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La Casa diventa la strada che ricuce la smagliatura tra la “Massa Vecchia” e la

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Academic year: 2021

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INDICE

PREFAZIONE ... 3

CAPITOLO 1 ... 4

GLI STRUMENTI URBANISTICI ... 4

1.1 ILPIUSS ... 4

1.2 PUT E PUM ... 10

CAPITOLO 2 ... 13

MASSA NEL PASSATO: CENNI STORICI ... 13

2.1 LACITTÀSTELLARE ... 13

2.2 LAFONDAZIONEDELLACITTÀ ... 18

2.3 MASSA:CITTÀANTROPOMORFA ... 19

2.4 ILCANTIEREDELLEMURA ... 23

2.5 ILGIARDINODIALBERICO ... 24

2.6 L’EVOLUZIONEDELGIARDINO ... 31

2.7 ILBORGODELPONTE ... 37

CAPITOLO 3 ... 46

MASSA OGGI ... 46

3.1 UNAPASSEGGIATACULTURALE ... 46

3.2 L’ANALISIURBANISTICA ... 54

CAPITOLO 4 ... 56

IL PROGETTO URBANISTICO ... 56

4.1 ILMASTERPLAN:ESPLORAZIONEMORFOLOGICADEITEMI ... 56

4.2 ILMASTERPLAN:PROGETTO ... 58

4.3 BORGODELPONTE ... 60

4.4 VIAPALESTRO ... 63

4.5 ILGIARDINODELL’EXPOMARIO ... 66

CAPITOLO 5 ... 70

IL PROGETTO ARCHITETTONICO ... 70

5.1 L’ESPLORAZIONEDELTEMADELLACASA ... 70

5.2 DALTEMAALPROGETTO ... 73

5.3 CONCLUSIONI ... 75

BIBLIOGRAFIA ... 76

SITOGRAFIA ... 77

RINGRAZIAMENTI ... 78

(2)

ALLEGATI ... 79 TAVOLE DI TESI ... 79

(3)

PREFAZIONE

Questo lavoro affronta la tematica del vivere la città proiettando il tema dell’abitare per antonomasia dal livello architettonico al livello urbano, elevando il progetto di una casa a quello di una parte di città, proponendosi di ricreare l’identità urbana dei cittadini facendoli sentire parte della stessa comunità, coinquilini della stessa città.

Esso si pone come ponte ideale tra il passato e il presente posizionandosi su un sito storico che oggi si presenta degradato mentre in passato rappresentava il fulcro culturale della vita cittadina.

La Casa diventa la strada che ricuce la smagliatura tra la “Massa Vecchia” e la

“Massa Nova”, due realtà urbanisticamente vicine ma oggi socialmente distanti, il progetto si allarga a “Ponte Urbano” riducendo questa distanza e trasformandosi in un percorso che invita ad “attraversare” e, allo stesso tempo, ad “abitare”.

(4)

CAPITOLO 1

GLI STRUMENTI URBANISTICI

1.1 IL PIUSS

Il Piano Integrato Urbano di Sviluppo Sostenibile propone interventi che riguardano sia la città di Massa sia quella di Carrara volendo rafforzare le strategie comuni dei due territori con lo scopo di rilanciarli dal punto di vista economico, sociale e turistico. Per portare a termine questo obiettivo saranno previste opere di valorizzazione del patrimonio storico e artistico presente nelle due città e opere di riqualificazione, recupero, restauro e nuova costruzione nei due centri storici.

L’area che sarà oggetto del seguente studio si colloca a Massa, nell’ex Pomerio Ducale Albericiano attualmente ex deposito Cat, tra l’attuale centro storico riqualificato e il fiume Frigido, su cui si affaccia il Borgo del Ponte.

Qui lo strumento prevede la costruzione di una Casa delle Arti e delle Culture, per far fronte alla necessità di rispondere al bisogno di spazi aperti informali polifunzionali e flessibili in cui favorire l’interculturalità e il metissage fra etnie, culture, generazioni e realtà sociali diverse.

Il progetto prevede il recupero del fabbricato esistente prima occupato dal Cat e

oggi dismesso; ed è sottoscritto da 18 associazioni cittadine conosciute e attive,

che operano nei settori più diversi, dallo sport al sociale, dall’arte e cultura

all’accoglienza, dal disagio giovanile all’interculturalità, dall’ambiente alla

promozione dei diritti, dalla cooperazione economica all’economia solidale,

tutte coinvolte dall’esperienza del bilancio partecipativo.

(5)

FIGURA 1DEPOSITO CAT.

FIGURA 2PLANIVOLUMETRICO DELLA PROPOSTA DI PIUSS.

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(6)

Oltre all’intervento presentato, lo strumento urbanistico propone la realizzazione di altre opere in alcune aree di Borgo del Ponte.

Tra queste ricordiamo:

• un Museo Multimediale delle Memoria, da realizzare presso l’antica segheria di Borgo Ducale, nel quale raccogliere il materiale relativo alla resistenza, con particolare riferimento al territorio Apuano. L’allestimento del museo sarà costituito da una parte multimediale interattiva, che consenta al visitatore di stabilire con gli oggetti presenti un rapporto attivo e partecipato.

• il centro interculturale giovanile, “La Concia”, che intende rispondere alle frequenti domande di spazi di aggregazione dei giovani massesi dai 15 ai 35 anni, specialmente quelli che risiedono nel centro città e nei paesi montani. Da un’indagine svolta, risulta che i giovani tendono a trascorrere il proprio tempo libero in compagnia dei propri amici e tra i luoghi più frequentati risultano gli spazi aperti (strada, piazza, quartiere, giardini).

Rispetto ai servizi esistenti il nuovo centro risponderà alla domanda degli

utenti, creando, la dove non esistono centri di aggregazione per giovani,

un servizio raggiungibile dal centro città e dai paesi montani, che sia

garanzia di socializzazione e di aggregazione di giovani anche over 18 ed

anche in orari serali.Tale servizio andrà inoltre a riqualificare e

valorizzare una struttura, sulla riva del parco fluviale del fiume Frigido,

risorsa naturale importante del territorio massese.

(7)

FIGURA 3VISTA DELLEX COMUNE “LA CONCIA

• la ristrutturazione di Casa Andrei, in Borgo del Ponte, per realizzarvi un

centro di aggregazione per bambini, un centro interculturale, la biblioteca

del fumetto e il centro “Mafalda” che si occupa delle problematiche

femminili e dell’infanzia.

(8)

FIGURA 4CASA ANDREI, IN BORGO DEL PONTE.

• una struttura espositiva, museale, galleria d’arte e museo privato dove svolgere importanti eventi culturali in un’area vicina al Pomerio Ducale, ex Cat, dove sorgerà la Casa delle Arti e delle Culture.

Attraverso gli interventi proposti il PIUSS intende contribuire alla soluzione delle

criticità rilevate e di cogliere importanti opportunità di sviluppo sostenibile, in

linea con gli obiettivi generali disegnati dal Documento di programmazione

regionale.

(9)

FIGURA 5PROPOSTA DI PIUSS

(10)

1.2 PUT

E

PUM

Il Piano Urbano del Traffico è costituito da un insieme coordinato d’interventi per il miglioramento delle condizioni della circolazione stradale nell’area urbana, dei pedoni, dei mezzi pubblici e dei veicoli privati, realizzabili e utilizzabili nel breve periodo e nell’ipotesi di dotazioni e di infrastrutture e mezzi di trasporto sostanzialmente invariate.

