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Storia della Valtellina e delle già contee di Bormio e Chiavenna Romegialli, Giuseppe Sondrio, ETH-Bibliothek Zürich

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Storia della Valtellina e delle già contee di Bormio e Chiavenna

Romegialli, Giuseppe Sondrio, 1834-1844

ETH-Bibliothek Zürich

Shelf Mark: Rar 27470

Persistent Link: https://doi.org/10.3931/e-rara-66362

Sulla storia della Valtellina ecc. dell'avvocato Giuseppe Romegialli. Risposta dell'autore.

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SULLA.

STORIA DELLA VALTELLINA ECC.

DELI*’ AVVOCATO

GIUSEPPE ROMEGIALLI

c/e/l tintore*

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Chi vorrà darsi la noja di leggere la seguente risposta verrà a conoscerne la cagione e 1’ occasione.

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Semper ego auditor tantum numquam ne reponam, Vexatui totìes .?

Juves. at» . I.

J scito appena il primo fascicolo della storia patria che vo scrivendo , levossi alcun garrulo a dire la sua ; ma , tacendo, credetti avvertirlo del nessun conto in che tengo baccalari sif¬

fatti . Del mio lavoro parlossi in altro ben più accreditato gior¬

nale ; mi si mostrarono sbagli di nomenclatura in fatto storia naturale ( gli sbagli non erano miei ) , alcuna altra menda di poco momento , ne seppi buon grado agli editori , e , privata¬

mente ne li ringraziai per iscritti. Feci di più . Ho avvertito di tutto i miei leggitori in fine al primo volume . Ma eia che l’ e¬

gregio professore signor Melchiade Gabba , in certo articolo ap¬

positamente inserito nel Ricoglitore ( N. 11 del 183^ ) tenta deprimermi anche allorquando sembra voglia elevarmi , è forza cedere alle leggi del mio decoro e alle voci degli amici discreti.

Move egli primamente dal lodare il proposito di scrivere storie provinciali o municipali , poi detta precetti ed avvertenze sul modo abbiano a scriversi , ne esagera le difficoltà ; poi mette avanti a prototipi il Verri , e subito dopo il chiarissimo profes¬

sore Cesare Cantò . Ma perchè queste premesse ad una critica sull’ opera mia ? Perchè mentre l’ opera stessa è già tant ’oltre da rendere vano qualunque precetto , qualunque avvertimento dei signor Gabba o d’ altro savio ? Riverisco quanto si può , e chi non lo deve ? il merito storico di Verri e di Cantò ; piacemi il metodo per essi scelto e seguito in ispecie quanto a costumi,

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IV

leggi e vicende di scienze , arti , agricoltura , commercio ecc. ecc. ; ma sarà ella poi legge , legge inviolabile che osservisi quel loro metodo niente togliendo od aggiungendo ogni volta l’ uno o l’ altro agevolmente o acconciamente il si possa ? Scrivendo istorie dobbiamo guardare alla qualità , alla estensione , al sito , agli accidenti fisici durevoli , permanenti del paese del quale pren- diamo a parlare . La storia della nostra provincia è tale che può forse a quel rigore sottrarsi e a quella forma , che vorrebbe il signor Gabba . Stia ferma la lode che egli meco sinceramente tributa ai proposti modelli , ma non sia ad essi esclusiva. Perchè volere sì angusto e sì povero di nicchie il nostro Pantheon ? E poi non ho io compiuto il voto del signor Gabba ( sebbene in guisa diversa ) , per quanto portava il mio caso? Lo dice egli stesso nel modo che segue : x Precede alla narrativa storica una

» descrizione del paese , la quale deve riuscire interessante ad

» ogni sorta di lettori , e in particolare agli scienzati ed allo sta-

» lista . Li ciò 1’ autore ha saviamente adoperato perchè il rap-

» presentare con giusti colori un paese prima di scriverne la

» storia , è un preparare la mente del lettore a leggerla , e rite-

" nella in memoria conduccndolo in luoghi e fra persone cotio-

» sciute . E qual chiarezza non deve da ciò tornare alla narra-

» zinne , e con quanta agevolezza questa non si stampa nella

s mente ? » . E qui viene a querele perchè » pochi storici ab-

» biano scorto la necessità di istruire preventivamente i lettori

» intorno al paese , di cui prendono a scrivere ».

