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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.10 (1883) n.459, 18 febbraio

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

A n n o X - V oi. X IV

D o m en ica 18 F e b b ra io 1888

N . 459

LE SOVVENZIONI E LA NAVIGAZIONE A VAPORE

Dinanzi alla com m issione d’ inchiesta p er la m a­ rina m ercantile poco fu il bene e m oltissim o il male che fu detto delle sovvenzioni accordate e da ac cordarsi alla m arina a vapore. Il poco bene è quasi in totalità rappresentato da una bellissim a m em oria del C om m . Laganà in cui sono considerazioni dot­ tissim e e pratiche, e verità inconcusse. E un serio inconveniente che il chiarissim o autore sia per la sua troppo em inente posizione, in caso di non es­ sere troppo creduto ; egli è direttore generale della società generale di navigazione italiana (F lorio-R u- hattino) e in tal q u a lità , gli oppositori hanno buon giuoco contro di lui. S arebbe bene pertanto che ci si abituasse, nelle questioni tutte (e specialm ente in quelle che hanno stretta relazione colla prosperità nazionale, e che perciò vanno trattate da un punto di vista molto positivo), a considerare le verità com e cose assolutam ente indipendenti dalla persona che le dice, e se proprio sono tali, riconoscerle an ch e se dette da quelli che hanno un interesse diretto od indiretto a farle prevalere. E sagerando il sistem a opposto, arriverem o al punto di negare la parola agli avvocati difensori nei processi civili e crim i­ nali, e condannerem o i m inistri al silenzio in P ar­ lam ento ad ogni interpellanza.

Il m ale che fu detto delle sovvenzioni governa­ tive alla navigazione a vapore, è non pertanto vero e reale, ma dipende, a nostro avviso, dalla m aniera con cui le sovvenzioni furon date finora, dai pochi studi che ad accordarle si fecero precedere, dalle soverchie esigenze delle P o ste , che obbligavano le com pagnie sussidiate a rivalersi sul pubblico dei danni che ne venivan loro ; vi si è perfino, a quanto ci pare, insinuata un poca di gelosia verso le com ­ pagnie stesse ; in m olte risposte ai quesiti della com ­ m issione chiaro appare che gl’inconvenienti del sus­ sidio sarebbero stati m inori, secondo alcuni, se in­ vece di accordarlo ad una data società già stabilità, si fosse invece accordato ad altre, in p ro g etto ; in ­ fine, questa delle sovvenzioni, fu una questione tra t­ tata poco profo n d am en te, e continuam ente p regiu­ dicata da viste d’ in te re s s e , in vari m odi nelle r i­ sposte manifestato.

Il sistem a delle sovvenzioni fu inaugurato in Italia circa 30 anni fà ed ebbe p er ragione il tra ­ sporto delle corrispondenze postali tra i! continente e le isole, e tra i porti principali del nostro litto- rale. Aveva così un carattere di servizio pubblico, legittim o quanto altro m ai, anche agli occhi dei più severi nem ici del privilegio; com prendesi agevol­

m ente che le corrispondenze postali debbono esser regolari, e perciò in ragione degli obblighi imposti alle com pagnie sovvenzionate, nessuno poteva trovare la sovvenzione esagerata ; esigevasi che il vapore partisse a giorno ed ora fissa, fosse o no com piuto il suo c a ric o , e il più delle volte succedeva che esso dovesse partire quasi a vuoto ; esigevasi F a r ­ rivo a giorno fisso, e com patibilm ente colle intem ­ perie, perfino quello ad ora fissa, perciò massimo consum o di carbone onde esser al grado di lottare con venti contrari e con m are ag itato , che a c c re ­ sceva anche il rischio, e in ogni caso deteriorazione del capitale fisso. Ai porti che costituivano capo di linea un vapore dovea esser tenuto ferm o ad ogni tem po, onde rim piazzare quello che avrebbe dovuto partire, se una qualche avaria ne lo avesse im pe­ dito, onde accrescim ento straordinario di spese ge­ nerali. In so m m a, p er quanto le sovvenzioni fossero laute, in presenza di tante esigenze niuno poteva di­ chiararle gravose per lo Stato ; anzi spesso in par­ lam ento si fecero ud ire reclam i, non contro le com ­ pagnie, ma contro le am m inistrazioni postali, che con interpretazioni troppo ristrette dei c a p ito la ti, e qualche volta con veri e propri capricci, rendevano non di rado im possibile la continuazione del servizio.

Ma com e in com m ercio tutta 1’ arte consiste in m inorare gl’ inconvenienti, e portarli se è possibile a divenire profittevoli, accadde lo stesso per la n a ­ vigazione sussidiata. Le com pagnie com presero che non avrebbero trovato il loro tornaconto nella sov­ venzione a cui facevano riscontro tanti obblighi, e s’ingegnarono a far di essa la base di una g u erra spietata alla navigazione libera. A bbassarono i noli senza aver riguardo alla p erd ita che lor ne veniva, prom ettendosi di com pensarli a suo tem po con più lauti guadagni, e m irarono con questi ribassi a to­ g liersi di mezzo ogni concorrenza. L a navigazione libera lottò quanto potè, ma invano, le società ave­ vano nella sovvenzione una base se non di g u ad a­ gno, alm eno di vita, e potean contentarsi alm eno per u n certo tem po di vivere senza guadagnare, gli arm atori no ; per essi era questione v itale l’a ­ v e re o no un carico da trasportare, e non poteano sopportare perdite ingenti, che, indifferenti presso a poco ad una società che le divideva sopra un n u ­ m ero grande di azionisti, sarebbero state rovinose p er u n privato.

Ne avvenne che la navigazione libera dovè ces­ sare di far concorrenza alla sussidiata, e questa poco a poco dette la legge al com m ercio, che ad essa dovè forzatam ente ric o rre re per i suoi tra ­ sporti.

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pio si era lim itala alle coste nazionali, anche a quelle estere, gli stessi inconvenienti si verificarono, esacerbati perfino sotto certi punti ili vista dalle necessità di lotta contro le altre com pagnie estere sussidiate da altri governi, e le spese di queste lotte ricadevano sul com m ercio nazionale. Si videro com pagnie sussidiate cercare, per M arsiglia a noli più bassi elio per Genova, m algrado la m aggiore distanza, onde far concorrenza alle com pagnie fran ­ cesi sussidiate dal G overno di F ran cia, m ettendo così i nostri negozianti n Ila condizione di non po­ ter lottare in G enova coi prezzi di M arsiglia, o e - sponendoli, se lo avessero voluto fare, a perdite reali ; divergendo pure in tal guisa il traffico dai porti nazionali con m anifesto danno del nostro com m ercio ; infine volgendo la sovvenzione, che non è data che colla m ira di favorire i traffici, a detrim ento di essi, tanto nei porti di carico come in quelli com m erciali.

Ma bisogna pensare che m olti di questi inconve­ nienti sarebbero evitati se le troppe esigenze del l’am m inistrazione non m ettessero le com pagnie nella necessità di rivalersi com e possono, anche con mezzi da cui ripugnano, delle perdite loro. Se si desse loro più libertà, m eno obblighi d’orario, e soprattutto non si costringesse a tenero i vapori ferm i, lasciando in loro responsabilità di assicurare la partenza, m a­ gari anche costringendoli in caso di avaria a no­ leg g iare a qu alu n q u e costo u n vapore, le com uni­ cazioni postali sarebbero assicurate, senza tanta p er­ dita di denaro p e r le com pagnie, alle quali il tenere vapori fermi costa troppo.

A riscontro di questi inconvenienti bisogna con­ sid erare che le sovvenzioni alle com pagnie di na­ vigazione sono dopo tutto, o buono o cattivo che sia, il solo mezzo per iniziare relazioni fra due paesi e rice rc ar m ercati; e danno sicurezza che una via sia battuta, senza sospensione, il che colla n a ­ vigazione lib e ra-n o n -si otterrebbe ebe difficilmente. Sono inoltre veri e propri servizi pubblici, onde se costano qualche cosa allo Stato, questo se ne ri­ vale.

