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STORIA DELL’IMPRESA

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Academic year: 2021

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(1)

STORIA DELL’IMPRESA

Giandomenico Piluso

Lezioni: giovedì: 18-19.30 (aula 1) venerdì: 8.30-10 (aula 1)

Ricevimento: giovedì: 16-18,

ufficio 219 Dipartimento di Economia Politica e Statistica

Tutte le informazioni: http://docenti.unisi.it/giandomenicopiluso/didattica/

Contatti: [email protected]

(2)

Il corso

Il corso si svolge in 40 ore ed è articolato in due moduli di 20 ore ciascuno. Comporta l’acquisizione di 6 crediti.

Testi di riferimento:

P.A. Toninelli, Storia d'impresa, Bologna, Il Mulino, 2012.

R. Giannetti, M. Vasta, Storia dell’impresa italiana, Bologna, Il Mulino, 2012.

Modalità di esame: è prevista una prova intermedia. Tutti gli esami saranno svolti in forma scritta.

2

(3)

Obiettivi del corso

3

Fornire una introduzione alla business history, uno dei settori più dinamici e innovativi della storia economica che sta ottenendo spazi importanti nelle più importanti università del mondo

Il corso è suddiviso in due moduli. Il primo modulo si occupa:

dei fondamenti teorici della disciplina

delle tematiche classiche della disciplina

il rapporto che le imprese hanno con il contesto socio-culturale e con le istituzioni

l’evoluzione delle forme e delle dimensioni d’impresa

i modelli di governance

Particolare attenzione è dedicata agli effetti che il cambiamento tecnologico ha sul sistema delle imprese (e viceversa)

La parabola (ascesa e declino) dell’impresa pubblica

Il secondo modulo analizza le caratteristiche del sistema delle imprese italiano.

(4)

Che cos’è la business history?

4

Ha origine nelle università americane (Harvard) e ha tra i fondatori Alfred Chandler

Il focus è sulle imprese e l’approccio prevalentemente micro- economico (con eccezioni)

Prevalgono gli approcci qualitativi

USA: Facoltà di Storia Vs. Facoltà di Economia

Differenze e similitudini con la Storia economica

Scarsa evidenza empirica

Difficoltà nel produrre analisi supportate da dati

Approccio descrittivo su singola impresa

In forte sviluppo perché lo sviluppo dinamico dell’impresa (studiato anche con case histories) è particolarmente

utilizzato nelle business schools

(5)

La teoria dell’impresa

5

Obiettivo: fornire un inquadramento teorico all’esistenza e all’evoluzione storica

dell’impresa

Presentazione delle riflessioni di alcuni

“classici” del pensiero economico che sono particolarmente utili per la storia d’impresa

L’impresa come istituzione centrale dello sviluppo economico moderno

L’evoluzione del concetto di imprenditore

La concezione dinamica dell’impresa

(6)

L’imprenditore

6

Uno dei soggetti più difficili da definire dell’analisi economica [Baumol 1968]

la natura sfuggente e mutante

soltanto chi possiede i capitali? [Kalecki]

elemento perturbatore dell’equilibrio ideale studiato dal

mainstream [Schumpeter e neo-schumpeteriani]

Due approcci concettuali

Continentale

Analitico

(7)

La tradizione continentale 1/2

7

Risale all’Italia pre-rinascimentale

legittimazione del profitto come remunerazione del rischio (mercantile), poi concettualizzazioni di

imprenditore

RICHARD CANTILLON (1680-1734):

introduce per primo il termine (entrepreneur):

Colui che cerca di sfruttare le opportunità del mercato create dalla discrepanza fra domanda e offerta, cioè «il vero

organizzatore di tutto ciò che si produce»

(8)

La tradizione continentale 2/2

8

L’ABATE BAUDEAU (1730–1792): la fisiocrazia

riconosce uno specifico ruolo alla classe imprenditoriale nell’attività economica (fittavolo): rischio + innovazione

MELCHIORRE GIOIA (1767-1829): gli

«intraprenditori» sono «agenti intermedi» tra i

proprietari e i capitalisti da una parte e la massa degli operai dall’altra

JEAN-BAPTISTE SAY (1767-1832), il primo a

sottolineare il ruolo manageriale dell’imprenditore:

distinzione fra la funzione di fornire capitale e quella di

dirigere la produzione.

(9)

La tradizione anglosassone 1/3

9

La funzione imprenditoriale viene trascurata almeno sino alla metà dell’Ottocento, il

termine viene mutuato dalla lingua francese

ADAM SMITH (La ricchezza delle nazioni - 1776) ignorò di fatto l’imprenditore:

egli coglieva concettualmente la differenza, a livello di funzione, fra procurare lo stock di capitale in

cambio di profitti, e dirigere in cambio di un salario

identificava i titolari delle due funzioni in un solo soggetto, non distinguendo fra capitalista e

imprenditore

(10)

La tradizione anglosassone 2/3

10

DAVID RICARDO (1821)

non riconosceva nella capacità innovativa la

caratteristica distintiva del capitalista/imprenditore

il suo vantaggio sarebbe stato al più presto riassorbito dal sistema e ricondotto all’interno della logica

dell’equilibrio

(11)

La tradizione anglosassone 3/3

11

Il meccanismo cruciale era l’accumulazione di capitale e alla base del sistema economico vi erano i profitti che il detentore e il fornitore del capitale generavano

JOHN STUART MILL (1848) attribuiva all’imprenditore la connotazione di dirigente stipendiato, retribuito con una quota del monte salari e non titolare quindi di una funzione autonoma

KARL MARX (1818-1883)

nel Capitale distingue fra «capitalista attivo» che realizza un guadagno e «proprietario del capitale»: il primo paga al secondo l’interesse, una «porzione del profitto che

spetta alla proprietà del capitale»

Il guadagno d’imprenditore non si contrappone al lavoro salariato, ma solo all’interesse; è quindi un salario, un salario di controllo del lavoro, più alto perché più

complesso.

