazione e derivazione
in-dustriale; e poi si determinano i consorzii
ammini-strativi nei loro elementi costitutivi e d'fferenziali. da
altri istituti ; si- indaga la loro personalità, giuridica,
la costituzione (mediante atto amministrativo con
com-partecipazione degli interessati), le trasformazioni e gli
scioglimenti, l'organizzazione, il controllo statale e
fi-nalmente, in due ..capitoli, l'interesse ed il contributo
(accennando anche alla condizione in cui si trovano i
beni consorziati, oggetti del jus coercenii spettante
al consorzio).
La seconda parte tratta i consorzii di bonifica,
quelli idraub'ci, di scolo, rimboschimento,
grandini-fughi, ant'fillosserici, stradali, portuali, ferroviari],
per acquedotti. La terza tratta del contenzioso è
della' giurisdizione del Consiglio di Stato e della Giunta
provinciale.
Io credo basti avere accennato al sistema
dell'o-pera per farne comprendere l'importanza :
special-mente la prima parte, che è la fondamentale, va
con-siderata molto attentamente. Certamente non tutte
le teorie accettate dall' autore possono ammettersi
(e mi basti citare solo quella sulla condizione dei beni,
che mi pare un poco carente di vero contenuto ideale),
ma ind'scut'bilmente la teoria generale dell'istituto
qui è trattata organicamente e ciò è molto utile nelle
attuali condizioni scientifiche del diritto pubblico. La
seconda parte, teoria speciale, è completa, per quanto
non molto m'iiuta : la terza, la processuale, è
an-che molto bene tratteggiata. Come dicevo, l'opera si
raccomanda da sè all'attenzione dello studioso e
del-l'uomo pratico di leggi.
* . * *
Ti ragioniere Roberto Federici del Ministero delle
finanze pubbl
;ca (Arpino, Fr-aioli, 1907, L. 4,90; pag.
268) le massime di giurisprudenza della Commissione
centrale per le imposte dirette dal 1868 al 1916 tratte
da pubblicazioni ufficiali e divise per voci e per
mate-ria : il volume ha una parte comune alla R. M. ed ai
fabbricati e due parti, assai più lunghe, che
riguar-dano le due singole imposte e specialmente la prima.
Lavoro paziente e modesto ; ma utilissimo per la
con-sultazione e quindi ottimo mezzo per facilitare lo
stu-d'o per la costituzione scientifica del nostro diritto
tri-butario, ancora tanto poco organizzato.
* * * '
Un diritto novissimo è quello turistico, di cui l'oli,
avv. Bortolo Belotti ci promette un trattato,
organi-camente diviso in 4 parti : le persone (enti e singoli),
le cose, le obbligazioni (da contratti, comuni e speciali
turistici, e da delitti e quasi delitti), e il diritto pubblico
(fiscale e penale). La disposizione della materia è
cer-tamente ottima ed è da augurare che lo svolgimento
corrisponda ad essa. I contratti speciali turistici di
al-bergo, comitato, gara, guida, caccia sono certo
argo-menti nuovissimi e notevolissimi; j danni aquiliani da
automobili e biciclette ; i reati di circolazione non lo
sono meno.
Attendiamo dunque dal Touring questa bella
pub-blicazione.
* * *
25 agosto 1918 — N. 2312
anche negli studii giuridici, deve sembrarci meno
im-portante. E diritto di guerra deve considerarsi il diritto
annonario, se è vero, come è vero, che l'annona è
cau-sata dalla guerra ed è considerata (a torto od a ragione
non è qui il luogo di affermare) mezzo di difesa della
nazione.
É dunque altamente da encomiare il dott.
France-sco Leonetti, maggiore commissario, che, fra i manuali
pratici legislativi della tipografia della Camera dei
de-putati, pubblica in elegante veste tipografica un volume
di 800 pagine al prezzo modesto di L 6,00, dal titolo
Approvvigionamenti e consumi. Il volume è diviso in
due parti : la prima è più che altro una introduzione
e comprende i discorsi dei principali uomini politici
sulle (lue prescrizioni : aumentiamo la produzione e
limitiamo i consumi ; la seconda, veramente importante
comprende tutti i provvedimenti (leggi, decreti,
istru-zioni e circolari) dei quattro anni di guerra (1914-7),
corredati di indici analitico e cronologico. Certo il
la-voro è puramente di compilazione ; ma è utilissimo a
chiunque abbia bisogno di orizzontarsi in tutto questo
diritto nuovo e può aiutare lo studio a chi volesse
ten-tare l'indagine sul valore della politica annonaria. A
tal proposito è bene segnalare che l'Accademia dei
Geoi-gofili di Firenze ha opportunamente bandito 3 consorsi
per lo studio dei 3 fondamentali problemi economici
di guerra : cause ed effetti della politica annonaria,
riforma finanziaria, ripercussione della guerra e mezzi
per favorire l'incremento della produttività, specie I
gricola.