L a com m issione per l’inchiesta sulla m arina m er­ cantile non ha voluto troppo approfondire la que­ stione se le sovvenzioni sieno utili o no. E ssa sta­ bilì che caso p er caso si dovesse fare u n ’inchiesta speciale, e non solo per dare nuove sovvenzioni, ma anche per continuare le attuali, quando vengano a s c a d e re ; in tesi generale stabilì che avendo am ­ m esso il sistem a dei prem i di costruzione e di na­ vigazione, le sovvenzioni divenivano o inutili, o dannose per essere una superfetazione, o m eglio un raddoppiam ento dei prem i stessi. A noi pare che nè l’una n e l’altra di queste decisioni rispondano agli scopi per cui fu fatta l’inchiesta. S areb b e stato b en e che la com m issione, sulla scorta dei resultati, avesse com pletam ente deciso le due questioni; quel­ la prim a di' tutto se le sovvenzioni son cosa utile o no, e quindi l’altra, se le sovvenzioni esistenti sieno date con discernim ento o no, e se sia utile co nservarle, o cercare di rescindere i contratti. N iuna delle due fu d ecisa; non basta d ire che le sovvenzioni sono una superfetazione ai prem i : si potrebbe rispondere, che quando i prem i saranno decretati, si farà eccezione pei vapori destinati alle linee sovvenzionate, ma era im portante lo studiare caso p er caso, linea per linea se i prem i potranno rim piazzare la sovvenzione, e se in caso contrario

non ne verrà troppo danno al com m ercio, ove la li­ nea dovesse essere abolita. Le sovvenzioni allo li­ nee del Levante non im pediscono è vero la rid u ­ zione dei nostri traffici, ma sarebbe stato utile ve­ dere quali furon le cause di questa riduzione, e se la sovvenzione poteva im p e d irle; se furono, come infatti è così, indipendenti dalla di lei azione, è as­ solutam ente ingiusto accagionare ad essa fatti che escono dalla sua sfera d’azione. Nel caso fre q u e n ­ tissimo che ad un porto estero concorrano più co m ­ pagnie, sussidiate da diversi stati, qual vantaggio potrebbe ritra rre la navigazione libera italiana, se si togliesse la nostra? N essuno! essa non potrebbe v incere la concorrenza delle linee estere che ri­ m arrebbero, e il solo effetto che si ritra rre b b e da questa abolizione sarebbe il togliere affatto ai nostri porti la relazione com m erciale con quello estero, perchè la navigazione lib e ra ha a suo carico tutte le spese e non può lottare colla sussidiata. La com ­ m issione poi avrebbe dovuto, coi mezzi che aveva a sua disposizione, dire francam ente se le attuali linee sovvenzionate facciano o meno il vantaggio del nostro com m ercio, e dom andare se ve ne sieno a l­ cune che converrebbe abolire, e altro che conver­ rebbe stabilire ; il fare un ’inchiesta caso per caso allorché scad ran n o i contratti esistenti, o s’intenda farne dei nuovi, non ci pare buon provvedim ento perchè in quel m om ento appunto gli interessi per­ sonali saran n o più in giuoco, e sarà il tem po meno opportuno alla ricerca della v e r ità ; certo m eno dell’attuale, in cui nessun mezzo faceva difetto alla com m issione, e passerà molto tem po in Italia p r i­ m a che si possano di nuovo riu n ire, uom ini così com petenti a fare un’inchiesta, e docum enti così num erosi.

M iglior partito sarebbe stalo, a nostro credere, trattare una questione così im portante pel nostro com m ercio e per la nostra m arina m ercantile com e tutte le altre, cioè con profondità, con larghezza di vedute, con im parzialità. Il volerla lasciare quasi im pregiudicata col concludere che caso per caso si faccia un ’inchiesta speciale, e che si ritengano i prem i com e una nuova form a di sovvenzione da sostituirsi all’antica, senza studiare se questi pos­ sano avere gli stessi resu ltati, il che è p e r lo meno dubbio, fu per parte della com m issione d ’inchiesta u n abdicare ai suoi diritti, un frustrare il paese di u n responso che doveva attendere, onde sapere se fino ad ora il danaro della sovvenzione era stato m ale speso o no, e di un consiglio che esso richie­ deva per l’avvenire.

L ’ ABOLIZIONE D EL CORSO FORZOSO

e la c a rta d ello Stato

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18 febbraio 1883 L ’ E C O N O M I S T A 99 E p p u re è così! A ll’epoca nostra l’ indirizzo degli

studi ci ha in siffatto modo abituati all’analisi, anche dei m inuti fenomeni, olio solleviam o pu r le q ue­ stioni secondarie all’altezza ili grandi controversie o di capitali problem i, dim enticandoci quasi sem pre l’um ile funzione che possono avere nel grande m e c­ canism o degli affari di un paese. É per questo che, nella economia com e nella finanza, si tende ad im i­ tare la politica, e si adoperano in tutti i casi i grandi mezzi e le grandi espressioni per questa o quella di­ scussione, senza distinguere se sieno o no adattati al­ l'im portanza dell’argom ento. Lo vediam o o g n id ì in po­ litica: — il m acinato fu questione sulla quale si com ­ b a ttè n ti» aris etfocis; e poi il suffragio allarg ato ;e poi il giuram ento ; e via, via ad ogni piè sospinto sorge un problem a che viene gonfiato, allargato, innalzato fino a farne una questione capitale. E nel campo econom ico, chi non ricorda lo scalpore m enato in Italia all’ora del trattato di com m ercio colla F rancia; — chi non ram m enta i g ridi di dolore che si d i­ cevano emessi dagli allevatori allora che furono al­ zati i dazi sul bestiam e in F ra n c ia ; — chi non sente ancora il brivido d ie provarono alcuni, allor­ ché com presero che l’argento messo in circolazione dall’ on. Maglioni era esportato.... negli Stati B arba­ reschi? Tuttavia, per quanto non si voglia negare che i fatti sopra m entovati, e politici ed econom ici, ab­ biano avuto una loro funzione, essa era però molto m a molto al disotto delle grandi ed alte apprensioni colle quali si discussero. — E gli è, a nostro c re ­ dere , che 1’ analisi ci assorbe così da farci perder di vista anche una lim itata sintesi. Ingrandiam o ed ingrossiam o tutto, per appagare la nostra sm ania vi­ vissima di esam inare nel più intim o recesso i fe­ nom eni; non sappiam o che diffìcilm ente assai, gettare u n largo sguardo che abbracci un vasto cam po e m antenga alle parti della prospettiva che osserviam o, le debite proporzioni.

Così è della questione dei 3 4 0 milioni di biglietti che lo Stato dovrà m antenere in circolazione dopo l’abolizione del corso forzoso. — Chi afferm a che lo Stalo no:i possa e non debba em etterli esso stesso, ma debba affidare quel servizio alle B a n c h e ;— chi invece sostiene che sarebbe pericoloso accordare tale concessione alle Banche, inquantochè esse incon­ treranno già m olte difficoltà a m antenere iu circola­ zione i propri biglietti ; — chi vede in quei 3 i 0 m i­ lioni il germ e, o la radice del corso forzoso, e tem e che, ove rim angano, non si possa mai dire veram ente abolito il corso forzoso; — chi invece ritiene che questa som m a intralci la circolazione e possa m ettere per l’avvenire Io Stato in gravi contingenze ; — e chi a n ­ cora associa le questioni ehe riguardano l’oro, quelle che riguardano l’argento, e i biglietti delle B anche, e quelli dello Stato e vi si perde, afferm ando che il carattere della nostra circolazione sarà la confusione. M a nel discutere tutto ciò si perde la calm a e si lascia sospettare al pubblico che rim anga da riso l­ v ersi ancora una molto seria questione. E il p u b ­ blico si dom anda: a chi convien cred ere?

Ci perm ettiam o di rispondere : a nessuno. — E ciò non già perchè noi stessi siam o disposti a ve­ n ir fuori con una nuova teoria che riteniam o m i­ glioro delle altre, ma perchè crediam o che la q u e­ stione dei 340 milioni non sia tale da produrre nessuna di quelle gravissim e conseguenze che si temono.

0 non si vedono oggi stesso delle B anche, le quali

legalm ente potrebbero em ettere molti più viglietti di’ quelli i he il pubblico no ! m antenga in circola­ zione, restrin g ere al lim ite, così segnato dalla fid u ­ cia del pubblico, i viglietti posti in giro, senza per questo venir m eno ai loro im pegni ? — E tuttavia si sa di quanta im portanza essenziale sia per una Banca allargare la sua circolazione. O nde a fortiori, se in qualche caso venisse a m ancare, p er un mo­ m ento, la fiducia del pubblico nei viglietti dello Statò, perchè non si deve cred ere che lo S tato, il quale dispone di mezzi potenti, quali certo nessun istituto bancario può avere, non sappia resistere al­ l’urto m om entaneo, m entre p u r vi resistono tante vulte le B anche ?