(12)

Il contesto in cui i due approcci operavano

12

Quando Smith scriveva (Rivoluzione industriale) le

forme di organizzazione produttiva erano semplici e di dimensione limitata

Con il 1840 si era aperta la strada ad imprese di notevoli dimensioni, a un dinamico mercato di capitali e

all’affermazione delle società per azioni (novità teoriche)

Nel mondo continentale vi era forte l’idea del mercante (rischio)

Oltremanica prevale l’attenzione agli aspetti macro,

mentre sul continente l’attenzione è sugli aspetti

microeconomici

(13)

Nuovi approcci

13

ALFRED MARSHALL (1842-1924) inaugura un ambito di studi, l’economia industriale, in cui riserva

all’imprenditore un ruolo specifico, l’«organizzatore della produzione»

organizzazione come «quarto fattore della produzione»

FRANK KNIGHT (1885-1972) l’aspetto che definisce l’imprenditore non è più l’innovazione ma il rischio e soprattutto l’incertezza che non si misura

il compito della previsione, della direzione della

tecnologia e del controllo della produzione spetta a un

ristretto gruppo: gli imprenditori

(14)

Josef A. Schumpeter (1883-1950)

14

Esponente dell’indirizzo continentale in cui convivono l’impronta storicista, accenti dell’economia politica classica e all’individualismo metodologico propugnato dalla dottrina economica austriaca

L’ innovazione è per S. il «motore» del processo capitalista

la capacità di compenetrazione di aspetti micro e macro- economici, trova la sua massima applicazione nella figura dell’ «imprenditore innovatore»

Interessato agli aspetti dinamici

(i cicli o le onde lunghe di Kondratieff)

(15)

Schumpeter e l’innovazione

15

Le innovazioni sono il fatto fondamentale del capitalismo: esse provocano cambiamenti che danno luogo alla “evoluzione

economica”

L’innovazione è “l’introduzione di una nuova funzione di produzione”

e si possono identificare 5 nuove combinazioni:

un nuovo prodotto

un nuovo processo produttivo

l’apertura di nuovi mercati

L’impiego di nuove materie prime

nuove forme di organizzazione

Tutte le innovazioni sono di norma incorporate in una “nuova impresa” fondata a questo scopo e sono legate a “uomini nuovi”

Le innovazioni non sono eventi isolati e distribuiti in modo uniforme nel tempo, ma tendono ad ammassarsi in “grappoli” [clusters]

Le innovazioni non sono mai distribuite casualmente in tutto il sistema economico ma tendono a concentrarsi in certi settori

Il progresso non è per sua natura lineare, ma tortuoso, discontinuo e caratterizzato da scosse simili a esplosioni

(16)

Schumpeter e l’imprenditore

16

L’imprenditore è il vero protagonista dello sviluppo economico che, scavalcando l’esperienza economica, riconosce e attua nuove

possibilità

In cambio l’imprenditore ottiene il profitto che è il premio dell’innovazione nella società capitalistica, ambisce anche a:

the impulse to fight

The joy of creating

The dream

Il profitto è temporaneo: il vantaggio è limitato dalla capacità dell’I.

di proteggere la sua innovazione; quando verrà imitata dalla concorrenza, il vantaggio svanirà

Alla fine del processo di imitazione-diffusione, l’innovazione non sarà più tale e il sistema si riavvierà sulla strada dell’equilibrio

stazionario, finché una nuova innovazione (o grappolo) non riaprirà il ciclo

Nel capitalismo concorrenziale l’I. è identificato col capo della azienda, il più delle volte col proprietario (MARK I)

Nelle corporation l’identificazione è più difficile: l’I. spesso non

(17)

Dalla scuola neo-austriaca alla Entrepreneurial History

17

La superiorità dell’economia di mercato rispetto a sistemi alternativi con la capacità di creare incentivi

affinché gli agenti/imprenditori si impegnino a superare i vincoli produttivi esistenti (L. von Mises, F. von Hayek, I. Kirzner)

MARK CASSON (1982): l’imprenditore è «colui che si specializza nel prendere decisioni critiche e

fondamentali (judgemental) riguardo al coordinamento di risorse scarse»

Le elaborazioni concettuali della entrepreneurial

history e della business history, (RCEH 1948 - Harvard – Schumpeter)

l’analisi delle esperienze imprenditoriali del passato ha consentito di definire con maggior rigore i limiti e le caratteristiche della figura dell’imprenditore

Feedback fra teoria e storia (il concetto di path

dependence (QWERTY)

(18)

Una «nuova economia imprenditoriale»

Le nuove iniziative imprenditoriali che emergono con l’affermazione delle ICTs (gpt) danno origine a nuovi orientamenti teorici che rivalutano il ruolo

dell’imprenditore (Audretsch e Thurik 2001)

Rivalutazione di Schumpeter e dell’idea dell’«imprenditore innovatore»

Is Entrepreneurship becoming mainstream?

