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Consiglio Superiore della Magistratura Seminario sul tema:

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Academic year: 2022

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Consiglio Superiore della Magistratura

Seminario sul tema:

“Il ruolo della Scuola per la cittadinanza attiva e democratica”

Giornata per l’educazione alla legalità democratica Consiglio Superiore della Magistratura

(Roma, Sala Conferenza del C.S.M.)

Mercoledì 25 novembre 2015

I lavori hanno inizio alle ore 12:29

Prima sessione

Conduce il giornalista Vito Foderà (MTV).

Vito FODERA’ (MTV) – Buongiorno a tutti. Tocca a me fare il test del microfono che è di fondamentale importanza quando servirà a far parlare tante persone e tutte, vi assicuro, che ascolterete per la prima volta. Questa sarà infatti la postazione dedicata ai protagonisti principali di questa giornata per l'educazione alla legalità democratica. Oltre a provare il microfono, mi prendo l'onere e l'onore di presentarmi: io sono Guido Foderà, sono un giornalista autore televisivo con il pallino dell'antimafia, appartengo a un'associazione che è l'Associazione da Sud che si occupa di antimafia sociale e di nuovi linguaggi creativi al servizio della legalità. Per questo mi è stato chiesto di partecipare a questa giornata, di far girare un po' la palla fra tutti quelli che si avvicenderanno. La prima cosa che faccio è prendere le misure con la sala. Vedo che è piena; ci sono due assenti che stiamo aspettando e che sono in dirittura di arrivo e sono il Ministro Giannini e il Vicepresidente Legnini. Comunque stanno per arrivare, quindi inizieremo e si accoderanno ai primi interventi.

Nel prendere le misure sulla sala, vede i ragazzi con cui abbiamo avuto un breve incontro ieri, vedo anche Giacomo Ebner in giacca e cravatta il che - mi riferiscono alcuni studenti che hanno avuto il piacere di incontrarlo - dà più o meno all'idea della solennità del momento perché alcuni ragazzi avevano aperto il toto T-shirt; stavano scommettendo sulla mise del magistrato che è anche il presidente della ANM. Quindi questa cosa credo sia una specie di ciliegina sulla torta per stabilire che

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questa è veramente una giornata importante che vi chiederei di aprire ufficialmente con un applauso.

(Applausi)

E' un applauso che io personalmente mi sento già di dedicare ai ragazzi perché nell'entrare qua dentro oggi ho avuto l'impressione - ed è quello che voglio condividere con voi - che siamo in un certo senso entrati dentro una cassetta degli attrezzi, la cassetta degli attrezzi per armarsi e per poter costruire qualcosa di buono, riparare qualcosa che non funziona tanto bene, ma capire anche come è fatta la macchina della democrazia, una macchina che ha bisogno appunto di manutenzione e di continui interventi. Questi interventi li dovrete fare voi perché in questa cassetta degli attrezzi gli attrezzi importanti sono esattamente quelli che avete attorno: guardatevi attorno, questi sono gli attrezzi, ci sono degli attrezzi importanti che abbiamo messo da questa parte perché siano più visibili, ma quelli fondamentali sono quelli che avete accanto ognuno di voi. Provate a prendere le misure. Se non vi piace l'idea della cassetta degli attrezzi, immaginatevi una pennetta USB con dentro tutte le applicazioni software che vi servono per lavorare, per studiare, per muovervi quotidianamente. Questa pennetta USB ha una capienza calcolata in posti a sedere oggi anziché in byte e in giga, quindi approfittatene, fate la scorta, segnatevi tutto, imparate da quelli seduti accanto a voi e non solo da quelli seduti davanti a voi; ma in realtà quello di imparare da quelli seduti davanti a voi è un invito che faccio sia chi sta di qua che a quelli che stanno di là, da questa parte, perché penso che l'elemento centrale di questa iniziativa sia la possibilità - e lo vedete dal programma, perché si avvicenderanno studenti e rappresentanti istituzionali - per la prima volta - e questo rende solenne e di fondamentale importanza questo momento - di far parlare dei pezzi importantissimi dello Stato con lo Stato attraverso gli studenti che rappresentano delle scuole, delle consulte, delle realtà che sono state coinvolte entro progetti di più ampio respiro su scala locale e nazionale. Credo che questa sia un'occasione imperdibile, unica.

Il Vicepresidente Legnini è in arrivo con tempismo perfetto. In realtà ha scelto esattamente il momento con cui noi volevamo inaugurare ufficialmente, con l'intervento di Luca Palamara, il benvenuto a tutti voi e l'apertura dei lavori.

Luca PALAMARA, Componente del Consiglio Superiore della Magistratura – Buongiorno a tutti e grazie da parte mia. In qualità di Presidente della Sesta Commissione ho il piacere oggi e l'onore di dare a tutti voi il benvenuto. È un momento importante al quale anche personalmente tengo molto perché nella mia precedente esperienza di presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati

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molto ho creduto a questa sinergia tra il mondo della scuola, il mondo dell'educazione e il mondo delle istituzioni.

Educazione alla legalità è il titolo del nostro incontro e soprattutto il ruolo della scuola e della cittadinanza attiva. Io penso soprattutto che nell'attuale momento storico che vive non solo il Paese ma l'intera comunità internazionale sia quanto mai importante e fondamentale puntare su questo tema, mettere al centro del progetto gli studenti, ma creare questo momento di collegamento tra il mondo della scuola e il mondo delle istituzioni. Per la prima volta - e l'intervento del Vicepresidente Legnini lo approfondirà molto meglio - in un'unica sala, in un unico contesto si trova da un lato tutto il mondo delle istituzioni e dall'altro il mondo della scuola. Spesso e volentieri l'insegnamento nelle scuole è stato il frutto di iniziative individuali, anche da parte dei magistrati, è stato il frutto di iniziative individuali da parte dell'Associazione Nazionale Magistrati, da parte della Direzione nazionale antimafia, da parte oggi dell'Autorità anticorruzione. Noi abbiamo voluto sperimentare invece un nuovo metodo, quello di creare un'unica cabina di regia per creare appunto un nuovo modo di approccio al mondo della scuola, non più basato sul rapporto personale di conoscenza ma basato piuttosto sulla volontà di investire in maniera istituzionale da questo punto di vista. Il fatto di essere qui oggi tutti presenti in quest'aula costituisce un momento importante ma direi la puntata zero, piuttosto, se posso rubare il mestiere a Vito Foderà, perché vuole essere il punto di partenza di iniziative importanti che potranno coinvolgere tutto il mondo della istituzione, ma soprattutto il mondo della scuola. Lo schema di questa giornata è di fare interventi spot, interventi veloci proprio per evitare di riproporre in quest'aula quei convegni che spesso rischiano di essere caratterizzati da interventi lunghi e alcune volte noiosi. Gli interventi che vogliamo invece immaginare oggi proprio attraverso uno schema di coinvolgimento delle istituzioni e del mondo della scuola è quello di uno schema molto agile e snello dove vi sia la possibilità per tutti coloro che oggi sono qui in rappresentanza della scuola - e nell'aula vi sono anche vari rappresentanti individuati dall'importante ruolo che ha svolto l'Associazione Nazionale Magistrati - di portare il loro punto di vista e favorire questo momento di sinergia. Quindi, in attesa dell'arrivo del Ministro Giannini, ho il piacere di dare inizio ai lavori e di ascoltare il punto di vista di tutti noi in vista di quelle che saranno le prossime ed importanti iniziative.

Vito FODERA’ (MTV) – Il primo punto di vista che a me interessa ascoltare e soprattutto condividere è quello del Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Giovanni Legnini.

A lui affiderei immediatamente questa introduzione per iniziare ad entrare davvero con la testa, con il cuore e con le parole nella grande sfida che oggi è vero che ha il suo punto di partenza ma che come

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ogni punto di partenza è già il punto di arrivo di un percorso e di una strada fatta da tanti singoli che via via si sono incrociati, incontrati, messi insieme e hanno strutturato un percorso che oggi ci porta fisicamente qua, ma ci proietta già al futuro. La parola al Vicepresidente Legnini.