D’altra parte con una circolazione di circa due m iliardi e mezzo, di cui la m età in specie m etal­ liche, ha da esser proprio vero che 3 4 0 m ilioni di viglietti garantiti d irettam en te dallo S tato, e quindi agii occhi del pubblico, a torto od a ragione, qui non im porta, coperti dalla m aggiore delle garanzie, debbano sconvolgere tutto il sistem a degli scam bi, far fuggir l’oro, far en trare l’argento, im pacciare il tesoro, ren d ere difficile il servizio di cassa?

E di più ancora, chi può seriam ente tem ere che questi benedetti 3 4 0 milioni di carta facciano una seria concorrenza alla carta delle B anche di em issione, m entre poi coloro che esprim ono questo dubbio vorrebbero che lo Stato affidasse agli I s ti­ tuti di credito anche quei 3 4 0 m ilio n i?

Lo ripetiam o si vuol fare u na gran d e questione di un fatto il quale può avere, ed av rà senza d u b ­ bio, i suoi inconvenienti, ma lim itati ad una sfera determ inata, la quale non può scom paginare l’o r­ dinam ento della nostra circolazione.

N on siam o ancora usciti da un reg im e il quàle m anteneva in circolazione oltre u n m iliardo e mezzo di viglietti, e la severità della legge, la azione del potere esecutivo, erano dirette non già a allargare fìttiziam eute la em issione, ma a m antenerla forza­ tam ente nei lim iti dai quali tendeva sem pre ad uscire ; e si vuol far cred ere, m algrado ciò, che lo Stato incontrerà delle difficoltà m olto serie a m a n ­ tenere in corso 3 4 0 m ilioni di viglietti su o i?

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vere sotto pena di im m inente catastro fe; — poi bisognava sciogliersi dalla lega latina ; — più tardi pensare agli scudi d ’argento senza di che avrem o cam biato la riserva di m etallo giallo in riserva di m etallo bianco, eoe., oggi tocca ai 340 m ilioni di viglietti; e sono essi la causa del finim ondo.

A noi par chiaro intanto questo, ed è che i 340 m ilioni di carta di piccolo taglio, rim angano dello Stato, siano accollati alle B anche, sieno più o m eno bene accolti dal pubblico, è questa una questione di secondaria im portanza, rispetto al com plesso a r ­ gom ento della abolizione del corso forzoso. Si può discuter benissimo quale partito convenga m eglio, ma non è giusto, anzi è ingiusto, ed è dannoso far credere ai profani che questa abbia ad essere an ■ cora una questione insoluta e che dal risolverla in un m odo o nell’altro dipenda l’effettuazione della legge ed il ripristino della circolazione m onetaria.

E com e questione secondaria, vi è appunto da tem ere, se i 340 m ilioni rim angono allo Stato, il pericolo che possa in determ inate circostanze es­ ser tentato ad aum entare il n u m e ro ; il che però può esser reso difficile, se non im possibile, con quelle cautele legislative, le quali in tali casi sono suffi­ cientem ente efficaci. Che se saranno accollati alle B anche, non ci pare che a priori si abbia a con­ dannare tale risoluzione o per il peso che soppor­ terebbero le B anche stesse, secondo gli u n i, —• o per il vantaggio che ad esse si concederebbe, — secondo gli altri. Come si può oggi parlare di grande o piccolo com penso che avrebbero le B anche e di lungo o breve privilegio? E videntem ente , il com ­ penso m aggioro o m inore ed il privilegio più o meno d u ratu ro dipendono dal contralto che il M inistro stipulasse colle B anche. E d è strano che coloro che discutono con tanto ardore l’argom ento non solo non hanno sinora fatto mai cenno della esistenza di accordi p er questo contratto, o delle basi sulle quali questi accordi si dovrebbero p ren d e re , ma confes­ sano che la loro discussione m uove dal sospetto che il M inistro vagheggi un ’idea ecc. Diciamo il vero è proprio voler im pen sierire il pubblico per m eno che nulla !

LA CAM ERA DI COMMERCIO DI M ILANO

e la revisione delle Tariffe

In u na recente seduta della Cam era di C om ­ m ercio di Milano 1) si è discusso l'argom ento della revisione della tariffa doganale: a proposito del prò getto di legge presentato dagli on. M agliani e B erti al P arlam ento nella tornata del 25 novem bre scorso.

F u afferm ato in quella C am era che il progetto di legge è u na disillusione, inquantochè anziché trovarvi quel concetto econom ico che si attendeva, vi si trova un intendim ento puram ente fiscale allo scopo di au m en tare le entrate dello Stato. La C a­ m era di C om m ercio di Milano nom inò una appo­ sita Com m issione perché studiasse l’ a rg o m e n to ; e questa con tutta sollecitudine esaurì il suo m an­ dato, concludendo di far voti perchè il P arlam ento includa nel progetto di legge u na disposizione la

i) V edi la C ronaca delle Camere di Commercio dei num . 455 e 456 dell’ Economista.

quale provveda efficacem ente a che in un tem po, convenientem ente breve, venga presentato un nuovo progetto di revisione della tariffa doganale, deferen­ done lo studio ad una Com m issione speciale da no­ m inare senza ritardo ed a com piere la quale sia chia­ m ata anche la rappresentanza delle industrie e dei com m erci.

Bene si rileva dalla discussione e dalla d elib era­ zione clic la Cam era di C om m ercio di Milano v a ­ gheggia una deliberazione che rincarisca la mano su lle 'ta riffe doganali, onde derivi alle in d u s trie 'ita ­ liane protezione m aggiore ancora di quella che non abbiam o oggidì. Sia che ciò venga creduto come una conseguenza legittim a delle prom esse fatte altra volta dal G overno, sia che veram ente lo si dom andi p e r ved er favorite le industrie, non rim ane meno degno di osservazione per noi il fatto che una delle più im portanti C am ere di Com m ercio del regno si m ostri inchinevole cosi chiaram ente alle idee p ro ­ tezioniste..

Della C am era di Milano fanno parte senza d u b ­ bio uom ini i quali nei com m erci e nelle industrie hanno una speciale com petenza, e che quindi non possono e non debbono poter agire e deliberare in m ateria così delicata senza inspirarsi all’ interesse generale del paese ed a quello che si deve ritenere il vero vantaggio della nazione. Non possiam o af­ fatto presum ere che il gretto sentim ento di un van­ taggio regionale o provinciale, o peggio ancora l’in­ teresse individuale possano aver consigliata e la di­ scussione, e la deliberazione che venne presa. T u t­ tavia, senza en tra re per il m om ento ad esam inare il progetto di legge che gli on. B erti e M agliani hanno presentato al P arlam anto, non si potrà negare che esso tende a favorire in qualche modo le industrie con una parziale revisione della tariffa doganale. Se non che alla C am era di Milano sem bra che quel favore sia, a paragone di quanto attendeva, assai scarso, e dom anda quindi, alm eno la prom essa for­ m ale di una più larga e profonda revisione.

E bbene ; ci sia perm esso vedere un poco quale sia la condizione che i dazi di confine oggi vigenti fanno al consum atore, e perciò quale vantaggio procurino al produttore. Ne em ergerà se più o meno sia bisogno di rin ca ra re la dose e di far pagare al paese ancora di più che non paghi p er alim entare le industrie.

P rendiam o in esam e alcune sole categorie delle nostre im portazioni, e di queste soltanto alcune voci e potrem o farci u n concetto di quale sia il tributo che la nazione paga affine che le industrie paesane siano protette contro la concorrenza straniera. Troppo facilm ente si dim entica, che in fin dei conti tutti sono consum atori e pochi invece sono i p ro d u tto ri; e che in un paese, il quale voglia veram ente tenere nella sua bandiera la abolizione dei privilegi gli interessi dei più vanno curati con m aggior solleci­ tudine degli interessi dei m eno, tanto più se sotto tu tti gli aspetti sono gli interessi dei più che si presentano legittim i e logici.

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go-18 febbraio go-1883 L ’ E C O N O M I S T A 101 clono le industrie, od alm eno vorreb b ero che questo

privilegio non si aum entasse.

Poiché è d’uopo non dim enticare che a pari at­ tività di un paese è ricco quello che con gli stessi mezzi può procurarsi m aggiori soddisfazioni ; sta adunque nel prezzo di queste soddisfazioni la m ag - gior ricchezza vera di una nazione ; dim inuirà col crescere dei prezzi, aum enterà col dim inuire di quelli. E perciò qualunque causa intrinseca od estrinseca venga ad aum entare il prezzo delle m erci, peggio se trattasi di m erci il cui uso è essenziale, no deriva una deficenza nella ricchezza com une.