In particolare il PUT deve essere inteso come “piano d’immediata realizzabilità”, con l’obiettivo di contenere le criticità della circolazione.

Le direttive ministeriali indicano, altresì, le seguenti finalità fondamentali del PUT:

• Il miglioramento delle condizioni di circolazione (movimento e sosta);

• Il miglioramento della sicurezza stradale (riduzione degli incidenti stradali);

• La riduzione dell’inquinamento atmosferico ed acustico;

• Il risparmio energetico.

Allo stesso tempo, per quanto riguarda il Piano Urbano della Mobilità, gli interventi sono finalizzati a:

• Soddisfare i bisogni della mobilità della popolazione;

• Abbattere i livelli d’inquinamento atmosferico ed acustico;

• Ridurre i consumi energetici;

• Aumentare i livelli di sicurezza del trasporto e delle circolazione stradale;

• Minimizzare l’uso individuale dell’automobile privata e moderare il traffico;

• Incrementare la capacità di trasporto;

• Aumentare la percentuale di cittadini trasportati dai sistemi collettivi;

• Ridurre i fenomeni di congestione delle aree urbane;

• Favorire l’uso di mezzi alternativi di trasporto con impatto ambientale più

ridotto possibile.

(11)

Tenendo in considerazione le norme vigenti, in particolare i punti sopra citati, i due strumenti prevedono diversi cambiamenti per la città di Massa. Tra questi i maggiormente connessi con il progetto della Casa delle Arti e delle Culture saranno:

Per quanto riguarda il PUT:

• L’ottimizzazione della rete infrastrutturale esistente, mediante interventi quali la realizzazione d’intersezioni a rotatoria e l’utilizzo di sensi unici;

• La perimetrazione del Centro Storico con chiusura al traffico di tale area;

• La valutazione di nuove strade e ponti per ottimizzare la rete infrastrutturale esistente;

• Lo studio e l’ottimizzazione della rete per la TPL, a seguito delle modifiche apportate dall’approvazione del PUM, da parte della Regione Toscana.

Per quanto riguarda il PUM:

• La decongestione del centro attraverso l’allargamento delle Zone a Traffico Limitato (ZTL);

• Il miglioramento della circolazione cittadina con la creazione di nuove infrastrutture viarie per il potenziamento della connessione della rete esistente.

Andando più nello specifico, l’intervento a cui si darà maggior rilievo, sarà la

proposta di creazione di un nuovo ponte tra Via Foce e Via Bassa Tambura, in

modo da esonerare il centro dal passaggio dei mezzi pesanti, aumentandone la

sicurezza e la percorribilità.

(12)

FI G U R A 6 ES T R A T T O D E L L A P R O P O S T A D I P R O G E T T O D E L P I U S S

(13)

CAPITOLO 2

MASSA NEL PASSATO: CENNI STORICI

2.1

LA CITTÀ STELLARE

La città di Massa prende forma nella seconda metà del 1500, durante il governo di Alberico I Cybo Malaspina.

Prima che il giovane marchese concepisse il suo ambizioso progetto urbanistico, non esiste una città ma solo un insieme di borghi, piccoli nuclei abitati e case sparse, disseminate nella pianura ai piedi del castello e nella campagna. L’unica e consolidata presenza urbana è la Massa Vecchia obertenga e poi malaspiniana che si erge arroccata sotto la fortezza ed è organizzata all’interno della cortina medioevale.

FIGURA 7IL CASTELLO MALASPIAN E, NEL PIANO IL BORGO DI BAGNARA,PARTICOLARE DI UNA LUNETTA AFFRESCATA DELLA SALA DELLA SPINA NEL PALAZZO RINASCIMENTALE DEL CASTELLO.

Si tratta di un periodo storico in cui, in Italia, si affermano le teorie umanistiche

e rinascimentali, che si riverberano dai centri maggiori fino alla molte periferie

del paese. Molte città italiane, tra il XVI e il XVII secolo, assimilano ed elaborano

il modello teorico della città ideale ed è in questo frangente che s’inserisce la

fondazione di Massa: città principato.

(14)

Il 1557 è un anno memorabile nella storia di Massa: Alberico ha solo ventiquattro anni quando avvia il suo ampio progetto di fondazione urbana destinato alla realizzazione della Massa Cybea, una delle città italiane nelle quali si sperimentano e si applicano le concezioni urbanistiche tardo-rinascimentali e pre-barocche.

Questo, non solo, segna l’avvio d’importanti trasformazioni urbanistiche, ma è anche causa ed effetto di profonde mutazioni culturali e di costume. Più precisamente, la nascita della nuova città, poco oltre la metà del XVI secolo, segna, per il territorio apuano, il passaggio da una società rurale, ancora profondamente pervasa dalla cultura medioevale delle curtis e dei borghi, alla nascente cultura della città-principato, caratterizzata da un programma fortemente ideologizzato, voluto e realizzato dal Signore.

Sotto il profilo dell’impianto generale, la preesistenza di alcune strutture territoriali, quali nuclei abitati e strade, influenza – ma non condiziona più di tanto – l’assetto della nuova città.

Perciò Massa è da considerare, senza dubbio, una città fondazione e come tale va riconnessa a quella casistica di città rinascimentali e tardo-rinascimentali, nate nell’ambito di un complesso dibattito ideologico – politico - urbanistico sulla città ideale, che ha permeato la cultura italiana tra il XV e il XVI secolo.

D’altra parte, è evidente la volontà di Alberico di unire gli aspetti della funzionalità urbana (difesa, viabilità, trasporti, commerci, artigianato) agli intenti “colti” della realizzazione di una città quali: la geometria delle forme, delle piazze, delle strutture monumentali, dei caratteri simbolici. Tutto questo rivela l’ideale rinascimentale di un marchese che, seppure ancora giovane, dimostra già di possedere una chiara e profonda cultura umanistica che emerge nella sua principale realizzazione.

Per questi motivi, per quanto riguarda la Massa Cybea, non si può parlare di una

“evoluzione urbana” di nuclei abitativi preesistenti, bensì di uno sviluppo

eterodiretto. L’atto di fondazione della città (che ingloba al suo interno centri

abitati e viabilità preesistenti) da parte del Signore è l’evento costitutivo,

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ideologicamente pregnante, di avvio della fase attuativa di un preciso disegno ideale, destinato a guidare e determinare il nuovo assetto urbano complessivo.

Il genio di Alberico umanista si rivela nella capacità di impostare il piano di costruzione della città, relazionata alla conoscenza e all’assimilazione delle più importanti elaborazioni teoriche del tempo in materia di architettura ed urbanistica.

FIGURA 8LA VEDUTA DI MASSA CONSERVATA PRESSO L’ARCHIVIO DI SATO DI MODENA

L’impianto urbano di Massa Cybea è a forma di stella, e ciò risulta del tutto evidente anche a un’osservazione superficiale. La sua pianta stellare ha tenuto conto, nell’impostazione teorica e nello sviluppo morfologico, di alcuni fattori che hanno influito sulla sua genesi e sulla successiva crescita urbana senza, peraltro, alterare il quadro complessivo di riferimento culturale ed ideologico della nuova città né l’intrinseca valenza simbolica.

