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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.10 (1883) n.497, 11 novembre

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L'ECONOMISTA.

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, F I N A N Z A , COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V I E , I N T E R E S S I P R I V A T I

Anno X - Voi. XIV Domenica 11 Novembre 1883 N. 497

L E O N S A Y

e la P r e v i d e n z a Italiana Nel numero del I corrente del Journal des

Dè-bats il signor Leon Sny ha pubblicato un articolo

intitolato « Dieci giorni nett'Alta Italia

Milano-Ma-gerita » il quale offre un singolare interesse, sia per

la l'ama di cui gode meritamente l'illustre economista e finanziere, sia per l'argomento che egli tratta e che riguarda l'ordinamento della Iprevidenza nel nostro paese. E noi crediamo che ai nostri lettori non sarà discaro di conoscere i giudizi espressi dall'egregio straniero.

Egli dice che è per amore del credito agricolo c h e ha fatto una rapida corsa nell'Alta Italia e che ama fissare sulla carta le proprie impressioni, riserban-dosi di tornare più tardi con maggiore agio sul sog-getto inesauribile della previdenza italiana. Allora egli cercherà di indicare ciò che nella forma o nella sostanza potrà applicarsi utilmente alla Francia. Il signor S a y sapeva che la provincia di Milano era come avviluppata da una rete di piccole banche, che

la mutualità vi era praticata su larga scala, e che il popolo vi faceva delle economie versate con rego-larità nelle Gasse di risparmio libere. Egli conosceva del pari la legge del 1 8 6 9 sul credito agricolo, e sapeva anche che sotto l'impulso di queste istituzioni la ricchezza pubblica faceva i più rapidi progressi. Ma non aveva veduto funzionare queste varie istitu-zioni; non conosceva i loro metodi, n e ' i l genere di appoggio che si davano le une alle altre.

« Tutte le maraviglie che io ho vedute sono ma-raviglie della iniziativa privata e del decentramento. L'iniziativa privata e il decentramento del credito sono la ragione dominante dei progressi della r i c -chezza in Italia. La mutualità ha tutto creato. Le società di mutuo soccorso hanno fatto nascere le piccole banche mutue. » Il signor Say ha assistito al sorgere di una di queste piccole istituzioni, che si staccava dalla madre, e ha potuto notare il s i n -golare numero delle piccole banche popolari, colle loro casse di risparmio, c h e esistono fin nei villaggi e sopra alla quali stanno la banca, che chiama m a

-gistrale, di Milano, e le Casse di Risparmio di Mi-lano e di Bologna. Così si vivificano l'agricoltura e le piccole industrie. « E quando si vuol fare la sin-tesi di tutti questi sforzi isolati, è con maraviglia che vediamo dinanzi ai nostri occhi l'arme difensiva la più efficace per opporsi allo sviluppo del socia-lismo di Stato. Alle concezioni sentimentali del so-cialismo l'Italia decentrata oppone le soluzioni scien-tifiche della iniziativa individuale. »

Qui il signor S a y ha parole di alta lode per l'ono-revole Luzzatti e pei filantropi aggruppati intorno a lui, e noi ci associamo ben volentieri alle medesime, pur ricordando che se l'on. Luzzatti ebbe il merito di diffondere largamente le banche mutue, vi sono pure altri nomi degni di essere ricordati nella storia del credito popolare italiano.

Non seguiremo l'insigne scrittore nella narrazione che fa ai suoi concittadini di ciò che ha veduto in fatto di banche in quel di Milano, e della sua visita alla succursale di Magenta. Ai nostri lettori l ' o r d i -namento delle Banche popolari è nota, e quindi rie-seirebbe inutile il fermarcisi. Riferiremo piuttosto il brano seguente : « La Cassa di risparmio (noi s a p piamo c h e la Banca popolare è anche cassa di r i -sparmio) fornisce 1' alimento degli sconti. È là che per la prima volta ho veduto il libretto al portatore. Mentre da noi ci si sforza di dare ai libretti delle Casse di risparmio un carattere strettamente nomi-nativo, e si vigila colla maggior cura a non pagare che a titolari aventi diritto di ricevere, e ci s ' i n quieta pel marito se è la moglie che ritira i suoi r i -sparmi, o pel padre o pel tutore se è u n m i n o r e ; mentre si occupa u n gran numero di giureconsulti illuminati per sapere se ciò che si paga è ben p a -gato, là, nelle piccole casso di risparmio delta banca popolare, non ci si preoccupa che dei portatori dei libretti. Chi porta il libretto è considerato come il mandatario regolare della persona al cui nome il li-bretto è iscritto. Questo metodo è assolutamente en-trato nei costumi ; è stato una imitazione delle grandi Casse di risparmio, dove lo troviamo usato insieme a quello dei libretti strettamente nominativi, m a que-sti ultimi formano in realtà un'eccezione; non se ne sente il bisogno. » E più oltre, dopo aver dello che una piccola banca popolare sconta effetti coli, rileva che non e' è distinzione fra effetti agri-coli e commerciali, per le disposizioni del nuovo codice di commercio, ed esclama : « Ecco ciò che si può chiamare la soluzione del credito agricolo ; il credito agricolo non esiste che quando è il c r e -dito senz'altro e senza frasi. »

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que-706 L' E C O N O M I S T A 11 novembre 1883 sto punto la nostra opinione, e quindi tiriamo di

lungo. Anche la Cassa di Risparmio di Milano col e sue 1 1 2 succursali attira l'attenzione del sig. S a y . che n e spiega lungamente l'organismo e i benefizi. Quanto poi alla opportunità che le Casse di rispar-mio facciano della banca, com'egli dice, riserviamo la nostra opinione.

Le considerazioni di u n uomo così eminente come il sig. Léon Say non potrebbero non essere di l e -gittima soddisfazione. Egli ha senza dubbio visitata quella parte d'Italia dove gl'Istituti di previdenza sono più diffusi, ma ciò che in fatto di istituzioni simili esiste nell'Italia centrale e va diffondendosi nel mezzogiorno basta perchè egli possa a buon dritto parlare di previdenza italiana.

E soprattutto noi ci rallegriamo che l'illustre uomo abbia anche una volta notato come questi sforzi lenti, faticosi, ma continui « senza foga ma senza posa come lo stelle nel cielo » per usare u n a frase di Giuseppe Mazzini, siano l'arme più atta per difendersi dal Socialismo di piazza e di Stato, come quelli che giovano a migliorare coi fatti e non colle parole le condizioni delle classi più n u -merose della società, e a venire in aiuto [all'agri-coltura e alle piccolo industrie.

Mentre il socialismo di piazza vuole tutto demolire per tutto riedificare, dimenticando che il p r o -gresso sociale non può seguire elio una leggo di evoluzione; il socialismo di Stato, colle sue « ven tose pretese di onnipotenza » tende a sopprimere il sentimento della responsabilità individuale e p r o -mette ciò c h e non può mantenere, affrettando forse, invece di prevenirli selvaggi rivolgimenti sociali, ai quali pur troppo succede poi la reazione.

Contro questa corrente, che irrompe e corrompe, il rimedio migliore sta nella unione di tutti i filan-tropi allo scopo di far penetrare nelle classi mono agiate il sentimento della previdenza, aiutando la formazione di quegli istituti nei quali si esplica. E poiché noi abbiamo la fortuna di avere una organizzazione della previdenza, la quale ha destato l ' a m -mirazione di uno straniero illustre, competente, im-parziale, non abbiamo che a continuare su questa via, opponendoci del pari allo utopie della piazza e a quelle dello Stato. Non è facil cosa combattere di fronte e guardarsi le spalle, ma la vittoria sarà certo più gloriosa e più meritoria. E la vittoria n o n possiamo che augurarcela. Verrà poi? Quanto a que-sto, noi n o n siamo profeti. Il dovere del soldato è quello di essere fedele alla sua bandiera e di com-battere, avvenga c h e può.

I NOSTRI RAPPORTI FERROVIARI

CON L ' U N G H E R I A E L ' O R I E N T E

Gli organi più autorevoli della stampa europea hanno in questi ultimi giorni segnalato con impor-tantissimi articoli i vantaggi che, specialmente al commercio dell'Europa centrale, deriveranno d a l -l'apertura relativamente prossima (sembra c h e avrà luogo nel 188S) delle ferrovie Salonicco Nisch Belgrado Budapest Vienna, e Costantinopoli -Sofia - Nisch - Belgrado - Budapest e Vienna. F r a i giornali italiani dobbiamo segnalare il Commercio

di Genova ed il Diritto, Il primo di essi promelle

di fare in breve uno studio speciale sull'argomento, ma intanto pur ammettendo che il Commercio italiano con la Serbia n e ritrarrà u n certo vantaggio esprime i suoi timori p e r Genova e per gli altri porti i t a -liani. Diciamolo subito i timori dell'autorevolissimo giornale Genovese non ci sembrano infondati; perchè i porti di Salonicco e di Costantinopoli, oltre che sono riccamente dotati dalla natura, hanno il vantaggio di essere più vicini dei nostri al Canale di Suez, di-modoché u n a parte delle provenienze del Canale stesso invece di rivolgersi a Brindisi, Genova, Li-vorno e Venezia si dirigeranno verso i due porti ot-tomani. Al giornale di Genova sembra magro com-penso, alla perdita c h e subiranno quei rostri quattro porti il vantaggio c h e verrà all' Italia per l'aumento del Commercio con la Serbia.

