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2021_04_22_Relazione Tecnica Illustrativa - Rev. 1 (12922 KB)

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(1)

LAVORI:

VALUTAZIONE RISCHIO IDRAULICO PER L’AMBITO ZANARDO S.R.L.

COMITTENTI:

ZANARDO S.R.L.

OGGETTO:

Relazione Tecnica Illustrativa

I TECNICI Yannick Da Re Iscr. Ing. TV A2257 Largo Cavallotti, 5.

Vittorio Veneto. TV.

tel. 043853442

yannick.dare@idrogeo.org

Federico Tonet

Iscr. Geol. Veneto 604

via Friuli n. 7 - Quaternario 3 - 31020 San Vendemiano (TV) tel. 0438.400762

nuovaagepisrl@pec.it - nuovaagepisrl@gmail.com |

DATA:

Dicembre 2020 emissione Aprile 2021 revisione 1 COMMESSA:

2027 – Rev.1

FIRME:

(2)
(3)

1 Premessa e normativa vigente 4

2 Quadro conoscitivo 7

2.1 Inquadramento territoriale 7

2.2 Rilievo topografico 10

2.3 Inquadramento bacino fluviale di interesse 21

2.4 Inquadramento geologico 24

2.5 Dati idrologici 28

3 Costruzione del modello idraulico dell’ambito 30

3.1 Parametri idraulici 32

3.2 Parametri morfologici 33

4 Scenari di simulazione 36

5 Scenario “Transitorio fondo fisso” 39

5.1 Simulazione 1 [Evento 1966, K

s

minimo, Durata = 194 ore] 39 5.2 Simulazione 2 [Evento 1966, K

s

medio, Durata = 194 ore] 42 5.3 Simulazione 3 [Evento 1966, K

s

massimo, Durata = 194 ore] 45

6 Scenario “Transitorio fondo mobile” 48

6.1 Simulazione 4 [Evento 1966, K

s

minimo, Durata = 194 ore] 48 6.2 Simulazione 5 [Evento 1966, K

s

medio, Durata = 194 ore] 52 6.3 Simulazione 6 [Evento 1966, K

s

massimo, Durata = 194 ore] 56

7 Commento risultanze simulazioni 60

8 Conclusioni 63

9 Allegati 66

9.1 Tabelle delle portate alle sezioni di monitoraggio 66

(4)

1 P

REMESSA E NORMATIVA VIGENTE

L’impianto di recupero di rifiuti inerti Zanardo srl di Cimadolmo ha presentato in marzo 2019 la documentazione per la procedura di screening di VIA prevista dall’art 13 della LR 04/2016, in occasione del rinnovo della autorizzazione al recupero rifiuti non pericolosi e inerti da demolizione.

(pratica 2019/497)

In data 17/10/2019 l’Autorità di Bacino invia alla Provincia di Treviso con nota prot Prov 64433, il proprio parere non favorevole alle mitigazioni proposte in fase di screening cosi sintetizzabile:

• Incompatibilità dell’intervento di mitigazione del rischio allagamento con rilevato perimetrale di difesa

• Non idoneità del deposito di rifiuti pericolosi se pur sollevati di 1 metro dal piano campagna

• Formulazione inadeguata del piano di allerta di piena.

In data 23/10/2019 la Provincia di Treviso con nota prot. 2019 – 0065718 trasmette alla Ditta Zanardo srl conseguente comunicazione di sospensione del procedimento e richiesta di integrazioni.

VISTI

• Le possibili criticità idrauliche del territorio sul quale sorge l’insediamento produttivo Zanardo s.r.l., che opera nell’ambito dell’estrazione e lavorazione di materiale lapideo in prossimità dell’alveo del fiume Piave,

la normativa vigente in materia ed in particolare:

Direttiva Europea Quadro sulle Acque 2000/60/CE D.L. 3 aprile 2006 n.152

"Norme in materia ambientale"

Legge 179 del 31 luglio 2002

"Disposizioni in materia ambientale"

D.L. 18 agosto 2000 n.258 (rinvio al D.L. 11 maggio 1999 n.152)

"Disposizioni correttive e integrative del decreto legislativo 11 maggio 1999 n.152, in materia di tutela delle acque dall'inquinamento, a norma dell'art. 1, comma 4, della legge 24 aprile 1998, n.128."

D.L. 11 maggio 1999 n.152

"Disposizioni sulla tutela delle acque dall'inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole"

D.P.R. 18 febbraio 1999 n.238

Regolamento recante norme per l'attuazione di talune disposizioni della legge 5 gennaio 1994 n.36, in materia di risorse idriche

Legge 3 agosto 1998 n. 267

"Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 11 giugno 1998, n. 180, recante misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico ed a favore delle zone colpite da disastri franosi nella regione Campania” (G.U. n. 183 del 7 agosto 1998).

D.P.C.M. 4 marzo 1996

"Disposizioni in materia di risorse idriche" (S.O. n. 47, G.U., s.g., n. 62 del 14.3.1996).

(5)

Legge 5 gennaio 1994 n. 37

"Norme per la tutela ambientale delle aree demaniali dei fiumi, dei torrenti, dei laghi e delle altre acque pubbliche". (S.0. n. 11 alla G.U. - s.g. - n. 14 del 19 gennaio 1994).

Legge 5 gennaio 1994 n. 36

"Disposizioni in materia di risorse idriche". (S.0. n. 11 alla G.U. - s.g. - n. 14 del 19 gennaio 1994).

Legge 7 agosto 1990 n. 253

"Disposizioni integrative alla legge 18 maggio 1989 n. 183, recante norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo". (G.U. -s.g. - n. 205 del 3 settembre 1990).

Legge 7 agosto 1990 n.241

"Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo"

Regio Decreto 14 agosto 1920 n.1285

"Regolamento per le derivazioni e utilizzazioni di acque pubbliche"

Regio Decreto 8 maggio 1904 n. 368

Regolamento sulle bonificazioni delle paludi e dei terreni paludosi.

Regio Decreto 25 luglio 1904 n.523

"Testo unico delle disposizioni sulle opere idrauliche"

Legge regionale 26 marzo 1999 n.10

"Disciplina dei contenuti e delle procedure di valutazione di impatto ambientale".

Legge Regionale 8 maggio 1980 n. 52

"Interventi per la manutenzione e la sistemazione dei corsi d' acqua di competenza regionale" (B.U.R. 31/1980).

Legge regionale 23 aprile 2004, n. 11

“Norme per il governo del territorio e in materia di paesaggio”

D.G.R.V. 06 ottobre 2009 n.2948

“Nuove indicazioni per la formazione degli strumenti urbanistici. Modifica delle delibere n.

3637/2002, n. 1322/2006 e n. 1841/2007 in attuazione della sentenza del Consiglio di Stato n. 304 del 3 aprile 2009.”

D.G.R.V. 29 settembre 2009 n.2884

Piano di Tutela delle Acque. Approvazione di ulteriori norme di salvaguardia. (art. 121 del D.Lgs. n.152/2006; artt.19 e 28 L.R. 33/1985).

PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE

Art. 121, Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”

ALLEGATO D della D.G.R.V. 15 maggio 2012 n.842 e aggiornamenti fino a DGRV 1023/2018

Norme Tecniche di Attuazione del Piano di Tutela delle Acque PAT / PI ATTUALMENTE IN VIGORE

SI REDIGE, la presente relazione idraulica al fine mettere in luce le aree soggette a maggior rischio idraulico nel caso in cui si verifichi un evento meteorico estremo:

- analisi dei dati presenti in letteratura del complesso sistema idrologico ed idraulico che definisce il corpo idrico “Piave”, per la valutazione delle caratteristiche dell’area;

- scelta dell’ambito minimo di indagine significativo;

- individuazione delle possibili condizioni al contorno da considerare in sede di modellazione;

(6)

- integrazione dei dati di letteratura con evidenze derivanti da sopralluoghi e prove effettuate in sito nel corso degli anni;

- scelta del numero e delle modalità di modellazione del territorio;

- sintesi e commento dei risultati ottenuti individuando le zone critiche;

SIMBOLOGIA UTILIZZATA:

h= altezza di pioggia dell’evento pluviometrico considerato Tr= tempo di ritorno dell’evento pluviometrico considerato φ = coefficiente di deflusso

τ

c

= tempo di corrivazione

S= superficie del bacino considerato [km², hm²]

Q=portata calcolata [l/sec, m³/sec]

u= coefficiente udometrico = S

Q [l/sec·hm²]

j= intensità di precipitazione = h/ t [mm/h]

Ks= coefficiente di scabrezza di Strickler [m

1/3

sec

1

] A= area della sezione liquida [m²]

D= diametro della condotta [m]

P= perimetro bagnato [m]

RH= raggio idraulico = A/P [m]

y= altezza del pelo libero misurata dal fondo [m]

i= pendenza del fondo [%]

g= peso specifico [N/m³]

F

r

= numero di Froude [Ø]

(7)

2 Q

UADRO CONOSCITIVO

2.1 I

NQUADRAMENTO TERRITORIALE

L’area oggetto di studio si trova a Ovest del centro abitato di Cimadolmo, in località San Michele di Piave, e risulta posta in prossimità dell’alveo fluviale del Piave, lungo il ramo nord della biforcazione che il corso d’acqua subisce dopo il ponte autostradale della A27 a Nord-Est di Spresiano.

La presenza della suddetta ramificazione del Piave, che si estende per 7 km circa in linea d’aria, ha richiesto una particolare attenzione nello scegliere il dominio di modellazione idraulica, in modo da poter ottenere risultati abbastanza significativi, ridotti effetti di bordo e per poter porre ragionevoli condizioni al contorno.

Si è ritenuto quindi opportuno porre la zona iniziale del dominio subito dopo il ponte autostradale della A27, garantendo quindi la possibilità di inserire un idrogramma che ricomprenda l’intera portata del fiume, che verrà quindi distribuito in ognuno dei due rami dopo la biforcazione in base alle equazioni del modello.

Rispetto alla zona di chiusura del dominio, si è deciso, ovviamente, di superare il punto di ricongiungimento delle due vene fluide, che avviene fra le località di Strabiuzzo e Madorbo, e raggiungere un punto in cui gli argini destro e sinistro del fiume risultino abbastanza vicini, ossia in corrispondenza della frazione di Saletto di Breda di Piave.

Dal punto di vista dei limiti “laterali”, si è ritenuto opportuno seguire, per quanto possibile, gli argini del fiume, lasciando una fascia più o meno larga oltre tali rilevati per evidenziare eventuali possibili criticità idrauliche di tracimazione.

L’estensione territoriale del dominio di modellazione idraulica descritto poc’anzi è stata calcolata a mezzo GIS e risulta pari a 3935,44 ha. Dal punto di vista altimetrico, tale area è caratterizzata da una quota media di 30,39 m.s.l.m.m., con una quota massima di 61,62 m.s.l.m.m. ed una quota minima di 9,62 m.s.l.m.m., la cui pendenza viene a configurarsi sostanzialmente lungo l’asse di scorrimento del fiume Piave, Nord-Ovest / Sud-Est.

Tali dati vengono estrapolati dalla mappa digitale della provincia di Treviso fornita dall’Autorità di Bacino, integrati dal rilievo di dettaglio effettuato sia a terra, che con l’ausilio di un drone dotato di dispositivi di laserscanning e successiva elaborazione di filtraggio dei punti che hanno permesso di ricostruire sia la mappa digitale del terreno che l’uso del suolo allo stato di fatto. Gli strumenti utilizzati a tal fine esplicitati nel paragrafo successivo:

Si riportano nelle immagini seguenti:

1. La localizzazione dell’ambito di studio rispetto ai confini comunali su base cartografica Google Satellite Hybrid;

2. L’ortofoto costruita sulla base del rilievo Lidar effettuato rispetto alla zona di indagine della ditta Zanardo S.R.L.;

3. Rappresentazione del rilievo a terra per la calibrazione dei dati Lidar;

(8)
(9)
(10)

2.2 R

ILIEVO TOPOGRAFICO

La consapevolezza che i risultati della modellazione sono fortemente dipendenti dalla qualità dei dati in ingresso, dalle condizioni iniziali e al contorno utilizzate, ha reso evidente la necessità di approfondire e standardizzare l'acquisizione e la validazione dei dati necessari per l'utilizzo dei modelli.

La base topografica utilizzata per definire la topografia dell’area occupata dagli impianti è stata integrata con rilievi topografici eseguiti a mezzo di U.A.V. (Unmanned Aerial Vehicle), ovvero piccoli aerei senza pilota controllati elettronicamente a distanza, comunemente chiamati “droni” effettuati in occasione del presente studio.

BASE TOPOGRAFICA

Per la redazione del progetto è stato quindi svolto un rilievo aerofotogrammetrico dell’area occupata dagli impianti tramite Sistema Aeromobile a Pilotaggio Remoto (SAPR) composto da:

Drone DJI - MAVIC 2 PRO

• Aeromobile a Pilotaggio Remoto (quadricottero);

• Stazione di controllo a terra, antenna di comunicazione a 2.4 GHz, radiocomando per il pilotaggio manuale. L’aeromobile a pilotaggio remoto è un piccolo velivolo a motore elettrico del peso di 0,907 kg dotato di vari sensori e sistemi elettronici utili all’autopilotaggio:

• GPS

• Piattaforma inerziale

• Rilevamento ostacoli omnidirezionale

• Sistemi GNSS: GPS+GLONASS

• Bussola elettronica

• Centralina di autopilotaggio, radio ricevente

Il velivolo è dotato di una macchina fotografica compatta da 20 Mpixel la quale può scattare le fotografie secondo una griglia precedentemente pianificata, e dialoga con la stazione di terra attraverso un segnale radio a 2.4 GHz.

Specifiche della fotocamera

• Sensore 1” CMOS

• Pixel effettivi: 20 milioni

• Obiettivo: Campo visivo: ca. 77°

• Formato 35 mm equivalente: 28 mm

• Apertura: f/2.8–f/11

• Distanza di scatto: 1 m a ∞

• Velocità di scatto Otturatore elettronico: 8-1/8000 s

• Obiettivo Campo visivo: ca. 83° (24 mm); ca. 48° (48 mm)

Specifiche radiocomando

(11)

• Frequenza operativa 2.400-2.483 GHz 5.725-5.850 GHz

• Potenza di trasmissione (EIRP) 2.400-2.483 GHz Data rilievo

vista la dimensione dell’area, il rilievo, eseguito nel settembre 2020, è stato condotto in più step, ciascuno di durata compatibile con l’autonomia della batteria (circa 20 min).

Validazione

Il dato è stato validato tramite l’utilizzo di GCP (Ground Control Point), punti misurati a terra con il GPS e visibili nelle foto aeree.

Aerofotogrammetria con indicazione punti di controllo a terra

I punti di controllo sono stati georeferenziati previo rilievo dei capisaldi di Carta Tecnica Regionale

presenti nell’intorno dell’area di interesse. Preliminarmente a qualsiasi attività in situ si è dunque

provveduto a rilevare i capisaldi di riferimento ritenuti significativi mediante stazione totale SOKKIA

CX e a materializzare nei pressi della stessa, in aree facilmente accessibile dalla strumentazione

(12)

GPS (zone prive di ostacoli che impedissero una buona ricezione), un certo numero di punti; dai quali si è quindi partiti per la costruzione dei target di riferimento (GCP).

Di seguito si riportano l’elenco e le coordinate dei target collocati all’interno dell’area occupata dagli impianti.

Punti di riferimento a terra - Coordinate Gauss Boaga fuso W

I sistemi di misura utilizzati per l’esecuzione del rilievo dell’area di interesse sono i seguenti:

• stazione totale - SOKKIA CX;

• strumentazione GPS - SOKKIA GRX2 VRS,

• drone DJI MAVIC PRO;

• software di acquisizione ed elaborazione: Mercurio e Meridiana di Geopro s.r.l.