In effetti, più che ad una reale necessità difensiva e militare, la costruzione della

nuova città cybea risponde alla sentita esigenza politica ed ideologica di “dare

forma” alla città e di definire, attraverso la forma urbis, il luogo urbano in

opposizione al contado esterno. Questo processo, che serve a costruire l’identità

(16)

della città, diventa ancor più giustificato ricordando che Massa era una città capitale.

Tutti questi elementi permettono di definire Massa una città ideale pienamente realizzata. Gli ingredienti ci sono tutti: la cultura umanistica del Signore, la nuove idee che pervadono la società tardorinascimentale, gli architetti che più o meno liberamente circolano per le corti italiane del tempo e, approdando ai piedi delle Apuane, danno vita a quella stella vagamente allungata che contraddistingue la forma urbis di Massa Cybea.

Riguardo alla fase progettuale si hanno poche informazioni. Solamente dai carteggi di Alberico si viene a conoscenza della richiesta di collaborazione, rivolta il 31 maggio 1557 dal marchese di Massa agli Anziani della Repubblica di Lucca, affinché mettessero a disposizione l’architetto Baldassarre Lanci, esperto in architettura militare, per la costruzione delle mura cybee.

Lanci, all’epoca, era già da un decennio soprintendente della fabbrica delle mura di Lucca e si apprestava a lasciare quell’incarico per assumerne di nuovi più prestigiosi a Roma e Firenze.

Con una lettera Alberico chiedeva la presenza “per 3 o 4 giorni di messere Baldassarre Lanci D’Urbino, architetto”

1

allo scopo di consultarlo per le opere relative ai “fundamenti di acrescimento di Massa”. Il permesso viene accordato, in via eccezionale, per i “tre dì di festa” successivi al 5 giugno.

L’architetto Lanci viene effettivamente a Massa alla corte di Alberico, dal 5 all’8 giugno 1557, nella fase immediatamente precedente la posa della prima pietra nella “piattaforma che guarda verso marina”.

La collaborazione del Lanci non è tuttavia circoscrivibile, come si è cercato di sostenere, alla sola consulenza tecnica relativa alla stabilità delle fondazioni della nuova cortina massese. Appare, invece, evidente che l’architetto debba aver piuttosto fornito ad Alberico la sua consulenza in merito all’impostazione concettuale del progetto, certamente più consona e pertinente al suo rango di

1 Cfr. Palandrani Claudio, ALBERICO E MASSA. LA CITTA’ E IL GIARDINO, 2003, p 32.

(17)

esperto architetto militare, nonché di teorico del pensiero architettonico- urbanistico del tardo Rinascimento.

In difetto di documenti scritti, però, è necessario utilizzare l’iconografia della città desumibile attraverso disegni, palazzi, piazze monumentali e strutture urbane pervenute fino ai nostri giorni, come vera e propria fonte documentale, al fine di formulare un’ipotesi esegetica circa il modello teorico che sostiene l’urbanistica di Massa.

L’analisi strutturale dell’impianto planimetrico e degli altri elementi urbani e

architettonici di Massa Cybea permette d’indentificare, come matrice ideale da

cui scaturisce la città albericiana, i principi urbanistici della scuola di Francesco

Di Giorgio Martini, dai quali si possono far risalire alcune fondamentali scelte di

carattere morfologico adottate per la soluzione urbanistica di Massa Nova.

(18)

2.2

LA FONDAZIONE DELLA CITTÀ

Riguardo alla data precisa di fondazione della città di Massa vi è un dibattito aperto, da dei documenti però si legge che: il giorno 10 marzo sono iniziati gli scavi per la costruzione delle mura della città mentre, il giorno 10 giugno 1557 Alberico pose la prima pietra della nuova cortina muraria di Massa Cybea, versando anche nello scavo di fondazione monete d’oro e d’argento come segno di buon auspicio per la nascente città.

La scelta dei giorni non fu casuale ma accurata. Il 10 marzo corrispondeva, infatti, all’attuale 20 marzo del calendario gregoriano, allora non in vigore, ossia all’entrata del sole nel segno dell’Ariete con l’equinozio di primavera.

Analogamente il 10 giugno, che venne ricordato ogni anno dal giovane marchese, viene a coincidere con l’attuale 21 giugno, giorno nel quale cade il solstizio d’Estate.

In sostanza, nessuna casualità esiste nella scelta dei due giorni da parte di Alberico, né possono esservi dubbi circa la pregnanza simbolica, astrologica e cosmogonica, che entrambe le date possiedono: all’inizio della Primavera, secondo la tradizione, era stato creato il mondo, da ciò discende la necessita di fondare la città – i piccoli mondi degli uomini – nella stessa universale condizione cosmogonica. L’equinozio di Primavera può essere visto come il momento del concepimento, che trova riscontro e concordanza tanto nella tradizione cristiana che in quella ermetica.

Di fronte a questa constatazione, dunque, il tema della stella possiede una

struttura simbolica estremamente importante, poiché è legato simbologicamente

a entrambi i momenti del concepimento e della nascita e, le sei punte, che

caratterizzano l’iconografia che appare nell’impresa albericiana, ne qualificano

il simbolismo ermetico.

(19)

2.3

MASSA: CITTÀ ANTROPOMORFA

La scuola di Francesco Di Giorgio Martini lascia il segno nell’impianto planimetrico di Massa Cybea e consente di evidenziare la sua sostanziale aderenza all’idea di città come corpo, la città antropomorfa, teorizzata dal Martini nel suo Trattato I

2

di Architettura.

Naturalmente due fattori intervengono a condizionare il confronto: il secolo circa che separa le teorie di Francesco dal tempo di Alberico e la situazione geomorfologica in cui si viene a collocare la città murata di Massa Cybea, tale da influenzarne, anche se non sostanzialmente, lo sviluppo urbano.

Nella raffinata ed aristocratica cultura rinascimentale l’uomo è visto come punto di mediazione tra macrocosmo e microcosmo. La città di fondazione, intesa come creazione che si manifesta nell’ambito del microcosmo, diviene la proiezione terrena di una cosmogonia universale.

In pieno spirito umanistico l’uomo è unità di misura, pondus et mensura di tutte le cose.

Ancora una volta, in assenza di documenti scritti, l’analisi morfologica della città

2 Cfr. Palandrani Claudio, ALBERICO E MASSA. LA CITTA’ E IL GIARDINO, 2003, p 74

FIGURA 9L’IMPIANO PLANIMETRICO DI MASSA CYBEA IN UNA CARTA CATASTALE DELLA PRIMA METÀ DELL’800

(20)

(considerata alla stregua di un documento iconografico) consente alcune considerazioni obiettive.

Si può osservare l’evidente antropomorfismo dell’impianto di Massa Cybea, che è possibile ricondurre alle teorie martiniane:

“Parmi di formare la città, rocca e castello a guisa del corpo umano e che el capo colle appricate membra abbi conferente corrispondentia e che el capo la rocca sia, le braccia le sue aggiunte e recinte mura le quali circulando partitamente leghi el resto di tutto el corpo amprissima città.”