Il Diritto trattando lo stesso argomento è lieto di veder realizzato un fatto col quale si raggiungerebbe uno dei maggiori obiettivi che l'attività industriale europea da lungo tempo si era proposta, e gode della vittoria riportata dalla diplomazia Austro-Un-garica in questa parte della sua politica orientale. Non crede però che noi italiani dobbiamo nutrirne invidia, ma dobbiamo invece adoperarci perchè non sia scemata l'attività marittima italiana verso l'Oriente e raccomanda perciò la costruzione di due linee tra-sversali ferroviario da Antivari o dalla bocca della Bojana a Mitroviza e da Avlona a Salonicco. In tal modo la convenzione Austro-Turca c h e inaugurerà una nuova vita economica fra il Danubio ed il Bos-foro riescirebbe di giovamento anche all' Italia.

Noi n o n vogliamo troppo affliggerci del danno che qualcuno fra i nostri porti potrà risentire dalla conven-zione Austro-turca e per la ragione che non ci sem-bra facile a scongiurare e perchè non crediamo che il Commercio italiano n e risentirà vantaggi soltanto con la Serbia, bensì con tutto l'Oriente. Ci ralle-griamo anzi nel vedere l'opera civilizzatrice che fa-talmente l'Austria Ungheria compie a proprie spese e non soltanto a proprio vantaggio in quelle estreme regioni d'Europa e dobbiamo tanto più goderne in un momento in cui anche la nostra politica ci ha avvicinati a quella Nazione e non dubbi segni di s i m -patia si manifestano fra i d u e paesi.

Sarebbe poi troppo pretendere se si volesse, che il commercio mondiale si cristallizzasse a favor no-stro e c h e le correnti commerciali si rivolgessero dove non le spinge il loro interesse. Produciamo, e manderemo dopo i nostri prodotti nei nuovi mercati che la Nazione vicina ed amica apre anche alla no-stra attività.

Torneremo anche noi su questo argomento che si ricollega con u n altro intorno al quale abbiamo già parlato parecchie volte e, dobbiamo dirlo con d i -spiacere, con poco successo — quantunque autore-voli confratelli ci incoraggiassero col loro appoggio.

Es i s t eine alte Geschielite Docb bleibt sie immer neu

ci dicono i tedeschi col loro poeta : è u n a que-stione vecchia ripetiamo noi chiedendo scusa ai no-stri lettori se ancora una volta, e speriamo sia l'ul-tima, ripetiamo cose già dette.

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-11 novembre 1883 L' E C 0 N O M I S T A

707 duce in 8 3 ore a Costantinopoli, l'Italia non ha

sa-puto decidersi a far giungere i suoi treni provenienti dal mezzogiorno e dal centro d'Italia u n ' ora più presto a Mestre; non ha voluto accelerare un treno omnibus che va da Mestre a Cormons procurando in tal modo u n a corrispondenza diretta fra tutte le città italiane, la capitale dell'Ungheria e l'Oriente. Se ciò che noi asseriamo non fosse vero e non si potesse dimostrare prendendo in mano u n orario ferroviario, nessuno lo crederebbe.

Da oltre u n anno rivolgiamo ' ) la nostra voce alle amministrazioni ferroviarie ed al Governo e consta-tiamo: che sia caso, o abilità delle amministrazioni ferroviarie austriache, mentre un ungherese può mon-tare in un treno che direttamente lo porta a Firenze, a Roma, a Napoli, a Brindisi, a Milano, a Torino e a Genova, un italiano dell'Italia Centrale o Meridionale non può recarsi in Ungheria se non fermandosi 8 ore a Nabresina o (se passa per la Pontebba) una notte a Vienna: constatiamo che per colpa degli italiani i_ nostri giornali e la nostra corrispondenza commer-ciale arrivano nelle capitali dell'Austria Ungheria 2 4 ore più tardi di quelle degli altri paesi d' Europa anche più distanti di noi: constatiamo finalmente con dolore quanto poca influenza abbia la stampa in Italia quando non tratta pettegolezzi parlamentari, ec. — La nostra debole voce, come abbiam detto, è stata ascoltata dai più autorevoli giornali italiani (ne c i

-tiamo ad esempio u n o solo, ma che vale molto, la

Eassegna) ciò cho chiediamo è tanto giusto ed utile

che ha incontrato l'approvazione di Camere di Com-mercio e di commercianti ragguardevolissimi c h e ci hanno scritto lettere di incoraggiamento ad insistere nella nostra domanda. — Non eravamo soli, chiede-vamo cosa giusta ed utile, chiedechiede-vamo così poco, e puro non ottenemmo nulla e pure si continuerà a dire anche in Italia che la stampa è il quarto p o -tere dello Stato !

Si è ripetuto a sazietà che u n o dei grandi v a n -taggi dell'esercizio governativo delle ferrovie si è che il Governo cho non ha, come le compagnie, da pen-sare agli azionisti, può più facilmente stabilire un treno, che quantunque utile al pubblico, pure non sia abbastanza rimunerativo — Si ò detto che il Governo che tutto prevede e a tutto provvedo può con un tal mezzo aprire nuove vie ai traffici, stringere rapporti d'amicizia con le nazioni vicine, ec. E noi che per nostra disgrazia paghiamo le spese di u n esercizio g o -vernativo, nella nostra ingenuità ci facevamo questo dilemma: - o una coincidenza diretta con Budapest (e quando diciamo Budapest intendiamo tutto l'oriente) e materialmente utile per la nostra azienda ferro-viaria, e sarà la ferrovia stessa che cercherà di stabilirla per aumentare i suoi prodotti: o l'utilità non è che morale, politica, e allora interverrà il Governo italiano non foss' altro per deferenza al Governo ungherese che desidera questa prova di simpatia dall'Italia, e cho ha spinto la società della

Siidbahn a farne ripetuta domanda a l l ' a m m i n i s t r a

-zione dell'Alta Italia 2).

Ci è stato affermato che l'on. Baccarini avrebbe provveduto a sodisfare a u n tale desiderio che r i -conosceva giustissimo, se altre cure, forse più

gra-') Vedi l'Economista, anno 1882, N.° del 2 aprile, e anno 1883 N.1 11 marzo e 29 aprile.

Vedi il Pesler Lloyd giornale ufficioso del Go-verno Ungherese, del 10 giugno 1883.

vi, non gli avessero impedito di pensare a questa che crediamo a torto stimasse cosa di minore impor-tanza, prima di abbandonare il po-tere. A noi non resta che rivolgerci allo zelo del nostro illustre ami-co l'attuale Ministro dei Lavori pubblici on. Genala, quantunque in questo momento non gli manchino davvero i gravi problemi da risolvere, raccoman-dandogli la soluzione anche di questa piccola vertenza internazionale; per la quale ci si assicura che la Cancelleria Austro-Ungarica stia facendo dei passi presso il nostro Ministero agli Affari Esteri.

LE CASSE DI RISPARMIO IN ITALIA

In questi momenti nei quali per il predominio della Statolatria, si vuol accordare allo Stato anche l ' u f -ficio di banchiere, e quindi inceppare lo sviluppo naturale delle Casse di risparmio libere, non è senza utilità cercare di formarsi un sufficente criterio delle condizioni di questi Istituti, creali dalla spontanea volontà di interessati, e quindi rispondenti special-mente al bisogno che andava manifestandosi.

E tanto più crediamo cosa utile occuparci con qualche cura di questo argomento, poiché, come n o -tammo in u n recente articolo ' ) le Casse di rispar-mio postali vanno prendendo uno sviluppo che deve seriamente impensierire. L e cifre infatti dimostrano che nel mentre le Casse ordinarie di risparmio a u -mentarono i loro depositi del 0 , 7 8 per cento, nelle Casso di risparmio postali quest' aumento ascese al 6,67. — Da che dipendo questa enorme differenza? — E la maggior fiducia che ispira lo Stato, è u n mi-gliore organismo che esso abbia adottato, ò un effetto derivante dell'esser più disseminate le Casse postali?

— Qualunque sia la causa è certo che la Casse o r -dinarie dì risparmio debbono preoccuparsi del loro avvenire. Lo Stato non abbandonerà così facilmente la via sulla quale si è messo, e perciò spetta alle istituzioni lottare con tutti i mezzi per vincere la for-midabile concorrenza che loro muove lo Stato.

Ber questo crediamo intanto cosa utile vedere quali siano queste Casse di risparmio ordinarie, come si distribuiscano nel paese, ed in qual modo funzionino. Le Casse di risparmio ordinarie erano al 3 0 giugno u . s. in numero di 1 9 4 , senza contare le s u c -cursali che molte di queste Casse hanno in diversi centri, chè tenendone conto il numero sarebbe di 336. Queste 1 9 4 Casse di risparmio ordinarie si distri-buiscono in modo molto diverso nella superficie del R e g n o ; infatti n e troviamo nel Piemonte 14, nella Liguria 6 , nella Lombardia 3, nel Veneto 8, n e l -l'Umbria 13, nell'Emilia 43, nello Marche 4 5 , nella Toscana 14, nella Provincia di Roma 12, negli Abruzzi e Molise 9, nella Campania 12, nelle Puglie 6, nella Basilicata 2, nelle Calabrie 1, nella Sicilia 3,' nella Sardegna 9 . — Peto si comprende subito che questa distribuzione non offre elemento a considerazioni, poi-ché so alcune regioni hanno un numero considere-vole di Casse autonome, come le Marche e l'Emilia altre, come la Lombardia se hanno poche Casse autonome, queste hanno però molte figliali come v e -dremo più innanzi.