On.le Giovanni LEGNINI, Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura – Grazie, buongiorno tutti e benvenuti nella sede del Consiglio Superiore della Magistratura. Come diceva lei e come diceva già il consigliere Luca Palamara, l'iniziativa di oggi costituisce una novità importante nella pur lunga e ricca storia della collaborazione tra il mondo della scuola e la magistratura che è stata alimentata nel corso degli anni da numerose ed efficaci iniziative su tutto il territorio nazionale. Dopo la sottoscrizione della Carta d’Intenti tra il MIUR, l'ANAC la ANM, la DNA il 5 febbraio del 2015 e la sottoscrizione della Carta d’Intenti tra il MIUR e il CSM il 23 maggio del 2015 a Palermo - lo ricorderete - alla presenza del Presidente della Repubblica in occasione del 23º anniversario dell'uccisione dei giudici Falcone e Borsellino, davanti agli studenti, al mondo della scuola, dopo questi atti, oggi prende il via la fase operativa di quegli intendimenti e di quel programma.

Qui ovviamente ringrazio il Ministro Giannini - lo farò fra poco quando arriverà - per avere fortemente voluto queste intese e ringrazio ciascuno dei rappresentanti dei sottoscrittori, il presidente Cantone che viene qui a casa sua, essendo, come è noto, un magistrato e quindi l'autogoverno è anche la sua casa - l'abbiamo temporaneamente prestato a compiti molto importanti nell'interesse della collettività - il procuratore nazionale antimafia Roberti che oggi è rappresentato dal dottor Antonio Patrono, il presidente dell'ANM Sabelli che oggi è qui rappresentato dal dottor Valerio Savio e poi soprattutto voi rappresentanti degli studenti, degli insegnanti, delle consulte presso gli uffici scolastici regionali, i presidenti e i procuratori generali delle corti d'appello o loro delegati, i referenti delle sezioni dell'Associazione nazionale magistrati che sono stati individuati tempestivamente all'ANM, i delegati delle sezioni della Direzione nazionale antimafia, i docenti universitari che sono i referenti che l'ANAC ha inteso individuare. Ringrazio inoltre anche i media, i giornalisti oggi presenti perché penso che sia di fondamentale importanza nella realizzazione dei nostri obiettivi l'alleanza con tutti i mezzi di informazione, compresi i più popolari social network che i ragazzi usano in modo diffuso. E ringrazio anche tutta la squadra del MIUR che in parte è presente e in parte sta per raggiungerci, capeggiato dalla dottoressa Giovanna Boda.

Una platea, come già diceva Luca Palamara, così densa di rappresentatività crea - non c'è dubbio - le condizioni migliori questa mattina e poi nella sessione pomeridiana per definire, anche sulla base delle indicazioni che ciascuno di voi vorrà fornire, le attività volte a realizzare un progetto più

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ambizioso di diffusione della cultura della legalità nelle scuole e tra i giovani italiani. Non serve ricordare a voi, a un così qualificato consesso l'alto valore delle iniziative che prendono il via oggi; già i protocolli ne definiscono i contenuti così come l'articolato documento di indirizzo che, per chi non l'avesse fatto, vi invito ad esaminare attentamente per lo sviluppo della cultura della legalità e della corresponsabilità che il Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione del MIUR ha inteso mettere a disposizione di tutti quanti noi.

Studi multidisciplinari hanno dimostrato una stretta correlazione tra il livello di istruzione e la riduzione della propensione alla criminalità; all'incremento degli anni di studio - ci dicono queste analisi - corrisponde la riduzione della tendenza a commettere crimini in età adulta. Negli individui più istruiti inoltre si manifesta una più alta tendenza a cooperare, a nutrire più interesse per il volontariato, per la promozione di forme associative culturali e religiose, per l'impegno civile e politico.

L'accumulazione di capitale sociale che la cultura determina costituisce quindi l'argine più efficace alla diffusione della criminalità. Dunque la funzione della scuola nel contrasto di lungo periodo alla criminalità, alla corruzione, al malaffare diffuso, alla violenza terroristica è non da oggi decisiva. La novità che intendiamo introdurre con il programma che prende avvio è costituita dalla volontà di rendere più strutturata e continuativa la partecipazione della magistratura italiana nelle sue varie espressioni ed articolazioni alle attività che il sistema scolastico nazionale intenderà promuovere.

Questo è il punto fondamentale di questa nostra iniziativa. La chiave di volta del progetto, che sarà alimentato proprio da questa inedita ed affascinante alleanza tra i magistrati e gli studenti, è appunto quella della partecipazione diretta e diffusa. Non si tratta soltanto di rinsaldare la consapevolezza del valore della legalità, ma di definire nuove e concrete iniziative per sviluppare estese forme di partecipazione e rafforzamento della cittadinanza attiva nel contrasto ai fenomeni mafiosi e alle multiformi criminalità in costante evoluzione.

Alle tradizionali forme di criminalità mafiosa e corruttive, purtroppo sempre attuali come sappiamo, si aggiungono nuove sfide poste dal manifestarsi di fenomeni di illegalità non meno insidiosi per le giovani generazioni e per l'intero consesso civile. Mi riferisco al potenziale criminogeno di illeciti commessi facendo ricorso alla rete, alle violazioni della riservatezza dei minori, al cyberbullismo, ai traffici indebiti dei dati elettronici, agli altri numerosi abusi posti in essere con mezzi telematici.

(Entra il Ministro dell'Istruzione Giannini)

Salutiamo il ministro Giannini che è giunto fra di noi. Abbiamo iniziato e ha introdotto il consigliere Palamara. Sappiamo siamo tutti sono giorni impegnativi e concitati. L'ho già ringraziata e

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ribadisco con la sua presenza il grande apprezzamento di tutti quanti noi per aver voluto tenacemente questa iniziativa a nome del ministro, del governo e con il sostegno appassionato della sua squadra, della dottoressa Giovanna Boda e di tutte le collaboratrici e collaboratori suoi e del dipartimento.

Dicevo che si tratta di condotte che si caratterizzano per una particolare capacità diffusiva e imitativa tra le nuove generazioni, come del resto risulta dai dati ricavabili dalle attività investigative della Polizia Postale, comportamenti caratterizzati da disvalore non sempre percepito dai giovani come tale e che comunque impongono di trovare efficaci metodi di prevenzione e contrasto.

In questi giorni di cordoglio e di allarme il nostro Paese, al pari degli altri Stati europei, sta dimostrando capacità di reazione contro i fondamentalismi e l'intolleranza che intendono stravolgere con la paura e con la violenza la nostra vita quotidiana. Alla sfida lanciata dal terrorismo non si può che rispondere collettivamente con il sistema di sicurezza e con la cultura. E il deciso segnale che ieri il Governo - ne parlerà il Ministro - ha inteso dare risponde all'esigenza di una pronta e ferma reazione.

Come ha ricordato di recente il Presidente Mattarella, quello che ha pienamente sostenuta e sostiene questa nostra iniziativa - lo ha già fatto a Palermo, lo ha fatto nelle successive interlocuzioni con il Ministro, con me personalmente e con gli altri attori di questo importante programma di attività - ebbene il Presidente Mattarella, ce lo ricordiamo, disse: quella contro il terrorismo fondamentalista che rappresenta oggi e probabilmente negli anni a venire la più grave minaccia alla pace nel mondo sarà una lotta impegnativa e complessa che va condotta in ogni luogo e senza quartiere, non solo con le necessarie azioni di forza e con il rafforzamento della sicurezza a cui ogni cittadino ha diritto, ma anche con le armi della cultura, del dialogo e del diritto, esattamente gli obiettivi che noi intendiamo perseguire e con un dispiego di intelligenza e di lungimiranza che devono essere almeno pari alla indispensabile intransigenza.

Ebbene per declinare queste importanti parole il Consiglio Superiore fornirà, signor Ministro, tutto il sostegno necessario agli uffici giudiziari e a ogni singolo magistrato al fine di assicurare una più ampia, diffusa e continuativa diffusione della cultura della legalità al fianco della scuola italiana e delle famiglie nel segno della partecipazione attiva dei giovani al contrasto ad ogni forma di illegalità e violenza. Non c'è salvezza nell'isolamento, scriveva Giaime Pintor nella lettera al fratello con la quale nel 1943 preannunciava la sua partenza a fianco dei partigiani. Disse Pintor: senza la guerra io sarei rimasto un intellettuale con interessi prevalentemente letterari. Sono trascorsi 70 anni e la guerra ha assunto la forma più subdola del terrore che può palesarsi all'improvviso in ogni luogo della nostra vita quotidiana. Ad esso occorre opporsi insieme con un richiamo forte alla cultura della legalità e alla cultura nella legalità. Dunque non l'aggiunta di una nuova disciplina ma una stabile alleanza tra chi è

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chiamato quotidianamente ad assicurare sicurezza, giustizia e legalità - e non dobbiamo smettere mai di ringraziare i magistrati italiani per questa loro importante attività - e chi invece è chiamato a costruire, muovendo dalla scuola, la società del domani, con meno ingiustizie, così da rilanciare il modello dello Stato democratico di diritto. Quindi grazie a tutti per aver consentito la realizzazione di questa giornata, grazie al Ministro, grazie ai vertici delle istituzioni che hanno inteso aderire a questo programma di straordinario valore e soprattutto grazie per la forza e la tenacia con la quale tutti noi insieme affronteremo gli impegni che ci attendono. Grazie ancora e buona giornata di lavoro.

