CAPITOLO PRIMO pag. 2
LA PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO RURALE pag. 2
1.1 Premessa pag. 2
1.2 Legge regionale n° 11 del 23 aprile 2004 pag. 3
1.3 La pianificazione sovracomunale nella Regione Veneto pag. 13
CAPITOLO SECONDO pag. 30
L’ANALISI DEL TERRITORIO E DEL SETTORE AGRICOLO pag. 30
2.1 Principali caratteristiche del territorio pag. 30
2.2 Il settore agricolo secondo le statistiche ufficiali (ISTAT) pag. 32
2.3 Il settore agricolo secondo gli altri dati pag. 36
2.4 Analisi ed elaborazione della “Carta della SAU” (tavola B.4.1) pag. 45 2.5 Analisi ed elaborazione degli elaborati “Carta del sistema agricolo ambientale e del
paesaggio agrario” (tavola B.4.2) e “Carta dell’uso del suolo agricolo produttivo” (tavola
B.4.3.) pag. 48
CAPITOLO TERZO pag. 65
PROPOSTE PER LO SVILUPPO DEL TERRITORIO AGRICOLO (PROGETTO) pag. 68 3.1 Analisi e commento sulle tendenze del settore agricolo pag. 68 3.2 Proposta classificazione allevamenti zootecnici intensivi (Bozza elaborato 01 “Carta
dei vincoli” – Allegato 3 “Carta di analisi degli elementi produttivi-strutturali relativi
agli allevamenti intensivi) pag. 71
3.3 Proposta invarianti di natura ambientale (Bozza elaborato 02 “Carta delle invarianti”) pag. 84 3.4 Proposta valori e tutele naturali (Bozza elaborato 04“Carta della Trasformabilità”) pag. 85
3.5 Conclusioni pag. 88
BIBLIOGRAFIA pag. 90
Allegato 1: Regolamento tipo per l’utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento e delle acque reflue
Allegato 2: Prontuario per la realizzazione delle opere di mitigazione
Allegato 3: Carta di analisi degli elementi produttivi-strutturali relativi agli allevamenti intensivi
CAPITOLO PRIMO
LA PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO RURALE 1.1 Premessa
Negli ultimi trent’anni l’uso del suolo per scopi residenziali, industriali e servizi (viabilità principalmente) ha avuto un notevole aumento in seguito all’elevato sviluppo economico-sociale verificatosi nel nostro Paese. Le aree sottratte all’uso agricolo sono situate, nella maggior parte dei casi, nelle zone di pianura in vicinanza dei centri urbani, dove i terreni sono più fertili, la vocazionalità agricola più accentuata e la domanda di terreno per scopi extragricoli più elevata.
Per quanto riguarda il settore agricolo, l’espansione urbana ha avuto effetti non positivi, soprattutto quanto la sottrazione di terreno dall’uso agricolo è avvenuta in modo incontrollato.
Al riguardo basta porre attenzione a taluni effetti negativi arrecati all’agricoltura da un disordinato sviluppo urbano, che hanno portato alla difficile applicazione delle tecniche agricole più avanzate, alle difficoltà nella costruzione di infrastrutture, ecc. Tutto questo ha finito con rendere spesso incerto il quadro di riferimento entro il quale l’imprenditore agricolo opera le proprie scelte produttive e di investimento e pertanto ha contribuito a limitare lo sviluppo del settore agricolo.
D’altra parte la subalternità del settore agricolo rispetto agli altri settori economici ha finora favorito la tendenza ad organizzare il territorio senza tener conto delle esigenze proprie dell’agricoltura. La mancanza di adeguata priorità nell’individuazione delle aree da destinare ad usi edificatori è infatti una delle cause principali dei danni tecnici ed economici subiti dal settore agricolo, di cui soltanto ora si cominciano a valutarne gli effetti in tutta la loro ampiezza.
Tutto ciò porta a ridefinire il ruolo che l’agricoltura deve svolgere nell’ambito del sistema economico generale e a considerare in modo adeguato il suolo e il contributo che tale settore può offrire per un corretto uso del territorio, coerentemente con gli obiettivi di uno sviluppo economico e sociale equilibrato. Tale esigenza appare giustificata, data la sempre maggiore necessità di integrazione tra agricoltura e altri settori sia nell’uso dei diversi fattori della produzione, tra cui in particolare il lavoro, sia in relazione alle sempre maggiori interdipendenze esistenti tra le industrie
legate all’agricoltura (industrie fornitrici di mezzi tecnici, industrie di trasformazione, commercializzazione e distribuzione dei prodotti agricoli) e l’agricoltura stessa.
Alla luce di tali considerazioni si rende necessario operare una sempre maggiore tutela del territorio agricolo nel contesto urbanistico, tenendo conto non soltanto delle effettive esigenze di espansione residenziale e urbana, ma anche dell’importanza fondamentale della terra come fattore produttivo insostituibile e irriproducibile.
Qui di seguito viene trattata l’analisi del territorio agricolo partendo proprio dalla nuova normativa urbanistica di riferimento.
1.2 Legge regionale n° 11 del 23 aprile 2004
Il sistema di pianificazione ha subìto una radicale modifica con l’introduzione della nuova legge urbanistica ovvero con la Legge Regionale n° 11 del 23 aprile 2004 e successive modifiche ed integrazioni.
Con la nuova legge urbanistica che sostituisce la vecchia L.R. 61/1985 e anche la normativa inerente alla pianificazione del territorio agricolo ovvero la L.R. 24/1985 si è modificato sostanzialmente il modo di fare pianificazione sia per gli aspetti urbanistici che per quelli relativi alla pianificazione del territorio agricolo. Analizzando i contenuti della nuova legge regionale urbanistica l’art. 3 della L.R. 11/2004 identifica quali sono i “livelli di pianificazione”.
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4. La pianificazione si articola in:
a) piano di assetto del territorio comunale (PAT) e piano degli interventi comunali (PI) che costituiscono il piano regolatore comunale, piano di assetto del territorio intercomunale (PATI) e piani urbanistici attuativi (PUA);
b) piano territoriale di coordinamento provinciale (PTCP);
c) piano territoriale regionale di coordinamento (PTRC).
5. Al fine dell’adozione del PTRC, del PTCP, del PAT e del PATI, l’ente territoriale competente
elabora un documento preliminare che contiene in particolare:
a) gli obiettivi generali che s’intendono perseguire con il piano e le scelte strategiche di assetto del territorio anche in relazione alle previsioni degli strumenti di pianificazione di livello sovraordinato;
b) le indicazioni per lo sviluppo sostenibile e durevole del territorio.
6. Il PTRC, i PTCP nonché i PAT e i PI sottopongono a specifica normativa d'uso e di valorizzazione ambientale il territorio includente i beni ambientali, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 149 del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490 “Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali, a norma dell'articolo 1 della L. 8 ottobre 1997, n. 352” e successive modificazioni.”
Qui di seguito viene riportata la sintesi per la componente di interesse dello scrivente di tale documento preliminare, approvato con Delibera di Giunta Comunale n. 3 del 13/01/2009 e, con particolare attenzione per le tematiche che interessano il territorio agricolo sia per gli aspetti produttivi che ambientali:
…omissis…
4.1.1 Sistema naturale e di interesse storico culturale
L’ambiente naturale assume il duplice obiettivo di elevare le condizioni di vita degli abitanti ma anche di esercitare un ruolo riconoscibile nel panorama provinciale e regionale, dovuto all’eccellenza delle risorse del territorio.