Ma orm ai l’epoca nostra, affascinata del rapido svolgim ento tecnico ed econom ico delle industrie, ha assorbita la sua attenzione e la sua sollecitu­ dine soltanto nel p roduttore; il consum atore è di­ m enticato com pletam ente. P arrebbe quasi che per com une consenso fosse accettata la m assim a « che si consum a p e r p ro d u rre » anziché com e veram ente è, « che si produca per consum are. »

Non vogliam o già dire che si trascurino qu3Ì provvedim enti i quali possono agevolare lo sviluppo delle industrie e del com m ercio, ma non ci pare che si debba invertire la logica successione dei fatti e considerare il mezzo com e fine. Si proteg­ gano le industrie, ma in quanto non derivi danno al consum atore. Questo noi vorrem m o che si stu­ diasse e si m ettesse in pratica. P er contrario, nella n o stra società l’interesse del p roduttore ha acqui­ stata una tale iufluenza che ad esso viene sacrifi­ cato senza pietà l’ interesse del consum atore, che aggravato dalle im poste sue, infin dei conti paga anche quelle del produttore; nel m entre poi, co n d a n ­ nato ad una specie di supplizio di T antalo, gli si aggiunge : al di là della b arriera doganale c’ è la m erce a buon m ercato ; ma la cosiddetta prosperità nazionale esige che noi ti obblighiam o a servirti di quella che vale di più.

A lcuni esempi valgano a suffragare queste nostre osservazioni, d’altronde orm ai com uni.

Nella categoria cotone troviam o la tariffa conven­ zionale segnare le seguenti cifre :

I tessuti greggi pagano di dazio il 19 0 |0 del loro valore, i tessuti im bianchiti più il 22 per oi®, i tessuti a colori e tinti pure il 22 per cento e le più fini il 23 per cento, e più fini ancora il 24 per cento e poi il 26; ed anche i tessuti stam pati pagano il 24,5 il 23,5, il 25,5 e perfino il 26,5 di dazio. E poi il 1 2 per cento i bottoni m aglie passam ani e coperte, il 14 per cento i galloni ed i n astri ecc.

Ora si faccia u n piccolo calcolo. S uppongasi che ogni italiano consum i in m edia 30 lire l’anno di cotone, (e la cifra non è certam ente esagerata) avrem o un consum o annuale della nazione di 840 m ilioni di lire annue. Ora una protezione del 20 p e r cento in m edia, rap p resen ta la somm a di L. 168 m ilioni che la nazione spende ogni anno per la sola protezione delle industrie cotoniere italiane.

O ra si considerino un poco le altre categorie, e si tirino le som m e; — non pare c h e la nazione pa­ ghi abbastanza. V algono forse tutte le nostre in d u ­ strie cotoniere 168 milioni di rendita ?

Avvengono poi q ueste flagranti contradizioni, che nel m entre si piange sulla m iseria dei contadini e si propone di dim inuire la tassa del sale di una m età per p rocurare ad una fam iglia u n vantaggio di non più di 30 centesim i al m ese, si vuol pro­

teggere la in d u stria facendo che la povera villana paghi L. 12,30 l’abito che potrebbe avere per 10 lire.

E la Cam era di C om m ercio di Milano dom anda che si accrescano i dazi I

Rivista Bibliografica

Alessandro Rossi senatore del Regno — Sulla re­

visione della tariffa doganale {note). — Firenze 1883.

L ’on. senatore da qualche anno coi suoi scritti ci ha abituati a leggere, delle ardite difese alle sue dottrine protezioniste che egli oggi inorpella col nom e di « difesa del lavoro ». Crediam o però che nell’opuscolo di cui qui si parla, egli abbia sorpas­ sata ogni m isura , e le sue difese dopo aver ra g ­ giunta la arditezza che, stava al culm ine della p a ­ rabola , com incino a discendere rapidam ente fino a diventare disgustose. M ai ci è occorso di trovare in questioni di così alta im p o rtan za, afferm azioni così r e c is e , sentenze cosi assolute, paradossi così fenom enali, sostenuti con m inor num ero di buone rag io n i, e lardellati di m aggior accredine contro coloro che non professano le sue idee. — B i­ sogna leggere quelle 28 pagine per rim anere, di­ rem o dolenti, della violenza con cui I’ A. si scaglia contro il D irettore G enerale delle Gabelle che egli vuole autore so lo , e solo responsabile, del nuovo progetto di revisione della tariffa doganale.

Crediam o non valga la pena di riassum ere i p re ­ tesi ragionam enti dell' A. Chi ha letto altri suoi scritti, e uditi i suoi recenti discorsi al Senato e le sue conferenze, può im m aginarsi condensate in poche linee quelle stesse dottrine m a lsa n e , non sorrette da alcuna valida discussione. Ciò che è strano è che l’on, S enatore, scagli la sua scom unica alla b u ­ rocrazia , la quale — secondo lui difenderebbe il proprio operato su per le colonne di mille docili periodici ; lui, I’ on. Rossi, che e nel tem po della discussione del trattato colla F ran cia, e al momento delle elezioni politiche, si ripeteva in ogni città della penisola con articoli che o gli erano attribuiti, o da tutti si ritenevano da lui ispirati.

E la disinvoltura con cui 1’ A. senza ten er conto di qualsiasi obbiezione, trincia collo spadone della sua fama, le più balzane teorie, m ette in canzone i p iù alti e venerati m aestri di econom ia, ed assalta con volgari ingiurie coloro che, senza avere la sua rinom anza, hanno però incontrastabilm ente una voce com petente ed autorevole nelle faccende econom iche, e sopratutto non possono essere spinti da alcun per­ sonale interesse a difendere una più che un ’altra teoria — è davvero un fenomeno psicologico degno di studio.

« C hecché si dica della bilancia co m m erciale, è suprem a econom ia nazionale im portare il meno pos­ sibile di oggetti lavorati all’ estero , ed esportare il m eno possibile di oggetti lavorati propri. » — Così com incia l’A utore fin dalla prim a pagina a porre per base del suoedifizio una dottrina che egli enuncia in un modo così lato da non poter essere accettate neppure dai protezionisti, quando com e lui non sieno acciecati dal furore per le loro loro dottrine.

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Un progettino presentato al Senato il quale dica che la introduzione di qualsivoglia oggetto lavorato all’estero è proibita, m ette all’apice la sua c o n te n ­ tezza ed appaga pienam ente il postulato dèlia sua dottrina. Allora gli Italiani saranno felici. P aghe­ ranno i tessuti di lana, di lino, di cotone, di seta, il triplo di quello che pagano ora, le altre m erci che ora im portano saranno pagate il doppio, ma che m o n ta ? Il lavoro nazionale sarà difeso,... e so­ pratutto gli industriali, senza tanta fatica, saranno padroni del m ercato ; ed è questo quello che più prom e agli industriali.

L’on. Rossi se la prende vivam ente contro il com m . Ellena che insegna teorie delle im poste e legislazione doganale nell’università di R om a, e dietro le teorie di S m ith, di Mill, di W agner, pro­ fesserebbe teorie le quali di fendono' i I consum atore, con tro l’avidità di lu c ro dell’industriale produttore. — Ma l’on. Rossi nelle sue famose conferenze tenute in varie città d ’Italia, non ha egli inalzata la ban­ diera « della difesa del lavoro nazionale? » — E ben vero che non ha citato nò S m ith, nè Mill, nè W a g n er nè altri, ma la colpa è sua di non averli letti o com presi, inquantochè nella sua retta co­ scienza avrebbe allora avuto scrupolo di tenere di­ nanzi ai lavoratori il linguaggio che ha tenuto. Q uelli e tanti altri illustri scrittori, colla sola guida della scienza e della patente verità, insegnano che se gli alti dazi possono fino ad un certo punto a c c re ­ scere il lavoro nazionale, e far alzare i valori, non p er questo ne deriva vantaggio agii operai anzi danno; poiché un aum ento anche del 50 per cento sulle m ercedi concesso da un industriale, sarebbe tolto ed annullato dagli aum enti del prezzo delle cose, conseguenza necessaria dell’alzam ento dei dazi. E di più, nelle pagine di quei libri, che l’on. se­ natore dileggia tanto, avrebbe trovato la irrefutabile dim ostrazione che gli alti dazi im poveriscono la na­ zione, non giovano agli operai, ma solo profittano agli in d u striali; e perciò l’on. Senatore avrebbe avuto paura di essere accusato quale novello Cicero prò domo sua.