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4 L' E C O N O M I S T A 11 novembre 1883 Tuttavia non è senza interesse osservare c h e vi

sono diciassette provinole le quali mancano di una Cassa di risparmio autonoma e sono: B e r g a m o , Brescia, Como, C r e m o n a , iMantova, Sondrio, Belluno, Vicenza, Grosseto, Benevento, Napoli, Lecce, Catanzaro, Reggio Calabria, Caltanissetta , Girgenti, T r a -pani; e di queste, diciassette v e ne sono nove le quali non hanno poi neanche figliali di altre Casse, cioè Belluno, Benevento, Napoli, Lecce, Catanzaro, Reggio Calabria, Caltanissetta, Girgenti, Trapani.

Queste 1 9 4 Casse di risparmio ordinarie, alla fine del 1° semestre 1 8 8 3 avevano accesi 1,068,391 libretti che rappresentavano u n credito di L. 770,712,926,79, cioè in media ogni libretto u n credito di L . 721,24.

Le 2 1 6 Banche popolari invece alla fine dello stesso periodo avevano accesi 142,434 libretti con un credito di L . 1 4 0 , 1 3 1 , 9 3 4 cioè una media per ogni libretto di L . 983,69.

Gli altri istituti di credito avevano accesi 113,309 libretti ed il credito di questi ammontarono a L. 8 4 , 7 9 2 , 6 6 2 cioè u n a media p e r ciascun libretto di L. 746,43.

Finalmente le Casse di risparmio postali avevano 6 9 6 , 3 3 9 libretti con u n credito di L. 9 8 , 6 9 6 , 9 4 6 e quindi per ogni libretto n n a media di L. 141,73.

Queste medie se hanno u n qualche significato, è quello di mostrare che le diverse specie di Istituti che rivolgono il loro ufficio al risparmio, non hanno ancora bene determinata la loro singola situazione, poiché le Casse di risparmio ordinarie e quelle po-stali dovrebbero specialmente essere deputate a rac-cogliere le minori somme, e quindi ad avere una estesa clientela di innumerevoli capitalisti. Invece le Casse di risparmio postali hanno u n a media troppo bassa c h e lascia sospettare che il contingente dei li-bretti da burla, come quelli che si distribuiscono nelle scuole, sia abbastanza forte per adulterare la media complessiva. D'altra parte le Banche popolari e più ancora gli altri Istituti di credito dovrebbero dare delle mèdie molto più elevate di quelle che realmente non offrano, appunto perchè le prime ed i secondi nei più alti accumulatori di risparmio dovrebbero tro-vare la loro naturale clientela.

Questa viziosa distribuzione lascia credere c h e le differenti specie di raccoglitori si incontrino troppo spesso sul medesimo terreno e si nuocciano v i c e n -devolmente; fatto questo del resto che trova riscontro in altre manifestazioni del risparmio, e che ci p e r -mette di richiamarvi sopra l'attenzione sia delle Banche popolari che degli Istituti di credito, affinchè cerchino di evitarlo rivòlgendo più singolarmente le loro cure a quella specie di risparmio alla quale sono più na-turalmente adatte.

Delle 1 9 4 Casse di risparmio ordinarie sono sei quelle c h e hanno succursali ed affiliate e p r e c i s a -mente :

La Cassa di risparmio di Milano con 112 stabilimenti Id. id. Firenze con 2 9 id. Id. id. Siena con 19 id. Id. id. Piacenza con 3 id. Id. id. Parma con 2 id. Id. id. Vercelli con 2 id. Vediamo ora qualche voce principale della situa-zione complessive di tutte le 1 9 4 Casse di risparmio ordinarie al 3 0 giugno u. s.

11 patrimonio capitale versato e fondo di riserva ammontava a L. 83,339,970,14, i loro depositi s a

-livano a L. 770,413,325,16 per conto risparmio, ed a L . 2 6 , 190,580,84 per conto corrente. Nel complesso adunque una somma disponibile di L. 879,944,076,14. Questa somma era impiegala per L. 153,748,033 in mutui ipotecari, per L. 8 5 , 6 4 5 , 9 0 3 in mutui chiro-grafari a Comuni e Provincie od altri corpi morali, per L. 11,818,490, in mutui a privati, per L. 39,557,543, in anticipazioni su titoli, per L. 7,010,215 su oggetti

preziosi.

L'impiego in titoli saliva alla cospicua somma di L. 3 4 8 , 7 6 3 , 4 6 6 : dei quali L. 29,802,901 in cartelle fondiarie, Lire 105,763,723 in buoni del tesoro, L. 1 3 4 , 2 2 1 , 9 9 2 in altri titoli del debito pubblico, L. 2 5 , 0 5 6 , 2 0 4 in obbligazioni di provincie, comuni, ed altri corpi m o r a l i , L. 53,918,371 in azioni ed obbligazioni di società commerciali ed industriali.

Il portaf. di biglietti all'ordine o cambiali rappre-senta L. 117,788,173 ; i beni immobili L . 13,051,314, il denaro in Cassa L. 2 2 , 9 5 1 , 5 7 3 e gli effetti in sof-ferenza L . 2,240,614.

Se non che per bene rendersi ragione di queste cifre conviene vederle proporzionali, giacché allora ci apparirà la tendenza nell'impiego dei capitali dispo-nibili. — Abbiamo veduto che le Cosse di risparmio ordinarie avevano il 3 0 giugno u. s. u n capitale dispo-nibile di quasi 8 8 0 milioni di lire ; ecco come per

capitoli principali si distribuiva l'impiego di queste cifre. Furono impiegate nei M u t u i L. 251,2 milioni, cioè il 28,55 per cento, e di questi il 6 1 per cento ipotecari, il 3 4 per cento in chirografari ai comuni alle provincie o ad altri corpi morali, ed il 5 per cento chirografari ai privati.

Nelle Anticipazioni sono impiegati 4 3 milioni e mezzo, cioè il 5 , 2 8 per cento del capitale disponi-bile, e quasi tutte, cioè 4 , 5 9 per cento, sono per anticipazioni su fondi pubblici, azioni ed obbigazioni di società.

L ' i m p i e g o i n t i t o l i assorbe 348,7 milioni che rappresentano il 8 9 , 6 3 del capitale disponibile, e questa cifra, abbastanza rilevante, viene consacrata per 4 / 1 1 in cartelle fondiarie, 3 / 1 0 in Buoni del T e -soro, 2 / 5 in consolidato, e più di 1 / 4 in azioni ed obbligazioni diverse.

Il p o r t a f o g l i o h a 117,7 milioni, cioè il 13,38 per cento del capitale disponibile.

Questi quattro titoli adunque assorbono quasi l'87 per cento del capitale disponibile nel seguente modo:

Mutui 28,55 per cento Anticipazioni . . . . 5 , 2 8 i d . Impiego di titoli . . 3 9 , 6 3 id.

Portafoglio 1 3 , 3 8 id. Ora queste cifre suggeriscono delle riflessioni che non ci paiono arrischiate.

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11 novembre 1883 L' E C 0 N O M I S T A 709 dove meno possono giungere per le loro particolari

condizioni gli altri Istituti.

Sconforta quindi grandemente il trovar che la più grossa cifra è impiegata in titoli dello Stato e dei comuni o delle provincie, o di private società, titoli necessariamente aleatori e quindi tali da poter a n -che compromettere la sorte dell' Istituto. Il chiedere quindi che le Casse di risparmio si spoglino di questo pesante fardello e più largamente compiano il loro ufficio di raccogliere e spandere il risparmio del paese, ci pare ragionevole cosa e degna anzi di attenzione.

In un prossimo articolo studieremo le Casse di ri-sparmio nelle diverse regioni e troveremo anche in questo studio utili insegnamenti.

A PROPOSITO DELLA RIFORMA UNIVERSITARIA

Non abbiamo parlato allorché l'on. Ministro della Pubblica Istruzione ha presentato il suo progetto d i legge per la riforma dei nostri maggiori Istituti di insegnamento, e nemmeno tenemmo parola dei casi avvenuti nella Commissione parlamentare incaricata di riferire pel progetto stesso. Ora l ' o n . Berio ha presentata la sua relazione e non pochi giornali oltre darne il sunto, vi fanno sopra anche le loro considerazioni.

Riservandoci di esaminare in altro momento le proposte presentate dall' on. Baccelli, oggi ci limi-tiamo ad esprimere la poca fiducia che noi nutriamo nella approvazione di una legge c h e rinnovi ab

imis fundqmentis l'insegnamento superiore.

In genere, meno quei casi gravissimi ed insieme molto rari, nei quali u n grande rivolgimento politico di u n popolo esige anche u n a rinnovazione c o m -pleta di tutti gli ordinamenti amministrativi e po-litici, — nei tempi ordinari molto difficilmente rie-scono le radicali riforme. E ne è chiara la ragione. Se da un lato la grande maggioranza può non esser contenta delle condizioni fatte dalla legge vigente, dall' altra coloro che p u r domandano e vivamente una riforma, hanno desideri t u t t ' a l t r o che c o n c o r -danti, professano differenti principi ed agognano a mete che vicendevolmente si escludono. P e r il (che se tutti, o quasi tutti, sono concordi nell' abbattere la legislazione attuale, pochi concorrono con egual pensiero alla riedificazione.

Ed invero nel caso concreto, trattandosi d e l l ' i n -segnamento superiore, i dubbi ed i pericoli sono numerosi ed essenziali ; sopratulto nelle condizioni affatto particolari nelle quali trovasi l'Italia. Il prin-cipio fondamentale a cui si informa il progetto del-l'on. Baccelli, è quello della libertà dell''insegnamento e della autonomia delle università. Ad a m -bedue questi capitali principj noi sottoscriviamo a piene mani.