É da augurare che" giovani di valore si cimentino
nello studio dei tre non facili problemi,
N O T E ECONOMICHE E FINANZIARIE
Altro volume, assai utile alla pratica, è quello
del-l'avv. Riccardo Crespolani, che nella sua collezione
pra-tica di leggi e regolamenti (Modena, Società
tipogra-fica, 1917 pag. 196; L. 2,50) pubblica .il nuovo testo
unico sui sopraprofitti di guerra, con ìa relazione e
le istruzioni ministeriali e con interpretazione,
commen-ti ed indice alfabecommen-tico-analicommen-tico. É certo la più
caratte-ristica imposta di guerra e quella che più ha dato e darà
luogo a controversie ; é quindi bene che ne sia facilitata
la divulgazione ed interpretazione.
Ma più veramente diritto di guerra è quello che
stu-dia i diritti dei particolari e quello dello Stato in
mate-ria di requisizioni militari : ed il prof. Le Hur,
dell'uni-versità di Caen, pubblica (Paris, Giard e Brière, 1917,
pag. xil-97, ir. 2,50) la seconda edizione, riveduta t
completata, della sua monografia al riguardo. Cerne
l'au-tore dice, il libro vuole comprendere gli ulteriori svi-
!luppi della giurisprudenza in materia, dopo l'arresto
della corte di Cassazione francese del 6 marzo 1917, che
stabiliva il principio, completamente ammesso
dall'au-tore, che la requisizione è da considerarsi come un atte
di potere pubblico e non come una compera
commer-ciale ; principio al quale nessuno, che intenda il valore
sociale della guerra, negherebbe la sua piena adesione e
che è altamente significativo ci venga dalla Francia,
dalla culla dei diritti dell'uomo e del cittadino e del Con
-tratto sociale : ma quella magnifica nazione sa quando
è l'ora, della libertà e quando quella della disciplina ed
in questa snellezza di adattamenti sta appunto la forza,
simpatica e potente, della sua storia.
E sa, quella nazione, profondamente essere giusta,
mettendo il dito su le parti più sensibili della vita
eco-nomica e sociale. Cosi mi piace qui segnalare un volume
di Henri Petellot su la borsa e la giustizia (Parigi,
li-breria di diritto e giurisprudenza, 1918, fr. 6 ; pag. 179)
studio (come dice l'autore) giuridico e critico ;
dimostra-zione materiale, esclusivamente estratta da fatti giudi
ziarii constatati, dell'esistenza di un vasto concerto
frodolènte, tendente a sottrarre alcuni intermediarli di
Borsa all'azione della Giustizia : non vi è possibilità
di ricostituzione finanziaria e di sviluppo economico
senza un'organizzazione di borsa sana e forte : la frode
conosciuta sotto il nome di contropartita è nella sua
essenza la negazione e nei suoi effetti la distruzione
di c i ò : è un flagello noumeno dannoso dell'aleoolismo.
Come appare anche da queste poche parole, la forma
della pubblicazione è violenta e polemica, come in
al-tre pubblicazioni dello stesso autore su materie affini :
ma non è detto che non sia questo il metodo migliore
per estirpare mali profondamente radicati nella vita
contemporanea.
G I U L I O C U R A T O .Sull'emigrazione italiana in Francia nel dopo guerra. —
Con la fine della guerra>sorgeranno u n a serie di gravissimi problemi alla soluzione dei quali f a d ' u o p o che i popoli siano, per lo meno, preparati. Quello, a d esempio, della emigrazione della m a n o d'opera merita più d ' o g n i altro d i essere studiato e risolto colla massima cautela implicando esso il prosperare delle industrie ed il benes-sere delle masse operaie. Onde non farsi sorprendere dalla neces-sità immediata di provvedimenti, ai quali non si sia a v u t o agio di pensare, i vari paesi interessati al complesso problema della emigra-zione studiano fin d a oggi i termini della s u a impostaemigra-zione e del suo opportuno scioglimento. Tempestivamente, quindi, l'Italia e la F r a n c i a h a n n o preso in esame u n n u o v o trattato di lavoro, desti-nato a rimpiazzare le convenzioni del 15 Aprile rgo,|, 9 Giugno 1906 e r5 L u g l i o ; 9 i o .