L ’on. senatore appoggia le sue note col co n ­ fronto tra alcune voci della tariffa italiana e quella francese, spagnola ed austro ungherese, e m ostra quanto più alti sieno i dazi delle altre nazioni. E che perciò? Se gli altri si credono tanto ricchi da spendere milioni e milioni affine di p ro cu rare ai loro industriali un largo beneficio e dei lauti g ua­ dagni, dovrem o far altrettanto anche noi che, non siamo ric c h i? — .N on è tem po che il consum atore, si rivolti contro il produttore e gli dica solenne­ m ente : sono stanco di essere sacrificato ai vostri interessi ? — Ma l’on. S enatore fa a fidanza sulla v irtù del consum atore : « la g ran buona gente com e egli li c h ia m a ;» non ha torto. Ma ogni corda troppo tesa si rom pe.

Si scaglia poi l’A utore contro le C am ere di C om ­ m ercio: « l'opinione pubblica è abbastanza edificata sulla n atu ra e sul valore delle nostre C am ere di C om m ercio — egli esclam a — per giudicare quale scarsa fede m eritino le elucubrazioni della Direzione generale della D ogana assistita da sim ili criteri. » E non risparm ia nep p u re la C am era di C om m ercio di M ilano la q uale — a sentir I’ A utore — ne ha sballato di grosse, vedi com binazione, nell’industria della lana !

Del resto l’on. S enatore « a tutti i dazi au m en ­

tati sottoscrive e con piacere : solo si lam enta che non siéno stati aum entati tutti.

In appendice al suo opuscolo l’A utore riporta la tabella della im portazione ed esportazione dell’ u l­ tim o decennio e fatta la sottrazione dà il deficit. Non sappiano da dove sieno state estratte quelle cifre, m a a noi non tornano esatte, poiché dietro lo pubblica­ zioni ullìciali la m aggior im portazione nel 1 S7(» sa ­ rebbe. stata di 97 e non 105 milioni ; nel 1877 di 172 e non 208 m ilio n i; nel 1878 di _5 e non 00 m ilioni, nel 1879 di 155 e non 175 m ilioni, eco. eco. E d’ altronde lo stesso on. Senatore ha os­ servato in altre occasioni che stante la m utabilità dei valori unitari non si può far assegnam ento sul vero significato del m ovim ento del com m ercio tra­ dotto in valori. E lo stesso senatore non deve igno­ rare d’ altra parto che, osservate quantitativam ente le im portazioni dei m anufatti specialm ente tessuti di cotone, lane e seta, vanno leggerm ente d im i­ nuendo, e leggerm ente accrescendo invece le espor­ tazioni, il che corrisponde all’innegabile, per quanto lento sviluppo che vanno prendendo le nostre i n ­ d ustrie.

E poi com e parla di deficit l’on. Rossi quando sa che la F rancia presenta circa 1-100 milioni di deficit, m algrado le tariffe elevate che l ’autore portò ad esem pio ? — e la Spagna non ha un deficit di 1 2 0 milioni, e gli Stati U niti, le cui tariffe prote- z ;oniste l’au tore tanto desidera di veder accettate dall'Italia, non hanno se si tolgano i cereali, che non sono m erci m anufatte, u n deficit di più che 200 m ilioni ?

Non parrebbe da ciò che gli esempi dati doves­ sero co n d u rre ad opposte conclusioni ?

E perchè del resto l’autore, che ha tanta d o t­ trina in m ateria industriale, non aggiunge anche uno specchietto il quale dim ostri, quanto in questo ultim o decennio hanno gli italiani pagati di più i m anufatti per causa dei dazi, ossia per proteggere le industrie, od, anzi, per aiutare gli industriali ? Q uanto istruttiva non sarebbe ai consum atori una sim ile statistica !

N oi crediam o in verità che portate a questo ec­ cesso le questioni scientifiche, spoglie in tal modo anche della apparenza di qualche giustificazione, non riescano vantaggiose alla causa che v orrebbero d i­ fendere. Il che, a vero dire, ci rallegrerebbe come può ralleg rare un e rro re degli av v ersari, se non ci addolorasse di vedere giudicato da persona così cospicua quale è il senatore Rossi, il pubblico ita­ liano m eritevole di essere trattato così, con così pochi riguardi da potergli im bandire anche delle vivande senza sale, nella credenza che egli le ap p e tirà com e ghiotti bocconi.

Doti. Giovanni Gavazzi Spedi (relatore). Industria

della carta ed arti grafiche. — Montagna cav. An­

tonio (relatore). Fotografia. — Relazioni dei Giu­

rati un’Esposizione industriale italiana del 1881 in Milano, pubblicate per cura del Comitato ese­ cutivo. Voi. II. — Milano, Hoepli, 1883.

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18 febbraio 1883 L ’ E C O N O M I S T A ' 103 Ci proponiam o in speciali articoli di spigolare

qua e là in questi volum i, ricchi di m olti elem enti e di svariate osservazioni che toccano da vicino l’interesse generale, noterem o qui soltanto' che il relatore osserva che l’industria della carta in Italia nel ventennio, ebbe un rilevante sviluppo ; certo che « all’alba di una vita nazionale, al dom ani di una lotta incessante finanziaria, l’eccessiva trasform a­ zione dell’industria nei grondi opifici e nelle enorm i produzioni, creò dannosi squilibri, più ancora arro ­ stò il capitale che lentam ente si avviava a questa industria. Ma se oggi è caduta in parte l’illusione, è rim asta però la vita industriale seria, con nessun altra preoccupazione che l'in d u stria . Le nostre fab­ briche di carta hanno ornai il loro capitale circo ­ lante, il loro com m ercio in aum ento; il prodotto si perfeziona ancorché, in alcune si arresti a quanto | si ò ottenuto, l’ero giova il fissarlo, non crediam o j

che per ora nè l’industria abbisogni di nuovi ca­ p ita i, nò la produzione di nuova spinta." S inché non si apriranno nuovi sbocchi alla esportazione, q ua­ lunque nuovo squilibrio nella produzione potrebbe | esser dannoso. »

Intorno alla classe 3 0 a cioè prodotti di cartole­ ria, carte da parato, carte cifrate, da lutto, colorate a pettine, fantasie rigate, buste da lettere, registri d ’am m inistrazione, lavori di cartonaggio ecc., così j

si esprim e il relatore : « S u 38 espositori abbiam o 3 2 prem i, cioè una m edaglia d’oro, una d’argento, | l i di bronzo, lfi menzioni onorevoli. T utta l’espo­ sizione presentava u n carattere assai serio. Iniziata la concorrenza estera, raggiunta in gran parte una perfezione di prodotti assai apprezzabile, tentata la esportazione; in una parola, l’industria qui assum eva un aspetto nuovo, forse in parte nem m eno aspettato e tale da- im pensierire favorevolm ente chi studia e s’interessa delle industrie che vanno sorgendo. »

Interessante è pure assai quanto il relatore scrive intorno agli editori ; stralciam o un periodo : — « la tendenza dell’editore a farsi tipografo, e del tipo­ grafo a farsi editore, è assai spiccata da n o i; a dif­ ferenza degli altri paesi, m assim e P arigi, dove l’edi­ toria viv e da sola. Ciò non esclude che i nostri abbiano, chi più chi m eno, influenza Indevotissima, e, ripetiam olo ancora, coraggiose disciplino, che m olli autori tolti al silenzio, indirizzati e protetti, sono usciti dall’oblio, appunto per opera di questi editori. Oggi, è vero, si stam pa m olto — forse troppo. La fretta del vivere, fa poco p en sare; si invecchia anzi tem po, e ri pubblico annoiato, scorda facilm ente chi non sa scuoterlo coll’insistenza anche tediosa. Quindi abuso dell’annunzio; facilità dannosa nell’accettare qualunque pubblicazione. M algrado ciò, ancorché si rico rra a tutti i mezzi di vendita: prem i ai giornali, ribassi sensibili, facilità di pagam enti com plessivi, ecc., la produzione eccessiva e senza indirizzo determ inato, snerva il p u b b lico ; stordisce la c ritic a ; l’industria fa capolino, il com m ercio in - tuona la trom ba, e l’opera seria, di lunga lena, pensata, di più volum i non si vende. L ’editore per conseguenza è ancor più obbligato a iniziare ra c ­ colte, a pubblicare volum i separati, ad esser e c le t­ tico, rivolgendo la propria attività a tutte le some di una produzione le tte ra ria. — Ma da questa lotta, un bene ne viene p u r sem pre all’arte e alla tipo­ grafia. »

Nei paragrafi successivi il relatore parla del Mi­ nistero delle finanze (officina delle carte valori —

consorzio delle B anche) del M inistero della g uerra (Com itato delle arm i d’artiglieria e genio — (Istituto topografico m ilitare di F irenze) del M inistero della M arina (uffici idrografici).