Non riconosciamo nello Stato alcuna abilità s u -periore per esercitare funzioni speciali, molto meno quindi siamo disposti a concedergli quella di saper scegliere in tutti i casi i migliori insegnanti, e d e l i -neare colle nomine u n determinato indirizzo alla scienza. A nostro modo di vedere la scienza

uffi-ciale — come viene chiamata ormai senza

reti-cenze quando lo Stato eserciti una preponderante direzione nell' insegnamento — è u n controsenso,

un assurdo da qualunque aspetto si voglia concepirla, inquantochè lascierebbe credere che gli u o -mini collocati al potere sapessero decidere tutte le

più alte questioni scientifiche al disopra degli s p e -cialisti che dello studio hanno fatto la loro cura principale.

La scienza ufficiale lascia gli istituti di istru-zione in balìa della politica e permette quello che abbiamo veduto anche in Italia, cioè una circolare dell'on. Tenerelli c h e richiama all'ordine il p r o -fessore Ardigò, accusato di accentuare di troppo il suo insegnamento, e pochi giorni dopo tale circo-lare, u n telegramma del Ministro Baccelli col quale 10 stesso prof. Ardigò è nominato professore alla Università di Padova e tal nomina gli è partecipata colle frasi più lusinghiere.

Non fosse che per questo pericolo gravissimo della intromissione della politica nell'insegnamento, c r e -diamo desiderabile assai un regime di perfetta libertà, sebbene, a dir vero, il Governo italiano, per quanto siensi mutati gli uomini ed i partiti al potere, abbia dato molte prove, perciò che concerne l'insegna-mento superiore, di sufficiente e lodevole impar-zialità, specialmente negli studi filosofici.

Se non che sorge discutibile assai il dubbio che 11 principio della libertà dell'insegnamento superiore abbia a raccogliere u n a sufficiente maggioranza nel Parlamento. Y i si opporranno non solamente coloro che sono nemici e paurosi della libertà per ispirilo conservatore, ma molti anche di quelli, che paven-teranno l'azione dei nemici della libertà e del paese, i quali vorranno profittare senza dubbio della libertà a danno di essa. L ' opporre a questo timore 1' o s -servazione c h e i liberali costituiscono la grande maggioranza degli italiani, per molti n o n è ragione sufficiente, inquantochè osservano che i liberali, seb-bene più numerosi, non sono n é così compatti, n é così organizzati, n é cosi disciplinati come lo sono gli altri, e la libertà dell' insegnamento potrebbe aver per effetto che sorgessero dei centri di istru-zione, nei quali il sentimento della patria dovesse essere, se non avversato palesemente, almeno t r a -scurato. Che se il Belgio ci offre u n esempio felice dell' ultimo risultato di una simile lotta, non è tra-scurabile il fatto delle condizioni diverse nelle quali ci troviamo, e del pericolo a cui correremmo se dovessimo attraversare anche noi u n periodo di reazione.

Anche l'autonomia completa delle Università, sebbene, in Italia specialmente, risponda anche ad una tradizione storica di cui 'convien tener conto, offre dei pericoli, per quanto di minor importanza. F r a gli altri quello di poter suscitare dei sentimenti gionali c h e l'amore della unità deve farci evitare con ogni studio.

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710 L' E C 0 N O M I S T A 11 novembre 1883 e nei quali è difficile che possa esser seguito, ebbe

smania di rinnovare tutto liuo dalla radice. L'opera era superiore alle forze di qualunque u o m o ; e l'ono-revole Baccelli consacrando tutta la sua attività a questo grande rinnovamento degli studi in certo modo si esaurì poiché trascurò quelle urgenti e minori cure sulle quali poteva d ' u n tratto portare la mano.

A provare questo nostro giudizio accenniamo ad un solo fatto che ci tocca da vicino poiché si tratta dell' insegnamento della Economia Politica.

Non abbiamo bisogno di dire che da qualche anno le cattedre universitarie sono diventale esclu-sivo monopolio dei germogli della così detta scuola storica, e che ai liberali venne quasi completamente chiuso ogni varco. Forse la scuola storica sola pos-sederà dei grandi studiosi, e la scuola liberalo sarà diventata u n a congrega di sciocchi ; — però è strano che i grandi professori della scuola storica non abbiano ancora dato alcun grande scienziato ; ciò l a -s c e r e b b e -so-spettare che que-sto monopolio delle in-telligenze, a cui qualche grande protettore della scuola ha accennato, non fosse una verità tanto in-discutibile. — Comunque, è fatto che da molto tempo le cattedre universitarie vennero negate sempre ai seguaci della scuola liberale. Però due anni or sono, accadde il fatto singolarissimo che u n a C o m missione, regolarmente nominata a scegliere tra d i versi candidati concorrenti alla cattedra della U n i -versità di Bologna, proponesse proprio u n o dei più vivaci difensori delle libertà economiche.

Non diremo i casi di quel misterioso concorso, ma notiamo il solo fatto c h e malgrado il c o n c o r s o l a due anni la cattedra di Economia politica presso l'Università di Bologna è sempre vacante. E notando questo fatto non possiamo a meno di dolerci vivamente che l'on. Baccelli, forse troppo occupato nello studio delle sue radicali riforme, n o n abbia avuto tempo di pensare che — a parte ora ogni questione di scuola e c o -nomica — scapita e molto l'insegnamento quando manca in una Università il docente di una delle più importanti scienze. Ci si dice che la politica sia entrata nella faccenda ed abbia legate le mani a l -l' on. Baccelli. Non vogliamo credere a questa enormità. U n Ministro c h e si propone di rinnovare r a -dicalmente la legislazione dell' insegnamento supe-riore, c h e è salito al potere collo scopo di togliere l'istruzione dai molti mali dai quali era afflitta, non può e non deve d a r ragione di sospettare c h e s u bisca la influenza della politica in quelle cose s p e -cialmente che riguardano il buon andamento di una delle primarie università del Regno. S e ciò fosse, si potrebbe a forliori dubitare che anche i suoi progetti partissero, anziché da scopo essenzialmente scientifico, da u n criterio più o meno politico.

Guai a noi so u n Ministro lasciandosi tutto i n -vadere dallo spirito di riforma, trascura il regolare ed onesto procedimento degli istituti a cui è p r o posto. Yi sarebbe grande pericolo che n o n c o n s e -guendo gli alti fini che si propone, lasciasse poi le cose in peggior stato di quello che le ha trovate.

Noi studieremo con cura i progetti che l ' o n o r e -vole Baccelli ha presentati sulla istruzione superiore, ma v o r r e m m o c h e prima di tutto agisse iu modo da non peggiorare le sorti delle nostre Università, provvedendo acchè gì' insegnamenti vengano regolar-mente impartiti ; c h e se egli veraregolar-mente subisce in modo le esigenze della politica da non poter fare

quello che stima cosa migliore, ha il dovere di accettare per intere le conseguenze della sua sotto-missione, non già di lasciar sospeso un concorso ed indefinitamente vacante una cattedra.

P u r troppo il meglio è nemico del b e n e .

I nuovi perfezionamenti del servizio postale in Italia

Dal nostro egregio corrispondente di Roma rice-viamo sotto questo titolo una lettera che pubbli-chiamo sebbene alcuni apprezzamenti non siano con-formi ai principi che professiamo e difendiamo. P e r quanto gli avversari si sforzino di accusarci di dot-trinarismo noi sentiamo perfettamente clic non torna vana la nostra cura di rimaner calmi ed imparziali il più possibile nei giudizi. E se abbiamo combat-tuto o combattiamo le Casso di Risparmio postali, o le altre istituzioni colle quali lo Stato cerca di com-piere quei servigi che potrebbero benissimo essere esauriti dalla iniziativa privata, non per questo sconosciamo c h e quelle istituzioni procurano dei v a n -taggi ad una classe di cittadini. Questi van-taggi sono appunto enumerati nella corrispondenza che qui sotto pubblichiamo.

La questione però rimane sempre impregiudicata nel sapere so l'altra parte di cittadini che paga que-sti vantaggi senza goderne, sia contenta, e se sia le-gittimo mettere ad essa le mani in tasca per favorire gli altri.

Lo Stato, ad esempio vuoi riscuotere anche le cambiali; benissimo; ne godrà il commercio; ne pro-veranno danno le Banche; lo Stato potrebbe anche pagare del proprio le cambiali protestate.... ma i contribnenti saranno contenti di ciò? — Qui sta il nodo. Tutto il rimanente non è che misura. —

Ecco ora la corrispondenza: Roma, 8 novembre.

Il servizio postale in Italia è non solo una del'e amministrazioni meglio organizzate del Regno, ma si può dire arditamente che sostiene il paragone con qualunque servizio estero, e la maggior parte di essi sono vinti dal nostro, per la moltiplicità e per la regolarità dei servigi che rende al pubblico.

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11 novembre 1883 L ' E C 0 N O M I S T A 711 L'ampliamento a cui pare destinato il servizio dei

pacchi postali in breve termine, consiste nell'aumento da tre a cinque chilogrammi nel peso, e, in propor-zionale misura, del limite, a cui possono arrivare i pacchi stessi. È inutile perder parole a spiegare la utilità di questi aumenti, mediante i quali si possono spedire con la massima velocità; piccole partite di merci dall'un capo all'altro dell'Italia continentale e insulare, e probabilmente in poco tempo, in tutta l'Europa e l'orse nel mondo intero.

