– I.F.M. n. 1 anno 2003
(*) Università della Basilicata, Dipartimento Produzione Vegetale - Sezione Selvicoltura - 85100, POTENZA - [email protected]; [email protected]
RAFFAELLA LOVREGLIO (*) - VITTORIO LEONE (*)
TECNICHE DI INDAGINE DELLE CAUSE DI INCENDI BOSCHIVI
FDC 432.0
Il Metodo delle Evidenze Fisiche, utilizzato dalle Brigate di Investigazione Fore- stali spagnole e portoghesi, è un tecnica di investigazione che consente di individuare il punto di innesco del fuoco, la causa e il mezzo che ha provocato l’evento.
L’applicazione del metodo prevede diverse fasi di indagine con dettagliate ricerche in sito per l’individuazione e lo studio delle tracce percettibili o dei segni, che la propa- gazione del fuoco ha lasciato sulla vegetazione e nel mezzo fisico.
1. PREMESSA
L’analisi delle cause degli incendi boschivi consente di cogliere informa- zioni di particolare interesse ai fini della prevenzione, poiché fornisce uno spet- tro, più o meno dettagliato, delle motivazioni che determinano il fenomeno.
Da una recente indagine condotta a livello nazionale (LEONEe LOVRE-
GLIO, 2000) è risultato che in non poche regioni (Marche, Sardegna, Friuli V.G., Prov. Aut. di Bolzano) si registrano percentuali particolarmente eleva- te di cause «non classificabili».
Questa circostanza può essere ricondotta ad una difficile identificazio- ne dell’effettiva origine degli eventi: l’elevata incertezza nell’attribuzione delle cause si riflette in dati statistici che, non evidenziando la reale natura del fenomeno, non forniscono quelle informazioni basilari per definire e organizzare gli interventi di difesa dagli incendi boschivi.
Ne consegue che tuttora l’attività di difesa sembra ridursi al solo miglioramento delle dotazioni strumentali di difesa e agli interventi di con- trasto dell’evento in atto.
Attualmente in Spagna e in Portogallo si utilizza uno strumento che ha
permesso di dare una risposta a questa esigenza: il Metodo delle Evidenze Fisiche (PORRERORODRIGUEZ, 2000).
Questa tecnica di investigazione permette di identificare, seguendo l’e- voluzione di un incendio forestale, il suo punto d’origine e classificare quin- di la causa che l’ha generato; ciò facilita indagini successive volte ad identi- ficare l’autore, o almeno le sue motivazioni e consente di migliorare note- volmente le statistiche. In Spagna, in particolare, la applicazione di routine del metodo ha consentito di aumentare del 39% l’accertamento delle moti- vazioni degli incendi di origine volontaria (VELEZ, 2000).
2. IL METODO DELLE EVIDENZE FISICHE
Il Metodo delle Evidenze Fisiche (MEF) è stato messo a punto negli Stati Uniti e successivamente impiegato in Europa nel 1994, prima in Por- togallo dall’Istituto Nazionale di Polizia e Scienza del Crimine (INPCC), e di seguito in Spagna, dalle Brigate di Investigazione degli Incendi Fore- stali (BIIF).
Il metodo consente di localizzare il punto di inizio degli incendi, di determinare quale tipo di attività lo ha provocato e identificarne le cause, che in futuro potrebbero provocare nuovamente l’evento nella medesima zona.
Il punto di inizio si localizza attraverso la lettura delle tracce lasciate dal fuoco nel suo propagarsi.
Esso permette di cercare, e se esistono, rinvenire prove materiali del mezzo di innesco dell’incendio.
Queste, insieme alle evidenze fisiche e alle dichiarazioni dei testimoni, permettono di:
1. ricostruire l’incendio dalla sua origine;
2. conoscere e classificare le cause che lo hanno provocato;
3. identificare l’autore dell’incendio, relazionando i fatti con le prove e i testimoni disponibili.
Il metodo proposto ha, come caratteristica principale, l’oggettività.
Esso è basato sulla localizzazione in modo sistematico dei fatti e delle prove, rinvenute lungo il percorso del fuoco (PORRERORODRIGUEZ, op.cit.).
3. IL PROCESSO DI INVESTIGAZIONE
L’investigazione rappresenta un complesso e sistematico processo di indagini che inizia con la notizia stessa del incendio.
È fondamentale che le ricerche siano condotte da squadre specializzate
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di Investigazione. In Spagna la Brigata è formata oltre che da agenti foresta- li, anche da differenti rappresentanti delle Forze dell’ordine, con compiti specifici nella protezione della Natura (Guardia Civile e Polizia).
