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ToRINO, 15 Agosto 1911.

RIVISTA

di INGEGNERIA SANITARIA

e di EDILIZIA MODERNA

E riservala la proprietà letteraria ed artistica degli articoli diseg11i pnbblicali 11ella RIVISTA DI INGEGNERIA SANITARIA E ;)f EDILIZIA MoDERKA.

MEMOl\IE 01\IGINALI

DUE NUOVI EDIFIZI

SCOLASTICI SUBURBA:\I DI TORINO

(Continu:izione e fine; vedi numero 13).

Le dimensioni delle aule sono tutte di rn. 6,50 per m. 8,50, meno tre più piccole alle estremità.

Il sistema di riscaldamento adottato è quello co-

!;idetto sistema misto a vapore ed aria. L'aria viene riscaldata in appositi locali posti nel sotterraneo e poi immessa nei locali per mezzo di canne verticali. Havvi un razionale impianto di ventilazione con aspirazione dall'alto pro,·ocata da tre ventilatori elet- trici. L'impia,,•o ha funzionato quest'anno con pie- na soddisfazione deg;li insegnanti e del direttore, i1

quale dichiara di non aver avuto il minimo odore cli chiuso nè cli aria bruciata. Le cose sono disposte

,___ _ _ S.80 --~---!- 5.8o - - - - i

Fig. 7. - Edificio scolastico alla Barriera di Francia.

Sezione del locale Refezione.

in modo da assicurare un .ricambio di aria di 3 volte all'ora.

Ogni aula è provvista di u11 termometro murato in modo da poter leggere la temperatura attraverso un -vetro·, senza :poter toccare l'apparecchio. Le bocche cli immissione d'aria sono regolabili a vo- lontà dell'insegnante.

I -locali palestra ed i rcfettorii sono invece ris~al­ clati direttamente col vapore che circola in radiatori

posti n~gli ambienti, ed in questi locali, data !~

loro grande ampiezza e la poca permanenza degli allievi, non havvi impianto di Yentilazione. I banchi sono ciel modello adottato dal :.\f unici pio (quasi tutti a due posti) che i lettori della R;'vista cono- scono (vedi Rivista di Ingegneria Sanitaria, anno

1907, Il. 8).

Fig. 6. - Edificio scolastico alla Barriera di Francia.

Sezione trasversale.

L'aspetto esteriore del! 'edificio è semplice, ma non privo di una certa eleganza di linee. Nuoce al- 1 'insieme il colore monotono e la poca animazione delle modanature e dei corpi di fabbrica.

L'edificio comprende 24 aule. Aperto nel novem- bre scorso, ha già 22 aule occupate; nel prossimo anno scolastico, quanao sarà cessata l'idea manife- stata da molti che l'edificio non fosse asciutto :il-

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Rivista di J11gegmria Sa11ilaria e di Ediliz.ia Moderna, Anno VII, r91 ! · N. I S-

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EDIFICIO SCOLASTICO

Pianta del primo piano.

Scala 1 : 200.

ALLA

BARRI E RA DI FR AN CIA

EDIFICIO SCOLASTICO ALLA BARRI ERA DI FRAN CIA

tOfi'RllJ OtO :!)I .1Jt.51MF'EGNO

Pianta dd secondo piano (Scab. 1 : 200 ).

(3)

214 RIVISTA DI INGEG1 ERIA SANITARIA

l'epoca della sua apertura, sarà certamente insuf- ficiente al bisogno della regione.

L'altro edificio del quale vogliamo parlare è quel- lo posto presso la Barriera di Milano e precisamente all'anto aolo delle vie Montebianco e Cervino. L'edi- ficio forma un U aperto suila via ~Iontebianco, rac- chiudente nel suo interno un giardinetto. Quasi tutte le aule sono poste verso il cortile interno, esposte a levante, meno quattro, nei bracci più corti che formano l'U, esposte a ponente, cioè ver- so la via Montebianco.

L'edificio è alquanto più piccolo del precedente e sorge sopra un 'area più ristretta, il che ha consiglia- to di mettere i refettorii nel sotterraneo. Questi ri- sultano tuttavia abbastanza illuminati, ma appena è possibile noi consigliamo di metterli in piena lu- ce, perchè nei giorni piovosi l'ambiente sotterraneo è molto triste, ed influisce immensamente sull'u- more degli allievi.

L'edificio della Barriera di Milano differisce d<t quello aella Barriera di Francia nella struttura mu- raria, essendo di muratura ordinaria e coperto con volte reali, m'eno all'ultimo piano, in cui si hanno solai su travi di ferro.

/f_JO - - - - - --+Jlo!

Fig. 8 . . Edificio scolastico alla Barriera di Francia.

Sezione della Palestra.

Il riscaldamento è a termosifone. I radiatori sono posti sotto il davanzale delle finestre e riscaldano l'aria presa direttamente nell'atmosfera per mezzo di aperture praticate nel parapetto. L'aria entrando investe il radiatore, si riscalda, e poi esce nel locale da una scatola che racchiude il radiatore. L'impian-

to di ventilazione è completo e razionale. Delk canne, che si aprono nel locale, vanno verticalmen- te a sbucare nel sottotetto e danno una ventilazione naturale nell'estate. Altre canne invece scendono nel sotterraneo, immettono in un collettore che le porta in un camino ove si produce l'aspirazione forzata per mezzo del calore prodotto da un elemento di radiatore. Niente di notevole per tutto il resto.

L'aspetto dell'edificio non è così simpatico come quello di via Palmieri. L'edificio aperto nel 1905, contene')~ N. 20 aule; attualmente ne contiene 26

e per ottenere questo maggior numero di aule fu- rono aboliti i due atrii 'di inizre~so, sicchè gli alun-

ni e le alunne entrano direttamente nel corridoio centrale per una sola porta, senza distinzione di sesso, producendo non poca confusione. Venne sa- crificata la sala insegnanti, i locali dei bideJli, per adibire anche quei locali ad uso di classi. Evi- dentemente il locale è ormai così ristretto che è ur.:.

gentissimo il bisogno di allargarsi o di sloggiare ed è precisamente quello che si sta studiando dal-

!' Autorità Comunale e noi facciamo voti che la so- l uzione non si faccia attendere troppo.

