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effigie, che voi qui vedete, Lettor mio carissimo, di Gesù Cristo spirante in Croce #

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A

4-G ■ Mi

RELAZIONA I STORICA

DEL RARO CROCIFISSO DI AVORIO, CHE SI VENERA IN NAPOLI

NELLA DOMESTICA CAPPELLA

DEL SIGNOR

EL VINCENZO A'CTEIGINO;

ESTRATTA ED AMPLIATA

DA UN’ OPERA AL MEDESIMO DEDICATA (*).

effigie, che voi qui vedete, Lettor mio carissimo, di Gesù Cristo spirante in Croce #

I U J i

impressa

sulla carta, fu da prima incisa in ra- .riJmMT**) col diségno ricavato dal suo originale di bianchissimo Avorio (***), che comunemente credesi dell’ immortai Bonarroti . Or un tal Crocifisso , sicco¬

A me

(*) Vieti quella intitolata — Elogj Storici di alcuni Servi dì Dio , che videro in quefli ultimi tempi, e fi adoperarono pel bene Spirituale » e tem»

porale della Città di Napoli — -Onera del Impietro degli Onofrj dell’ Ora»

torio : Ex-Gesuita •

(**) Da Don Raffaele Aloja , regio Incisore ,

(***) Da Don. Ferdinando Caftiglia = Vi è poi il rame in grande in»

ciso dal celebre Guglielmo Morghen, il quale è qui in Napoli in servizio dej noflro Re ( D. G. )

r

*63 Chriftus faftus ejl 06 sdiens ujque ad mortoli J 'Marion autern Crucis

( Vittima al giufto Dio ( Fra scherni, e fra ritorte ( Obbediente a morte ( Gesù per noi s'offrio.

( Ed a qual morte atroce 2

£ A quella d’una Crocee

I

(4)

m * ih^

me in Roma chiamò 1’ attenzione degl’ Intelligenti, e degli Scultori tutti ; così, trasportato in Napoli , la curiosità su- scito ancor di tutti di ammirarlo, e di ben considerarlo, si¬

tuato che fu nella casa dei Sig. D. Vincenza Aulicino y che ne fece il desiderato acquisto (*).

In verità merita esso tutta quanta la più minuta ri¬

flessione , non tanto per lo pezzo ben grosso , e lungo del bianchissimo Avorio di ben quattro palmi "con la sua corri- spondente doppiezza (**); quanto per l’arte, ond’ è lavorato.

Le arterie, i muscoli, le vene veggonsi tutte , e par che risaltano . Il volto spirante , gli occhi languidi , i capelli sciolti, la naturalezza delle mosse convulsive lo fan quasi parlare , e par che dimandi da chi lo rimira venerazione , ed amore . E perchè quella , e questo non gli si nieghi , 1° ha il Regnante Pontefice Pio Settimo , arricchito d’in¬

dulgenze moltiplici, e di singolari Privilegi.

. perchè la curiosità di chi và ad ammirar nei suo ori¬

ginale questo sì raro Crocifisso, resti pienamente appagata;

Voglio istruirlo bre wptnpnff» rii ranat-r*-r. cose né’ seguenti pa¬

ragrafi — .

§- I. Come si ebbe un pezzo sì lungo, e grosso di Avorio bianchissimo .

II. Da chi fu lavorato, e ridotto a rappresentar l’im- magine di Gesù Cristo spirante in croce.

§• III. Come da Roma trasportato in Napoli , venne in poter del Sig. D. Vincenzo Aulicino.

IV. Come , e con qual decoro vièti dal medesimo te¬

nuto, e venerato nella sua Cappella domestica, e privato Oratorio.

5- I-

(*) Il negoziante Sig. D. Vincenzo Aulicino abita alla salita dell’ Ospe¬

dale degli Incurabili al Num. 37.

(**) Qui in Napoli nella Sag/eftia di S. Paolo de' PP. Teatini , fi con¬

serva un CrocififTo anche di Avorio, come diraffi su. fin di quello libretto ;

al Num. L pag. (19fina è alto un pò più di palmi tre, nè può Hate al paragone.

(5)

m 3 m

§• X.

Come si ebbe un pezzo sì lungo, è grosso di "Avorio bianchissimo.

F inché questo tal Crocifisso fu in Roma, niuno fu mai curioso di saperne l’origine, e la provenienza. Tutti lo ammiravano, come un Capo d’opera, sia per l’arte, sia per l’avorio. Venuto in Napoli, e nelle mani del Sig. D, Vincenzo Aulicino , e collocato da questi nella domestica sua Cappella

5

chi puh ridire le cose tante, che si sparsero di questo portentoso lavoro. Ognun disse la sua , e fuvvi # chi sostenne, che era stato da un Sovrano regalato ad un Pontefice , che questi ne uvea fatto un dono ad un Cardi¬

nale , da cui finalmente era passato al P. Generale de’ Gè-;

suiti Diego Lainez. Or questa ultima circostanza colpì l’Autore della presente relazione, perchè la trovò verissima, dacché il Crocifisso era realmente collocato nella Cappella privata del General della. Corajgagsia.Entrò jjnjndl -asili, impg&no di voler tosto di sicuro tutto sapere di questo Crocifisso dal suo principio; e ne scrisse in Roma ad un suo diligentissimo cor¬

rispondente . Ma che ? Niun libro pariavane di tanti, che co ne sono in quella Città, che fanno guida à forestieri per osservar le pitture , le sculture , e tante altre maraviglie • ma quel eh’ è più, niun trovò, che gli potesse dar un conto minuto di tal Crocifisso • e solamente fugli suggerito che Potea_ qualche cosa rinvenirsi negli Archivj degl’ istessi Gesuiti. Ma qui, come fare , quando gli Archivj Gesuitici più non esistono, e di tante carte furon altre bruciate,altre

vendute a Pizzicagnoli ?

Se non che sparsasi la voce di questa ricerca , fu una persona additata all’ amico corrispondente , che carte mol¬

tissime conservava appartenenti a’ Gesuiti, avanzo misera-

A

2

bile

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M 4 w

bile de’loro ben registrati Archivj. Fu presto l’amico a ri¬

trovarla, ed a pregarla, perchè avesse voluto accordargli 1 an¬

dar in sua casa per alquanti giorni, per vedere, se mai riuscisse di ritrovar quel che inutilmente avea domandato a tanti,e che forse con facilità avrebbe rinvenuto fra quelle carte,eh egli ser¬

bava. Alla dimanda fu data graziosa risposta. Cominciò 1 Amico adunque mattina , e sera a passar delle ore intere in quelle stanze , ove le carte Gesuitiche eran risposte.. Duro la fatica per ben quindici giorni nello svolgimento di quel¬

le. Tutto fu inutile. Ritiravasi sempre a casa , come suol dirsi, colle pive nel sacco , e pieno il capo di mal umore , e sbruffante . Quando nel partir via una sera, fissò a caso l occhio su di alcuni fascetti di carte , eh’ eran in un angolo della stanza, che egli per la prima volta vide causalmente; ed oh! esclamò, oh santo Crocifisso, fatelo per vostra gloriale fatelo per vostro onore] Più. non partì : sul momento svolse i fascet¬

ti, ma tutt’altro leggeva , che quel che voleva . Nello svol¬

gere del quinto fascetto , lesse un titolo , che gli slargo, il cuore, che una Nota prometteva delle Reliquie, delle immagini, e di più altre cose esistenti nel Collegio del Gesù . Concepì al¬

lora tutta la speranza di aver trovato quanto voleva j e fu

«osi davvero . Poiché in un quinterno di fogli quattordici eraci dentro il fascetto relativo ad un gran pezzo di bianco Avorio, di smisurata grandezza, e di un consimile pezzo di ne¬

ro Ebano . Di quanto attentamente lesse, stese fedelmente, e tutto lieto, una breve memoria il corrispondente Romano; e con averla a noi rimessa, da’ il piacere di comunicarla al nostro lettor cortese.

Sappia adunque , che un pezzo grossissimo, ma informe di Avorio oltremodo bianco, ed un pezzo egualmente stra¬

grande di nero Ebano , fu dal P. Ignazio Gomez Gesuita , portato in Roma, quando dalle Missioni venne, del Madaga¬

scar, ed eran ambedue cotesti rari pezzi chiusi, e custoditi in due doppie Casse, raccomandate al Mercatante Bisler , e

dirette al Generale d’allora della Compagnia di Gesù , il

X •

(7)

P. Lainez (*), perchè quell’uso facessene,che stimava più con¬

veniente. Questo bastò all’Amico Romano di trascriver da quelle viete e sdruscite carte fortunatamente trovate ; non curando di notar minutamente il pericolo , che corser le dette casse di perdersi più volte in mare ; e che poi ve¬

ramente naufragarono nell’ Oceano , e con patente mira¬

colo per mezzo di alcune funi destramente gittate in mare furono trattenute a non andare a fondo; e che due marina}

tuffatisi in mare le ripigliarono; confessando, e giurando, che in far detta manovra , vi vedevano, come un braccio, che le sosteneva , e ne allegeriva il gran peso per dar comodo a rimbarcarle . Che in altro luogo furon prese in contrabando , e che il Gomez , ed il Bisler stettero quat¬

tro giorni per ciò in carcere, ma poi inaspettatamente rieb¬

bero le casse col permesso di seguitare il viaggio per Ita¬

lia Stc. &c. ed altre circostanze , che alla dimanda non ab¬

bisognavano, che solo fu per saper la provenienza prima di quel bianchissimo, e grosso pezzo di Avorio ,

Da chi fu lavorato un tal pezzo di Avorio , è ridotto a rappresentare V immagine di Gesù Cristo ,

spirante in Croce.