E W Quota

target1 1758835,0900 5076477,8810 41,009 target2 1758780,3660 5076475,9610 40,764 target3 1758686,0760 5076505,3410 40,856 target5 1758731,7720 5076404,3850 40,103 target6 1758717,5730 5076332,8990 39,334 target7 1758588,1260 5076358,7680 38,396 target8 1758733,2850 5076293,8400 37,822 target9 1758875,3030 5076244,5520 37,176 target10 1758872,7970 5076194,6560 37,094 target11 1758825,1510 5076338,9990 46,671 target12 1758901,3940 5076379,0720 39,370 target13 1758888,5900 5076407,5840 39,925 target14 1758834,5410 5076323,5530 46,213 target15 1758982,6560 5076382,1720 38,294 target16 1758952,4000 5076391,0320 39,648 target17 1758866,7730 5076442,1430 41,222 target18 1758796,8710 5076385,6250 41,063 target19 1758668,7449 5076393,5334 39,044 target20 1758675,2167 5076501,3370 42,437 target21 1758783,5769 5076266,2672 37,528 target22 1758741,4945 5076340,2980 40,777 Descrizione Coordinate Gauss Boaga fuso W

Apparecchiature di rilevamento

(13)

Si riportano di seguito le monografie dei capisaldi di CTR prossimi all’area di intervento, utilizzati per la georeferenziazione dei GCP (Ground Control Point), punti misurati a terra.

Caposaldo CTR n. 1276

Caposaldo 1276 - verticale

Caposaldo verticale 1276 materializzato da una placca metallica

(14)

Riferimenti materializzati a terra 1276_1

stazione totale SOKKIA CX (quota 45,719 m slm) gps SOKKIA GRX2 VRS (quota 45,745 m slm)

punto 1276_1 vista da N

punto 1276_1 vista da ESE

(15)

1276_2

stazione totale SOKKIA CX (quota 45,685 m slm) gps SOKKIA GRX2 VRS (quota 45,674 m slm)

punto 1276_2 vista da E

Caposaldo CTR n. 1121

(16)

Caposaldo 1121 – verticale

Caposaldo verticale 1121 materializzato da una placca metallica

Caposaldo 1121 – orizzontale

Caposaldo orizzontale 1121 materializzato da una borchia metallica

(17)

Riferimenti materializzati a terra 1121_1

stazione totale SOKKIA CX (quota 41,522 m slm) gps SOKKIA GRX2 VRS (quota 41,522 m slm)

punto 1121_1 vista da E

1121_2

stazione totale SOKKIA CX (quota 41,393 m slm) gps SOKKIA GRX2 VRS (quota 41,344 m slm)

punto 1121_2 vista da S

(18)

Caposaldo CTR n. 1122

Caposaldo 1122 – verticale

Caposaldo verticale 1122 materializzato da una placca metallica

(19)

Caposaldo 1122 – orizzontale

Caposaldo orizzontale 1122 materializzato da una borchia metallica a terra

Riferimenti materializzati a terra

1122_1

stazione totale SOKKIA CX (quota 38,344 m slm) gps SOKKIA GRX2 VRS (quota 38,393 m slm)

punto 1122_1 vista da WSW

(20)

1122_2

stazione totale SOKKIA CX (quota 38,346 m slm) gps SOKKIA GRX2 VRS (quota 38,368 m slm)

punto 1122_2 vista da WSW

1122_3

stazione totale SOKKIA CX (quota 38,289 m slm) gps SOKKIA GRX2 VRS (quota 38,338 m slm)

punto 1122_3 vista da S

(21)

2.3 I

NQUADRAMENTO BACINO FLUVIALE DI INTERESSE

Prima di procedere alla costruzione del modello si ritiene necessario procedere ad inquadrare più nel dettaglio il fiume Piave ed il percorso che compie prima di raggiungere il dominio individuato dal presente studio. La guida ed il riferimento del presente paragrafo è lo studio idrologico-storico dell’Ing. Giuseppe Pattaro del 1903, a cui si rimanda per approndimenti.

Il Piave ha origine nelle Valli dell’Oregone e di Sesis, da due sorgenti poste sui fianchi del Monte Paralba a 2.340 m.s.l.m.m., al confine fra le provincie di Belluno ed Udine ed a poca distanza dal confine con l’Austria. Tali flussi convogliano poco al di sopra di S. Pietro di Cadore ed il fiume inizia a scorrere entro la strettissima valle che porta a Perarolo lungo sostanzialmente l’asse Nord-Sud, incontrando S.Stefano, Lozzo, Lorenzago, Domegge e Pieve, dove è presente un invaso artificiale dovuto alla realizzazione della diga nel triennio 1946-1949. Lungo tale tratto vengono a riversare le loro acque nel Piave i torrenti Padola, Molinà, Ansiei e Boite.

Proseguendo nel suo percorso, il fiume incontra le località di Ospitale, Castellavazzo, Longarone, Fortogna e Ponte nelle Alpi, e raccoglie le acque dei torrenti Tovanella, Vajont, Maè, Dessedan ed il fiumicello Rai emissario del Lago di S. Croce.

Nella località di Ponte nelle Alpi, si assiste ad una deviazione piuttosto brusca dell’asse fluviale, che inizia a scorrere in direzione Nord-Est / Sud-Ovest verso la città di Belluno. In questo tratto incontra le località di Salce, Limana, Trichiana e Mel, assorbendo i tributi dell’Ardo, del Cicogna, del Limana e del maggiore influente, il Cordevole. Dopo tale affluente, il Piave inizia a modificare nuovamente il suo percorso, riportandosi verso la direzione di scorrimento Nord-Sud una volta giunto a Pederobba.

Lungo questo tratto, tocca Marziai, Vas, Segusino e Fener, incidendo con le sue acque la ruga dei monti che formano confine fra le provincie di Belluno e Treviso attraverso la stretta di Quero e raccogliendo le portate del Sonna, del Caorame e del Tegorzo.

Raggiunta quindi la fascia collinare della Pianura Veneta, il corso d’acqua muta nuovamente la sua direzione di scorrimento, che si attesta lungo l’asse Nord-Ovest / Sud-Est, che mantiene fino alla sua foce nel Mare Adriatico presso il porto di Cortellazzo. Durante questo ultimo tratto lambisce gli abitati di Onigo, Vidor, Falzè, Nervesa, Priula, Cimadolmo (dove è presente l’attività estrattiva oggetto del presente studio), Saletto, Ponte di Piave, Salgareda, Zenson, Noventa, Fossalta, S.

Donà, Musile, Grisolera e Revedoli.

Quest’ultimo tronco raccoglie i tributi dei torrenti Curogna, Raboso e Solido nella fascia collinare, e quelli dei fiumicelli Negrisia e Fontana bianca nella pianura, dove si riscontrano altresì numerose canalizzazioni di origine antropica a vario uso.

Osservando nel suo complesso l’andamento planimetrico del Piave, è possibile riscontrare alcune peculiarità geometriche interessanti:

I. In linea d’aria, la foce ed la sorgente, distanti circa 122km, risultano quasi allineate lungo lo stesso meridiano;

II. La prima parte del percorso montano del Piave segue con buona approssimazione un arco di circonferenza con raggio 50km, per poi raccordarsi linearmente con una semicirconferenza di raggio 12 km durante il passaggio fra i monti che segnano il confine fra le provincie di Belluno e Treviso, per poi procedere quasi secondo una linea retta inclinata di circa 40%

rispetto all’orizzontale verso la foce, attraversando la Pianura Veneta;

Si riporta nell’immagine seguente la visualizzazione grafica di quanto finora esposto, su base

cartografica Google Satellite.

(22)
(23)

Dal punto di vista morfologico è possibile distinguere, come avviene per la gran parte dei corsi d’acqua principali, tre unità principali:

I. Tronco torrentizio, che si estende dalla sorgente lungo tutto il Cadore ed il Bellunese, e risulta caratterizzato da alveo di larghezza variabile, influenzata dai monti circostanti, e pendenze anche superiori all’ 1%, a volte limitate da alcune opere antropiche di trattenuta.