Torino, Giugno 1911.

Ing. G. BAIRATI.

L'ELL\IINAZIONE DELLA FUMANA NEGLI STABlLL\IENTI INDUSTRIALI

Fra le condizioni essenziali di salubrità degli am- bienti industriali, quello di un com·eniente stato igrometrico ha certamente una grande importanza, poichè è maggiormente esposto a perturbazioni pel fatto delle varie manipolazioni occorrenti nei pro- cessi industriali.

Mentre però le variazioni del grado igrometrico compreso entro i limiti da

1 /2

a 3/4 della saturazio- ne completa non hanno una influenza eccessiva, le cose cambiano aspetto quando la saturazione, come avviene spesso negli ambienti delle industrie tinto- rie, della trattura della seta, ecc., viene spinta oltre questo limite. In questo caso l'acqua anzichè ri- manere sospesa nell'aria in forma di vapore si tra- sforma in fumana assumendo la forma vescicolare. Sulla formazione della fumana sono state esposte parecchie teorie, fra cui la più interessante è quella di John Aitken, secondo il quale il passaggio del- l'acqua dallo stato di vapore a quello vescicolare dev'essere attribuito alla presenza del pulviscolo at-- mosferico, cosicchè quando questo venisse a man- care, non vi sarebbe luogo a formazione di fumana.

Mentre finora tutti i dispositivi adottati negli sta- bilimenti industriali per l'eliminazione della fuma- na si basano su consiaerazioni empiriche, l'inge- gnere Razous, ben noto pei suoi lavori nel campo

dell'ing>egneria sanitaria, ha stabilito un metodo assolutamente scientifico di calcolo degli apparec- chi, che permette di determinare con precisione le dimensioni dei medesiJni onde otténei:e un effetto determinato.

Esso parte dalla considerazione che l'unico mezzo efficace per impedire la formazione della fumana sia quello di assorbire l'umidità sviluppatasi mediante l'introduzione di una conveniente quantità d'aria secca e di temperatura adatta.

La quantità d'umidità da asportare può venir de- terminata sia sper.imentalmentc sia basandos·i sul- l'ampiezza e sulla temperaturn delle superfici da

E DI EDILIZIA MODERNA

cui s1 sYolge l'evaporazione. Per quest'ultimo caso vengono citati come dati medi per un ambiente a 15° C. con aria calma i seguenti:

Tc:mp. dello specchio d'acqua Evaporazione in gr. per ml

20

e per ora . )20 4)20 IOOOO

Quan.do si tenga conto che un m' d'aria può asportare circa 45 gr. di acqua, se ne ritrae la se- guente proporzione:

m' d'aria a 40° C. da introdurre all'ora per ogni m2 di superficie d'evaporazione:

Temp. dell'acqua m3 ora

20 7

70 98

90

220

Negli s·tabilirnenti nei quali l'aria è soggetta a moYimento per la presenza di cinghie e macchi- ne in moto, vi è luogo di tener conto di un aumento in ragione di r a I ,5 oosicchè si può ritenere che il ricambio d'aria occorrente sia di 5 a 30 volte all'ora nelle tintorie, e di 3 a 10 volte nelle stirerie, Jayan- derie, ecc.

c.

A. GULLINO.

Bibliografia. Èli111iualio11 des Buées foduslrielles par PAUL RAzous, Paris 19r r.

PIANTE, OCCHi E CATRAMATURA

STRADALE

La catramatura stradale ha. fatto decisamente ....

la sua strada. Non è ancora l'applicazione trionfale che si erano ripromessi i primi elogiatori, ma è pur sempre la vittoria di un metodo che non è il tocca- sana degli inconvenienti della polvere stradale, ma che rappresenta sempre una conquista della tecnica.

Però è ;:tvvenuto della catramatura stradale ciò che s_i è verificato per l'asfalto : dopo il periodo elogia- t1vo, durante il quale s'i è sovratutto messo in mo- stra il lato buono ·della quistione e della soluzione, cominciano i rilievi critici dei lati meno buoni e meno utili ed è una fioritura di articoli e di studì sovratutto francesi iniziati ·nel 909 dal Mirande nei Cornptes Rend. de l'Acad. des Sciences e seguitati poi· da Guignard, da Heckel, da Maquenne e De- moussy ,' da Griffon e da altri.

Si dice da"tutti questi studiosi: attenti alla catra- mura stradale, essa risolve bensì un lato almeno del quesito igienico della strada e permette di vin- cere almen·o in certi Hmiti la polvere, ma cela altri pericoli. Non si tiran'O ancora'le sonìme tlel bene e

del. · male, non si dice ancora che com·enàb a metterè

1n disparte il metodo, ma si comincia a rilevare i lati deboli del sistema. Ho detto che in tutto Ciò ,1i · sono analogie con quanto è accaduto per la àsfalta- tura, e sono analogie bene evidenti sòvratutto a·

proposito dell'azione sulle "piante.· Per-chè l'asfalto

215

ha i suoi crimini, e a Rio de Janeiro - per citare un esempio clamoroso - è proprio l'asfalto che hll.

minacciato la vita dei meravigliosi palmizi irnoe- ria,li, ed ha fatto i primi vuoti inquietanti in que.gli allineamenti superbi di palmizi che formano il più elegante ornamento di colonne vive alla capitale brasiliana.

Torniamo al catrame e alla catramatiJra. Che in tesi generale la catramatura possa avere azione su]Je piante non è molto a discutersi. Si possono fare prove molto semplici al riguardo. Marcello Miran- de, che insegna all'Università di Grenoble, ha, ad esempio, fatto una prova di tal genere: ha preso un tubo di vetro un po' largo, aperto all'estremo su- perinre e chiuso inferiormente per mezzo di una membrana di carta di riso (formata di varie assise cellulari del midollo di Fucsia papyfera) vi ha pa- sto una soluzione diluita di fucsina decolorata per mezzo dell'acido solforico. L'estremità del tubo che porta la membrana è introdotto in una boccetta; pas- sando attraYerso il turacciolo di sughero della boc- cetta stessa e al1'interno di questa si fanno arrivare con un dispositivo molto semplice dei vapori di al- aeide etilica. Si vede molto rapidamente il liquido, dapprima scolorato, colorarsi rapidamente in verde b.luastro.