G iunto in Roma il P. Ignazio Gomez in compagnia del Mercatante Bisler , consegnò al General de’Gesuiti le note Casse, che chiuse tenevano i due sorprendenti pezzi dell’ Avorio , e dell’ Ebano. Sul momento fu piena la Cit¬

(*) Secondo Generale della Compagnia di Gesù , di Nazione Spagnolo . Uomo Dotti (limo , e che fu mandato per un de’Teologi all'ultimo ecomenico Concilio di Trento . =: Ne' tre Secoli e più della efiftente Comp. di Gesù , fi contano venti PP. Generali loro vita dorante ; tra quali due Napoletani, il P.

■Acquaviva, ed il P. Carafa, sempre dimoranti in Roma; ed i due ultimi in Moscovia, il P. Francescq CareW , Lituano, ed il viveste JP. Gabiiele Giu- ber di Vienna, i< f'-

(8)

M <s JHS

tà di questo dono venuto a Sua Paternità Reverendissimi dalle Indie ; ed ecco , che in tutti la curiosità si ecc ito di vederlo . Si stimò bene per commodo maggior del pubbli, co, di tenerlo esposto nella Sagrestia del Gesù per alquan¬

ti giorni, perche tutti potessero a lor agio vederlo, ed atn»

mirarlo. Non ordine, non condizion di persone ,ci fu, che ivi non accorresse. Oltre la gente idiota, che in simili circostanze presentasi con folla ; non è credibile il con¬

corso de’ Personaggi culti di ogni Classe, e Religiosi, e Pred lati, e Cardinali, e pet fin il Sommo Pontefice Pio IV. vol¬

le andarci ; mosso dalle lodi concordemente date a que’ due magnifici pezzi di Avorio, e di Ebano (*) .

. Q U1 fu, che ognun disse l’uso, cui potevan quelli ser¬

vire . E chi una cosa proggettava e chi un’altra . A chi piaceva una figura profana

a chi una sacra. Chi.avrebbe voluto formarne de’ bei quadri tondi ràppresentanti con ri¬

lievi, fatti tolti dalla Sacra Scritura j e chi ne avrebbe vo¬

luto lavorar de candelieri per uso di Altare. Ma quella idea fu in ultimo applaudita, che manifestò il

Santo

Pa«

dre, che deli Avorio un Crocifisso, e dell’Ebano una Cro¬

ce si formasse . Senza replica , e con piacer universale se ne ordinò la esecuzione subitamente (**).

Trovavasi di que’dì in Roma il celebre Michelangelo Boi narrati (***). E. a chi meglio potevasi il lavoro commettere chea lui? A lui adunque si andò, e quasi la parola portando della Città tutta , fu egli pregato, perchè quel rispettabil pez¬

zo

H Circa l’Avorio, leg. p. (9). Circa l’Ebano, leg. p. (u)

^ '. ) Fortunrtamente fi ritrovavano pretto i niedefimi Gesuiti tre altri pezzi piccoli , anche mandati prima da’ Miflìonarj

deir

Indie , cella fletta grana e lanchezza, che poterono servire per Je braccia, pel panneggio de’ fianchi, e pel titolo sopra la Croce J. N, R J, 6t> *

( . ) -Anche Bonarota , o Buonarroti, fu chiamato • Bene spetto suole annunciarli , sotto il suo nome del battemmo ( Michelangelo , o Michelagnolo ) 3 cui nome batta a daie ) idea d*1 un Ucm grarde, e uno di que’ genj sublimi, e rarissimi : il suo solo nome equivale ad ogni più glorioso Encomio — Fu gì fiorentino s Leg. il compendio della sua vita sul fin del libretto : Num, V. pag, (27)

(9)

zo di avorio volesse ridurre in forma di Crocifisso o ago¬

nizzante , e spirante , o di fatti già morto , come meglio credesse , rimettendone a lui il disegno , e la libertà di dimandar quanto di guiderdone volesse,e tutto il bisogne¬

vole .

Senonchè a questo grazioso invito, a questa generosa of¬

ferta confessò il Bonarroti la sua vecchiezza , che più non gli permetteva di maneggiar lo scalpello, nè forza più gli dava da durar fatiche siffatte : ma di più; che mai non avea in grande scolpito in Avorio (*). A questo rifiuto chi può immaginare , come restasser rammaricati i Gesuiti . Ma rinnovaron eglino le preghiere più caldamente presso di lui : le accaloraron con degli uffizj buoni di perso¬

naggi distinti , e fin il Papa volle al Bonarroti par¬

lare , e quasi pregarlo a metter mano al lavoro del Crocifisso per non esser egli cagione, che restasse informe così quel pezzo d’Avorio maraviglioso; dappoiché il Gene¬

ral de’Gesuiti si era già protestato , che così informe a- vrebbelo

situato

in

un Musco

}

qualora

il Michelangelo non avesselo ridotto a rappresentar un Crocifisso.

Alle premurose istanze di Sua Santità piegò il capo il vecchio Bonarroti , e si accinse al lavoro . Roma tutta esul¬

tò, ed i PP. Gesuiti specialmente, i quali furon in folla, ed a schiere a fargli i più obbliganti ringraziamenti , offrendo¬

gli qualunque loro Collegio per sua abitazione , per così meglio poter senza disturbo eseguir 1’ opera cotanto desi¬

derata (* *).

Intanto questo Maestro della Scultura (***) comecché vec¬

chio

(*) Leg. su di ciò sui fin del libretto. Num. II. pag.(ao)

(**) Così ii cornsfondente Romano, per altro foglio poi ritrovato nel malandato Archivio.

(w*) Non fu egli solamente Pittore, Scultore, Architetto, Macchinifta, ma ancora Poeta , pratico di fortificazioni , e di ogni genere di caratteri da scrivere ec. ec* zz Leggasi la «li ini vita sul fin del libretto . Num. V. pag.

(

27

)

(10)

M 8 2*

chio dì età, coft inarrivabile attività, e velocita un cartone designò esprimente Gesù Cristo spirante in Croce col capo sollevato ; ad oggetto di meglio, e più vivamente esprimer le pene, che nella agonìa venia soffrendo il Redentore. Que¬

sto disegno presentò , perchè vedessesi prima, se così pia¬

ceva , e ’l genio incontrava del pubblico . Non ci fu chi non l’ammirasse : tutti applaudirono . Sicché il Bonarroti in tempo brevissimo con quella maestrìa sua propria diè compimento al lavoro , e 1 ’ effigie del Crocifisso fu veduta in Roma ricavata da quel pezzo informe di avorio ; la qua¬

le fu esposta in una Cappella della Chiesa del Gesù alla pubblica vista con un panno di color rosso al di dietro a foggia di Labaro (*), affinchè più risaltasse. Chi può ridire il concorso , gli applausi , gli evviva , onde eccheggiò quel

tempio delle lodi dell’ immortai Michelangelo Bonarroti . Descrizione del Crocifisso (**)•

O R qui mi si permetta di dire con verità , che non mai potrà Scultor veruno lavorare il duro Avorio con tanto disegno, con tanta finezza, con tanta naturalezza , con quanta il Bonarroti lavorò questo tal Crocifisso , in cui tutto il valor dell’ arte fu assorbito. E che? Yedesi, è vero , 1’uom nudo, e tutta scorgesi la proporzion delle membra, ma il corpo così ben ricercato di muscoli, di ve¬

ne , di nervi, di tendini , e l’ossatura tutta non figuran un uom veramente spirante (***)? L’aria del volto èdolorosis- si-

(*) Così fu chiamata quella bandiera rossa in cui era impressa la dS.

Croce, come la vide Coftantino; figniiìcando ss Vittoria con la fatica ~ • (**) La descrizione di detto Crocifitto già fu in parte da noi accennata sul principio di quella (dorica relazione.( leg. p.<2. ) Ma ne merita un3 piu mi¬

nuta , e circofìanziata, per marcarne e additarne ie bellezze dell’ arte . (***) E' una pretta, e sciocca favola , ch'egli facesse appendere ,e mo¬

rir in Croce un’Uomo, per meglio esprimere, e rappresentare al naturale Gesù Crijlo moribondo, quaficchè la reila , ed i movimenti d’ un’Uom, che muore disperato, potessero ben esprimere un Dio , che li sacrifica volontariamente per

(11)

4* *C 9

sima, gli occhi son convulsi: i capelli come sono sotulraen- te piumosi, esiliati! (*) la concordanza delle giunture, delle braccia, ae polsi, de fianchi , delle gambe, come incanta*

In somma par, che dove termina il più fino pennello , co'- mmci.a trionfar maravigliosamente il ferro del divin

Bo

-

narrotì

, per dar forma e figura ad un pezzo di durissimo Avorio (**).

In una Cappella adunque della Chiesa del Gesù di Ro¬

ma. resto anni molti esposto alla pubblica venerazion de’ fe¬

deli questo Crocifìsso, e divenne una delle maraviglie , che a curiosi Forestieri si dava a vedere fra le tante, che l’orna¬

mento formano di quell’ Alma Città .

Senonchè .dovendosi la Chiesa dei Gesù ingrandire di più, e con nucm ornati abbellirsi , fu stimato dì trasportar il noto 0 1 o ci fìsso nelle Stanze del P. Generale , e locarlo nella di lui domestica Capitelli, a cui si dava tutto l’adito pei chi volesse vederlo, in qui il notamento Romano. Nà altro, deboo. io aggiugnere a notizia del mio Lettore, se non che il Crocifisso ivi duro a star esposto sino al dì dell’

abolizione della Compagnia di Gesù in Roma , ed in altri luoghi , dopo la quale passò in mano aliena , come in se¬

guito si dirà. R 5. ni.

per gli uomini , Michelangelo non avea bisogno di tal espediente, opposto in¬

teramente a ciò, che narrasi del suo carattere , e de’ suoi cottumi Studiò la

«ìototma sul corpo umano per ben 12 anni , e ne compose un trattato.

0 1 Capelli , dove ha tanta difficoltà la Scultura , sin trapanati sì sot¬

tilmente , che par cosa imponibile , che in man del

Bonarroti

il ferro fiat divenuto pennello.