(Economist 2012)

I global heroes e i casi storici (l’importanza dell’analisi empirica)

18

(19)

Verso una concezione dinamica dell’impresa

19

Nella concezione standard l’impresa appare come una «scatola nera»

al di là della sua funzione di produzione

l’impresa agisce in un mercato perfetto, in una struttura organizzativa che assicura la performance più elevata ed è fortemente caratterizzata a priori:

compete con un alto numero di concorrenti

subisce il prezzo imposto dal mercato

agisce razionalmente (uguali criteri decisionali) disponendo di tutte le informazioni

In definitiva si adatta ad un ambiente “dato” e immodificabile.

A tale concezione si ispira anche il più consolidato filone dell’economia industriale, quello che ruota intorno al paradigma struttura – condotta – performance (struttura determina la strategia)

I comportamenti di una impresa così concepita non avrebbero

necessità di essere indagati dalla storia d’impresa, in quanto ripetitivi e scontati

La storia, invece, diviene fondamentale di fronte a una concezione dinamico-strategica dell’impresa, ovvero una caratterizzazione spazio- temporale che individua:

le capacità tecnologiche e organizzative di ciascuna impresa

ovvero il suo vantaggio competitivo e il suo evolversi

(20)

Werner Sombart (1863-1941)

20

Il sistema capitalistico si differenzia da quelli che lo hanno preceduto perché in esso si afferma lo spirito capitalista, quello di Faust: lo spirito dell’irrequietezza, dell’ansia che anima gli uomini

La forma economica del sistema economico capitalista è l’impresa:

il suo scopo è il conseguimento del profitto

il mezzo per ottenere questo scopo è la stipulazione del contratto, per prestazione e controprestazioni espresse in denaro

Mutano nell’evoluzione del sistema capitalistico gli attori economici:

all’imprenditore tradizionale dell’epoca del capitalismo liberale si va sostituendo una organizzazione complessa caratterizzata da:

distacco della funzione imprenditoriale dalla proprietà

progressiva specializzazione dell’attività produttiva

integrazione fra le attività produttive e quelle finanziarie

(21)

A. BERLE e G.MEANS: The Modern

Corporation and Private Property (1932)

21

Importanza del contesto in cui l’opera viene concepita (rischi per l’”inquinamento” del mercato)

Ampiezza del controllo delle prime 200 società americane

Separazione fra proprietà e controllo

L’evoluzione del sistema economico e le istituzioni

La public company

(22)

Ronald Coase

22

Perché l’impresa esiste?

È più efficiente del mercato perché internalizza alcuni costi

Perché se con l’organizzazione si possono

eliminare taluni costi le transazioni di mercato continuano?

Perché l’intera produzione non viene effettuata da una sola grande impresa?

Per almeno tre motivi:

al crescere della scala dell’impresa possono verificarsi rendimenti decrescenti della funzione imprenditoriale

all’aumentare delle transazioni l’impresa non è più grado di realizzare l’ottimale allocazione delle risorse

perché l’impresa di piccole dimensioni può avere “altri”

vantaggi” superiori a quelli di una grande impresa

(23)

Edith T. Penrose

23

Confini (coordinamento delle risorse à la Coase) e unicità dell’impresa

Importanza delle risorse umane (manageriali) di ciascuna impresa

frutto dell’accumulo di competenze all’interno

dell’impresa che non possono essere acquisite sul mercato

La teoria della crescita dell’impresa è un’indagine sull’evolversi delle opportunità di produzione

Rischi nel diversificare

Il core business

Una realtà dinamica: l’impresa «reattiva»

(24)

Alfred D. Chandler

24

Il «fondatore» della moderna business history

Focus sul big business

«motore» della crescita

l’organizzazione: la struttura come mezzo strategico

Le grandi imprese first mover e la Seconda Rivoluzione industriale

La continuità della leadership

Il triplice investimento

Produzione

Distribuzione

Organizzazione (da U-form a M-form)

Larga influenza su tutte le discipline manageriali

(25)

Michael E. Porter

25

Il comportamento strategico risiede non tanto nelle capacità

dell’impresa di adattarsi all’ambiente esterno, quanto di intervenirvi e modificarlo

la sfida per il management è sviluppare una strategia competitiva in grado di valorizzare al meglio le risorse e le competenze

dell’impresa in modo da assicurarle un vantaggio competitivo

Le 5 forze competitive sono:

minaccia di nuovi entranti che dipende dalle barriere all’entrata

potere contrattuale di fornitori

potere contrattuale degli acquirenti

minaccia dei prodotti e servizi sostituitivi che è presente se non si differenzia il prodotto

manovre di posizionamento dei concorrenti

La conoscenza di queste forze consente di mettere a punto una strategia, difensiva, d’attacco o a lungo termine e di determinare il

“posizionamento competitivo dell’impresa”

Leadership: i) di costo; ii) differenziazione; iii) focalizzazione

(26)

Oliver Williamson

26

Approccio neo-istituzionalista

Analisi dei costi di transazione per la comprensione delle istituzioni del capitalismo. Si basano su due assunzioni:

razionalità limitata in un contesto dominato dall’incertezza, che riconosce i limiti della facoltà conoscitiva e si contrappone ad altri due livelli di razionalità:

forte dell’economia neoclassica che prevede la massimizzazione

debole o organica dei moderni approcci evoluzionistici

opportunismo, cioè perseguimento con astuzia di finalità egoistiche

ex-ante, ovvero la selezione sfavorevole intesa come diffusione di informazioni selezionate o distorte (adverse selection) -

assicurazione sulla vita

ex-post, ovvero il rischio morale inteso come promessa relativa alla condotta futura che non verrà rispettata (moral hazard) – assicurazione KASKO auto

Le transazioni richiedono strutture di governo specializzate

L’impresa come mezzo per ridurre i costi di transazione (internalizzare o esternalizzare?)