Vito FODERA’ (MTV) – Grazie Vicepresidente, anche perché in una sorta di mappa tematica, se dovessi isolare delle tag, delle parole chiave di questa introduzione, io me le sono già segnate e sono: continuità e diffusione, perché questo costante riferimento che il Vicepresidente ha fatto alla diffusione mi meraviglia positivamente. Infatti siamo abituati a sentire - lo dico anche da giornalista - in TV che la parola diffusa è sempre associata all'illegalità, alla corruzione, alla criminalità; adesso finalmente vediamo che questo stesso aggettivo e questa stessa pratica, che è quella della diffusione, diventano caratteristica invece di chi queste pratiche le contrasta, quindi non un'azione singola verso qualcosa che è diffuso, ma un'azione diffusa per contrastarla. E l'unica chiave per poter pensare davvero che non sia una battaglia ma sia una guerra di un altro tipo sul piano culturale è proprio la continuità.

C'è una persona che incarna, secondo me, questo momento, è una persona che io vorrei invitare qui e si chiama Gabriele. Gabriele Gambino è uno studente della scuola secondaria di primo grado Angelica Balabanoff; forse voi non lo conoscete, però lui con questi magistrati a proposito di comunicare, a proposito del dialogo addirittura in una era di social media e comunicazione che cosa ha fatto? Ha scritto una lettera che iniziava con le parole: caro magistrato ti scrivo. Non so se è chiaro che di solito nell'era delle crasi, degli appunti, della chat qui c'è qualcuno che scrive una lettera ad un magistrato iniziando con le parole: caro magistrato ti scrivo. Cosa c'era scritto nella tua lettera?

Gabriele GAMBINO, (Istituto “Angelica Balabanoff” di Roma) – Nella mia lettera ho domandato se avesse mai avuto paura di qualche ritorsione da parte di qualche criminale per qualche sua decisione che magari poteva entrare in contrasto con i suoi interessi e se avesse mai avuto dei rimorsi per qualche sua scelta in tribunale.

Vito FODERA’ (MTV) – La cosa bella è che non gli ha chiesto a che ora si sveglia per andare

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a lavorare, gli ha chiesto qualcosa che a che vedere con la sua vita, con un aspetto personale, con quella che è la sfera delle emozioni che propriamente non sono delle toghe ma delle persone. Quindi gli interessava parlare con delle persone. Ma questa non è una cosa che ha fatto solo lui, perché il progetto

"Caro magistrato ti scrivo" in realtà l'avete fatto in tanti.

Gabriele GAMBINO, (Istituto “Angelica Balabanoff” di Roma) – Tante scuole medie praticamente dalle regioni di tutta Italia.

Vito FODERA’ (MTV) – Ma poi i magistrati li avete anche conosciuti perché sono persone, non sono soltanto magistrati; li avete visti?

Gabriele GAMBINO, (Istituto “Angelica Balabanoff” di Roma) – Sì, per la fine del progetto è venuto nella nostra scuola un magistrato dalla lunga esperienza in magistratura che ci ha parlato delle sue esperienze e della sua vita non solo professionale ma anche familiare durante la sua carriera.

Vito FODERA’ (MTV) – Era Luigi Ciampoli, un magistrato in pensione che però in qualche modo continua la sua attività; non si va in pensione da certi impegni, si può andare in pensione da certi incarichi forse, ma non da certi impegni. Ti è servita questa cosa?

Gabriele GAMBINO, (Istituto “Angelica Balabanoff” di Roma) – Sì, è servita molto sia a me che ai compagni perché fino a quel momento conoscevamo poco o nulla del magistrato e così abbiamo potuto capire che in realtà sono persone comuni che svolgono con dignità e con onestà il proprio lavoro.

Vito FODERA’ (MTV) – Se dopo quella lettera che ti ha portato a conoscere Luigi Ciampoli, volessimo immaginare che questa è un'altra lettera, una sorta di corrispondenza che va avanti. È iniziata con "caro magistrato ti scrivo" ed è andata avanti con l'incontro con Ciampoli. Facciamo finta che oggi ci sia un'altra lettera che stai scrivendo e qui non c'è nemmeno da pensare all'incontro, sono tutti qua, rappresentano tutti i magistrati del nostro paese. Se la dovessi chiudere, se dovessi salutare questi cari magistrati a cui hai scritto con che cosa chiuderesti?

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Gabriele GAMBINO, (Istituto “Angelica Balabanoff” di Roma) – Direi grazie a tutti per il lavoro che svolgete perché rendete lo Stato più sicuro e anche le persone che vivono nello Stato più sicure. Grazie.

Vito FODERA’ (MTV) – Caro vicepresidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, io non le scrivo ma le porgo semplicemente l'onere e l'onore di raccogliere questo grazie di Gabriele che è un grazie che vale tantissimo. Quando dicevo che rappresentava plasticamente il discorso dell'introduzione del Vicepresidente Legnini, mi riferivo al fatto che Gabriele ha 13 anni; ciò significa che più di ogni altro di quella continuità farà tesoro, se saremo in grado di qualche modo di garantirgliela, di costruirla insieme a lui. Gabriele è veramente il futuro. Guardando al futuro, l'Associazione Nazionale Magistrati a che cosa punta oggi con la scuola e il mondo dell'istruzione?

Valerio SAVIO, Vicepresidente dell’Associazione Nazionale Magistrati – Ringrazio Gabriele a nome di tutti i magistrati della fiducia che ci dà; spero che non la perda per strada. La prima cosa che mi viene da pensare è questa. Noi, sì, ci assumiamo una responsabilità sociale oltre che professionale, scegliendo di fare questo lavoro e dobbiamo quotidianamente cercare di esserne all'altezza. Ci assumiamo anche dei rischi; lui accennava a questo. Il rischio più grosso che corriamo però è quello appunto di separarci dalla società, di cominciare a diventare autoreferenziali, di crederci persone non comuni, come lui tutto sommato pensava che fossimo prima di incontrare uno di noi.

Questo è il rischio più grosso, il rischio di perdere umiltà intellettuale, capacità di leggere i linguaggi, le persone. I rischi personali li corriamo noi come tante altre categorie. Oggi in Italia è molto più facile morire in un cantiere che in un palazzo di giustizia e non credo che noi dobbiamo mai perdere di vista questo dato di fatto. E allora cosa ci riproponiamo di fare? Ci riproponiamo di proseguire in un lavoro che facciamo da tempo: questa iniziativa che oggi qui stiamo in qualche modo consacrando non nasce da zero, nasce appunto dall'impegno di anni di insegnanti e magistrati, di libere associazioni che hanno scelto la scuola - e sottolineo la scuola pubblica - come luogo di incontro di diffusione della legalità.

Non nasce da zero - lo ha detto bene prima il Vicepresidente Legnini - però questa iniziativa segna il passaggio dallo spontaneismo organizzativo ad una istituzionalizzazione in qualche modo di questo tipo di impegni, di questo tipo di attività.

Come tutte le istituzionalizzazioni poi ci sono dei rischi così come ci sono dei vantaggi. I vantaggi sono del tutto evidenti: si potrà passare a contenuti organizzati, un minimo pensati nei temi, negli obiettivi, si potrà soprattutto diffondere questo tipo di iniziative non lasciandole allo

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spontaneismo dell'iniziativa di qualche genitore o di qualche professore; si potranno organizzare questi impegni, queste attività che poi potranno avere le forme più diverse, se ci pensiamo bene, nel territorio con una certa logica. Uno dei difetti peggiori dello spontaneismo che c'è stato finora è stato il fatto che molto spesso queste iniziative si sono svolte nei licei storici delle città, nei licei dei centri storici delle città, nelle situazioni scolastiche forse dove ce ne era meno bisogno. Mi è venuto in mente preparando questo incontro un vecchio film recitato da Silvio Orlando "La scuola" dove diceva: la scuola funziona al meglio dove ce n'è meno bisogno. Forse organizzando meglio questi incontri potremmo portarli, non dico in periferia che è una brutta parola, ma nelle situazioni di frontiera, nelle situazioni dove più c'è bisogno di discutere di legalità, di cittadinanza attiva, di legalità come opportunità per una vita migliore per tutti, cioè le situazioni dove sono più forti contrasti che attanagliano la nostra vita nazionale.