(*) Avorio; è quella sostanza di cui snn compofti i denti, o come altri dicono, le corna deli’Elefante ; animale il più grande fra i quadrupedi; come la Balena , il più grande tra i pesci ; e lo Struzzo fra gli uccelli . Nasce in Alia , e m Africa , e vive anche tra noi per lunghi anni ( di fatti nel Reai Museo qui di Napoli, ci è lo scheletro molto ben fatto , e la vette , ottia il cuojo di un Elefante , che in Napoli visse 20. anni ). Or quefti denti, o fieno corna , fi segano in vita . e dopo morte per farne de’ lavori . L’ avorio fi di- Itingue nella softanza solida, e compatta dalle offa , e denti degli altri animali, si per la tessitura , comnofta di strati conici ■ e concentrici ; sì perchè aio tanto secca, ed agra, sì per Ja bianchezza , e pei lustro , eh* con poca dili—

genza si mantiene per sempre ; come vedefi nel descritto Crocifitto lavorato dal Bonarroti secondo ’ -poca nel 1550. =: Più appretto fi parlerà dell’ Eba.

00 , a-la pag. (11) nell’Annotazione

(12)

4-C 10 3*

ff. m.

Come da Roma trasportato in Napoli , venne in poter del Signor D. Vincenzo Aulici no

Eguita la cosi detta, abolizione- (*) della Compagnia di Gesù O in Roma, dovetter i Gesuiti abbandonare i lor Collegi, e le loro- Case ; e quantunque quella del Gesù fosse divenuta un Convitto per quegl’infelici: Gesuiti,!, quali, o la vecchiaia reso avea inabili',, o, loro mancava benevolo Ricettore , che accogliesseli ;; con tutto ciù non ebbe- da quel momento ve- run di loro- ingerenza più in quella- Casa . Tutto fu per conto della Camera Apostolica inventariato, o a dir meglio,, quel che più piaceva, fu tutto, dirubato; Corse questa sorte ancora il nostro. Crocifisso (**). Era-, una galanterìa rispetta — bile • nè poi era sciocco- tanto- il Sopraintendente del luogo,, che volesse lasciarlo notato nel. catalogo delle robbe-. Ma che?' Non ebbe egli ih piacere di, venderselo* come fatto- avea. di, tante altre belle cose trovate. Fu- dalla morte inaspettatamente colto , e fra la robba passata- a’Parenti , eraci questo Cro¬

cifìsso , i quali , comechè ne conobber la rarità stimaron bene, di mandarlo da- Salerno in Napoli , perchè fosse a.

quel, prezzo miglior, che si potesse , esposto, venale ..

Sparsasi', la voce per la- Città di questomaraviglioso.Ooci*

fìsso di avorio,.che era in vendita ; tosto- quanti furon-Scul¬

tori , e quanti contava la Città uomini di buon gusto, furon ad ammirarlo e ravvisando- tutti la mano del Buonarroti , a proporzione del. credito-- dell’ Artefice , cresceva, ogni, dì. an¬

cora il prezzo del. lavoro..

Fra. questi uno si fu il Signor- D. Vincenzo Aulicìno , il quale al primo- gittarci l’occhio, ne restò sorpreso ; e sic¬

come 1’ uomo, ove trattasi di cose a Religione spettanti comunque, non può. star. alle, mosse,, così, un, desiderio- gli si

(*).- Lep. su di ciò sul fin del libretto, Nurti; 111. pag. (03) e (-34) C**) Il CrocifilTetto di ottone con la. Croce di-legno , che girtò a mare S. Francesco- Saverio,, per sedare una tempefla- , e che gli fu poi- riportato da un Granchio , e che stava nell'Altare della Cappella del P: Generale , se^ lo pres.- in cu 11 odi a il fu Cardinal Z'elada , il qnale prima di morire lo mandòin dotto al Capitolo di Murcia, in Ispagna, nel quale godeva una dignità.

(13)

11 Ufifr

,di^: % ''r?a, 9"k"’“e

lutto inceso ad abbeUir delicatamente il privatolo Oratolo*

Comincia adunque a conoscere i Concorrenti all, pera,e sa anche che una Comunità Regolare riso ttabT' smu avea fatto manza riaverlo; «'di'più %h Ppeman' canza di denaro non erasi ancora effettuai k vendita e' che il

Crocifisso

.durava tuttavia nelle mani d -1 venditore A costui con impeto di fervore si porta il divoto D di"ttSclVn T* Par V Pr0t£S£a> Che n°n essead« la ven.

dita del

Crocifisso

conchiusa con alcuno , egli voleva farne 1 acquisto , prontissimo di pagar .sempre il di più che alcralavevano, offerto, o fosser per offerire. P *

Alla .divozione deli’ ottimo Si* A„T,n-

dio riuscire rafl^p- r g-' fiullclno n°n potea me- Ouo riuscire 1 aliare.. I compratori si fecer indietro e an 2.cche crucciar*, , ebber piacere , che il

Cacti

™ «tasse nelle mani di uno, k cui Religione a n ni nn? Pi!l

Fu il prezzo scorzato sul momento senza replica e In quella moneta , che si desiderava • e tra i ,•

della sua vita quello conta il sLVor DF

* a

T- lw-l‘

c»; con dolci irline di coheufeia ^He’co 3"

questo ammirando pezzo di Scultura (*J

a_.____B 2 §. IV.

* C J buon che sappiali un aneddoto — nui „ *

*Z

‘ del descritto Crocifisso d1 Avorio ,• fuvvi airA^ficé'dnean^/^o-',a.Vendlta vojea comprar^ la Croce d’Ebano

rht*

i«ncB fl ^ore^ierI > che li offerì di farne subito una confinole Di fan?

Vr10'*

Perfett0 » e lìiede tre giorni: ma perchè Doilfi™ ' sdlI.udofl?I ,1 Crocifisso , e cosi VO rimeffo al fuo luogo =5 L’Albero eh» orodure'rmrK Pre.zzo

’/a di

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la maniera*di contraforkf con

e.oenf”°.\

Gii Sniffi han trotto bollire con ddla Stura di fc "n defi^d ^h,ofìro da scrivere, che fan paffano sul legno, ma

non

potrà mai nreL*1*6 ^if? ’ e con un pennello la Vi è ancor rìbano roto e verde X ^nA -16 bel ?er° ’ e Permanente. =

«me fi usano presentemente

~

h è P‘U m U5° per 1 ,avorl d’interziatura,

(14)

#4

**

3

-#-

5- iv..

Come } e con qual decoro^ vien dal medesimo tenuto' T e venerato nella• sua Cappella Domestica .

e privato Oratorio -

Enuta nelle mani' del Signor D.Vincenzo- Micino core»- V sta effigie di Gesù Cristo , chi può ridire le mille idee,, che al devoto- animo dell’ onesto uomo si affacciarono, onde decentemente situarla ih un luogo, sicché onore sempre più.

al Redentor nostro ridondasse, ed- in pregio sempre più aves*

sesi lo scalpello del Bonarroti, che in questo lavoro special- mente avea superato se medesimo-. IL privato suo Orato¬

rio parvegli opportuno all’ uopo r. e locato il Crocijìsso in- quell’Altare, a quello poi sempre pensò, che render potesse la sua domestica. Cappella degno ricetto di un tanto tesoro.- Tutta adunque cercò- di abbellirla , nè a far ciò- la- spesa comunque lo atterri». Il vago disegno, i rari marmi , le fi¬

ne pitture, i legni- forestieri, le Sante Reliquie , i Sacri ar¬

redi la fanno vagamente ricca, e devota. Ma perchè non sredasi esagerazione quanto si dice ; non sia discaro al mio Carissimo lettore di qui par-titamente leggerla descritta; av¬

vertendo , che meglio assai, che non la penna,, potrebbe Eoo chio verificare sempre che lo voglia (*)■»

Minuta descrizione- di tutta la Stanza della Cappella ,, o y’è situato un si particolar Crocifisso (**) .

sia Oratorio-privato-, è nel mezzo dell’appartamento della;

(*) Già fu detto a pag. (s) che il Sig. D. Vincenzo Adirino, abita al¬

ia sa ita deir Ospedale degli Incurabili al Num. 37. ce

(*). Innanzi di entrare nella ftanza della Cappella, di fianco alla Porta ; al di fuori, leggonsi in una tabella i seguenti verfi , allufivi al divoto Croci- figo,che vederà chi vi entrerà.,-rr Pria d’-innqlirar^ il pia nel sacro loco ,

Pria-.

(15)

m n

Casa nel primo piano j ed è di figura, quadrata , eoa due^ porte di fianco una di rimpetto all’ altra , che han i’

uscita , e 1 entrata a tutte le altra camere — La volta e tutta quanta ben dipinta in tela, rimodernata u Ioniamente da buon pennello , in cui vedesi- Y immagine della Fede ira trionfo , graziosamente disegnata con tutti suoi simboli , e eon diversi fiori si ben intrecciati , che danna un gran risalto , e trattengon con piacere gli occhi di chi rimira*

in su . A questa sul margine gira d’ intorno un- cornicio¬

ne ai legno di ulivo ornato di ottone d’ Inghilterra . Se¬

gue poi una fascia d’ un palmo di altezza , nella quale con vivi ^ colori veggonsi dipinti tanti graziosi. Puttini ognun de quali tien in mano un mistero della passione di Gesù Cristo : chi la- lancia chi i chiodi, chi la coronai di spine, chi i flagelli, chi la vesta incensatile ec. col di¬

segno ricavato dalle rare pitture del Bonarroti , che ani*.

miransi. in varj. suoi quadri — Dopo una tal- fascia^ che gira d ogn intorno per tutt’i quattro !ati*.vedesi una cornice di legno pardiglio , come sostenesse il parato,che cade giù, e iicuopre le pareti della stanza , il qual consiste in una carta finamente colorita a marmoresco, con al di sopra una

^splendentissima vernice .