Dati questi presupposti si pone la necessità di definire un’adeguata ed identitaria “forma territoriale”, nella logica di un sistema di connessioni. Il centro urbano è un bene storico-culturale, oltre che economico. Tuttavia, non può essere l’unico attrattore: l’urbano deve entrare in relazione con l’area vasta e le sue risorse naturali; il ruolo che l’intera città deve assumere è quello di
“snodo” che faccia riconoscere e dialogare tra loro il territorio ambientale ed il territorio urbano.
È perciò necessario distribuire le centralità nell’intera area urbana, con particolare attenzione alle relazioni con il tessuto storico-culturale, e intraprendere azioni che favoriscano la mobilità
(alternativa e sostenibile), la localizzazione di funzioni, il recupero delle aree urbane ed il rapporto con il territorio agricolo.
Il sistema naturale comprende una serie di sottosistemi, sia del territorio non urbanizzato che delle parti edificate, e si riconosce in una serie di elementi strutturali e morfologici ben individuabili principalmente in due paesaggi: quello pianeggiante e quello collinare.
Anche il territorio urbano risulta fortemente permeato da spazi a verde attrezzato che si innervano su un tessuto storico qualificato, ma anche su spazi periurbani (Montecio, Proa, antichi broli, etc).
In quest’ottica particolare attenzione verrà posta proprio al verde pubblico attrezzato (esistente e di progetto) inteso come elemento qualificante tutti gli altri sistemi individuati (culturale, dell’identità locale, dei servizi, insediativi-residenziale, della viabilità).
La conoscenza approfondita e la salvaguardia critica del sistema naturale saranno, pertanto, posti alla base del percorso progettuale di piano, e dovranno strettamente interrelarsi con i segni identitari della cultura locale (si tratta di elementi fisici storici e relativi alla memoria collettiva che permettono l’identificazione delle persone con il territorio nel quale vivono). La costruzione dei riferimenti dell’identità culturale, così come quelli relativi alla salvaguardia e al riequilibrio ambientale passa necessariamente attraverso un’approfondita conoscenza degli elementi e dei fattori costitutivi del territorio.
L’area della collina, pur presentando importanti potenzialità e contenuti ambientali, presenta alcune criticità, in seguito all’abbandono di alcuni terreni ed al conseguente avanzamento di alcuni fenomeni di degrado, quali piccole frane, cedimenti delle sistemazioni fondiarie, avanzamento del bosco spontaneo, abbandono di alcune abitazioni rurali, etc. Pertanto, alcuni interventi mirati di incentivazione e riqualificazione delle aree collinari sono, allo stato attuale, necessari al fine di mantenere il fragile equilibrio idrogeologico, per consentire migliori possibilità agricolo- produttive e per sostenere e migliorare il livello ecosistemico dell’ambito pedecollinare e collinare.
La pianura si presenta separata dalla collina dal forte segno urbanizzato dell’edificato, della Sp n.
46 e delle aree produttive. In essa vi è un’agricoltura non sempre importante, accanto a segni
contraddittori sul piano ambientale e paesaggistico.
Relativamente al sistema naturale il PAT provvederà alla tutela delle risorse naturalistiche e ambientali e all’integrità del paesaggio naturale, quali componenti fondamentali della Risorsa Territorio, rispetto alle quali sarà valutata la “sostenibilità ambientale” delle principali trasformazioni del territorio anche con riferimento all’art.4 LR n.11/2004 e alla Direttiva 2001/42/CE del 27.6.2001 sulla Valutazione Ambientale Strategica.
Il processo di costruzione del PAT si accompagna alla elaborazione della VAS con particolare riguardo alle possibilità operative di raccordo tra obiettivi di sostenibilità ambientale e obiettivi di sostenibilità sociale.
Le aree di valore naturale ed ambientale, saranno individuate e disciplinate dal PAT che ne definirà gli obiettivi generali di valorizzazione, in coerenza con le indicazioni della pianificazione sovraordinata.
All’intensità dei processi di espansione e trasformazione delle aree urbanizzate non si è accompagnata, in questi anni, una corrispondente attenzione alla salvaguardia dell’ambiente naturale. Se questa “disattenzione” non ha avuto conseguenze importanti è solo perché le trasformazioni del sistema insediativo hanno interessato, nella gran parte dei casi, aree marginali e di scarsa importanza, sia sotto il profilo produttivo che paesaggistico.
Oggi però si rende necessaria e opportuna la definizione di chiare politiche per la salvaguardia e valorizzazione del territorio agricolo.
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Il PAT individuerà gli ambiti o unità di paesaggio agrario di interesse storico-culturale (art.32 PTRC) e gli elementi significativi del paesaggio di interesse storico, quali: villa “Muzani, Castellani, Fancon” con parco annesso; il Barco di villa “Ghellini, - Ferrante – Lioy”; villa
“Checcozzi, Vecchia, Reghellini, Dalle Rive, Carli”; villa “Poli, Clementi – Sbalchiero”; le adiacenze di villa “Da Porto, Colleoni, Di Thiene”; il monte Palazzo; il sito di epoca romana nella frazione di S. Tomio; l’ex Filanda Corielli (artt.25, 26, 27, 28, 29, 30 e 31 PTRC), confermando
quelli già inseriti nel PRG vigente ai sensi della precedente normativa sull’edificabilità in zona agricola (LR n.24/85 art.10) e valutando attentamente le indicazioni del PTCP (l’art.22 della LR n.11/04 affida alla Provincia il compito di indicare gli obiettivi generali, la strategia di tutela valorizzazione del patrimonio agro-forestale e dell’agricoltura).
Innanzitutto le porzioni ancora integre dovranno essere difese da ulteriori frammentazioni tutelando la potenzialità produttiva delle imprese. Il settore agricolo dovrà farsi carico di potenziare la debole rete ecologica presente, rivestendo questa funzione un ruolo primario nel miglioramento della qualità della vita.
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Qualora negli ambiti agricoli di rilievo paesaggistico sussistano limitazioni all’utilizzazione agricola dei suoli, la pianificazione urbanistica comunale promuoverà anche lo sviluppo di altre attività integrative del reddito agricolo, quali la silvicoltura e l’offerta di servizi ambientali e per il tempo libero. Dovranno essere potenziate le funzioni che assicurano la conservazione degli ambiti seminaturali e lo sviluppo di produzioni di nicchia legate alla tradizione in grado di sviluppare un turismo ambientale-ricreativo.
La pianificazione territoriale sovraordinata (PTCP) colloca il territorio comunale all’interno di due corridoi ecologici principali. Il primo corrispondente all’asse del fiume Timonchio ed il secondo limitrofo al confine ovest comunale corrispondente all’ambito collinare (vincolo idrogeologico forestale, art.7 PTRC, e zone boscate, Dlgs 42/2004) in stretta correlazione con il SIC biotopo “Le Poscole” a sud dello stesso.
L’obiettivo, in coerenza con la pianificazione sovraordinata è pertanto la costruzione della rete ecologica locale anche attraverso opportune forme di perequazione ambientale.
Se da un lato la realizzazione delle infrastrutture di progetto (in primis la SPV e variante alla Sp n.46) si configurano come elementi di forte cesura e di frammentazione della rete ecologica locale, dall’altro devono essere visti come l’occasione per la creazione di una forte azione di riqualificazione ambientale. Una possibilità interessante, e sicuramente da studiare e sviluppare in
sede di PAT, è il loro inserimento in un quadro più ampio di politiche ambientali, prevedendo che lungo i tracciati siano realizzate cospicue fasce di vegetazione arboreo-arbustiva sia sulle scarpate interne, che in zone, più o meno ampie, al piano campagna.
Tali interventi dovranno configurarsi appunto in un quadro più ampio di progettazione e dovrà essere verificata la sostenibilità economica.