Dicevo dei rischi dell'istituzionalizzazione: il rischio deriva dal fatto che non si dovrà perdere, secondo me, quel minimo di spontaneismo che c'è stato nello scegliere i temi, nell'organizzare gli incontri, nel legarli spesso alla vita dei ragazzi. C'è sempre il rischio, quando una cosa è organizzata dall'alto, che poi le cose calino in un modo che non consente di raggiungere appieno gli obiettivi che ci si prefigge. Io ho qui un dato di esperienza. Anch'io sono andato tante volte nelle scuole e conosco tanti colleghi che ci sono andati come me, così appunto, a seguito di iniziative non organizzate. La mia esperienza, la nostra esperienza - e credo di poter parlare a nome della gran parte di quelli che hanno partecipato ad attività di questo tipo - è che per arrivare a parlare di corruzione, di criminalità organizzata, per arrivare a parlare delle nostre istituzioni, cosa di cui pure c'è bisogno - ho letto che il 70% degli italiani non ha chiaro che il capo del governo e il presidente consiglio sono la stessa cosa - per arrivare a parlare di questi temi, ripeto, bisogna partire dalla vita concreta dei ragazzi, dalla legalità, dai problemi che sono vicini alla loro vita. Il Presidente Legnini citava per esempio le tematiche legate al Web, al phishing, alle frodi che ci sono su Internet, al diritto alla privacy, alla pedopornografia, ai temi di questo genere. Io aggiungerei le tematiche legate alla legislazione sullo studio. Ricordo un bellissimo incontro in un liceo sull'Erasmus e sul suo valore nella costruzione del cittadino europeo, la legislazione in materia di diritto del lavoro, di accesso al mercato del lavoro, gli stupefacenti, il diritto delle minorenni all'interruzione di gravidanza. Ecco, gli incontri meglio riusciti sono sempre stati quelli che si sono svolti su temi sentiti come vicini, non su temi sentiti come lontani, come appartenenti ad una sfera ancora troppo adulta e troppo lontana, ma come essere proprio l'insieme delle tematiche di contrasto alla corruzione e la criminalità organizzata.

Tematiche di questo genere vanno trattate quindi poi con apertura, non necessariamente con relazioni frontali, ma favorendo l'incontro, il dibattito, l'incontro tra figure professionali e sociali

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diverse. Parlare di legalità può essere anche un'occasione per fare orientamento professionale in determinati casi, soprattutto non partire mai dall'astratto per arrivare al caso concreto ma fare il contrario. Ricordo una volta che ero stato invitato ad un dibattito sul rapporto tra autorità e libertà personale e sonnecchiavano tutti in sala, certo innanzitutto per la mia relazione. Quando poi si è cominciato a parlare, sulla domanda di un ragazzo, del caso di un giovane morto a seguito di un pestaggio tra ospedale e tribunale, ecco che l'incontro che doveva finire all'una è finito alle tre e mezza, i ragazzi sono rimasti in sala a discutere saltando il pranzo perché avevano sentito quella tematica legata poi ad un caso specifico, ad una cosa che poteva succedere a molti di loro come una tematica loro.

Tanti sarebbero i profili da toccare, ma abbiamo tempi ristrettissimi e ci tengo solo dire un'altra cosa: i magistrati parteciperanno a queste iniziative con senso del dovere e con entusiasmo. Con senso del dovere perché noi abbiamo ben chiaro che la scuola - diceva, credo, Calamandrei - è un organo costituzionale, proprio perché costruisce il cittadino futuro; quindi noi sentiamo il dovere, la magistratura associata sente il dovere di partecipare a questo genere di iniziative e qui forse si porrà un problema istituzionale anche nuovo perché nel momento in cui non diventa una cosa legata allo spontaneismo ma una cosa organizzata, forse bisognerà insegnare anche ai magistrati a comunicare la legalità e forse bisognerà fare formazione anche su questo. Lo faranno con l'entusiasmo di sempre perché noi abbiamo bisogno di questo genere di attività, ne abbiamo bisogno perché, lo vorrei dire a Gabriele, il rischio di diventare persone diverse c'è quando noi ci chiudiamo nei palazzi. I magistrati hanno bisogno dei contatti con l'esterno, ne hanno sempre avuto bisogno; per noi andare in una scuola, incontrare professori, figure professionali diverse, incontrare i ragazzi è fare formazione per noi. Noi non abbiamo bisogno di consenso e i magistrati neanche lo devono cercare il consenso, noi abbiamo bisogno di credibilità, di fiducia da parte dei cittadini. Per i magistrati la fiducia è quasi uno strumento di lavoro, è quella che nei nostri convegni chiamiamo, nel nostro linguaggio, la legittimazione. Noi tanto più abbiamo legittimazione, tanto più abbiamo la fiducia dei cittadini, quanto più ci dimostriamo capaci sul lavoro di capire appunto situazione, linguaggi diversi, culture diverse. Quale luogo migliore della scuola pubblica per incontrare queste situazioni, questi linguaggi e queste persone espressione di cose diverse da quelle che proviamo nelle pandette e nei codici? Quindi, ripeto, ovviamente a nome dell'Associazione Magistrati con queste premesse posso garantire che, come abbiamo sempre fatto, il nostro impegno come organizzazione sarà massimo adesso anche grazie appunto all'impegno diretto delle nostre articolazioni territoriali e quindi della nostre giunte distrettuali.

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Vito FODERA’ (MTV) – Gabriele, non so se ti sei reso conto di che cosa ha innescato questa corrispondenza con il "Caro magistrato".

Ci sono alcune informazioni che vi do immediatamente. La prima è che non voglio farvi saltare il pranzo, quindi faremo in modo, diversamente da quello che è successo in quella scuola, di essere subito tutti concisi e concreti fin dall'inizio. La seconda è dare una buona notizia all'Associazione Nazionale Magistrati e cioè che a presidio dei rischi che il Vicepresidente sollevava c'è una bella rete, ben organizzata che sono le consulte provinciali degli studenti; saranno loro a presidiare sulla vostra formazione costante, sulla vostra necessità di portare avanti concretamente questi incontri.

Io intanto chiedo ad Arianna Antezza di venire qui. Al di là del verde speranza, quello che non potete vedere è la sveglia di ieri mattina alle cinque per arrivare fin qui, il lavoro di convocazione con tutti i suoi omologhi da tutt'Italia, Bolzano, Lombardia, Puglia, Sicilia, vengono da tutte le parti. Io li ho incontri ieri ed è stato molto divertente ed interessante. Mi avete anche fatto venire un po' di invidia e di rimpianti, ma non importa. Però dico che in realtà voi siete esattamente quello di cui l'Associazione Nazionale Magistrati e non solo ha bisogno per portare avanti questo dialogo costante, questo impegno e questa costruzione.

Arianna ANTEZZA (Basilicata) – Sicuramente perché le consulte potranno essere i mediatori di questa corrispondenza tra questa istituzione e tutti gli studenti, appunto perché abbiamo la possibilità di diffondere in maniera capillare l'informazione e tutti i valori, le idee e le competenze che i magistrati hanno.

Vito FODERA’ (MTV) – C'è da dire che la cosa fondamentale di questo piano è che poi voi quando tornerete nelle vostre consulte e con i rappresentanti di ogni scuola dovrete fare in modo che tutto questo arrivi fino a loro, siete una sorta di cinghia di trasmissione. C'è un po' il timore per l'istituzionalizzazione di cui si diceva prima che può diventare il rischio che ci siano troppi tavoli, troppe sedi e ci sia quasi un aspetto di ridondanza. Di che cosa c'è bisogno?

Arianna ANTEZZA (Basilicata) – L'idea della giustizia a tutti piace molto. Parlando con tutti l'idea piace a noi e noi abbiamo la possibilità di portare la legalità nelle nostre aule perché la consulta è proprio questo. L'idea piace a noi studenti per primi e vogliamo che arrivi a tutti e questa cosa dei tavoli penso che possa essere organizzata molto bene.