II. L Altare è situata nel mezzo della Stanza vicino al muro-, e di. rimpetto alla finestra ; ed è tutto di marmi finissimi, e per lo più alabastro , vagamente interzati da?

metalli dorati , lavorati,,come suol dirsi,col fiato = Tien que-

Pria d“ innoltrare il piè nel sacro loco- Ti sofferma alcun poco'. ...

Confitto in croce ha in duro avorio espreffo Bonarrcti quel Dio, eh’entro rimiri . Se risparmi i sospiri ;

IHài duro il Cor più dell’Avorio ifteflo.-

(16)

p

J4

questo due gradini, su da’ quali veggonsi ne’ dì feriali de1 candelieri di rame dorati , con vasi di porcellana con entro finti fiori coloriti . Ne’giorni poi festivi, vi è tutto l’intiero apparato di argento, ma lavorato col maggior gusto, che mai si può ideare , spezialmente i fiori d’ .argento fatti al na¬

turale ..

IIL Sul descritto Altare alzasi una gran Nicchia la¬

vorata di legni forestieri , con degl’ intagli sorprendenti , tutti guarniti di metalli dorati • a’ cui fianchi si alzano due colonne scannellate di legno di mogano , che formano come un picciol Tempio . (*) — Dentro di questa Nicchia, di cui il fondo è dipinto di color azzurro , vedesi situato il de¬

scritto .raro Crocifisso di quattro palmite di un sol pezzo " <M'°

di bianchissimo Avorio , onor immortale del celebre J3o- narrati ,(**)... Ai lati del medesimo si osservano due Ovati d’argento con fiori dorati , con dentro ben situate delle insigni reliquie. A’piedi miransi , come due Piramidi di argento di vago disegno , nelle quali ancora in tante te¬

glie di cartoncini dorati di Roma . ( minutissimo lavoro della

(*) Vedi sul principio il rame inciso .

I**) Qui il lettore potrà fare un fb d'interruzione in proseguir a leggere la descrizione , e rimirar ben bene di fronte , e pe’lati il Sar,rifilino CrocifiJJo, e riscontrarlo, coirf è descritto nella pag. 5. e 9 , ed ascoltar quafi una voce, eftrauea che gli dice ~

„ Confitto in Croce ha in duro avorio espresso

„ Bonarrotì quel Dio, che ammiri tanto.

,, Se dagli occhi non verfi amaro pianto ;

„ Hai duro il .Cor più dell’Avorio ifteffo..

PARLA COdl’ GESÙ’ CROCIFISSO A CHI LO RIMIRA.

Lacero , tutto piaghe , in Croce .esangue ,

„ Peccator , ti perdono , e al Ciel ti chiamo :

„ Tu cagioni mia morte, ed Io pur t’ amo ;

„ Per te spargo contento e vita , e sangue

(17)

]5

della instancabile: pazienza d’ un P. Camaldolese ) ; son ri¬

poste con le sue cartoline stampate , la serie delle reli¬

quie delle più rare, ed insigni che vi sono : di tutti gli Appostoli di tutt i Dottori della Chiesa, di tutti i Fon¬

datori degli Ordini monastici,e regolari-de’piìr celebri Santi Pontefici, Confessori, Martiri, e Vergini ec. ec. tutto au¬

tenticato . — Finalmente- una tal Nicchia vien chiusa

^.a .^u.e ken lunghi rlarghi, e nitidissimi doppj cristalli, uni¬

ti insieme ermeticamente con tre picciole stelle in mezzo di metallo dorato per maggior sicurezza Al di fuori di detta Nicchia ah fianchi vi; sono situati a destra , ed a sinistra due ben lavorati cornocopj di rame indorato , cia¬

scuno avendo tre candelotti di cera r che si- accendono sem¬

pre qualor si celebrano le Messe, o si dicono le preci — Sempre pero, di giorno, e di notte è accesa una lampada di olio ,, eh e- situata- sopra un alto Candeliere (*) a treppiè di particolar disegno, con un piccìol vaso etrusco disopra , che sostiene., come in una- coppa , la lucerna - E’ questo si¬

tuato alla sinistra dell’ Altare

IV. Immediatamente a piè della descritta Nicchia ift' urr vaso d argento-in cui vi è un Garofalo finto di seta, nel cui mezzo è situata una bastantemente gran Croce di fila- grana di; argento di minutissimo lavoro, in cui è riposto un grosso pezzo del vero: legno della SS1. Croce, in cui morì per noi il divin: Redentore, ch’èl ben sigillata, ed. autenticata (**).

V-

C) Da molti' chiamato Candelabro —:

(**) Quella infigne rfl-'qaia fu* regalata al P. Pietro degli

O'nofn

del?

Oratorio efiendo egli nv Madud , e propriamente nel celebre Reai filo dell’

Escoriale . Or vedendo egli

,

che il

Sig.-

TX Vlncemo Aulidno

,

suo foettifli- mo amico , era tutto impegnato in rifare il dòmeiTico suo Oratorio , per col¬

locarvi ne la maniera la piu nobile, che poteva il suo taro Crocierò:'jdimò be- ne di; fargliene un dono,, acciò fosse ben tenuta, e cu dodi ta,

)

(18)

« ^ m

V. Ai due lati poi dell’ Altare, e della Nicchia , A£

terra sorgono due gran piedestalli di legno pardiglio guar¬

niti di ottoni Inglesi , sopra de’ quali son appoggiati due Scarabattoli (*) di legni dorati, chiusi da doppj cristalli, dentro dé’quali vi son con simmetria, e disegno situate le seguenti co- sejcioè in quello della parte destra del Vangelo, in alto vedesi un picciol Crocifisso ancora di bianco avorio molto ben la¬

vorato , con di sotto un quadro di figura ovata di argento con bei fiorami d’intorno ancor di argento, in cui ammirasi una pittura in rame del celebre Lanfranco , rappresentante Maria Santissima Immacolata j e più giù due cassettine di filagrana d’ argento con dentro insigni reliquie di SS. Mar¬

tiri — Nell’ altro , della parte sinistra dell’ Epistola , vedesi un’ altro più picciol Crocifisso , eziandio di avorio , con ugni maestrìa lavorato ; ed in questo avvi di particolare la fascia , che li cinge i fianchi , rilevata dal medesimo pezzo di avorio,e non già aggiuntolo sopraposto, col laccio ohe la congiunge , e 1 ’ unisce . In questo ancora osservansi collocare varie reliquie di SS. Martiri , e Confessori (/eg.p.5 9.*) VI. Sopra di questi due Scarabattoli , si ergono due Statue di legno di palmi tre , e mezzo dipinte a color dì marmo bianco, giusta^ il disegno di quelle, che ammiransi nella facciata della Chiesa tutta di marmo (unica in Napoli) de’

PP.

dell’Oratorio , detti

PP.

Girolamini ^abbozzate (**) di pro¬

pria mano dal Cav. Cosmo ' ma poi terminate a dì nostri dal concittadino Scultore D. Giuseppe Sammarrino „ La Statua di S. Pietro è alla destra con le chiavi in mano • e .quella di ù1. Paolo alla sinistra appoggiato con un de’ gomi¬

ti in stili’ elza della lunga spada (***).

VII. Il descritto fin qui , è tutto per linea retta ali*

Altare . Vengo ora a descrivere il restante degli ornamenti delle

(*) ^carabattole), fìudiolo trasparente , dove si conservano a villa molte cose iniente .

(**) Perche i primi PP. che vennero a Nap. per fondarvi !a Con?, ven¬

nero da Roma , ove abitavano in S. Girolamo delia Carità con S. Filippo Fieri { onde furono chiamati PP. Girolamini a

{***) Leg. su di una tale particolarità sul fin del libretto , Num.IV. pag, (i<5)

(19)

4 € 17

delle pareti, e della Stanza = Adunque nelle due pareti la¬

terali , vi sono in mezzo a disegno situate due grandi , e vaghissime Urne , una di rimpetto all’ alrra , di legno di Mogano di color di rosa , ed ebano ben chiuse in tre par¬

ti con doppi cristalli . Son queste sostenute da due grap¬

pai dello stesso legno , ma lavorati con bel disegno zz In una , cioè , in quella della mano destra ( riguardan¬

do di fronte 1’ Altare ) vi riposa il corpo del Santo Mar¬

tire Felice ; ed in una ampolla vedesi il sangue del mede-, simo col suo nome — Nell’ altra alla mano sinistra vi sono le ossa con semmetrìa situate de’ Santi Martiri Mo¬

desto , Teodoro , e Reparata = Innanzi a ciascuna di dette due Urne vi sono due cornocopi per parte di metallo dorato di semplice lavoro liscio . Sopra delle medesime veg- gonsi pendenti, come due lampadarj di cristallo , che danno un gran risalto , e fanno un compimento grazioso . Al di sotto vi sono due belli quadrettini di legni forestieri inter- siati, con dentro incise da fino bollino, in uno la testa di J.

Luigi Gonzagayz in un altro quella di S1.Stanislao Koska — Sotto poi vi sono due mezzi tavolini a tre piè -di legno di Mogano, ed ebano, con lavori di rame indorato, e di sopra le pietre di marmo di color giallo, e nero, vagamente intrecciate dalla natura medesima . Ai fianchi di questi due tavolini, per ciascheduna parte vi sono due sedie di legno straniero diUcata- mente lavorato all ultima moda, con i suoi cuscini di damjsco giallo, con la sua guarnizione corrispondente,e con ispalliere tra¬

forate ; ma in ciascuna vi è in mezzo , come un quadretto bislungo , con pittura fatta a chiaro oscuro (*) , in cui vedesi nel primo il Sacrifizio di Melchisedecco ; nel secon¬

do l’unzione di Salomone a Re; nel terzo l’uscita di Lot da Sodoma ; e nel quarto Abramo , che riceve i tre Angoli .