Se adunque ho fatto lutto questo , se ho dato , a quanto a me pare , a miei leggitori esattamente questa notizia circa il passato e il presente , a qual pio salire la cattedra , anche per insegnarmi come abbiasi a scrivere una storia provinciale , e a propormi esemplari del tutto inutili ? Sappia e tenga fermò il signor Gabba , che ( sebbene con poco profitto ) ho letto storici, di ogni età e di ogni nazione . Dice molto chi è nato , cresciuto e vive in paese ove non sono pubbliche biblioteche ; ma ella è così. Pel mio proposito però , bastonimi in ispecie , a certe epo¬

che , il lodatissimo storico di Como Giuseppe marchese Rovelli, il quale , checché ne dica taluno , col suo insigne lavoro , fino a buon segno , rese inutile ogni altra storia di Como , e quanto a metodo non è soverchiato dal Verri , nè da quanti vennero dopo.

Ringrazio il signor Gabba della lode per avere io preso a

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V

scrivere la storia di questa provincia , la quale provincia , lo dice anch’ egli, » a ragione , può dirsi ne mancasse troppo mal sod-

» disfacendo al bisogno quella di Pier -Angelo Lavizzari , e le

* dissertazioni sulla Valtellina del Quadrio ». Nella prefazione, non ho propriamente nominato altro scrittore della storia di questi paesi ; ma come ha egli potuto il signor Gabba accordare, che , tranne il Lavizzari e il Quadrio , nessuno abbia scritta la storia di questa provincia , e poi soggiungere : » Nella prefazione » parla tuttavia di me , » ci dà egli conto del disegno dell’ opera

» e degli autori che toccarono siffatta materia , fra i quali farà

» meraviglia il non veder nominati i recenti storici di Como e

* della Valtellina Cesare Cantò e l’ abate Monti , i quali non

» sono neppure nominati per tutti questi cinque fascicoli ». La¬

sciando da parte la stravaganza e la contraddizione che ne ri¬

sulta , oso dire , che il signor professore manca della cognizione dei fatti , di quella cognizione , la quale avrebbe potuto agevol¬

mente ottenere anche soltanto in leggendo la prefazione alla Storia della città e diocesi di Como dello stesso Cantò . E noto che il mio lavoro , in quanto a scrittura , di molto aveva pre¬

ceduto il suo e quello di Monti , e sarebbe anche uscito stam¬

pato prima , senza difficoltà che lo stesso signor Cantò , gliene saprò sempre buon grado , ha contribuito a togliere , e senza la soverchia lentezza del mio tipografo . Il signor Cantò sa tutto questo , e in delta prefazione lo disse cosi : » a chi portò mol-

» tissima fatica nello sceverare il falso , cui il Quadrio dato

» aveva aspetto di verità , hen vorranno i lettori perdonare queste

» amare parole ed unirsi con noi nel volo che presto venga in

» luce una storia di quel paese che da molto tempo sta com-

» pilando il nostro avvocato Romegialli di Sondrio ». Se adun¬

que , scrivendo il Cantò , aveva io già compilato gran parte di storia , come polevasi da me , dopo il Lavizzari e il Quadrio, ricordare la sua e quella del signor Monti ? Le vidi poscia ; m*

perchè non paresse quella lode a me data quale denaro ad usura , senza nominare gli autori , ho , come ho potuto , rese ad essi alcune parole di encomio stampate alla pagina seconda della pre¬

fazione . Quanto è scritto a giusta lode e sincera , vorrà il signor Gabba stimarlo fatto e scritto a ingiuria o vitupero ? E sarà d’ al¬

tronde riuscito ributtante o troppo infelice il mio lavoro per ciò solo che da capo a fondo quello prima non lessi di Cantò e di Monti ? E che direbbe il signor Gabba te , come potrei , gli

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VI

mostrassi che a Monti piacque il mio lavoro , dal che in me ala¬

crità e coraggio a proseguire ; se gli mostrassi scritti incitamenti ad andare avanti senza farcaso dello sblatlerare ( espressione che ributtommi ; di alcuni giornalisti?

