Editoriale Dicembre 2016 – Raffaello Castellano
Raffaello Castellano (104)
Di cosa parliamo quando parliamo del tempo?
Non quello atmosferico, ma di quello che passa, del tempo che scorre, insomma.
La fine dell’anno è il momento in cui tutti noi facciamo bilanci e fissiamo propositi, programmi ed obbiettivi.
Non si sa perché, e non vi è neanche una qualche base scientifica che giustifichi il fatto che tutti noi, con l’anno che volge al termine e il nuovo che sta per cominciare, sentiamo le necessità, ma meglio sarebbe dire l’urgenza, di fare programmi per il futuro.
Se ci pensiamo bene, in effetti, qualunque momento dell’anno andrebbe bene per dare una qualche svolta alla propria vita, sia essa quella professionale, sentimentale o sociale.
Il tempo, o meglio lo scorrere del tempo, è una cosa strana: tutti gli esseri viventi vi si attengono, dagli invertebrati più piccoli e semplici ai mammiferi più evoluti e complessi, uomo compreso;
eppure Albert Einstein ci ha insegnato che il tempo è relativo, seppure solo a livello subatomico ed a velocità prossime a quelle della luce; senza parlare delle scoperte della fisica quantistica, che scombinano completamente le nostre idee sul “tempo”.
Ma tant’è che giunti alla sera del 31 dicembre di ogni anno, tutti noi, chi più chi meno, siamo lì a rimuginare su una lista di cose da fare nell’anno che sta per cominciare. Eccoci lì, a poche ore dalla fine del’anno, a fare i conti con una sorta di “vertigine della lista”, per parafrasare un recente libro del grandissimo Umberto Eco, che ha molto a che vedere con la mania tutta umana di classificare tutto, ivi compresi gli impegni futuri.
Anche chi scrive non è esente da questo impegno annuale a cui tutti ci sottoponiamo, seppure da qualche anno, pochi per la verità, l’urgenza della lista stia pian piano affievolendosi.
Non so a cosa imputare questa disaffezione verso i programmi per l’anno nuovo: non credo sia l’età, alla fine ho solo 43 anni, credo che sia piuttosto che col tempo sto imparando una delle lezioni più importanti che la vita ha da insegnarci, ossia che spesso e volentieri tutte le cose più belle che ci accadono, che ci capitano, che ci succedono, passano senza che noi ce ne accorgiamo, perché siamo tutti presi a organizzarci il futuro, e di fatto ci perdiamo il presente.
Quindi quale augurio mi sento di dare ai nostri affezionati lettori? Un augurio che sia anche una vera e propria dichiarazione di intenti?
Ne voglio fare due, e per entrambi chiederò in prestito le parole e la saggezza di due grandi del passato.
Come primo augurio non abbiate paura di fallire, di sbagliare, di cadere; come dice Oscar Wilde:
“Esperienza è il nome che diamo ai nostri errori”, quindi coraggio e sbagliate pure, perché voi non ve ne potete accorgere, ma fra gli errori che commettete ci sono pure i successi ed i traguardi che conseguite.
Il secondo augurio che vi faccio si ricollega all’ultima parte del mio editoriale: non siate troppo orientati e assetati di futuro, perché, mentre vi sforzate di cambiare le cose, le cose intorno a voi cambiano comunque, dato che, come disse Lucio Anneo Seneca: “Si volge, infatti, ad attendere il futuro solo chi non sa vivere il presente.”
Buon anno a tutti!
Raffaello Castellano
Editoriale Novembre 2016 – Raffaello Castellano
Raffaello Castellano (104)
Altro che caldo, l’autunno è stato bollente!
L’elezione dell’imprenditore e personaggio televisivo newyorkese Donald Trump come 45º Presidente degli Stati Uniti, successore del democratico Barack Obama, ha lasciato tutto il mondo sbigottito.
Ma, a ben vedere, a rimanere sbalorditi e sorpresi sono stati soprattutto giornalisti, osservatori politici ed esperti analisti. Il popolo americano ha fatto, né più né meno, ciò che il popolo britannico ha fatto con il referendum sulla Brexit, ossia ha votato di pancia.
L’ondata di populismo, ed in certi casi estremismo, del politicamente scorretto, che vince e convince, non deve sorprenderci, soprattutto non noi Italiani che, in questo campo, non ci facciamo mancare niente, con i vari Berlusconi, Grillo e Salvini lì a dimostrarlo.
Il mondo, il popolo, le masse (per usare una definizione cara ai sociologi del secolo scorso) stanno virando molto velocemente e nettamente verso un voto che, in un modo o nell’altro, non è per qualcuno, o per qualcosa, ma è “contro” qualcuno o qualcosa, un voto di pancia che in ultima istanza è un voto di “protesta”.
L’elezione di Donald Trump è lì a dimostrarcelo in tutta la sua lampante evidenza. Durante la campagna elettorale, la più dura e esacerbata che l’America ricordi, il tycoon ha avuto una buona parola per tutti: immigrati, neri, messicani, donne; eppure ha raccolto migliaia di voti anche da queste categorie. La cosa che sorprende più di tutto è il fatto che abbia preso i voti anche dalle classi più povere d’America, che, pur di non votare un candidato “troppo” politico, hanno votato un miliardario.
Ho sempre pensato che la preferenza di voto sia una delle decisioni che vanno meglio ponderate;
credo fermamente che la pancia debba guidarci nelle nostre decisioni solo quando si tratta di fame e cibo, e che le altre decisioni della nostra vita vadano fatte di “testa”, di cervello, insomma pensandoci bene ed a lungo.
Le emozioni devono essere sempre presenti e forti in noi, ma debbono essere “temperate” dalla razionalità, “affilate” dalla logica, “battute” dal martello del dubbio sull’incudine del rigore. Solo così possiamo “decidere” con un margine sottilissimo di errore, solo così esercitiamo il nostro dovere di cittadini, di entità raziocinanti e diveniamo autentici esseri umani.
Ma lasciamo la politica internazionale e veniamo ad argomenti più piacevoli e leggeri: questo numero è dedicato, in fondo, al Natale che verrà, ed è stato magnificamente illustrato dalla bravissima Antonia Bufi, che ci ha proposto un Babbo Natale contemporaneo, che sceglie e compra i suoi, ed i nostri, regali attraverso un tablet, su internet, metafora disincantata ed amara dei tempi in cui viviamo.
Già m’immagino queste feste 2016, le famiglie riunite, a casa o al ristorante, tutti indaffarati a smanettare sui propri tablet e smartphone, totalmente incuranti degli “altri” seduti a tavola, delle festività e del clima natalizio, completamente immersi nella propria vita virtuale e, allo stesso tempo, totalmente disincagliati dalla vita vera.
Ecco, io mi auguro che questo Natale 2016 sia l’occasione per riscoprire i legami veri, la vita autentica, gli amici reali e gli affetti familiari.
Qui, ora, in questo momento, auguro a ciascuno di noi di festeggiare il Natale che verrà, “di pancia”, pieno di emozioni, di sentimenti e di vita vera. La razionalità, solo questa volta, lasciamola per le decisioni più serie, magari per quelle politiche.
Ma, badate bene, come in tutte le cose della vita le buone intenzioni non bastano, bisogna lavorare ed agire affinché si tramutino in abitudini, fatti e cose concrete, altrimenti rimarranno solo buoni propositi e lettera morta. Del resto lo aveva già detto Karl Marx: “La strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni”.
Tanti Auguri!
Raffaello Castellano