I vapori penetrano in uno stesso modo nelle cel- 1 ule végetali vive e provocano nelle cellule la retra- zione della massa protoplasmatica e lo scolamento del protoplasma dalle membrane di cellulosa (pla- smatico). Si è citato questo esempio, non perchè es- so abbia importanza in relazione coi fenomeni che si verificano nell'azione del catrame sulle piante, ma perchè vale a far conoscere attraverso a quali me- todi è possibile riconoscere nelle piantie i fenomeni che conducono alla lesione, alla degenerazione ed alla morte del profoplasma.

Orbene, il catrame agisce sul protoplasma delle piante, perfettamente come i vapori che conducono alla plasmolisi vegetale, e sotto l'azione sua si han- no fenomeni di annerimento e di aegenerazione def protoplasma. Non è difficile, del rimanente, pensare che le cose debbano decorrere in tal guisa, rilevando · che il catrame è una miscela complessa di sostanze che si isolano per distillazione e per altri tratta- menti appropriati. Tra queste sostanze si possò'no. J"icordare l'ammoniaca, degli idrocarburi liquidi e volatili, insolubili nell'acqua e negli alcali, del ben- zene, ael cumene, dèl cymene, dello styrolene, ecc.

Inoltre degli idrocarburi solidi come l'antracene, il naftalene, dei fenoli, ecc.

Non è difficile esaminare come si comportino se- paratamente· queste differenti sostanze sovra le fo- glie, e si Yerificherà che "tutte esercitanò delle azioni tossiche. Azioni a più forte ragione bene evidenti, alloràquarido invece di operare colle singole sostanze -

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Rl VISTA DI INGEGNERIA SA1 lT ARIA

si adopera il catrame in massa, e si sperimenta !"a- zione dei suoi Yapori. Il :Mirande dice che le sue pro- ve personali hanno dimostrato come l'azione dei ya,_

pori di catrame debba ritenersi sperimenta1mente esiziale a moltissime piante, e come il protoplasma deì vegetali resti attossicato in maniera vera men te grave.

Anche nel caso di catrame cosparso sovra una massicciata stradale ed interamente raffreddato si verificavano questi fenomeni di degenerazione, seb- bene le piante in esperimento che si tenevano sospe- se soYra il tratto catramato per constatare l'azione dei vapori di catrame, fossero tenute con grande cura ed opportunamente innaffiate.

Ntituralmente molti fattori entravano in azione nel determinare le lesioni della pianta, dalla natura spe- ciale del vegetale, allo stato dell'aria, al movimento di questo, alla temperatura, ecc. ecc. :>.'la in totak l'azione dei vapori del catrame sparso sulla strada è ben dimostrabile e bene manifesta su moltissimi vegetali.

Un punto che interessa pure risolvere, è quello se la poh-ere stradale proveniente da superfici ca- tramate esercita sulle piante un'azione analoga ::i

quella esercitata dai vapori: e ciò pare logico an- che pensando solamente che la poh1ere catramata svìluppa vapori a sua volta. Sì sono fatte prove di- rette ponendo sotto campane di vetro delle foglie cosparse con certa abbondanza di polvere catra- mata· mescolata opportunamente a sabbia. Le po1- veri erano state ottenute pestando deì piccoli fram- menti catramati prelevati da una strada catramata cli fresca data. Le foglie in pochi giorni hanno me- strato prima dei piocoli punti, e poi delle vere mac- chie nerastre.

J.J pubblico suole dire che il catrame sotto forma di polvere, allorquando per accidente cada sulla foglia, può esercitare un 'azìone caustica sul paren- chima vegetale; ma il fenomeno non esiste, e l 'a- zione che questo pulviscolo manifesta, non è altro chè opera dei vapori che si sviluppano, ed allor- quando si trova all'aria libera e il puh·iscolo non è in enorme quantità, pare più logico pensare che la polvere abbia azione come tale (ogni corpo estra- neo _può essere ed è nocivo alla superficiè delle foglie) e non in virtù di Yapori che si sviluppano, anche perchè questi vapori sono ben meschina cosa. ~fa però, non ostante la logica generale di quest'idea, attra,·erso alle esperienze di Griffon b'.- sògna forzatamente amn1ettere che le cose non cam- minino proprio così, e prove -di confronto di "Mi- rande confermano che effettivamente deve agire il pulviscolo in virtù dei suoi vapori pii'1 che non per

le

sue caratteristiche meccaniche.

Le 'conseguenze che se rie possono trarre· rion hanno bisogno di 'grandi schiarimenti: in talune

circostanze, sia pure non frequentissime, la catra- matura ·stradale presenta dei pericoli reali per le piante, pericoli che debbono interpretarsi come do- Ylllti particolarmente ai Yapori di catrame che si me- scolano all'aria e che in tal guisa operano sui v~­

getali. Si comprende che a generare un fatto di tale genere occorrono alcune circostanze detenni- nate: cioè l'aria deve essere calma, la temperatura calda, il tempo fresco.

Il catrame sviluppa costantemente dei vapori, e più -ne sviluppa allorquando la temperatura è ele- Yata e quando il sole aziona con maggiore intensità sul catrame posto sovra la strada, e sviluppa in con- seguenza i vapori.

Non si deve generalizzare : esistono presso il lago cli Ginevra plaghe in cui la catramatura strada- le non ha minimamente influito sulla vegetazione, e la sanzione di qualche anno non fece modificare queste condizioni di cose ed il conseguente giudi- zio. Bene inteso ove l'aria è facilmente mossa e dove i vapori anche sviluppati non possono avere azione per la soluzione rapida nell'aria mossa, non si debbono e non si possono avere molte paure. Le cose possono mutare quando l'aria invece è poco mossa, come appunto può succedere in alcune lo- calità.

