FOGLIO ESERCIZI 9
FABIO GAVARINI
— ∗ —
[1] — Sia E ; ∗
un gruppoide, e sia X un insieme non vuoto. Nell’insieme EX di tutte le funzioni da X ad E si consideri l’operazione ~ definita da
h~ k : X −→ E , x 7→ h ~ k
(x) := h(x)∗ k(x) ∀ x ∈ X , ∀ h, k ∈ EX cos`ı che EX; ~
`e a sua volta un gruppoide. Dimostrare che se E ; ∗
`
e commutativo, risp. semigruppo, risp. monoide, risp. gruppo, allora anche EX; ~
`
e semigruppo, risp.
semigruppo, risp. monoide, risp. gruppo.
[2] — Sia E un insieme, e F ⊆ E un suo sottoinsieme. Consideriamo la funzione φF :P(E) −→ P(E) e la relazione ∼ in P(E) definite daF
φF(C) := C∩ F ∀ C ∈ P(E) , A∼ B ⇐⇒ A ∩ F = B ∩ FF ∀ A, B ∈ P(E) Dimostrare che:
(a) la relazione ∼ `e un’equivalenza;F
(b) la relazione ∼ coincide con la relazione associata alla funzione φF F ; (c.1) la relazione ∼ `e compatibile con l’operazione ∩ in P(E) ;F
(c.2) la funzione φF `e un endomorfismo del semigruppo P(E) ; ∩
; (d.1) la relazione ∼ `e compatibile con l’operazione ∪ in P(E) ;F
(d.2) la funzione φF `e un endomorfismo del semigruppo P(E) ; ∪ .
Suggerimento: Si pu`o dimostrare tutto con calcoli abbastanza elementari, comunque per verifica diretta. Inoltre:
— la parte (a) segue anche direttamente dalla parte (b),
— la parte (c.1) segue anche direttamente dalle parti (b) e (c.2),
— la parte (d.1) segue anche direttamente dalle parti (b) e (d.2).
[3] — Dato un insieme E , per ogni A∈ P(E) si definiscano EAE :=
f ∈ EEf (A) ⊆ A
, E(A)E :=
f ∈ EE f (a) = a ∀ a ∈ A GF :=
σ ∈ S(E)σ(A) = A
, G(A):=
ν ∈ S(E)ν(a) = a , ∀ a ∈ A Dimostrare che:
1
(a) EAE ⊇ E(A)E e GA ⊇ G(A) ;
(b) se A, B ∈ P(E) con A ⊆ B , allora E(A)E ⊇ E(B)E ;
(c) se A, B ∈ P(E) con A ⊆ B , allora G(A) ⊆ G(B) ⇐⇒ A ⊇ B ; (d) G(A) = T
a∈A
G{a} ⊆ GA ; (e) G(A) = GA ⇐⇒ A= 1 ; (f ) GE\A = GA ;
(g) G(A∪B)= G(A)∩ G(B) , per ogni A, B ⊆ E ;
(h) EAE ed E(A)E sono monoidi rispetto alla composizione.
(i) GA `e sottogruppo di S(E) ; ◦
;
(j) G(A) `e sottogruppo normale di S(E) ; ◦
;
(k) se E\A> 1 , allora G(A) non `e normale come sottogruppo di di S(E) ; ◦ . Suggerimento: Tutto segue dalle definizioni e da calcoli elementari. In aggiunta, per la parte (k), ci si pu`o ridurre al caso in cui E= 3 , A = 1 e E \ A= 2 , e in questo caso trovare un ν ∈ G(A) e un σ∈ S(E) tali che σ ◦ ν ◦ σ−1 6∈ G(A) .
[4] — Siano µ : N × N −→ N e δ : N × N −→ N le due operazioni (binarie) in N date rispettivamente da a µ b := m.c.m.(a, b) e da a δ b := M.C.D.(a, b) . Sia poi f :N −→ P(N) la funzione definita da f(n) := n N = { n `` ∈ N } per ogni n ∈ N .
Dimostrare che:
(a) la funzione f `e un morfismo dal gruppoide N ; µ
al gruppoide P(N) ; ∩
; (b) la funzione f non `e un morfismo dal gruppoide N ; δ
al gruppoide P(N) ; ∪ . Suggerimento: Si sfrutti l’esistenza e unicit`a della fattorizzazione in primi per ogni numero naturale non nullo, trattando a parte i casi in cui uno dei numeri in esame sia 0 .