3

Nella struttura stellare e insieme antropomorfa della città, la rocca, sede del Signore costituisce il caput. Come al capo sono sottomessi tutti gli organi del corpo, alla rocca è sottoposta ogni parte della città. Il riferimento al castello malaspiniano risulta manifesto. Tanto più se si tiene conto che, all’inizio dell’impresa di costruzione di Massa Cybea, la residenza dei signori di Massa era ancora nel palazzo rinascimentale fatto costruire dal marchese Giacomo Malaspina all’interno della rocca. Infatti, non erano stati ancora avviati i lavori di accrescimento del palazzetto che i Malaspina possedevano in Bagnara e che divenne poi il Palazzo Ducale. Sempre in ottica antropomorfa gli arti, terminali che il corpo possiede per interagire con l’esterno e per attivare la propria difesa, sono le torri perimetrali in quanto sensori tra la città e l’esterno, i punti sensibili e nodali attraverso i quali la città controlla il territorio che la circonda per un’efficace azione difensiva. Allo stesso modo, come la pelle protegge e preserva la funzionalità e la vitalità degli organi interni dalle contaminazioni extracorporee, la cortina muraria separa l’interno del corpo cittadino dall’esterno. Le diverse esigenze difensive del tempo di Alberico avevano imposto la realizzazione di baluardi poligonali in luogo delle torri circolari che compaiono nel disegno di Francesco ma, a parte ciò, la dislocazione dei cinquecenteschi baluardi di Massa corrisponde fedelmente alla planimetria teorizzata dall’architetto senese.

3 Cfr. Palandrani Claudio, ALBERICO E MASSA. LA CITTA’ E IL GIARDINO, 2003, p 76

(21)

FIGURA 10DISEGNO DELLO SVILUPPO PLANIMETRICO DI MASSA ANTROPOMORFA.

La concezione onfalocentrica della città antropomorfa teorizzata da Francesco di

Giorgio, nella città albericiana si realizza nella piazza del Mercurio e nel

simulacro del Dio. Mercurio, divinità ctonia, rappresenta la linea di collegamento

tra il mondo sensibile e la dimensione degli inferi (intesa anche nel senso

figurato di viscere della terra, di ventre del mondo) simbolicamente

rappresentata dall’ombelico, che è il punto di collegamento tra l’esterno e

(22)

l’interno del corpo, ma anche punto di continuità ideale tra le infinite generazioni dell’umanità e quindi segno di continuità nell’eterno ciclo evolutivo delle morti e delle rinascite.

Per quanto riguarda la chiesa, che Francesco di Giorgio Martini pone a diretto contatto con la piazza dell’omphalos, “non vi è memoria alcuna di sua fondazione”. E’ noto, tuttavia, che la chiesa di S. Giovanni decollato venne edificata verso il 1639, quando Alberico era già scomparso da alcuni anni.

FIGURA 11ANONIMO, PRIMA METÀ DEL XVII SEC., DISEGNO DI “MASSA DALLA BANDA DI SOTTO LA

ROCCA”,ARCHIVIO DI STATO DI MASSA.

FIGURA 12ANONIMO, PRIMA METÀ DEL XVII SEC.,“MASSA DIN PIANO”,ARCHIVIO DI STATO DI

MASSA.

(23)

2.4

IL CANTIERE DELLE MURA

Con l’avvio della costruzione delle mura di Massa Cybea si apre un grande cantiere destinato a perdurare per oltre sessant’anni, tra il 1557 e il 1617.

Il cantiere delle mura produce grandi trasformazioni nel paesaggio, nell’assetto territoriale e in quello sociale. L’impegno economico e lavorativo al quale tutti i sudditi massesi sono chiamati a contribuire si rivela subito importante. Il marchese istituisce l’obbligo di prestare settimanalmente una giornata di lavoro gratuito al cantiere e di fornire la pietre per la costruzione della mura, “et chi non veniva o mandava, pagava uno giulio”.

Lo sforzo comune tuttavia non si limita all’edificazione di una cortina muraria.

Ha anche lo scopo politico e sociale di unire la comunità costruendo – attorno alla faticosa impresa – un’identità collettiva quale mai era stata posseduta in precedenza. Quest’obiettivo, inoltre, non sembra essere assolutamente marginale nella concezione sociale e politica albericana :”Tutta l’economia della città ruota attorno al cantiere…”.

Per incentivare la residenza all’interno della nuova cortina, Alberico dona a numerose famiglie massesi porzioni di terreno affinché possano costruirvi le proprie abitazioni.

Al fine di ottenere che la Chiesa locale contribuisse attivamente alla costruzione delle mura, Alberico si reca personalmente a conferire con il Cardinale Carlo Carafa, nipote del papa Paolo IV. L’accordo, sottoscritto a Massa di fronte a testimoni, contempla il versamento delle contribuzioni ecclesiastiche per un periodo di sedici anni da parte della Chiesa, mentre il marchese s’impegna ad assicurare, in cambio, protezione e sicurezza alle chiese e alle istituzioni religiose.

E’ evidente, quindi, che Alberico I, marchese di Massa, si muove in ogni direzione

per riuscire ad unificare i cittadini all’interno della nuova città.

(24)

2.5

IL GIARDINO DI ALBERICO

Una volta impostata la costruzione delle mura cinquecentesche della città vecchia, Alberico I Cybo Malaspina dà il via alla realizzazione di un altro progetto: la costruzione di un giardino rinascimentale all’italiana in Camporimaldo.

Questa volta, però, il marchese si discosta leggermente dalla tradizione rinascimentale, che prescriveva di posizionare il giardino vicino alla residenza del principe. Alberico scelse di collocare il suo giardino al di fuori del perimetro murario che aveva da poco iniziato a edificare poiché Massa si veniva ad assimilare, nella mentalità rinascimentale del dotto sovrano, a un nuovo piccolo mondo. Un hortus conclusus, posizionato ad occidente, rimandava al Giardino delle Esperedi, mitico luogo protetto da Atlante e dal serpente Ladone, luogo straordinario nel quale crescevano gli alberi dai pomi d’oro.

Posto fuori dalle mura urbane, il giardino, era collegato alla strada che portava verso Carrara da un viale alberato, cinto da mura di forma quadrata e ricco di agrumi, in gran parte trapiantati da altre proprietà ducali, e diventa il luogo in cui il sovrano poteva recarsi dopo brevi passeggiate staccandosi dal contesto urbano.

In realtà, la scelta di Alberico ha sollevato discussioni in seno alla cerchia degli storici apuani. Oggetto della contesa è se esso si potesse davvero definire a tutti gli effetti giardino rinascimentale o non fosse, piuttosto, un predio agricolo adibito alla coltivazione di aranci; se costituisse un’appendice alla città oppure un luogo ben distinto e separato da essa, ma, soprattutto, quale fondamento storico e concettuale potesse trovarsi nell’uso del termine Pomerio col quale viene ancora oggi designata l’area dell’antico giardino o se fosse più corretto parlare di Pomario.

In effetti, nei documenti di archivio nessuno dei due termini viene

esplicitamente menzionato. Sulla questione, in apparenza d’interesse soltanto

linguistico, o comunque d’importanza marginale, si è aperto da tempo un

dibattito che ha coinvolto non pochi esperti ed appassionati cultori di Storia

(25)

Patria senza, per la verità, approdare ad alcunché di definitivo. Né, forse, si potrà escludere che entrambe le dizioni, ciascuna nei limiti del proprio specifico ambito di applicazione, possano continuare ad essere legittimamente utilizzate.

