G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V IE , IN T E R E S S I P R IV A T I
A n n o X - V oi. X IV
D o m en ica 25 F e b b ra io 1883
N . 460
LA CAMERA DI COMMERCIO DI M ILANO
e la revisione «Ielle Tariffe
L’articolo che con questo stesso titolo abbiamo pubblicato nell’ultimo numero dell’ E conom ista ci valse una lettera del signor Segretario della Ca mera di Commercio di Milano, il quale intende di rettificare le cifre di cui ci siamo serviti come esem pio nello spiegare un nostro concetto. Pubbliche remmo senza esitare tutta la lettera se lo stesso signor Segretario modestamente non ci avesse pre gato a non farlo. Cercheremo però di riassumerla con fedeltà.
Per dare la cifra del consumo di cotone in Ita lia, avevamo fatto calcolo che ogni abitante ne con sumasse in media per trenta lire ogni anno, donde un consumo complessivo di 840 milioni per anno in tutto il regno; — avevamo aggiunto che la pio- tezione è in media del 20 per cento quindi aveva mo concluso che gli italiani pagano i manufatti di cotone 168 milioni di più di quello che costereb bero senza la protezione.
Su queste cifre il signor Segretario della Camera di Commercio di Milano ci avverte :
I o che la importazione del cotone non giunge ai 200 milioni per anno, e che una parte conside revolissima va consumata prima di esser tessuta, in ovatte per trapunti, abiti ecc. od in filati per cucire, per passamani ecc.
2° che la protezione lungi dall’essere del 20 per cento in media, per i filati non è che del IO per cento, e per i tessuti sarebbe gran ventura se giun gesse al 13 per cento in media.
3° che dunque il consumo si riduce ad un va lore di L. 12 a 15 per ogni italiano, e l’aggravio ai consumatori di 53 milioni anziché di 168, cioè neppure 2 lire per ab tante, delle quali una gran dissima parte le incassa il governo e vanno a de conto di altre tasse che senza di ciò gli italiani do vrebbero pagare.
A queste rettifiche ci permettiamo di aggiungere qualche osservazione.
Può ben essere che la media di 30 lire l’anno di consumo per ogni italiano in cotone sia troppo alta e non pretendiamo di mantenere la cifra fino all’ ultimo centesimo, ma non accettiamo neanche per base i dugento milioni che ci olirono le stati stiche ufficiali nella categoria sesta, e ciò per due motivi principalmente; il primo perchè anche in al tre categorie si trovano qua e là sparse delle voci le quali comprendono dei cotone, come nella set tima, nella ottava, nella sedicesima; — il secondo
perchè bisognerebbe tener conto anche del con trabbando, e vi sono pure ragioni non disprezzabili per ritenere che non sia il contrabbando dall’estero in Italia di poco momento. E non occorre dire che del contrabbando non si avvantaggiano gran fatto i consumatori, ma sibhene coloro che lo intra prendono....
E neppure accettiamo che il cotone sodo che viene importato (che rappresenta la cifra di 100 mi lioni e non di 75) aumenti di valore, passando allo stato di filati e tessuti, del solo 100 per cento come al massimo concederebbe il signor Segretario della Camera di Milano.
La Commissione centrale dei valori per le do gane, per attenerci ad una fonte ufficiale e spassio nata, col suo decreto ultimo del 22 gennaio, attri buiva al cotone in bioccoli o in massa il valore di L. 160 per quintale; ai filati invece sono attri buiti i seguenti valori, a seconda della loro finezza: da un minimo di L. 220 ad un massimo di L. 640 per quintale, cioè quasi il triplo (prendendo la me dia tra il massimo ed il minimo) del valore della materia prima. E dicasi lo stesso per le catene ordite, ci troviamo da un minimo di L. 253 ad un mas simo di L. 626 per quintale. In quanto poi ai tes suti si giunge da un minimo di L. 310 ad un mas simo di L. 712 per quintale, senza contare che i tessuti di cotone ricamati sono valutati di L. 1,400 per quintale, i tulli, gaze e mussole di L. 1,900 per quintale, i pizzi, trine di cotone L. 2,350 per quintale. Come si può dunque ammettere che 640, 712, 1400, e 2350 sieno soltanto il doppio di 160?
Teniamo adunque conto che si importarono nel 1882 più di 100 milioni di cotone in bioccoli od in mas sa, e quasi 35 milioni di filati; si tolga pure tutto quello che venne consumato per ovatte nel primo caso, per cucire nei secondo, e ne resta abbastanza per avere un bel aumento di valore tanto nel caso della trasformazione in filati quanto in quello della tra sformazione in tessuti. Aggiungiamoci infine, circa 60 milioni di tessuti introdotti; aggiungiamo l’altro cotone che si introduce misto a lane od a sete od in oggetti che sono compresi in altre categorie, come mobiglie imbottite, mercerie, berretti ecc., e infine l'ignota cifra del contrabbando, e si comprenderà che' per quanto alta possa parere la nostra cifra di 840 mi lioni di consumo in cotone, da noi attribuita all’I talia, non occorrerà abbassarla di molto per rag giungere la probabile verità.
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fre quali le troviamo nelle tariffe ; — una semplice regola del tre dimostra che non abbiamo esagerato per nulla prendendo la media del 20 per cento di protezione.
Cominciamo da filati. E ben vero che i filati semplici greggi hanno un dazio che dal minimo del- l’8,14 per cento arriva al massimo del 13,56 per cento, che quelli imbianchiti dall’8,30 per cento ar rivano a pagare il 14,03 per cento e che quelli ritorti greggi dal 9,24 per cento vanno sino al 17,18 per cento, dal che forse il signor Segretario della Camera di Commercio di Milano fu indolto a ri cavare la sua media del 10 percento, — ma ha di menticato che i filati semplici tinti cominciano a pagare un minimo del l o e 36 per cento sino ad un massimo del 17,61 per cento e che i filati ritorti tinti pagano pure un minimo del 15,60 per cento per arrivare al massimo del 17,82, e in verità non sapremo come ricavare la media del 10 per cento da questa categoria di prodotti.
In quanto poi a tessuti il sig. Segretario della Camera di Commercio di Milano esclama, che « sa rebbe gran ventura se la protezione giungesse al 15 per cento in media. »
E opportuno osservare il seguente prospetto nel quale diamo il valore della merce per quintale, il dazio, ed il corrispondente per cento della protezione:
3 1 0 L . 360 » Tessuti greggi del peso Valore di 13 o più chilog. per 100 — metri e con non più di 27 fili per 5 millimetri qua drati ...a quintale L.
Id. con più di 27 fili. . » Id. del peso da 7 a 13 chil. e 27 fili . . . » 350
Id. con più di 27 fili . . . Id. del peso di meno di 7 chil. e 27 fili al più . . . .
Id. con più di 27 fili. . Tessuti imbianchiti del peso di oltre 13 chil. e non più di 27 fili... » 372
Id. con più di 27 fili . . » Id. del peso di 7 chil. o più con 27 fili al pi ù. . . »
Id. con più di 27 fili . . » Id. del peso di meno di 7 chil. e con 27 f i l i ... »
Daiio Per cent« di protezione 390 385 435 432 4 2 0 468 462 » Id. con più di 27 fili. . » 522 » Tessuti a colori o tinti
del peso di oltre 13 chil., e con 27 fili al p i ù ...» 390 »
Id. con meno di 27 fili » 440 » Id. del peso di 7 chi!, o
più e con 27 fili al più . . » 430 » Id. con più di 27 fili. . » 470 » Id. del peso di meno di
7 chil. e con 27 fili al più » 465 » Id. con meno di 27 fili » 515 » Tessuti stampati del peso
di 13 chilogr. o più e con 27 fili al p i ù ... » 562 »
Id. con più di 27 fili. . » 622 » Id. del peso di 7 chilogr.
o più e con 27 fili...» 610 » Id. meno di 27 fili. . . . » 658 » Id. del peso di meno di 7
chilogr. e con più di 27 fili » 652 » Id. con meno di 27 fili » 712 »
Da questi dazi di cui nessuno è inferiore al 17 per cento, come si fa a ricavare una media del 15 per cento? 57.00 64.00 66.00 75.00 80.00 100,00 68,40 76,80 79,20 90.00 96.00 120,00 92.00 99.00 101,00 110,00 115.00 135.00 138,40 146,80 149,20 160,00 166,00 190,00 18,30 17,77 18,85 19,23 23,35 22,98 18,39 17,77 18,85 19,00 20,60 22,90 23.50 22.50 23,00 23/40 24,70 26,20 24,62 23,90 24,42 24,31 25,48 26,69
Concludendo intorno a questo punto; non cre diamo gran fatto esagerata la nostra cifra di con sumo, per quanto possa essere approssimativa, men tre invece, rimane materialmente dimostrato che i 100 milioni di cotone sodo che si introducono acquistano un valore ben maggiore del cento per cento. Nè fu esagerata la nostra media di protezione del 20 per cento, mentre invece appari dalle cifre che per i filali il 10 per cento è quasi il minimo, e per i tessuti nessuna voce è colpita da dazio in ferióre al 17, e che pertanto non poteva essere esatto il ea!colo del nostro egregio contraddittore parlando di una m ed ia del 15 per cento.
