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Un pisellino rosso

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Academic year: 2021

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Marzo 2008 http://www.medicoebambino.com/?id=IND0803_30.html

MEDICO E BAMBINO

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Un pisellino rosso

ITALO MARINELLI Pediatra Ospedaliero, Agnone

Sono un pendolare: lavoro nella Pediatria dell'Ospedale regionale ma vivo in montagna, in un paese doce c'è l'Ospedale ma manca il pediatra di base. Mi capita spesso, quindi, di essere chiamato a visitare qualche piccoletto che sta male.

Questa volta si tratta di un lattante di 3 mesi che piange disperatamente da circa un'ora. Ha sofferto di coliche, è allattato artificialmente, i genitori sono giovani, spaventati e inesperti. Mi sembra sofferente e lo visito con cura, nudo così come si deve. Tutto negativo, anche un'esplorazione rettale che faccio forse per eccesso di zelo per sedare la mia costante preoccupazione di “toppare” un'invaginazione. Tutto negativo, ma piange come un ossesso. E' mezzanotte. “Cinque gocce di alginor e una supposta di tachipirina ma, se continua a piangere o succede qualcosa di strano, chiamatemi. In ogni caso ci sentiamo domani”.

Il giorno successivo, dopo il solito briefing con gli amici in edicola - l'acquisto del quotidiano è un rito fatto di battute, commeti, sfottò, litigate - mi ricordo del piccolino e, visto che abita lì vicino, torno a vederlo. Il lattante che piange, l'ho già detto, mi turba sempre un po'. “Vi avrei chiamato, dottore. Non piange più ma ha la febbre”. Vado a prendere la borsa, lo rivisito, stavolta dalla cintola in su, le membrane timpaniche sono davvero iperemiche e, tranquillizzato, concludo: “Ha le orecchie rosse, forse è un'otite”. E' piccolino: niente vigile attesa, prescrivo amoxicillina. “In ogni caso mi faccia sapere” e parto per il capoluogo dove (pomeriggio-reperibile-mattina) resterò per due giorni.

La mattina del giorno dopo la madre mi chiama, non molto allarmata: “Dottore, tutto bene. Non ha più febbre, non piange, ha solo il pisellino un po' rosso”. Il pisellino. Ma che sarà mai? Non ha la febbre, non piange, sta bene. Comunque domani me lo faccia vedere”.

E' passato un altro giorno. Solito meeting in edicola, spesa al discount (un'altra delle mie passioni); mentre rincaso, chi incontro? La madre del lattante che se lo porta a spasso, beato, nella carrozzina. “Andiamo a casa, signora, mi faccia vedere questo pisellino”. Appena tolto il pannolino, mi sento gelare. L'emiscroto di destra è rosso, tumefatto. Il testicolo è notevolmente ingrandito, duro-elastico, dolente alla palpazione, bozzuto. Spiego alla mamma che la faccenda è serie e li mando di corsa alla Chirurgia Pediatrica più vicina (per modo di dire, sono quasi due ore di macchina).

Lo operano d'urgenza, con poche speranze di salvare il testicolo. Il chirurgo mi dirà che non era una torsione ma “forse” un'orchite. In ogni caso decidono di non asportare il testicolo, ma lo lasciano in sede. Fanno antibiotici parenterali e cortisone.

Per un anno e più, quando incontro i genitori per strada si voltano dall'altra parte. Anche la cassiera del discount (è la zia) mi guarda in tralice. Per non parlare della nonna. Ce l'hanno con me. Forse hanno ragione. Perché al controllo non l'ho visitato tutto e mi sono accontentato di diagnosticare un'otite inesistente (con tutti quei pianti le membrane timpaniche si arrossano per forza)? Forse no: se la madre avesse detto pane al pane, “palline” al posto di “pisellino” avrei pensato a uno scroto acuto, sarei stato più tempestivo.

E chi mi dice che la mattina l'obiettività non fosse ancora negativa? E poi: non piangeva più, non era sofferente, stava bene! Forse invece sì: un arrossamento del tutto fuori posto del pisellino, che ci azzeccava? Non avrei dovuto approfondire, “interpretare” meglio quello che la madre mi diceva?

Poi, lavorando nell'ambulatorio pediatrico dell'Ospedale del mio paese, mi capita di rivisitare il piccolo, che nel frattempo è cresciuto molto bene. E' venuto per un raffreddore, ma lo visito tutto e naturalmente vado subito a guardare lo scroto. I testicoli sono apparentemente normali, quello di destra è perfettamente simmetrico al controlaterale. Si sarà salvato? Lo spero proprio. Intanto i genitori, la cassiera e la nonna hanno ripreso a salutarmi.

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