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Vito FODERA’ (MTV) – Questo è uno scontro, anzi un incontro tra titani perché così come voi rappresentanti dei magistrati, loro rappresentano degli studenti e non pochi, ne rappresentano circa 9 milioni, sono 10.600 scuole. Voi avete potuto toccare con mano l'interesse, la pertinenza di questi discorsi di legalità, il valore di queste indagini fatte prima a livello scolastico, poi a livello provinciale, e via via regionale fin a portarvi qui.

Arianna ANTEZZA (Basilicata) – Posso assicurarvi che c'è molto da fare in questo campo, ma l'idea è che il nostro ruolo credo che sia fondamentale ed è una cosa importantissima perché c'è bisogno che proprio noi studenti assorbiamo tutto ciò, prendiamo questi valori per il domani. Quello che voglio dire è che noi abbiamo bisogno di tutto ciò, abbiamo bisogno della legalità più di ogni altra cosa e soltanto attraverso la scuola, soltanto attraverso la nostra istituzione possiamo diffondere queste idee.

Vito FODERA’ (MTV) – Grazie Arianna. Io penso che non ci siano dubbi, non c'è virgolettato migliore di una richiesta specifica di chi dice: abbiamo bisogno della legalità. Fateci conto, appuntatevelo dunque voi vogliate che sia in un'agenda di governo, in un appartamento o in una scuola, questa cosa ormai diventa imprescindibile. Giro un po' questa richiesta altisonante ad Antonio Patrono che qui rappresenta la Direzione nazionale antimafia perché Arianna viene da Matera, i ragazzi che sono con lei vengono da tutta Italia e questa necessità che sente forte Arianna a nome di tutti è la necessità che sente tutto il Paese, questo bisogno di legalità che è traducibile direttamente in una necessità di una antimafia di fatto, un'antimafia sociale che coinvolga quelle scuole che non sono solo delle istituzioni ma sono anche delle sedi fisiche, degli spazi fisici dove questi ragazzi vivono, agiscono, imparano e comunicano.

Antonio PATRONO, Rappresentante della Direzione Nazionale Antimafia – Sì, certamente; infatti io fin da quando sono stato coinvolto in queste iniziative mi sono chiesto in che modo i magistrati possono nella maniera più proficua dare un contributo a questa educazione alla legalità dei giovani, perché certamente noi svolgiamo un compito diverso da quello direttamente destinato alla educazione dei giovani e quindi anche all'educazione alla legalità. Noi non ci siamo mai sottratti evidentemente anche a quelle partecipazioni più semplici, quindi conferenze, incontri con i ragazzi, nelle scuole, in ogni tipo di sede in cui può essere interessante per loro soddisfare la curiosità di conoscerci e di parlarci. Però devo essere sincero, io credo che, al di là di questo, che è un compito che abbiamo sempre svolto nei ritagli di tempo, sia individualmente, sia con i nostri rappresentanti

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nazionali e locali, il nostro compito principale dei magistrati a qualunque livello impegnati e in qualsiasi materia impegnati proprio in tema di educazione alla legalità sia quello dell'esempio. Credo che per questo noi siamo visti, così come ha detto che ci vede questa ragazza, in termini positivi;

esempio positivo, esempio di coloro che contribuiscono a rispettare e a far rispettare la legalità. Ed è questa anche la ragione per cui, proprio perché il nostro compito in termini di educazione è quello di essere un esempio e una testimonianza, è con eccezionale rabbia che vedo quando qualcuno di noi - e lo dico chiaramente, visto che siamo in una sede in cui è giusto essere del tutto onesti - talvolta tradisce anche quest'obbligo che ha di essere un esempio positivo. Questo qualche volta capita ed è veramente il momento in cui con maggiore amarezza quelli di noi che sono invece consapevoli di questo compito fondamentale proprio nei confronti dei giovani si sentono particolarmente colpiti. Ma questa amarezza negativa per qualche aspetto, fortunatamente marginale ma che pure esiste, non può farci trascurare il fatto che noi siamo comunque come magistrati un esempio positivo per questi giovani e io penso per tutti e sempre più dobbiamo cercare di esserlo.

Voglio anche in questa sede dire che grazie alle attività non solo di magistrati ma anche di tutti gli altri esempi positivi che sono gli operatori a qualsiasi livello, a partire dai nostri principali collaboratori, le forze di polizia giudiziaria, le forze degli assistenti sociali e tutti coloro che sono impegnati al nostro fianco nell'attività giudiziaria tutti giorni di contrasto al crimine, si può aggiungere un'altra considerazione, sfatando un tabù. Io lavoro alla procura nazionale antimafia e nell'antiterrorismo, quindi sono specificamente interessato a questo tipo di settore; noi tutti che ci occupiamo di mafia e di criminalità organizzata abbiamo un autentico terrore - lo dico chiaramente anche se una parola di questo genere mi riesce difficile pronunciarla - e cioè la paura di dire che qualcosa di positivo è successo, qualcosa di positivo è stato fatto, qualcosa di meglio oggi c'è rispetto al passato quando ancora non c'era stato tutto l'impegno che invece è stato profuso negli ultimi anni.

Nessuno di noi ha il coraggio di dire apertamente: guardate che qualcosa di meglio rispetto, prendiamo alla larga, a vent'anni fa, c'è anche nel contrasto alla mafia perché c'è sempre la paura che dicendo così si favorisca un abbassamento della guardia e quindi si dica: non siamo più nello stato di emergenza e allora riduciamo mezzi, uomini e così via, non capendo però che se ogni tanto non si lancia anche qualche messaggio positivo, di speranza, da un lato si demoralizzano tutti coloro che si impegnano tutti i giorni al massimo delle loro possibilità nel loro lavoro e dall'altro non si incute fiducia a chi ci deve aiutare. E allora dobbiamo dirlo chiaramente e sinceramente perché è così. Se noi pensiamo a quello che era lo stato del contrasto alla criminalità organizzata vent’anni fa, oggi qualcosa di meglio c'è, qualcosa di positivo è stato fatto e ciò ci deve dare fiducia e ci deve spingere a continuare su questa

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strada per non demoralizzare questi ragazzi e per insegnargli, per dimostrargli, per testimoniare che se si lavora e si lavora bene e seriamente, poi i risultati ci sono.

Concludo perché non voglio essere lungo, però voglio dire un'ultima cosa. Qui si parla di educazione dei giovani alla legalità. Quando si è parlato di questo, io ho sempre detto che bisogna affrontare le emergenze, l'emergenza mafia, poi l'emergenza corruzione, l'emergenza malcostume politico e così via. Noi cominciamo a pensare anche al futuro, ad un qualcosa di veramente molto, molto serio. Oggi c'è una nuova emergenza, o meglio non è nuova, però è un'emergenza acuta, ed è l'emergenza terrorismo che nel nostro Paese c'è sempre stata. In passato ci sono state diverse situazioni interne, ma oggi, come in tutto il resto del mondo occidentale purtroppo, questa emergenza riguarda specialmente i nuovi aspetti legati a queste forme di terrorismo derivante da intolleranza religiosa. Noi parliamo qui di educazione alla legalità, abbiamo i rappresentanti del MIUR. Le scuole italiane sono piene di giovani immigrati con le loro famiglie che oggi fianco a fianco con i nostri figli, con i nostri ragazzi vengono educati dalle scuole. E fra le tante educazioni che vanno fatte, anche a costoro, c'è l'educazione alla legalità. E' un compito forse nuovo, forse anche difficile da affrontare, ma io penso che sia necessario farlo, perché non si può perseguire e soprattutto conseguire ogni obiettivo possibile e immaginabile. Purtroppo bisogna anche concentrarsi su certe cose, scegliendo quelle più importanti.

Secondo me oggi la sfida del futuro in termini di educazione alla legalità dei giovani è questa: noi dobbiamo imparare a parlare con questi ragazzi che vivono nelle nostre scuole in un modo che forse non conosciamo perché ci approcciamo adesso a questo problema; bisogna imparare a parlare loro di educazione alla legalità con fermezza, ma anche con rispetto e senza pretese. Credo che questo sia il nostro compito, che quello di cui oggi stiamo parlando sia veramente la sfida per il futuro.