In quanto poi alla teoria che i dazi vanno a de corno di altre tasse che gli italiani dovrebbero pa gare, è una pericolosa dottrina che potrebbe con durre a concludere essere la prosperità economica di un paese in ragione diretta della gravezza delle imposte.... e non occorre dire quanto malsano principio sarebbe quello.
I lettori vorranno perdonarci se abbiamo dovuto esporre qui tante cifre a nostra giustificazione, ma comprenderanno anche facilmente, che, disposti come siamo ad apprendere da tutti coloro che possono e vogliono insegnarci, non vogliamo poi sembrare ca paci o di errori così grossolani, o di peccaminosi equivoci sulle cifre.
LE EN TRA TE DELLE PROVINCIE
Come è noto le provincie, questi enti ammini strativi che dovrebbero essere I’ anello di congiun zione tra il comune e lo stato, e che viceversa, ri masti in una condizione inadatta al loro scopo, non compiono in generale l’ufficio al quale pur sarebbero destinati, — ritraggono le loro entrate, che rasentano già i 95 milioni, dalle loro rendite patrimoniali, dalle tasse provinciali, e dalle sovraimposte sui ter reni e fabbricati. Di pochissima importanza sono i due primi ordini di cespiti, i quali rappresentano appena 2/10 delle entrate complessive delle pro- vìncie del regno, mentre invece le sovraimposte danno 71 1/2 milioni sui 95, cioè il 75 per cento sul totale dell’attivo delle novantasei provincìe.
Parlando adunque delle entrate delle provincie è richiamata l’attenzione specialmente sopra questo importante punto che riguarda la sovraimposta ; il quale d’altronde ha anche tanta relazione colla con dizione finanziaria dei comuni da una parte, colla situazione della agricoltura italiana dall’ altra.
La sovraimposta provinciale colpisce in parte i ter reni per 48 1/2 milioni, in parte i fabbricati per 25 milioni. Nel mentre questa proporzione quasi da 1 a 2, tra la sovraimposta sui fabbricati e quella sui terreni, risulta dalle cifre complessive di tutte le provincie, si riscontra che essa non rogge più esaminata tra regione e regione del regno.
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vicino alla media il Piemonte co i 2,28; e la sor passano in ordine crescente: il Veneto (2,42), le Puglie (2,48), la Lombardia (2,60), gli Abruzzi e Molise (3,02,), la Basilicata (5,03), la Emilia (3,19), la Sardegna (3,28), la Calabria (3,61) le Marcite (3,79), l’Umbria (5,33).
E non occorre aggiungere che se di alcune di queste differenze è facile vedere la spiegazione, altre rimangono un enigma e lasciano sospettare uu vizio profondo neH’organismo della imposta.
Ma importantissimo è il fare un’ altra osserva zione sopra la sovraimposta fondiaria (terreni e fab bricali) in ciò che riguarda la sua proporzione colla imposta. Dapprima non conviene dimenticare che le sovrimposte provinciali dal 1862 al 1881 passarono da milioni ! 4 1/2 a milioni 64 1/2 escluse per tutto il ventennio le provinole Venete e quella di Roma, poiché comprendendole si arriva ai 71 1/2 milioni sopra notati. E qui converrebbe fare un esame di coscienza e dire se le provincie nel ven tennio abbiamo veramente quadrupplicntò i benefìci veri che recano al paese, come hanno quadruppli- cato l’aggravio. E troveremo motivo almeno di dubbio, osservando che le spese per l’ A m m inistrazione sono quasi raddoppiate dal 1866 al 1881, passate da 10 a 17 milioni quella per la beneficenza, di ventali 16 1/2 milioni i 5 che si spendevano per interessi ed estinzioni di debiti. Le quali cifre me riterebbero un severo sindacato.
Ma a parte ciò, ò noto che è data facoltà dalla nostra legge ai Comuni ed alle Provincie di imporre insieme una sovraimposta non maggiore della im posta fondiaria, essendo però lasciata libertà alla Provincia di accomodarsi prima per quanto le oc corre; il rimanente, per arrivare alla aliquota per messa, spelta ai Comuni.
Da qui un legame strettissimo tra i bilanci comu nali e provinciali; da qui in molti luoghi una serie di collisioni, di inconvenienti che talvolta ebbero a degenerare in ¡scandali; da qui infine una lotta tra la Provincia ed i Comuni della provincia, per di sputarsi qualche centesimo di aliquota. Ma dove la lotta non si fa, o non si palesa, non è a credersi che le cose vadano liscie. Se il contribuente è abbastanza forte per fare intendere la sua voce ed impedire di essere sacrificato nella lotta fra i due, allora sono i comuni e la provincia che si conten dono la sovrimposta, ma se manca noi proprietari la forza o l’abilità di farsi intendere, allora comuni e provincia sono alleati nell’ aggravare il debole ed inabile. — La provincia si prende quanto le accomoda della sovrimposta, ed il comune a cui non basta piò l’avanzo, chiede alla provincia stessa (si noti l ’eminente senso logico della legge) il con senso di oltrepassare il limite legale; e la provincia, che è stata essa stessa col fatto proprio a mettere in tali condizioni il comune, iccorda di buon grado il suo consenso. — Il povero contribuente è di fronte a due forze unite, e sente dire dalla provincia che la colpa del suo aggravio è il comune, dai comune che è la provincia, e intanto paga, o lascia abban donato il fondo, o non trova rimunerazione suffi ciente per nuovi lavori, e.... infine emigrazione e pellagra.
Non sono parole queste, che noi dettiamo vivaci per desiderio di fare impressione sui lettori ; i fatti pur troppo rispondono alle nostre affermazioni con cifre eloquenti. Ben 4937 sopra ottomila duecento
dei nostri cornimi oltrepassano il limite legale della sovrimposti e la somma che ricavasi solamente dal- I’ oltre limite, oltrepassa i 49 e mezzo milioni.
E la proporzione di eccedenza è per alcuni Co muni assai alta ; basti rilevare che in Lombardia complessivamente eccede di uu terzo, nel Veneto di oltre la metà, o così pure in Toscana; nelle Marche su 3,6 milioni di sovrimposta ve ne sono 2,1 di eccedenza!
La quale eccedenza dei comuni è spiegata in gran parte dalla cifra che viene imposta dalle Pro vincie. Ecco infatti le proporzioni secondo le quali le 69 Provincie del regno applicano la sovraimposta.
Percepisce sino ad un quarto della imposta erariale una sola provincia, quella di Cremona.
Percepiscono sino ad un terzo sette provincie : Brescia, Caserta, L ecce , Livorno (27), Mantova (il 29), Reggio Emilia e Milano (il 31).
Percepiscono sino a lla m età :
Alessandria (40), Ancona (50), Arezzo (48), A- vellino (49), Bari (38), Bergamo (45), Chieti (49), Cuneo (36), Firenze (45), Modena (49), Napoli (36), Novara (42), Piacenza (49), Pisa (50), Roma (37), Torino (37), Verona (47), Pavia (44).
Percepiscono dal 50 al 60 per cento :
Bologna (58), Foggia (57), Macerata (54), Padova (53), Palermo (59), Rovigo (57), Sassari (58), Tera mo (52), Treviso (52), Udine (53), Venezia (59), Vi cenza (52).
Percepiscono dal 60 al 70 per cento :
Aquila (70), Ascoli (70), Benevento (63), Campo basso (61), Catanzaro (61) Genova (65), Parma (64), Perugia (61), Ravenna (67), Salerno (69), Siena (66), Siracusa (63).
Percepiscono dai 70 all’ 80 per cento :
Cagliari (74) Como (71), Ferrara (74), Genova (75), Lucca (79), Massa e Carrara (77), Messina (76), Pesaro e Urbino (75), Potenza (74).
Percepiscono dall’80 al 90 per cento :
Catania (82), Cosenza (83), Porto Maurizio (83), Trapani (87).