Il Gruppo di Investigazione delle Cause è in contatto permanente e diretto con i centri di avvistamento incendi e le sale operative.
Una volta avvistato un incendio, la squadra investigativa richiede la data e l’ora di avvistamento e allarme, nonché i dati della persona che ha dato l’allarme; essa in seguito verrà contattata, in quanto probabilmente unica testimone, per essere interrogata.
Dopo la localizzazione del luogo dove si è sviluppato l’incendio, la squadra chiede alla sala operativa dati in ordine alla serie storica degli incendi nella zona interessata, alle cause registrate in passato nel medesimo ambito, ai dati meteorologici dei giorni precedenti.
Per scoprire la causa che ha provocato l’incendio, è necessario identifi- care il punto di inizio. È fondamentale, pertanto, individuare sul terreno la zona al cui interno è prevedibile che ricada tale punto.
Occorre, a tal proposito, tenere conto delle barriere naturali e artificia- li che possono aver ostacolato il passaggio del fuoco, dell’attività dei mezzi di spegnimento, del rilievo del terreno, del combustibile presente e delle variabili meteorologiche.
In caso d’incendio di modesta ampiezza, tanto che l’investigatore possa osservarne direttamente il perimetro, sarà facile esaminarlo nella sua totalità fino a determinare l’area dove è partito e identificare, all’interno, il corrispondente punto o punti di inizio sulla base delle forme che il perime- tro del fronte di fiamme può assumere.
Nel caso di dimensioni più grandi, tanto che risulti possibile osservarlo solo dall’alto, si ricorre alla determinazione della geometria dell’incendio, assi- milando il perimetro ad uno dei modelli teorici di propagazione (VELEZ, 2000) (Fig. 1). Ciò consente di localizzare, approssimativamente, la zona di inizio del- l’incendio.
Individuata la geometria dell’incendio e definita una possibile zona di inizio, più meno ampia e compatibile con la forma geometrica, è necessario ridurre ancora di più questa superficie, fino ad individuare l’area ristretta di inizio. In questa fase, l’indagine verrà condotta sul terreno, fino a scoprire il mezzo di innesco e la possibile causa.
Per stabilire l’area di inizio si applica il Metodo delle Evidenze Fisiche (MEF), che permette di ricostruire l’evoluzione del incendio attraverso le tracce percettibili o segni, che la propagazione del fuoco ha lasciato sulla vegetazione e nel mezzo fisico (PORRERORODRIGUEZ, op.cit.).
Attraverso la lettura della direzione di propagazione del fuoco nei diversi combustibili, delle tracce sui materiali ed oggetti esistenti nell’area e
una corretta interpretazione di tali segni, la squadra localizza il punto o i punti di inizio, obiettivo fondamentale per il processo di investigazione.
Oltre alla ricostruzione del percorso compiuto dal fuoco, è fondamenta- le, cercare nelle vicinanze dell’area di origine del focolaio, prove fisiche utili in sede giudiziale per confermare la dinamica dell’evento e comprovare il coinvolgimento di una o più persone. Quanto maggior sarà la completezza, la chiarezza e la varietà delle prove fisiche trovate, tanto più credibile sarà l’in- dagine condotta.
Le tracce di un incendio, che devono essere ricercate e analizzate nel- l’area di analisi sono (Fig. 2):
1. Grado di danno: il volume di materiale vegetale consumato o danneggia- to dal passaggio del fuoco può dare indicazione della direzione di avan- zamento delle fiamme, in considerazione della velocità del vento, della pendenza del terreno e della quantità di combustibile presente in zona (Foto 1);
2. Modello di propagazione: la forma geometrica dell’area percorsa dal
Figura 1 – Modelli geometrici di propagazione di un incendio di vegetazione, definiti in funzio- ne della velocità del vento e della pendenza.
– Shape of the perimeter of wind and slope driven vegetation fires.
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Grado di danno Modello di propagazione
E sposizione / Protez ione Distacco della corteccia
Modello di carbonizzazione Desquamazione
Pietrificazone dei rami Macchie di fuligine
Colore della cenere Graminacee
Figura 2 – Schema delle tracce lasciate dal fuoco.
– Schema of marks left by fire.
fuoco indica il comportamento del fuoco durante la sua avanzata e i principali fattori che lo hanno influenzato;
3. Esposizione / Protezione: è una traccia che si produce quando esistono ostacoli che il passaggio del fuoco «marca» per effetto del calore (pie- tre, rami, strobili, graminacee etc.). Combustibili e oggetti prossimi all’area di inizio presentano, pertanto, una porzione annerita per effetto del fumo e una porzione intatta, di colore naturale. La parte non marca- ta indica la direzione di propagazione del fuoco, mentre la porzione annerita rappresenta la direzione di provenienza.