Dal punto di vista granulometrico, le elevate pendenze possono trasportare materiale lapideo di notevoli dimensioni durante eventi alluvionali intensi Il limite di tale prima unità può essere assunto indicativamente a Fener.

II. Tronco fluviale-torrentizio, che si estende da Fener a Zenson di Piave, si riscontrano pendenze moderate, dell’ordine dello 0,35% fra Fener e Priula, dello 0,18% fino a Bocca Callalta (oggeto del modello idraulico che verrà illustrato nel presente Studio) ed infine dell’

0,12% fino a Zenson. Le velocità comunque importanti che si riescono a sviluppare vanno a creare un letto di ciottoli e ghiaie, suddiviso in rami di flusso che sovente mutano il loro corso, spostandosi entro l’alveo.

III. Tronco fluviale, che raggiunge da Zenson la foce, dove si riscontrano pendenze molto ridotte, che da un massimo di 0,017% decrescono fino a sotto al 0,010% avvicinandosi al Mare Adriatico. In questo tratto il fiume scorre lungo alveo incassato e stretto fra sponde fisse, sulle quali sono state realizzate adeguate arginature di contenimento delle piene ai fini della difesa idraulica degli insediamenti antropici, ed il trasporto solido in condizioni di portata media consente il deposito di materiali sempre più fini, in accordo con la pendenza decrescente. Risulta più marcato, avvicinandosi alla foce, l’effetto di interazione fra corso d’acqua e mare, e, nel caso di piena, il profilo rigurgito dovuto alla condizione al contorno del Mare Adriatico ed alla stretta presente a Zenson.

Negli anni, si è assistito ad una progressiva riduzione della portata transitante, che, considerato il

punto di chiusura del bacino montano (Nervesa della Battaglia), dai 130 m

3

/s medi di inzi ‘900 con

una magra di 40-50 m

3

/s, si è giunti alla necessità dell’intervento antropico per mantenere una

portata minima di 5 m

3

/s nei mesi estivi. Tale modifica di regime idrologico ha altresì causato un

notevolissimo aumento della vegetazione all’interno dell’alveo del fiume.

(24)

2.4 I

NQUADRAMENTO GEOLOGICO

L’ambito su cui insiste l’area di studio ricade in una situazione di alta pianura in prossimità del passaggio con la bassa pianura comprendente la linea delle risorgive.

La genesi del territorio dal punto di vista geologico è legata alla storia tettonica e strutturale della catena alpina e ai diversi cicli glacio-eustatici che hanno partecipato all’evoluzione dei sistemi deposizionali della Pianura Veneto – Friulana. L’alta pianura è caratterizzata dalla presenza della parte più prossimale dei grandi conoidi alluvionali, depositati dai corsi d'acqua principali quando il loro regime era nettamente diverso da quello attuale e caratterizzato soprattutto da portate molto elevate (per lo scioglimento dei ghiacciai durante la fase cataglaciale) e da un conseguente trasporto solido imponente a causa dello smantellamento degli apparati morenici che intasavano le valli prealpine.

Il sottosuolo della media Pianura Veneta è caratterizzato dall’alternanza di livelli limoso argillosi impermeabili con letti ghiaioso-sabbiosi alluvionali.

Questi contengono falde in pressione che, verso monte, sono idraulicamente collegate al grande acquifero unitario, di tipo freatico, presente nel sottosuolo ghiaioso indifferenziato dell’alta pianura veneta. La sezione tipo, rappresentata nella figura seguente espone al meglio quanto descritto.

Schema del sottosuolo dell’Alta e Bassa Pianura

L'assetto geolitologico generale risulta dunque abbastanza semplice poiché si è formato in seguito

alle successive deposizioni del Piave durante il periodo Olocenico. Al contrario non è altrettanto

facile definire con esattezza la granulometria dei sedimenti, Infatti la posizione a cavallo tra l'alta e

la bassa pianura comporta una loro continua variazione, risultando così difficilmente identificabili,

poiché le variazioni sono continue. La successione litostratigrafica del sottosuolo risulta di

significativa importanza. L’alternanza di letti a permeabilità ridotta che isolano orizzonti ghiaioso-

sabbiosi portano alla formazione di una serie di acquiferi artesiani potenzialmente sfruttabili. Il Fiume

Piave nel tratto oggetto di studio è inquadrabile all’interno del geosistema planiziale, che è compreso

tra il geosistema collinare e la linea delle risorgive.

(25)

In particolare, a valle di Nervesa, è presente un materasso alluvionale costituito in prevalenza da depositi grossolani, ghiaiosi e molto permeabili. I ciottoli dello scheletro sono ben arrotondati, spesso mostrano una debole isoorientazione che può simulare una pseudostratificazione. Localmente, a rilevante profondità, sono presenti letti cementati che vanno a costituire i conglomerati. L’alveo fluviale è costituito da ghiaie e sabbie con ciottoli depositate in epoca recente; essi sono ancora oggetto di rimaneggiamento da parte dei flussi idrici, perlomeno in occasione delle piene più significative. Si tratta quindi di sedimenti sciolti con bassa densità e pseudostratificazione quasi indistinta; spesso sono saturi. A volte riescono a drenare le piene del fiume grazie all’alta permeabilità.

Scendendo verso Sud e abbandonata l’alta pianura, i depositi di ghiaie e sabbie grossolane lasciano spazio a sedimento sempre più fine costituito da sabbie, limo e argille fino ad arrivare alla foce. La progressiva differenziazione delle strutture sedimentarie da monte a valle, determina conseguentemente caratteri idrogeologici differenti. Si passa infatti da un sistema acquifero indifferenziato di tipo freatico a monte, ad un sistema multifalde a valle, in stretta connessione l’uno con l’altro.

Estratto della Carta Litostratigrafica del Veneto

(26)

Come si può notare dall’estratto della Carta Litostratigrafica del Veneto, l’alta pianura che va dallo sbocco del fiume Piave in pianura, cioè da Nervesa della Battaglia fino a circa l’inizio delle Grave di Papadopoli è caratterizzata da ghiaie e sabbie. Scendendo verso valle fino ad arrivare circa a San Donà di Piave troviamo delle alternanze di ghiaie e sabbie con limi e argille che vanno a costituire la fascia della media pianura e infine, il tratto terminale è caratterizzato da limi e argille in prevalenza, tipico sedimento della bassa pianura.

Da un punto di vista idraulico l’area di intervento si colloca nel tronco intermedio del Piave con caratteristiche di fiume torrentizio, tale tratto va indicativamente da Fener a Zenson di Piave, conservando delle pendenze rilevanti: da Fener a Ponte Priula circa 3.5‰, a Bocca Callalta 1.8‰, e di qua fino a Zenson di Piave circa 1.2‰. Anche in questo tratto intermedio, come nel tronco superiore essenzialmente torrentizio, scorre con forte velocità su un vasto letto di ciottoli e ghiaie, suddiviso in rami che spesso mutano il loro corso. La larghezza dell’alveo non è mai superiore a 1000 m.

Tronco intermedio F. Piave: Fener – Zenson di Piave

In particolare si colloca a circa 9 km dalla stretta di Nervesa, in corrispondenza della quale il corso del Piave si allarga a ventaglio fino alla fascia delle risorgive dove la transizione con l’unità del Piave di Nervesa di Bassa Pianura si realizza attraverso digitazioni coincidenti con le principali paleo- direttrici fluviali. Il Piave, caratterizzato da un tipico letto largo a canali intrecciati attraversa l’unità in senso mediano, in direzione sudest. La transizione tra Alta e Bassa Pianura è ben marcata dalla fascia delle risorgive. Numerose le tracce di paleoalvei specialmente lungo le principali direttrici di antico scorrimento del Piave rappresentate da dossi che si dispongono a ventaglio sulla superficie dell’unità.

L’alveo attuale del Piave in corrispondenza dell’area di intervento è contraddistinto da fondo mobile, molto largo e poco profondo, per la gran parte di tipo braided.

Tronco Intermedio F.