Percepiscono dal 90 al 100 per cento : Caltanisetta (99), Girgenti (99), Grosseto (94). Infine abbiamo tre provincie che oltrepassano esse stesse la imposta erariale e sono :
Belluno che percepisce il 103,6 per cento
Sondrio id il 121,6 »
Reggio Calabria id il 133,9 » Il lettore esamini con pazienza questa lunga enu merazione e, dall’ amalgama di questi nomi, veda se ci è modo di trarre alcun criterio il quale per metta di concludere : — le provincie che si trova rono in tali o tali condizioni aggravarono la sovraim posta più delle altre.
Nè meno anomalie si riscontrano cercando la quota della sovraimposta provinciale di ogni abitante.
Si passa da un minimo di lire 1,63 che ci da la provincia di Udine, e si arriva al massimo di L i re 4,45 che ci vien dato da Reggio di Calabria. La media del regno darebbe una quota di L. 2,61; nove provincie cioè Alessandria, Brescia, Campo basso Chieti, Lecce, Livorno, Sondrio, Teramo, Udine, non arrivano ad una quota di L. 2.
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Lo altre stanno tutte tra le lire 2 e le 3 lire di quota, meno Regno di Calabria, che, come vedemmo arriva a L. 4,43.
Quante considerazioni si potrebbero fare su que ste cifre! E quanto meriterebbero di essere medi tate dai nostri legislatori, i quali potrebbero rispar miarsi tanti accademici discorsi coi quali senza scopo si fanno inutilmente perdere le sedute del Parlamento!
IL COMMERCIO IT A L IA N O N EL 1 8 8 2
Abbiamo esposti in un recente articolo ') i mo tivi per i quali ci era impossibile seguire per il complesso del nostro commercio durante tutto l’auno testò decorso, quelle rassegne che siamo andati fa cendo di mese in mese sul movimento stesso. Ma in pari tempo abbiamo anche promesso di fare un breve esame sopra le cifre quantitative delle merci importate ed esportate, se non ci era concesso di farlo prendendo a base i valori.
Per rendere più facile questo esame vedremo una ad una le diverse categorie fermandoci sulle voci principali.
Cat. l a Spiriti bevande ed oli. Im p ortazion e. — La entrata del vino nel 1882 fu superiore quasi del 50 per cento a quella del 1881 arrivando a 04,808 ettolitri, ed anche quella dello spirito in botti che da 53 mila si spinse a 73 mila ettolitri ; e così pure gli oli m in erali rettificati diedero un aumento di 16,207 quintali giungendo l’entrata a 012 quintali. Invece vi è una forte diminuzione nell’introduzione dell’olio d i olive che da 89 mila quintali scese a 19 mila; una differenza di oltre 70 mila, e nell’ olio d i cotone, la cui importazione è ridotta a 401 quin tali, di 98 mila.
E sp ortazion e. — Contro la maggiore importa zione di vino abbiamo una minore esportazione dì 429 mila ettolitri, ridotti così a 1312 mila e di 8,036 ettolitri di spirito p u r o in botti ridotto a meno della metà a paragone del 1881. Invece è aumentala la esportazione dell’olio d ’oliva di 135 mila quintali, giungendo gli 813 mila. Di 17 mila cbilog. è invece scemata l’uscita delle essenze di arancio, così divenne nell’anno 377 mila cbilog. — Nel complesso si può dire che la importazione della categoria è diminuita, non arrivando l’aumento del vino a compensare la forte diminuzione dell’ olio d’ oliva e di cotone. Nelle esportazioni sebbene i valori indichino una diminuzióne di 14 milioni, si può dire che nel complesso non siavi differenza tra il 1881 ed il 1882 compensando la maggior uscita di olio, la diminuzione del vino.
Cat. 2a Generi coloniali, droghe e tabacchi. E sp ortazion e. — In questa categoria troviamo no tevole l’aumento dello zu cchero ra ffin a to , 18 mila quintali, cioè quasi 1/10, e più ancora di quello non ra ffin ato giunto ad oltre 615 mila quintali cioè 28 mila dì più del 1881. Del tabacco in foglie ne furono introdotti quintali 213 mila, ossia 60 mila di più dell’anno precedente.
E sp ortazion e. — Vi sono naturalmente poche voci in questa categoria ; continua la diminuzione di 1/10
nei confetti e conserve ridotta a 20 mila quintali, e dei sem i d i sen ap a ridotta da 18 a 12 mila. In vece vi è notevole aumento nella esportazione del tabacco lavorato da 8 mila a 14 mila cbilog.
Nel complesso la categoria presenta un aumento ragguardevole nella importazione ed una leggera dimnuzione nell’uscita.
Cat. 3a Prodotti chimici, generi medicinali, re sine e profumerie. Im portazion e. — I più note voli aumenti li troviamo nei sali d i chinina per 4,785 cbilog. raggiungendo così i 7 mila, nel c lo ru ro di p otassio che arrivò a 30 mila quint. con aumento di oltre 4 mila, e nel cloru ro d i calce che raggiunge i 44 mila quintali con aumento di 5 milafìl n itrato d i s o d a che si spinse a 47 mila con aumento di 14 mila, il solfato d i soda e p o tassa da 14 a 22 mila quintali. Minori aumenti danno altre voci come l'acido c lo rid r ic o la soda caustica, il solfato d i barite, ecc. Invece tra le di minuzioni si notano gli a lc a lo id i non nominati, da 3500 a 1300 clulog. il carbonato d i so d a e d i p o tassa da 142 mila‘a 154 mila quint., la gom m a e resin e ebbe ridotta a metà la importazione, che arrivò appena a 18 mila quint.
E sportazion e. — Di aumenti importanti non tro viamo che il sa i gem m a per 11 mila tonnellate ar rivando alle 154 mila, ed il sapon e comune che crebbe di 1/3, da 21 mila a 28 mila quint. Meno accentuato l’aumento nell 'acido borico, negli alca loid i non nom inati, negli ossidi, nel solfato di b a rite, nei fiam m iferi d i legno, nel sugo d i limone concentrato.. Tra le diminuzioni nella uscita con- vien tener conto dei sali d i chinina di cui si espor tarono 27,856 cbilog. invece dei 31,291 del 1881; il solfato d i allum ina è sceso da 21 mila a 16 mila quintali, i generi medicinali non nominati da 47 mila a 57 mila quintali.
Nel complesso però si può dire che la diminu- nuzione di 7 milioni di lire nella importazione e di oltre 3 1/3 milioni nella importazione di questa ca tegoria, sia prodotta dal mutamento dei valori uni tari, giacché le variazioni delle quantità si bilan ciano o pressoché.
Cat. 4a Colori per tinta e per concia. I m p o r tazione. — È diminuita di 20 mila quintali, 1/10, la entrata dei generi d a tin ta e concia non nominati. Invece vi è aumento di 600 quintali sui colori di ta tra m e e p a sta , arrivando a 5151, e sul nero d'ossa della metà, giungendo a 3899 quintali.
E sportazion e. — I generi d i tinta e concia m a cin a ti o n o diedero 43 quintali di maggior espor tazione giungendo a 400 mila quintali (oltre un milione di lire di aumento). Vi fn invece una di minuzione di 2518 quintali negli estratti Colorati d i ogni sorta, che si ridussero a 427 quintali.
Però nel complesso la categoria presenta bensì un aumento nella importazione, ma è superato da quella della
esportazione-Cat. 5* Canapa, lino, jn ta ed a ltri vegetali filamentosi meno il cotone. Im portazion e. — Vi è aumento da 27 a 53 mila quintali nella fu ta greggia e di 3 mila quintali su 58 mila ne filati d i lino e can ap a greggi; in tutto il rimanente vi è leggera diminuzione per le altre voci, specialmente pei tes su ti d i Uno e can ap a che da 7,452 quintali scesero a 5936.
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rono 8 mila quintali di meno su 277 mila ; i cor d a m i e le gomene si spinsero da 19 mila a 22 mila quintali ; la ca n a p a , lino e ju t a pettinati da 51 mila a 55 mila, e dei filati se ne importarono 3 mila quintali di meno su t9 mila.
Si può concludere che è palese la tendenza a diminuire la importazione dei manufatti di questa categoria.
Cai. 6 “ Cotone. Im portazion e. — La entrata del cotone in bioccoli o in m assa arrivò da 484 mila a 628 mila quintali. Invece diminuì la entrata dei filati sem p lici greggi da 52 mila a 34 mila, e dei fila ti ritorti greggi da 40 mila a 31 mila.