Obiettivo principale del progetto di riqualificazione ambientale è la creazione di una rete ecologica locale che connetta e faccia dialogare i due maggiori sistemi naturali locali: la collina e la pianura. Tale obiettivo deve superare elementi antropici esistenti e di progetto di notevole entità (tessuto urbano e viabilità), ma soprattutto deve riferirsi ad un progetto ampio di connessione dei due corridoi principali individuati dalla Provincia corrispondenti al corso del fiume Timonchio da una parte e della fascia boscata appartenente al promontorio collinare, “toccando” emergenze minori quali le aste fluviali del Leogra-Rologo e della Proa, con la funzione di interconnettere gli spazi verdi antropici inseriti nel tessuto urbano.
Nell’intero territorio sono presenti numerose cave attive quali siti di estrazione di argille o di ghiaie. Numerosi sono anche i siti in cui l’attività estrattiva si è conclusa magari da tempo, che a seguito della sistemazione ambientale prevista in conformità al P.R.A.C., saranno riconsegnati alla coltivazione agricola. Tale fenomeno è ben riconoscibile nella percezione visiva di dislivelli di alcuni metri, risolti in maggioranza con sponde a pendenze coltivabili. Non tutte la depressioni artificiali sono state riconsegnate all’attività agricola, numerose sono volutamente mantenute come zone di ristagno idrico per attirare l’avifauna che infatti in abbondanza le visita. Tale fenomeno, disciplinato a livello sovraordinato (art.17 PTRC), sarà da regolamentare.
OBIETTIVI
[1] conservare l’intero territorio e gli interventi che lo riguardano che dovranno essere osservati come risorsa da valorizzare nell’ottica di uno sviluppo sostenibile, ciò indipendentemente dall’effettiva rispondenza delle condizioni esistenti ai comuni requisiti di sostenibilità. Strategie
d’intervento mirate dovranno attivare o consolidare processi di qualificazione e valorizzazione delle singole specificità, che si tratti di risorse naturalistiche o ambientali in senso lato; [2] consolidare l’idea che alcune parti del territorio agricolo costituiscono un elemento irrinunciabile nella costruzione della città e dello spazio abitabile; [3] integrare la conoscenza approfondita e la salvaguardia critica del sistema naturale con i segni identitari della cultura locale; [4] assicurare per gli ambiti o unità di paesaggio agrario di interesse storico-culturale (art.32 PTRC), nel rispetto delle esistenti risorse agro-produttive: la salvaguardia delle attività agricole ambientalmente sostenibili e dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici presenti nel territorio; la conservazione o la ricostituzione del paesaggio agrario e del relativo patrimonio di biodiversità, delle singole specie animali o vegetali, dei relativi habitat, e delle associazioni vegetali e forestali;
la salvaguardia o ricostituzione dei processi naturali, degli equilibri idraulici e idrogeologici e degli equilibri ecologici.
AZIONI STRUTTURALI
(1) riconoscere al territorio agricolo una dimensione strategica per “mettere a sistema” un insieme di temi e problemi propri del paesaggio rurale; (2) tutelare gli aspetti paesaggistici del territorio rurale; (3) conservare le parti seminaturali o naturaliformi, esistenti con particolare attenzione per boschi, macchie e siepi, tutelando gli ambiti dei corsi d’acqua, anche minori, e qualificando le formazioni riparali; (4) assestare le parti agricole; (5) favorire l'impianto di siepi e ripristinare i filari alberati; (6) valorizzare i sentieri, i percorsi, le capezzagne, etc; (7) riqualificare le linee di “fluviali” (sistema integrato fiume–tessuto urbano–tessuto rurale) valorizzando e tutelando gli elementi naturali e ambientali all’interno dei tessuti edificati; (8) valorizzare i beni culturali, gli edifici ed i “monumenti” storici del paesaggio; (9) realizzare e potenziare i percorsi naturalistici (ciclabili e pedonali) finalizzati alla riqualificazione e alla fruibilità a degli argini fluviali, dei percorsi storici sia in ambito rurale che urbano; (10) mettere in rete i percorsi naturalistici al fine di favorire l’uso di percorsi alternativi a quelli carrabili per il raggiungimento
di spazi quali il verde attrezzato, le strutture culturali, scolastiche e sportive ed i quartieri residenziali, al fine di permettere attraversamenti delle strade carrabili su sedi diverse; (11) formulare un’apposita disciplina che incentivi il mantenimento, piuttosto che la conversione in aree edificabili di zone destinate a verde dall’attuale PRG, ma ancora di proprietà privata, e per le quali i vincoli non potranno essere reiterati, ma che sono comunque riconosciute dalla popolazione come patrimonio collettivo; (12) salvaguardare e potenziare gli elementi e i luoghi a forte valenza strategica per dell’identità locale, che devono essere assunti come invarianti del patrimonio culturale; (13) rendere possibile la lettura e la riconoscibilità degli elementi che contribuiscono a formare l’identità locale, intesa come sistema complesso determinato da una molteplicità di fattori quali: l’ambiente, il paesaggio, le strutture, gli episodi architettonici e urbanistici, le infrastrutture, le abitudini di vita e le pratiche sociali; (14) salvaguardare le aree più integre dal punto di vista colturale, confermando l’arresto dei processi di urbanizzazione diffusa e prevedendo il loro riequilibrio ambientale, anche incentivando i processi di trasferimento delle attività di artigianato di produzione “fuori zona”; (15) prevedere interventi di mitigazione ambientale, incremento della biodiversità e di ri-equilibrio ecosistemico, relativamente alle nuove infrastrutture di progetto; (16) ricercare forme di integrazione con la Politica Agricola Comunitaria nel promuovere lo sviluppo di una agricoltura sostenibile, improntata sull’impiego di tecnologie non inquinanti e finalizzata al risparmio di energia e di risorse non riproducibili; (17) rafforzare la realtà esistente del comparto agricolo-produttivo favorendo processi innovativi (filiera agroalimentare, agricoltura biologica, recupero di tecniche colturali naturali che riducano al minimo l’impiego di prodotti chimici, etc), eventualmente associate a forme di assistenza e accompagnamento entro processi di certificazione delle aziende agricole; (18) verificare la possibilità di favorire a livello locale l’adozione di tecniche non inquinanti; (19) attivare politiche volte al risparmio di energia e di risorse non riproducibili coniugando misure di sostegno alla nuova infrastrutturazione con l’incremento delle qualità ambientali e paesaggistiche; (20) favorire l’insediamento di impianti aziendali per la produzione di energie rinnovabili da scarti e derivati della produzione agro-forestale, ma anche collegato a norme
che garantiscano un adeguato inserimento di tali strutture nell’ambiente; (21) promuovere il mantenimento delle attività agricole e delle comunità rurali, incentivando lo sviluppo di attività complementari; (22) dare indicazione al P.I. di definire un prontuario delle tipologie edilizie e dei materiali da utilizzare per gli interventi edilizi in zona agricola; (23) regolamentare il settore degli allevamenti.
Le novità più sostanziali della L.R. 11/2004 si basano sul fatto che la nuova pianificazione a tutti i suoi livelli di elaborazione deve essere concertata e partecipata con tutti i soggetti facenti parte attiva nel territorio a partire dalle popolazioni per poi passare alle associazioni, agli enti, ecc.
Le informazioni inoltre vanno raccolte su un unico “contenitore” informatizzato ovvero il quadro conoscitivo che raccoglie tutti i dati necessari alla comprensione delle tematiche trattate nella stesura della pianificazione stessa.