Revue Sud-Americaine. — Q uesta R ivista che si pubblica a P arig i, nel suo n u m ero 1° febbraio contiene un articolo « Le regim e de liberté en m atière d’ém igration ; la circu iaire de M. D epretis » del sig. Pedro S. L am as; nel quale facendo eco a quanto dissero alcuni periodici italiani sul proposito della circolare del nostro m inistro dell’interno, trova parole molto severe all’indirizzo dell’on. D epretis e chiam a la sua circolare del 6 gennaio « unti—libe­ rale, vexatoire, portant atteinte au x principes de la libertó individuelle, retabiissant le passaport et la lutei le adm inistrative dans fe but de co n tracarrer le m ouvem em ent naturai de l’óm igration des classes prolétaires, fatiguées de vivre sans espérances et de m o u rir dans la m isere. » Ed aggiunge : « Non è già un sentim ento paterno verso i cittadini italiani, che abbia ispiralo quel docum ento, nè il desiderio di proteggere gli agricoltori o gli operai, nè la certezza che abbiano a passare dalla felicità alla m iseria, nè la necessità di evitare al tesoro delle spese consi­ derevoli per v enire in aiuto ai poveri italiani ab ­ bandonati in paesi lontani, e ridotti all’ indigenza ! — Nò, il G overno italiano sa benissim o, e lo pro­ verem o più innanzi che nulla può terriere sulla sorte serbata ai proletari che s’im barcano per l’A m erica ; non può nem m eno negare che lo S tato, in cam bio di qualche migliaio di lire im piegato al rim patrio di questi italiani che, eccezionalm ente (per m alattia o p er ignavia) debbono im plorare quella officiale pro­ tezio n e,— riceve direttam ente od indirettam ente ogni anno molti m ilioni, sia per l’aum ento del m ovim ento com m erciale coi paesi verso i quali 1’ em igrazione si porta, sia per i capitali considerevoli, che for­ m ano parte dei risparm i di questi stessi individui inviati o portati in Italia per contribuire all’attività industriale della nazione. Il G abinetto di Roma, ed ecco la vera causa della circolare com e di quella del 1873 abrogata nel 18 7 6 , è nell’e rro re intorno alla forza delle leggi universali dell’equilibrio e c o ­ nom ico, e tem e, senza com prendere le conseguenze reali ed i benefici positivi dell’em igrazione, lo spo­ polam ento dell’Italia o la decadenza nazionale. Ed è dinanzi a così gravi pericoli im m aginari, ap p a­ ren ti, contradetti dalla scienza, che il governo ita ­ liano senza accorgersi della inutilità dei suoi sforzi, ha creduto di dover violare i principii della libertà individuale: ristabilendo la tutela am m inistrativa, m ettendo ogni specie di ostacoli alla facoltà di cam ­ biare dom icilio ed alla libertà dei contratti, queste m uraglie della C hina im potenti ad evitare ii com ­ pim ento dei destini provvidenziali . dell’ A m erica la cui ricchezza del suolo, il cui clim a, e le cui isti­ tuzioni dem ocratiche, chiam ano invincibilm ente l ’esu­ beranza relativa delle braccia e dei capitali del­ l’E uropa.

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i m estieri, gli em igranti italiani vi vivono felici, facendo fortuna, m eno rarissim e eccezioni.

A ggiunge che le statistiche rivelano che un quarto della popolazione della provincia e città di Buenos A ires è italiana e vi possiede molti m ilioni, e cita le seguenti cifre della Banca della provincia rife- rontisi al 31 decem bre 1881

D epositanti Depositi

A rgentini... 3,9 0 8 6 2 ,0 7 8 ,3 3 9 I t a l i a n i ...1 2 ,143 4 6 ,8 4 1 ,1 0 5 A ltri stranieri . . . 3 ,4 3 0 6 8 ,6 3 8 ,4 3 6 e ricorda che a M ontevideo sopra 8 ,9 9 3 proprietari d’im m obili si contano 2 ,5 6 6 proprietarii italiani con un capitale stim ato 76 m ilioni, e che dalla sola città di M ontevideo gli italiani hanno spedito in pa­ tria dal 186 6 al 1 8 8 0 p iù che 1 4 ,8 0 0 ,0 0 0 lire.

E conclude la Revue Sud-Americaine che la circolare del sig. D epretis è contraria, prim a di lutto agli interessi nazionali; il m inistro è im potente ad evitare l’ em igrazione, ed anche a dim inuire quella co rren te naturale che viene determ inata dalle leggi dell’ equilibrio.

La Nuova Rivista di T o rino ha essa p u re un articolo sulla em igrazione; ed è dettato dal prof. A. Brunialti; lo riassum iam o brevem ente anche per contrapporlo a quello della Revue Sutf-Ame- ricaine. L 'A utore avverte che « gli econom isti danno la questione dell’em igrazione p er risoluta e tra le più indisputabili » , ritenendo che « i citta­ dini sieno liberi di disporre d’ ogni cosa e della persona ; » però egli crede che questa libertà sia lim itata come tutte le altre; e com e il codice p e ­ nale punisce l’om icidio ed il suicidio il governo possa « vietare arruolam enti di em igranti che ten­ gono molto dell’ om icidio, od em igrazioni inconscie che sono veri suicidi. Inoltre può avvenire che l’e­ m igrazione rechi danno allo Stalo da cui p a rte .« E poscia si dim anda : se lo S tato non ha diritto di im ­ p edire l’em igrazione, ha forse il dovere di prom uo­ verla com e è sem brato all’on. M inistro d’ag ricoltu­ ra ? » e risponde che « se uno Stato non ha colo­ nie territoriali, com e p u r troppo l’ Italia, appena in gravissim e circostanze il governo potrebbe trovare una ragione p er prom uovere I’ em igrazione. Biso­ gnereb b e che in una provincia l’ aum ento della po­ polazione fosse proprio pauroso, che la terra non le bastasse più, ovvero seguisse uno di quei disastri che isteriliscono e rendono persino inabitabile un vasto tratto di territorio. » E qui l’A utore osserva che « tra il prom uovere e l’im pedire co rre una d i­ stanza tanto grave che vi trovano posto ancora i più diversi sistem i » e si chiede quale sia il più giusto ed o p p o rtu n o .— U opo aver date le cifre della em igrazione ed averla distinta in quella spon­ tanea e cosciente ed in quella artificiale e per lo più incosciente, viene a parlare di quest’ ultim a che « è generalm ente provocata da sobillatori, a - genti di em igrazione, i quali ne fanno argom ento di speculazione, essendovi alcuni Stati d ’America che per accrescere la propria popolazione, m andano tra noi agenti ufficiosi o privati, pagando loro un tanto per ogni em igrante che riescono a condurre. » In questi ed altri casi « im porla poco agli agenti della sorte e degli interessi di chi em igra. Basta loro averne un buon n um ero, per fare questi grossi gu ad ag n i, e m ettersi in salvo a tem po, quando si scorga la frode, che p er lo più è in essi nascosta.

Indi le terribili delusioni e le grandi m iserie delle quali è vittim a l ’ em igrazione. Non sanno dove vanno, sedotti dalla generica parola A m erica ; sono abbandonati nei porti d’im barco, peggio su terra lontana e straniera, e rado o mai si tengono le prom esse loro fatte. »

F inalm ente l’autore viene ad esam inare la circ o ­ lare D epretis, e la trova « lodevole, anim ata da ottimi intendim enti, ma gli fa crescere nell’animo il desiderio che venga presto una legge », perchè trova la im possibilità di applicare le disposizioni della circolare stessa e finisce m anifestando il ti­ m ore che la ripetuta circolare danneggi special- m ente il porto di Genova portando all’ estero l’im ­ barco degli em igranti.