È inutile parlare dei servigi che rendono le casso di risparmio postali. Esse furono fondate allo scopo di riunire i piccoli risparmi delle classi men fortunate , e a questo fine non son pochi mesi fu stabilito che anche le economie inferiori ad una lira potessero esser riunite, e versate, quando arrivavano a questa cifra; la posta distribuisce ora gratuitamente degli stampati, sui quali si possono col-locare dei francobolli, e quando la somma di essi arriva al valore della lira s'inscrivono all'attivo dei libretti come depositi fruttiferi. Ma non sono soltanto le classi popolari che profittano delle casse postali di risparmio; anche le più fortunate hanno maniera di utilizzarle; i libretti di esse sono si può dire di-venuti veri e propri conti correnti a cui va unito il libretto dei chéques ed è incalcolabile il vantaggio che ne ritrae il piccolo commercio, che così ha modo di riunire poco a poco i fondi di cui sa di aver bisogno per le sue scadenze mensili. Anzi, a meglio ottenere questo scopo, non sarebbe male che gli u f -fici postali di risparmio, invece di chiudere alle quattro pomeridiane, protraessero la loro chiusura o si riaprissero per uti ora o due la sera, fino alla chiusura dei magazzini. Molli protesti di meno vi sarebbero se i piccoli negozianti potessero ogni sera collocare in luogo sicuro parte del guadagno g i o r -naliero destinato a rinnovare il loro deposito di merci, e non lo recassero seco ai caffè, alle osterie, ai luoghi di ritrovo, ove frequenti sono le occasioni di disper-derlo in spese o oziose, o nocive alla loro salute, quanto alla loro posizione economica.

Ma non sono questi i soli servigi che rendono le casse postali di risparmio. Esse s'incaricano di con-vertire in rendita consolidata i depositi quando i ti-tolari dei libretti n e notificano il desiderio; prendono a fare i pagamenti di canoni, livelli, rate, e quanto altro sia dovuto allo Stato a termine fisso, riceven-done l'importo poco a poco, in maniera da fare in tempo la provvista dei fondi; riscuotono i biglietti di lotto che sono creditori di vincite, e che divengono fruttiferi così non al momento della riscossione di essi bensì in quello della loro consegna alla cassa postale; infine rendono i depositanti partecipi in pic-cola parte degli utili della istituzione nella misura che viene in epoche speciali determinate.

Attualmente si sta studiando, ed è quasi in grado di essere attuato, un nuovo servizio, la cui utilità non può esser messa in dubbio, e che crediamo sieno le poste italiane le prime ad impiantare. È q u e s t o , la riscossione delle cambiali. Al principio del pros-simo a n n o , o forse anche p r i m a , chiunque abbia cambiali da riscuotere in qualunque angolo il più ignorato della penisola e delle isole, non avrà che da consegnarla all' ufficio postale del luogo di suo domicilio, dichiarare se intende o no che iti caso di non pagamento si faccia contro il debitore il pro-testo cambiario, e dopo pochi giorni, e forse dopo poche ore a seconda della distanza, potrà ricevere

dall'ufficio postale l'ammontare del suo effetto. Il pa-gamento delle cambiali potrà farsi, supponiamo, nello stesso modo, in caso che sia stato scelto per domi-cilio ! ufficio postale della città ove. il pagamento debba esser fatto. Anche di questa nuovo servizio, è inutile dimostrare l'utilità. Ciò che prima non si ot-'teneva ohe col pagamento di commissioni

relativa-mente forti dalle banche, e ciò c h e era impossibile ottenere senza il concorso di relazioni personali, in luoghi ove non esistono succursali delle banche, sarà ottenuto con sicurezza, che non può desiderarsi maggiore; con una rapidità che certo una istituzione di Banca o un particolare non metterebbe in opera, e ciò per pochi soldi di tassa.

Un altro servizio che sarebbe pure utilissimo nello città grandi, mediterebbe la Direzione, Generale dello Poste di stabilire, m a trova ostacolo nello stan-ziamento dei fondi occorrenti, non volendo per l'anno prossimo il Ministro Maglioni aumentare le spese, a causa della diminuzione di entrate che sarà c o n -seguenza dell'abolizione del macinato. Sarebbe que-sto l'indicazione dei domicili.

Per mezzo di appositi registri, convenientemente tenuti in giorno, l'ufficio centrale di Posta delle grandi città c h e facilmente è al caso di farlo, ter-rebbe nota dei domicili dei cittadini, e dei cambi di esso che fossero per accadere, e mediante una piccola tassa, dieci, e forse cinque centesimi, n e in-formerebbe i richiedenti. Solo pochi impiegati baste-rebbero a formare e tenere in giorno questi registri, che renderebbero tanti servigi, e siamo persuasi che il lieve dispendio dell'erario pubblico sarebbe larga-mente coperto dagli introiti di questo nuovo servizio che è desiderabile possa essere quanto prima i m -piantato.

Allorché le nostre finanze lo permetteranno è pure sperabile cho la Direzione Generale delle Poste, penserà alla riforma principale da operarsi nei suoi servizi, vogliam dire la riduzione dalla lassa postalo. Ora che il trasporto dello corrispondenze ò divenuto nel mondo intero a così buon mercato, la tassa di

venti centesimi per le lettere e di dieci per le

car-toline per l'interno del Regno, non ò più proporzio-nale, ed è invero troppo forte.

Di più, la tassa di raccomandazione che è di

ven-ticinque centesimi per l'estero, e di trenta per

l'interno, offre una vera anomalia c h e è necessario e,l urgente far cessare al più presto, e manifestiamo il voto che ciò accada anche più presto di qualunque altro sgravio di tasse.

Ma confidiamo nella operosità della Direzione ge-nerale delle Poste, e in quella del suo c a p o , com-mendatore Cnpecelatro, e suoi collaboratori perchè ciò divenga u u fatto al più presto. Essi fanno chia-ramente apparire colla loro solerzia nel moltiplicare i servizi, e colla rapidità con cui, anche con forti spese, li generalizzano, aver essi compreso intera-mente il principio che la Posta n o n è una fiscalità, ma bensì un pubblico servizio, c h e deve anche a costo di perdita per parte dell'erario, avere p e r scopo precipuo la comolità del pubblico, e non d u ; bitiamo che appena sarà possibile cercheranno di diminuire, se non addirittura dimezzare, come s a -rebbe veramente giusto, le tasse delle lettere e delle cartoline.

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712 L' E C O N O M I S T A 11 novembre 1883 Stato adottato, e non crediamo per ora sia il caso

di raccomandarlo, anche in vista che la tassa è mi-nima, e di più favorita di alcune facilità di esazione, che la rendono ancora più mite.

Constatiamo adunque con vero piacere che dalla tassa infuori, di cui vogliamo sperare prossima la diminuzione, le Poste Italiane, poco lasciano a d e -siderare, sopratutto quando le nuove migliorie di cui sopra è parlato, saranno in vigore.

IL COMMERCIO D E L GIAPPONE

La statistica ufficiale del Giappone ci apprende che durante il 1 8 8 2 , le esportazioni dal Giappone ammontarono a 37,235,775 yens (1).

In quel totale, gli articoli colpiti dal dazio, espor-tati dai giapponesi, vi entrano per 2,660,151 yens; e quelli esportati dagli stranieri, per 29,627,401 yens. in quanto poi agli articoli esenti da dazio, quelli esportati dai giapponesi rappresentano la somma di L. 1,549,425 yens, quelli esportati da stranieri la somma di 2,260,773 yens, e quelli esportati per uso delle navi la somma di 743,161 yens. Siccome poi gli articoli reimportati valevano 5 1 3 9 yens ne resulta che il valore delle esportazioni fu di 3 7 , 2 3 5 , 7 7 5

yens.

Le importazioni ascesero a 29,441,453 yens, e vanno decomposte nel seguente modo :

Articoli colpiti da dazio: importati dal Governo, 536,859 yens; importati [da giapponesi, 8 7 6 , 9 6 8

yens, importatii da giapponesi, 27,435 yens; i m

-portati da stranieri, 857,947 yens.

Articoli esenti da dazio: importati dal Governo, 9 8 6 3 yens ; importati da giapponesi, 27,435 yens ; importati da stranieri, 857,947 yens.

Se poi si detrae da questo totale 1' ammontare degli articoli in 273,412 yens, il totate netto delle importazioni sarà di 29,468,040 yens.

Il valore totale delle importazioni e delle espor-tazioni da ogni porto aperto al commercio durante il 1 8 8 2 lo si lia nei seguenti prospetti :

Esportazioni

Yokohama Yens 26,659,807 Kobe » 6 , 3 4 1 , 9 9 3 Osaka Nagasaki Hakodate Niigata

Importazioni.

Yokahama Yens 20,119,061 Kobe » 6,346,361 Osaka » 1,238,420 Nagasaki » 1,156,732 Hakodate » 7 , 4 1 7 Niigata » — — Di tutti i paesi del mondo, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, la Francia, la China, le Indie Orientali e la Germania sono quelli che hanno le più grandi relazioni commerciali col Giappone, come appare evidente da questo prospetto che si riferisce all' e

-4 1 3 , 6 3 1 3 , 3 1 3 , 3 9 0 5 0 4 , 9 5 3

sercizio 1882, e per i soli porti giapponesi aporti al commercio estero :

CI) Il yen vale circa 5 franchi e 16 cent.

Gran Bretagna Stati Uniti Francia Germania China Indie Orientali Belgio Importazioni Yens 4,981,546 14,253,292 10,313,969 438,627 5,301,399 360,251 7 9 3 Esportazioni Yens 13,936,048 3,106,758 1 , 4 6 1 , 0 8 5 1,193,395 6,550,374 2,304,506 128,952

SUEZ E BUONA SPERANZA

li British trade journal pubblica un progetto del movimento effettuatosi dal 1 8 7 0 al 1882 da Calcutta sia per il Canale di Suez, sia per il Capo di Buona Speranza. A mostrare quanto vada continuamente aumentando il movimento per il Mar Rosso a spese del Capo africano, mettiamo di fronte le seguenti ci-fre della esportazione del porto di Calcutta. I generi clie sono compresi nel sottoindicato tonnellaggio sono: grano, riso, thè, zucchero, ginepro, olio dì ricino, grassi, pelli, juta, cotone, lana, zafferano, indaco e salnitro.