Tutto questo, inoltre, non può pregiudicare la qu1st1one se convenga o no fare le catramature stradali. Sulla bilancia dell'utile della soppressione della polvere stradaile, la morte di qualche pianta può avere in molti casi una mediocre importanza e del resto· siccome non tutti gli alberi si com- portano nello stesso modo e taluni sono più resi- stenti ai vapori di catrame, non è difficile pensare che anche là ove le condizioni sono peggiori, si può trovare il rimedio ricorrendo ad una opportuna scelta della pianta. Ma a parte ciò, il fatto dell'azio- ne dei vapori del catrame sulle piante non vuole es- sere una condanna della catramatura: ma soltanto è necessario segnalare l'inconY niente per saperlo volta a volta logicamente apprezzare e per tenerlo bene presente nei casi, nei quali pe'r ragioni speciali potesse assumere una decisa importanza.

Ma il catrame ha sollevato nel1e sue applicazio- ni stradali altre critiche ed altre osservazioni che si riferiscono alla alute dell'uomo. e specialmente al- la influenza rilevata da True e Fleig sull'apparec- chio visivo.

Nel 1906 si è segnalata per la prima volta la pre- senza di disturbi oculari negli automobilisti.ci de!

circuito della Sarthe, circuito che era stato quasi in- teramente catramato, e il Gu,Q"lielminetti stesso, che è 'il più attivo patrono e difenso·C' della catramatu- ra stradale, nel suo ra·pporto 1908 non ha mancato di rilevare la realtà "della critica fatta alla catrama- turà, -di poter cioè occàsionare deg:li inconvenienti

E DI EDILIZIA MODERNA

oculari. Egli afferma come sia benissimo possibi1'.:!

che i Yapori del catrame non più fresco (si catramava il circuito 6 setti mane prima della corsa) e le parti- celle cli catrame staccate dalla massicciata e solle- vate, abbiano a portarsi sulle congiuntive oculari, causticandole vivacemente.

Forestier nel 908 segnaJa pure che nella A venue de la Grande Armée a Parigi la vestrumite (solu- zione ammoniacale di catrame) occasionava una polvere neutra che abbruciava gli occhi.

Rimaneva a vedere se il pericolo era davvero ap- prezzabile e se interessava soltanto delle speciali condizioni, come ad esempio quelle che si possono . avere durante le corse degli automobili, nelle quali si sollevano enormi turbini ai polvere. - True e Fleig hanno applicato i soliti metodi della ricerca sperimentale· allo studio cli questo capitolo, alh scopo di determinare la reale influenza che può a- vere la catramatura sugli occhi. Essi sono .arrivati a conclusioni che affermano ben nette e non contrad- ditorie. E cioè: la polvere sollevata da strade -:1.-

b.ituali_ ha bensì un'azione irritante sulle congiun- tive e 111 genere sull'occhio, però trattasi sempre cli fenomeni non molto gravi (blefarite, congiuntivi- te), che guariscono spontaneamente e che nulla presentano di allarmante. Invece le polveri delle strade catramate, raccolte anche dopo molto tempo dalla catramatura della stra.da, mostrano di pos~e­

dere un'azione irritante grave così da generare delle congiuntiviti purulente con dacrocisti cronj.che. E quando nelle pOtlveri esperimentate ·come materia:e

~i ricerca per generare l'infiammazione purulenta s1 avevano frammenti veri di catrame, l'azione ir- ritante era anche maggiormente spiccata.

Non è assolutamente sostenibile che in tutto ciò entri in azione soltanto l'opera meccanica delle pol-

\leri : de,(e essere presente senza alcun dubbio an- cora un'azione chimica specifica, senza della qua- le

1

la. irritazione della mucosa esisterebbe, e cioè un az10ne specifica del catrame.

. lVIoret, Charleroi ed altri hanno cercato ancora di addentrare la conoscenza al riguardo mostran- d.o ~omè ai fenoli presenti nel catrame spetti vero- s1_mdmente la parte più importante nell'insoraenza d1 qu.esti accidenti e le polveri catramate priv:te di fenoli non agiscono più.

_Si aggiunga l'azione dei germi, la quale - par- m1 - non ha qui nessun significato speciale com- p:endendosi soltanto molto bene come su

un ~

con- gi~ntiva_ p~ofo.n~amente infiammata possono i ger- mi meglio 111sed1arsi. Ma sarebbe errato - come fa qualche a~to:e francese - voler attribuire in questo

~as? un s1g111ficato speciale ai germi, significato che essi non hanno: che anzi secondo visioni puramen- te teoriche, sarebbe molto più semplice e. rispon- dentp a verosimiglianza, pensare che il catrame

217

(spec.ie per opera de.i fenoli che sempre contiene) esercita una certa azione disinfettante.

Questi i fatti. La conclusione deve essere pruden- te. Non deriva nè punto nè poco da tutto ciò che i!

catrame si debba rigettare nel trattamento delle strade: del resto ha dato troppo buoni risultati per- chè si possa arrivare a ciò. Gli stessi più se,·eri cri- tici francesi, coloro stessi che hanno rilevato i lati più deboli ciel metodo ed hanno sperimentalmen- te dimostrato gli inconvenienti sommariamente ri- cordati, non sanno giungere alla proposta di unJ.

abolizione. Bisognerebbe prima tro\1ar qualcosa da sostituire, e non pare che si sia sulla buona strada in questo campo di applicazioni pratiche.

La sola conclusione possibile è che la catrama- tura presenta qualche inconveniente che è bene te- ner presente pure senza esagerarne la portata. La scelta opportuna delle piante nelle vie catramate m alcuni specialissimi casi la rinunzia, per qualchi~

'

tratto, alla catramatura; l'uso di occhiali per gli au- tomobilisti, ecc., ridurranno gli incom·enienti che sono largamente compensati da molti meriti.