(27)

La teoria evolutiva dell’impresa (R. Nelson e S. Winter, 1982)

27

Esplicito ricorso alle scienze biologiche e focus sulle innovazioni (Schumpeter II)

Impresa come luogo del mutamento tecnologico

Innovazioni che configurano l’impresa

Le routine

Set di conoscenze (accumulate nel tempo) su cui l’impresa basa la sua attività

La R&S

Le attività delle imprese sono delimitate (esogenamente) dai «regimi tecnologici»

I due livelli di analisi (le imprese e il

contesto)

(28)

Teoria e storia d’impresa 1/2

28

Il concetto di capabilities (potenzialità) dell’impresa come elemento cruciale

L’apprendimento è condizionato nel suo procedere da variabili differenti ed essenzialmente di carattere

esogeno all’impresa

il contesto di rischio e incertezza nel quale l’impresa si trova ad operare

la razionalità limitata che comunque ne condiziona le scelte

gli aspetti di path-dependence connaturati a ciascun processo evolutivo:

L’esito finale è influenzato in maniera

determinante da eventi anche molto remoti di tipo casuale e non sistemico (QWERTY)

Oltre il dualismo impresa/mercato come scenario delle transazioni (holding, gruppi, reti, distretti, etc.)

La rappresentazione dinamica dell’impresa

(29)

Teoria e storia d’impresa 2/2

29

Approcci teorici indispensabili per la storia

Produzione di modelli e fatti stilizzati che tuttavia non sempre trovano conferma

Chandler e la verifica empirica

La dicotomia gerarchie/mercati (Coase e

Williamson) e le forme ibride (distretti, gruppi, etc.)

La separazione proprietà/controllo

La contestualizzazione

(30)

Il contesto: i fattori socio-culturali

30

Cultura (l’etica protestante di Weber)

Ideologia

L’approvazione della società

La concezione dell’impresa

Europa: persona, persone, etc.

USA: un bene, un insieme di assets

Famiglia

La sindrome dei Buddenbrook

La differenze fa Corea e Taiwan (verticale vs orizzontale)

Il genere

Il matrimonio come mezzo per ridurre i costi di transazione

I sistemi legislativi

(31)

Il contesto: l’istruzione

31

La formazione di capitale umano e la crescita macroeconomica

Fenomeno riconosciuto dalla letteratura

Direzione di causalità

Il cambiamento tecnico e i diversi modelli di istruzione

Il passaggio fra Prima e Seconda rivoluzione industriale

Il declino britannico

L’ascesa di Germania e Stati Uniti

ICT

(32)

Le istituzioni

32

Le attività necessarie alla formazione di un

efficiente mercato dei fattori anche attraverso i diritti di proprietà come incentivo alla

crescita delle imprese

Perché l’Inghilterra fu prima?

Le regole del gioco

La riduzione dei costi di transazione (Navigation Acts)

I diritti di proprietà (Statute of Monopolies)

Il diritto societario

Il developmental State asiatico

trade off tra crescita e diritti

(33)

Tra cultura e istituzioni

Negli anni Novanta del XX secolo un gruppo di studiosi: La Porta, Lopez de-Silanes, Shleifer e Vishny (LLSV) hanno proposto un approccio

chiamato «law and finance» che sostiene:

L’origine legale di un paese determina il suo successo

Common law con salvaguardia dei piccoli azionisti e sviluppo mercato azionario

Civil law vi sono troppo formalismi giuridici, impedisce sviluppo borsa, e mostra ampia presenza Stato

Questa letteratura è stata molto criticata anche dal punto di vista empirico ma si è comunque affermata

Non esiste relazione univoca tra origine legale e capacità di crescita

Esiste molta varietà tra i diversi paesi

LLS (2008) hanno parzialmente rivisto il loro modello

L’origine legale non si riferisce solo alle leggi, ma più in generale agli aspetti sociali del sistema economico (cultura e ideologie)

Non c’è un sistema superiore all’altro, ma: civil law è più adatto ai momenti di

«disordine», common law a quelli di «calma»

Può esserci convergenza tra i diversi paesi

33

(34)

Le istituzioni finanziarie 1/2

34

le regole nello scambio di beni e servizi di pagamento e di credito

gli operatori che determinano i modi dello scambio

I sistemi finanziari svolgono cinque funzioni:

Facilitano le transazioni di pagamento

Raccolgono e indirizzano il risparmio

Elaborano sistemi di riduzione del rischio

Stabiliscono le condizioni del rapporto creditori- debitori

Acquisiscono/pubblicizzano informazioni sulle imprese

finanziate

(35)

Le istituzioni finanziarie 2 /2

35

Hanno lo scopo di risolvere i problemi

d’informazione che possono impedire la raccolta e il trasferimento di capitali tra chi li detiene, gli investitori, e chi li usa, le imprese appunto

I mercati dei capitali sono diversi da quelli degli altri beni perché basati su una “promessa”

Relazione fra istituzioni finanziarie efficienti e crescita economica aggregata

Maggiore capacità di gestire i rischi

Favorisce investimenti a lungo temine (innovazione)

Diritto societario (trasparenza bilanci)

(36)

Modelli per il finanziamento d’impresa

36

I sistemi finanziari si distinguono sulla base della prevalenza del tipo di beni finanziari scambiati e della centralità degli operatori nella definizione delle regole

Market oriented (UK e USA)