Vito FODERA’ (MTV) – È una sfida che tra l'altro ne tira dietro veramente tantissime. Io ricordo che quando nacquero le consulte provinciali ero alle scuole superiori e ho potuto condividere le prime battute di esperienza di queste consulte. Se penso a quanta strada è stata fatta e quanto io abbia dovuto cercare fuori dalla scuola quel percorso di interazione con la società, di costruzione di cittadinanza attiva, di legalità, di giustizia sociale e oggi lo possono fare le scuole, lo fanno le consulte e lo stanno facendo, mi sembra che davvero non bisogna mai adagiarsi sulle buone notizie, ma bisogna darle le notizie buone. Dei risultati ottenuti sicuramente dobbiamo prendere atto e le sfide che ci proponiamo per il futuro, anche quelle dobbiamo dichiararle con chiarezza.

Io adesso, a proposito di questo viaggio che stiamo facendo, non solo nel futuro ma anche nel presente, un po' in giro per l'Italia, chiamo qui circa mille studenti appartenenti a 15 scuole di

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Lombardia, Lazio e Campania. Riesco a farli arrivare tutti qui contemporaneamente con un gioco di prestigio che significa chiedere a Sara Cicerone di venire qui. Sara è al quinto anno del liceo scientifico al Federico Enriquez di Ostia. Parla non a caso tra il dottor Patrono e Cantone, il presidente dell'ANAC, perché Ostia porta con sé la nuova frontiera della rappresentazione e della sfida e del contrasto alle mafie. Ma nell'esperienza specifica di Sara e di questi altri mille studenti e insegnanti coinvolti in questo percorso è stato fatto qualcosa; questi ragazzi stanno cominciando a produrre che cosa?

Sara CICERONE (Istituto “Enriquez” di Ostia) – Abbiamo prodotto dei questionari. Il progetto si chiama "piccolo account della corruzione" perché noi studenti abbiamo studiato per prima cosa fascicoli e dossier per capire cosa sia la corruzione realmente e abbiamo preparato dei questionari che abbiamo somministrato alla popolazione, ai nostri concittadini, persone che vediamo tutti i giorni anonimamente e poi abbiamo analizzato le risposte, le abbiamo comparate, abbiamo fatto uno studio su quelli che sono stati i dati che abbiamo raccolto esponendoli poi alle autorità locali ed anche nazionali.

Vito FODERA’ (MTV) – Quindi si tratta di una sorta di centro studi diffuso che agisce attraverso le scuole per raccogliere dati ed informazioni. Io ho una curiosità però: abituato a consegnare il compito in classe all'insegnante, dando un questionario che parla di corruzione a un cittadino che differenza c'è per te che lo fai e anche per il cittadino che magari non è propriamente abituato a queste domande?

Sara CICERONE (Istituto “Enriquez” di Ostia) – Una differenza enorme, è stata un'esperienza forte perché pensare di andare nel bar dove il giorno prima hai preso il caffè, presentarsi lì, chiedere di compilare un questionario per aiutarci e vedersi strappare anche i questionari sotto gli occhi, essere mandati via, cacciati dai negozi, dagli esercizi pubblici, essere oggetto di domande; ci hanno chiesto se fossimo della polizia allarmati, spaventati. Poi a Ostia dove abbiamo stabilimenti balneari abbiamo portato anche negli stabilimenti dove sappiamo, già sapevamo, perché ci sono stati articoli di giornale, abbiamo letto…

Vito FODERA’ (MTV) – Eravate preparati.

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Sara CICERONE (Istituto “Enriquez” di Ostia) – Abbiamo poi la giornalista Federica Angeli a Ostia che sa benissimo cosa succede negli stabilimenti balneari. Ci siamo presentati lì sapendo già quale sarebbe stata la risposta, ma importante è vedere sul campo.

Vito FODERA’ (MTV) – Vi siete presentate lo stesso. Senti, Sara, qual è la cosa più strana nel chiedere a una persona se la corruzione esiste e c'è un problema? Immagino che nessuno oggi negherebbe sinceramente la risposta.

Sara CICERONE (Istituto “Enriquez” di Ostia) – Nessuno ha negato, il problema è che non negandola nessuno ha detto che c'era nel proprio settore. La corruzione esiste, ma dove? Non si sa, non nel mio, non l'ho vista direttamente. Qualcuno diceva: bisognerebbe fare qualcosa, bisognerebbe, ma chi? La risposta deve essere: io, noi. È per questo che siamo qui oggi, è per questo che è importante questo incontro. Questo lavoro è stato estremamente coerente con quello che stiamo facendo qui oggi perché partendo dagli studenti si è diffuso sul territorio ed è un documento reale, concreto, di quello che succede tutti i giorni e lo stiamo offrendo ai magistrati. È oggetto di studio, oggetto di collaborazione.

Vito FODERA’ (MTV) – Grazie, Sara. Io vi vorrei dare anche un'altra buona notizia: Sara andrà all'università ma per fortuna il progetto non finisce con lei. Quell'auspicabile percorso che parte dalla base e dalle cose concrete va avanti. Se Gabriele lo sta iniziando adesso a 13 anni, non lo sta concludendo Sara con il suo ultimo anno di scuola di studi superiori perché il piccolo atlante della corruzione è un progetto destinato ad andare avanti. Questa cosa è fondamentale perché esattamente come ogni atlante deve seguire i confini che cambiano, deve seguire la realtà che si modifica e in questo caso deve anche arginare questi ultimi, a cambiarli. Questa sarà l'immagine, questo piccolo atlante della corruzione, ad occupare un piccolo spazio nel grande tavolo Raffaele Cantone. Che cosa ne pensa? Pensava di essere solo ad occuparsi di anticorruzione? Invece abbiamo scoperto che almeno mille li rappresenta Sara in questo momento.

Sara CICERONE (Istituto “Enriquez” di Ostia) – Forse anche di più.

Raffaele CANTONE, Presidente dell’A.N.A.C. – Devo dire che non ho mai pensato di essere solo, anzi penso che in Italia ce ne siano davvero tanti che si occupano di anticorruzione. Valerio Savio

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mi diceva che questa ragazza è brava, può essere uno dei suoi prossimi successori e mi sembra un ottimo esempio. Io l'atlante della corruzione l'ho conosciuto perché è capitata una cosa che dico perché ovviamente ci sono anche affezionato. Il giorno in cui fui nominato, il 28 aprile di due anni fa, venne presentata l'edizione precedente. Io potetti partecipare velocemente, ma mi feci dare la copia. Devo dire che è un lavoro molto interessante, vorrei dire perfino paradossalmente più interessante di molti lavori che hanno grande capacità nella stampa perché grandissime classifiche, tutta una serie di dati che vengono sciorinati e che vengono fatti passare come verità assolute, la famosa cifra di 60 miliardi, sono fondati sul nulla. Questi invece sono questionari molto seri, fatti soprattutto in contesti nei quali c'erano state le indagini e le risposte erano ugualmente molto interessanti soprattutto perché erano le risposte che abbiamo sentito oggi da Sara. La corruzione c'è, però quando chiedi a qualcuno: ma tu hai mai pagato una mazzetta? La risposta è quasi sempre no, che ovviamente sappiamo che è una risposta inquietante soprattutto in certi settori in cui sappiamo che c'è anche una interrelazione forte tra criminalità organizzata e corruzione. Quindi quel tipo di ricerca è un tipo di ricerca fondamentale per capire il contesto ed è anche una ricerca scientificamente attrezzata, ma credo che l'idea che nasce ovviamente da una serie di scuole, da associazioni e anche dalla ANM sia fondamentale perché ha visto in anticipo la questione, cioè ha visto quanto alla corruzione dovesse diventare un must interessante da studiare persino prima che se ne occupasse il legislatore in termini così stringenti. Anche in questo caso la scuola ha fatto da apripista provando a far capire ai ragazzi quanto la corruzione sia un problema soprattutto per le future generazioni, quanto la corruzione sia un sistema che blocca il paese, quanto la corruzione sia la perdita di chance soprattutto per loro ragazzi.

In questo senso voglio dire, senza ripetere le cose che hanno detto Valerio Savio e Antonio Patrono, che l'entusiasmo di poter partecipare a questa iniziativa per quanto mi riguarda nasce anche dall'esperienza di averlo fatto come magistrato. Credo di aver cominciato ad andare nelle scuole da uditore e di esserci andato sistematicamente ogni anno, in certi periodi anche in modo molto intenso.

Quindi ho capito quanto sia fondamentale soprattutto che i ragazzi vedano che le istituzioni ci sono, che non sono semplicemente un dato così, presente; poi la magistratura in certi contesti è effettivamente il punto di riferimento, ma in qualche caso viene vista anche come un punto di riferimento lontano. Andare a parlare con loro diventa un fatto assolutamente fondamentale, soprattutto quando si riesce ad andare nelle scuole di frontiera; anche questo lo ha detto benissimo Valerio Savio.