In quanto ai tessuti ecco le cifre :
18S2 1881 D ifferen za quintali quintali
Tessuti groggi . . 30j3oo 34,678 — 1,525 Tessuti imbianchiti. 27,940 52,393 — 4,453 Tessuti in colori o
tinti. • • • • 22,832 24,244 — 1,412 Tessuti stampati 32,773 38'o28 — 5,855
Tessuti ricamati. . 680 666 - f 14
E sportazione. — Nulla di notevole se non che una minor uscita di 20 mila quintali di cotone in m assa o bioccoli rimasto così a 146 mila quintali, e leggeri aumenti su quasi tutti i manufatti di cotone.
La tendenza si manifesta chiaramente in un au mento per la introduzione della materia prima, di minuzione di introduzione della materia lavorata, e leggeri sintomi di aumento nella uscita della ma teria lavorata stessa.
Cat. 7“ Lana, crino e peli. Im portazion e. — Se troviamo una diminuzione sulla entrata della lan a in fa ld e o in Moccoli di 20 mila quintali su 95 mila, troviamo anche diminuita abbastanza sen sibilmente la importazione di tutti i tessuti e non mutata quella degli altri lavori. — È ben oppor tuno vedere le cifre :
1882 diff. nel 1881 quintali
Tessuti di lana scardassata . 16,021 — 4,515 Detti colla catena di cotone. 7,840 — 3,365 Tessuti di lana pettinata. . 15,1 76 — 1,249 Delti colla catena di cotone. 7,397 — 897 Coperte e tappeti di lana . 1,292 — 591 Oggetti c u c i t i ... 2,747 — 537 E sportazion e. — Nulla vi è di mutato tranne un aumento di 2,583 quintali nella esportazione della lan a in fa ld e o in Moccoli giunta così ad 11,574 quintali e nel complesso qualche leggeris simo aumento nella uscita sui prodotti lavorati che però rimangono sempre in» cifra mollo mediocre. Bisogna però tener conto anche in questa categoria della diminuzione sensibile nella entrata dei pro dotti lavorati.
Cat. 8 a Seta. Im portazion e. — Il seme da bachi scese da 27 mila a 18 mila chilog., i bozzoli ri masero sui 12 mila quintali; un aumento di 1,546 quintali, cioè fino ad 8,720, nella seta tratta sem p lice greggia, e diminuzione di 5 mila, fino cioè a
7,598 chilogrammi, su quella tin ta. Anche della seta d a cucire un aumento di 1,308 chilogrammi arrivando a 3,949. Riguardo ai tessuti è bene an che qui vedere le cifre.
1882 diff. sul 1881 Velluti di seta... chilogr. 8,565 + 1,718 Tessuti di seta . . . . 73,404 — 8,569 Tessuti di filusella . . . 50,812 — 1,561 Idem misti... 101,396 — 36,950 Idem ordinari di cascami . 10,146 + 4,605 Pizzi o p e r a t i ... 15,180 4 - 6,352 Idem con oro ed argento . 1,060 — 1,056 Bottoni ricoperti di seta 869 + 261 Oggetti cuciti . . . . . 27,108 — 2,784 La tendenza alla diminuzione riesce abbastanza spiccata.
E sportazione. — Tutte le voci di materia prima sono diminuite nel modo seguente :
1882 diff. nel 1881 Bozzoli... quint. 7,903 — 6,609 Seta tratta, semplic. e greggia . 41,228 — 2,483 Seta tratta, semp. tinta, chilog. 3,532 — 5,868 Seta da c u c i r e ... 5,828 — 3,605 Cascami di seta greggi, quint. 16,174 — 5,230 Detti pettinati filati e
tinti... 5,728 — 116 Per contro la esportazione delle merci di seta lavorata presentano in quasi tutte le voci un aumento talvolta notevole: Velluti di seta... 1882 chilogr. 3,347 diff. nel 1881 4 - 1,375 Tessuti di seta neri e lustrini 34,487
83,099
— 4,959
Idem non nominati . . . -4- 23,059
Idem di filusella . . . . 417 — 542
Idem misti... 3,140 + 524 Idem ordinari di cascami . 151 + 79 Pizzi e tulli lisci . . . . 81 + 81 Idem o p e r a t i ... 417 + 247 Idem misti di oro ed argento. 1,674 + 1,034 Bottoni ricoperti di seta. . 136 + 102 Oggetti c u c i t i ... 4,013 -I- 2,535 E ci sembra che non vi sia luogo ad alcun dub-bio esaminando anche, questa categoria. La tenden za è spiccata a diminuire la importazione della ma teria lavorala ed accrescerne l’esportazione, mentre della materia prima diminuisce l’uscita.
Certo che il vedere tra i valori una diminuzione in uscita di 46 milioni può essere argomento di timore, ma specialmente coloro i quali in materie commer ciali sono esperti non dovrebbero mai abusare del doppio senso che possono presentare le cifre com plessive e notare, per esempio, in questo caso, che i 46 milioni di minor esportazione sono in parte causati da minor uscita solo di materie prime e specialmente la seta tratta sem p lice greggia per oltre 35 milioni, e dei cascami di seta greggi per quasi 3 milioni. Il che lascia supporre che questa materia prima venga lavorata dalle industrie na zionali a coprire la minor entrata e la maggior j uscita di tessuti.
Cat. 9 “ Legno e paglia Im p ortazion e. — P o - | che variazioni presenta la categoria ove se ne e c
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E s p o r ta z io n e . — Sono aumentate alcune voci : il carbone di legna di 14,520 tonn. giunto così a 81 mila tonn.; i m obili d i legno non im bottili di 1892 quintali, giungendo così ad 11,114, le treccie di p a g l i a di 1957 quintali arrivando così i 10 mila. Vi è invece una sensibile diminuzione nella uscita di botti nuove e vecchie per la capacità di 219 mila ettolitri, ridotta così a 169 mila, e per i cappelli d i p a g lia di 21 mila centinaia.
Cat. 10° C arta e lib ri. Im portazion e. — Tro viamo una diminuzione sensibile negli stra cci a n i m ali e m isti da 15 mila a 9 mila quintali, invece un aumento nell’entrata della c a r t a bianca o tin ta in p a s t a di un migliaio e mezzo di quintali, nei carton i di 3 mila quintali, giungendo a 13 mila e nei lib r i stam p ati giungendo da 3 mila a 4 mila quintali.
Le altre voci rimangono quasi invariate e pre sentano cifre di poca importanza.
E sp ortazion e. — Più sensibili per alcune voci furono i movimenti della uscita. Crebbe di 15 mila quintali quella degli s tra c c i vegetali giungendo a 42 mila quintali, e di 2400 quella degli stracci m isti die nell’anno precedente erasi limitata a 270 quintali, — crebbe pure l’uscita della ca rta bian ca 0 tin ta in p a s ta e quella della sugante o da in volti, la prima raggiungendo i 28 mila quintali, la seconda i 52 mila, ambedue le voci con aumento di altre 2 mila quintali. Nelle altre voci è scarso assai il movimento e non presenta variazione.
Nel complesso quindi la categoria nulla lascie rebbe da osservare che meriti mensione.
Cat. 1 1 “ P elli. Im portazion e. — Ove si eccettui la entrata delle p elli cru de non d a p ellicceria che diedero un aumento di 2,819 quintali ; le altre voci danno differenze mollo limitate.
Le p e lli sem plici conciate senza p elo rimangono sui 2800 quintali, quelle rifin ite sui 12 mila con lieve diminuzione quelle verniciate sui 1400 con piccolo aumento. — Le variazioni che si riscontrano nei valori sono dovute per la maggior parte alle mutazioni delle unità dei prezzi.
E sportazion e. — Ci offre sempre delle cifre assai scarse ; le p e lli crude non d a p ellicceria diedero 2600 quintali più del 1881, giungendo a 27 mila, le p e l l i conciate ad 11 mila quintali con aumento di 744 quintali; il carn 'ccio e intagli d i p e lli diede 1092 quintali in più di uscita arrivando i 3000 quintali; dei gu an ti di p elle se ne esportarono ol tre 5 milioni di paia, cioè mezzo milione più del 1881. Anche queste categorie adunque nel complesso non offre materia di osservazione.