Il termine pomario, infatti, corrisponde ad un “frutteto, per lo più annesso al giardino di grandi ville, a scopo ornamentale”, mentre, allo stesso tempo, il termine pomerio implica una nozione colta, simbologicamente assai più pregnante die quella di pomario, è il recinto sacro della nascente e futura città, una dimensione religiosa e politica intimamente legata all’atto fondativo.

L’aggettivo ducale però, che spesso viene associato al termine pomerio, è palesemente improprio. La costruzione del viridarium è infatti documentata nel giugno dell’anno 1557 ed è pertanto di gran lunga antecedente all’erezione dello Stato di Massa a ducato.

Parlando del pomerio ci si riferisce, dunque, all’antico giardino circondato da alte mura, fatto realizzare dal marchese Alberico Cybo-Malaspina, contemporaneamente alla fondazione di Massa Cybea.

FIGURA 13 DISEGNO DEL GIARDINO DI ALBERICO.

(26)

E’ opportuno sottolineare il dato relativo alla contemporaneità tra la fondazione di Massa e quella del giardino, in quanto si ha motivo di ritenere che i due fatti siano stati strettamente connessi e debbano, pertanto, essere considerati e studiati parallelamente.

Come si apprende dai contratti il viridarium era lasciato alle cure di un giardiniere che poteva godere di gran parte della frutta e degli ortaggi, a patto di inviare quanto richiesto dalle esigenze della corte e del Principe. Questi, a sua volta, si impegnava a provvedere alla concimazione e a fornire paletti e chiodi per sistemare i cedri a spalliera. La presenza di tanti alberi di agrumi potrebbe rafforzare l’idea che il Pomerio fosse una “visione” del giardino delle Esperedi con gli alberi ricchi di pomi d’oro.

Altre notizie al riguardo ci pervengono dal principale cronista massese contemporaneo di Alberico, il Venturini, il quale racconta che il marchese, nell’anno 1557 – lo stesso anno della fondazione di Massa – provvide a far trasferire le piante di arancio dall’orto malaspiniano del Prado (il giardino vecchio) a quello di Camporimaldo, che all’epoca si presentava come un vasto appezzamento incolto. Egli così si esprime: “Alberico ne ridusse una parte a giardino chiuso da mura e intersecato da viali e vialetti, secondo uno schema di rigorosa simmetria, nel quale gli alberi disposti lungo il tracciato delle strade servissero a far maggiormente spiccare l’intreccio geometrico del disegno. Alte nicchie, installate nelle mura perimetrali per ospitarvi simulacri di divinità, conferivano al recinto un aspetto vagamente turrito, quasi a renderlo inaccessibile ai ladri di campagna, in realtà il sovrano volle farne solo un luogo di delizie e vi pose statue e altri ornamenti marmorei e infine un piccolo serraglio con animali selvaggi (orsi, lupi, ecc.) per aggiungervi quel tanto di esotico e di peregrino che i gusti del tempo dettavano. Nacque così un

“viridarium magnum”, al centro di appezzamenti coltivati ad ortaggi.”

4

Prosegue poi sottolineando che “il luogo non si configurava però con le caratteristiche proprie del giardino del Rinascimento che fa tutt’uno con la villa principesca legandosi ad essa in un inscindibile insieme architettonico. Qui non

4 Cfr. Palandrani Claudio, ALBERICO E MASSA. LA CITTA’ E IL GIARDINO, 2003, p 97

(27)

v’è villa: il principe fa del giardino solo la meta di passeggiate e vi si apparta ad ammirare la natura illeggiadrita dalla mano dell’uomo.”

Da questa descrizione ci appare quindi l’immagine di un “luogo di delizie”

decorato con “statue ed ornamenti marmorei”.

E’ proprio in questa sostanziale diversità che vanno ricercati i caratteri di originalità che manifesta il viridarium-pomerio di Massa. Esso risulta legato ancora, per alcuni aspetti, all’idea del giardino medioevale mente per altri, invece, si palesa come giardino inteso come luogo magico-simbolico e perciò stesso espressione di una cultura pienamente tardo-rinascimentale.

Alberico vuole creare, al di fuori di una città dedicata al nec otium, un ambiente destinato all’otium, inteso nel senso colto del termine, ovvero alla cultura e alla filosofia.

Del resto il giardino rinascimentale non si configurava unicamente come giardino naturalistico, ma, soprattutto, come un viridarium dallo spiccato carattere letterario e filosofico, ricco di somboli e di allegorie, il cui scopo principale era quello di dare un ordine filosofico ad una Natura concepita come manifestazione di fenomeni nei quali il fluire vitale riconnetteva direttamente ad un potente processo evolutivo immanente, intrinseco ed autonomo. Il giardino è dunque un rifugio nel quale trova asilo la solitudine umanistica del principe, uno spazio nel quale si concretizza l’aspirazione dell’immaginario rinascimentale ad una ricongiunzione con l’ideale classico. L’antichità viene pertanto ad assumere il significato di uno stato primordiale perfetto, rispetto al quale ciò che è contemporaneo, o comunque successivo, appare inevitabilmente come corruzione o caduta. Il Rinascimento, riscoprendo l’antichità classica e la ricchezza del suo universo culturale, cercò dunque di ricreare la condizione di ideale perfezione esistente prima della caduta prefigurandone il possibile, concreto ripristino.

Il giardino del Rinascimento (e quello massese non costituiva certo un’eccezione)

era uno spazio nel quale sempre si percepiva la forte dimensione spirituale di

isolamento rispetto alla confusione dei luoghi della vita pubblica: un antidoto

dello spirito – sempre presente nella Natura – contro la gretta materialità, il

(28)

luogo di un otium cum dignitate, in opposizione al negozio (nec otium) che ha luogo nella convulsa città dei commerci e nella politica. […voluptas e amoenitas…]

Nel pensiero rinascimentale, se l’Uomo è pur sempre agente e protagonista del percorso di ricerca, la Natura è invece il luogo delle trasformazioni fisiche, per mezzo delle quali egli è in grado di penetrare i grandi misteri e dare risposte di carattere metafisico ed escatologico alle proprie domande fondamentali. La presenza nel giardino massese di molte varietà vegetali e di una ricca fauna esotica (come era prescritta dal gusto e dalla cultura rinascimentale), corrisponde anche all’esigenza di ricostruire un’armonia tra l’uomo e gli altri esseri della creazione: minerali, vegetali e animali.

Anche a livello geometrico il pomerio concilia i gusti e la teoria delle due

epoche. La forma quadrilatera delle alte mura che lo cingono, la rigorosa

geometria dei tracciati, definiscono uno spazio chiuso nel quale la natura si trova

ad essere “regolata” dalla razionalità della geometria. Si viene a creare una

sorta di giardino-fortezza. Il medioevale hortus conclusus subisce una serie di

trasformazioni diviene il luogo dello spirito, nel quale la magia naturalis,

emanata dal suo potenziale caotico e disgregativo, viene incanalata in forme

positive, ordinate e controllate dalla sapiente azione dell’uomo. Il giardino

diviene una dimora filosofale e, per l’uomo della rinascenza, assumerà

compiutamente il senso ed il significato di Locus Amoenus. Di tutto ciò deve

avere avuto certamente coscienza anche lo stesso Alberico I Cybo Malaspina,

quando fece apporre l’iscrizione dedicatoria che compariva sul portale marmoreo

di Camporimaldo. Tale iscrizione, purtroppo cancellata nel 1797 a seguito delle

disposizioni impartite dal Governo giacobino, recava –come attesta S. Giampaoli-

il seguente testo:

(29)

ALBERICUS CYBO MALASPINA PRINCEPS

EX RUDI PRAEDIO

AMOENISSIMOS HORTOS CONFECIT.