4. Distacco della corteccia: il calore produce un distacco della corteccia, nella zona opposta rispetto alla direzione del fuoco, per effetto della per-
1tempo di residenza delle fiamme (ANDERSON1982), è il tempo durante il quale permane la combustione su una superficie.
dita di umidità. Oltre alla prova visiva dell’avvenuto distacco della cor- teccia, al tatto si può riconoscere il lato del ramo più liscio, che indica la direzione di provenienza del fuoco (Foto 2).
5. Modalità di carbonizzazione: sono i segni della carbonizzazione prodotti dall’azione del fuoco. La forma dell’area carbonizzata è funzione delle caratteristiche del combustibile superficiale, della direzione del vento, della pendenza del terreno e della direzione di propagazione dell’incendio.
6. Desquamazione: una carbonizzazione profonda del legno lascia un parti- colare superficie a placchette rilevate o a «pelle di coccodrillo», nera e brillante. La direzione di propagazione si determina osservando il lato del tronco o del ramo più scottato, che corrisponde alla direzione di provenienza del fuoco.
7. Pietrificazione dei rami: per effetto del calore, i rami sottili degli arbusti presentano, dopo il passaggio del fuoco, un portamento «a bandiera», tanto più evidente quanto più rapido è stato il passaggio del fuoco. In zona vicina al punto di inizio oppure in aree in cui il tempo di residenza1 delle fiamme è stato elevato, gli arbusti più scottati sono quelli più prossimi alla fonte di calore; essi si presenteranno piegati verso la direzione di propagazione del fuoco.
8. Macchie di fuliggine: le particelle carboniose di fuliggine, che si formano per effetto di combustione incompleta, trasportate dal fumo che si pro- paga nella stessa direzione del fuoco, si fissano sugli ostacoli (rocce, tronchi, muri, recinzioni, pareti etc.) che incontrano. Depositandosi anche in zone in cui non vi è stata la combustione di materiale vegetale, esse costituiscono, pertanto, un chiaro indice della direzione del pas- saggio del fuoco.
9. Colore della cenere: il colore della cenere indica il tempo di residenza delle fiamme; essa risulta bianchiccia in caso di combustione completa.
10. Steli delle graminacee: perdono turgescenza e cadono dal lato opposto a quello in cui vi è stata l’azione del fuoco; le punte degli steli caduti sono, pertanto, poste nella direzione del passaggio del fuoco.
Le graminacee possono presentare diversi effetti sui tessuti:
– se vicini al punto di inizio del fuoco, che non presenta ancora una direzione definita, i culmi perdono turgescenza e cadono verso il punto di inizio;
– se il fuoco avanza secondo una direzione precisa, i culmi si rompono bru- ciandosi alla base e lasciando una sezione di taglio inclinata a forma ellitti- ca, in cui la parte più bassa indica il punto di arrivo del fuoco e la parte più alta la direzione di propagazione del fuoco. La sezione di taglio carbonizza-
Foto 1 – Materiale vegetale consumato e danneggiato dal passaggio del fuoco: il tipo e livello del danno indicano la direzione di avanzamento delle fiamme.
– Biomass burned and damaged by fire: the type and the amount of damages allow to identify the direction of fire spread.
Foto 2 – Il distacco della corteccia, per effetto della perdita di umidità, si verifica nella zona opposta rispetto alla direzione del fuoco.
– Detachment of bark, due to moisture loss, in the lee-side of trunk.
ta dei culmi risulta più soffice e setosa, al tatto, nel verso della direzione del fuoco; più ruvida, invece, nel verso di provenienza del fuoco (Foto 3).
Segni e tracce individuate, fotografate e catalogate sulla vegetazione, sul terreno e su qualsiasi oggetto presente nell’area di indagine (pietre, bot- tiglie o contenitori in plastica o vetro, etc), consentono di ricostruire, con buona approssimazione, la traiettoria seguita dall’incendio e la geometria del suo perimetro.
La conoscenza della dinamica del fuoco, insieme alla lettura delle trac- ce, permette all’investigatore di disegnare sul terreno il quadro degli indica- tori di direzione e il senso di propagazione. Questo si realizza attraverso l’uso di bandierine triangolari di colore rosso, la cui punta indica il verso della direzione della propagazione dell’incendio.