Cat. 12“ Minerali m etalli e loro valori.. Im p o rta z io n e. —• La scarsa entrala dei m in erali d i fe r r o , piom bo, zin co, ram e, non diede differenze se non che per una introduzione di 169 tonnellate di più di zinco giungendo a 231 tonnellate. Invece riscontriamo, un aumento di 183 mila quintali nel l’entrata dei rottam i, scaglie, e lim ature che giunse 1 703 mila quintali, nella gh isa la v o ra ta in g etti greggi di 46 mila quintali giungendo a 159 mila, nel fe r r o ed a ccia io lam in ati g rossi di 23 mila quintali, arrivando i 605 mila; e così pure il fe r r o ed a ccia io in la m ie ra diede un aumento di quasi 50 mila quintali toccando i 260 mila quintali ; e le ro ta ie p e r ferrov ie diedero pure un aumento di 61 mila tonnellate giungendo a 153 mila; ed anche il fe r r o d i seconda fa b b ric a z io n e sem plice diede
aumento di 29 mila quintali, per cui il totale giunse a 159 mila.
Notiamo pure tra le voci principali un aumento notevole nelle m acchine non nom inate di cui s’in trodussero 237 mila quintali, cioè 72 mila p;ù del 1881, ed anche nelle ca ld a ie una differenza di ol tre 2000 quintali giungendo ad 11 mila; dei v e i coli p e r fe rro v ia se no introdussero 14 mila quin tali di più, per cui si giunse a 29 mila quintali. Negli oggetti preziosi troviamo un aumento di en trata nei g ioielli d'oro per 4000 ettogrammi ; erano 942 nel 1 8 8 1 ; ed in quelli d ’argento di 1 0 0 0 chi logrammi, erano 822 nel 1881 ; e sugli orologi da tasca con cassa d ’oro si giunse, al numero di 4617 con aumento di 2275, e di altri orologi da tasca a 17,146 con aumento di 11,502.
Va pure notato nel movimento delle monete ; 182,147 chilogrammi di monete d’ argento entrate nel 1882 più del 1881, cioè cltilog. 272,041.
Tra le più forti diminuzioni invece sono da os servare : — la g h isa in p a n i da 46 a 40 mila tonnellate; il fe r r o ed a c c ia jo in verghe da 86 a 65 mila quintali; gli gli utensili e strum enti p e r a r t i da 21 a 14 mila quintali; il piom bo e sue le ghe in p a n i da 22 a 14 mila quintali ; le m acchine a v a p o re fisse da 6 a 3 mila quintali.
Delle monete d’oro vi fu una introduzione minore di 3,024 chilogrammi, cioè oltre 9 milioni di'lire.
E sp ortazion e. — Le variazioni non sono molte, nè notevoli le poche che si verificarono. D’altronde tutta la nostra esportazione di questa categoria si limita a 20 milioni di lire.
Però è notevole la cifra di 79 mila tonnellate di m in erale d i fe r r o esportate in meno nel 1882 ri manendo così la cifra a 206 mila tonnellate. Inve ce vi fu aumento nel m in erale d i zin co da "Ornila a 102 mila tonnellate,-e nei m in erali in genere da 147 mila a 500 mila quintali.
La differenza di 17 milioni di lire ohe presenta in meno la somma dei valori è dovuto ad una mi nor uscita d 6,088 chilogr. di monete d'oro, e di 21,549 chilogr. di monete d ’argento. Un valore com plessivo di 27 milioni, per cui il resultato finale, tolte le monete, dovrebbe essere una uscita mag giore di 10 milioni. E nella importazione tolti i 25 milioni di maggior entrata delle monete, rimarrebbe una differenza in più nel 1882 di 23 milioni.
Cat. 15“ P ietre, te rre , vasellami, vetri e c ri stalli. Im portazione'. — Ci incontriamo subito in una diminuzione di 439 mila lire di rubini, sm e r a ld i, d iam an ti, agate, opali, ecc. introdotti ; di 65 mila tonnellate di p ietre, terre e m in erali non m etallici, riducendosi così la cifra da 152 mila ad 87 mila tonnellate. Sono pure in diminuzione di entrata, in genere, i vetri la v o ra ti, tra cui le lastre d i vetro non pu lite da 3 a 2 mila quintali; quelle com uni d a fin estra da 24 a 20 mila quintali ; i la v o r i d i vetro non a r r o ta ti da 39 a 35 mila quin tali. — Sono per contrario in aumento le pietre p e r costruzione greggie da 32 a 47 mila tonnella te ; i la teriz i da 28 a 38 mila tonnellate; il carbon fossile da 2073 inila a 2,180 mila tonnellate; le bottiglie comuni da 12 mila a 75 mila centinaia.
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quintali ; i vetri e raccolti in conterie da 36 mila a 48 mila quintali.
È d’uopo tener conto che furono fatte in alcune voci di questa categoria delle mutazioni di valori di qualche importanza ; per esempio il prezzo del carhon fossile fu diminuito da L. 30 a L. 28 per tonnellata ; così mentre nella quantità vi è un au mento di 106,703 tonnellate, nel valore invece vi è una diminuzione di L. 1,138,890.
Cat. 14a Cereali, farine, paste e prodotti ve getali non compresi in altre categorie. Im p ortaz. I cereali segnano aumento nella entrata: di 17 mila tonnellate (da 147 a 164 mila) il gran o e fro- mento, di 1737 tonn. l'avena, il riso di 21 tonn. (da 22 a 43 mila), le fa r in e di 12 mila quintali arrivando a 33 mila ; la cru sca di 66 mila arri vando a 243 mila quintali.
Si riscontrano aumenti di entrata anche nelle f e cole da 40 mila a 63 quintali, e nei semi oleosi di 52 mila quintali giungendo a 233 mila.
Le diminuzioni notevoli le si trovano nelle c a r rube per 15 mila quintali, ridotta così I’ entrata a 25 mila : i semi non oleosi da 43 a 29 mila quin tali, le pan elle d i noce ed altre da 30 a 17 mila quintali.
E sportazione. — Un leggero aumento nella espor- azione del grano e from en to, da 94 a 96 mila tonnellate, ed uno di 34 mila tonnellate nelle a l tre gran aglie, giungendo l’uscita a 61 mila ton nellata. Nel riso una leggera diminuzione di 3 mila tonnellate su 83 mila; — nelle fa r in e di 12 mila quintali su 68 mila. La uscita della crusca passò da 10 a 28 mila quintali. — Nelle frutta, troviamo au mentala di 10 mila quintali, da 26 a 36 mila, la uscita "dell’«»« fresca , di 54 mila quintali cioè da 52 od 87 mila le fru tta fresche, e di 12 mila cioè da 65 a 75 mila quintali le m an dorle senza guscio", di 20 mila, da 43 a 63 mila, le noci e nocciuole, da 42 a 123 mila quintali i fichi secchi, e di 9 mila quintali ì’uva secca, di 1 1 mila le pan elle. Degli aran ci e lim oni nel 1881 ci erano esportati 1,280,235 quintali, e nel 1882 vi fu una diminu zione di 85 mila quintali; delle carru be pure vi fu una minor esportazione di 12 mila quintali ridu cendosi a 41 mila, e infine anche i legum i e o r taggi fr e s c h i diedero una minor uscita di 12 mda quintali, da 164 a 155 mila.
Nel complesso però la categoria trova negli au menti una compensazione alle diminuzioni.
Cat. 4 5a Animali, prodotti e spoglie di animali non compresi in altre categorie. — Cominciando dal bestiam e vivo troviamo nel complesso aumento nelle esportazione diminuzione nella importazione. Ne diamo qui lo specchio trattandosi di argomento sul quale si è tanto parlato e intorno al quale si sono fatte tante profezie.
Im portazion e. D ifferenza a paragone 1882 del 1881 Cavalli... 15,797 — 4,787 Muli. . , . . . 4,127 — 78 A s i n i ... 646 — 292 Bovi e tori . . . 2,249 — 868 Vacche. . , . . 7,390 — 2,250 Giovenchi e torelli . 41,396 — 536 V i t e l l i ... 45,453 41,978 - 43 Bestiame ovino . . — 7,823 Id. caprino . . 8,943 -+- 2,946 Id. suino. . . 8,926 — 9,982 E sp ortazion e. 1882 Differenza a paragone del 1881 Cavalli... 3.507 4 - 452 Muli... 4,387 1,553 — 54 A s i n i ... -+- 142 Bovi e tori . , . 62,639 - f 51,762 Vacche... 19,396 + 8,357 Giovenchi e torelli . 4,095 — 2,986 V ite lli... 23,862 - f 6,895 Bestiame ovino . . 230,285 -f- 42,4 80 hi. caprino. . 7,782 — 2,754 Id. suino . . 27,348 — 44,481 A noi pare che queste cifre rispondano, con una evidenza che si impone, a tutte le grida che si sono emesse allora in cui discutevasi del trattato colla Francia.