[5] — Sia G un gruppo, e sia H ∈ P(G) \ {∅} un sottoinsieme non vuoto di G che sia chiuso per l’operazione in G, cio`e HH :=
h′h′′h′, h′′ ∈ H
⊆ H e sia finito.
Dimostrare che H `e un sottogruppo di G .
Suggerimento: Si utilizzi il Teorema di Cayley applicato al gruppo G e si valuti l’“effet- to” su H delle applicazioni λg : G −−→ G x 7→ λg(x) := g x
in esso considerate...
[6] — Sia GL2(Z5) il gruppo generale lineare di ordine 2 a coefficienti in Z5. (a) Determinare l’ordine del gruppo GL2(Z5) ;
(b) Determinare l’ordine dell’elemento
2 0 4 3
nel gruppo GL2(Z5) .
[7] — Sia V uno spazio vettoriale su un campoK (arbitrario), e siano End (V ) :=
trasformazioni K–lineari di V in s´e stesso
, Aut (V ) := End (V )T S(V )
Dimostrare che, rispetto al prodotto di composizione ◦ , si ha:
(a) End (V ) ; ◦
`
e un monoide (dunque `e un sottomonoide di VV; ◦ ...);
(b) Aut (V ) ;◦
`
e un sottogruppo di S(V ) ; ◦ .
Suggerimento: Si tratta di dimostrare che la composizione di trasformazioni lineari `e lineare, che se una trasformazione lineare `e invertibile, allora la sua inversa `e lineare, ecc.
[8] — Siano G1 e G2 due gruppi finiti. In ciascuna delle seguenti ipotesi (a) G1= 41 , G2= 12
(b) G1= 20 , G2= 50 (c) G1= 36 , G2= 54
pu`o esistere un morfismo φ : G1−→ G2 non banale (cio`e non tale che φ(g) = 1 ∀ g ∈G1)?
E pu`o un tale morfismo essere iniettivo? Oppure suriettivo? In generale, quali sono le condizioni su G1 e G2 perch´e un tale morfismo possa esistere?
[9] — Calcolare i gruppi di automorfismi Aut Z6; +
, Aut Z8; +
, Aut Z11; + e Aut Z ; +
.
Suggerimento: Si osservi che i gruppi Zn; +
— con n ∈ {6, 8, 11} — e Z ; + sono tutti ciclici, quindi un automorfismo `e univocamente determinato dall’immagine di un generatore (e per generatore possiamo prendere sempre [1]n o 1 ).
[10] — Siano H e K due sottogruppi normali di un gruppo G tali che H∩ K = {1} . Dimostrare che:
(a) h k = k h per ogni h∈ H , k ∈ K ; (b) HK :=
h kh∈ H, k ∈ K
= KH `e sottogruppo normale di G .
Suggerimento: Si riscriva h k nella forma h k = h k h−1h e si ricordi che H E G ; analogamente si faccia per k h . Quindi...
[11] — Siano H e K due sottogruppi di un gruppo G tali che HK = KH . Dimostrare che HK = KH `e il sottogruppo di G generato da H∪ K .
[12] — Dato un gruppo G , siano
λ : G ,−→ S(G) , g 7→ λg
G ,−−−−−−− G x7→ λg(x) := g x
ρ : G ,−→ S(G) , g 7→ ρg
G ,−−−−−−− G x 7→ ρg(x) := x g−1
i monomorfismi di gruppi dati dal Teorema di Cayley (per gruppi), e si ponga λ(G) := Im (λ) , ρ(G) := Im (ρ) .
Si considerino poi
C λ(G) :=
σ∈ S(G) σ◦ λg = λg◦ σ , ∀ g ∈ G C ρ(G)
:=
τ ∈ S(G) τ◦ ρg = ρg◦ τ , ∀ g ∈ G . Dimostrare che
C λ(G)
= ρ(G) , C ρ(G)
= λ(G) .