MDLXXII

Questa è una delle poche notizie che abbiamo sulle statue e i portali che adornavano il ricco giardino, e sulle nicchie ricavate nei lati e nei vertici dell'alto muro quadrangolare, alcune delle quali si intravedono con difficoltà nel disegno seicentesco dell'Archivio di Stato di Massa. Non sono rimaste vedute o descrizioni dettagliate dell'apparato scultoreo, se non vaghi cenni: un panegirista dell'epoca scrisse che "il giardino adorno di molte statue di marmo così belle che chi le mira vi aggiunge beltade perché quasi da statue di Medusa guardato impietrisce e diventa poco meno che una statua per lo stupore accompagnato con il diletto che amabile lo trattiene fra quegli amabilissimi trattenimenti"

5

mentre il parmigiano Carlo Emanuele Fontana, a fine XVII secolo riportò che "Massa è città imperiale, e vaga per le strade e molto più per la gran piazza che si gode davanti il palazzo ducale, che veramente è notevole: nobile altresì, vago e ricco di marmi è il sontuoso giardino, che poco distante dalla città si vede.".

Tenuto conto del periodo e dello scopo del pomerio è probabile contenesse statue di ispirazione mitologica greco-romana, ma non si può escludere del tutto che fossero rappresentati soggetti maggiormente legate alla cultura ermetica cinquecentesca come nella Grotta del Buontalenti nel Giardino di Boboli, di pochi anni posteriore.

5 Cfr. Palandrani Claudio, ALBERICO E MASSA. LA CITTA’ E IL GIARDINO, 2003, p 97

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FIGURA 14NICCHIA DELLA LIGURIA DEL POMERIO, DISEGNO DI ANONIMO DI

“PONTE A COLLE”, PRESSO L’ARCHIVIO DI STATO DI MASSA.

FIGURA 15NICCHIA LATO TOSCANA DEL POMERIO, DISEGNO DI ANONIMO DI

“PONTE A COLLE”, PRESSO L’ARCHIVIO DI STATO DI MASSA.

Naturalmente queste osservazioni avrebbero bisogno di ulteriori approfondimenti

e riscontri circa la natura e la più precisa identificazione dei soggetti raffigurati

ma, in questa sede, non entreremo in merito alla questione.

(31)

2.6

L’EVOLUZIONE DEL GIARDINO

Per quanto riguarda il giardino di Massa non ci sono notizie che il marchese si sia avvalso di collaborazioni architettoniche per determinare il disegno della struttura quadrilatera e dei viali interni né botaniche per scegliere le specie (aranci, melograni, cedri e limoni) che vi furono piantate. Sicuramente l’impostazione del giardino fu elaborata da qualche esperto, sottoposta al giovane signore di Massa e da questi accolta, magari, apportando personali modifiche e integrazioni. Ma in assenza di documenti, possiamo fare solo ipotesi sul possibile significato dell’impianto geometrico del viridarium.

FIGURA 16 VEDUTA DI “PONTE A COLLE”, DELL’800, CONSERVATA PRESSO L’ARCHIVIO DI STATO DI MASSA.

Possiamo distinguere tre fasi evolutive del giardino:

1. Prima fase (seconda metà sec. XVI):

L’osservazione della veduta di Ponte e Colle, che costituisce – in assoluto - la

prima rappresentazione nota del giardino albericiano, ci fornisce anche la

rappresentazione del primitivo disegno che caratterizzava le aiuole ed i viali

(32)

del viridarium. Vi si possono rinvenire chiaramente un sistema principale di due viali che attraversano ortogonalmente lo spazio del giardino dipartendosi dalla porta principale per incontrarsi nel punto centrale. Vi è poi un sistema secondario che tracciava invece le diagonali del pomerio incrociando, nel centro, il precedente sistema di assi ortogonali a formare una stella stilizzata a otto punte. All’interno del perimetro quadrilaterale del giardino è inscritto un quadrato più piccolo, posto diagonalmente e ottenuto unendo tra loro i punti mediani dei quattro lati del pomerio. C’è, infine, un grande triangolo, realizzato unendo la porta d’accesso, ai due vertici del lato opposto.

FIGURA 17SCHEMA GEOMETRICO DEL PERIMETRO E DEI VIALI INTERNI DEL GIARDINO ALBERICIANO AGLI INIZI DEL XVII SECOLO.

2. Seconda fase (prima metà sec. XVII):

Osservando, invece, attentamente il disegno – anonimo -conservato presso

l’Archivio di Stato di Modena, di poco posteriore al precedente e risalente,

con tutta probabilità, alla prima metà del XVII secolo, possiamo notare

che l’originaria cinta muraria, di forma quadrangolare, risulta modificata

nel suo assetto perimetrale.

(33)

FIGURA 18SCHEMA GEOMETRICO DEL PERIMETRO DEL GIARDINO, CON LAGGIUNTA DEI DUE BRACCI LATERALI E NUOVI PERCORSI DEL GIARDINO,

NELLA PRIMA METÀ DEL XVII SECOLO.

Sono stati, infatti, aggiunti due piccoli “bracci” laterali simmetrici che conferiscono al giardino una forma che può essere avvicinata alla croce greca. E’ stata modificata inoltre la struttura geometrica dei viali interni.

Rimane la grande stella ad otto punte, ma questa si integra con una nuova

figura ottagonale, due lati della quale coincidono con i due bracci

perimetrali da poco realizzati, nei quali sono state tracciate piccole

aiuole. La modifica apportata alla configurazione perimetrale del pomerio

massese, sostanziale sia dal punto di vista architettonico che simbolico,

può essere stata attuata nei primi decenni del XVII secolo, probabilmente

ancora vivente Alberico, o nel periodo immediatamente successivo alla sua

morte, ad opera di Carlo I. E’ comunque ragionevole ritenere che questa

modifica della struttura planimetrica sia avvenuta per volontà di Alberico

stesso o comunque sotto l’influenza del suo pensiero, magari in attuazione

di un disegno già predisposto. Questa nuova organizzazione strutturale del

giardino, per la realizzazione della quale non è dato scorgere alcuna

particolare motivazione di ordine funzionale ed estetico (stante l’evidente

carattere di appendice, del nuovo intervento sull’impianto murario

originario), può giustificarsi unicamente con un intento di tipo filosofico e

simbolico.

(34)

FIGURA 19IL POMERIO DI MASSA.PARTICOLARE TRATTO DA UN DISEGNO DELLA PRIMA METÀ DEL SEICENTO,ARCHIVIO DI STATO DI MODENA.

3. Fase tre (seconda metà sec. XVII):

In epoca successiva il giardino subirà un avanzamento del fronte anteriore, con ricollocazione e parziale rifacimento del portale di accesso nella posizione attuale. Questa modifica appare documentata in una mappa catastale ottocentesca di Massa e delle sue adiacenze.

FIGURA 20IL GIARDINO ALBERICIANO DOPO LAMPLIAMENTO DEL FRONTE ANTERIORE E LA RICOLLOCAZIONE DEL PORTALE DI ACCESSO.