Abbiamo riassunto con larghezza uno e l’altro di questi articoli ed aggiungiam o alcune considera­ zioni. — Non crediam o che gli affari degli em i­ grati italiani sieno così ricchi e prosperi come lo fa credere il sig. Pedro S. Lam as nella Revue Sud- Americaine, tuttavia ci spieghiam o facilm ente le ragioni per le quali ha esposti solo gli aspetti buoni dei fatti, ma non riesciam o a com prendere come il prof. B runialti, il quale non può esser mosso da m otivi opposti, non si sia avveduto delle contrad­ dizioni in cui cadde. Ne rileviam o due. La prim a che egli riconosce che la em igrazione possa essere anche prom ossa dello Stato (e a fortiori non im ­ pedita) solo in quelle « gravis siine circostanze » che abbiam o riportate. Ma pensi un poco il prof. B ru n ialti: i risultati della inchiesta agraria parla­ m entare, e precisam ente di quelle provincie le quali danno m aggior contingente di em igrazione, non parlarono abbastanza chiaro e non m ostrarono m i­ seria, m iseria e m iseria? non ci svelarono condi­ zioni strazianti, im possibili, in im m ag in ab ili? — Egli ci dirà forse che vi sono le terre irred en te di cui parlava l’on. B accarini ; ma andate a dire agli em i granii, che in patria muoiono di fama : badate che 'la m iseria dell’agricoltore italiano è relativa e non assoluta ! Che im porta a lui che si possa fare ? — A lui basta che non si faccia ! — E inverità, senza qui ripetere quelle dolorose notizie le quali hanno fatto a suo tem po il giro della stam pa, e ci pale­ sarono le inaudite sofferenze dei nostri contadini, si può dire ch e per loro la terra non basta più ed « è avvenuto uno di quei disastri che isteriliscono e rendono inabitabile u n vasto territorio. » — È, a nostro cred ere, la questione riguardo all’ em ig ra­ zione sta tutta qui. Si renda possibile una condi­ zione meno trista alla classe agricola e della em i­ grazione non si parlerà più.

La seconda contraddizione sta in ciò, che il prof. B runialti tem e che sieno inapplicabili le disposi­ zioni della circolare 6 gennaio e in qualche parte anzi le crede dannose, e poi dom anda una legge. Ma diven­ teranno applicabili perchè espressi in u na legge a n ­ ziché in u na circolare quei provvedim enti ? 0 quali altri mai si potrebbero escogitare che non presen­ tassero le stesse conseguenze?

A noi pare che gli econom isti dicano giusto af­ ferm ando che la questione della em igrazione è ri­ soluta. — Ce lo prova l’impotenza di coloro che protendono altrim enti risolverla. — T ra noi I’ em i­ grazione è l’effetto di uua causa che bisogna togliere, e la causa è la condizione della nostra agricoltura.

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.18 febbraio 1883 L ’ E C O N O M I S T A ' 105

BOLLETTINO DELLE BANCHE POPOLARI

Banca agricola popolare di A so'a (autorizz. 1881). — Il capitale sociale è di L. 100,000 il fondo di riserva di L. 2,525. I conti correnti a ri­ sparm io di L. 5 00,767. In cassa aveva L. 3 8 ,0 i0 di num erario, L. 437,271 di portafoglio per ¡sconto e L. 10,745 per prestiti, e L. 1,265 per anticipa­ zioni; non aveva effetti in solfe rem a . Gli utili del­ l'esercizio som m avano o L. 8,550, le spose a L i­

re 1,743. 1

Banca commerciala agricola di Chieri (autoriiz. 1881). — La situazione 51 decem bre di questa Banca dava un capitale v ersato di L. 75,000; depositi per conti correnti L. 161,751, a risparm io L. 2 8 0 ; il portafoglio L. 2 04,500. Gli utili lordi salivano a L. 1.557. — Q uantunque questa B anca non sia che di recente istituzione (4 ottobre 1881) tuttavia non può che destar sorpresa il Veder la piccolissima cifra di depositi a risparm io elio essa potè racco­ gliere. Conviene dire che le condizioni del circo n ­ dario, o le condizioni che la Banca stessa fa ai de­ positanti (e nella situazione non ne trovam m o c e n ­ no) sieno tali da non agevolare questa fonte che dovrebbe essere la principale dalla quale una Banca popolare deve ricavare i suoi mezzi per diventare profittevole al com m ercio.

Banca popolare di Faenza (autorizz, 1866). — Questa Banca aveva em esse al 31 decem bre 1881 n. 77 8 4 azioni col com plessivo im porto di L. 3 89,200; aveva poi nell’epoca stessa L. 155,422 di fondo di liserva e L. 2 2 ,2 6 5 di fondo di precedenza, un totale dunque di L. 5 0 6 ,8 8 8 di capitale. Essa aveva L. 3 ,2 2 9 ,1 1 0 di depositi, di cui 2 ,7 1 8 ,4 2 6 con ti­ toli al portatore, L. 4 0 5 ,5 5 0 con titolo nom inativo e L . 105,134 vincolati pure n o m inativi; j conti correnti am m ontavano a L. 2 7 0 ,5 8 4 . Nel portafoglio teneva L . 2 ,5 1 2 ,5 1 6 di titoli, L. 2 8 ,2 5 4 di an tici­ pazioni su effetti.

La rendita netta dell’esercizio 1882 fu di L ire ,az,ionisti ( '! 50 Pe r cento degli utili) , , .fondo dl riserva 0 1 20 per cento) L. 6,427 al direttore e cassiere (il 10 per cento). Losi la Banca ricava circa L. 5 ,78 per ogni azione

em essa. °

Non si può negare che la situazione sia buona e ce ne congratuliam o cogli am m inistratori di quel-I quel-Istituto e col paese che gli dà vita.

Banca popolare di Infra (autorizz. 1874). — La situazione 31 decem bre di questa Banca p re ­ sentava on capitale di L. 307 ,0 0 0 di cui L. 107,000 com e fondo di liserv a. Aveva la bella cifra di L i­ re 1 ,3 9 5 ,8 3 0 di depositi a risparm io e L. 16 558 a piccolo risp arm io ; di conti correnti per L. 4 0 949 II portafoglio am m ontava a L. 8 5 4 ,5 5 3 di cambiali L. 35 3 ,9 5 3 di anticipazioni sui fondi pubblici Ave­ va jm p ie g a te L. 1,218 ,1 0 9 in valori, di cui L ire 6 6 7 ,3 7 2 in cartelle di credito fondiario, e L . 530 ,7 5 7 in obbligazioni ferroviarie. Gli utili netti ascende­ vano a L. 40,404.

Questa Banca per i conti correnti da il 3 per cento, ai libretti di risparm io il 3 1 /2 , al piccolo risparm io il 4 ; lo sconto a 3 mesi al 5 1 /2 e fino a sei mesi il 6 per cento.

Banca agricola commerciale di Modena (auto­ rizz. 1868). — Il capitale sociale di questa Banca è di

mezzo m ilione, la riserv a di L. 2 0 8 ,4 0 6 . Al 31 de­ cem bre aveva L. 3 ,5 5 9 ,1 2 9 di depositi a risparm io L. 3 7 0 ,2 3 8 a conto corrente e L. 2 8 ,0 0 0 a cauzione. Il suo portafoglio giungeva a L. 3 ,2 3 7 ,4 7 7 le anti­ cipazioni su valori ed oggetti preziosi L . 1 6 0 ,9 5 2 , sulle azioni della Banca stessa L. 2 5 1 ,7 5 3 ; le proprietà della Banca sui valori am m ontavano a L. 1 48,308, e gli elfetli in sofferenza a L. 14,8-39. Gli utili d el­ l’esercizio 1883 ascendevano a L. 1 2 3 ,0 9 2 e furono ripartiti in L. 18,052 per im poste, L. 523,33 per spese di am m inistrazione, L. 1 ,5 0 0 da erogarsi p e r beneficienza, L. 63,481 agli azionisti in ragione di L. 6,60 per azione da L. 50.

B.nca cooperativa popolare di Molletta ( auto­ rizzata 1880). — Q uesta B anca nata da due anni soltanto con un capitale di L. 3 9 ,3 3 0 ed un fondo ili riserva di L. 7,1 3 5 aveva raccolte a risparm io L. 3 0,545 ed em essi buoni fruttiferi per L. 7 0 ,5 0 1 . Il suo n um erario il 1° gennaio saliva a L. 10,472 e gli effetti in portafoglio a L. 1 56,589. D urante l’esercizio 188 2 aveva scontati 195 9 effetti per L ire 6 8 0 ,9 6 8 . J depositi fatti nel 1882 salivano a L. 259,871 ed i rim borsi a L. 1 5 8 ,8 2 0 ; il d iv i­ dendo agli azionisti L. 1,164. — Q uesta attività in provincie deve ancora il credito in c o n tra m ille ostacoli a propagarsi fa sperare m olto bene dell’av ­ venire.

La Banca dà il 5 per 100 ai depositi rim b o rsa­ bile a vista, il 5 1/2 al piccolo risparm io, ed il 6 vincolato a sei mesi e più. Sconta all’ 8 e presta

ni conto co rren te all’ 8 1 /4 .