Entrando nel merito degli aspetti riguardanti il territorio agricolo nella stesura del P.A.T.
bisogna tener conto anche di quanto definito negli atti di indirizzo:
Alla lettera f – Quadro conoscitivo degli atti di indirizzo ai sensi dell’art. 50 della L.R. 11/2004 (D.G.R. n° 3178 del 8/10/2004) viene specificato che il quadro conoscitivo dovrà consentire al P.A.T. e di perseguire i seguenti obiettivi:
…omissis…
- preservare i suoli ad elevata vocazione agricola o silvo – pastorale, limitandone il consumo;
- promuovere lo sviluppo di una agricoltura sostenibile, improntata sull’impiego di tecnologie non inquinanti e finalizza al risparmio di energia e di risorse non riproducibili;promuovere nelle aree marginali, il mantenimento delle attività agro – silvo – pastorali e delle comunità rurali, quale presidio del territorio, incentivando lo sviluppo di attività complementari;
- individuare le caratteristiche produttive del settore primario, le vocazioni colturali, le
peculiarità forestali, la consistenza dei settori: zootecnico, orto – floro – vivaistico, ittiogenico, ecc.;
- precisare la suddivisione in ambiti del territorio agricolo in funzione delle vocazioni colturali e delle caratteristiche locali;
- stabilire i limiti per gli interventi di:
- miglioramento fondiario;
- riconversione colturale;
- attività agro – produttive non funzionali al fondo;
- infrastrutturazione del territorio rurale.
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Pertanto alla luce di quanto definito dalla normativa vigente e dal documento preliminare, lo studio del territorio agricolo da inserire nel Piano di Assetto del Territorio (P.A.T.) è stato così suddiviso:
a) individuazione delle caratteristiche produttive del settore primario e la consistenza dei settori zootecnico, orto – floro – vivaistico (dati ISTAT censimenti agricoli, dati ULSS per allevamenti, dati Provincia per l’agriturismo, dati della Regione per aspetti agroambientali, ecc., aziende didattiche ecc, dati dell’ARPAV per le tematiche ambientali, ecc.), analisi diretta tramite le carte di analisi e raccolta dati da implementare nel quadro conoscitivo con preparazione di una check list e documenti ad essa collegati.
b) individuazione delle caratteristiche dell’uso del suolo e del paesaggio agrario attraverso l’analisi dell’ortofotopiano e con analisi diretta tramite sopralluoghi, dati da implementare come descritto prima sia nel quadro conoscitivo e nelle specifiche tavole di analisi;
c) analisi dei dati raccolti necessari per l’approfondimento della tematica ambientale-agricola relativa alla stesura della rete ecologica comunale;
d) analisi dei dati relativi alle SAU e alle STC secondo le modalità indicate negli atti di indirizzo art. 1) comma c) e seconda specifica analisi grafica utilizzando le analisi;
e) stesura di relazione tecnica per i tematismi specialistici e proposta di indirizzi per le norme tecniche di attuazione relativa alle tematiche ambientali e per il territorio agricolo.
Le tavole tematiche di analisi collegate allo studio agronomico inserito nel PAT sono le seguenti:
− Carta di analisi della S.A.U.;
− Carta del sistema ambientale e del paesaggio agrario;
− Carta dell’uso del suolo agricolo produttivo
Per quanto riguarda gli aspetti inseriti nelle tavole di progetto avremo invece le seguenti tematiche:
− Bozza della Carta dei vincoli e della pianificazione territoriale (individuazione degli eventuali allevamenti intensivi come tematica agricola nella Carta di analisi degli elementi produttivi strutturali);
− Bozza della Carta delle invarianti con una specifica analisi sugli aspetti ambientali relativamente alle siepi e agli alberi significativi e da tutelare;
− Bozza della Carta delle trasformabilità per le seguenti tematiche agronomiche:
o Proposta di rete ecologica comunale comprensiva degli elementi di mitigazione ambientale;
o Eventuali ambiti territoriali a cui attribuire i corrispondenti obiettivi di tutela, riqualificazione e valorizzazione.
1.3 La pianificazione sovracomunale nella Regione Veneto
Le scelte legate alla tutela del territorio acquistano un senso preciso se esistono indicazioni, su scala territoriale, più vasta, riguardanti lo sviluppo delle grandi tematiche quali viabilità, gli insediamenti delle attività produttive e delle aree residenziali e il mantenimento e lo sviluppo e la qualificazione del territorio agricolo.
Recentemente, con D.G.R. n. 372 del 17/02/2009, è stato adottato il Piano Territoriale di
Coordinamento Regionale ai sensi della L.R. 23 aprile 2004, n. 11.
Tale piano è composto da elaborati grafici e dai seguenti allegati:
- Relazione illustrativa con i “Fondamenti del Buon Governo”
- Rapporto Ambientale
- Quadro conoscitivo ( su supporto digitale ) - Ambiti di Paesaggio - Atlante ricognitivo - Norme tecniche
Da una prima lettura di tali documenti la linee programmatiche risultano in sintonia con quanto inserito nel documento preliminare del PAT e sugli obiettivi di sviluppo ecocompatibile del territorio. Interessante è l’individuazione degli ambiti paesaggistici che vengono invidiati nella tavola 9 “Sistema del territorio rurale e della rete ecologica”: nello specifico il territorio di Malo rientra nell’ambito n° 23 “Alta pianura vicentina”.
Ogni singolo ambito è trattato nell’atlante ricognitivo, in cui si descrivono l’identificazione generale (fisiografia e inquadramento normativo), i caratteri del paesaggio (geomorfologia ed idrografia, vegetazione e uso del suolo, ecc.), le dinamiche di trasformazione (integrità naturalistico- ambientale e storico-culturale, fattori di rischio ed elementi di vulnerabilità, frammentazione delle matrici rurali e seminaturali del paesaggio) e gli obiettivi e indirizzi di qualità paesaggistica.
Di seguito vengono riportati alcuni estratti degli articoli del nuovo PTRC, che riguardano le risorse idriche e la Rete ecologica regionale:
“ARTICOLO 24 – Rete ecologica regionale
1. Al fine di tutelare e accrescere la biodiversità il PTRC individua la Rete ecologica quale matrice del sistema delle aree ecologicamente rilevanti della Regione Veneto.
2. La Rete ecologica regionale è costituita da:
a) aree nucleo quali aree che presentano i maggiori valori di biodiversità regionale; esse sono costituite dai siti della Rete Natura 2000 individuati ai sensi delle Direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE e dalle Aree Naturali Protette ai sensi della Legge 394/91;
b) corridoi ecologici quali ambiti di sufficiente estensione e naturalità, aventi struttura lineare continua, anche diffusa, o discontinua, essenziali per la migrazione, la distribuzione geografica e lo scambio genetico di specie vegetali ed animali, con funzione di protezione ecologica attuata filtrando gli effetti dell’antropizzazione; [omissis]”
ARTICOLO 25 - Corridoi ecologici [omissis]
4. Sono vietati gli interventi che interrompono o deteriorano le funzioni ecosistemiche garantite dai corridoi ecologici.”
Le analisi della Tavola 01 “Uso del suolo” e Tavola 02 “Biodiversità” messe a confronto con quelle effettuate per il PAT pur essendo su scale molto diverse non evidenziano contrasti tra gli obiettivi del documento preliminare del nuovo PTRC e quelli del PAT.
Per quanto riguarda il P.T.R.C. adottato la tutela del territorio agricolo e più in generale delle risorse naturalistico ambientali viene analizzata soffermandosi sulle caratteristiche principali dei singoli settori e analizzando le direttive a livello di pianificazione sovracomunale che fissano degli indirizzi e degli eventuali vincoli.
Quello che emerge in modo più significativo dalla lettura del P.T.R.C. adottato e dalle sue norme di attuazione è riconducibile, per quanto riguarda il territorio rurale, agli articoli 7, 8, 9, 10 e 11
“Sistema del territorio rurale”, e in parte riconducibile anche agli articoli 12, 13 e 14 “Sistema del suolo agroforestale”.