Vili. Il pavimento è composto di marmi fini di vago

^>seSno « e di diversi colori che tutto insieme col resto degli ornamenti della Stanza, colpisce Toechio, e l’appaga.

IX. L Arco poi di detta Cappella , ehe prende dall’

C una

O fecondo i disegni del gran Raffaele.,

(20)

M *8

ona parte all’altra della Camera , è tutto di doppio legno di Mogano, di non indifferente costo; dal quale pende,e chiu¬

de la Cappella , qualor non vi si celebra la Santa Messa , i dì feriali una cortina di seta con graziosi fiori dipinta : e ne’dì solenni, vi si attacca una portiera della larghezza deli’

Arco, di finissima Mussellina ricamata nella China dalL’una, e dall’ altra parte con bei fioretti di oro , che in queste nostre parti è ignoto un tal lavoro, non scoprendosi coine sia ripassato l’ago.

X. Dopo un tal Arco, con la sua cortina , per cui resta chiusa la Cappella per venerazione , qualor non si celebra il divin Sacrifizio ; vi è un passaggio tra le due porte (*) per girare l’appartamento; e nelle due piccole pareti ( es¬

sendovi di mezzo una finestra , che corrisponde di rim- petto all’Altare); in una vedesi in nobile cornice,il ritratto in grande del felicemente regnante Pontefice PIO VII., che per stimolo alla pietà , e alla divozione de’ fedeli, ha col¬

mato , ed arricchito detto domestico* Oratorio di particola¬

rissimi privilegi di Altare privilegiato , di soddisfazioni di Messe , e d’ Indulgenze quotidiane , e perpetue.

XI. Corrispondente poi alla ricchezza, ed agli ornamenti di tutto il Quadro già fatto della descritta Cappella ^ognuno può molto ben immaginarsi quali sieno ie suppellettili, che servir debbono per la celebrazione dell’incruento Sacrifizio; e per adornare 1’ Altare secondo le festività tra 1’ anno, onde fomentar la pietà . Per la qual cosa la Stanza contigua si può dire la Sagrestia :, nella quale a vista di chi entra vi è un’Armario, nel quale con semmitrìa , e buon ordine vi sono situati la diversità de’ calici sì pe’ dì feriali , come solenni, di diversa grandezza, ed indoratura. Le pianete , quali ricamate in seta, quali in argento, e quali in ora . I ca-

(*) Sopra le quali, vi sono dee Quadri ; uno del Quercino , che rap¬

presenta la Samaritana , che parla con* G,

C. s L’

altra

del

Calabrese , che rappresenta la negazione di 8. Pietro ;3

(21)

« 19 M-

camisci di tela finissima con i suoi merletti : spezialmente ve ha uno, che si può dire di un sol pezzo « Merletto, che sembra un vento tessuto iti Malines , o una nebbia di lino Inglese , tanto è finissimo.

XU'Nulla poi dico de'diversl candelieri di argento; de*

mazzettini di fiori parimenti d’ argento lavorati col fiato ; de’vasi di filagrana de’piattini, baciletti , delle ampolle di cristallo ornate con lavori finissimi di argento . e c. ec. ec.

cose tutte , che mostrano un vero spirito di Religion Cat¬

tolica in chi tai cose possedè , e se ne fa un pregio; il qua¬

le non sà più cos’aggiungere di più ricco, e specioso; (*) so¬

lito a dire, esser detta sua Cappella l’unica sua delizia, e Sposa ; e stima in ciò molto ben impiegato il suo denaro , e non già in cose profane e seducenti . Ma se egli tanto sempre mostrasi impegnato , per mettere nella pubblica ve¬

nerazione un Crocifìsso sì raro ; in corrispondenza non meno mostrerassi impegnato Gesù Crocifisso in assisterlo in vita ma spezialmente in morte ( da qui a mille anni ) , che in lui ritroverà

1

’ unica speranza dell’ eterna sua salvezza

=3 Qui elucidant

me , vitam

tcternam habebunt — .

Annotazioni Istoriche , e Patriotiche ,

N

'Um. I. Nella pag. 2* si accennò, che nella Sagrestia di S. Paolo Maggiore de’ PP. Teatini di Napoli , esiste un’ antichissimo Crocifisso in atto spirante , di bianco avorio , alto un pò piò di tre palmi, di un sol pezzo, eccettuate le braccia , e la punta del pan- neggio . Questo insigne , e venerabile monumento fu portato dai Missionarj Teatini dalle Indie Orientali nel 1600. : e fu regalato ali’

antichissima Chiesa di S.. Paolo-, ed i P P. Teatini Napoletani, man¬

darono in corrispondenza ai PP. Teatini Orientali, varie Reliquie di S. Gaetano Tiene. Or questo tal Crocifisso ogni anno si espone nellAl- tar Maggiore di detta Chiesa nella settimana Santa per i tre Matuti- ni delle tenebre ; ed è l’unico gran Crocifisso d Avorio , eh’ è in Nap, ma non può stare al paragone al giò descritto —

In tale occasione noti è da tralasciare di ricordare , come essen¬

ti 2 do

(*j Qui giunta la Stampa ci vien riferirò, d'aver1 Egli fatto l’acquifto di un bel¬

li filmo Reliquiario di filagrana d’Ojo , in cui ha fatto rinchiudere una infigne

re

-quia di S. Anafl'fia , V. e M. e i* ha fìtuato nella Nicchia, eh' è nella fi- taifiia dei!’Altare a canto ad un'altro confimile, anche d'Oio =; .

(22)

■M

20

do- venuto da Venezia in Napoli S. Gaetano a stabilire con altri suoi Compagni la sua Congregazione nel 1533. portò seco l’eifigie d'un . Crocifisso dipinto in tela: è questa attaccata su di una tavola, la quale dopo tanti anni, non si è tarlata mai,, e. si. è conservata in¬

tatta, tuttoché esposta sempre alla polvere, all’aere, ed alle moscher Or essendo ultimamente primo Sagrestano di Sg Paolo, il P.

Don. Giuseppe Maria Castellamonte, Torinese , stimò bene \ che una>

tal di vota immagine meritava di custodirsi-come un R.eliquiario; onda¬

gli fè fare una custodia di legno ingessato , ed imbrunito , e dipinto a colar di porfido al naturale, e gli fè mettere avanti sei grandi la-:

site di Boemia 5 ,e fè dipingere la Nicchia di verde antico, col Bal¬

dacchino parimenti dipinto ; e al di sopra fè situare una tabella, nei cui mezzo fè dipingere una iscrizione; la quale indica ih tempo e le circostanze, in cui fu portata in Napoli detta Effigie del Crocifisso da

1S.-

Gaetano ,

eh’ è;

ora situata nella descritta nicchia nel picciol atrio,, che serve d’ingresso alla Cappella di detto Santo cu. Una tal notizia, patria è da sapersi, non riportata ne’dil Canonico Carlo Celano, ne’

da Mons. Pompeo SarnelJi, nè da. Giuseppe Sigismondo nelle loro ■ descrizioni della Citta di Napoli, o sia guide de’Forestieri . cu

In tale occasione può il Cortese Lettore ricordarsi degli altri insigni e miracolosi Crocifissi , che si venerano nella nostra- Citta ? come quello scolpito in legno, .eh’ è in Maria del Carmine Maggio- re nell’ architrave della Tribuna- f") . Quello ch’.è in S.Domenica Mag

gì.Q-

C) Nel 1439. Alfonso d'Aragona tenendo assediata Napoli la batteva dalla-:

parte dov'è situato il Borgo di S. Maria di Loreto: e Don. Pietro d’Aragona suo Fratello era il Capitan Generale dell'Esescito : allora fu , che- una grossa palla di cannone rompendo la Tribuna , ed andando a dirittura alfa tetta del- Crocifisso , la Sacra Immagine la schivò abbassandola, ed andò -soltanto a ter¬

ra la corona di spine 3 ed è così rimalta fino a’noftri giorni. La palla sì fer¬

mò su. di ua tavolato , che allora era sulla porta maggiore della Chiesa : oggi fi offerva nella porta minore deila medesima> per cui si efeé nel Chio- - itro , e fìa sospesa da una catena nel muro. Tal. fatto accadde nel dì 17. Ot¬

tobre /439.; e nel giorno seguente un. colpo di artiglieria spiccò .il capo dal busto all’ Infante Don. Pietro, mentre égli accostavafi alle trincee 3 e questo colpo fè sì, che Alfonso per allora togliesse 1' affedio a Napoli ec. cu Là fù Maria Amalia Walpurga, Hata Nostra amatiffima Regina, che-poi andò col P.è.

Carlo III. ad esserla di Spagna 3 Bando in Napoli, volle andare sulla Tribuna, ove ora fìa detto mirasoloso Crocifisso. In vederlo col capo chino, con tutt5 i capelli rivolti, e senza la corona di spine, diede in un dirottissimo pianto, e volle calar subito sempre piangendo -, e così si pose in carrozza; la qual cosa

com3

(23)

4-G 3* *i 34

gtore, clie pirli) a S. Tominàsò [*) . Quello ch’è nella Sagrestia del*

la-Chiesa di S.Severino (** (***)). Quello ch’è nell’antichissima Parrocchia di S. M. a Piazza C"'*) . Quello eh’ è nell’appartamento del P. Priore della Certosa.di S. Martino ; opera del pennello del Bonarrotì . ( Leg..

pag. (a) ) Finalmente quello ( oggi si può aggiungere ) che si ammi¬

ra nella descritta Domestica Cappella di Don. Vincenzo Aulicinoylavo¬

ro dello stesso immortai Bonarrotì ec. ec„

Num. II. pag. 3. Per la sicurezza, che un tal descritto Crocifisso sia veramente lavoro dello scalpello del Bonarrotì; oggi non v’ha alcun dubbio, per quelle minute, e moltiplici ricerche da Noi fatte, per cui una tal operetta è uscita alla luce un pò tardi; Tal sicurezza è fon¬

data, primamente sul secondo notamento del corrispondente Romano, per un secondo foglio ritrovato nello sconvolto Archivio Gesuitico, • in cui si parla da chi fu-lavorato, e ridotto a forma di Gesù Crocifis¬

so spirante quel grosso pezzo di bianchissimo Avorio ( leg. p. (5) ) Secondamente, dalla -egregia, e laboriosa-opera del celebre Ge¬

suita Melchior Willis

,

il quale con gran diligenza fa un. Catalogo cri¬

tico, e ragionato delle più rare Pitture , e Sculture de’famosi Autori di tali arti, e ne fa vedere gli sbagli degli Scrittori , attribuendo al¬

cune Pitture , e Scolture ad Artefici, che non le fecero ( come il Vannini

,

ed il Bombano- attribuiscono al Bonarrotì il celebre Toro ‘ farnesiano ; ma per equivoco, comesi dirà in seguito ) , rr Così delle Pitture del Bonarrotì, non tutti gli Scrittori le riferiscono tutte , nè>

dove

commosse a tenerezza tutto il gran popolo presente, che ancora pianse -. Giunta a Palazzo, raccontò tutto al suo Rè Carlo HI., e lo intenerì, e lo fè an¬

cor piangere, e lo invogliò a vederlo.