Nella stessa categoria tra gli aumenti della im portazione troviamo quello di 14 mila quintali di p esci conservati in scatole giungendo da 2 mila a 16 mila quintali, e quello del corallo greggio di 28 mila chilogrammi, cioè da 36 mila a 74 mila.
Per contrario vi è una notevole diminuzione di 71 mila quintali nella entrata dei p e s c i secchi ed affu m icali da 413 a 341 mila quintali ; nella en trata del g rasso d ’ogni sorta da 99 mila a 69 mila quintali.
Rispetto all’uscita, quasi tutte le voci sono in aumento. Il pollam e giunse a 57 mila quintali in aumento di 10 mila, i p esci fr e s c h i a 20 mila con aumento di 2 mila quintali; le uova d i p ollam e veci aumento di 56 mila quintali giungendo a 254,900 quintali ; le p iu m e d a letto aumento di 17 mila chilogrammi arrivando ad 86 mila, i capelli lavo r a t i giunsero a 27 mila chilogrammi, un aumento di 11 mila; del corallo lavorato nel 1881 si espor tarono 86 mila chilogrammi, nel 1882 ben 109 mila, un aumento dunque di 23 mda chilog.
Cat. I 6 a Oggetti (liversi. — Poche variazioni presenta nell’importazione questa categoria; vi è qualche aumento nelle m ercerie fini di 582 quin tali, nei p ia n o fo rti, nei cappelli, nei fio r i finti, ed invece diminuzione, nelle m erci com uni di 397 quintali, nei ventagli ord in ari, negli strum enti mu sicali, ecc.
Anche la esportazione non dà delle differenze no tevoli tanto più che è scarsa assai in quasi tutte le voci.
Dopo questo lungo esame sommario del nostro commercio nel 1882 occorrerebbe una conclusione e crediamo di doverla esporre in poche parole.
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molte e molte diecine d’anni; ricordiamoci ciò che eravamo nel 1860 e paragoniamo l’Italia industriale di allora con quella d’oggidì e, se troveremo che molta strada ci separa ancora dalla prosperità da altri paesi raggiunta, vedremo però di aver cammi nato e di essere ormai lontani dal punto di partenza.
SOCIETÀ DI EC010IIA POLITICA DI PARIGI
{S edu ta del 5 fe b b raio)
Dopo la presentazione di varie comunicazioni e vari omaggi venne scelto per argomento della discus sione il seguente quesito,: D ell’influenza econom ica che h a sull'agricoltura, la diserzione d alle cam pagne in fa v o r e delle città e suoi rim edi.
T ounissoux (abate) autore del quesito proposto prende la parola per precisarne il senso esatto e la portata. In massima, dice I’ oratore, I’ emigrazione non è un male ; in certi casi è un bene ed anche una necessità. Può avvenire infatti che al seguito dell’aumento della popolazione in certi comuni ru rali, il suolo doventi impotente a fornire lavoro e risorse (sufficienti a tutti i suoi abitanti. Da un altro lato lo sviluppo preso dalle industrie nelle città, ri chiede nuove braccia, e queste braccia non possono essere fornite dalla popolazione indigena, sia perchè i matrimoni sono meno fecondi nelle grandi città, sia perchè la mortalità vi fa più strage, specialmente nei quartieri operai. Nel primo caso egli dice, perchè forzare i campagnuoli a rimanere nei loro viliaggi; e nel secondo caso non è egli necessario che le la cune siano colmate dall’ emigrazione dei campa gnuoli verso i grandi centri? Ma ciò che è un bene in se, può divenire un male se I’ equilibrio è rotto, cioè a dire se avviene che le braccia facciano di fetto nelle campagne, e che sieno divenute troppo numerose nella città. Tale secondo l’oratore, è il caso presente. Vi sono terreni che rimangono incolli vali, e altri che non lo sono abbastanza, a motivo della di serzione sempre crescente dalle campagne. Vi sono poi città come Parigi, ove gl’impieghi amministra tivi e industriali sono ridotti affatto insufficienti per dare occupazione a tutti gli ¡migranti che la ri chiedono. Secondo l’oratore le cause dello spopola mento delle campagne possono ridursi alle seguenti: 1° la differenza dei salari, quantunque spesso vi sia più tornaconto a guadagnare 3 franchi in un v il laggio che cinque o sei in una città: 2° il disprezzo in cui sono tenute le professioni agricole ; 3° il de siderio di raggiungere prontamente una grossa for tuna ; 4° il desiderio di sfuggire alle umiliazioni di un grave errore, ovvero di un rovescio di fortuna; 5 U la mancanza di soccorsi organizzati per gl’ in fermi e i vecchi nelle campagne. Quanto ai rimedi T ounissoux, convinto che i mezzi coercitivi non po ■ irebbero essere impiegati, si limita a indicarne al cuni d’ordine morale; 1° l’aumento dei lavori e dei salari nelle campagne per i miglioramenti agricoli ; 2° la diminuzione nelle città dèi lavori indispensa bili ; 3° Una maggior facilità data ai prestili agri coli; 4° la semplicizzazione delle formalità legali rapporto all’ acquisto e vendita delle piccole pro prietà terriere; 5° la diminuzione de’ pesi a carico dell’agricoltura, che tenendo conto delle imposte in dirette raggiungono il 93 0 / 0 ; 6° un attaccamento
più sincero dei grandi proprietari a’ loro possessi rurali ; 7° i buoni consigli dei maggiorenti dei vil laggi ai loro dipendenti e clienti.
L im ou sin non crede che l’emigrazione della po polazione delle campagne verso le città sia un fatto economico da deplorarsi. Questa emigrazione se condo esso,- rappresenta in realtà un cambiamento di professione in coloro che abbandonano l’agricol tura per dedicarsi alle industrie. Ora, [ter l’autore, questo cambiamento di professione non sarebbe de plorabile che quando avesse per conseguenza l’ab bandono, e la incoltivazione di una parte del ter ritorio. Ciò non essendo e lo dimostra con esempi, L im ou sin opina che la emigrazione degli abitanti delle campagne rappresenti, dal punto di vista eco nomico, una migliore utilizzazione della potenza pro duttiva degli individui che compongono la nazione.
L etort richiamando la discussione nei limiti in dicati dai termini coi quali è stato formulato il quesito : qual’è l’influenza economica della diser zione delle campagne sull’agricoltura? dice che la prima conseguenza fatale di questa diserzione è l’aumento rapido e rilevante dei salari agricoli, e che per conseguenza ciò che occorre ¡mediatamente di studiare è la influenza di quest’aumento sulle condizioni stesse della produzione agricola. Ma al tempo stesso che si rileva l’aumento del tasso dei salari, l’oratore vede sorgere un altro fenomeno che a prima vista potrebbe sembrare in contradizione con quello, cioè la diffusione delle macchine agri cole, il cui impiego ha precisamente per scopo e per effetto di economizzare delle braccia.
J u g la r constata d’accordo con Letort che la pri ma influenza economica della diserzione dalle cam pagne in favore delle città è stato l’impiego delle macchine ; ma quest’impiego dello macchine non è stato che la conseguenza della mancanza delle brac cia, o meglio dell’aumento dei salari che non per metteva più agli affittuari di ricorrere agli operai per i lavori agricoli. La questione del prezzo di produzione, specialmente di fronte al ribasso dei cereali, ha come sempre obbligato il proprietario a ridurre, e a anche sospendere la produzione di un articolo la cui vendita non era più rimuneratrice, oppure a ricorrere a una produzione più perfetta, mercè l’introduzione e l’applicazione di processi in dustriali, e di macchine. Tuttavia bisogna osservare, egli dice, che qui non sono le macchine che hanno reso delle braccia disponibili, e che l’hanno co strette a cercare lavoro altrove; ma sono le braccia che sono mancate al lavoro ordinario, consueto che loro si domandava, perchè attratte da un’altra parte per mezzo di salari che l’industria agricola non poteva dare. E così l’agricoltore è.ricorso alle macchine perchè costretto dalle circostanze, e il progresso, come suole sempre avvenire, non si è sviluppato che sotto la pressione della necessità. L ’oratore poi dimostra che l’abbandono delle cam pagne non è un fatto nuovo, ma che soltanto in questi ultimi tempi per ragioni artificiali, come per esempio la maggior facilità di comunicazioni, i grandi lavori pubblici ecc. ha preso proporzioni finora sco nosciute.