Il successore e nipote di Alberico I, Carlo I Cybo Malaspina, ampliò il

giardino creando un nuovo portale d’ingresso che dava direttamente sulla

strada che portava verso Carrara. L’arricchì di sculture, di nuove

piantagioni e mise in opera, nel 1655, un nuovo portale d’ingresso, ancora

(35)

oggi esistente e volgarmente detto Portale di Pasquino e Pasquina per la presenza di due figure, una maschie ed una femminile, ai lati.

Il disegno delle due figure poste sui montanti laterali è attribuito a Bartolomeo Ammannati. La figura maschile ha la barba ed è molto più anziana rispetto all’altra figura femminile assai più giovane. Le basi su cui poggiano i due busti hanno una forma tronco-piramidale con la base quadrata rovesciata.

FIGURA 21LA PORTA DEL POMERIO ALBERICIANO COME SI PRESENTA OGGI.

Nei primi decenni del seicento, parallelamente all’originaria funzione pomeriale

connessa alla mitologia della fondazione urbana e alla definizione del giardino

come locus amoenus, viene dunque ad affiancarsi, senza tuttavia sostituire gli

originari caratteri, quella di roseto, nel senso alchemico di giardino di rose dei

filosofi.

(36)

La nuova caratterizzazione concettuale del giardino, unitamente alla rinnovata

pianta a croce greca, suggerisce una nuova e ulteriore possibilità interpretativa

che lega il giardino al pensiero rosacrociano, un movimento culturale che

recuperò il meglio della tradizione umanistica, neoplatonica ed ermetica

sviluppando un pensiero teso ad un rinnovamento ideale e sociale dell’Europa.

(37)

2.7

IL BORGO DEL PONTE

Borgo del Ponte è una frazione del comune di Massa, posta nella parte settentrionale della città, sulla sponda del fiume Frigido.

In antichità il Borgo era un luogo di transito su due direttrici: Monti/Mare e Liguria/Toscana. La prima strada, in linea Luni/Lucca, corrisponde al tracciato della Via Francigena.

Le origini di questa borgata sono tra le più antiche databili all’interno del territorio massese. All’Archivio Arcivescovile di Lucca è conservato un documento, datato 882, in cui si accenna all’intenzione di fondare una città

“intorno a quel gruppo di case sul fiume Frigido”, la cosiddetta “Massa prope Frigidus”. Sembra che questo documento non fosse riferito al raggruppamento di case esistenti in quel tempo in località Cerbaria, o Ponte di Martin Ferrajo, proprio sul luogo che era segnato come “ad Taberna Frigida”. Il documento dovrebbe accennare al gruppo di piccole case che erano state fabbricate nella località “Colle” o “Santa Lucia”, che occupavano e anche ora occupano la sponda del fiume Frigido.

Effettivamente il Borgo del Ponte si è sviluppato dopo il 1100, con la costruzione dell’ospedale (1090) e delle abitazioni. Nel corso dei secoli la borgata si è arricchita di diversi edifici indispensabili per la sua sopravvivenza, come la fontana pubblica e il Palazzo Andrei del XVI secolo, l’arco di Alberico I Cybo Malaspina eretto nel 1574, la chiesa del ponte sempre del 1500, la villa della Cuncia edificata nel 1557 e il Ponte Vecchio.

Da quanto detto osserviamo che il culmine dello sviluppo di Borgo del Ponte si

ebbe quando Alberico I Cybo Malaspina era marchese di Massa. Fu egli infatti ad

incentivare la costruzione di villa la Cuncia come residenza sul fiume della

famiglia Malaspina, di appoggio durante le giornate di pesca; così come fu

sempre grazie a lui che vennero costruite Porta San Martino, Chiesa San Martino

e posta la fonte pubblica. Tutto questo avvenne perché il giovane marchese

diede asilo, all’interno della borgata, a diverse famiglie dell’antica nobiltà

(38)

genovese che, a causa di divergenze con la nuova nobiltà, furono costrette ad abbandonare la loro città e a cercare protezione.

Così i Genovesi ospiti si stanziarono nella borgata che si era formata a seguito dell’aggregazione spontanea di famiglie manovali e artigiane.

Di conseguenza, per proteggerle, il marchese si vide costretto a prolungare la cinta muraria della città fino al fiume e a costruire la nota Porta.

Purtroppo parte del Borgo fu distrutto dal terremoto del 7 settembre 1920, si legge dai documenti che furono completamente distrutte molte case e che le strade furono spezzate da ampie voragini. Il sisma provocò paura tra gli abitanti della città e delle borgate periferiche, che preferirono rifugiarsi sui monti piuttosto che rimanere a valle in preda ad eventuali altre scosse. Per far fronte al disastro la città chiese l’intervento dello Stato che inviò materiali, medici volontari, mezzi di trasporto e di soccorso. Nel frattempo giunsero aiuti da diverse parti della Toscana e fecero visita alla città anche la Principessa Mafalda di Savoia, il Re Vittorio Emanuele III di Savoia ed altre autorità di Stato.

Un anno dopo, il parroco della Chiesa di San Martino, mons. Casimiro Peroncini, commissionò una statua a ricordo dello scampato pericolo.

All’interno di Borgo del Ponte ci sono diversi edifici che hanno un importanza storica piuttosto rilevante per la città. Tra questi ricordiamo:

1. L’Ospedaletto dei Santi Giacomo e Cristoforo:

risalente al 1090, in origine serviva da rifugio per i pellegrini;

successivamente venne trasformato in ospedale per la cura degli infermi.

L'Ospedale, che sorgeva vicino alla chiesa di San Martino, era situato alla

Porta del Ponte (Porta Liguria), sul lato destro; possedeva un'ampia

scalinata in marmo con un prezioso portale che oggi si trova ben

conservato ad ornamento dell'antica porticina che un tempo dava accesso

alla chiesa dell'ospedale. Oltre il portale un'altra rampa di scale conduceva

alle corsie vere e proprie; sopra la rampa esisteva una scultura in marmo

che rappresentava i due Santi Giacomo e Cristoforo in atto penitente.

(39)

Della scultura si persero le tracce nel 1944 per la costruzione dei rifugi antiaerei e la demolizione di una parte del vecchio fabbricato dell'Ospedale; fu ritrovata casualmente nel 1985, in una casa privata. Oggi la scultura è ben conservata presso il museo Etnologico della Madonna degli Uliveti, come dono offerto dalla famiglia che la possedeva.

Per il mantenimento dell’Ospedale, il primo marchese di Massa, Alberico I Cybo Malaspina, nel suo testamento lasciò mille ducati d’oro all’Ospedaletto di Borgo del Ponte per l’acquisto di beni immobili.

L’ospedale venne trasferito presso la località Turano dalla duchessa Maria Teresa Cybo Malaspina.

2. Il Ponte Vecchio:

Il "Ponte Vecchio" a schiena d’asino con tre arcate in mattoni, fino al 1859, consentì anche il transito ai pesanti carri che trainavano blocchi di marmo. In seguito fu vietato l’attraversamento anche ai mezzi di trasporto che portavano i detriti dalla vicina segheria allo scarico dei "poggi" e all'inizio ed alla fine del ponte furono erette delle colonnine in marmo, conosciute come "Coronèli", che impedivano il passaggio ad ogni specie di carro. Il ponte faceva parte del tracciato della Via Pedemontana:

dall'attuale Porta Martana seguiva il tracciato di Via Bigini, per poi unirsi con Via Guglielmi-Zoppi e riuscire dall’ Arco del Salvatore. Da qui si dirigeva verso la Pieve San Vitale e per far questo doveva passare dal nucleo di Borgo del Ponte, dove esisteva il passaggio per superare il fiume Frigido.