Qui di seguito viene riportato un estratto della Tavola 09 “Sistema del territorio rurale e della rete ecologica” per quanto riguarda il territorio del Comune di Malo.
Estratto e legenda tavola 9 P.T.R.C. “Sistema del territorio rurale e della rete ecologica”
Con Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 19784/33 del 10/04/2007 sono state approvate le controdeduzioni e alcune modifiche alle norme tecniche del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P) già adottato nel dicembre 2006.
Il P.T.C.P. è un atto di programmazione generale che stabilisce gli indirizzi strategici di assetto del territorio di competenza.
Obiettivo del Piano è tutelare i molteplici interessi della comunità in una visione della realtà locale come parte di una rete di relazioni con le zone confinanti.
Tutela dell'ambiente, difesa del suolo, crescita economica, programmazione delle infrastrutture, valorizzazione dei beni culturali e delle risorse turistico-ambientali, qualità della vita e benessere sociale sono gli obiettivi del Piano, che dovrebbe costituire la mappa dello sviluppo del territorio vicentino nei prossimi dieci, quindici anni.
Da un punto di vista più strettamente legato alla pianificazione urbanistica, secondo i principi di sussidiarietà e cooperazione, il P.T.C.P. è strumento di indirizzo e coordinamento, riassumendo in sé le linee guida per gli strumenti urbanistici di livello inferiore , autonomi in sé stessi , ma coerenti con quanto stabilito nel piano stesso.
Gli stessi Comuni infatti sono chiamati a condividere e integrare il piano , prima della sua elaborazione, tramite il metodo della concertazione a partire dal Documento preliminare proposto dalla Provincia.
Il Documento preliminare al P.T.C.P. è infatti la base di confronto con gli attori locali che ne condivideranno i principi e i contenuti anche attraverso osservazioni e integrazioni, in modo da consentire una elaborazione condivisa e integrata del Piano stesso.
Le norme che interessano il territorio di Malo riguardano sia le risorse naturali che i beni architettonici ed ambientali.
Titolo VII – Sistema ambientale e delle risorse naturalistiche
…omissis...
Art. 39) Risorse naturali
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D) Principali corsi d’acqua e specchi lacuali
Le direttive sono volte al controllo dei punti di possibile contaminazione lungo l’intero corso dei fiumi, dell’impatto delle infrastrutture (attraversamenti, ponti,etc.) degli insediamenti civili e produttivi, dell’impatto delle attività agricole che richiedono un monitoraggio costante da parte dei Consorzi di Bonifica,del Magistrato alle acque, dell’ARPAV, delle ASL, contro il rischio idraulico, di siccità e di inquinamento. Provincia di Vicenza Dipartimento Territorio e Ambiente P.T.C.P. – Norme Tecniche. I Comuni, in sede di pianificazione intercomunale, con eventuale approfondimento a livello locale, dettano specifiche norme di valorizzazione naturalistica (fascia tampone, siepi, ecc) e l’uso (percorsi, punti di osservazione studio ecc) finalizzate a migliorare la distribuzione agronomica delle deiezioni zootecniche e delle sostanze a utilizzo agrario che deve essere condotta in conformità al quadro normativo vigente ed in applicazione del codice di buona pratica agricola (Dir.91/676/CE “Direttiva Nitrati”) al fine di prevenire la dispersione dei nutrienti e dei fitofarmaci nell’acquifero soggiacente; le derivazioni di acque superficiali, che devono essere regolate in modo da garantire il livello di deflusso (deflusso minimo vitale) necessario alla vita negli alvei sottesi e tale da non danneggiare gli equilibri negli ecosistemi interessati (L. 36/95).
E) Macchie boscate
La Provincia riporta nella tavola n. 3 del Piano le macchie boscate esistenti, così come individuate dalla carta forestale regionale aggiornata al 12 ottobre 2005, redatta a cura della Direzione Foreste ed Economia Montana della Regione Veneto.
I Comuni, in sede di pianificazione, si attengono alla relativa specifica normativa di settore.
H) Patrimonio agroforestale e agricoltura specializzata
Negli ambiti relativi alle produzioni specializzate, sia relative al patrimonio agroforestale che all’agricoltura, i Comuni promuovono azioni preordinate alla divulgazione della tipicità dei prodotti, tutelando e valorizzando le aziende agricole presenti nel territorio, nei loro molteplici
aspetti anche insediativi, rispetto ad altri insediamenti produttivi, al fine di evitare conflittualità o indiscriminati utilizzi delle risorse suolo, acqua e aria indispensabili per il mantenimento e lo sviluppo dell’attività agricola. La Provincia di Vicenza, i Comuni e le Comunità Montane promuovono azioni specifiche per contrastare l’aumento incontrollato della superficie boscata (es.
Mughette), al fine di salvaguardare l’utilizzo agronomico-zootecnico delle aree prato-pascolive e pascolive montane, con positivi ed irrinunciabili vantaggi di tipo:
o economico (mantenimento efficiente degli alpeggi estivi-malghe);
o paesaggistico (fruizione turistica);
o ambientale (incremento e difesa della biodiversità vegetale ed animale; incremento della densità faunistica ottimale delle più importanti specie faunistiche e venatorie).
In tale ambito la Provincia di Vicenza coordina e supporta tecnicamente i progetti di miglioramento ambientale a scopo faunistico promossi e finanziati dalla Regione Veneto in ottemperanza alla L. n.
388/2000.
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- Ambiti di prodotti tipici e/o riconosciuti a livello di marchio DOP, IGP, ecc. (radicchio, olio di oliva, prosciutto, soppressa, patata, ciliegie), vanno sostenute ed incentivate a livello di pianificazione comunale le iniziative, anche a carattere collettivo, per la valorizzazione di peculiarità produttiva, storico, culturale, paesaggistica e ambientale del territorio.
Negli ambiti relativi alle produzioni specializzate, sia relative al patrimonio agroforestale che all’agricoltura, i Comuni, anche in concerto con le Associazioni di categoria e di produttori, promuovono azioni preordinate alla divulgazione della tipicità dei prodotti, tutelando e valorizzando le aziende agricole presenti nel territorio, nei loro molteplici aspetti anche insediativi, rispetto ad altri insediamenti produttivi, al fine di evitare conflittualità o indiscriminati utilizzi delle risorse suolo, acqua e aria indispensabili per il mantenimento e lo sviluppo dell’attività agricola.
Art. 40) Salvaguardia e sviluppo della rete ecologica - Rete Natura 2000
Il P.T.C.P. identifica nella Tav. 3 la struttura della rete ecologica di livello provinciale sulla base delle conoscenze della situazione ecosistemica del territorio alla data di adozione delle presenti norme. La Provincia potrà aggiornare ed integrare tale identificazione con successivi atti, in relazione all’acquisizione di nuova ed aggiornata base conoscitiva.
Il P.T.C.P, nell’ambito della redazione dei progetti e delle intese, richiede il perseguimento dei seguenti obiettivi progettuali:
- il potenziamento di adeguati livelli di biodiversità vegetazionale e faunistica;
- la previsione di specifici interventi di deframmentazione attraverso opere di mitigazione e compensazione ambientale;
- la previsione di realizzare neoecosistemi sia con finalità di miglioramento dell’inserimento paesaggistico di infrastrutture ed aree insediate;
- l’individuazione di corridoi ecologici fluviali e il miglioramento delle capacità di autodepurazione dei reticoli idrografici;
- la valorizzazione di elementi residuali ma ecologicamente significativi del paesaggio storico vicentino, quali le risorgive;
- la gestione e la conservazione dell’agricoltura in quanto soggetto di salvaguardia dei territori a funzione, anche favorendo le colture specializzate ed incentivando forme di agricoltura compatibile o con finalità “a perdere. in favore del mantenimento di particolari specie animali (anche di interesse venatorio);
- la riqualificazione di aree degradate quali cave, discariche, aree industriali dismesse, etc. con finalità di valorizzare i siti naturalistici esistenti, SIC e ZPS, creando un sistema unitario con la rete ecologica, così come individuata nella tav. 3 di Piano, recuperando e valorizzando i beni d’interesse storico-architettonico e ambientale, i percorsi ciclo-pedonali esistenti ed in progetto, nell’ambito di una valorizzazione turistica complessiva dell’area.
