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Risoluzione a tutela dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura e del libero esercizio della giurisdizione.

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Risoluzione a tutela dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura e del libero esercizio della giurisdizione.

(Risoluzione del 27 novembre 2001)

Il Consiglio Superiore della Magistratura nella seduta del 27 novembre 2001, ha adottato la seguente risoluzione:

«Negli ultimi mesi si sono susseguite dapprima accuse generiche e violente nei confronti della

magistratura e quindi manifestazioni di radicale insofferenza per l’esercizio della giurisdizione che sono tanto più gravi ed allarmanti in quanto provengono anche da soggetti investiti di responsabilità istituzionali.

Il Consiglio Superiore della Magistratura sinora ha scelto di non intervenire per non ingenerare il sospetto che si volesse negare spazio sia alla critica dei provvedimenti giudiziari e dell’operato dei magistrati - che in uno stato democratico può essere anche aspra - sia a diverse ricostruzioni della storia giudiziaria del Paese.

Inoltre il Consiglio, responsabilmente, non ha inteso concorrere in alcun modo ad alimentare il clima di tensione intorno alla giustizia.

Oggi, tuttavia, l’organo di governo autonomo della magistratura avverte il bisogno di prendere la parola perché è stata messa in discussione, con toni inaccettabili, l’essenza stessa della giurisdizione -

l’indipendente, imparziale e responsabile interpretazione della legge - e vi sono state pesanti interferenze su procedimenti in corso di svolgimento.

In un sistema giudiziario che prevede ampi rimedi processuali, ad ogni decisione non condivisa si invoca la punizione dei magistrati. Ma si omette di ricordare che la possibilità di differenti interpretazioni delle norme da parte dei giudici di diverso grado è evento fisiologico nel nostro ordinamento, che la sentenza di riforma non equivale ad affermazione di errore colpevole da parte dei primi giudici e che in uno stato di diritto sanzioni disciplinari e responsabilità civile sono strumenti che devono essere applicati non per censurare interpretazioni sgradite ma nei casi di provata negligenza e di provvedimenti abnormi.

Questo stato di cose rende più difficile la quotidiana amministrazione della giustizia, rischia di incrinare la fiducia dei cittadini nell’istituzione giudiziaria, vanifica il principio dell’eguale e imparziale applicazione della legge e compromette gravemente l’equilibrio tra i poteri dello Stato disegnato dalla Costituzione.

Il Consiglio Superiore della Magistratura afferma che, conformemente ai principi costituzionali, proseguirà nel suo impegno volto a realizzare la necessaria efficienza, trasparenza e correttezza dell’attività giudiziaria, ma si porrà anche come presidio forte e costante della giurisdizione, della magistratura e dei singoli magistrati che vengano ingiustamente fatti oggetto di attacchi e tentativi di intimidazione a causa e nell’esercizio delle loro funzioni.

Di questo impegno devono essere consapevoli quanti vogliono una giustizia indipendente a tutela delle libertà e dei diritti di tutti i cittadini ed i magistrati che danno ogni giorno, nelle aule di giustizia, concreta testimonianza di senso istituzionale e di spirito di indipendenza.

Ma l’impegno del Consiglio non basta; per ripristinare un durevole equilibrio ed un’effettiva armonia istituzionale è necessario il contributo di tutti i poteri dello Stato. Come autorevolmente sottolineato dal PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: “La giustizia è il valore fondante di ogni società. E’ dovere di tutti adoperarsi perché prevalga sempre lo spirito di collaborazione istituzionale, così da superare le difficoltà e risolvere i problemi.”».

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