E. BERTARELLI.

QUESTIONI

TECNICO-Sf\NITf\RIE DEL GIORNO

DINAMETRO REGISTRATORE DI URTI

Questo nuovo dinametro serve a misurare le for- ze in moto, f: specialmente gli urti, secondo tre di- rezioni perpèndicolari e ciò ha molto interess~, in- quantochè gli urti ripetuti su una massa non sono quasi mai voluti, ma sono l'effetto di imperfez:oni che si cerca di eliminare, senza riuscirvi talora in modo completo.

I mezzi usati per attenuare od impedire gli urti sono più o meno buoni ed ha grande importanza il

~oterne. n:isurare l'efficacia. A tale scopo si può, tn molt1ss1mi casi, applicare il dinametro che stiamo per descrivere.

Esso è essenzialmente composto di un 'asta Ao B (fig. I e 2) osciJlante intorno all'asse orizzontale o; i movimenti ciel sistema, che, girando intorno ad o, rimane in un piano verticale, sono limitati dalla lamina elastica E fissata rigidamente ad A 13 ed introdotta nella fessura e.

L'asta A o B porta un peso A, che può spostarsi a volontà lungo o A; in B trovasi uno stilo che registra le oscillazioni di A su di una lista di cart3 che si sviluppa colla velocità costante di un cen- timetro al secondo.

Quando l'apparecchio viene posto su un corpo in movimento, segue necessariamente tutti· i movi-

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Rl\ ISTA DI I::-.IG"fGNERIA SANITARIA

menti del corpo stesso; ma se uno di questi moti è bruscamente interrotto, la massa A, animata dal- la yeJocità che le è stata impressa, si sposterà rela- tivamente ali 'apparecchio e lo stilo segnerà questo movimento relativo.

Il punto di appoggio e della lastra flessibile può spostarsi verticalmente in modo da regolare la fles- sibilità della molla in proporzione all'inten:.ità dei

movimenti da registrarsi. In tal modo, si possono sempre regolare le altezze delle oscillazioni regi- strate in modo da rendere facile la misurazione.

Nelle due oitate figure, l'apparecchio è rappre- sentato cogli organi disposti in modo da registra- re sforzi dinamici verticali; per misurare sforzi orizzontali, il peso A è fissato su un'asta o D (fi- gura 3) congiunta rigidamente con o B e ad essa

verticale; se poi si colloca il dina metro trasYersdl- mente alla massa dotata di moto orizzontale, esso segna i mov·imenti trasversali; se lo si pone inYece longitudinalmente, registra gli sforzi longi tu di nali.

A

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E

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_! ~----~1

.

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:B

Fig. I.

Le tre componenti di uno stesso movimento pos- sono venire simultaneamente registrate sulla stessa striscia di carta.

Il d!nametro posato su una piattaforma capace di muoversi, ad esempio sul piatto di una bilancia che cade da una altezza determinata sotto l'azione

<li un peso noto, partecipa alla caduta ed assume la stessa velocità; se nell'istante dell'urto, al termine

<lei tempo t, la velocit~t del piattello è v/o, questa stessa velocità nella massa A diventa la velocità iniziale del movimento uniformemente ritardato v = vo-jt impressale dalla pressione costante deJla lastra flessibile.

Quando anche A giunge al fine de1!a corsa, la sua velocità è nulla e dà v

'~

o = Vo-jt da cui Vo- = it;

in questo istante la forza immagazzinata dalla molla rappresenta, in altezza h, la forza in movimento che ha determinata la velocità 'llo nella massa trasci- nata.

La velocità iniziale v0 è dunque in relazione co- stante coll'altezza h delle oscillazioni che essa de- termina nella massa A e col lavoro elastico della lastra che le fa equilibrio.

Ammettiamo che, per una data disposizione del- la massa e della lamina, n grammi allo stato sta- tico determinino un'altezza di oscillazione nello

stilo uguale all'unità scelta, per esempio 1 centi- metro; evidentemente, il prodotto n h, d; n gram- mi che percorrono h unità, sarà uguale al carico statico n h grammi, perchè essi darebbero tutti e

due un 'oscillazione di altezza h.

La reùazione che lega la velocità Vo impressa ad A (di massa me di peso p) coll'altezza dell'oscilla- zione che ne è la conseguenza si ricava dalla for- mula che esprime il lavoro nei due casi e cioè da:

mv 2 . l V

Y

2 Il" X I I

- -0-:= 11/i X li== uli 2; ne viene e 1e o== --~ i == a i

2 p

Gli sforzi dinamici sono espressi da

f

= n h ove n = pfh.

(l,

+

e~ e

A o E

Fig. 2.

La massa trascinata A, di peso

p

e la massa tra- scinante, di peso P, avendo la stessa accelerazione di velocità danno:

F (massa trasciname) _ P d . F __ J P

- - - " - - - ' -_ - , a CUl - - .

J (,massa trascinata) p p Le registrazioni si fanno nello stesso modo in tutte tre le direzioni; i bracci di leva dei movime:1ti delle forze in giuoco nel dinametro in rapporto a ciascuno degli assi sono contati a partire da o, le loro proiezioni danno F d cosa; YÌ si ritroYano adun- que le equazioni, secondo tre direzioni, dell'equi- librio di un corpo nello spazio.

L'applicazione più importante del dinametro è la determinazione dei valori assoluti delle forze vive nelle ferrovie; se ne servono anche, con vantaggio, le automobili e gli areoplani.

Limitandosi a due direzioni, verticale e trasver- sale, le applicazioni dell'apparecchio sono molto numerose, inquantochè esse dànno i valori assoluti de!le azioni vive sopra un piano unico e questo è il caso delle bielle, delle manovelle, ccc. Quando poi si tratta di una sola direzione, si otterranno i valori assoluti delle azioni vive nei movimenti pe- riodici, come sono quelli di martelli, di molle, di pompe, ecc.