(*) In S. Domenico Maggiore , Chiesa de'PP. Domenicani, in una ric¬

ca Cappella conservasi quel CrocifJJ'o , che* parlò al nostro Angelico Dottor S.

Tommaso : quando gli disse-, mentre orava cs Bene scrip/isti de ine Thoma, quam mercedem acdpies ? Ed il Santo’ rispose zz Non aliami Domine, nifi te ipsum

(**)' Nella Sagrestia della Chiesa di S. Severino, vedasi in uno Scarabattó- lo un Crocifijfo di legno bosso-, donato da S.PIO V., a Don. Gio; d'Austria nel 3571. , allorché-andò a combattere contro i Turchi in Lepanto.

(***) Nell’ antichissima Parrocchia di S. Maria a Piazza , fondata dal gran Costantino , eh'è nel Vicolo di Forcella vicino a S. Agrippino , ov'è Altare a man delira entrando, ove celebrò una volta il Papa S.'Silvestro; ed anche il Papa Clemente IV. vi celebrò, e la dotò di moltissime Indulgèn¬

ze — In tale Chiesa fi venera nell’Aitar Maggiore un Miracoloso Crocilfijfo di legno di statura umana, che per l'antichità, e nel luogo in cui prima flie- de, e nero come un velluto: è da leggersi la -iscrizione antica- , che vede&u sul mirro nell'entrare in Chiesa-. -

(24)

4-C ^ M

dove sono , e dove riposte ; come a figura di quelle , che sono nel!*

Certosa di S. Martino di Napoli. Alcuni Autori non le citano affatto:

a tr, , una sola ; ma il P. Wallis , che girò mondo per verificare con gli occhi suoi proprj il vero , nel suo Catalogo mette le pitture del Bonarrotc esistenti in detta Certosa , cioè un Crocifisso spirante nel quarto del Padre Priore; e nella Sagrestia nell’arco della volta nella piegatura a mano destra , un Ecce Homo in sulle scale ed una fi ag¬

geliamone ( non dice dove situata ) . h ' Or avendo noi letto con attenzione moltissimi Autori della vita del Bo- narrotif ed altre molte raccolte delle opere de’Pittori non leggemmo no¬

tato un tal Crocifisso d'Avorio:, ma finalmente con sommo stento avemmo perlemam la detta opera del bravo, e critico Gesuita Wallis-,iì quale nel Sec. Tom.pag.

8

o., scrivendo delle sculture del Rannerati, dice cosi — Ne fece moltiss.me in Marmo , in Bronzo, in Legno; ec. pochiss.me

„ in Avorio,e sono due tondi ne’quali in ano si tappresenta 1’ Ecce

” V/j2-0’ S 116 seconcl0 *a yers 'l'1‘ Addolorata ; che sono nella Galleria ,, Medicea ; e un gran Crocifisso, ultima sua fatica , eh’è un capo d’

„ opera, ed ammirasi in Roma nel Ges'u — In legger noiciò, ci assicu¬

rammo, esser questo il descritto Crocifisso XAvorio, ed opera del Renar- roti. Ma tralasciando tutto questo: nel rimirar solamente un tìì Croci¬

fisso , non mostra da se stesso essere stato lavorato, a dir così , da mano divina; e che vi si ci .vede .tutto il fare,e l’indole di Michelan¬

gelo ? ( l,g. p. 2. p, )

Di più; ciò si conferma; perchè molti Scrittori presero degli sbagli per la loro poca diligenza 9 attribuendo ancora un opera ad un’ Au- tote , che mai non vi pose mano ,; come per 1’ appunto dell’ an¬

tidetto celebre Toro Farnese , che a dì nostri con piacere ( come tante altre cose da noi vedute succedere , e che succedono tutto giorno ) osservasi in Napoli in mezzo alla Villa Reale, la Tuglierìa.

Contiene questo un gruppo sorprendente di statue di marmo ;%d il piu maraviglioso si è , eh’è di un sol pezzo, ed è alto di palmi 18.

Romana , e largo per iutt’ i versi palmi 14. Comprende cinque Sta*- tue ;

( ) Molti Scrittori furon di parere, che il dipingere , e lo scolpire del Ronarroti , era di un fare atroce, e fiero .come si vede spezialmente nella sua celebre opera del Giudizio ; e che al dolce , ed al soave non ci riuscite . Ma non fu cosi come fi ammira in quefl'opera del descritto CrocfiJTs ; onde non è vero quello che lascio scritto Ramazzo Trat. 1. lib.

6

. cap. p 24, di cendo, che il Ronarroti nacque per dipingere , e scolpire gli Uomini forti robusti, e feroci ; e non già gii Adoni morbidi, dolci, e soavi. Leg. il Va-

(25)

M "3 3*

tue > e tre di esse maggiori del naturale . 11 Toro è inalberato \ e sti/zttò , e di sotto avvi una figura di giusta grandezza con molti ani¬

mali d’ intorno — Il Vasari , prende errare nel crederlo un Ercole % poiché rappresenta Dirce legata ad un Toro indomito da Zeto ed Anfione figliuoli di Licio Re di Tebe , il quale per amore di Lei ripudiò la sua moglie Antiopa y madre di que' due giovani , e la rinchiuse in carcere : onde essi per vendicarsi , presero Dirce, le die¬

dero una tal morte crudele , facendola strascinare da questo Toro zr Questo fatto- si trova registrato da Apollodoro e da Igino cap. 7. ed accennato dal Properzio lib.3. Eleg.rS. (*) — Fu questo gran gruppo non già scolpito in Roma dai Ronarroti , come equivocano- i citati Pannìni,e Tombancr, ma in Rodi da Apollonio» e Taurisco illustri scul¬

tori , benché 1’ opera non sia delle piu eccellenti venute di Grecia.

Stette in. Casa di Asinio Poiiione, come si ha da Plinio libi 3A. cap. 5;

Fu poi ritrovato presso le: terme Antoniane al tempo-di Paolo III. e fa subito pofettamente restaurato y ma con pezzi antichi ,. senza nìu- na aggiunta moderna ; e fu trasportato nel Palazzo Farnese , di- cui ne fu fondatore. 1’ antidetto Pontefice , e per allora fu situato in- un miserabil Casotto dietro- al palazzo Farnese posto Ir , dove il

Bo-

narroti avea disegnato di fare qpella fontana , che dice il Vasari , e porvelo sopra alla dirittura del Pos tone , e del Ponte per passare nel giardino, che risponde nella strada della Luti gara- d’appartenenza della casa Farnese , e dove è il palazzotto detto la Farnesina .. Or ecco i*

equivoco-,, cioè Naver il Ronarroti disegnato di cosi situare il Toro p, Jo fanno sua opera, e scoltura .—Sriede così per lunghissimi anni nel rustico Casotto un sì bel gruppo y ammirato da tutt’ i forestieri ; n>a non ha molti anni , che S» M, Ferdinando IV. ( D. G.} lo fece per mare trasportare in Napoli dal Cav. Venuti , per metterlo in mezzo de’Viali della Reai Villa la Taglierìa. Giunse la barca felicemente al¬

la spiaggia , o sia a Chiaja ; ma nel metterlo in terrav si ruppe in piu parti con dispiacer comune ; ma subito rist3urato con altri pezzi di marmo sotto la direzione del Regio Architetto il Cav,

D.

Cario Van- viretti,fu situato secondo l’istess* idea del Ronarroti^ su d’ una fontana, che già avea modellata di stucco per poi farla di marmo , il bravo Scultore

D.

Giuseppe Sammartino

Una tal notizia antica

,

e mo¬

derna circa il Toro Farnese , non dispiacerà al mio cortese lettore — Nuru.Ill. Nella pag.io., si è accennata l’abolizione della- Compagnia di Gesù. Or noi leggendo giorni sono 1’ Opera, intitolata — Le avven¬

ture

Tigne Jo-òt ratos, qui lutare Stnex .

Tu reddt ■ pwris nutrem , puerique tr ihtnd.im , Vinxeiunt Dircen fub trucis ora bovis.