L ' I t a l i a , partendo <fal concetto che, nel d o p o guerra, potrà avere u n a esuberanza di m a n o d ' o p e r a , in confronto ai capitali occorrenti per un completo s f r u t t a m e n t o di essa, e che non sarà nè utile nè politico incanalarlo, c o m e per lo addietro, anche in Ger-m a n i a , si studia di prepare uno sbocco conveniente in Francia, la quale pertanto bene a ragione si preoccupa del bisogno che avrà di lavoratori e della possibilità quasi unica d i averne dall'Italia. Senonchè la Francia — e f a piacere il constatarlo — p u r non es-sendo disposta ad impegnarsi fin da-ora con la promessa d i condi-zioni vantaggiosissime, è giunta al riconoscimento dell'intima giu-stizia d i molte delle pretese italiane le quali sarebbero motivate d a u n lato dalla posizione non lodevole in cui si t r o v a v a n o gli emi-granti in Francia prima della guerra, e dall'altro dalla migliore po-sizione v o l u t a m e n t e concessa dalla Germania. Come b e n scrisse il D e F e o in u n interessante studio pubblicato dalla Vita italiana sulla tutela degli emigranti nei trattati di lavoro i nostri lavoratori erano attirati, prima della guerra, in Germania, e ciò per ragioni in parte morali in p a r t e economiche, poiché secondo la convenzione italo-tedesca del rgr3 i nostri emigranti t r o v a v a n o in Germania t u t t e le garanzie possibili, specie in riguardo alla disoccupazione, allo sciopero, alle malattie, agli infortuni e nell'ambiente u n a tale amabilità e cordiale solidarietà del lavoro d a ingenerare in loro l'illusione di essere ancora in patria oncie p a r e v a naturale che pre-ferissero u n a Germania militarista, m a protettrice dello straniero a d u n a Francia democratica, m a non protettrice dello straniero. I n F r a n c i a , invece, e lo dice proprio u n francese, le classi popolari, e spesso anche i padroni, v e d e v a n o con -diffidenza i lavoratori stra-nieri, li accoglievano con sospetto creando intorno a loro u n am-biente c a p a c e di demoralizzarli anziché risvegliare le buone tendenze ed iniziative, donde quelle risse e quella v i t a disordinata e viziosa che a t o r t o si a t t r i b u i v a alla v o l o n t à dello straniero.
L a F r à n c i a è oggi convinta che conviene c a m b i a r e sistema nel-l'interesse dei due paesi ; gli operai ed i padroni debbono migliorare le condizioni materiali e morali degli operai stranieri : i primi deb-b o n o accordarsi su d i u n regolamento unico giustamente rigoroso che eviti l'indisciplina e la disparità d i trattamento, i secondi ac-cogliere lo straniero non come rivale, m a come u n c o m p a g n o che si associa nella famigliare e cordiale comunità d i lavoro. N è ba-stano queste sole orientazioni dello spirito p u b b l i c o per determi-nare u n a proficua regolamentazione della emigrazione poiché ren-desi indispensabile sottrarre il reclutamento degli emigranti alla fantasiosa anarchia degli industriali ed agricoltori. L a libertà as-soluta è sembrata eccessiva e dannosa e si è pensato a reclutare gli emigranti in base ad u n regolare servizio corno presso il Brasile, l ' U r u g u a i e l'Argentina che lo disimpegnano per m e z z o dei consoli. L ' i d e a h a t r o v a t o u n principio di realizzazione per la m a n o d ' o p e r a agricola, poiché nel 1910 furono creati a Parigiil sindacato mutuale
francese degli agricoltori ed industriali e n e i I9r2 la società nazionale di protezione, organismi che d o v r e b b e r o occuparsi della mano
d'o-pera agricola straniera facilitando il reclutamento e l'impiego della m a n o d ' o p e r a galiziana e polacca entrando in rapporto coi relativi uffici della Galizia e della Polonia. N e l 1915 il G o v e r n o francese h a anche costituito l'ufficio nazionale della m a n o d'opera agricola che f u n z i o n a sotto il patronato del Ministero di Agricoltura e di grandi società agricole, e che ha reso importanti servigi.
Per la m a n o d ' o p e r a industriale ci f u d a p p r i m a il decreto 31 dicembre 1916 relativo agli operai delle officine d i guerra e poscia il decreto 19 ottobre rgo7 che h a p r o v v e d u t o alle operazioni d i reclutamento e di ripartizione della m a n o d ' o p e r a agricola ed in-dustriale accentrando nel Ministero del lavoro le notizie relative ai bisogni e alle disponibilità di m a n o d'opera d i ogni specie e la funzione importantissima della ripartizione.