(27)

Il sistema a canali intrecciati. Nei paleocanali si trovano i suoli più profondi, mentre nelle barre i suoli più sottili e ghiaiosi. (dalle note Illustrative ARPAV “Carta dei suoli del Veneto – anno 2005)

Il suo tracciato è stato interessato da migrazioni laterali dell’alveo con fenomeni di erosione di sponda, deposizione di barre fluviali e abbandono di tracciati.

Il profilo trasversale del fondo è caratterizzato da una curva concava verso l’alto che evolve verso

valle diventando praticamente orizzontale alla foce. Evidentemente, le pendenze condizionano la

velocità di scorrimento dell’acqua, le quali, la quale è nell’ordine di più m/s nei tronchi montani,

diminuiscono gradatamente verso la foce fino a ridursi, in condizioni di magra ordinaria a 0.2-0.3

m/s. A tale diminuzione contribuisce anche il flusso di marea, la cui influenza si fa sentire fino a

Zenson a circa 30 km dalla foce. L’area di cui trattasi non è dunque condizionata da tale fenomeno.

(28)

2.5 D

ATI IDROLOGICI

Al fine di poter procedere alla redazione del modello idraulico si è reso necessario ricostruire una condizione al contorno in termini di idrogramma di piena, risultando, con i dati disponibili ed a causa dell’entità dimensionale del bacino afferente il punto di ingresso all’area di studio impossibile ricostruire un’affidabile modello idrologico afflussi-deflussi che permetta, data una forzante in termini di precipitazione meteorica, di ricostruire l’idrogramma di piena relativo.

Si è fatto riferimento quindi al” Piano Stralcio per la sicurezza idraulica del medio e basso corso del bacino del fiume Piave”, adottato dal Comitato Istituzionale il 15 dicembre 2008, approvato con D.P.C.M. 2 ottobre 2009, ed infine pubblicato sulla G.U. n.23 del 29 gennaio 2010.

In tale documento è presente un’accurata sintesi degli studi e dei dati relativi alla piena del 1966, evento risultato di fondamentale importanza per l’individuazione ed il dimensionamento delle opere di difesa idraulica dei territori attraversati dal Piave. Punto di partenza per la ricostruzione di tale evento sono state le osservazioni pluviometriche, registrate per 36 ore in 22 strumenti distribuiti sul bacino del Piave, con densità di circa 1/200 km

2

, di cui si riporta estratto delle elaborazioni.

Peculiarità di tale evento è stata la forma degli ietogrammi, che per la maggior parte ha riportato un’intensità crescente nel tempo fino quasi al termine della precipitazione, comportando quindi una portata al colmo molto rilevante.

Relativamente agli idrogrammi di piena generati, tale Studio ha individuato, tramite l’attività

dell’Autorità di bacino, la propagazione dell’idrogramma di piena nel tratto terminale, rispetto ai

punti di chiusura posti a Segusino, Nervesa della Battaglia e Zenson di Piave, di cui si riporta grafico

riepilogativo tratto dal documento.

(29)

Rispetto all’area di indagine oggetto del presente Studio, è necessario fare riferimento all’idrogramma relativo a Nervesa della Battaglia, caratterizzato da una portata al colmo di 5.500 m

3

/s, che si è proceduto ad estrarre al meglio dall’immagine poc’anzi riportata il relativo dato, digitalizzandolo.

0 1000 2000 3000 4000 5000 6000

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 130 140 150 160 170 180 190 200

Portata [m³/s]

t [ore]

Idrogramma 1966 - Nervesa della Battaglia

(30)

3 C

OSTRUZIONE DEL MODELLO IDRAULICO DELL

AMBITO

Per la creazione del modello idrologico-idraulico dell’ambito oggetto di studio si è ritenuto opportuno l’utilizzo di un approccio distribuito, in modo da poter valutare al meglio le zone di criticità del dominio e stimarne al meglio l’entità. Il pre ed il post-processing sono stati effettuati in ambito QGIS 3.14.

Il modello utilizzato è Basement 3.0.2 (Basic Simulation Enviroment) un programma freeware sviluppato dal Laboratorio di Idraulica, Idrologia e Glaciologia della “ Eidgenössische Technische Hochschule Zürich” di Zurigo, che permette di risolvere ai volumi finiti in un dominio 2D a maglie triangolari le SWE, ricostruendo per ogni timestep ed ogni cella i problemi di Riemann sui quattro lati e determinando quindi le portate ed i tiranti grazie ad un solutore approssimato HLLC del primo ordine [Toro et al. 2001]. Il termine sorgente derivante dalla pendenza del fondo è discretizzato sulla base delle pendenze relative ai lati di ogni cella, mentre il termine sorgente relativo alla scabrezza è discretizzato in maniera implicita sulla base della formulazione di Manning. Tale strumento consente altresì di modellare l’evoluzione del fondo alveo, proponendosi di risolvere numericamente l’equazione di Exner per il trasporto al fondo, utilizzando un approccio ai volumi finiti per discretizzarla rispetto al centro della cella di calcolo combinato al risolutore HLL approssimato con la velocità d’onda definita in Soares-Frazão and Zech (2011).

La prima operazione propedeutica ad un corretto approccio modellistico ha riguardato l’integrazione delle diverse fonti di dato altimetrico presenti, ossia:

 Mappa digitale della provincia di Treviso fornita dall’Autorità di Bacino e derivante da fotogrammetria aerea, con risoluzione dell’ordine del metro;

 Rilievo fotogrammetrico di parte dell’area critica effettuato con ausilio di drone con particolare riferimento al presente studio, che ovviamente garantisce un livello di dettaglio molto raffinato;

 Rilievo di dettaglio a terra con GPS e stazione totale per la verifica delle quote altimetriche;

Confrontando le diverse fonti, si evince che la risoluzione molto migliorata del rilievo laserscanning eseguito ad hoc debba essere bilanciata sulle reali esigenze del modello idraulico, che richiederebbe di base una mappa digitale del terreno priva delle chiome degli alberi, che rappresenterebbero durante la simulazione una barriera impermeabile, rendendo inverosimili alcune risultanze. In tal senso va intesa la combinazione delle fonti altrimetriche effettuata, che ha rimosso le parti del rilievo fotogrammetrico che presentavano vegetazione invasiva, connettendole e garantendone la continuità tramite la rilevazione a terra, alla mappa digitale.

Su tale dominio si è dunque proceduto a definire le breaklines, ossia guide fornite al modello per

delimitare zone con coefficienti differenti o significative per la discretizzazione in elementi. Definiti

tali limiti, è stato possibile procedere alla creazione della mesh di calcolo, assegnando ad ogni

vertice del dominio una quota derivante dal modello digitale del terreno ricostruito. Per la definizione

di tali limiti si è reso inoltre necessario considerare, rispetto alla definizione delle zone imposte a

scabrezza omogenea, la discrepanza temporale presente fra la mappa digitale della provincia di

Treviso rispetto al fotogrammetrico di dettaglio ed il rilievo a terra. A tal fine sono state estratte le

immagini satellitari storiche del tratto oggetto di Studio dal database Google Satellite, dal 2006 al

2019 e messe a confronto con il DTM di base, evidenziando quindi anche l’evoluzione morfologica

del Piave. Identificando come zona di confronto l’evoluzione della vegetazione posta a Nord-Ovest

del centro abitato di Salettuol, appena prima del ponte stradale della SP 92, è stato possibile

identificare come scenario di riferimento per la definizione delle breaklines l’ortofoto del 2006. Si

riporta nella pagina seguente estratto del confronto effettuato.

(31)

Dalle immagini riportate è possibile inoltre notare un trend incrementale della vegetazione, dovuta

probabilmente ad una decrescita della portata o comunque a modifiche al regime idraulico o del

trasporto solido del tratto. Identificato quindi sia lo scenario altimetrico di riferimento (DTM

dell’ambito) che l’uso del suolo di riferimento (Ortofoto 2006), si è proceduto ad individuare le

breaklines propedeutiche alla creazione della mesh di calcolo del dominio indagato. Si riporta

nell’immagine seguente la sovrapposizione fra DTM e breaklines individuate, dove risultano altresì

evidenti i punti utilizzati per la georeferenziazione dell’immagine satellitare.