Uno dei grandi sforzi da fare è riuscire ad andare nelle scuole di frontiera. Io le esperienze più belle le ho fatte soprattutto in quelle scuole dove c'è molta gente che ha tanti problemi, ma c'è anche tanta gente che crede davvero che quei problemi possano essere superati e si attende da noi delle risposte che sono

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risposte difficili da dare. Quindi in questa nuova veste abbiamo aderito in modo entusiastico proprio perché crediamo che si possa andare a parlare di corruzione anche ai ragazzi del liceo, si possa provare a spiegare quali sono i problemi della corruzione e soprattutto quali sono i danni, provando forse a capovolgere un luogo comune, che forse dobbiamo provare ad utilizzare meno la parola legalità.

Prendo a mutuo una cosa che dice ogni giorno Don Luigi Ciotti e cioè che la parola legalità è una parola abusata, è una parola forse perfino violentata, è la parola utilizzata spesso da gente che non ha nessun titolo a farlo. Diceva bene il collega prima quando diceva che molto spesso più che la parola deve essere l'esempio. Dobbiamo sforzarci di far capire ai ragazzi, dicendolo anche a noi, che la parola da utilizzare è responsabilità. Proprio quei questionari ne sono la prova perché facciamo sempre grandissime affermazioni, quando poi chiediamo a qualcuno: ma tu hai mai pagato la corruzione, perfino anonimamente, perfino ai ragazzi, quindi non alla polizia o all'associazione di categoria, nessuno ha il coraggio di parlare. È evidente che c'è un problema di cultura nel paese, problema che è proprio il difetto di responsabilità. Io credo che bisogna provare a partire dalla scuola per far capire quanto sia importante il ruolo che ciascuno di noi può svolgere in questa battaglia e che sia per la mafia, per il terrorismo - ha ragione anche in questo Antonio Patrono - sia per la corruzione è fondamentale partire da qui.

Vito FODERA’ (MTV) – Visto che dalle scuole siamo già partiti, adesso ci serve un passaggio in una di quelle frontiere anche nella didattica che è l'Istituto Rossellini. Michael, se ti avvicini iniziamo ad esplorare un po' questa frontiera; è la frontiera della didattica perché con un nome così impegnativo questo istituto che insegna a fare, che cosa vi fa fare?

Michael DONATONE (Istituto “Rossellini” di Roma) - Innanzitutto sono contento di vedere qui in questa sede magistrati, esponenti di governo e studenti nella stessa sala. Il nostro istituto da cinquant'anni forma tecnici di ripresa, suono, montaggio e si occupa della comunicazione multimediale all'interno di tutti gli ambiti.

Vito FODERA’ (MTV) – Solo per ribadire: quella necessità di imparare a comunicare, se volete gli studenti sono pronti anche mettervela a disposizione. Avete già una sorta di grande ufficio comunicazione perciò tenete d'occhio Sara, ma tenete d'occhio anche Michael. Gli occhi addosso glieli ho già messi io e adesso capirete perché. Che tipo di percorsi, in che modo la tecnica del suono,

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dell'audio, montaggio e linguaggi si intreccia con il tema dell'educazione alla cittadinanza attiva, all'antimafia e all'anticorruzione? Ho già eliminato la parola legalità dal mio vocabolario.

Michael DONATONE (Istituto “Rossellini” di Roma) - Il punto principale per fare tutto questo è la comunicazione e la diffusione, com'è stato detto precedentemente in questa conferenza. Noi impariamo ad esprimere attraverso una comunicazione multimediale concetti come quelli espressi oggi qui.

Vito FODERA’ (MTV) – Dove siete andati?

Michael DONATONE (Istituto “Rossellini” di Roma) - Per due anni consecutivi siamo stati a Palermo, il 23 maggio, per la giornata commemorativa di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e abbiamo realizzato due video reportage e quest'oggi vi faremo vedere un'anteprima di due minuti e mezzo di uno di questi due video reportage.

Vito FODERA’ (MTV) – In realtà avrei voluto farli vedere tutti e due però alla fine cedo non all'orologio ma alla voglia di farvi venire la voglia e intanto proviamo a vedere se l'effetto trailer funziona. Quindi vi facciamo vedere un piccolo estratto dei due lavori.

Levami una curiosità: quando si fanno i trailer e i reportage, la grande arte è tagliare, sottrarre e provare a condensare tutto. C'è qualcosa che non vedremo e che in realtà è una buona ragione per cercare la versione integrale?

Michael DONATONE (Istituto “Rossellini” di Roma) - Sì, c'è un'intervista ad un bambino che mentre riprendevano mi ha colpito moltissimo perché mi ha commosso.

Vito FODERA’ (MTV) – A Palermo?

Michael DONATONE (Istituto “Rossellini” di Roma) - Sì, a Palermo. Questo bambino dentro il teatro, dopo aver finito le prove, perché doveva esibirsi come violinista - era piccolissimo, avrà avuto otto anni - mi ha detto che lui quando suona il violino è come se parlasse con Giovanni Falcone e con Paolo Borsellino, è come se gli dicesse delle frasi. A otto anni mi ha detto queste cose e mi ha commosso, io quasi tremavo.

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Vito FODERA’ (MTV) – Non si può tremare perché il tremito dell’anima diventa un’inquadratura che si muove. A Palermo? Siamo pronti. Questo bambino non lo vedrete.

(Segue proiezione del trailer)

Michael DONATONE (Istituto “Rossellini” di Roma) - Parteciperemo ad alcune delle scuole che hanno presentato i progetti qui oggi, li documenteremo, andremo nelle loro regioni che poi sono molto disparate da nord a sud dell'Italia; li documenteremo per portare testimonianza in video del loro lavoro.

Vito FODERA’ (MTV) – Quindi non temete, avremo il rendiconto visivo ed emozionante sicuramente di quello che tutto in questa giornata sta nascendo e sta muovendo i primi passi. È stato un viaggio per me emozionante, lo sarà anche così il tuo e quello dei tuoi compagni, quello di andare ad esplorare queste frontiere, queste scuole di frontiera e queste nuove frontiere che ci stiamo proponendo di raggiungere. Tutto questo richiede una coscienza, una informazione, una condivisione e una responsabilità che stanno in capo soprattutto, in questo caso, al Ministro dell'Istruzione Giannini a cui chiederei di trarre le conclusioni di questa giornata. Io davvero vedo una molteplicità non solo di stimoli e di stile, ma anche di buone notizie che abbiamo raccolto e che in qualche modo dovremo trovare la possibilità di condividere e portare a regime. A lei, Ministro.

Stefania GIANNINI, Ministro dell’Istruzione – Grazie ed accetto la sfida con il mantenimento dell'obbligo della sintesi, non solo perché l'ora si è fatta tarda, ma anche perché comunque la sintesi riuscirà a non sacrificare, spero, il pensiero e il sentimento che credo di condividere con voi in questa straordinaria giornata. Diamo alle parole il peso che hanno: straordinaria giornata, fuori dal comune. È la prima volta che nel nostro Paese nella storia della scuola si mette insieme questa compartecipazione di istituzioni, di ragazzi, di professori, di personalità e di persone che nella nostra società hanno un ruolo fondamentale che è quello di diffondere una cultura della cittadinanza responsabile - sono proprio d'accordo, mi sono segnata questa parola che ha appena pronunciato il presidente Cantone - e consapevole e quindi di conseguenza, lasciatemi dire, orientata a portare i valori dell'etica individuale che poi in una società diventano etica sociale e della legalità, la sicurezza della vita di ciascuno di noi, il rispetto delle condizioni di vita di ciascuno di noi. Questo pensiero è un pensiero di gratitudine prima di tutto, lasciatemelo dire, nei confronti delle istituzioni che

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sono qui rappresentate. Abbiamo già avuto due momenti ufficiali. Abbiamo avuto il 5 febbraio di quest'anno 2015, pochi mesi fa, in cui abbiamo siglato una Carta di Intenti con l'Associazione Nazionale Magistrati, con l'Autorità anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone, con la Direzione nazionale antimafia - e ringrazio il presidente, ringrazio tutti coloro che ne fanno parte - perché effettivamente in questa Carta di Intenti si trova anche una strada da percorrere che ci porta già ad un primo appuntamento che è quello di oggi. Il 23 maggio abbiamo fatto una cosa analoga, speculare, con il Consiglio Superiore della Magistratura proprio nel centro di Palermo, nell'aula bunker, dove alcuni dei ragazzi che hanno parlato oggi erano presenti, avevano già manifestato il frutto del loro lavoro. E' un lavoro che parte da lontano, dobbiamo dirlo. Noi oggi facciamo sintesi appunto, ma non è una novità. È un mondo della scuola che ha cominciato ad aprire le sue porte e a riproporsi nella società italiana, ma poi aggiungerò anche europea, come quel luogo che la comunità educante deve rappresentare, cioè il luogo del progetto che è costruire una società migliore. Sostanzialmente tutto quello che noi facciamo, ciascuno nei propri ruoli, ha questo obiettivo direi congiunto.