Ritornando alla principale applicazione del di- nametro, ricorderemo che le parti deboli 'delle fer- rovie sono i giunti delle rotaie; a cagione di essi non si possono raggiungere le grandi velocità e da essi derivano tutti quegli urti e quei movimenti che, non solo danno noia ai viaggiatori, ma .riescono di dan- no al materiale rotabile ed alla stessa via ferrata.

E DI EDILIZIA MODERNA

La soluzione di continuità nelle rotaie non è la .sola causa dei movimenti del materiale rotabile. vi contribuiscono anche le variazioni verticali aei .carichi e le spinte trasversali degli assi provocate

dai dislivelli dei regoli.

Se. si. conos~essero con esattezza i valori degli sforzi drnam_1c1 don1ti alle imperfezioni del binario, sarebbe facile correggerli con resistenze che ne

.compe_nserebber~ gli effetti. Per giungere a que- sto nsulta. to puo molto bene servi.re 1 ·1 d. 111ametro -su . descntto; s. ul suo funzionamento pe ò r possono .aglfe_ delle i_nflue~z: esterne. Incominciamo da quel-

le dei ,-alon elast1c1.

. Il dinametro registra i valori assoluti delle velo- .cità, degli sforzi dinamici e delle potenze vive delle

masse trascinanti colle quali lo si collega; ma bi- sognerebbe vedere se la stessa registrazione avvie- ne quando la massa traente è a sua volta una mas- sa trascinata per l'interposizione di forze elastiche.

1

o B

!:

Fig. ). Fig. 4.

Per esempio: noi sappiamo che il dinametro se- gna le azioni vive del pavimento di un vagone, pro- voc,ate,. dalle azioni vive delle ruote; orbene, quale sara 1 111fluenza delle molle situate fra le ruote ed

il pavimento? ·

Essen_do le molle trasformatrici di lavoro a gran- de rendimento fìnchè funzionano entro i limiti di elasticità, pare che il lavoro reso dovrebbe essere sensibilmente uguale a quello assorbito, poichè in

·questo caso gli attriti sono trascurabili relativa- mente alle masse in moto.

Per darci ragione di quanto succede, immaginia- mo un peso P (fig. 4) sospeso al mozzo di una ruota per mezzo di una molla R ; finchè la ruota percorre una. via ~erfettamente orizzontale, la sua velocità

v~rt1cale e nulla qualunque sia la Yelocità longitu- dinale e lo stesso succede per il peso P.

Ma quando incontra un dislivello, la ruota ca-

·dendo assume una velocità verticale uniformemen- te accelerata, poichè essa è sollecitata soltanto da

forz e cos ant1 t · ( peso e molla); la sua velocità è adun- que: v, = v~

+

gt, se la caduta è libera, oppure : -v,

.=:

~o.'. 7t' se non lo è. Essendo nulla la ve-

~~c1!a imz1ale Vo,. si ha v, = gt oppure v• = jt' questa velocità che _viene trasmessa al peso p per mezzo della molla, la quale, agendo secondo una_ forza inversa e costante, trasforma il movi- mento accelèrato comunicato in un movimento uni-

formemente ritardato v ,= v _ }T d 1

. ove Vo non è

a tro che . il valore o ut 0 1·t' du]- l~ a ruota. li peso p al termine della sua corsa ha velocità li .

'Vo = gt = jt - JT. nu a e s1 ha : . Vi è dunque una semplice trasformazione d.

t · 1mo-

v1men o per il prolungarsi dell'azione. i'ac I

· d' · · , ce era-

zwne 1m111u1sce ad ogni trasformazione ed il tem- po aumenta, ma i prodotti u t 1. t' ed JT

I .

1

. /:> ' sono ugua-

1 a la velocità V o provocata dalla cadut < a pnm. . . 1t1- va e trasmessa al peso p per mezzo di forze ela- stiche.

Trascurando gli attriti, si ha dunque sempre: F = ~ x P/p = n h P/p, essendo p il peso totale del . sistema traente compr"~ se le moli e e e 1 ruote.

Circa alle influenze climateriche esse , n on es1-. sto_no ~er _il dinametro; poichè su di un sistema ma- tenale 111tieramente metallico di dimensioni così ri- dotte_ non hanno nessun potere le differenze termo- metn.che od igrometriche.

. L'inclina,zione _della massa traente alla quale il

d111~~1etro e congiunto ha invece un'influenza sulla

pos1 z1 o n ~

della massa trascinata ed è

in te ressa ~te

v~der~ d1 che e"ntità essa sia, o meglio a quale in- cl111az1one bisogna limitarsi per non dovere appor- tare nessuna correzione.

.Nella posizioile in cui il dinametro registra gli

sf~rzi Yerticali, la massa A traviasi su un braccio o_nzzontale di 70 millimetri di lunghezza al mas~

s1r:io; una inclinazione longitudinale dell'appàrec- ch10 verrebbe ad accorciare il braccio di leva da 70 a 70~ x co~'X Orben~, fino a S gradi, (coseno) =:=

0,99.)) l~ d1ff~reP.~a d1 lunghezza si riduce a qual-

~he _dec'.mo d1 mil 1metro; dunque l'influenza della rnchnaz1one è trascurabile fino a

+

5° , c1· oe ' fi no a

IO cm. per metro.

T~a~versalmente, l'effetto dell'inclinazione è più

s~ns1bde, poichè la massa, trovandosi su un brac- cio verticale, può essere verticale soltanto finchè non è troppo sensibilmente provata la flessibilità della lamina; quando l'apparecchio è inclinato si ha equilibrio fra il momento orizzontale della

~as­

sa e la ~ressione sulla lastra elastica. Per registra- re le azioni orizzontali è dunque meglio prendere masse pesanti con braccio di leYa corto e lamiAe di sensibilità ridotta, in modo da limitare aedi errori di lettura, l'influenza delle possibili incli;aziorii del- l'apparecchio. Con un semplice calcolo, si può ve- dere che l'inclinazione massima per non dover ap- portare correzioni è del 6

%.