Egli è poi a pensare che Monti e Cantù non iscrissero parzial¬

mente la storia di questa provincia , e quindi ne dissero alquanto in iscorcio, e più di fatti che loro sembrarono di poca o niuna importanza , ma che pure , per noi , ne avevano grandissima . E a me piacque secondare il desiderio di una storia più estesa e par- ticolarizzata , precipuamente quanto a quell’ epoca , la quale è l’uì- timn , giusta la divisione che appunto ne feci. Mi ingegnai e tut¬

tavia mi ingegno a compiere voto si giusto e sì ragionevole , e finché ho potuto mi valsi , e finché potrò varrommi di contem¬

poranei : attinsi e attingerò immediatamente alle fonti alle quali attinsero altri : ne scopersi e ne scoprirò delle nuove . E perchè indirizzarsi a rivenditori?

E sebbene Cantù , come dice la nota nel Ricoglitore , abbia trattata a parte un’ epoca storica di questa provincia nell’opuscolo Rivoluzioni della Valtellina, non per questo era io obbligato o bisognoso di valermi del suo , benché lodevole scritto , io che , per tradizione , per voce , periscritti , per istampe sincrone , conosceva quelle famose vicende prima quasi nascesse Cantù non che scri¬

vesse e stampasse. Debbe riputarsi , a me pare , caso ben raro che abbiasi a volgersi ad esteri per sapere i casi del proprio paese, e io vcggomi a tanto da scrivere e stampare quanto ho letto e udito non solo, ma ciò che ho veduto ed anche di più , sicché potiò ripetete :quce vidimus et audivimus , etmanibus noslris ( interdumJ conti'ectavimus , annunciamus vobìs. ( Joannes ).

Panni poi immodestia volere giudicarmi in lingua e in istile.

Nc avessi anche data occasione ; non vedo fino a qual segno possa starmi il Censore a confronto . Nella prefazione mi ero abbastanza scusato , ma non parve al signor Gabba , che degnò nemmeno far conto delle umili parole delle quali la prefazione medesima e da me chiusa . Venni io forse , a spese dei più meritevoli , troppo lo¬

dato , sicché fosse mestieri di depressione ? Screditato quanto po¬

teva il mio lavoro in istile , lingua e sintassi , il signor Gabba, contraddicendosi ancora una volta , finisce : » ma questi non sono'

» che nei, e ilrestante dell’ opera può essere tale da superare ogni

» nostro desiderio o. Che seanche , e sarà vero , vi fossero mende, pensine doveva , che in opera di qualche mole , non è facilissimo

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VII

i! poterne scansare. — Quandoque et bonus dormiteti Homerus ! Figuriamoci ! Omero , alle volle , dovmigliava cantando ! E a Ci¬

cerone pareva non altrimenti avvenisse a Demostene . Dormigliare cantando e declamando ! Ciò che vuol dire ? Lo giudichi anch’ egli il mio censore.

Ed egli medesimo ha potuto convincere tutti essere veri i miei detti , dappoiché diede in aperte negligenze di lingua e sintassi nelle sole quattro o cinque pagine di stampa impiegate su circa mille a caratteri più minuti e a righe più fitte.

E per accennarne alcune , diremo che » ardua meta segnata

» oggidì dalla filosofia alla storia » , massime in prosa , non è esatta espressione. L’ aggiunto ardua conviene piuttosto alla via o ai mezzi onde arrivarvi . Reputo pure non di castigato scrittore ciò che segue : » Considerando le difficoltà che uno scrittore in-

» contra oggidì nelle moltiplicità delle cognizioni che gli sono

» necessarie ecc. ». L ’ arduo non è nella moltiplicità delle cogni¬

zioni , la quale induce anzi facilità nello scrivere , ma piuttosto nella difficoltà dell’ acquisto di esse. » Gara di emulazione » , pare ben detto e non è, perchè anche nei repertorj della lingua troviamo decreto , emulo , concorrente , gareggiante cssere lo stesso, sicché gara di emulazione , darebbe emulazione di emulazione. Neppure è detto con proprietà : » Ma quando lo scrittore chiude gli occhi a a quello che i suoi contemporanei hanno fatto ecc. » La voce quello pare piuttosto pronome di persona che non di cosa , e chiudere gli occhi ad alcuno è ben diverso dal chiuderli sopra alcuna cosa o persona per non vederla. Non vo’ dirne quel più che potrei , ma non posso tacere sul seguente concetto peccante ben altro che in lingua e in istile : » Tuttavolta ( parla tuttavia