(32)

Operate queste procedure preliminari, si è potuto discretizzare il dominio in elementi triangolari, la cui dimensione massima è stata differenziata rispetto ai subambiti di interesse, variabile da 500 m

2

a 2.000 m

2

. La mesh derivante dalla procedura descritta risulta quindi composta da 53.314 elementi triangolari con 7 categorie di uso del suolo, che verranno descritte con maggior dettaglio nel seguente paragrafo.

3.1 P

ARAMETRI IDRAULICI

Relativamente alle condizioni al contorno, si è scelto di porre su tutto il confine del dominio di calcolo la condizione di barriera impermeabile, eccetto per la sezione di ingresso dell’idrogramma posta immediatamente a valle del ponte autostradale della A27 e nella sezione di Piave di chiusura del dominio presso Saletto di Breda di Piave. Non sono state riportate nel dominio sorgenti di portata puntuali, ponendo quindi come unico apporto l’idrogramma della piena del 1966 a Nervesa della Battaglia, già illustrato nel paragrafo 2.5.

Si è quindi proceduto ad identificare i seguenti usi del suolo con relativo coefficiente di scabrezza di Strickler-Manning k

s

desunto sulla base dei valori proposti dalla pubblicazione “An Operational Method for Flood Directive Implementation in Ungauged Urban Areas”, espressi in termini di coefficiente di Manning n, della quale si propone relativa tabella riepilogativa:

I. Ambito Zanardo, con coefficiente di Strickler-Manning k

s

di 75 m

1/3

/s;

II. Area condizione al contorno di accesso al dominio di calcolo, con coefficiente di Strickler-

Manning k

s

di 25 m

1/3

/s;

(33)

III. Area condizione al contorno di uscita dal dominio di calcolo, con coefficiente di Strickler- Manning k

s

di 25 m

1/3

/s;

IV. Alveo Fluviale, con coefficiente di Strickler-Manning k

s

di 25 m

1/3

/s;

V. Vegetazione riparia, con coefficiente di Strickler-Manning k

s

di 15 m

1/3

/s;

VI. Prati/Coltivazioni/Edifici isolati, con coefficiente di Strickler-Manning k

s

di 30 m

1/3

/s;

VII. Aree parzialmente urbanizzate, con coefficiente di Strickler-Manning k

s

di 60 m

1/3

/s;

A completamento del presente paragrafo si riporta immagine della mesh di calcolo risultante dal processo poc’anzi illustrato, con evidenza delle categorie di uso del suolo assegnate.

3.2 P

ARAMETRI MORFOLOGICI

Al fine di poter valutare, in modo semplificato, la dinamica d’alveo in caso di piena con il modello numerico accoppiato al modulo idraulico proposto dal software si è reso necessario stimare alcuni parametri addizionali, specifici per descrivere l’aspetto morfologico.

La caratterizzazione del trasporto solido, in questa formulazione, prevede innanzitutto l’indicazione

del diametro medio dei sedimenti. Nella modellazione è stato assunto pari ad un valore di 50 mm,

valore medio fra quanto indicato nella relazione di compatibilità ambientale relativa ”Intervento di

regimazione e manutenzione idraulica mediante asporto di materiale litoide dall’alveo del fiume piave

in località Saletto nei comuni di Breda di Piave e Maserata sul Piave”, che identificava nei ciottoli la

(34)

componente granulometrica principale (ossia compresi nell’intervallo 256 – 63 mm), ed il rapporto di prova n° 141665 del 25/08/2014 realizzato per conto della Nervesa inerti, dal quale si è stata estratta la seguente curva granulometrica, che identifica un valore dimensionale medio di circa 30 mm:

La densità media dei sedimenti è stata assunta pari al valore standard di 2.650 kg/m

3

, mentre la porosità media è posta pari a 0,4, rappresentativo del mix granulometrico complessivo stimato.

Relativamente alla formula di chiusura del trasporto solido, si è scelto di utilizzare la formulazione di Meyer-Peter and Müller (1948), scegliendo come coefficienti:

 α, il coefficiente di trasporto al fondo pari a 8;

 m, l’esponente del trasporto al fondo pari a 1,5;

 θ

cr

, il valore critico del numero di Shields pari a 0,047;

 Come fattore di calibrazione, data l’assenza di potenziali dati di confronto è stato assunto un valore unitario;

Sono stati inoltre considerati nella modellazione sia l’effetto della pendenza laterale dell’alveo, secondo la formulazione di Ikeda (1982) considerando 1,5 come fattore di trasporto laterale, che l’effetto di curvatura dovuto alle anse fluviali, applicando la formulazione di Engelund (1974) con un un fattore N

*

pari a 7, in accordo con le evidenze sperimentali ottenute per i corsi d’acqua naturali.

Relativamente alle condizioni al contorno nei punti di ingresso ed uscita del modello, data l’assenza di dati specifici, sono state assunte:

 Condizione di equilibrio della capacità di trasporto all’ingresso, definendo un fattore pari a

0,4;

(35)

 Condizione di equilibrio all’uscita, indicando una quota di fondo alveo costante massima, nel caso di specie assunta pari a 20 m.s.l.m.m.;

Si è reso inoltre assumere, relativamente alle categorie di uso del suolo un livello massimo possibile di erosione, in modo da evitare possibili ed irrealistici risultati dovuti a limiti modellistici della simulazione, imponendo di fatto un substrato inerodibile:

I. Ambito Zanardo: massima erosione pari a 2,5 m;

II. Area C.C. di accesso al dominio di calcolo: massima erosione pari a 2,5 m;

III. Area C.C. di uscita dal dominio di calcolo: massima erosione pari a 2,5 m;

IV. Alveo Fluviale: massima erosione pari a 2,5 m;

V. Vegetazione riparia: massima erosione pari a 2,5 m;

VI. Prati/Coltivazioni/Edifici isolati: massima erosione pari a 0,5 m;

VII. Aree parzialmente urbanizzate: massima erosione pari a 0,5 m;

(36)

4 S

CENARI DI SIMULAZIONE

Successivamente alla definizione del modello di base e dei relativi parametri, come illustrato al capitolo precedente, sono stati definiti gli scenari di simulazione, distinti fra tre finalità:

I. Scenario “Portata media”, che rappresenta la base di partenza della modellazione, in quanto parte da una totale assenza di volumi idrici nel dominio (“dry”) con l’introduzione di un’idrogramma costante e pari a 50 m

3

/s per 10 ore e fondo fisso, in modo da generare una condizione iniziale stazionaria per i seguenti scenari in transitorio, di cui si riporta nell’immagine seguente il risultato finale;

II. Scenario “Transitorio fondo fisso”, che rappresenta la risposta del dominio ad una forzante quale l’idrogramma della piena del 1966 senza dare la possibilità all’azione idrodinamica di modellare l’alveo con depositi o erosioni di materiale lapideo;

III. Scenario “Transitorio fondo mobile”, che rappresenta la risposta del dominio ad una forzante quale l’idrogramma della piena del 1966 consentendo all’azione idrodinamica di modellare parte del dominio con fenomeni di deposito o erosione di materiale lapideo;

Al fine di considerare i possibili effetti dovuti alle assunzioni fatte rispetto alla scabrezza delle categorie di uso del suolo individuate in precedenza, si è scelto di realizzare, per ognuno dei due scenari in transitorio dell’evento eccezionale del 1966, 3 simulazioni a diversa scabrezza:

 La prima considerando dei valori di scabrezza ridotti del 25%

 La seconda utilizzando i valori di scabrezza “standard”, già indicati nel paragrafo 3.1

 La terza ponendo dei valori di scabrezza aumentati del 25%.

(37)

Zone dominio Simulazione

“k

s

minimo”

Simulazione

“k

s

medio”

Simulazione

“k

s

massimo”

Ambito Zanardo 56,25 75,00 93,75

Area C.C. di accesso al dominio di calcolo 18,75 25,00 31,25 Area C.C. di uscita dal dominio di calcolo 18,75 25,00 31,25

Alveo Fluviale 18,75 25,00 31,25

Vegetazione riparia 11,25 15,00 18,75

Prati/Coltivazioni/Edifici isolati 22,50 30,00 37,50

Aree parzialmente urbanizzate 45,00 60,00 75,00

Rispetto a tali scenari, sono state individuate delle sezioni di controllo comuni, al fine di poter monitorare la propagazione delle portate nell’ambito oggetto del presente studio, con particolare riferimento ai due rami fluviali ed alla zona Zanardo.