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rurale di oltre 18 milioni, sufficienti per far fronte I a tutte le necessità dell'agricoltura. L’impiego delle | macchine secondo esso, è stato insieme la causa e l’efTetto di questa tendenza all’emigrazione; causa | nel senso che certe macchine permettono di ridurre il numero degli operai rurali; effetto nel senso che il prezzo della mano d’opera avendo seguito ciò che [ del resto doveva avvenire, l’elevazione del prezzo [ della mano d’opera urbana, si è dovuto necessariamente | supplire, fino a una certa misura, con macchine alla manodopera divenuta troppo cara per alcuni lavori. C ieszkoioski aggiunge alle due cause principali dello spopolamento delle campagne indicate l’ una dall’autore del quesito: l’emigrazione in favore delle città, l’ altra da Iuglar I’ emigrazione a favore dei grandi lavori pubblici, uua lei za, cioè l’emigrazione | verso paesi lontani, i paesi d’olire mare specialmente j verso l'America. Passando a parlare dei rimedi ido nei ad impedire l’emigrazione dalle campagne Ciesz- kow ski rammenta come quasi quarantanni indietro cioè nel lh’4o, occupandosi di questa stessa que stione suggerisse fra i rimedi l’associazione, la coo perazione, cominciando dalla partecipazione, che, j secondo l’oratore, è la forma la più accessibile e la più applicabile immediatamente alle imprese agri cole, e che basterebbe in qualche modo ad associare tanti interessi economici momentaneamente disso ciati. Non volendo ripetere tutto quello che disse a quell’epoca e tutto quello che egli stesso ha espe- rimentato nei suoi possessi, l’ oratore conclude che uno dei rimedii più efficaci che possa applicarsi eon- fro la spopolazione delle campagne, consiste nel fa vorire il progresso dell’associazione e della parteci pazione fuori delle città e dei centri industriali.
P assy ritiene che la questione sia più grave di quello che è sembrato a qualcuno dei preopinanti, e non è senza ragione che I’ abate Tounissoux ha creduto intrattenerne la riunione. Egli ammette come Limousin, che il movimento che attira verso le città è un fatto naturale e di tutti i tempi, ma secondo l’oratore non è meno vero che a certe epoche, e sotto certe influenze più o meno artificiali, questo fatto possa prendere proporzioni allarmanti. È que sto il caso attuale della Francia. Anche esso crede che l’aumento dei salari, forzando i coltivatori a in gegnarsi per semplicizzare il lavoro, abbia larga mente contribuito a espandere l’uso delle macchine, e a perfezionare gli utensili e i processi agricoli ; ma secondo l’oratore è però incontestabile che quest’au mento troppo rapido ha oltrepassato assai le propor zioni normali, e che è divenuto su molle località una seria causa d’imbarazzi e fors’anco di pericoli. Senza andare fino alle esagerazioni a cui si spingono i protezionisti, senza pretendere come essi che l’ agri coltura francese sia all’agonia, senza attribuire spe cialmente più che non convenga, queste sofferenze j
alla concorrenza dei grani americani, senza cui la j Francia non avrebbe potuto attraversare le annate j disastrose che si sono succedute, P a ssy crede che non si possa negare che una parte dei coltivatori j siasi trovata imbarazzata per la mancanza, e per le j esigenze del personale operaio, e che non vi sia un , serio malessere che anche egli crede fino a un certo punto possa attribuirsi all’ esagerazione e forse al l’imprudènza dei grandi lavori. Passando a parlare dei rimedi l’oratore pensa con Tounissoux che mi gliorando il sistema fiscale si potrebbero ottenere dei resultati efficaci per impedire la emigrazione
dalle campagne alle città, non essendo altrimenti dubbio che i diritti di passaggio sono troppo ele vati, e che contrariando Je vendite e gli scambi, non abbiano per effetto bene spesso, di mantenere le terre in mani che non sono più adatte a trarne partito, e d’impedire che vadano in mani più capaci e meno indifferenti.
Iu g la r riprendendo la parola insiste sugli incon venienti dei grandi lavori intrapresi su di una scala troppo vasta e sulle conseguenze economiche dal punto di vista delle finanze pubbliche.
Lim ou sin ripete che la questione dell’emigrazione degli abitanti (ielle campagne verso le città ha im portanza non dal punto di vista economico, ma bensì da quello morale, politico, e sociologico. Dal punto di vista sociologico è un fenomeno che non ha nulla di nuovo, che ha dovuto prodursi fino dall’origine della società e che spiega fino a un certo punto, e la gleba e i privilegi del borghesi, e delle corporazioni del medio evo. La gleba aveva per oggetto di conservare i coltivatori alle campa gne e i privilegi di tenerli lontani dalle città. Tutte queste restrizioni peraltro non impedirono, ma tutto al più ritardarono lo sviluppo dell’ industria mani fatturiera. Dal punto di vista politico è certo, ag giunge Lim ousin che avvi un vero pericolo a te nere in un paese agglomerazioni di uomini, che sono vere serre calde, nelle quali non si da agli spiriti una cultura metodica, e di avere delle cam- campagne ove lo sviluppo delle idee e dei senti menti d’ordine generale, non potrebbe essere più lento. L’oratore pertanto crede che ad impedire o almeno a diminuire l’emigrazione degli agricoltori verso le città, occorra rendere il soggiorno delle campagne più lieto, moltiplicando le fanfare, le so cietà ginnastiche, creando società artistiche e lette rarie, in una parola dando ai campagnoli una vita intellettuale più attiva.
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PRODOTTI FERROVIARI NELL'OTTOBRE 1882
Il prodotto generale nell’ ottobre 1882 ascese a lire 17,633,332, costituito come segue:
V i a g g i a t o r i ... L. 7,7:32,999 Bagagli...» 320,676 Merci a grande velocità . » 1,684,101
Id. a piccola velocità . » 7,797,791 Prodotti diversi . . . . » 77,765 Totale L. 17,633,332“ Tale prodotto va poi ripartilo come segue:
,» ( Alta Italia . . L. 1882 9,007,817 L. 1881 9,788.823 S i S Romane. . . » 2,803,347 » 2,708,421 i£ “ ( Calabro-Sicule. » 1,240,285 » 1,088,231 Ferrovie di diverse So
cietà eserc. dallo Stato » 1,166,626 » 1,856,757 Ferrovie Meridionali. . » 2,352,420 » 2,401,421 » Venete . . . » 135,669 » 117,107 » Sarde . . . » 133,587 » 148,712 » Diverse. . . » 293,581 » 316,712 Totale L. 17,633,332 L. 18,426,184
Vi fu dunque nell’ottobre 1882 una diminuzione di L. 793,832 in confronto del 1881. — Diminui rono: lo Ferrovie dell’ Alta Italia di L. "8 1,006; le Ferrovie di Società esercite dallo Stato di L. 190,131; le Meridionali di lire 4 9 ,0 0 1 ; le Ferrovie diverse di L, 23,1 3 1 ; e le Sarde di lire 13,123. — Aumen tarono invece: le Calabro-Sicule di lire 1 5 2 ,0 3 4 ; le Romane di I,. 94,926 ; e le Venete di L. 18,362.
I prodotti poi dal 1° genndio a lutto ottob. 1882, confrontati con quelli dell’eguale periodo del 1881, furono i seguenti :
1882 .s = 0 l Alta Italia . . L. 79,717,901
| =1 S < Romane . . . » 26,583,340 >S 60 ( Calabro-Sicule. » 10,019,181 Ferrovie di diverse So
cietà eserc. dallo Stato » 15,109,003 Ferrovie Meridionali. . » 20,237,118 » Venete . . . » 917,117 » Sarde. . . . » 1,187,362 Ferrovie diverse . . . » 2,624,854 1881 L. 79,872,794 » 26,773,609 » 9,444,990 » 14,956,768 » 26,475,667 » 842,761 » 1,225,452 » 2,349,901 s ! Alta Italia . . . , L "g = 3 5 R om an e...» s3 ( Calabro Sicule . . » » di Società esercite » dallo Stato . . . . » » Meridionali . . . . » » V enete... > » S a r d e ...» Ferrovie diverso . . . . , » Media complessiva L
Vi fu pertanto neirotlobre 1882 una diminuzione di L. 123 in confronto del 1881. — Diminuirono le Ferrovie dell’Alta Italia di L. 3 3 5 ; le Ferrovie di Società esercite dallo Stato di L. 2 0 3 ; le Meri dionali di L . 1 5 5 ; le Ferrovie diverse di L. 7 0 ; e le Sarde di L. 39. — Aumentarono invecej le Venete di L. 1 3 6 ; le Calabro-Sicule di L. 1 0 3 ; e le Romane di L. 51.