Il 29 ottobre 1859, in seguito a una piena, il ponte cedette alla forza corrente.

La sua ricostruzione avvenne nello stesso anno, sostituendo il precedente

materiale di costruzione con spalliere in ferro resistente. Nell’Aprile del

1945, qualche giorno prima della liberazione della città di Massa, il ponte

fu fatto saltare dai tedeschi in ritirata con forti cariche di polvere da

sparo. Ne fu ricostruito uno provvisorio costituito da grossi bidoni ripieni di

(40)

sassi e ghiaia e alla fine del 1945 venne sostituita la parte lignea con altra in ferro.

3. L’antica Villa della Cuncia:

La villa dei marchesi Malaspina, detta volgarmente “della Cuncia”, fu edificata sulla riva del fiume Frigido nel 1557 e poi restaurata nel 1577 dal primo Principe di Massa e Marchese di Carrara Alberico I Cybo Malaspina, a cui si deve la creazione della “Massa Nuova o Cybea” cinta di alte mura.

La Villa della Cuncia prende il nome a ricordo dell’attività di conceria che si svolgeva nella zona.

La villa, di color rosso, è costituita da una piccola torre merlata con

caratteristiche toscane e da un blocco rettangolare adiacente. Era più che

altro un punto di appoggio per le giornate dedicate alla pesca. In seguito

la proprietà passo dai marchesi Malaspina a dei privati. Oggi la Villa ha

subito vistosi cambiamenti decorativi e volumetrici per adattarla alle

esigenze dei nuovi proprietari. Questa zona confinante del Borgo del Ponte

era spesso frequentata dalle lavandaie, che scendevano sul fiume con i

loro panni da lavare o che erano di passaggio per raggiungere, attraverso il

mulino, il caratteristico "Trumbin" dove esisteva un modesto e comodo

lavatoio. All'epoca, per raggiungere l'antica villa, si doveva percorrere una

scorciatoia denominata "Fossa-Ceca", fiancheggiata da piante di aranci e

limoni, poi oltrepassare un ampio cancello in ferro. Lo storico massese

Frediani, nei suoi appunti conservati presso l'Archivio Comunale, ricorda

che nell'anno 1570 esisteva al "Colle": "Un Palazzetto con terrazzo, una

fontana con pescheria, olivi, fichi, aranci e vigne" che corrispondeva alla

Villa della Cuncia. Faceva parte della Villa anche l'agrumeto, già proprietà

della famiglia Giorgieri e successivamente della famiglia Pellerano. Sopra

un pendio dell'agrumeto si trova un'artistica terrazza con colonnine e

statue marmoree in un’esecuzione seicentesca di buon pregio. Furono

trasportate nella Villa, durante la sua inaugurazione, anche le piante di

arancio che si trovavano nel vecchio giardino del Prado, orto di don

(41)

Pieretti e successivamente di don Paolini. Sulla facciata sono ancora visibili antichi resti; al centro di essa esisteva un’edicola incavata nel muro, entro la quale è ancora ben conservata una scultura marmorea di S.Antonio con il bambino in braccio, risalente al 1786, come risulta dall'iscrizione scolpita sotto l'immagine. A fianco della piccola maestà ci sono due artistici medaglioni raffiguranti personaggi della mitologia greca:

Giunone, Dea della bellezza e Flora, Dea dei fiori e della primavera. Un recente intervento di ristrutturazione edilizia ne ha alterato il carattere di villa signorile cinquecentesca. Oggi la villa è sede di un'azienda agricola di proprietà privata e non è visitabile.

4. L’Arco di Alberico I:

La Borgata del Ponte era attraversata da una strada medioevale che raggiungeva, attraverso una lunga e caratteristica scalinata, il "Ponte Vecchio" sul Frigido. All'inizio di questa scalinata, per volere di Alberico I Cybo Malaspina, fu eretta nel 1574, accanto alla chiesa e poco prima del ponte, la più antica Porta di Massa che, successivamente, venne denominata "Porta Liguria", ma che volgarmente è conosciuta come "Porta del Ponte" o “Porta San Martino”.

L’architettura del monumento è simile a quella delle altre porte della cinta muraria, tutte dotate di un arco centrale evidenziato da marmi bugnati e sormontato da un cartiglio marmoreo con epigrafe dedicatoria, affiancato da feritoie laterali. L'arco al centro presenta uno stemma che riproduce il simbolo della comunità massese (due bastoni incrociati sopra la mazza chiodata centrale) soprastante un ponte a tre arcate, simbolo invece della comunità di Borgo del Ponte.

Il cartiglio di marmo, che si trova al centro dell’arco, ricorda l’ospitalità

data dallo stesso Principe ai “Nobili Vecchi” di San Luca, provenienti da

Genova.

(42)

5. La Pubblica Fonte:

La vicinanza al fiume non creava problemi per l'approvvigionamento di acqua ma notizie sulla presenza di fonti pubbliche nel Borgo si hanno solo a partire dal 1500. Una prima fontana fu realizzata nel 1565 per volere di Alberico I Cybo Malaspina. La fontana abbelliva la piccola Piazza di S.

Martino e si trovava nello stesso luogo di quella attuale, ma era formata da una vasca circolare staccata dal muro e affiancata da due colonne di marmo, di cui una è ancora oggi visibile nell’angolo della casa Ponticelli, accanto alla fonte. In seguito allo stato di abbandono, questa fontana rimase senza acqua per molti anni, finché nel 1721 si provvide alla sua sostituzione con una fontana più grande, composta da diversi elementi:

una bella vasca in marmo, decorata da anelli a rilievo, su cui appoggia un gruppo scultoreo di gusto barocco in cui campeggia un mascherone da cui sgorga l’acqua. A lato destro del mascherone è inserito un cartiglio con lo stemma della città di Massa: due bastoni incrociati e la mazza d’armi al centro. Sul lato sinistro un altro cartiglio riproduce un ponte a tre arcate, lo stemma di Borgo del Ponte. Al di sopra del mascherone c'è un elaborato cartiglio marmoreo che sovrasta la fontana e con la sua epigrafe ne narra la storia.

6. Il Palazzo Andrei:

Di fronte alla fontana, già menzionata sopra, si erge il maestoso Palazzo di

Cristoforo Andrei, con bei marmi lavorati unitamente a terrazze e

terrazzini di ferro battuto, risalente al XVI secolo. Lo stabile fa parte delle

proprietà Dell'Andrea, che fondò la sua sede al Ponte, dopo essere stato

iscritto al Patriziato di Siena, e che oggi fa parte del beneficio

parrocchiale. Fu donato alla Chiesa dalla Signora Giovanna Andrei ormai

vedova, assieme ad un uliveto in località Pruneta presso Turano e ad un

vigneto in Forcola nella zona massese di Romagnano.

(43)

FIGURA 22CASA ANDREI,BORGO DEL PONTE,XVII SEC.

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