(26)

ture ile (resuitì nc stampata due anni dopo la loro abolizione iti e„j- lecut, cioè alla macchia ; al Tom. a, pag. 180. , ci è piaciuto quel, che fra tante cose il Veritiero dice ali’ Impostore, su questo proposi¬

to; cioè, che nè con verità, nè con proprietà di linguaggio , il tet- fimna andava usato di abolizione ; ma quello a più diritto pensare si conveniva di Diminuzione , quando della Compagnia di Gesù si vuol

tener discorso, e della sua esistenza,

E beo a ragione. Dappoicchè la Compagnia di Gesù non fumai del tutto estinta, nè mai fu da per tutto abolita . Primo-, perchè il Ro¬

mano Pontefice Clemente -XIV. , esortò semplicemente i Principi Cri¬

stiani ad accettare il Breve abolitivo per qutr' motivi in esso accen¬

nati (*) r- tìortamur omnes Chrisùanos Principes ( leg. il num. 3 6. ) E siccome 1’ esortare non è lo .stes/o , che il comandare ; perciò è , che la Compagnia di Gesù non fu mai del tatto estinta per volere del Papa distruggitore . Secondo : perchè Ella col fatto non fu mai abolita da per tutto; dacché 1’imperadrice delle Russie, Caterina 11., non volle , che nel suo vasto Impero si pubblicasse giammai il Bre¬

ve abolitivo ; la qual proibizione fecer altresì pe’loro dominj la Città di Augusta, ed il gran Federico Rè della Prussia (**)..

Fu allora , che rispondendo ad una lettera , che il Provincia!

de’Gesuiti a Lui diresse dalla Russia Bianca, con cui la ubbidienza protestava , che i Gesuiti eran pronti di manifestare alla Santità Sua., quando loro fosse stato il Breve intimato ; disse , che sequitasser pure a viver secondo il loro Istituto , e continuasser ad esercitar que' Mi- nìsterj, eh' eran proprj della loro professione (***) •

Più . Fu questo istesso confermato dalla Santa Memoria del Pon¬

tefice Pio VI. , con Breve segnato ai 9. di Agosto 1778. diretto all’

Arcivesco di Mohilovia , e la facoltà vi aggiunse il S. Padre di aprir Noviziato, perchè non venisser mai a mancare gli Allievi di quel Istituto, che 1’Imperadrice Caterina 11. allora regnante, credeva cotan¬

to utile , e necessario pe’ suoi Sudditi Cattolici,

Da

(*) Accadde ciò correndo il terzo Secolo dalla sua fondazione . I1 Breve fu segnato Ja_ notte de’21. di Luglio , e pubbl.cato , e letto agli individui di tutt’i Collegi di 'Rema la sera de’ 16. di Agofìo 1773. per cui furon tutti arrestati.

(**) In Francia non capitò detto Breve.; nè fu letto ed intimato men¬

tre la Maefiià del Re Luigi XV , avea già pacificamente mandato alle lor ca¬

se , con tutta la lor robba i suoi sudditi Gesuiti; dicendo , thè gl’individui erano buoni, ma l’Ifìituto cattivo — Gli altri , espulsero da'ior Di-minj i

Gesuiti, come cattivi, ma 1’ Iftituto buono , e Santo —

(*'*) Ecco fa. lì (Timo quello,- che i malevoli han sempre sparso, e credu’o-

che i Gesuiti esistenti nella Ruffia, erano refrattari , e scismaticiperchè dise

snbidienti al Papa,

(27)

>M 33 2H&-

Tn quanto al sito buon, costarne.

Ma il piu singolare , e pregevole di Michelangelo Tìànarroii fu il costume , il buon suo costume da vero Cristiano Cattolico . Il timor santo di Dio fu la molle di tutte le sue azioni. Fu portato alla divo¬

zione ; frequentava i Sagramenti , fuggiva le occasioni pericolose sempre occupatissimo ne’suoi travagli di Pitture, Sculture, Architet¬

ture ec. ec. ( Legg. Pietro- Aretino nelle lettere Pittoriche ~ IL Rì-i

chardon —

11

(lori ~ ) - '

Le sue pitture , e sculture furon sempre di cose o indifferenti , o sagre ; ma spezialmente iu portatissimo a dipinger la Vita di Gerii Cristo , e delle sue azioni'nel tempo della sua passione, come st è po- tuto osservare : e perche avea fatto-studio particolare sul nudo, co*) me si disse , e su la naturalezza ; lavorava con piacer grande la sua effigie rappresentante i’ Ecce Homo, la flagellazione, la Cro¬

cifissione e spessissimo spirante in Croce , per esprimere con vivezza , e veracità gli erfetti esterni del dolore ; ondè pri¬

ma di morire sovente dicea-. al suoi , che in punto di sui mor-1 te , gli ricordassero la di lui passione —- Pitture e Sculture o- scene, e scandalose non volle mai farne per quante preghiere, e de¬

nari se gli fossero odFsrti : ed in Firenze da ajy, gran Signore gli fu promesso grosso assegnamento , ed un buon' impiego , acciò’gli dipin¬

gesse una tal venere : s’ianorridì', fuggi, non volle piti vederlo — In tali occasioni dicea ridéndó . — Il Padre Giulio-( suo Confessor Gesuita ) non vuole: chiedete prima licenza al P. Giulio, che su-]

bito vi servirò, anche gratis. ~ Fu notato, che quando per sorte impegnato, dovea dipingere qualche fatto d’-Istoria-men che decente, facea l’invenzron della pittura, e situava i personaggi in maniera , che il'dissonesto non comparisse ; ma che si argomentasse, sapendo¬

sene già l’Istoria; nemica servivasi allora del nudo, ch’era il suo forte ( è questo un bel precetto per i Pittori d’ Istorie ) (*). — Fu E.. dia*

(1) Il Gesuita Mèlchior Wiillis ne!’Catalogo dèlie pitture de1 più-famofi.

Pittori ; tra le altre dipinte in tela dal lìonarroti, ne annovera quattro, non riportate da tutti gli Scrittori della sua vitàj.cioè quella dell’antico Giuseppe;

(28)

'4-ft 34 »

dissinferassatissimo. nè iacea pattile scrittura per i suoi lavori, ri¬

mettendosi sempre alla bonth, e cortesia di chi 1’ avea comandato.

Nè sem-pre poi gli riuscì buona; nè perciò mai si lagnò — Fu an¬

cora limosiniere , e generoso coir le persone sue amiche ." e prendea con destrezza! le occasioni di pulitamente beneficar tutti quanti rr:

Fu sempre celibe , nè volle mai- ligarsì per quanto* adrtperoSsi la Marchesa Pescara sua. unica- prediletta , perchè pia, onesta , e timorata di Dio., ma di, spiritose miniere “ Mal grado un cuore, che forse rendevtlo propenso alla, voluttà,, egli manifestò, costantemente un in¬

vincibile ripugnanza al matrimonio zr Un Prete un giorno gii dis¬

se E’un peccato, che non vi siete ammogliato! Rispose, Chi ve

1

* ha. detto? Io ho-una moglie ,. che-fedelmente sta sempre con meco e questa, è la mia. arte : ed i miei figliuoli, son le mie opere rnz fi¬

gli facta tutto da se, e poco curatasi de’suoi garzoni, affinché tut¬

to riuscisse, nella miglior maniera che potessi ; come-egli più-pratico, e per, intiera soddisfazione di chi bramava i suoi lavori : e peiÒ egli stesso più volte l’ anno andava, alla. Cittk. di.Carrara a sceglier, i mar¬

mi ;

di S, Tommaso d'Aquino , di S. Francesco di Sales, e di S. Filippo Neri, nell’atto di edere additati da Donnacce- lafcive . Nè con le parole , e nè con la penna fi può-descrivere-la differente maniera, come il suo pennello le rappre¬

senta in ciascuna delle quattro pitture . Nulla fi vede in apparenza di scanda¬

loso, nè nel veftire, nè negli atteggiamenti; ma nel tempo ifteffo , vi fi scor¬

ge dal terrore , e fuga de’quattro Santi,.la perversa intenzione delle infumi as¬

sai itrici , che son fituate giudiziosamente, e con tal arte tnaravigliosay che chi rimira, non relìa. comrooffo, m:a ben vede che in tai cali, l'unico rimedio è la fuga ; verificandofi il detto rii S. Filippo, che nella guerra del Senso , i poltroni son quelli , che vingono zz Quefte quattro Pitture eran prima nella Galleria Medicea; poi psfiarott- in mano d’ un gran Lord Inglese “.perché ve¬

ramente sorprendono per 1' invenzione , disegno , esprefiione , ed armonìa di, colori, e per quel carattere analogo, tanto, difficile a variare , anche sotto il.

pennello de gran Maetlri ™

Qui giunta la Rampa , ci capita la noftra Gazzetta universale : ed ecco sul. fine del foglio Num. 33; p, 280leggiamo con piacere la discrizione, bella , e giudiziosa, che fu Luciano di una pittura , che rappresenta la morte di Eg.fto ; ed il noftro Savio Gazzettiere in tal propofito per avvertimento- de’Pittori correnti, traduce egregi at amen te un paffo del Filosofo Samotateno , eoi qua e fa- vedere, come 1’ accorto Pittore velò- quanto in quello fatto vi era di piu atroce, e diffonelìq —

(29)

m 25 w

Da ultimo il felicemente regnante PIO VII. j con altro suo Bre¬

ve spedito il di 7. di Marzo 1801. nuovamente conferma la Compa¬

gnia di Gesù in tutta la Moscovia (*) ~ ( XXI. Bolle di Pontefici ha fin ora avuta la Compagnia di Gesù di conferma ) .

Se dunque ne’dominj delle Russie, fu sempre esistente la Com¬

pagnia di Gesù: se non fu mai soggetta a mutazion veruna : se ivi mantennesi sempre come nacque, e come fu dai suo Santo Fonda¬

tore S. Ignazio di Loyola , organizzata fin dalla prima sua origine ; le conviene a tutto rigor di verità , £■ tutta proprietà di lingua ( conclude

1

Autor dell Opera citata delle Avventure de' Gesuiti

J il

termine di Diminuzione ; non mai quello di Abolitone (**)

L Imperadrice Caterina, celiando spesso , a tutti solea dire ; chJ Ella conservava gelosamente la semenza della Compagnia di Gesù.