. na delle cose importanti a considerarsi nell'ap- parecchio, è il limite di flessibilità della lastra; que- sta, nel dinametro costruito dalla casa l\.1orin (Pa- rigi) ha 5 mi!Jim. di base e mezzo millim. di spess'J- re, So di lunghezza e il suo momento di inerzia è uguale a 0,052. Si può dunque mettere sulla lastra

(6)

220 !UVISTA DI INGEGNERIA SANITARIA

una massa di 200 grammi a 70 millimetri da o sen- za oltrepassare il limite di elasticità. La lamina è suscettibile di freccie che fino a 30 millimetri rie- scono rigorosamente proporzionali ai carichi posti in l con momenti variabili da o a 15,000 grammi- millimetri.

Si ha perciò un margine sufficiente per assicu- rare altezze di oscillazioni di + 15 millimetri veni- calmente e di

+

30 millimetri orizzontalmente, al- tezze molto superiori alle velocità da misurarsi nel- la pratica.

Riguardo all'influenza della pressione dello sti- lo, accura-te osser~1azioni hanno dimostrato che è nulla sui risultati.

(Dal Génie Civil). S.

NUOVO :'vIETODO Dl PREPARAZlO"'E DEL LATTE IN POLVERE.

Finora nell'industria per la preparazione della polvere di latte non si sono impiegati eh~ metodi serventisi del calore; ora F. Lecomte e R. Lainville hanno avuto l'ideà di disseccare il latte con un pro- cedimento opposto, usando cioè l'azione del freddo;

riproduciamo dal Bulietin de la Société nationale d' Agriculture una nota di Sagnjer su questo nuovo processo.

Per separare

ìa

sostanza solida del latte dall'ac- qua nella quale essa è emulsionata, gli inventori ri- corrono al congelamento. A questo scopo, si adope- rano gli stessi bacini che vengono correntemente usati per la fabbricazione del ghiaccio. Il latte è ver- sato nelle forme e vi è sottoposto ad un raffredda- men to moderato (circa - 2°) colle precauzioni neces- sarie affinchè l'acqua non si solidifichi in massa, ma assuma invece la forma di àistalli nevosi; questa forma facilita l'ulteriore separazione della sostanza solida.

Per ottenere questa separazione si pone la massa nevosa -in una prosciugatrice centrifuga, animata da grande velocità; allora gli elementi solidi del latte sono gettati fuori, mentre i cristalli rimango- no nell'apparecchio. Si ottiene così una pasta molle, untuosa, che trattiene ancora una certa porzione di acqua; per disseccarla, la si introduce in una stufa, che deve avere una temperatura moderata, ma co- stante.

Il procedimento Lecomte-Lainville si può appli- care tanto al latte puro come a quello scremato; la polvere di latte ottenuta racchiude tutti gli elementi della sostanza solida del latte stesso, non alterati ir nessun m9<lo.

Colla sµa azione meno violenta di quella del ca- lore, il freddo non provoca la formazione di zucche- ro sciolto, nè lascia quel gusto 'di bollito che hanno

talora le polveri di latte ricavate coi procedimenti attuali, nei quaili il liquido è sottoposto per lungo tempo ad una temperatura sufficientemente elevata. Inoltre il nuovo sistema pare abbia un altro pre- gio : quello di essere economico; infatti gli inven- tori affermano che al massimo è necessario I kg. di carbone per congelare 10 kg. di latte. Il procedi- mento può trovare utili applicazioni nelle grandi latterie industriali, che sovente non sanno come uti- lizzare le grandi quantità di latte scremato per la fab- brrcazione del burro. Se esse sono già fornite di macchine frigorifere, possono, senza fare nuovi im- pianti, ottenere con poco costo, un prodotto abba- stanza rimunerativo.

s.

PROCEDIMENTO

PER LA FABBRICAZIONE DI UN GAZ ILLUìVrlNA~TE LEGGIERO

SISTEMA RINCKER E \VOLTER.

Fino a pochi anni or sono si impiegava quasi e- sclusivamente il comune gaz illuminante per d gon- fiamento degli areostati : ma la necessità di dimi- nuire a! possibile il peso dei palloni dirigibili ha con- sigliato, in questi ultimi tempi, l'uso dell'idrogeno puro.

Per realizzare maggiore economia, Rincker e Wolter. propongono un nuovo procedimento, che permetterebbe di preparare con modica spesa un gaz illuminante eccellente, che per la sua debole densità converrebbe assai bene al gonfiamento dei dirigibili. La densità di questo gaz sarebbe infatti compresa ordinariamente tra 0,26 e 0,23; e avendo specialmente in vista l'impiego 'di esso per i pallo- ni, lo si potrebbe preparare di una densità ancora minore, circa o, 16, mediante semplici modificazioni al modo di fabbricazione.

I primi saggi industriali effettuati dagli im·entori ebbero luogo a W atergraafsmeer, con una installa- zione insufficiente ed esito poco incoraggiante; mi- gliori risultati furono ottenuti nell'officina di saggi di Omval, ad Amsterdam, tanto che il procedimèn- to venne adottato nell'officina municipale del gaz.

a Utrecht, ove attualmente si fabbricano ogni gior- no circa 20.000 metri cubi di questo gas.

Le materie prime impiegate in tale fabbricazione sono: 1° il coke degli alti forni; 2° l'olio di petro- lio, che è ordinariamente impiegato per la carbura- zione del gas ad acqua, ed è il residuo della retti- ficazione del petrolio bruto; 3° il catrame del gas ad acqua, sottoprodotto della fabbricazione del gas ad acqua carburata.

Coi due ultimi prodotti, si fa una miscela di duP terzi d'olio e un terzo di catrame; questa miscela, dopo essere stata sottoposta a·d energica agitazione,

E DI EDILIZIA MODERNA

è inviata sotto pressione in un sistema di lamine di ferro perforate, che completa l'omogeneità della me colanza. Dopo ciò, i due materiali non hanno p;ù tendenza a separarsi, e la miscela può essere .conservata parecchie settimane dentro i serbatoi appositi.