M a , d o p o guerra, converrebbe istituire un ufficio per la m a n o d'opera straniera e coloniale, o direttamente dallo S t a t o o sotto la sprveglianza di esso, con la propria funzione d i reclutare e piazzare
la m a n o d'opera. L ' o n . L a n d r y , nella esposizionè dei motivi alla
sembre-L'ECONOMISTA
25 agosto 1918 — N. 2312
rebbe preferibile, tanto più quando si sottoponessero questi liberi organismi a un controllo dello stato 11011 solo negativo e di sorve-glianza, ma positivo, con sostanza protettiva e collaborati ice, incanalando e dirigendo le private iniziative. Secondo l'ori. L a n d r y l'ufficio dovrebbe costituirsi presso il Ministero del Lavoro, diretto da un consiglio composto di membri in parte rappresentanti dei Ministeri interessati e in parte rappresentanti degli interessi indu-striali, commerciali, agricoli e operai. In questa idea concorda an-che il sig. Jontraux il quale vorrebbe pure an-che il reclutamento degli operai fosse autorizzato dopo ispezione del contratto di lavoro e semprechè questo rispondesse a certi criteri di opportunità varia-bili a seconda del tempo e dei luoghi, il tutto con una serie di formalità che, se risultano alquanto complicate nei particolari che egli propone, non cessano per questo di avere la loro importanza sostanziale e di principio.
Non mancano, a quanto pare, criteri e disposizioni d'animo tali da far sperare in una buona soluzione del problema emigratorio negli speciali riguardi dell'Italia e della Francia ; ed è augurabile che queste buone intenzioni siano subito sfruttate per una possi-bile traduzione in leggi e provvedimenti amministrativi, il cui di-fetto potrebbe in seguito arrecare danni irreparabili.
Banca Commerciale Italiana.
R E L A Z I O N E D E L C O N S I G L I O D ' A M M I N I S T R A Z I O N E S U L L ' E S E R C I Z I O 1 9 1 7 . Signori Azionisti.
Nel decorso anno l'immane conflitto che travaglia il mondo ha assunto ancor più tragica intensità per il crescente inasprirsi delle azioni di guerra, per l'intervento di nuovi popoli nella lotta, per la mancata resistenza russa. Qui riuniti, mentre sta per com-piersi il terzo anno dell'entrata in guerra dell'Italia, il nostro primo pensiero v a d a al lembo di Patria calpestato dal nemico, ed ai valo-rosi soldati, che oppongono all'invasore la più fiera resistenza ; v a d a ai morti da vendicare ed ai vivi d a redimere ; alla Nazione intera che, non fiaccata dalle recenti sventure, come volle — per usare le parole di un nobilissimo poeta italico — « i suoi rischi e
i suoi vanti», così tuttavia «s'adopera concorde al lucido fine», dimostrando con l'opera e coi sacrifici la immutata sua fede nei
de-stini della Patria-,
L a vita industriale del paese nello scorso anno è stata caratte-rizzata dal sorgere di molteplici iniziative per nuove industrie e nuovi impianti, dal'ampliarsi e perfezionarsi di quelli esistenti, da novelle ricerche e più larga utilizzazione di ricchezze naturali mi-nerarie ed idrauliche. Non poche e non lievi le difficoltà per il ri-fornimento delle materie prime e del carbone, per il servizio dei trasporti, per la produzione della forza motrice ; ma vigoroso lo » sforzo comune per superarlo; sicché è a sperare che tale sforzo, intensificandosi, con sempre maggiori provvidenze nel campo agricolo e adeguate restrizioni nei consumi, e con la collaborazione dei paesi alleati, possa vieppiù essere disciplinato e risolto, in ar-monia con i reali bisogni, il problema dell'approvvigionamento industriale ed alimentario del nostro paese.
L'azione del nostro Istituto si svolse intimamente collegata all'attività generale del Paese e inspirata sempre a quella che f u costante nostra direttiva ; lo sviluppo cioè del lavoro bancario propriamente detto, parallelamente ad efficace ausilio alle indus-strie nazionali per assecondarne l'incremento ed il consolidamento in vista dei bisogni presenti e delle presumibili necessità future.