Nel dettaglio, le sezioni individuate sono 7:

1. Sezione S1, relativa all’area relativa alla condizione al contorno posta all’ingresso del dominio di indagine;

2. Sezione S2, relativa alla parte iniziale del ramo Nord della diversione fluviale, che nel suo percorso lambisce l’ambito Zanardo, in possimità del centro abitato di Cimadolmo;

3. Sezione S3, relativa alla parte iniziale del ramo Sud della diversione fluviale;

4. Sezione S4, relativa al punto del ramo Sud appena a monte della confluenza con il ramo Nord;

5. Sezione S5, relativa al punto del ramo Nord appena a monte della confluenza con il ramo Sud;

6. Sezione S6, relativa all’area relativa alla condizione al contorno posta all’uscita del dominio di indagine;

Nei paragrafi seguenti si procederà dunque, per illustrare sinteticamente le risultanze delle simulazioni effettuate, ad analizzare inanzitutto le sezioni S2, S3, S4 ed S5 relative agli scenari di simulazione in transitorio, commentandone gli effetti.

Si rimanda agli allegati alla presente relazione la consultazione dei tabulati delle sezioni per ognuna delle simulazioni effettuate.

A completamento di quanto esposto, si riporta mappa dell’area con evidenza delle suddette sezioni.

(38)
(39)

5 S

CENARIO

“T

RANSITORIO FONDO FISSO

5.1 S

IMULAZIONE

1 [E

VENTO

1966, K

S MINIMO

, D

URATA

= 194

ORE

]

(40)

1.569 m³/s

1.550 m³/s

0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800

0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200

Q [m³/s]

T [ore]

Confronto idrogrammi S2-S5

Scenario "Transitorio fondo fisso", k

S

minimo

S2 S5 MAX S2 MAX S5

(41)

4.179 m³/s

3.358 m³/s

0 500 1000 1500 2000 2500 3000 3500 4000 4500

0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200

Q [m³/s]

T [ore]

Confronto idrogrammi S3-S4

Scenario "Transitorio fondo fisso", k

S

minimo

S4 S3 MAX S3 MAX S4

(42)

5.2 S

IMULAZIONE

2 [E

VENTO

1966, K

S MEDIO

, D

URATA

= 194

ORE

]

(43)

1.618 m³/s 1.647 m³/s

0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800

0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200

Q [m³/s]

T [ore]

Confronto idrogrammi S2-S5

Scenario "Transitorio fondo fisso", k

S

medio

S2 S5 MAX S2 MAX S5

(44)

4.062 m³/s

3.149 m³/s

0 500 1000 1500 2000 2500 3000 3500 4000 4500

0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200

Q [m³/s]

T [ore]

Confronto idrogrammi S3-S4

Scenario "Transitorio fondo fisso", k

S

medio

S4 S3 MAX S3 MAX S4

(45)

5.3 S

IMULAZIONE

3 [E

VENTO

1966, K

S MASSIMO

, D

URATA

= 194

ORE

]

(46)

1.639 m³/s 1.740 m³/s

0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000

0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200

Q [m³/s]

T [ore]

Confronto idrogrammi S2-S5

Scenario "Transitorio fondo fisso", k

S

massimo

S2 S5 MAX S2 MAX S5

(47)

3.885 m³/s

2.796 m³/s

0 500 1000 1500 2000 2500 3000 3500 4000 4500

0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200

Q [m³/s]

T [ore]

Confronto idrogrammi S3-S4

Scenario "Transitorio fondo fisso", k

S

massimo

S4 S3 MAX S3 MAX S4

(48)

6 S

CENARIO

“T

RANSITORIO FONDO MOBILE

6.1 S

IMULAZIONE

4 [E

VENTO

1966, K

S MINIMO

, D

URATA

= 194

ORE

]

(49)
(50)

1.420 m³/s 1.437 m³/s

0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600

0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200

Q [m³/s]

T [ore]

Confronto idrogrammi S2-S5

Scenario "Transitorio fondo mobile", k

S

minimo

S2 S5 MAX S2 MAX S5

(51)

4.086 m³/s

3.632 m³/s

0 500 1000 1500 2000 2500 3000 3500 4000 4500

0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200

Q [m³/s]

T [ore]

Confronto idrogrammi S3-S4

Scenario "Transitorio fondo mobile", k

S

minimo

S4 S3 MAX S3 MAX S4

(52)

6.2 S

IMULAZIONE

5 [E

VENTO

1966, K

S MEDIO

, D

URATA

= 194

ORE

]

(53)
(54)

1.397 m³/s 1.394 m³/s

0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600

0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200

Q [m³/s]

T [ore]

Confronto idrogrammi S2-S5

Scenario "Transitorio fondo mobile", k

S

medio

S2 S5 MAX S2 MAX S5

(55)

4.022 m³/s

3.379 m³/s

0 500 1000 1500 2000 2500 3000 3500 4000 4500

0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200

Q [m³/s]

T [ore]

Confronto idrogrammi S3-S4

Scenario "Transitorio fondo mobile", k

S

medio

S4 S3 MAX S3 MAX S4

(56)

6.3 S

IMULAZIONE

6 [E

VENTO

1966, K

S MASSIMO

, D

URATA

= 194

ORE

]

(57)
(58)

1.362 m³/s 1.459 m³/s

0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600

0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200

Q [m³/s]

T [ore]

Confronto idrogrammi S2-S5

Scenario "Transitorio fondo mobile", k

S

massimo

S2 S5 MAX S2 MAX S5

(59)

3.928 m³/s

2.951 m³/s

0 500 1000 1500 2000 2500 3000 3500 4000 4500

0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200

Q [m³/s]

T [ore]

Confronto idrogrammi S3-S4

Scenario "Transitorio fondo mobile", k

S

massimo

S4 S3 MAX S3 MAX S4

(60)

7 C

OMMENTO RISULTANZE SIMULAZIONI

Dai grafici riportati nei paragrafi precedenti, relativi alle simulazioni effettuate nel dominio indagato, risulta innazitutto evidente l’effetto dell’ipotesi di fondo mobile ha sulle dinamiche fluviali complessive. Infatti, osservando le mappe, si nota subito una generale riduzione delle zone esterne all’alveo oggetto di possibile allagamento. Ciò ovviamente risulta dovuto all’azione erosiva dell’acqua, che incide il letto del fiume lungo le vie interessate dalla massima velocità di scorrimento e deposita lungo i tratti oggetto di minori velocità, aumentando così la massima capacità di deflusso del fiume.

Dal punto di vista specifico dell’evoluzione morfologica del dominio in seguito all’evento di piena, si notano zone soggette a forte erosione:

 in corrispondenza dell’ingresso al dominio, dovute probabilmente ad una forte azione idrodinamica dovuta all’ingresso nel dominio dell’idrogramma;

 lungo gran parte delle sponde fluviali in entrambi i lati, per la forte azione erosiva laterale degli importanti deflussi idrici transitanti nel dominio;

 in corrispondenza di restringimenti di sezione fluida di manufatti quali ponti, come da aspettative;

 nelle zone in cui l’alveo di magra presentava deviazioni di flusso con conseguenti barre fluviali;

Valutando nel dettaglio e confrontando fra di loro le portate al picco registrate nelle sezioni di interesse, è possibile costuire la seguente tabella riepilogativa.