In questa modo si delimita una piccola superficie, chiamata area di ini- zio, al cui interno si troveranno le informazioni necessarie per individuare la causa che ha provocato l’incendio (PORRERORODRIGUEZ, op.cit.).
Una volta delimitata l’area di inizio e prima di realizzare l’analisi detta- gliate, è necessario comprovare che la sua ubicazione sia corretta.
Per la validazione dell’area di inizio così individuata, si rende indi- spensabile disporre di informazione sulla effettiva ubicazione dei mezzi d’e- stinzione nel giorno dello spegnimento del fuoco e delle deposizioni degli
Foto 3 – Base carbonizzata dei culmi di graminacee: l’inclinazione della superficie di taglio segna la direzione del fuoco.
– Carbonised basal tip of Gramineae culms: the slope of the surface indicates spread direction.
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eventuali testimoni presenti, che potrebbe confermare anche l’esistenza di più punti di innesco.
Quando queste indagini coincidono con le conclusioni della squadra di investigazione, può dirsi validata l’area di inizio (PORRERORODRIGUEZ, op.cit.).
Qualsiasi incendio è stato provocato da «qualcuno» oppure da «qualche cosa». Lo scopo dell’investigatore è quella di ricostruire e relazionare gli eventi accaduti con l’autore, mediante le prove inconfutabili trovate nel luogo di inizio.
Al fine di riconoscere il punto di inizio e per localizzare il mezzo di innesco, l’area delimitata viene prima divisa, utilizzando corda e picchetti, in fasce di 0.5 m di larghezza e della lunghezza necessaria ad un’analisi di dettaglio (Foto 4).
Si procede così ad esaminare le tracce riscontrate, cercando nell’area in esame indizi utili per la ricostruzione degli eventi.
È conveniente chiarire che per mezzo di innesco si intende la causa ultima di inizio del incendio. Per esempio, se si arriva alla conclusione che la causa di un incendio è la trascuratezza di escursionisti, si dirà che la fonte di calore che ha prodotto l’incendio è il falò acceso da essi e il mezzo di innesco un carbone ardente proveniente del fuoco.
Una volta trovato il punto di inizio, si esamina attentamente l’area
Foto 4 – Fasce di 0.5 m di larghezza delimitate utilizzando corda e picchetti.
– Strips 0,5 m wide fixed with rope and sticks.
prossima ad esso, cercando le tracce oppure gli effetti della fonte di calore, che permettano di confermare il mezzo di innesco (per esempio: un fulmi- ne) e infine la causa del fuoco (nel caso dell’esempio, un temporale).
Le tracce e gli indicatori presenti nel terreno permettono all’investiga- tore di giustificare e rafforzare le sue argomentazioni attraverso prove tecni- che, oltre che corroborare le dichiarazioni di eventuali testimoni.
In un incendio le tracce spesso sono poco persistenti, in quanto i com- bustibili carbonizzati sono fragili e facilmente cancellabili. Non potendo disporre di una seconda opportunità, l’investigatore deve prendere in con- siderazione tutti gli elementi necessari per registrare, fotografare e conser- vare le prove che possano essere raccolte.
Durante lo studio della zona d’inizio del fuoco, si dovranno registrare le prove e le evidenze presenti, con l’obiettivo di comprovare a quali attività siano collegabili, oppure in caso di motivazione mai riscontrata, fare una catalogazione delle caratteristiche della nuova attività connessa all’incendio (PORRERORODRIGUEZ, op.cit.).
Identificato il punto di inizio e definite le tracce più significative presenti nell’area, si procede alla ricostruzione della scena dell’incendio e dei fatti accaduti, predisponendo il quadro degli indicatori, cioè l’elencazione della serie di tracce di attività, tanto fisiche quanto umane, presenti nella zona d’i- nizio del incendio. Facendo un raffronto tra i diversi indicatori, si rende pos- sibile la classificazione delle cause che hanno provocato l’incendio.
L’elaborazione del quadro degli indicatori ha l’obbiettivo di stabilire una ipotesi della causa del incendio. Per renderla valida, si deve verificare la ripetizione di situazioni uguali, riferibili alla stessa attività, in diversi incendi, al fine di essere sicuri che un fenomeno o una situazione sia carat- teristica di una attività concreta.