Provvedemmo a tali finalità, non solo con importanti aperture di credito, ma anche con la diretta partecipazione a molteplici operazioni finanziarie per la creazione di nuove Società, per au-menti di capitale di Società esistenti e per opportuni raggruppa-menti e fusioni di enti distinti, allo scopo di rafforzarne e integrarne la potenzialità produttiva.
Così nel campo metallurgico merita rilievo la unificazione, fatta sotto i nostri auspici in una importante Società Bresciana, di diversi potenti organismi coordinati nelle loro funzioni, che mentre ora dànno alla difesa nazionale la loro cospicua e svariata produzione bellica, hanno assicurata per il tempo di pace la loro piena efficienza con prodotti speciali di larga necessità, sfruttando altresì le proprie sorgenti di energia ed utilizzando i giacimenti ferriferi del Bresciano e del Bergamasco.
Segnaliamo pure l'appoggio da noi dato agli aumenti di capi-tale di parecchie altre aziende siderurgiche e metallùrgiche, tutte destinate a porle in grado di affrontare preordinati programmi di. sviluppo industriale.
:argo aiuto doverosamente demmo a tutte le industrie in genere ; in particola! modo ci piace ricordare quella aviatoria e le altre che ad essa più strettamente si riconnettono.
Partecipammo nelle varie regioni d'Italia come e più che nel passato al sensibile risveglio che v a verificandosi nel campo delle industrie elettriche per encomiabili iniziative di Enti diversi, persuasi, non d a ora, della necessità pel nostro Paese di una più larga, razonale e completa utilizzazione delle sue acque.
Nell'Italia settentrionale fra altro, prestammo opera e contri-buto ad operazioni finanziarie e ad accordi industriali destinati essenzialmente a mettere in valore importanti quantità di energia
e ad assicurare la più pronta esecuzione di nuovi impianti appen-ninici coordinati con quelli alpini già in esercizio.
Sicuri poi che per la soluzione del problema industriale meri-d onale sarà precipuo elemento la creazione meri-di importanti emeri-d eco-nomici impianti idro-elettrici, bene auspichiamo dal programma elaborato in comune pel Napoletano da importanti Società, a cui ci legano cordiali rapporti, e che ivi già esplicano la loro efficace a-zione, nonché dal vasto progetto di bacini, montani in Calabria al quale c i siamo da tempo interessati. Ne verrà favorita la creazione di industrie locali, e potranno ricavarne il beneficio dell'energia idro-elettrica anche le non lontane Provincie Pugliesi.
Per identità di scopi e di necessità continuiamo ad assistere con amichevole interessamento lo sviluppo già in corso di esecu-zione di anàloga impresa in Sardegna, che sarà fonte di apprezza-bili vantaggi industriali ed agricoli per quell'Isola.
Nell'orbita del nostro programma di propulsione dell'industria elettrica funziona pure un importante ente speciale da poco sorto dalia unione a v v e n u t a , per tramite nostro, di due Società aventi per scopo lo sviluppo di dette imprese in Italia ; nonché un consor-zio, costituito in unione a gruppi industriali e finanziari amici, per cooperare alla graduale soluzione del vitale problema della elettro-trazione. Né mancò infine il nostro intrevento in alcune iniziatiye destinate a favorire l'incremento della costruzione di materiale elettrico-nazionale.
Ci è grato il dire che, per integrare occorrendo l'opera nostra nello svolgimento futuro di talune parti di tale programma, ci siamo assicurata in forma simpatica la collaborazione di cospicui enti finanziari e industriali dei Paesi alleati.
A l l a intensificata attività delle industrie estrattive e chimiche non ci mantenemmo estranei ; m a demmovolenteroso concorso così alla ricerca di ricchezze naturali parzialmente trascurate prima della guerra, come ad assicurare la fabbricazione in Italia di ma-terie e prodotti sin qui importati dall'estero.
Sotto i nostri auspici due enti importanti unirono e coordina-rono i loro organismi, allargando la loro sfera d'azione ed assu-mendo primaria importanza fra le aziende minerarie italiane avemmo parte precipua nell^aumento del capitale di una delle principali Società per fabbricazione di concimi e prodotti chimici. Ricordiamo infine l'opera nostra diretta a dare più intensa vita e più ampio sviluppo ad alcune imprese zolfìfere Siciliane e ad ac-celerare gli studi in corso per assicurare loro l'efficace ausilio della forza motrice idro-elettrica, mediante impianti dai quali sperasi possa trovare contemporaneo giovamento il problema agricolo isolano.