Che sarebbe venuto tempo, che richiesta,

l’

avrebbe fatta pagar

a

caro prezzo. Certo e, che dalla lontanissima Moscovia, è venuto in Ro¬

ma in qualità di Procurator Generale della Compagnia di Gesù il

non

abbastanza

lodato, e

ben

accetto

P.Gaetano Angiglini,

Piacentino

• e

» ’da

Or9nJn det[° Bre,r de' v!vente PI° VII-> leggesf all’ultimo cosi C5

” semore f°rmPChe quuìe n if pfesent\ lettere fieno, ed abbiano ad effere

” sempre ferme ,_ va, >de ed efficaci, e che ottengano, ed ottener poflano il

„ loro pieno ed intiero effetto, e fieno da tutti ollervate, non ottante qua’an-

” que ordinazione, ed innovazione, e spezialmente quella di Clemente XIV

„ che comincia _ Borni nus & Redempior nofier ; data sotto l’Anello del

„ Pescatore il di 21. di Luglio 1773., in quelle cose soltanto, che sono con

„ trarie alia presente noftra Costituzione, e nel dominio unicamente deh"

„ Imperadore delle Rutile: alle quali tutte, e Angele deroghiamo, ed in ogni

„ altra qualfivog.ia cosa in contrario Dato in Roma presso S. Maria mL

„ gioie sotto 1 Anello-del Pescatore il dì 7. di Marzo 1H01., del noitro Pcm-

„ tihcato an. I. — Chi folle curioso di legger per intiero il detto Breve Lati no, ma volgarizzato, potrà ritrovarlo fìamparo nella Gazzetta Universale di Nn~

poh cc Maggio 1802., Num. 35., pag. 287. ■ c £erifiLcat0 ?u;1 che ìe^ef> nella Vira della Ven. Serva di Dio « Suor Maria d fcscobar , la quale pregando un dì per la Compagnia di GeS*

che fi volea abbolita ; vide Gesù Cnfio, che le diffe = FUia, Societas mIhi

><Ude cara e/i. Conculcahtur ui luium.ut inde magis eludeat. Diminuetur Z non Kxt.nguetur . — Lo fieflo fu deito dal Ven. Iran. Posada Domenicano •

e

da VP. Bobadigha , Paradiso, e Pepe ( Leg, nella Jua Vita p. 243 ) e dà S. Tetesa. ( Leg. la vita della Santa delie antiche edizioni ) , * J 3

(30)

m *6 3*

da Roma è stato fatto venir in Napoli (*) da’ nostri Religiosissimi Sovrani ( D. G. ) perchè la Compagnia di Gesù si riorganizcasse ne’

due doridi suoi Regni delle Sicilie ; la qual cosa , quanto ha tutti colmato di tripudio, e di allegria; tanto concorre a render via mag¬

giormente immortali i nomi in tutt’ i Secoli avvenire , del nostro Amatissimo Rè , Ferdinando IV. de Borboni : e della nostra Amabilissi¬

ma Regina, Marta Carolina d Austria , cui sempre più il Signordio conceda anni moltissimi prosperi , e feliciti con tutta quanta la Regia Prole (**).

Num.lV. — Alla pag. (r<?.) si è detto nella descrizione della Cappella del Signor D, Vincenzo Aulicino, che son situate sopra due Scarabattoli ie due statue de’SS. App. S. Pietro alla destra, e S. Paolo alla sini¬

stra ; sembra ciò una distinzione superflua, mentre ciò è a tutti ben noto; eppur non è così, mentre vi sono moltissime pitture, ed im¬

magini con S. Paolo alla destra, e S. Pietro alla sinistra; così in mol-

tis-

( ) Giunse a Napoli il dì ultimo di Febbrajo del corrente anno 1804 ,■

vestito con l’abito antico, e proprio di Gesuita: col suo compagno l’ Ex-Ge¬

suita Carlo Budardi , della Provincia Romana, con l'abito talare da Prete ; a quali fi e ancora aggiunto l1 Ex-Gesuita Giuseppe Pignatelli Fuentes , Fra¬

tello dell’ esemplarifilma Dama la Conteffa dell' Acerra :r:

(**) Rifletta qui il Lettore; che compiacendofi il Regnante Pontefice Pio VII , alla replicata richiefia de" no fi ri Fiiflimi Sovrani ( D. G. ) di rimetter ne' Regni delle due Sicilie di bel nuovo dopo 37. anni , la Comp. di Gesù, e- spulsa , ai 20. di Nov. 1767. non può ampliare , e far comune il Breve già inviato alla Moscovia ; che fu di conferma , come fece lo (leffo Clemente XIV, e Pio Vi ; e poi il Regnante Pio VII., mentre in quel vafio Impero la Comp. di G. fu sempre elidente, e non mai abolita. Dunque per i due Re¬

gni deile Sicilie , vi bisogna un nuovo P»reve di Richiamo , e di Rijìabili- menro ; e fi spera, se ladio vorrà , non 0(tante le fortiflìme oppofizioni de*

contrari Illuminati. —

Nella Gazzetta universale di Napoli 14. Aprile i?04< Num. 30. pag.

Q

37

- Ceggesi così — Sturgard 17. Marzo = L’Ordine de’ Gesuiti si va sempre più dilatando nella Prussia , e nella Russia . Il loro fìabilimento a Pietroburgo è già molto considerabile: nuove Case vanno ad aprirsi a Ri¬

ga, Afìracan , Taffa , ed Odessa.

11

Noviziato di Poloc (nella Provincia Oc¬

cidentale ) è flato trasferito , non ha guari, a Dunabcug =s Gran numero di Novizj vi si trasportano successivamente ss .

(31)

4-C

27

3-$'

‘issimi piombi delle Bolle Pontificie

f*\

» .. . , , Pittore, o Incisore - n,,

1

h'le.w j e non gii per ìsbaglio del che Romani, il Wo ePJa na ’ che Presso S1' antichi , an^

le, e si cedeva alle persone pii distinte coT s ^ °™'eV0' chio di S. Pietro. Se non „ t- * ' ’ P0SI S* Paol° era Plu vee-i lo

alla destra di S.

Pietroy Vìvere cl^Zlto^

n °hf >ch’ S[tUÒ S*

Pao‘

aver pii, giovato alla Chiesa che

S Pin * pe

5

'he sembra

S.

Paolo

‘ih al Cristianesimo: corse pii,Paesi'con

i

C°nVf.m pi“ Sen- la S. Fede : che ci ha lasciò nF«?• travaS!l Per dilatar utilissime alla Chiesa - cerchi- f Pn Scrltti » CIoè le sue ‘4 epistole lità; S.

p^

de’ (gudeT

L

^ D°tt0r P^mente della Genti- altre riflessioni, che si e^ott°S aÌ GentÌH : 6 Per P*

mino. ^ "° m S* Tommaso, e nel Ven. Bellar5

Succinto della vita di Michelangelo Bananeti che può servir di esempio.

monche, e patriotiche^^lTcompTIid^ delfe"6 Annota2’on*

della vita del tante volte da N ; pendl10 deIie cose piu principali («*«)

? = Pittore , Scultore ed ASiteZ^^0 ’ ^ W

impiego

dimoravano allora i suoi

eenìton

F*' ^ ragI0n d’

i r"r,s

»» - “ isolili? r

D 2

nega

notte^dl’24 Gemiamo* 1757! ^una'Cappella NvP°H ’ Che-si diè a fuoco nell3 poftoh con S. Pito/o alla* deftra e S P-" 9 n eia.una *njmagine de’SS. Ad"

ff de' Gesù Nuovo, ora Tnnnà LgCe "£*?“" casa deS- Infermeria con limile pittura — Nel Museo in Rn” Uj

3

uadrelt0 fidato nell1 erano due Stampe confimiii ec. ec. M Roma del fu Car>-' vi

t ) Copulile , che anche ce°i è in

k nA'^\e5 co" 1 Signori. 8° m US0 ln Mosc°via , spezialmente con

\ ) Molte cose fi son pia j*

cggonfi nel fine delle pagine di quell, iflórkrRéLToT.116116 ann0tazion;> che

(32)

M 28 2-#

negclar il lapis, e lo scalpello; onde chiamato in Casa Paterna, per quanto i suoi buoni genitori si lessero

adoperati

Diti

b-avi maestri, di istradarlo nelle scienze; non fuvvi verso , che volesse applicare, ed apprendere; ina tutto lo tediava, e uggiva on avendo altro piacere, che designar cartoni, man,palar colon , scheg giar pietre, e far modelli: per la qual cosa furon costretti , per non perderlo, a secondar il suo genio , e la sua ine tnazione ( , lo affilarono ai più pariti artefici di si baie arti , SP . Domenico del Grillandajo per la pittura : e vi riuscì di-fattii _ ve tempo, lo stupor di tutti; e parve, che 1 Signor

luto farne un regalo al Mondo (

siami

cosi lecito di due ) per dar, gli con questo una idea della sua virtù creatrice »

S Vedutosi adunque il giovinetto Bonarrotl in I.berU • • Pa¬

carsi, secondo il suo genio, ed in ciò che bramava; meom »« far de’ voli nella pittura, scultura , ed architettura , dando di mano in mano a veder al pubblico le sue opere, per cu, s, guadagnò

e l’ammirazione de’più egregj professori di tali arti , e P Sd ,

persocuggi del «. «T , * «

3

? *IC Ì““, X.

Medici, stati sempre suoi protettori, de t p p .• pranc;a.

Clemente X. Paolo II, Gregorio li. Di Francesco I.

dell’ Imperador Carlo V. che se ne servirono nelle opere* * m g gior importanza ; e per fin di Solimano Imperador de Turchi, che più volte invitollo a Costantinopoli.—

Ed in quanto alla Pittura,

In questa riuscì eSr®Sio * p^enTe “ÌellÌar gra^srir^r gue^di principali , e VCrocifissione di S.Pietro , e

1

, conversione ai o#raoio. — rac-

(*) A chi ora sarebbe noto un Soctate^se iveffe^sequitata a

Spiga, fi"S»“ SSÌ.T«P. mi a

ne oer riuscirvi

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