La fabbricazione del gaz è poi semplicissima. U 11 generatore riceve del coke fino a sette ottavi della sua altezza; il coke viene riscaldato e vi si fa passare una corrente d'aria che, brucia~do una parte del coke, porta il rimanente all'incandescenza. Quando la temperatura è abbastanza1 elevata, si arresta il pas aggi_o del! 'aria ~ si proietta ·sopra il coke, per mezzo d1 un polvenzzatore, la miscela d'olio e di catram. . e. Istantaneamente se ne . produce la d ecom _ pos1z1one; il gaz che si forma attraversa d'alto in basso Io strato di coke, di più in più caldo, ciò che c?mpleta la decomposizione, e sorte alla parte infe- riore. Attraversa • Poi un apparecchio d. 1 J avagg-ro e d un cond. . ensatore, ove si raffredda ed abb an ona d . 1 prodotti _ condensabili, assieme al coke poJva _ru 1 en t o,

meccanicamente trascinato.

Un g;ande va~taggio, proprio del gaz co ì pre- par_ato, e_ quello dr contenere debolissime quantità ai ossido dr carbonio, sempre meno del - o/ p 1

f bb - · . :> ,o· er a

a ncazrone d1 IOO mc. di-questo aaz -1 1

i:> , 1 qua e po.s-

s1ede un potere calorifico di 4900 calorie si richi<>tle ti consumo di

~

k?-r . . di coke e ioo kg:. della

r~e­

~colanza sopra Indicata. Il piccolo consumo di cokP e do vu t o a 1 f atto, che ~sso serve sovratutto come - supporto, a cagione delle sue grande poro-1·t~

b "' a, eco-

me ser atoio di calore.

Il pr9cedimento ora descritto è anche intere<:-antJ sotto

u~

altro rispetto : esso permettedi

pr~;ara~

r: assai economicamente_ l'idrogeno puro. E' risa- P_ ~o eh~, p~r poco che s1 comprima il comune gaz _di rllumrnaz1one che contiene al massimo il 40

%

di

t~roge n o,

ad una pressione superiore ad una atmo- s era, '.11entre lo si fa rassare in. un tubo che pe -eh:

nell'

r .

~

ana iqu1da alla pressione atmosferica si con-

d0nsan t tf · '

o· - 0

u 1 1 gaz che esso con tiene, eccetto l'idro-

i:, eno. Operando sopra un o-az ricco 'd· 'd

· li too 1 1 rogeno co

me que o ottenuto col procedimento R' k

W -

ter, che ne. contiene fino all'S- o/ è f t~cl ere ol-

d'e ::i ;o, ac1 e compren-

re con quanta economia si potranno ottenere guardevoli quantità d'idrogeno puro. ~l~g-

NOTI: PRAlT(flE

CONDOTTA D'ACQUA SOTTO PRESSIONE

- IN LAMIERA DI ACCIAIO

-CON GIUNTI LONGITUDINALI A LINGUETTA

La città di Sp · fi Id ( .

mentat Il' ring e _Massachusetts) sta per vènir-aF_

~ a co acqua provemente dal " Little River h I

verr" portata co 11 », c e e

una canalizzazione di I- - . . da una condottura in 1 . d . 20 ,m., costituita

am1era el diametro di m . y,o .6 7.

221

Ogni tronco di questa condotta è l g

· un

°

m. 9,14• ed è f -

mato da due lamiere semlcilindriche d- :i. 01

. 1 11 mm d1 spe

c?ng1unte secondo una generatrice per mezzo. d' , ss~re c1uola b d'acciaio, la ui •e- 1 un ast1c.

zione ha la forma di un dop- ~---.V ____ ~ pio fungo (V. figure).

I bordi a. delle lamiere, ri- calcati e rigonfiati a freddo, sono introdotti dalle gole for-

~1ate dal doppio fung9, le qua- li vengono di mano in mano chiuse colla Presse idraulica in modo che le lam ie1-e si tro- vano fortemente serrate dai loro bordi.

. 1e~ dicer:1bre e nel gennaio ult1m1 scorsi, vennero eseguite molte accurate esperienze su tronchi cosifatti e si è potuto

constatare che i giunti resistono. beniss1.-mo

7~ .r77 k -g per centimetro quadra-to. a pressioni di E

PROCESSO RUPING PER INIETTARE I PALI TELEGRAFICI

cr Il nuovo sist~ma, adottato dalla "Rtitgerswerl~e Aktien-

,,esellschaft » d1 Berlino per iniettare i p d' I

tt d" · a 1 1 egno per

me. e _1 realizzare un 'economia non indifferente di li' "d - antisettico e perciò una diminuzione nelle spese di tqu:t o

mento dei pali stessi. ra a-

Nel procedimento finora seguito .

metro cubo di le n . ' si _consumano, per lg,1i I. g o, 32:. kgr. circa d1 crt>osoto spende 1do

2 0 o 25 tre· col s· t R ·· · · ' ·

"d tt , is ema uprng ti consumo di antisettir.o è

n o o a so-6o kgr., sempre per metro cubo di leg - no.

to La figura_ unita a questi brevi cenni rappresenta'! 'impiaii- un necess_ano per applicare il nuovo procedimento : Si ha

v a cal_daia f. a fon_do mobile, nella quale si introduce un ag~ncrn~ ca.ne~ dei pali da iniettare ed un caldaia T che

~?nt_iene il hqu'.do ~ntisettico poria-to -ad una temperaturn t c'.rca So gradi; l'impianto comprende inoltre la pompa A·- per il creosoto ' il con 1pressore B , e h e può funz,onare . anche cor~e P?mpa a vuoto e le tubature munite dei necessari robrnett1.

Q_u:ndo nella caldaia J è stato introdotto un vagoncino Ja SI me tt e . rn comunicaz0 - ione col compressore d'aria B fin-' chè la , ?ress10ne sia · - · d1 · 4 kgr. per · centimetro quadrato;

q_u_est. ana _penet~a in tutti i pori del legno. Ciò fatto, si chiude. il robmetto d'arrivo dell'aria in pressione e si mettono rn comunicazione le parti superiori ed i fondi delle

Riferimenti

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