Via di Suez Via dei Capo

tonnell. tonnellate 1 8 7 0 4 4 , 8 1 8 3 9 0 , 4 4 3 1 8 7 1 1 1 1 , 6 9 5 4 6 8 , 3 0 2 1 8 7 2 1 3 3 , 5 8 4 3 7 4 , 4 1 6 1 8 7 3 1 3 6 , 0 1 7 3 5 2 , 6 0 1 »* IT -OC I T— , 1 6 4 , 2 0 8 2 7 5 , 4 5 0 1 8 7 5 1 5 2 , 2 8 0 3 4 0 , 1 5 8 1 8 7 6 2 0 8 , 7 3 7 5 0 1 , 8 5 3 1 8 7 7 3 4 8 , 4 9 4 5 8 7 , 5 1 7 1 8 7 8 2 2 8 , 6 5 3 3 9 7 , 7 3 7 1 8 7 9 2 0 4 , 3 0 6 3 9 3 , 2 3 5 1 8 8 0 2 0 9 , 1 3 3 4 6 7 , 5 3 2 1 8 8 1 3 9 0 , 3 1 6 3 9 9 , 4 3 2 1 8 8 2 4 8 7 , 7 7 2 4 4 0 , 3 7 5 Totale 2 , 9 0 1 , 0 1 6 5 , 3 8 9 , 0 5 1

A prima vista i totali iascierebbero credere che la via del Capo di Buona Speranza mantenga a n -cora u n a forte prevalenza su quella dell'Istmo di Suez, inquantochè il complesso del commercio rap-presenta il 6 3 0 | 0 via del Capo e solo il 34,99 0 | 0 via di Suez.

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11 novembre 1883 L' E C 0 N O M I S T A 713

Via Suez Via del Capo

per cento tomi. per cento tonnellate

1870 1O730 89,70 1871 19,36 80,74 1872 26,30 73,70 1873 27,84 72,16 1874 37,35 62,65 1875 30,92 69,08 1876 29,38 70,62 1877 37,23 62,77 1878 36,50 63,50 1879 34,19 65,81 1880 38,29 61,71 1881 49,42 50,58 1882 52,55 47,45 Nel complesso 34,99 65,01

IL BILANCIO DEL CANADA

Diamo le cifre sommarie del bilancio Canadese per l'anno finanziario 1 8 8 3 - 8 4 colle differenze su quello del 1882--83.

Anno 1883-84 differenza

ENTRATE (i„ dollari) sull'anno precedente Dogane . . . . . 21,500,000 — 1,250,000 Dazi . . . . . . 5,400,000 _ 500,000 Poste. . . 1,750,000 150,000 Lavori pubblici . . 3,000,000 — Interessi di capitali . 800,000 — Diverse . . . . . 800,000 — Spese Totale. 33,250,000 - 1,600,000 30,250,000 — 9,400,000 P e r coi nel bilancio sarebbe preventivata u n a ec-cedenza di 7 milioni di dollari.

LE GISSE POSTILI DI

nel 4882

Le casse postali di risparmio vennero create in Inghilterra nel 1 8 6 1 e la loro prosperità è andata sempre crescendo.

Il conto dei depositi al 31 Dicembre 1882 si ele-vava a sterline 39,037,821 cioè a dire 2,843,826 lire di più che alla fine del 1881, e questo aumento è superiore a tutti gli altri che si sono verificati dalla fondazione delle casse di risparmio postali, c h e come abbiamo detto vennero istituite nel 1 8 6 1 .

I versamenti dell'annata, non compresi quelli che debbono essere impiegati immediatamente in acquisti di rendite, furono in numero di 6 , 1 1 0 , 2 0 8 e a m m o n -tarono nel loro insieme a 12,227,528 sterline cioè con un aumento sul 1881 quanto al numero di 431,132 libretti, e quanto al denaro di 881,571 sterline.

I rimborsi n o n compresi quelli che si effettuarono in rendite furono in numero di 1,918,544 e a m montarono a sterline 10,094,974 cioè con u n a d i -minuzione sul 1 8 8 1 quanto al numero di 2 0 5 , 6 7 8 libretti, e quanto al denaro di 625,306 sterline.

L'interesse portato nel 1 8 8 2 in conto dei

deposi-tanti resultò di steri. 826,990 cioè 64,639 sterline in più che nel 1881.

Al 31 Dicembre 1882, data stabilita per la chiu-sura dell'anno finanziario della Cassa di risparmio postale, si erano create 4 8 6 nuove succursali, e altre 8 2 ne furono istituite dal 1 ° gennaio al 31 marzo 1883, Aggiungendo alle 6,513 succursali esistenti nel 1 8 8 L le S 6 8 recentemente stabilite, il numero degli uffici della Cassa di risparmio postale funzionanti alla chiusura dell'annata finanziaria ( 5 1 m a r -zo 1883) ascendeva a 7,081.

Il prodotto più rilevante dell'annata fu quello del 2 gennaio (115,899 sterline), e il massimo dei rim-borsi si verificò il 2 0 Dicembre (18,100 rimrim-borsi per u n valore di steri. 61,435).

Ecco adesso le medie giornaliere: Numero Valore Versamenti 2 6 , 2 3 5

Rimborsi 6,357

4 2 , 1 7 5 sterline -34,116 » La media di ciascun versamento (non compresi quelli impiegati in acquisti di rendita) fu di 2 ster-line come nel 1 8 8 1 ; ma la media dei ritiri di foudi 5 lire, 5 sceil. 5 den. si abbassò in confronto d e l -l'anno precedente a 5 scell. e 4 den.

La situazione delle rendite di Stato appartenenti ai depositanti alla Cassa di risparmio postale si rias-sume come s e g u e :

Rendite Aumento in capitale in confronto alla fine del 1882 al 1881 Numero dei titolari di rendita alla fine al 1881 del 1882 Aumento in confronto 16,609 4,797 1,143,717 st. 4 0 4 , 7 4 9 st. Il valore medio in capitale delle rendite possedute dai depositanti resultò di steri. 6 8 , 1 7 scell. e 5 den.

Il riassunto dei conti aperti e saldati in confronto del 1 8 8 1 dà i seguenti resultati:

Num. Nura. Differ. nel 1882 nel 1882 nel 18S1 in confronto al 1881 Conti aperti 7 8 8 , 8 5 8 880,831 — 9 1 , 9 7 3 Conti saldati 5 3 7 , 4 9 4 458,191 -4- 79,503

Alla chiusura dell'annata vi e r a n o 2,858,976 conti saldati, cioè 251,564 più che nell'anno precedente.

Questi conti si dividevano come segue :

Numero Rapporto propor- Media dei crediti •— zionale alla popolaz. individuali lnghilt. e paese - s t e r L s c e l-d e n

-di Galles. 2,643,785 I p e r l O a b i t . 1 3 1 4 1 0 Scozia . . . 108,701 1 » 5 5 » 7 3 9 Irlanda. . . 1 0 6 , 4 9 0 1 » 4 8 » 1 8 1 7

La Gassa postale prosperò specialmente nell'Irlanda, ove i conti aperti nel 1 8 8 2 si cifravano a 2 7 8 , 7 8 7 rappresentanti u n valore di st. 7 5 2 , 6 7 3 e quindi u n aumento sul 1882 di 27,581 quanto al numero, e di st. 9 0 , 5 0 3 quanto a denaro.

(10)

714 L' E C O N O M I S T A 11 novembre 1883

BULLETTINO DELLE BANCHE POPOLARI

(Situazioni al 31 ottobre)

Banca popolare di Valdobbiadene. — Capitale

e riserva L . 5 5 , 7 6 7 ; Conti correnti e depositi a ri-sparmio L . 1 1 7 , 4 6 9 ; Portafoglio L . 2 3 3 , 6 8 0 ; Sof-ferenze L. 3,500; Rendite L. 22,412; Spese L . 10,083.

Banca di Verona. — Capitale L. 1,000,000;

Ri-serva L. 1 0 0 , 0 0 0 : Conti correnti L. 2,801,395 ; Por-tafoglio L . 2 , 4 3 3 , 6 0 6 ; Pondi pubblici L. 8 6 2 , 2 5 7 ; Sofferenze L. 7 , 3 6 0 ; Rendite L. 2 2 5 , 0 8 1 ; Spese L. 55,50 i .

Banca mutua popolare di Verona. — Capitale

L. 3 1 5 , 9 2 4 ; Riserva L. 1 4 , 5 1 6 ; Conti correnti L. 1 , 8 3 8 , 9 9 4 ; Portafoglio L . -1,615,558; A n t i c i p a i zioni su valori L. 33,130; Fondi pubblici L. 2 9 2 , 1 3 8 ; Sofferenze L. 2 , 2 8 2 ; Rendite L. 1 2 6 , 3 5 9 ; Spese L. 29,008.