Né vogliamo chiudere questa sommaria esposizione senza ac-cennare che anche nel campo dell'industria navale dei trasporti, cui è connesso uno dei vitali problemi presenti e futuri dei nostro paese, quello del naviglio da carico, mettemmo i nostri mezzi a di-sposizione di iniziative aventi lo scopo di assicurare ai nostro traf-fico il necessario materiale di trasporto.
Nel campo commerciale assidua ed importante f u la nostra azione, per effetto dell'accresciuto sviluppo delle transazioni. Se molti consumi diminuirono per ragióni note e per opportune re-strizioni, altri per contro aumentarono ; generale invece f u l'au-mento dei prezzi in rapporto alla minore offerta, alla aumentata domanda, all'incremento dei costi delle materie prime, alla
rarefa-zione dei trasporti ed alla sempre più alta misura dei noli. Malgrado le disposizioni regolatrici e restrittive le importazioni non segnarono regresso sul 1 9 1 6 ; rimasero d'altro lato pressoché stazionarie le esportazioni ; lo sbilancio f u quindi notevole anche a causa dei prezzi unitarii aumentati. Il deficit nella bilancia commer-ciale, unito ad altre cause concorrenti, trovò la sua espressione più caratteristica nel mercato dei c a m b i che durante il 1917 ebbe un corso quasi sempre ascendente, talché i prezzi massimi si verifi-carono per tutte le valute negli ultimi mesi dell'anno.
F r a i diversi provvedimenti studiati e attuati per fronteggiare questo assillante problema, ultimo e particolarmente notevole è la creazione, con Decreto dell'ir dicembre 1917, n. 1956 dell'«I-stituto Nazionale dei cambi » al quale f u m m o chiamati a parteci-pare.
Il mercato finanziario f u caratterizzato nel decorso anno come in quello precedente d a una larga circolazione di capitalee e dalla conseguente abbondanza di denaro disponibile. Miti pertanto fu-rono in genere i saggi di interesse e di sconto, progressivo l'incre-mento dei depositi presso le Banche e le Casse di Risparmio : in-cremento, che può dirsi continuo dal secondo semestre 1915 in a-vanti e sul quale, salvo in qualche regione più vicina alle zone in-vase, non ebbero sensibili ripercussione i dolorosi avvenimenti dell'ottobre scorso.
Come dato riassuntivo vi diremo che l'ammontare del Ris-sparmio nelle sue svariate forme presso i diversi E n t i raccolgi-tori, che al 31 dicembre 1914 era di : 7,417,394,519, raggiungeva
il 30 giugno 1917 l a somma di L- 9,538,874,546.
I buoni risultati di questa operazione, al cui successo concorse fervida propaganda di Uomini di Governo, di Parlamentari, di E n t i pubblici e privati, di persone di ogni c e t o , e quella commo-vente di eroici feriti e mutilati della nostra guerra, sono riassunti nella cifra totale delle sottoscrizioni ammontate a oltre sei miliardi. Con legittimo compiacimento, v i comunichiamo come al no-stro Istituto (partecipe, come di consueto, al Consorzio delle Ban-che costituitosi sotto l'alta direzione del Direttore Generale della B a n c a d'Italia) affluirono le sottoscrizioni per u n importo comples-sivo di circa L- 1.015.000.000 ivi comprese quelle raccolte all'e-stero dalla nostra sede di L o n d r a e dalle varie filiali della B a n c a Francese e Italiana per l'America dèi Sud. Tale importo, insieme con quelli da noi raccolti nei precedenti Prestiti (rispettivamente di) L- 131.948.900 pel primo del dicembre 1 9 1 4 — L - 130.478.500 pel secondo del giugno 1915 — L- 474.027.900 pel terzo del dicem-bre 1915 e Lire 614.198.800 pel quarto del gennaio 1917) f a ascen-dere il totale dei nostri versamenti al Tesoro per cinque Prestiti di Guerra, a più di 2.365.000.000 di capitale nominale. v—
Vi comunichiamo per ultimo che nel decorso esercizio abbiamo ritenuto conveniente, nonostante le difficoltà di personale, d i a-prire u n a n u o v a Succursale a T a r a n t o , per intensificare e rendere più facili i già a v v i a t i nostri rapporti colla clientela locale.
II rapido estendersi poi dei nostri rapporti cogli Stati Uniti di America, ha f a t t o maturare nello scorso esercizio l'intendimento c h e d a tempo a v e v a m o , di istituire una sede del notro Istituto a N u o v a Y o r k .