Raccolta diretta sul mercato (borsa)

Azioni e obbligazioni

Il rating (Moody’s – Standard & Poor) ridurre le asimmetrie informative

Bank oriented (Europa e Giappone)

La banca come fattore sostitutivo (Gerschenkron)

Istituti de-specializzati (banche miste o universali)

Il caso giapponese (Zaibatsu)

Se un sistema prevale non vuol dire che l’altra caratteristica sia assente, essa risulta complementare

Non esiste il sistema ottimale

(37)

Sistemi basati sulle banche (Bank oriented)

37

Vantaggi possibili:

basso livello di free rider

miglior controllo del debito delle imprese

miglior controllo dei manager

Svantaggi possibili:

Arbitrarietà nei comportamenti (possibili privilegi concessi a certe imprese) e collusione

Scarso interesse verso progetti innovativi

Limitando il rischio agiscono troppo

prudentemente in situazione di incertezza

(38)

Sistemi basati sulla borsa (Market oriented)

38

Vantaggi possibili:

controllo pubblico sulla raccolta di risparmio da parte delle imprese

incentivo alla concorrenza

selezione dei manager migliori

Svantaggi possibili:

maggiore instabilità nel mercato dei prodotti finanziari

incentivi verso guadagni di tipo speculativo

Imprese più orientate verso logiche finanziarie che verso

logiche industriali

(39)

Le legislazioni antitrust

39

Il differente sviluppo della legislazione

antitrust nei diversi stati è buon esempio di quanto il milieu socio-istituzionale possa

influenzare il comportamento delle imprese

Germania (cartelli) vs. US (Sherman Act)

Il «capitalismo organizzato» rappresenta uno strumento per il consolidamento dell’economia interna e per la conquista dei mercati esteri

I paesi «ritardatari»

(40)

La legislazione antitrust negli USA

40

Risponde alle paure della concentrazione del potere economico nelle mani di pochi

Combatte gli effetti negativi del potere monopolistico

Fiducia nel mercato competitivo

Lo Sherman Act (1890) proibisce tutti gli accordi fra imprese che limitano il mercato

Il Clayton Act (1914) proibisce le fusioni anticompetitive e gli accordi esclusivi tra imprese

Viene creata la Federal Trade Commission (1914) una istituzione indipendente per giudicare I singoli casi

Il caso Standard Oil

lo smembramento del 1911 in 34 società

alcune (Exxon, Mobil, Chevron) diventeranno le grandi imprese petrolifere americane

La penetrazione delle imprese automobilistiche straniere in USA (1960)

Il caso Microsoft e la complessità della regolamentazione

(41)

I cartelli in Germania

41

Una caratteristica di lungo periodo del capitalismo cooperativo tedesco: “coordinare il mercato”

Obiettivi:

Assicurare buoni profitti senza rischi di eccessiva competizione

Coordinare le dinamiche di mercato attraverso fissazione di quote e prezzi

Assicurare lo sviluppo del settore a livello nazionale

Capacità di espandersi sui mercati internazionali

Potevano essere accordi orali o anche patti ben definiti, ma non erano vietati

Secondo alcuni avevano l’effetto paradossale di garantire dall’eccessiva concentrazione

Vengono aboliti negli anni Sessanta, ma di fatto resistono

ancora negli anni Novanta

(42)

La trasparenza delle informazioni

42

Il bilancio come strumento essenziale per

«conoscere» l’impresa

Nei paesi occidentali la regolamentazione assunse connotazioni rigorose

Germania e Inghilterra (più rigide)

Francia e Italia (meno rigide)

Giappone (ritardatario, pratiche più rigide solo dopo la WWII)

Stati Uniti (la SEC)

(43)

La tecnologia: teoria e storia

43

La «scatola nera» e la sua apertura

Il «residuo»

Nuovi approcci teorici

New growth theory

Endogenizzazione

History matters?

Path dependence e il progresso tecnico

Learning by doing e learning by using

Schumpeter e l’approccio evoluzionista

(44)

La tecnologia: fatti stilizzati

44

il progresso tecnico è un processo evolutivo ed incerto (le innovazioni casuali: Aspartame, Post-it, Viagra), i cui risultati sono il prodotto dell’interazione di diversi «giocatori»

le imprese

le istituzioni di formazione e ricerca

lo stato

L’insieme di queste interazioni dà luogo ad un National Innovation System

Differenza fra conoscenza pubblica e capabilites specifiche

Il progresso tecnico è un processo cumulativo ma discontinuo

«Paradigma», «Regime»

Innovazioni incrementali

il progresso tecnico è:

irreversibile

caratterizzato da livelli diversi di appropriabilità

caratterizzato da conoscenze tacite non facilmente trasferibili

caratterizzato da path dependence

(45)

L’incertezza del progresso tecnico

45

Totale: ricerca di base, invenzioni

Molto alta: Innovazioni radicali di prodotto;

Innovazioni radicali di processo fuori da imprese

Alta: Innovazioni di prodotto

Moderata: nuova generazione di un prodotto affermato

Bassa: Innovazioni su licenza; modifiche a prodotti o processi

Molto bassa: differenziazione di prodotto;

nuovo modello; miglioramento tecnico

(46)

Impresa, innovazione e R&S

46

Nella prima fase di sviluppo di un nuovo «regime tecnologico» si ha un’elevata natalità di nuove imprese di piccole dimensioni

Esempi: industria automobilistica USA a cavallo del ‘900, industria dei semiconduttori degli anni ‘50 e ‘60, ICT anni ’90