Quindi è un pensiero di gratitudine ma anche di grande soddisfazione. La soddisfazione lasciatemela riverberare su tutti coloro che sia in magistratura sia nelle istituzioni che ho citato ma soprattutto nelle scuole hanno svolto un grande lavoro. E' ciò che ha testimoniato Gabriele con la sua lettera al magistrato e con i sentimenti che ha espresso molto semplici ed autentici ma che hanno centrato dal mio punto di vista due elementi importanti: paura e rimorso, che si rivolgono a persone e colgono la dimensione umana che può stare qualche volta, forse molto spesso dietro decisioni importanti da cui dipendono le vite di altre persone e le condizioni di mantenimento della nostra legalità e della nostra sicurezza nazionale.

Da un altro punto di vista non dimentichiamo quello che ci ha raccontato Arianna e il lavoro delle consulte. Badate che le consulte sono una rete diffusa di ragazzi che partecipano attivamente ogni giorno, si collegano, dal Sud, al Nord al Centro del paese rendendo concreti tutti questi principi e facendoli diventare i progetti che sono già stati presentati e di cui il lavoro di Sara sulla corruzione è una testimonianza preziosa che io non so valutare ma di cui è già stata considerata autorevolmente prima di me la qualità tecnica; comunque io so valutare l'impegno e so valutare anche il metodo assolutamente innovativo e le cose che ci ha raccontato mi pare che ci mettano di fronte anche al coraggio e alla partecipazione diretta che voi avete dato e che continuerete a dare a questa attività.

Inoltre c'è anche un lavoro importante che è quello finalizzato a comunicare bene, a comunicare al Paese tutto questo ed è quello che ci è detto Michael. Sono convinta che questo non sia un lavoro

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occasionale legato al 23 di maggio e al suo valore simbolico, che naturalmente riporteremo all'attenzione di tutti, ma è un lavoro che continua nella quotidianità delle nostre prassi.

Questo pensiero grato e soddisfatto però si unisce - lasciatemelo dire - ad un sentimento che è un po' più personale e che deriva anche dalle esperienze che ho fatto e che sto facendo in questi giorni nel ruolo di grande responsabilità che mi trovo anche io ad esercitare nel paese in un contesto europeo che sembra dominato o comunque inficiato da un sentimento di paura e di inquietudine. L'abbiamo provato a Bruxelles lunedì quando i due Consigli che sono rimasti in piedi per concessione delle autorità belghe, quello dell'eurogruppo a cui ha partecipato il Ministro Padoan, e quello dei ministri dell'istruzione a cui ho partecipato io, ci hanno dimostrato una città spettrale, in un apparente stato di guerra, dobbiamo dirlo; questa era la sensazione. Arrivando dall'aeroporto Schuman normalmente ci vuole mezz'ora nella migliore delle ipotesi; invece siamo arrivati in 12 minuti perché non c'era traffico, non c'era assolutamente nulla che ostacolasse questo percorso. In quell'occasione però, nel Consiglio dei ministri dell'istruzione, alla presenza della collega francese Najadt, che ovviamente ha parlato per prima e a cui ovviamente abbiamo manifestato tutti i sentimenti di partecipazione e di solidarietà, si è capito - e vorrei condividere con voi questo sentimento oltre che questo possibile progetto comune - che quell'esercito europeo della speranza, permettetemi di definirlo così, che è fatto da milioni di giovani - sono nove i nostri, ma provate a moltiplicarlo per 28 con numeri differenti e con differenti dimensioni dei paesi - è un esercito europeo della speranza che ha in mano, insieme agli insegnanti e insieme anche a chi ha responsabilità politiche di questi dicasteri, lo strumento più efficace. Lo strumento più efficace è quello che tra gli altri ha ben descritto, dal mio punto di vista, il vicepresidente Savio, cioè una educazione a questi valori, a questi principi che sono i principi di responsabilità, di partecipazione diretta, di partecipazione attiva alla vita sociale che poi producono legalità, producono anche frontiera solida nei confronti di forme nuove di terrorismo e di forme nuove anche di attacco ai valori stessi che noi vogliamo e dobbiamo promuovere. Ecco, questo strumento riguarda tutti, riguarda i centri delle città e riguarda le periferie, riguarda i ragazzi che sono cittadini europei per nascita, per famiglia e per tradizione e riguarda quei ragazzi che sono venuti qui per fuga, per disperazione, in minor caso per scelta, e che ormai sono parte integrante delle nostre società. E' anche a quei ragazzi - sono molto d'accordo - e soprattutto anche a quei ragazzi questo messaggio deve arrivare con grande chiarezza e direi con altrettanta sicura efficacia.

Quindi io penso che usciamo da questa bella giornata tra l'altro con un documento che il gruppo di lavoro che è stato costituito presso il ministero, in collaborazione con le associazioni e con le istituzioni che ho detto, ha già prodotto, è un documento che mette insieme delle idee, mette insieme

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dei principi che poi ciascuna scuola e ciascun ufficio scolastico regionale declinerà secondo la propria volontà e anche la propria voglia di fare in quel contesto che in molti casi è molto diverso dagli altri contesti urbano, periferico o di area interna. Il nostro paese è molto differenziato, ma c'è questo comune obiettivo strategico. Pertanto credo che in questa giornata, che avevamo deciso molto tempo fa ovviamente, indipendentemente da tutto quello che è successo nel frattempo, però particolarmente in questi giorni, particolarmente in questa fase della nostra storia nazionale ed internazionale il messaggio di educare al senso di responsabilità e a un'etica individuale e sociale e quindi a una cultura della legalità e di difesa dei grandi valori sia sostanzialmente la missione più nobile, più importante e più difficile che possiamo condurre. Quindi sinteticamente esprimo gratitudine e appunto soddisfazione nei confronti di tutti voi; è solo l'inizio di un percorso che, sulla base anche del lavoro che è stato svolto, continuerà. Vi ringrazio veramente molto, ringrazio anche e soprattutto coloro che già in molte occasioni, anche indipendentemente dal percorso strutturato, si sono messi al servizio di questa nobile causa.

Vito FODERA’ (MTV) – Prima di lasciarvi a Luca Palamara per i saluti e la chiusura, un ultimo pensiero. Io questa mattina sono uscito di casa sentendo il discorso sulla proporzionalità degli investimenti tra intelligence e cultura, una dichiarazione di quelle ascoltate di corsa uscendo di casa. Mi sono chiesto nel tragitto da casa a qui che cosa volesse dire. Adesso lo so, perché se questo è l'investimento sulla cultura, se è questa la cultura, se iniziamo a vedere questo come capitale necessario, allora anche una dichiarazione di intenti, se poggia su queste basi, ha ragione di essere e di diventare politica e deve avere il sostegno di tutti, anche di chi, lavorando nella comunicazione, per esempio, dalla lettura di questa bozza è già stato ispirato perché l'ho letta al volo questa mattina e ho detto: è veramente interessante che una volta tanto ci sia già una base di partenza, un punto d'incontro stabilito e invito tutti voi a farlo, perché a me ha già mosso delle idee dal punto di vista creativo, ma anche dell'impegno necessario che tutti dobbiamo riversare per fare sì che questi accordi diventino veramente politica comune, condivisa e attiva.

Luca PALAMARA, Componente del Consiglio Superiore della Magistratura – Io ringrazio tutti voi, ringrazio il ministro Giannini. Idealmente passeremo dalle parole ai fatti nella seconda sessione che sarà coordinata dal consigliere Paola Balducci dove verranno affrontate dal punto di vista operativo le giornate del prossimo 9 dicembre sulla corruzione, sulla mafia e sulla legalità del prossimo 23 maggio. E' un modo per dare concreta attuazione a quello che abbiamo detto questa mattina, per

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