Riteniamo che presto questa nostra n u o v a Filiale estera possa funzionare. Gli importanti servizi che essa potrà rendere alla no-stra clientela e le buone relazioni che già ci legano a D i t t e e Banche Americane, ci lasciano sperare simpatica accoglienza per questa nostra iniziativa e sensibile contributo alla auspicata intensifica-zione delle relazioni del nostro Paese c o g l i Stati Uniti d'America.
P i ù di ogni nostro commento illustrativo, valgano le cifre del bilenco, che sottoponiamo alla vostra approvazione, a d a r v i l'e-satto concetto dell'importanza della nostra attività nel decorso esercizio e dei soddisfacenti risultati ottenuti.
L'intensificazione del nostro lavoro nelle svariate sue forme, sempre improntato alle direttive d a voi più volte approvate ; la salda nostra organizzazione e la solerte ed agile collaborazione delle nostre Filiali con la Direzione Generale, la i m m u t a t a fiducia .ed estimazione d e l l a nostra clientela, valsero a far conseguire
ri-sultati di esercizio che ci consentono di proporvi la distribuzione di un dividendo di L - 45 per azione, pari al 9 % sul capitale nomi-nale, dopo assegnazione alla riserva straordinaria della somma di L . 3.000.000 che porta cosi tale riserva a. 31.500.000 lire. Il residuo degli utili, .dopo latte le consuete assegnazioni statutarie, v i propo-niamo venga destinato per L - 2.500.000 ad u n a riserva speciale d i ammortamento e d i rispetto, a sensi del decreto luogotenenziale 7 febbraio igió. Il tutto secondo il seguente progetto di r i p a r t o : Utile netto L - 20.263.087,48 alla riserva straordinaria » 3.000.000.—
rimangono L- 17.263.087,48 4 % al capitale sociale di L- 156.000.000 » 6.240.000.—
rimangono L- 11.023.087,48 7 % al Consiglio d'amministrazione . . . . » 771.616,10
restano L . 10.251.471,38 a cui v a aggiunto l'avanzo utili 1916 . . . » 797.672.86
L . 11.049.144,24 ulteriore dividendo 5 % al capitale sociale » 7.800.000.—
restano L- 3.249^44,24 di cui alla riserva speciale di ammortamento
e di rispetto (decreto luogotenenziale 7
feb-braio 1916) » 2.500.000.— portando a n u o v o il saldo di L- 749-r44,24 F O N D A Z I O N E C A R N E G I E P E R L A P A C E I N T E R N A Z I O N A L E
S E Z I O N E D I CORRISPONDENZA E D I S T R U Z I O N E .
Nella riunione annuale degli Amministratori della Fondazione Carnegie per la P a c e Internazionale, teutasi a Washington, D. C., il 19 aprile 1918, f u a p p r o v a t a la seguente comunicazione del Presidente della Fondazione, E l i h u R o o t , alia quale" si decise di d a r e la maggiore pubblicità possibile :
L ' e n t r a t a in guerra degli Stati Uniti ed il succedersi degli eventi dopo tale intervento hanno reso e v i d e n t e che gran parte delle attività ordinarie della Fondazione d e v e essere abbandonata al-meno fino a che non sia ristabilita la pace.
L a speranza del mondo nella pace internazionale è basata innanzi t u t t o sulla prevenzione del dominio germanico. Sotto questo aspetto è ormai evidente e virtualmente dimostrato che la dominazione tedesca p u ò essere impedita solo colla forza delle | armi. L a Fondazione non p u ò prendere che u n a parte limitata
nel produrre un risultato da ottenersi con tali mezzi. Essa però si è adoperata a contribuire come meglio p o t e v a , assumendo e rendendo pubblica u n a chiara e definita posizione a favore dell'at-tiva e incessante continuazione della guerra sino alla vittoria finale.
Per maggiore comodità degli Amministratori riproduciamo q u i sotto le deliberazioni prese dal Consiglio E s e c u t i v o su tale argomento :
D E L I B E R A Z I O N E D E L CONSIGLIO D E G L I A M M I N I S T R A T O R I A P P R O V A T A I L 1 9 A P R I L E 1 9 1 7 . '
S i DELIBERA : Che gli Amministatori della Fondazione Carnegie per la P a c e Internazionale, riuniti in assemblea a n n u a , dichiarano di ritenere fermamente che il mezzo più efficace per promuovere u n a durev ole pace internazionale consista nel proseguire la guerra contro il Governo Imperiale Germanico sino ad u n a vittoria defi-nitiva per l a democrazia in conformità con la politica proclamata dal Presidente degli S t a t i Uniti.