In una seconda fase, quando gli aspetti della crescita cumulativa e della appropriabilità delle innovazioni connotano fortemente le traiettorie

tecnologiche, si precisa una struttura oligopolistica in cui emergono poche grandi imprese

I primi laboratori di R&S delle imprese tedesche e USA all’inizio della II R.I. (chimica - i coloranti -, elettromeccanica)

Comparti distinti dalla produzione

Innovazioni di prodotto e di processo

La centralità per il big business

(47)

General purpose technology (GPT)

47

Avanzamenti tecnici fondamentali che mutano la vita delle famiglie e delle imprese

Secondo la gran parte delle interpretazioni sono 3 (vapore, elettricità, ICT), alcuni aggiungono il motore a scoppio

Secondo Bresnahan e Trajtenberg [1995] le GPT devono avere le seguenti caratteristiche:

Pervasività (diffusione in molti settori)

Miglioramenti (con abbassamenti di costo)

Permettere ulteriori sviluppi (di prodotto e di processo)

Il Paradosso di Solow “I can see the computer age everywhere these days, except in the productivity statistics”

Si ritiene [P. David] che gli incrementi di produttività che le GPT

determinino non siano immediati

(48)

Le periodizzazioni della tecnologia

Rivoluzione Regime tecnologico

Prima

(1780-1870)

Macchina a vapore

I (1780-1830)

L’età del cotone, del ferro e dell’energia idraulica

II (1830-1875)

Età del vapore e delle ferrovie

Seconda

(1870-1970)

Elettricità

III (1875-1908)

Età dell’acciaio e dell’elettricità

IV (1908-1970)

Età del petrolio, dell’automobile e della produzione di massa

Terza (1970-)

Microprocessore

V (1970-)

Età dell’informazione, delle telecomunicazioni (ICT) e delle biotecnologie

48

(49)

Caratteristiche dei cinque «regimi tecnologici» 1/2

Periodo Origine

Mezzo di trasporto

e comunicazioni Settori

coinvolti Competenze Impresa Capitali I (1780-1830)

cotone, ferro, energia idraulica

Canali

Strade battute

tessile Macchinari

deskilling Individuali e piccole (<100) Locali

II (1830-1875) vapore e ferrovie

Ferrovie Telegrafo

Coloranti sintetici Ferrovie

skilling Imprese grandi da 000 a 0000 addetti

Nazionali III (1875-1908)

acciaio ed elettricità

Ferrovie Telefono

Elettricità Chimica Siderurgia

deskilling Grandi imprese (trust, cartelli, fusioni)

Borsa e banche IV (1908-1970)

petrolio, auto e produzione di massa

Autostrade Aereo Radio-TV

Automobile deskilling Competizione oligopolistica.

Multinazionali

V (1970-)

ICT e biotecnologie

Internet elettronica

Informazione

skilling Network di imprese

Differenziazione nei capitali 49

(50)

Caratteristiche dei cinque «regimi tecnologici» 2/2

Periodo Origine

Vincolo tecnico pre-

esistente Nuove soluzioni

tecniche Imprenditori Economisti e filosofi

I (1780-1830) cotone, ferro, energia idraulica

Limitazione della scala Controllo dei processi

Meccanizzazione Sistema di fabbrica

Arkwright Wedgwood

Smith, Say

II (1830-1875) vapore e ferrovie

Limitazione dell’energia idraulica per

localizzazione e scala di produzione

Motore a vapore Nuovo sistema di trasporti

Stephenson Singer

Ricardo, Marx

III (1875-1908) acciaio ed elettricità

Limiti nella qualità dell’acciaio

Prodotti intermedi non standardizzati

Standardizzazione Siemens Edison

Marshall, Pareto, Weber

IV (1908-1970) petrolio, auto e produzione di massa

Limiti delle produzioni in

scala Velocità dei

trasporti

Diffusione prodotti di massa

Ford Sloan

Keynes, Schumpeter

V (1970-)

ICT e biotecnologie

Diseconomie di scala Scarsa flessibilità

Networking di

design, produzione Gates Ohno

Aoki, Lucas 50

(51)

Le traiettorie tecnologiche

51

Sviluppo della tecnologia

Tempo

Innovazione radicale

Definizione del

«regime tecnologico»

Sviluppo di innovazioni incrementali

Maturità Innovazione radicale

Traiettorie tecnologiche

.. ….

….. …

.. … ….

(52)

La legge di Moore

52

(53)

Caratteristiche delle imprese per fasi

53

1780-1840: Singolo imprenditore, piccola impresa, capitali locali

1840-1880: Prime imprese di grandi dimensioni, prime spa

1880-1930: Sviluppo di cartelli, trust, monopoli, capitale finanziario, middle management

1930-1990: Multinazionali, competizione oligopolistica, multi-impianti, FDI,

subfornitura

1990- Imprese in rete, telematica, qualità,

just in time

(54)

Il mutamento strutturale

54

USA GB Germania Francia Italia Giappone Agricoltura (agricoltura, foreste e pesca)

1820 70,0 37,6 - - - - 1870 50,0 22,7 49,5 49,2 61,8 70,1 1913 27,5 11,7 34,6 41,1 59,1 60,1 1950 12,9 5,1 22,2 28,3 44,3 48,3 1992 2,8 2,2 3,1 5,1 6,0 6,4 Industria (mineraria, manifatturiera, costruzioni, servizi pubblici)