In particolare si ritiene che gli obiettivi della rete ecologica Provinciale devono essere sviluppati in
modo che siano garantite:
- funzioni sia ecologiche che fruitive (greenway utilizzabile per mobilità non motorizzata) e paesistiche (interruzione delle conurbazioni continue con salvaguardia dell’identità dei singoli nuclei, orizzonte naturale fruibile dai diversi insediamenti, tutela degli ambiti di pertinenza degli edifici di valenza ambientale, salvaguardia degli ambiti agricoli con valenze storico-colturali).
- tutela e crescita del patrimonio agro – forestale con sviluppo delle previsioni di rimboschimento delle cave dismesse, della pianura (corridoi infrastrutturali) e delle aree a esondazione programmata. La Provincia promuove la costruzione di reti fruitive intese come sistemi di mete selezionate sulle risorse naturalisitiche e storiche e di percorsi orientati che privilegiano modalità di spostamento lento (ciclo-pedonale) o a trasporto collettivo.
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La Provincia promuove interventi di conservazione e miglioramento dei corridoi esistenti, non sufficientemente funzionali al ruolo di collegamento ecologico, tramite il completamento di continuità spaziale, ampliamento areale, creazione di neo-ecosistemi.
Per i corsi d’acqua si dovranno mettere in atto interventi di tutela e risanamento qualitativo, incremento e/o conversione della vegetazione arbustiva o ripariale, tutela degli ecotoni ripari.
Nelle fasce di pertinenza fluviale individuate ed incluse nella rete ecologica, l’obiettivo è la riqualificazione dell’ambiente fluviale e la conservazione dei suoi valori paesaggistici.
Tra gli interventi di rinaturalizzazione assumono inoltre particolare importanza quelli finalizzati al recupero delle cave localizzate nelle vicinanze dei corsi d’acqua, anche al fine di ricarica degli acquiferi. Azioni specifiche di tutela saranno promosse dalla Provincia, di concerto con gli altri Enti competenti, per azioni di tutela, riqualificazione e valorizzazione degli ambiti di risorgiva, considerati patrimonio di notevole significato ambientale, storico e paesaggistico del territorio provinciale.
Nelle aree boscate devono essere favoriti interventi atti al miglioramento del ruolo ecologico dei boschi: essi saranno volti pertanto al mantenimento o alla creazione di una elevata diversità
ambientale. La pianificazione locale dovrà a tal fine indicare, mediante opportuni approfondimenti tecnico-scientifici, le aree maggiormente vocate alla realizzazione o al miglioramento di impianti boscati. Nelle aree ricomprese nella rete ecologica andranno definite in dettaglio iniziative di tutela e riqualificazione del paesaggio agrario e naturale, coinvolgendo i proprietari delle aree e promuovendo la riconversione verso tecniche agricole a minore impatto ambientale.
La Provincia e i Comuni promuovono la stipula di convenzioni con i proprietari delle aree ricadenti all’interno della rete ecologica, finalizzate a favorire la rinaturalizzazione del territorio, la conversione ai metodi dell’agricoltura biologica e la riqualificazione del paesaggio agrario.
In particolare la Provincia promuove i seguenti interventi negli agroecosistemi:
- mantenimento di radure con prati polifiti naturali o a pascolo;
- formazione di siepi arboreo-arbustive nelle aree rurali;
- mantenimento di coltivazioni arboree tradizionali;
- mantenimento e ricostruzione con tecniche tradizionali dei terrazzamenti.
Direttive
I Comuni in sede di stesura dei propri strumenti urbanistici, in particolare con i PAT, anche in concerto con la Provincia, dovranno definire puntualmente il progetto di rete ecologica contenuta nel PTCP (approfondirne l’articolazione funzionale ed ambientale secondo diversi gradi di valorizzazione) e predisporre un proprio sistema reticolare, coerente con quello provinciale, formando in tal modo la rete ecologica locale.
La rete ecologica locale rappresenta il luogo preferenziale dove istituire aree di riequilibrio ecologico, ove sarà quindi da evitare o regolamentare ogni intervento di edificazione e di impermeabilizzazione dei suoli. In generale sono da limitare le nuove edificazioni ad alto consumo di suolo (urbanizzazione diffusa) e fortemente impattanti: impianti industriali inquinanti e legati a un elevato carico trasportistico.
I Comuni destinano prevalentemente le aree ricadenti nella zona della rete ecologica ad uso agricolo. I Comuni dovranno recepire e specificare al loro interno obiettivi e finalità della rete
ecologica provinciale, orientando le trasformazioni in maniera tale da non pregiudicare gli obiettivi di funzionalità ecologica previsti a scala d’area vasta.
Gli interventi all’interno della rete ecologica locale dovranno prevedere il miglioramento delle aree naturali e in via di rinaturalizzazione esistenti, quali zone umide, aree boscate ed arbustive, siti di risorgiva, tratti di corsi d’acqua e la realizzazione di neo ecosistemi naturaliformi in ambiti di cava o altri siti degradati. Gli interventi dovranno altresì prevedere il mantenimento ecologico-funzionale dei sistemi agricoli e l’incremento della naturalità negli stessi, mediante incremento o nuova formazione di fasce boscate, siepi, filari, prati polifiti.
Il sistema del verde urbano dovrà – ove possibile – essere funzionalmente collegato al sistema reticolare d’area vasta, mediante opportuna progettazione che tenda conto, oltre che delle valenze estetico-percettive del verde, anche della sua valenza in termini di incremento della naturalità diffusa. Pertanto, le aree cuscinetto ed eventuali aree residuali libere, funzionali alla connettività della rete, dovranno essere salvaguardate, con prevalente destinazione d’uso a verde, la cui progettazione e realizzazione dovrà tener conto della multifunzionalità legata alla qualità urbana e alla continuità della rete ecologica.
Nella progettazione e realizzazione degli interventi di trasformazione del territorio nell’ambito della rete ecologica, dovranno essere previste particolari misure di mitigazione e di prevenzione rispetto alla frammentazione territoriale dovuta alla loro realizzazione, tenendo conto anche delle opportunità e dei possibili effetti positivi di interventi condotti in modo compatibile con la struttura naturale del paesaggio (agricoltura biologica, corridoi e fasce tampone lungo le infrastrutture viarie, opere di ingegneria naturalistica, ecc.).
Al fine di garantire l’efficacia della rete ecologica, le opere di nuova realizzazione, sia edilizia che infrastrutturale, dovranno prevedere interventi contestuali e/o preventivi di mitigazione e compensazione in modo tale che, al termine di tutte le operazioni, la funzionalità ecologica complessiva risulti accresciuta.
Ciò potrà comportare la realizzazione di neo-ecosistemi che dovranno avere superficie e struttura
efficaci per la compensazione della tipologia ed entità della trasformazione, tenendo conto degli impatti dovuti alla sua realizzazione, comprese le fasi di cantiere.
I comuni dovranno inoltre promuovere e, ove necessario prescrivere, interventi di mitigazione degli insediamenti civili e produttivi esistenti, al fine di incrementare la funzionalità ecologica dell’intero territorio di propria competenza. L’insieme degli interventi atti a costituire – o a rafforzare – la rete ecologica locale, potranno – compatibilmente con le esigenze ecologiche della rete – favorire lo sviluppo di attività di fruizione in corrispondenza degli elementi della rete, nonché tendere allo sviluppo di attività economiche ecocompatibili.