Un prospetto che segue la dim ostrazione del bi­ lancio ci fa vedere il riassunto delle principali ope­ razioni della Banca n ell'e sercizio 1 8 8 2 , dal quale prospetto rileviam o che la Banca ha eseguiti

S c o n t i ... N. 14,238 per L. 13,187,502 Prestiti su azioni

della Banca . . » 488 » » 476,645 Anticipazioni su

oggetti preziosi » 618 » » 142,471 Id. sui valori » 207 » » 188,404 Nei depositi a risparm io incassò per L. 5,7 2 2 ,6 2 5 , e rim borsò p er L. 5,51 6 ,0 7 8 .

Nei depositi a conto corr. incassò per L. 5 81,573, e rim borsò per L. 4 8 0 ,2 4 7 .

Il m ovim ento generalo dell’esercizio diede dunque oltre 26 milioni e mezzo di esazioni.

Anche questa Banca m ostra una costituzione vi­ gorosa ed è am m inistrala con avvedutezza se può date il 1 3 ,2 0 per cento di dividendo sulle azioni.

Banca Mutua popolare di Montebelluna (auto­ rizzata 1879). — Con un capitale sociale di lire 66,981 di cui L. 17,839 di fondo riserva aveva il 31 gennaio un deposito di L ire 12 7 ,5 9 7 di cui L. 8315 a risparm io. Lo sconto saliva a lire 239,972, il num erario in cassa a L. 1 6 ,7 5 2 ; gli effetti in sofferenza a L. 5 36, in spese di L . 573 le rendite L. 2039.

Sconti ed anticipazioni al 7 1 /2 ; accorda ai d e ­ positi disponibili il 4 p er 100 ed il 5 per 100 vili- colati per un anno.

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te-resse L. 12,391. Ne! portafoglio aveva p e r L . 6 1 5 ,8 3 3 di sconti, e piccolissim e som m e dì anticipazioni su valori. O sserviam o che gli effetti protestati salirono a L . 1 9 ,2 4 8 , e ci pare che sia una cifra abbastanza alta a paragone del m ovim ento della Banca. Le re n ­ dite della Banca giungevano a L. 6 5 ,8 2 1 ,6 6 di cui L . 5 6 ,2 1 0 ,4 0 di utili netti, o di questi il 10 0 /0 di dividendo agli azionisti cioè L. 25,347 cioè oltre L. 5 per azione da L. 5 0 , m entre L. 7,2 4 2 andavano al fondo di riserva.

A nche questa Banca presenta una condizione ab­ bastanza buona. Essa dà il 4 0 /0 a depositi dispo­ nibili, il 5 0 /0 se vincolati a sei mesi, il 6 0 /0 se per un anno. S conta all’ 8 0 /0 fino a 4 mesi.

CRONACA DELLE C U B E DI COMMERCIO

Camera di Commercio di Bologna. — Nella seduta del 15 gennaio il presidente riassunse quanto era stato fatto dalla Cam era nel 1882. Egli com inciò col dire chela C am era ottenne per la stazione di Bo­ logna l’ am m issione ad un servizio speciale e tariffa ridotta per il trasporto dei filali in G erm ania, tra­ sporto che prim a non le era concesso ; si preoccupò della giusta valutazione del peso netto reale e le­ gale delle m erci per gli effetti doganali, e della g ra ­ vezza dei dazi d’ introduzione in Spagna ricercando dapprim a un alleggerim ento ai dazi sulla canape, studiando gli effetti del trattato e delle tariffe g e ­ nerali ultim am ente applicate, e appoggiò un ricorso degli spacciatori di bevande alcooliche relativo ad una deliberazione del Consiglio com unale che li aveva grav ati, col nuovo modo deU’applicazione della tassa sulla m inuta vendita, ottenendo che fosse fatta ragione ai loro reclam i nella parte relativa alle di­ sposizioni transitorie. Inoltre, conscia del vantaggio che arreca al com m ercio tutto ciò che facilita i trasporti, propugnò che si am m ettesse la spedizione in assegno anche per i pacchi postali, e il Mini­ stero non si m ostrò alieno dall'accogliente il voto, quando il servigio fosse stato esteso a tutti gli u f­ fizi postali, com e è infatti avvenuto ; sostenne la gra­ duazione m igliore della provvigione che le ferrovie percepiscono sugli assegni, e appoggio le istanze della C am era di Milano p er una riduzione della ta ­ riffa sul trasporto del carbon fossile, e dalla Ca­

m era di C rem ona per una pari riduzione delle ta­ riffe nel trasporto dei com uni. C oncorse poi agli studi p er la ferrovia direttissim a B ologna-Rom a as­ segnando lire m ille per i m edesim i, e appoggiò l’i­ stanza della C am era di Savona per la sistem azione e am pliam ento del porto di V ado. E , a ren d ere m eno difficile al com m ercio il passaggio dal corso forzoso alla circolazione m etallica, in seguito ad invito del G overno, la C am era propugnò l’ im pianto in Bologna di una stanza di com pensazione non per anche ottenuto, e fece finora senza resultato, vive p rem u re al Banco di Napoli perchè volesse porre io Bologna una succursale. A tutelare poi non solo gl’in­ dustriali ma anche gli operai diede opere affinchè sorgesse un sodalizio di tutela fra i proprietari delle caldaie a vapore, ed in questa occasione diè m ano ad una statistica delle caldaie stesse, che fra breve sarà condotta a term ine. F inalm ente la C am era, p er­ suasa dei grandi vantaggi che arrecano le esposi­ zioni appoggiò con tutte le sue forze le esposizioni

di M ilano, e di T o rin o ; stanziò in bilancio una som m a per il caso d ie si avveri quella di Rom a, e dispose di alcune m edaglie per l’esposizione di s tru ­ m enti m usicali in Arezzo. Il Presidente term ina la sua esposizione ram m entando che la C am era dietro richiesta del governo, dei Com uni e delle autorità m ilitari ha fornite notizie statistiche e pareri sui prezzi delle c a rn i; che presentò relazioni bim estrali e pub­ blicò un quadro statistico dei prodotti agrari nel 4881, e della produzione dei bozzoli; che la C am era si fece ra p p rese n tare al m ercato internazionale dei grani in V ienna, che raccolse i portatori dei titoli ottoniam o, e forni loro aiuto affinchè ottenessero la registra­ zione, o la conversione dei titoli, e infine che favori l’istruzione concorrendo ad una scuola educativa per gli operai.

Camera di Commercio di Cosenza (Bilancio 1883). — Q uesta Garriera ha una entrata di Li­ re 6 7 3 0 , di cui L. 680 di residui attivi e L. 6000 ili tassa speciale sulle contrattazioni com m erciali del 2 0 |0 sui noli e le spese si bilanciano, colle e n ­ trate e tra esse vi sono L. 1000 di residui passivi, L. 5 6 0 0 per il personale, L. 7 0 0 per spese d’ uf­ ficio.

Camera di Commercio di Mantova (Bilancio 1883). — L e entrate som m ano a L. 2 0927, di cui L. 4951 di residui attivi, L. 3 8 6 8 di ren d ite pa­ trim oniali, L. 11807 di tassa ca m e ra le; — tra le spese figurano L. 1 1 0 2 di resti passivi, L. 7020 per il personale, L. 3 8 0 0 , per le spese d’ufficio, la relazione annua e la biblioteca, L. 450 0 di spese pa­ trim oniali, e L. 7 0 0 4 di straordinarie.

È utile notare, giacché la Cam era ce ne fornisce il modo, che la tassa cam erale nella provincia non a rriv a in m edia che a L. 4 ,83 per contribuente, e che essendo applicata solo sui redditi superiori alle 4 0 0 lire, i contribuenti non risultano che 2850.

Da una m em oria favoritaci dalla Cam era stessa intorno ai principali affari da essa trattati d urante il 1 8 8 2 , rileviam o che si occupò del difficile tema rig u ard an te « le m isu re fiscali contro il com m ercio girovago ed i bazar, in ¡specie a tutela del com ­ m ercio' stabile » ; — che motivò l’urgenza di una ri­ form a com pleta della legge 6 luglio 1 8 6 2 ; — che condusse a term in e una statistica sugli stabilim enti in d u stria n della città e provincia, sulla forza m o ­ trice, sugli operai, e loro stipendi e sui capitali im ­ piegati. S tudiò ¡’argom en*) della navigazione f lu ­ viale a vapore sul P o e sul Mincio nell’ interesse del com m ercio m antovano ; e quello delle ferrovie dei tram v ay s, e m olti altri argom enti di interesse più locale. È una C am era che dim ostra una in te l­ ligente operosità.

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