1820 15,0 32,9 - - - - 1870 24,4 42,3 28,7 27,8 20,5 - 1913 29,7 44,1 41,1 32,3 23,6 17,5 1950 33,6 44,9 43,0 34,9 31,0 22,6 1992 23,3 26,2 37,8 28,1 33,0 34,6 Servizi e pubblica amministrazione

1820 15,0 29,5 - - - - 1870 25,6 35,0 21,8 23,0 17,7 - 1913 42,8 44,2 24,3 26,6 17,3 22,4

(55)

Forme proprietarie

55

Singolo proprietario

Public company

Gruppo (holding)

Lo Stato imprenditore

Costellazioni di imprese

(56)

Il settore di una impresa

56

Classificazione per tipo di prodotto

Classificazioni internazionali (SIC, ATECO)

Le imprese multi-prodotto

Le classificazioni nel tempo

Classificazione ad albero

Settori «moderni» e «tradizionali»

(57)

Settori produttivi

57

A - Agricoltura, caccia e silvicoltura

B - Pesca, piscicoltura e servizi connessi C - Estrazione di minerali

D - Attività manifatturiere

E - Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua F - Costruzioni

G - Commercio all'ingrosso e al dettaglio H - Alberghi e ristoranti

I - Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni J - Intermediazione monetaria e finanziaria

K - Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, altre attività professionali ed imprenditori

L - Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria M - Istruzione

N - Sanità e altri servizi sociali

O - Altri servizi pubblici, sociali e personali

(58)

Industria manifatturiera (D)

58

DA - Industria alimentare, bevande e tabacco DB - Industria tessile e abbigliamento

DC - Industria conciaria, pelle e cuoio

DD - Industria del legno e dei prodotti in legno DE - Cartotecnica, stampa, editoria

DF - Industria petrolifera DG - Industria chimica

DH - Industria della gomma e materie plastiche DI - Industria dei minerali non metalliferi

DJ - Industria metallurgica DK - Industria meccanica

DL - Industria delle macchine elettriche e ottiche DM - Industria dei mezzi di trasporto

DN - Altre industrie

(59)

La struttura ad albero

59

Tutti i settori produttivi

A B C D Altri

DA DB Altri DL Altri

30

31 – Fabbricazione di macchine e apparecchi

elettronici n.c.a

32 33

Altri

31.1 – Fabbricazione di motori, generatori e

trasformatori

31.2 Fabbricazione di apparecchi per la

distribuzione dell’elettricità

Altri

31.10.1 - Fabbricazione di motori, generatori

e trasformatori

31.10.2 - Lavori di impianto, riparazione

e manutenzione di motori, etc.

(60)

Le imprese e la tecnologia

60

La tassonomia di Pavitt (1984) è il principale strumento di analisi dei flussi tecnologici, attraverso il quale è stata costruita una classificazione dei settori in quattro gruppi, distinti sulla base della principale fonte di innovazioni per le imprese che vi operano

Dominati dai fornitori:

sono i settori tradizionali e l’innovazione finalizzata soprattutto alla riduzione dei costi.

Piccola dimensione. Il cambiamento tecnologico dipende dunque da un flusso di

conoscenze esterno in particolare dai fornitori di input intermedi, materiali e macchinario.

Scarsa appropriabilità dei risultati della ricerca e modesto uso dei brevetti

Alta intensità di scala:

sono i settori dei beni durevoli (siderurgia, automobile, ecc.). Grande dimensione.

L’innovazione è finalizzata alla riduzione dei costi e al miglioramento dei prodotti e dei processi. Le fonti sono sia esterne sia interne (R&S e vari processi di apprendimento)

Fornitori specializzati:

sono i settori della meccanica strumentale e del macchinario industriale specializzato. Le imprese sono piccole e specializzate. Le fonti sono sia interne (apprendimento per

esperienza e R&S informale) sia esterne (interazione con gli utilizzatori). Grado di appropriabilità elevato per effetto del carattere “tacito” delle conoscenze

Science based

Industria microelettronica e farmaceutica. Imprese di varia dimensione. La fonte principale è la R&S interna e quella che deriva dai rapporti con università e centri di ricerca. Il grado di appropriabilità è elevato e frequente il ricorso alla copertura brevettuale

(61)

La dimensione

61

Cause che determinano la varietà dimensionale:

Economie di scala (grande)

Specializzazione (piccola e media)

Integrazione processi produttivi (grande)

Strategie commerciali (> diversificazione offerta >

dimensione GM versus Ford)

R&S

In quasi tutti i settori industriali coesistono imprese di

dimensioni diverse

(62)

Distribuzione settoriale e tecnologia

62

Intensità di R&S

Strumenti scientifici

Computer

Apparecchiature mediche

Prodotti farmaceutici

Elettronica

Mezzi di trasporto

Prodotti chimici Macchinari

Metalli lavorati

Gomma

Carta

Pietra, argilla e vetro

Raffinazione del petrolio Mobili Tessili

Legname

Metalli primari Pellami

Abbigliamento

(63)

Come si misura la dimensione?

63

Capitale

Attivo

Fatturato

Occupazione

Capitalizzazione

Quote di mercato

(64)

Perché il focus è sulla grande impresa?