Banca popolare di mutuo credito di Cremona. •—

Capitale L . 2 , 0 8 3 , 7 5 2 ; Riserva L 7 4 5 , 9 3 1 ; Conti correnti L. 15,283,381;Cambiali riscontate L . 19,800; Portafoglio L. 3 , 9 5 1 , 7 0 3 ; Anticipazioni sopra fondi pubblici L . 7 4 0 , 4 5 2 ; Idem sopra valori privati fino a 2 / 3 del loro valore L. 1 5 1 , 1 1 6 ; Fondi pubblici L. 9,816,603; Soffer. L. 52,504; Entrate L. 7 0 3 , 1 7 1 ; Spese L. 557,112.

Banca di depositi e prestiti di S. Sofia. —

Capitale L . 1 1 3 , 0 3 0 ; Riserva L . 2 0 , 2 1 8 ; Conti c o r -renti L . 2 6 , 6 5 2 ; Depositi a risparmio E. 131,061; Portafoglio L. 1 9 4 , 8 7 8 ; Fondi pubblici L . 34,940; Rendite L . 1 2 , 0 3 3 ; Spese L. 4,015.

Banca popolare d'Acqui e Cassa di risparmio. —

Capitale L. 2 0 0 , 0 9 0 ; Riserva L. 4 0 , 0 0 0 ; Conti c o r -renti L . 1 , 0 6 3 , 8 8 7 ; Portafoglio L . 1 , 5 9 4 , 6 2 0 ; An-ticipazioni L. 3 1 0 , 2 7 0 : Sofferenze L. 8,311 ; Ron-dile L. -119,188; Spese L. 26,104.

Banca mutua popolare di Valdagno. — Capitalo

e riserva L. 88,311; Conti correnti L. 15,959; Depositi a risparmio L. 143,478; Reni fruttiferi L. 1 0 6 , 5 0 8 ; Portafoglio L. 5 0 5 , 2 5 4 ; Entrate L. 1 9 , 4 2 8 ; Spese L. 14,340.

Banca popolare di Vicenza. — Cap. L. 1 , 0 1 9 , 1 9 0 ;

Riserva L. 561,073; Depositi a risparmio L. 3 , 8 8 1 , 5 5 6 ; Conti correnti L . 6 1 4 , 4 2 7 ; Buoni fruttif. L . 1 , 1 0 0 , 9 6 3 ; Portafoglio L. 3 , 2 6 0 , 3 2 6 ; Anticipazioni su fondi pub-blici L . ' 8 3 , 5 3 7 ; Fondi pubpub-blici L. -1,430,743; Soffe-renze L. 36,942; Entrate L. 308,380; Spese L. 1 7 0 , 5 3 0 .

Banca popolare di Oderzo. — Capitale L . 78,500;

Riserva L . 2 3 , 1 5 0 ; Conti correnti L . 3 1 1 , 8 7 9 ; Buoni agrari L . 4 0 , 0 0 0 ; Portafoglio L. 4 7 1 , 2 3 9 ; Sofferenze L. 6 , 7 9 2 ; Rendite Li 3 6 , 3 4 2 ; Spese L . 5 1 . 8 2 5 .

Camera di Commercio di Cremona. — Nella tornata del 2 6 ottobre la Camera di Cremona a p provava il bilancio preventivo della gestione c a m e -rale del 1 8 8 4 nella cifra di L. 14,502,46 tanto al-l'entrata, c h e all'uscita. In relazione ad una circolare della Camera di V e r o n a con la quale si invitano le

altre camere del Regno ad appoggiare un'istanza al Governo e alle società ferroviarie relativa ai biglietti ferroviari a percorrenza chilometrica, la Camera cre-monese, riconoscendo che i biglietti di abbonamento servono appena per una determinata linea, che quelli di andata e ritorno festivi non giovano molto alla gente d'affari, e che i biglietti circolari servono spe-cialmente a coloro che imprendono gite di piacere, deliberò di associarsi al volo della Camera di com-mercio v e r o n e s e , trattandosi di provvedimento che presenta u n incontestabile interesse commerciale. Ot-temperando poi all'invito del Ministero deliberò di ini-ziare la statistica delia produzione industriale del di-stretto esprimendo il voto però che i Comuni abbiano a cooperare efficacemente alle relative indagini, nella considerazione che si tratta di statistiche di carattere eminentemente economico e commerciale.

Camera di Gommercio di Firenze. — I prin-cipali argomenti trattati nella seduta del 7 Novem-bre furono gli appresso:

L'on. Presidente f u autorizzato a prendere speciali accordi col Municipio del Bagno a Ri poli circa ai lavori di compimento delia nuova strada da Candcli a Remolo e circa alla rettificazione della via da Candeli a Firenze, come pure rispetto al relativo contributo stanziato dalla Camera di Commercio come amministratice del patrimonio appartenuto a l -l'arte della lana per u n a comoda viabilità alle Guai chiere e Mulini di Remolo.

Avendo la R. Prefettura di Firenze richiesto alla Camera di significarle quale fosse la opinione p r e -valente nella nostra provincia circa alla utilità di una Legge eiie disciplinasse il lavoro dei fanciulli nelle officine e nello fabbriche, la Camera di C o m -mercio sulla proposta di u n a delle sue Commissioni deliberò di replicare c h e mentre non può discono-scersi io massima e come principio la utilità di di-sciplinare mediante apposita logge ed in omaggio ai precetti della pubblica igiene il lavoro dei f a n -ciulli nelle officine e nelle fabbriche (già discipli-nato nelle miniere con legge speciale eslesa a tutto il Regno) non può per altro riconoscersi tale utilità in pratica rispetto alla Provincia Fiorentina ove anche al presente non esistono forti agglomerazioni di operai o fabbriche ed officine nelle quali su larga scala s'impieghino fanciulli, ed ove nessun lamento è stato finora elevato rispetto a questi.

La Camera deliberò in massima di aderire ad u u cortese invito della Camera di Commercio di Torino per una riunione dei delegati delle varie Camere che dovrobbesi tenere in quella città in occasione della Esposizione Generale Italiana nel prossimo anno per studiare alcuni argomenti d'interesse generale per le industrie ed i Commerci Nazionali.

Camera di Commercio di Milano. — Nella seduta del 2 5 settembre la Camera di Commercio di M i -lano discusse il « progetto di riordinamento delle Ca-m e r e di CoCa-mCa-mercio » sul quale da apposita coCa-mCa-mis- commis-sione era stata redatta u n a interessante relazione con le relative conclusioni.

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11 novembre 1883 L' E C 0 N O M I S T A 715 rappresentanze sussistono, non meritasse di essere

completamente rifatto, per organizzarle in modo che potessero rappresentare con voto competente ogni singolo commercio od industria. Egli si dichiara per-tanto contrario all'esistenza delle Camere nel modo attualmente costituite e vorrebbe sostituirle con le Camere professionali, la cui autorità, secondo esso, sarebbe indiscutibimente grande in ragione della com-petenza. Bergomi ed altri rilevano che il tema pro-posto da Miani è senza dubbio degno di stadio, ma eccede i limiti che furono prefissi alla Commissione, la quale ebbe incarico di riferire sulla relazione con-cernente il riordinamento delle Camere fatta dal signor Monzilli, e non di presentare essa stessa u n progetto di riordinamento. Ginoulkiac non crede il Miani sia uscito dai limiti in cui deve contenersi la discussione, perchè, dovendosi dire se le Camere s'hanno a conservare, è bene l'indicare a quali con-dizioni convenga subordinare questa conservazione affinchè riesca utile al paese. Egli peraltro dichiara di non condividere l'opinione del Miani sulla o p p o r t u nità di sostituire il sistema vigente della r a p p r e s e n tanza collettiva dei commerci con quella delle r a p -presentanze professionali, addncendo a giustificazione la cattiva prova che hanno fatto in Italia le associa-zioni industriali. Anche Pedroni non divide l'opinione del Miani, perchè come egli dimostra non bisogna con-fondere due rappresentanze affatto distinte per indole e per scopo ; le Camere di Commercio non sono n e debbono essere le interpetri dei bisogni professionali di una data arte o commercio, ma sono create per studiare e provvedere nei limiti per loro possibili ai bisogni generali. Egli però non esclude la possibilità, ed anche l'opportunità che a fianco delle Camere di commercio si costituiscano le rappresentanze c o m -merciali. Pirelli trova teoricamente lodevolissimo il concetto del Miaui di volere cioè che al voto delle rappresentanze commerciali sia sempre compagna la competenza che deve avvalorarlo ; ma nella pratica ritiene che quel concetto si svolgerebbe malamente, perchè quanto più si moltiplicano e si diffondono gl'in-teressi a cui si tratta di dare una rappresentanza, al-trettanto doventa più difficile il creare dei comizi competenti. Miani arrendendosi alle osservazioni dei preopinanti vorrebbe almeno che nella relazione non si accettasse quasi senza discussione l'attuale o r d i n a -mento delle Camere come veramente corrispondente al bisogno, ma si facesse anche allusione alla conve-nienza di studiare u n ordinamento diverso sulla base delie rappresentanze, professionali. Dopo brevi osser-vazioni di Bergomi (della commissione) che si op-pone alla proposta Miani, la Camera approvò il primo punto della Commissione, cioè il mantenimento delle Camere sulia base dell'attuale ordinamento. Sul s e -condo punto che tratta della riduzione del numero delle Camere di commercio, la Commissione concluse che non si raccomandi in via di massima tale r i d u -zione, perchè giudicata misura illiberale e inoppor-tuna. Ginoulhìac si dichiara favorevole alla riduzione, pensando che se fossero poche le Camere, sarebbero più autorevoli, e i contribuenti profitterebbero della possibilità di qualche risparmio nella spesa del loro mantenimento; invece con la moltiplicità attuale r e -sterebbero in vita Camere alla cui attività manca tal-volta perfino la materia s u cui estrinsecarsi, stante la inesistenza e la nessuna importanza nel loro d i -stretto, di interessi commerciali, Pavia appoggia le conclusioni della Commissione, mostrando la r i d u