» del mio libro ) , dobbiamo confessare che la proprietà e purità

» de’ vocaboli e delle frasi , non vanno esenti da censura ecc. » . Se quindi nemmeno la purità e la proprietà de’ vocaboli e delle frasi non debbono evitare il morso della critica , a che tanto af¬

faccendarci per questa bellissima , carissima , benedetta favella?

Ma questi non sono che nei. Io poi solennemente dichiaro che in fatto lingua e sintassi , sono ben lungi del cecamente far ser¬

vire il mio criterio all’ autorità di alcuno sia pure classico : riten¬

gasi bene , alla semplice autorità . Posseggo anch’ io quel dono, che , dopo l’ anima , è il più prezioso abbia Dio compartito alla specie alla quale appartengo : ho aneli’ io il mio fondo di nobile orgoglio : chi non l’ ha è meno che uomo . Spiaceva anche a Sena- ca , e diceva turpe, quel secco — Hoc Xeno dixil , hoc Cleantes.

(9)

vni

Ma ! Che si ha fare ? L’ obbligo talvolta di coprire le pagine dì un giornale onde abbia non la conveniente mole , ma la conve¬

nuta , forza a parlare anche allorquando prudenza impone tacere.

E qui tacerei ancor’ io , se non che mi rimane pregare il signor Gabba a non isdegnare la seguente soggiunta . In qualsiasi modo e da qualsiasi lato abbia io veduta e considerata la generiea cen¬

sura , il vorrei certo di quei sentimenti di stima verace e di ri¬

spetto che sinceramente ho per lui , e che ho concetti fino da quando fu egli qui professore nell’ I. R. Ginnasio } senza ciò non avrei speso queste risponsive parole } ma pure mi piacerebbe , e questo sia canone generale , che , criticando istorie , non si facesse conto di nei ; piuttosto di qualche cosa molto da più : per esempio;

di inesattezza di racconti , nojose prolissità , minuzie inconcludenti, anacronismi , narrazioni isolate poste là come certe intarsiature, sentenze introdotte a forza come cunei , aneddoti sconnessi ecc.

Vorrei che fra noi , come più ci stimano , filologi , filosofi, let¬

terati , dotti , eruditi almeno , ce la passassimo un po’ meglio d’accordo , con un po’ più di carità , che non ci costringessimo alla condizione dei ricostruttori delle mura di Gerusalemme (*) } che non imitassimo i soldati di Cadmo , i quali , per valerci del dire di un sommo in caso simile , nati fratelli , siscannano a vi¬

cenda : vorrei finalmente non si desse un gusto sì matto ai sac¬

centi , agli oziosi, ai pigri , i quali tutti gongolano in vederci alle prese , e ci onorano , per lo meno , del titolo , sì poco meritato, di sfaccendali ; a coloro a quali mirava il Dati dicendo : # Così u fossero vedute le preparazioni , gli ammanimenti , i repertori,

» gli spogli , i luoghi imitati , le ponderazioni , le correzioni , i

» riscontri , i volgarizzamenti , le bozze, le cancellature , le cose

» prima elette , poi rifiutate » ( pare propriamente abbia egli as¬

sistito al mio lavoro ) « che per avventura , sarebbe più compa¬

tì tito .chi mette in luce le sue fatiche da certi sederi e indiscreti

» censori , che , non facendo mai cosa alcuna , le fatte dagli altri,

» sempre tengono a sindacato ».

Avv . G. Romegiamu.

( *j Edijìcantìum in muro et porlanlium onera , et imponen■

tium , una manu sua faciebat opus et altera lenebai gladium.

Esdrse Lib . II . Cap . IV . versic. 17.

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