Esiste una serie di indicatori già formalizzati che corrispondono alle seguenti attività:
1. Fulmine
2. Fuochi d’artificio 3. Apicoltura
4. Caccia ad animali selvatici 5. Attività ricreative
6. Fuochi intenzionali 7. Bruciatura di aree agricole 8. Bruciatura di rifiuti agricole 9. Attività ferroviarie
10. Fumatori
11. Bruciatura di rifiuti
12. Quadro d’indicatori di altre attività.
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Il quadro degli indicatori di attività, stabilito dagli investigatori, si compara con quelli già classificati, al fine di comprovare se i fatti registrati corrispondano con quelli che caratterizzano queste attività. In tal caso, si assegna questa come possibile causa dell’incendio.
L’informazione così ottenuta sul mezzo di innesco e sul possibile auto- re, raccolta nella fase di prova materiale, si deve comparare con le dichiara- zioni dei testimoni del incendio e delle persone coinvolte direttamente o indirettamente con l’evento.
Le relazioni, così trovate, definiscono con elevata probabilità una pos- sibile causa d’incendio. È inoltre possibile che con le prove trovate, tanto fisiche come testimoniali, si possano stabilire altre ipotesi sull’origine del fuoco.
Se questo processo di dichiarazione di validità è superato, si potrà sta- bilire con certezza la causa che ha provocato l’incendio forestale.
Qualora questa ipotesi si dimostri non valida, verranno prese in consi- derazione altre ipotesi che meglio spiegano la situazione, oppure il processo di investigazione dovrà essere nuovamente ripercorso.
CONCLUSIONI
Un’analisi puntuale delle motivazioni, con metodi di indagine appro- priati, è fondamentale per impostare una attività di difesa, su scala geografi- ca locale, che miri alla modifica e alla possibile rimozione delle cause e non soltanto alla riduzione degli effetti, come tuttora avviene.
Agli incendi tuttora si oppone, infatti, un meccanismo difensivo d’atte- sa, preordinato ad intervenire con iniziative di contrasto sull’evento in atto, che si limita all’intervento contingente; tale impostazione appare inevitabil- mente condannata all’insuccesso anche in vista del numero crescente d’e- venti.
Una diversa impostazione dell’attività di difesa, basata sulla prevenzio- ne, non può invece prescindere dalla analisi e conoscenza delle cause del fenomeno, a scala locale, per tentare di modificare i comportamenti umani che ne sono alla base.
Il primo passo per arginare il preoccupante incremento del fenomeno è, quindi, quello di determinare con certezza le cause reali, anche ai fini della irrogazione di adeguate sanzioni.
Generalmente, si indicano come possibili cause le condizioni socioeco- nomiche della popolazione rurale, i fattori del clima, gli aspetti strutturali delle grandi città ecc.
Ai responsabili della salvaguardia della natura e della gestione delle
sue risorse, queste generalizzazioni però non servono. Si rende necessario analizzare ipotesi basate su informazioni oggettive, più dettagliate possibile, che indichino le reali cause di incendio, per rendere possibile l’applicazione di soluzioni specifiche a problemi concreti.
Il metodo esposto consente di standardizzare le operazioni di investigazio- ne e ridurre sensibilmente il numero di eventi considerati di origine dubbia.
SUMMARY
Forest fire causes investigation methods
The Physical Evidences Method, widely applied by Spanish and Portuguese Forestry Services, is specifically designed to help investigators to determine the origin of a fire (the site where the fire began), and secondly to examine closely the site of origin to try and determine what it was that caused a fire to start at or around that location.
Method’s implementation passes through methodical principles of inspection of the fire scene at ground level and or from an elevated position, the step by step analysis of marks left by fire, the examination and record of materials present.
BIBLIOGRAFIA
ANDERSONH.E., 1982 – Aids to determining fuel models for estimating fire behavior.
Gen. Tech. Rep. INT-122. Ogden, UT; US. Department of Agriculture, Forest Service, Intermountain Forest and Range Experiment Station; 22 pp.
LEONE V., LOVREGLIO R., 2001 – Analisi delle cause degli incendi. Capitolo di
«Prevenzione incendi e interventi di recupero nelle aree percorse dal fuoco:
definizioni, metodologie e prospettive, per Linee guida al Piano A.I.B delle Regioni». In corso di pubblicazione.
PORRERORODRIGUEZM., RIOSPUNZANOJ. – Tecnicas de investigacion de causas. In:
Velez R., 2000 La defensa contra incendios forestales-Fundamentos y Experiencias , Mc Graw Hill, Madrid.
PORRERO RODRIGUEZ M.A., 2000 – Incendios Forestales I. Investigaciòn de causas.
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VELEZR., 2000 – La defensa contra incendios forestales: Fundamentos y Experiencias, cap. 13 Actuacion sobre las causas de origen humano. Mc Graw Hill, Madrid.