Scenario fondo fisso Scenario fondo mobile

Ks min Ks med Ks max Ks min Ks med Ks max

Q

max

[S2] 1.569 1.618 1.639 1.362 1.397 1.420

Q

max

[S5] 1.550 1.647 1.740 1.459 1.394 1.437

Q

max

[S3] 4.179 4.062 3.885 4.086 4.022 3.928

Q

max

[S4] 3.358 3.149 2.796 3.632 3.379 2.951

Dall’esame dei dati, si evince che al variare della scabrezza è presente una rimodulazione delle portate distribuite nei due rami:

 Nel caso di scabrezza massima, ossia di minimo coeffciente k

s

si ha il picco della portata transitante lungo il ramo Sud;

 Nel caso di scabrezza minima, ossia di massimo coefficiente k

s

, viene massimizzata la portata lungo il ramo nord, sul quale sorge l’insediamento oggetto del presente Studio;

Si nota inoltre, una apparente incongruenza relativa alla massima portata della sezione S5 nello scenario a fondo mobile con k

s

minimo, dovuta con tutta probabilità all’apporto idrico dovuto alle criticità derivanti dal ramo Sud, che, esondando, confluiscono nelle portate del ramo Nord subito prima della linea di monitoraggio del modello.

Focalizzando l’attenzione sull’area di indagine specifica, ossia l’ambito Zanardo, risulta interessante

mettere a confornto le simulazioni rispetto alle diverse zone oggetto di possibile deflusso idrico. Si

riporta nelle seguenti estrazioni di del modello rispetto ai due scenari esaminati.

(61)

Rif.int. comm. 2027_01 _ pag. 61 di 95

(62)

Confrontando le immagini, si evince la maggiore gravità delle simulazioni con fondo fisso rispetto alle zone interne allo stabilimento oggetto di possibile rischio idraulico, in quanto interessano zone più ampie. D’altro canto, seppure l’ipotesi di fondo mobile risulti cautelativa in termini di aree allagate, va evidenziato il fatto che, con un evento della medesima importanza, le sponde fluviali possano essere oggetto di fenomeni di instabilità dovuti all’erosione.

Concentrandosi infine sulla condizione dell’alveo alla fine dell’evento in termini di variazioni di quota,

risulta interessante confrontare le variazioni che subisce rispetto alle tre simulazioni a differente

scabrezza. La prima evidenza riguarda la parte centrale dell’alveo prospiciente lo stabilimento

Zanardo, che presenta una tendenza a presentare fenomeni di deposito di materiale lapideo con

conseguente innalzamento della quota di fondo alveo, maggiormente evidenti nello scenario di

minimo coefficiente k

s

. Sono presenti invece zone soggette ad accentuata erosione sia a monte che

a valle dell’ambito, lungo le sponde fluviali, che risultano altresì interessare in minima parte il confine

dello stabilimento produttivo.

(63)

Rif.int. comm. 2027_01 _ pag. 63 di 95

8 C

ONCLUSIONI

A seguito delle analisi idrologiche ed idrauliche effettuate sul tratto di Piave sul quale sorge lo stabilimento Zanardo, si evidenziano alcune criticità idrauliche diffuse lungo l’intero dominio di calcolo, sia nel caso di fondo fisso che nel caso di fondo mobile, dovute con tutta probabilità all’evento idraulico particolarmente critico analizzato, ossia l’evento di piena del novembre 1966.

Si è riscontrata, con l’introduzione dell’ipotesi di fondo mobile, una generale riduzione delle aree esondate, dovuta all’azione erosiva messa in atto dalla vena fluida, che incide maggiormente l’alveo nei punti critici. La criticità comune ad ognuna delle simulazioni effettuate riguarda il ponte sulla SP 92 in corrispondenza del centro abitato di Salettuol, dove vengono generati punti di esondazione sia a monte che a valle del manufatto, interessando poi tutta l’area compresa fra il ramo Sud del Piave e l’argine meridionale.

È stato valutato, mediante la creazione di tre simulazioni differenti per ognuno dei due scenari base (fondo fisso ed fondo mobile), l’effetto dell’assegnazione di diversi coefficienti di Gaukler-Strickler, di cui uno incrementandone il valore base del 25% ed uno diminuendolo di egual misura. Come da aspettative, le due simulazioni con il valore minimo dei coefficienti di scabrezza hanno evidenziato le massime criticità in termini di aree allagate per ambedue gli scenari.

Considerando nello specifico l’andamento generale delle variazioni delle quote dovute ad erosioni e depositi di materiale lapideo nello scenario di fondo mobile, sono state altresì riscontrate evidenze accordanti con i dati di letteratura, quali punti di forte erosione in corrispondenza di restringimenti d’alveo dovuti a ponti, durante significative deviazioni della direzione della vena fluida, e nelle zone dove nella condizione inziale della simulazione erano presenti barre.

Nel dettaglio della zona interessata dallo stabilimento Zanardo, non si sono riscontrate particolari

criticità in termini di zone allagate, sia come estensione od interessamento di aree sensibili, che

riguardo i tiranti idrici. La simulazione più critica in termini di zone dello stabilimento allagate è relativa

allo scenario a fondo fisso, nello specifico risulta caratterizzata dall’utilizzo dei coefficienti k

s

minimi

e nell’istante critico interessa la parte Sud-Ovest dello stabilimento e quota parte della zona Nord-

Est con tiranti compresi fra 5 e 25 cm, come evidenziato dalla seguente figura.

(64)

Dall’esame della mappa si evince che, con buona probabilità, l’ipotesi di fondo fisso risulti in questo caso eccessivamente cautelativa, in quanto, data la tipologia di terreno presente in prossimità della cava, ed all’interno della stessa, non si verifichi una rimodellazione delle quote in seguito all’asportazione ed al deposito di materiale lapideo in concomitanza ad un evento eccezionale quale l’alluvione del 1966.

Considerando dunque la simulazione equivalente dello scenario a fondo mobile (ossia quella a k

s

minimo) è possibile osservare una sostanziale differenza in termini di aree allagate interne allo stabilimento, che risultano in estensione molto minori, probabilmente grazie ai fenomeni erosivi che avvengono in alveo a monte della cava, che portano a definire un nuovo “canale” di drenaggio parallelo al confine meridionale dell’ambito.

Risulta evidente in questo caso, la possibile criticità derivante dall’azione tangenziale che la vena fluida del suddetto “canale” può causare sul lato Sud della cava, generando potenziali fenomeni di instabilità e, nel caso peggiore, un collasso del materiale verso l’alveo.

Esaminati i due casi limite delle simulazioni effettuate rispetto alla cava oggetto del presente Studio, che ovviamente rappresentano due condizioni limite del dominio, oggetto di una riduzione del 25%

il valore del k

s

di ognuna delle categorie del suolo individuate, è possibile concludere che non sono stati evidenziati rischi riguardanti le aree sensibili dello stabilimento.

Dal presente modello emerge quindi una situazione di sostanziale assenza di rischio allagamento dell’area occupata dall’impianto di recupero. Risultano pertanto non necessarie le opere di mitigazione originariamente previste, così come l’approntamento del piano di allerta delle piene.

Per quanto riguarda lo stoccaggio dei materiali pericolosi si evidenzia che esso è situato all’interno

nel nuovo fabbricato adibito a deposito (adiacente alla palazzina uffici) e proviato di idonei bacini di

contenimento. Come si evince dai risultati sopra esposti anche questo fabbricato non risulta

coinvolto dalla piena di progetto.

(65)

Rif.int. comm. 2027_01 _ pag. 65 di 95

Vanno evidenziati infine i limiti ed i possibili punti di miglioramento dell’approccio adottato, in ottica di perseguire una gestione di bacino integrata con le possibili variazioni che nel tempo possono interferire con lo stato attuale dello stesso:

 Le fonti altimetriche utilizzate per la costruzione del modello fanno riferimento ad istanti temporali differenti, motivo per il quale si è reso necessario adattare al meglio il datum ed anche la scelta delle categorie di uso del suolo per l’assegnazione dei coeffcienti di scabrezza;

 Non è stato possibile fare riferimento a dati relativamente all’apporto solido in ingresso al modello e si è reso necessario far riferimento a valori di letteratura;

 Ci rendiamo ovviamente disponibili a rifare la simulazione quando il nuovo DTM in corso di validazione sarà disponibile.

Vittorio Veneto, lì 19/04/2021 . dott. ing. Yannick Da Re

San Vendemiano, lì 19/04/2021. Dott. geol. Federico Tonet

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