Finalmente il prodotto chilometrico dal l a gen naio a tutto ottobre 1882, confrontato con quello dell’eguale periodo del 1881, fu il seguente;
1882 1881 1882 1881 3,414 L. 3,749 1,661 » 1,610 923 » 818 1,782 » 1,985 1,485 » 1,640 190 « 854 343 » 382 895 » 985 1,950 L. 2,075 =» f Alta Italia . . . L. 30,473 L. s f i 1 Romane . . . . » 15,776 » ( Calabro Sicule . . » 7,460 » » di Società esercite dallo Stato . . . . » 16,159 » » Meridionali . . . . » 13,064 > » Venete... ... » 6,694 i » » Sarde ... > 3.052 » Ferrovie diverse... » 8,002 » Media complessiva L. 17,412 L. 30,590 15,917 7,254 15,996 14,091 6,151 3,191 7,833 17,712
Si ebbe dunque, nel suddetto periodo del 1882, una diminuzione di L. 300 in confronto del 1881. — Diminuirono: le Meridionali di L. 1,027; le Romane di L. 141 ; le Sarde di L. 139, le Fer rovie dell’Alta Italia di L. 117. — Aumentarono invece: le Venete di L. 545; le Calabro-Sicule di L. 2 0 6 ; le Ferrovie diverse di L. 1 6 9 ; e le F e r rovie di Società esercite dallo Stato di L. 163.
BULLETT1N0 DELLE BANCHE POPOLABI
Totale L. 156,395,876 L. 155,941,942 Si ebbe dunque, nel suddetto periodo del 1882, un aumento dì L. 433,934 in confronto del 1881. — Aumentarono: le Calabro-Sicule di L. 574,191; le Ferrovie diverse di lire 3 7 4 ,9 5 3 ; le Ferrovie di Società esercite dallo Stato di lire 152,235; e le Venete di L. 74,356. — Diminuirono invece: le Meridionali di L. 2 3 8 ,5 4 9 ; le Romane di L. 190,269; le Ferrovie dell’Alta Italia di L. 151,893; e le Sardo di lire 58,090. —
Devesi qui notai e che la lunghezza totale delle linee di esercizio, che nell'ottobre 1881 era di ehil. 8,950, nell’ottobre 1882 era di chil. 9,139, come nel settembre; e la lunghezza media che nell’ ot tobre 1881 era di chil. 8,804, nell’ ottobre 1882 era invece di chil. 8,982.
Il prodotto chilometrico delle diverse linee in esercizio nell’ottobre 1882, confrontato con quello del 1881, fu il seguente:
Banca popolare Briantea.
Sede di Merate (a u - torizz. 1874). — Al 31 decembre la situazione di questa Banca presentava : Capitale (800 azioni da 50 lire) L. 40,000 più L. 4,912 di fondo di riserva. Aveva un deposito a risparmio di L. 501,011, di conti correnti 27,439 e L. 106,619 di depositi li beri.Il numerario in cassa saliva a L. 12,600, il por tafoglio a L. 2 2 7 ,5 1 9 ; credili su garanzia L. 2,757. Effetti in pretesto Lire 6 4 0 ; impieghi in consoli dato 5 0/0 L. 78,216, in obbligazioni di corpi mo rali L. 52,039 ed in altri valori pubblici L. 31,720. Le spese per onorari salivano a L. 5,500 per I am ministrazione L. 2,065 per tassa L. 2,516. Gli utili netti risultavano a L. 6,097.
25 febbraio 1883
L ’ E C O N O M I S T A
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dalla sua situazione e dalla sua avveduta attività, di essere egregiamente amministrata. Nel passato quin quennio aveva assunto l’esercizio di 5 esattorie co munali, ed attualmente esercita quelle di 19 Co muni, per 10 delle quali ebbe nomina di ufficio. Non si può fare di più con mezzi così piccoli.
Banca popolare agricola, commerciale di Pa
via.
(A utorizz. 1871). — (Con succursali a Corteo- lona ed a Sannazzaro).Il capitale sociale di questa Banca arriva ad un milione ed è diviso in 20 mila azioni da L. 5 0 ; il fondo di riserva il 31 decembre u. s. era di L. 1927 4 8 . Il risparmio era rappresentato dalla bella cifra di L. 4,192,636 fu 4673 libretti, i conti correnti vincolati L. 1,724,759 e quelli di sponibili L. 9,720, i buoni fruttiferi L. 1,710,083. Per contro aveva in cassa L. 263,428, nel portafo glio L. 3,182,692 su 3410 effetti, L. 287,703 di prestiti ai soci, L. 283,163 di anticipazioni. Aveva impiegate L. 2,921.499 in valori, di cui 2,146,966 in rendita italiana 5 per cento, !.. 87,500 in azioni della Banca Nazionale, eco.
Banca mutua popolare di Fano
(au torizz. 1879.) — Il capitale della Banca popolare di Fano è limi tato a L. 40,000 composto di 800 azioni da L. 30 sottoscritte da 331 soci; più ha un fondo di riserva che j l 31 gennaio era di L. 3366. Fra i depositi ne notiamo n. 6 a conto corrente per L. 21.702, n. 197 a risparmio per L. 133,330, n. 35 a pic colo risparmio per L. 531, n. 10 buoni fruttiferi per L. 40,493. Per contro aveva 212 effetti scon tati per L. 178,430 e 210 pagherò per prestili per L. 95,086.Sebbene abbia un fondo per i p restiti sull'onere non ne aveva aperto alcuno nella situazione del 31 gennaio. Le anticipazioni sommavano a L. 3 6 8 6 ; gli impieghi in valori L 12,996.
Rileviamo da un prospetto in calce della situazione che nel gennaio dell’anno corrente aveva accesi 12 nuovi libretti a risparmio giungendo così a ri. 234, mentre non ne erano estinti elio due, e perciò ne rimanevano accesi 232.
Questa Banca sconta e presta al 6 per cento per sei mesi, anticipa al 7 0/o- Dà il 3 0/o ai corren tisti il 4 al risparmio libero, il 4 1/2 se vincolato da 9 a 12 mesi, od ai libretti.
Banca mutua popolare di Sondrio (
au torizzata 1871.) — Il capitale effettivamente versato di que sta Banca è di L. 597,930 più L. 150,000 di fondo di riserva. Al 31 decembre u. d., aveva n. 164 conti correnti per L. 115.572, n. 1408 ribretti a risparmio per L. 1,011,802, e n. 143 buoni nomi nativi per L. 389,033.Il suo portafoglio ascendeva a L. 1,845,599, le anticipazioni su 'fondi pubblici a L. 153,731. Aveva inoltre L. 27,319 in beni stabili e L. 152,929 in valori di cui L. 141,448 in rendita italiana 5 per cento. — La spesa sommava a L. 133,404, e le rendite a L. 229,861.
Notiamo anche 46 effetti protestati per L. 7410 e 50 in sofferenza per L. 9,146.
L. 100,000 sono rappresentate da beni immobili. Le spese della Banca ammontarono nel 1882 a L. 384,604, i prestiti a L. 506,613 per cui un utile netto di L. 122,008, ripartito per L. 18,301 (cioè il Io per cento) al fondo di riserva, L. 6,100 (cioè il 5 per cento) agli impiegati, e L. 97,075 agli
azionisti, ossia in ragione di L. 5,50 per azione. Le rimanenti L. 531 somma riportate all’esercizio cor rente.
Così questa Bjtfca dà 1 11 per cento ai suoi soci; ed è certamente una prova di eccellente ammini strazione.
Banca popolare dì Lugo (
au torizz. 1867). — Questa Banca ha un capitale sociale di 45,000 lire, tulio sottoscritto. E bene notare che le azioni di questo Istituto, le quali nominalmente valgono 50 lire avevano il 31 decembre il prezzo di Lire 103. La prosperità della Banca di Lugo appare anche dai depositi a risparmio che raggiungevano nella data predetta la bella cifra di L. 3,2 5 1 ,8 1 5 ; quelli a conto corrente erano di L. 87,949; il fondo di riserva di L. 96,760. Il portafoglio arrivava a L. 2 ,662,038, il numerario a L. 96,200, la pro prietà in beni stabili L. 35,505, i mutui ipotecari L. 2 6 ,0 0 0 ; in valori non aveva impiegate che L. 150, il che è benissimo sotto tutti i riguardi, poiché le Banche popolari noti debbono mai dimenticare il loro scopo. Le spese erano di L. 168,040 e le ren dite di L. 136,250.
Non ci è occorso fino ad ora di incontrare una Banca che con un capitale così piccolo di L. 45,000 giunga a tanta attività da avere una situazione di olire 3 milioni e mezzo di movimento.