Prescrizioni
Tutti i piani e progetti che sono previsti all’interno di core area, corridoi e buffer zone individuate nella tav. 3 devono prevedere tra i propri elaborati la documentazione prevista dalla D.G.R. 3173 del 10/10/2006 (Valutazione d’incidenza ambientale). La procedura di valutazione d’incidenza sarà effettuata dall’autorità competente all’approvazione del piano, progetto o intervento ai sensi della citata D.G.R. Per il piani e/o per i progetti che determinano nuova occupazione di suolo in aree non urbanizzate, l’attivazione della procedura dovrà essere comunicata alla Provincia, che potrà intervenire nel procedimento con parere vincolante. Dell’esito della valutazione dovrà essere data Comunicazione alla Provincia.
La realizzazione di infrastrutture viarie che interferiscono con la rete, deve prevedere, anche in fase progettuale, il posizionamento di sottopassi o sovrappassi per animali corredati di elementi utili al loro funzionamento.
Devono essere previste fasce boscate di larghezza non inferiore a metri dieci lungo la struttura da individuare all’interno della fascia di rispetto dell’infrastruttura stessa ed in coerenza con le vigenti norme di legge. La fascia boscata potrà essere realizzata anche per l’utilizzo a fini energetici della biomassa. L’organizzazione delle fasce laterali potrà avvenire in modo da produrre funzioni multiple, sia ecologiche (connettività longitudinale) sia territoriali (percorsi ciclopedonali).
I nuovi progetti di elettrodotti con tensione superiore a 100 kV all’interno delle core area devono
prevedere l’interramento, fatto salvo l'intervento debba essere realizzato per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico e non esistano soluzioni alternative possibili; in tal caso devono essere attuate idonee misure mitigative e compensative. Per le restanti componenti della rete devono prevedere misure per il contenimento del rischio di elettrocuzione e collisione dell’avifauna.
La Provincia fa proprie le norme approvate dalla Giunta Regionale con D.G.R. n. 2371/2006.
Qui di seguito viene evidenziato nell’estratto della “Carta del sistema ambientale” del territorio comunale la maggior parte degli elementi descritti precedentemente.
Legenda “Carta del Sistema Ambientale”:
Estratto Tavola PTCP “Carta del Sistema Ambientale”:
Importante può essere anche l’analisi di uno strumento intercomunale a livello di bacino idrografico quale il Piano Generale di Bonifica e Tutela del Territorio Rurale (P.G.B.T.T.R.), approntato di Consorzi di Bonifica competenti per territorio.
Il Comune di Malo è interessato dal Consorzio di Bonifica Medio Astico Bacchiglione.
Il P.G.B.T.T.R. redatto dal Consorzio di Bonifica Medio Astico Bacchiglione descrive un territorio il cui paesaggio agrario è composito: suburbano; collinare; dei campi aperti con alberature; dei campi chiusi con sistemazione a cavino e aperti con sistemazione a larghe.
I principali problemi di natura ambientale riguardano in generale l’inquinamento della rete idrica e rischio idraulico.
I progetti da proporre riguardano opere prettamente di idraulica e di ricalibratura e manutenzione straordinaria della rete. La rinaturazione non interessa superfici importanti, a causa della densità e dispersione insediativi (città diffusa) da un lato e della vocazione produttiva dei terreni agricoli dall’altro.
Come si può notare, l’attenzione posta da tali piani è sugli interventi di disinquinamento tramite sistemi di fitodepurazione e nell’utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica.
Il comprensorio di bonifica del Consorzio Medio Astico Bacchiglione, che ricade interamente nella Provincia di Vicenza, si estende su una superficie complessiva pari a 38497 ha, di cui circa 20000 utilizzabili ai fini agricoli e con circa il 25 % del territorio in zona collinare.
Il Consorzio, anche attraverso il P.G.B.T.T.R., svolge diverse funzioni. Il comprensorio del Consorzio raggruppa in sé svariate tipologie idrologiche ed idrografiche, nonché una ragguardevole estensione della rete scolante e di drenaggio (circa 700 Km), soprattutto in corrispondenza della fascia delle risorgive.
I corsi d'acqua di competenza della bonifica si originano e si concludono all'interno del perimetro consortile, confluendo "a raggiera" nel Fiume Bacchiglione, a valle della città di Vicenza.
Il sistema irriguo consortile, derivato da quattro opere di presa situate sui Torrenti Leogra, Timonchio, Astico e Fiume Tesina, per un totale annuo di 75 moduli (7,5 mc/sec), sottende
attualmente, con uno sviluppo di canali pari a circa 200 Km, un'area di oltre 3.600 ha, di cui 2.600 ha irrigati attualmente con metodo a scorrimento e circa 1.000 ha irrigati ad aspersione mediante oltre 100 Km di condotte in pressione che, data la particolare cadente naturale del terreno, non necessitano di alcuna apparecchiatura di pompaggio per il normale esercizio.
Le principali fonti di approvvigionamento delle derivazioni consortili sono quindi di origine fluviale e vengono alimentate dai bacini imbriferi montani retrostanti, le cui modeste dimensioni idrografiche ed orografiche non permettono di disporre di grandi quantità d'acqua, soprattutto durante i periodi estivi particolarmente siccitosi.
Per risolvere il problema, il Consorzio ha in fase di studio e progettazione una serie di interventi destinati alla conservazione della risorsa idrica, mediante la realizzazione di opere di invaso a monte. La funzione predominante svolta dai canali e rogge appartenenti ai sistemi consortili descritti, rimane quella irrigua; la rete adduttrice principale, estesa per circa 200 Km, è divenuta promiscua assumendo col tempo anche compiti di smaltimento meteorico e di drenaggio, per effetto dell'espansione urbanistica su vaste aree dei rispettivi bacini sottesi.
Il Consorzio dispone inoltre di una decina di pozzi freatici, utilizzati durante i periodi particolarmente siccitosi per sopperire ai cali di portata delle derivazioni irrigue superficiali.
L’urbanizzazione degli ultimi anni, avvenuta con grande impulso e spesso in modo disordinato, ha determinato nuovi problemi nei confronti dello scolo delle acque; un’area urbana infatti dà un contributo 10 o 15 volte superiore alle portate nei corsi d’acqua, rispetto ad un’area agricola. La rete scolante preesistente si è quindi rivelata in molti casi insufficiente e diventano necessarie nuove opere per garantire la sicurezza idraulica, in un territorio ormai a rischio. Il Consorzio è molto impegnato per progettare soluzioni e realizzare nuovi interventi, in questo caso con finanziamenti pubblici, ove disponibili, viste le finalità di interesse collettivo.
La trasformazione del sistema irriguo, promossa dal Consorzio ed attualmente in corso di realizzazione, da scorrimento al moderno metodo ad aspersione, consentirà di ridurre il ricorso ai pozzi irrigui per rimpinguare le portate dei canali superficiali in caso di forti siccità, atteso che la
consegna dell'acqua alle utenze, addotta in pressione all'interno di tubazioni, risulta ottimizzata e funzionale al servizio, non essendo soggetta a fenomeni dispersivi né condizionata da situazioni climatiche sfavorevoli.
Infine una citazione va fatta anche per il Piano Faunistico Venatorio regionale 2007-2012 di cui alla L.R. del 2007 n°1.
Allegato a tale piano c’è una cartografia in cui sono inseriti tra l’altro gli “Istituti di protezione della fauna” dove sono individuate le “Oasi di Protezione” e le “Zone di Ripopolamento e Cattura (Z.R.C.)”. Nel Comune di Malo non sono presenti Oasi di Protezione e neppure Zone di Ripopolamento Cattura (Z.R.C.).