-zione, essere contraria al principio del decentramento e per di più inopportuna, perchè anche le piccole Camere hanno funzioni proprie, e possono prestare utili servizi al loro distretto. Pirelli e -Miani sono dello stesso parere del preopinante. Bertarelli dice di aver votato pel mantenimento delle Camere nella fiducia che dal nuovo ordinamento che ora si tratta di dar loro, abbiano ad uscirne forti per reale im-portanza ; e questo scopo egli crede che non si possa raggiungere che con la riduzione n u m e r i c a , e non con la moltiplicità attuale, la quale prestando il de-stro ad una varietà grande di pareri, indebolisce la istituzione, o ne paralizza la legittima influenza. Pavia risponde che la Commissione respinse la riduzione del numero delle c a m e r e , non perchè la credesse priva di qualunque utilità, ma perchè le parve che il quesito richiedesse non una soluzione assoluta, ma piuttosto quella che circostanze particolari di tempo e di luogo possono consigliare. Dopo altre osservazioni di Bergomi, Peclroni, Pirelli, Crespi ed altri la Ca-mera approvò le conclusioni della Commissione con-trarie a consigliare, come misura di massima, la ridu-zione del numero delle Camere. Proseguendo nella trattazione dei rimanenti punti della relazione, la Ca-mera accetta le conclusioni della Commissione perciò che riguarda la istituzione dei comitati locali, o delle Giunte o deputazioni camerali. Sul punto relativo alla nomina dei periti doganali, dopo breve discus-sione venne adottato il partito di modificare l'ultima parte del rapporto della Commissiono dove si parla di detto argomento, per esprimervi la conferma del desiderio che ha il commercio di veder riformata la istituzione del Collegio dei periti in modo, che p r e -senti per i privati maggiori garanzie di quelle che loro offre nella sua attuale organizzazioue di organo esclusivo dell' amministrazione e non di Tribunale competente e indipendente.

Un altro punto della relazione sul quale la C a -mera di Commercio si trovò discorde fù quello re-lativo alla obbligatorietà della denuncia delle ditte. Alcuni sostennero la obbligatorietà ritenendola u t i -lissima al c o m m e r c i o , il quale per effetto di essa avrebbe modo di conoscere la esistenza delle ditte, e le persone che le compongono e quindi implici-tamente anche la importanza loro. Altri invece si pronunziarono contrari alla obbligatorietà, giudicando inopportuno mettere u n nuovo peso sul commercio, la cui utilità secondo essi è più insussistente c h e dubbia. Esaurita la discussione fu messa in prima ai voti la proposta di lasciar libera anziché di ren-dere obbligatoria la denuncia delle ditte, e la prò posta venne approvata a maggioranza. Il seguito della trattazione f u rinviato ad altra seduta.

Camera di commercio di Trapani. — La C a -mera ci commercio ed arti di Trapani ha rivolto istauze al Ministero dei lavori pubblici per interessarlo a richiamare la Società della ferrovia Siculo -Occidentale Palermo-Marsala-Trapani al suo dovere rispetto all'attuazìane dell'orario proposto dal II. Go-verno, non ancora accettato dalla Società, la quale manterrebbe tuttora u n orario non rispondente affatto ai bisogni dello d u e provincie interessate Trapani e Palermo.

(12)

716 L' E C O N O M I S T A 11 novembre 1883 Camera di Commercio di Vicenza. — Dopo la

comunicazione di vari atti la Camera di Vicenza nella seduta del 1 9 ottobre cominciò i suoi lavori con l'approvazione del rapporto dei revisori sul bi-lancio preventivo pel prossimo esercizio 1 8 8 4 , che dà i seguenti resultati :

Attività L. 24,500,40 Passività » 18,402,00 Fondo di riserva L. 6,098,40 Aderendo poi all'invito del Ministero di stanziare in bilancio u n nuovo fondo a favore della istituzione di altre rappresentanze commerciali all'estero, deli-berava di stanziare a questo scopo per u n triennio lire 1 0 0 all'anno. Manifestava inoltre voto favorevole alla petizione della Camera di Commercio di Verona diretta al Governo por ottenere che sieno emessi dalle ferrovie, biglietti a percorrenza chilometrica differen-ziale senza indicazione di direzione, coli' osservanza però di quelle cautele che si renderanno opportune a disciplinare simile servizio. Finalmente presa cogni-zione della peticogni-zione della Camera di Reggio Emilia per alcuni provvedimenti ferroviari relativi ai tra-sporti di bestiame, la Camera di Vicenza sospese ogni trattazione, avendo già il Ministero provveduto colla nuova tariffa ferroviaria che adotta il principio della tassa unica, e moderata senza T aggiunta di quella per sosta durante il viaggio.

Notizie economiche e finanziarie

Situazione delle Banche di emissione italiane ed estere.

(in milioni)

Banca Nazionale del Regno

20 ott. 31 ott. differ.

f Cassa e riserva.. L. 254,9 262,6 + 7,7 \ Portafoglio 227,8 237,3 + 9,5 { Anticipazioni 29,3 29,2 — 0,1 f Capitale L. 200,0 200,0 — ,im\ Massa di rispetto . . 33/2 33,2 — Banca di Francia

2 nov. 8 nov. (*) differenza

(Incasso metallico Fr. 1,975.9 1,973,5 — 2,4 (Portafoglio 1,026,1 1,070,8 — 15,3 (Anticipazioni 297,8 305,3 + 7,5 Piscimi Circolazione 3,039,6 3,010,0 - 29,6 M I% o n t i correnti 446,5 466,3 + 19,8

Banca nazionale del Belgio

25 ottobre 31 ott. differenz a

[ Incasso metallico F r . 89,8 91,2 + 1,4 ftttÌ¥0 ì Portafoglio 278,8 291,8 + 13,0

( Anticipazioni 14,7 14,6 — 0,1 Circolazione 328,9 339,3 + 10,4 Conti correnti 68,9 75,3 + 6,4 (*) L a situazione del 2 novembre della Banca di Francia non ci è giunta in tempo per esser pubbli-cata nel numero 497 dell'Economista.

Banca Austro-Ungherese

23 ottobre 31 ott. differ.

[ Incasso metallico Fior. 200,7 201,4 + 0,7 Portafoglio 164,2 175,9 + 11,7 ( Anticipazioni 26,4 29,2 + 2,8

' Capitale Fior. 90,0 90,0 — Circolazione 373,6 389,2 + 15,6 Conti correnti 84,0 84,0 —

Banche associate di Nuova York.

20 ott. 27 ott. differenza

( Incasso metallico... St. 10,7 10,5 - 0,2 ( Portafoglio e anticipaz. 65,5 64,9 — 0,6 ,;,..( Circolazione 3,0 3,0 —

Conti correnti 62,5 61,7 - 0,8 Banca Imperiale di Germania

15 ott. 23 ott. differ.

Incasso m e t a l l i c o . . . St. 26,9 27,3 + 0 4 Portafoglio e anticipaz. 22,7 22,8 + 0,1 Circolazione 38,7 38,0 - 0,7 Conti correnti 8,3 8,8 + 0 , 5

Banca dei Paesi Bassi

27 ott. 3 nov. differenza

Incasso metallico Fior. 120,7 120,3 — 0,4 Portafoglio 46,8 54,4 + 7,6 Anticipazioni 41,0 42,3 + 1,3 ( Capitale 16,0 16.0 — I l Circolazione 188,7 197,3 -1- 8,6 ( Conti correnti 2,0 1,7 — 0,3 Banca d'Inghilterra (31 A u m e n t a r o n o : la circolazione d i s e l l i n e : 181,085; e i conti correnti del Tesoro di st. 542,654.

Diminuirono: i conti correnti particolari di ster-line 1 , 4 3 5 , 0 1 5 ; il Portafoglio di st. 293,967;

l'in-casso metallico di sterline 449,178 e lo Riserva dei biglietti) di st. 630,263.

Clearing House. — L e operazioni ammontarono nella settimana che terminò col 51 ottobre a s t e r -line 120,580,000 cioè a dire st. 34,298,000 più che nulla settimana precedente e s t e r l i n e j 2 4 , 5 9 1 , 0 0 0 > e » o che nell'ottava corrispondente del 1 8 8 2 .

— L e entrate del canale di Suez nei primi t r i -mestri dell'anno corrente, sommarono a franchi 5 2 , 8 1 3 , 3 2 9 , 0 2 contro 4 8 , 1 3 8 , 3 0 8 , 2 1 nei trimestri corrispondenti del 1 8 8 2 e 37,527,132,08 nel tempo corrispondente del 1 8 8 1 .

Il n u m e r o delle navi che passarono per esso nei primi nove mesi dell'anno in corso furono 2 , 6 1 5 contro 2,558'nel 1882 e 1 , 9 8 4 nel 1881, della portala complessiva di tonnellate 6,269,058, contro 5,550,567 nel 1 8 8 2 e 4,162,098 nel 1 8 8 1 .

— 11 Governo della Repubblica francese allo scopo di agevolare nell' interesse del commercio l'accordo fra f diversi Governi in ordine alla Convenzione internazionale pei trasporti delle merci in ferrovia e giungere sollecitamente ad una conclusione nella materia, ha fatto piena adesione al progetto di Convenzione già concretato fra i rappresentanti dei d i -versi Governi interessati, dichiarando di non insistere oltre sulle domande pria d' ora avanzate dalle pagnie francesi per modificazioni al progetto di Com-venzione precitato.

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