D E L I B E R A Z I O N E D E L COMITATO E S E C U T I V O A P P R O V A T A IL 1 ° N O V E M B R E I 9 1 7 .
Gli Amministratori (trustees) della Fondazione Carnegie per la Pace Internazionale riuniti in a d u n a n z a annua a Washington il 19-20 aprile u, s. approvarono la seguente deliberazione, a v o t i unanimi :
S': delibera : Che gli Amministratori della Fondazione
Car-negie per l a Pace Internazionale riuniti per la loro a d u n a n z a a n n u a dichiarano di ritenere fermamente che il mezzo più efficace per promuovere u n a durevole pace internazionale consista nel pro-seguire l a guerra contro il Governo Imperiale Germanico sino ad u n a vittoria definitiva per la democrazia in conformità con la po-litica p r o c l a m a t a dal Presidente degli Stati Uniti d'America :
In vista dei recenti avvenimenti aggravati dalla larga diffusione degli intrighi del Governo tedesco, intesi ad ingannare ed a traviare i popoli pacifici del mondo, il « Comitato Esecutivo » della Fonda-zione per l a Pace, riafferma unanimemente questa dichiaraFonda-zione ed impegna la Fondazione Carnegie per la P a c e Internazionale al sostegno leale di quegli indirizzi di azione che assicureranno u n a p r o n t a , completa e definitiva vittoria per gli scopi delle forze alleate :
L a v i a ad u n a pace durevole per la quale le Nazioni pacifiche del m o n d o si avvierebbero così lietamente, è ora sbarrata dalla cieca fiducia della Germania nella invincibilità della potenza militare tedesca e sulla efficenza sua come u n o stumento di politica interna-zionale: questa sua fiducia d e v e essere rotta prima che qualsiasi altro p r o v v e d i m e n t o effettivo possa essere preso per assicurare la pace interpazionale : essa può essere r o t t a soltanto dalla sconfitta.
Il Comitato Esecutivo della Fondazione Carnegie invita t u t t i gli amici della pace a concorrere in t u t t i i modi possibili alla prose-cuzione efficace della guerra, l a quale ha per suo scopo la pace e non la conquista.
E divenuto sempre 'più manifesto che l'ordinaria propaganda per l a p a c e non solo è v a n a e fuor di p o s t o durante la guerra, m a certo anche dannosa poiché tenderebbe a distogliere l'attenzione dei popolo americano dal concentramento dello sforzo e del sen-timento sulla prosecuzione della guerra.
L a seconda condizione d a c u i dipende la speranza della p a c e gnternazionale nel f u t u r o è l'assetto che sarà d a t o alla fine della siuerra d a i rappresentanti delle diverse Nazioni che a quel tempo d dedicheranno al ristabilimento della pace. I dirigenti della Fon-dazione hanno ritenuto che il migliore servigio che la Sezione sei Diritto Internazionale possa rendere alla causa della pace con-iiste nel contribuire per q u a n t o sarà possibile a d u n ' a d e g u a t a preparazione per affrontare t a l e grande emergenza. E s s i ritengono che non sia sufficiente per i rappresentanti delle varie P o t e n z e riunirsi e trattare come argomenti di prima impressione e senza u n a completa preparazione le questioni che allora sorgeranno. L a Fondazione a tal u o p o ha cercato d i t'ormare l a necessaria prepa-razione in due modi. I n primo luogo ha pubblicato o contribuito a pubblicare u n a serie di opere che, per un'efficace considerazione delle questioni che sorgeranno in u n a Conferenza per la P a c e , forniscono la stessa base che le « N o t e s » di Madison, i « Debates » di Eliiot, il « Federalist » ed altri lavori precedenti sullo sviluppo della L e g g e Costituzionale negli S t a g i Uniti forniscono per lo studio delle questioni interstatali in America. P r i m a di tale pub-blicazione molte di queste opere non erano di dominio pubblico, ed erano poco note
L ' a l t r o modo con cui si è contribuito a questa preparazione è consistito nell'attiva cooperazione coi funzionari del Governo le cui cariche ufficiali gettano su loro la responsabilità della rappresen-t a n z a degli S rappresen-t a rappresen-t i Unirappresen-ti alla Conferenza della F a c e .
Alla riunione dèi 19 aprile 9 1 1 7 il Consiglio degli Amministra-tori approvò, la seguente deliberazione :
Sì delibera : Che la Fondazione Carnegie per l a Pace
Interna-zionale offra al Governo i servigi della sua Sezione di Diritto In-ternazionale, il suo personale ed il suo arredamento per trattare le questioni internazionali-inerenti alla guerra.