Le Oasi di Protezione fanno potenzialmente parte della rete ecologica comunale, invece le Zone di Ripopolamento e Cattura risultano interessanti per la scelta a livello di proposta della
“Trasformabilità” e come zona in ogni caso a tutela della fauna selvatica presente nel territorio.
Da questa rassegna emergono dei punti di riferimento normativo verso i quali ci si è rivolti per la stesura del Piano di Assetto Territoriale P.A.T. per la componente dello studio agronomico e anche per quella ambientale.
CAPITOLO SECONDO
L’ANALISI DEL TERRITORIO E DEL SETTORE AGRICOLO (QUADRO CONOSCITIVO)
2.1 Principali caratteristiche del territorio
Il Comune di Malo dista circa una ventina di chilometri dalla città di Vicenza e confina, partendo da ovest in senso orario, con i Comuni di Monte di Malo, S. Vito di Leguzzano, Tiene. Villaverla, Castelomberto e Cornedo Vicentino. L’estensione della superficie totale del territorio è di 30,53 km2 (dato ISTAT).
La popolazione complessiva residente nel Comune di Malo risulta essere, al 31 dicembre 2008, pari a 14.386 abitanti.
Facendo riferimento al Documento Preliminare, approvato con Delibera di Giunta Comunale n.
3 del 13/01/2009, per la stesura del P.A.T. le caratteristiche generali dal punto di vista agricolo- ambientale dell’area comunale sono qui di seguito riportate.
3.2.1.4 Il sistema naturale
Nella conformazione del paesaggio in senso generale contribuiscono ed hanno contribuito fattori condizionanti legati alla presenza di attività agricole ed umane nel suo complesso. A Malo si possono distinguere due ambiti agricoli diversi:
quello della collina dove è prevalente la messa a coltura di frutteti ed uliveti (non intensiva) che vanno ad integrarsi con il contesto ambientale boschivo, che a sua volta tende ad insinuarsi anche negli anfratti oramai abbandonati un tempo coltivati, e quello dei vigneti e dei prati stabili. Il paesaggio appare condizionato dalla presenza di terrazzamenti (“masiere”) boschi, radure in prossimità dei centri abitati e della fascia pedecollinare;
quello di pianura dove si riscontra l’eterogeneità delle coltivazioni ed una frammentazione fondiaria assai ridotta nella parte nord, ed una più elevata frammentazione fondiaria a sud prevalentemente dedita alle colture di seminativi e prati stabili e colture di pregio (vivai e vigneti).
Si possono chiaramente identificare alcuni grandi allevamenti zootecnici.
La vegetazione è costituita da molteplici entità botaniche ed è rappresentata soprattutto nella zona collinare, da un’estrema varietà di generi e specie d’alberi, arbusti e piante erbacee: dalla flora tipicamente xerofila e mediterranea, fino a quella più propriamente termofila e planiziale.
In pianura vi sono filari semplici o doppi, occasionalmente fino a quattro insieme, che si sviluppano per la lunghezza di un campo o meno. Rispetto ad altri comuni dell’alto vicentino a Malo la presenza di filari alberati è inferiore per quantità, povera di specie rispetto alle potenzialità ambientali, probabile segno di una trasformazione delle campagne particolarmente significativa; il grado di manutenzione dell’esistente è comunque buono. Ulteriori elementi che connotano in maniera forte il paesaggio della pianura sono le cave (estrazione di argilla e ghiaia) attive e non attive che modificano la morfologia dei luoghi spesso in modo difficilmente reversibile portando ad un possibile degrado ambientale nel medio-lungo periodo. L’attività è stata ed è presente principalmente nella parte sud-ovest del territorio comunale intaccandone il sistema di drenaggio secondario e modificando i livelli naturali di scolo.
Le centuriazioni romane sono ancora visibili su parte del territorio, sia nella porzione nord- orientale sia sul territorio di Molina: in altri tratti la centuriazione si è perduta nell’epoca medioevale dando luogo a perdite nella percezione degli assi per far posto all’individuazione di piccoli appezzamenti non legati da un disegno complessivo.
Elementi forti che caratterizzano la pianura agricola sono i corsi d’acqua Leogra, Leogretta, Timonchio, Trozzo-Marano, Proa, Vedesai.
L’assenza di SIC e ZPS all’interno del territorio comunale non diminuisce l’importanza dei corridoi di connessione in particolare per tutta la fascia che nella parte nord-est è attraversata dal Leogra-Timonchio; tutta la parte collinare boscata nel territorio a sud-ovest è da considerarsi in connessione con il SIC biotopo "Le Poscole" distante poche centinaia di metri da confine comunale.
Particolare è la presenza del Montecio all’interno dell’urbanizzato, rilevante sia come elemento di discontinuità del territorio pedecollinare sia come elemento di naturalità potenzialmente a stretto contatto con la popolazione.
2.2 Il settore agricolo secondo le statistiche ufficiali (ISTAT)
L’analisi delle strutture produttive agricole nel Comune di Malo prende spunto dalle informazioni fornite dall’ISTAT relative all’universo delle aziende agricole presenti alla data del Censimento agricolo compiuto nel 2000 .
Da tali dati è possibile desumere alcune indicazioni sulle dimensioni e caratteristiche dell’attività agricola e sui principali utilizzi del territorio che ne conseguono. Per questo si sono analizzati quelli che sono considerati i dati più significativi tra l’universo di dati raccolti.
Tra le caratteristiche strutturali evidenziate dal Censimento dell’agricoltura 2000, è da sottolineare come la maggior parte delle aziende, il 54% circa, ha una superficie media compresa tra lo 0 e i 5 ha (Tabella 1).
Per quanto riguarda i dati della Tabella 2, si nota in modo rilevante come la maggior parte delle aziende, quasi il 62% del totale, sia a conduzione diretta del coltivatore; questo dato in un certo modo conferma quello della tabella 1 riguardante l’elevato frazionamento delle aziende agricole, ovvero la maggioranza delle aziende ha una superficie molto ridotta come dimensioni. Per quanto riguarda la ripartizione colturale riscontrata nel censimento del 2000 (Tabella 3), emerge una predominanza di colture a seminativo, che con 1.444,31 ha rappresentano il 73 % della S.A.U.
Da rilevare inoltre una discreta presenza di superficie a bosco, che rappresenta il 14% circa di quella totale.
L’allevamento zootecnico assume una discreta importanza sull’economia dell’intero assetto agricolo. Per quanto riguarda l’allevamento di bovini (vacche da latte e bovini da carne) discreta è la presenza sia delle aziende che praticano l’allevamento di bovini da carne (Tabella 4) che per le vacche da latte.
Modesta è inoltre la presenza di allevamenti di suini (Tabella 5) e quella caprini (Tabella 7) dato che il numero assoluto di capi e quello medio è maggiore per quanto riguarda i suini rispetto ai caprini.
Da sottolineare come nel territorio la presenza più consistente, dal punto di vista delle aziende e
dei capi allevati, è quella degli avicoli (Tabella 9) mentre molto ridotta è la presenza di allevamenti di ovini (Tabella 6). Vi è inoltre la presenza di allevamenti di equini (Tabella 8).
Da questa prima analisi eseguita a livello di dati ISTAT il territorio agricolo non risulta caratterizzato da una specializzazione colturale preponderante abbinato ad un’elevata frammentazione aziendale. La maggior parte del territorio è comunque coltivata a seminativo.
Nel successivo paragrafo vengono sviluppate le altre analisi che sono state reinserite nel quadro conoscitivo che permetteranno di fotografare in modo più esauriente l’attività agricola e l’uso del territorio.