64

Perché le grandi imprese vivono più a lungo e, se muoiono, lasciano molte tracce

Perché ha a lungo prevalso il paradigma chandleriano del percorso verso la grande dimensione

Perché la Seconda Rivoluzione industriale «spinge»

verso la grande dimensione

Perché si è diffuso il processo di americanizzazione

ERP

Società di consulenza

Business school

(65)

L’alternativa alla grande impresa

65

Il declino della leadership americana

Vietnam

svalutazione del dollaro

crisi petrolifere e crisi del fordismo

L’approccio post-moderno (critica paradigmi e certezze universali)

Il cambiamento della teoria economica (dal macro al micro)

Il focus su altri modelli di impresa

(66)

Le alternative storiche alla grande impresa

66

Produzione flessibile (Piore-Sabel; Sabel e Zeitlin;

Scranton)

Distretto industriale (Becattini)

Area circoscritta

Stesso settore

Scomposizione del ciclo produttivo

Omogeneità culturale

(67)

Le forme d’impresa (governance)

67

Impresa famigliare

Impresa manageriale

Impresa multinazionale

I gruppi di imprese

Zaibatsu (Giappone)

Chaebol (Corea)

Altre forme (Sud America, Italia, etc.)

Forme flessibili di produzione

Reti di imprese e distretti

Le cooperative

L’impresa pubblica

(68)

Specificità nazionali e fasi

68

Stati Uniti e Germania : grande dimensione

Giappone: il peso dei gruppi

Italia: il nanismo

SRI e fordismo: crescita dimensionale

Dalle crisi petrolifere (1973 e 1980): generale

contrazione dimensionale

(69)

L’impresa famigliare

69

A lungo considerata:

Una fase transitoria (primo stadio) della vita di una impresa

In contrapposizione con l’impresa manageriale

Caratteristiche osservate

Dimensione ridotta

Più dividendi che investimenti

Commistioni fra il patrimonio privato e quello della società

Autofinanziamento o debito bancario a breve

Riluttanza alla quotazione in borsa

Problema della successione (il talento imprenditoriale)

Una categoria con una identità?

Dall’artigiano alla Fiat

Difficoltà nel delinearne i confini

Vantaggi? Quando?

Incertezza del mercato

Scarsa efficienza e chiarezza del contesto normativo

In settori tradizionali con forme organizzative semplici

Perché riduce i costi di transazione

Presenza molto più diffusa di quanto si ritenesse

(70)

Impresa manageriale 1/2

70

Quando si diffonde

Nel 1840-1850 in USA

Nella Seconda Rivoluzione Industriale in Europa (Germania)

Perché ha origine nel settore ferroviario

Complessità e varietà delle attività da gestire

Necessità di capitali

Perché negli USA

Disponibilità di risorse naturali

Scarsa popolazione

Sviluppo di tecnologie labour saving

Standardizzazione (American system of manufacturing)

Dove si diffonde

Nei settori a elevata intensità tecnologica (chimica, elettromeccanica, auto) che fanno ricorso al mercato dei capitali

Nei settori ad elevata crescita della domanda (alimentare, tabacco) con grande cash-flow

(71)

Impresa manageriale 2/2

71

Quali sono le principali novità

l’entità di queste imprese richiese nuove strutture organizzative e nuove procedure di coordinamento

venne introdotta una organizzazione per funzioni (merci, passeggeri, comunicazioni, etc.), basata su gerarchie formali distinte per linee di autorità e deleghe di responsabilità

introduzione di tecniche sofisticate di contabilità

il marketing

Cosa comporta per l’impresa o il sistema delle imprese

Integrazione (verticale ed orizzontale)

Diversificazione tecnologica

Multi impianti

Capitali (banche, borsa)

Separazione fra proprietà e controllo

Cosa comporta sull’economia nazionale

Spillover per l’intero sistema (innovazione, capitale umano, modelli organizzativi

«motore» della crescita

(72)

Il peso della grande impresa (le prime 200/Pil)

72

(73)

Peso addetti nell’industria manifatturiera per classi dimensionali (1961-1990)

Paesi Anni 1-9 10-49 50-99 100-499 >500 Totale 1961 28,0 19,0 10,1 21,5 21,4 100,0 1981 23,5 26,0 10,0 21,0 19,5 100,0 1991 26,2 31,7 10,0 19,2 12,9 100,0 1962 6,4 13,8 8,3 22,9 48,6 100,0 1977 8,7 11,3 7,2 22,3 50,5 100,0 1990 14,5 16,4 8,9 22,0 38,3 100,0 1967 3,9 6,2 7,5 25,2 57,2 100,0 1977 3,9 6,9 7,7 23,5 58,0 100,0 1990 4,7 6,8 7,8 24,1 56,6 100,0

1968 8,0 31,6 49,5 100,0

1977 3,8 9,4 7,1 25,6 54,3 100,0 1990 5,8 14,0 9,3 30,0 40,9 100,0 1967 16,4 25,5 11,3 22,1 24,8 100,0 1975 19,1 25,5 11,1 21,2 23,1 100,0 1990 17,6 27,1 12,2 23,1 20,0 100,0 1967 2,5 11,4 9,4 31,1 45,5 100,0 1977 2,9 12,4 10,1 33,6 41,0 100,0 1987 3,7 14,7 11,1 34,5 36,0 100,0 Giappone

Stati Uniti

11,0 Italia

Francia

Germania

Regno Unito

73

(74)

I first mover

74

Le prime imprese ad aver effettuato il «triplice investimento»

Produzione (economie di scala e/o di scopo)

Distribuzione (rendere fluido il collegamento impresa/mercato)

Management (organizzazione manageriale)

Le «barriere all’entrata»

Gli investimenti in tecnologia (R&S) e gli effetti sul sistema economico

Le strategie

Integrazione orizzontale

Integrazione verticale

Diversificazione produttiva (correlata e non correlata)

Allargamento mercati (estero)

Le conglomerate

Come diversificare

Diversificare è efficiente?

Difficoltà di coordinamento

Il core business

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