[13] — Dato un insieme E , per ogni A⊆ E consideriamo i sottoinsiemi di S(E) GA :=
σ ∈ S(E)σ(A) = A
, G(A) :=
ν ∈ S(A)ν(a) = a , ∀ a ∈ A e anche la relazione ∼ in GA definita da σ′ ∼ σ′′ ⇐⇒ σ′
A
= σ′′
A
(per ogni σ′, σ′′ ∈ S(E) ) dove σ
A
indica la restrizione di σ∈ S(E) al sottoinsieme A . Dimostrare che:
(a) la relazione ∼ `e un’equivalenza in GA ; (b) GA `e sottogruppo di S(E) ; ◦
;
(c) la relazione ∼ `e compatibile con l’operazione “ ◦ ” in GA ; (d) il gruppo quoziente GA
.∼ `e isomorfo al gruppo di permutazioni S(A) ; ◦
; (e) G(A) `e sottogruppo normale di GA ;
(f ) il gruppo quoziente GA .
G(A) `e isomorfo al gruppo di permutazioni S(A) ; ◦
; (g) l’applicazione RA : GA −−→ S(A) , σ 7→ RA(σ) := σ
A, `e un epimorfismo dal gruppo GA; ◦
al gruppo S(A) ; ◦
;
(h) la relazione ∼ `e l’equivalenza in GA canonicamente associata all’applicazione RA; (i) ∼ = ρGd(A) dove ρGd(A) `e la relazione destra in GA canonicamente associata a G(A) ; (j) ∼ = ρGs(A) dove ρGs(A) `e la relazione sinistra in GA canonicamente associata a G(A) . Suggerimento: L’enunciato `e ridondante, e la sua dimostrazione si pu`o semplificare di molto; in particolare, dal punto (g) discendono direttamente molti degli altri punti.
[14] — Per un qualsiasi gruppo G , definiamo il sottoinsieme Z(G) :=
z ∈ Gz g = g z , ∀ g ∈ G
=: “centro di G ” Dimostrare che:
(a) Z(G)E G ;
(b) G `e abeliano ⇐⇒ Z(G) = G ; (c) per ogni H ≤ Z(G) , si ha H E G ;
(d) per ogni H ≤ Z(G) , se il gruppo quoziente G
H — che esiste, per (b) — `e ciclico, allora G `e abeliano.
[15] — Sia A ∈
Z , Q , R , C S Zn
n∈N. Sia GL3(A) l’usuale gruppo delle matrici 3×3 invertibili a coefficienti in A . Consideriamo in esso i sottoinsiemi
SL3(A) :=
(mi,j)j=1,2,3;i=1,2,3; ∈ GL3(A)det mi,j
= 1 S3(A) :=
(mi,j)j=1,2,3;i=1,2,3; ∈ GL3(A)mi,j = δi,jα , ∀ i 6= j , α ∈ U(A) D3(A) :=
(mi,j)j=1,2,3;i=1,2,3; ∈ GL3(A)mi,j = 0 , ∀ i 6= j T3+(A) :=
(mi,j)j=1,2,3;i=1,2,3; ∈ GL3(A)mi,j = 0 , ∀ i > j T3−(A) :=
(mi,j)j=1,2,3;i=1,2,3; ∈ GL3(A)mi,j = 0 , ∀ i < j U3+(A) :=
(mi,j)j=1,2,3;i=1,2,3; ∈ T3±(A)mk,k = 1 , ∀ k U3−(A) :=
(mi,j)j=1,2,3;i=1,2,3; ∈ T3±(A)mk,k = 1 , ∀ k Dimostrare che:
(a) SL3(A) E GL3(A) ;
(b) il gruppo quoziente GL3(A).
SL3(A) `e isomorfo al gruppo U(A) ; (c) T3±(A) =
(mi,j)j=1,2,3;i=1,2,3; ∈ Mat3×3(A)mi,j = 0 , ∀ i ≷ j , mk,k ∈ U(A) ∀ k
; (d) S3(A) ≤ D3(A) ≤ T3±(A) ≤ GL3(A) ;
(e) U3±(A) ≤ SL3(A) ∩ T3±(A)
; (f ) D3(A) 5 T3±(A) ;
(g) T3±(A) 5 GL3(A) ;
(h) U3±(A) E T3±(A) ma U3±(A) 5 SL−3(A) ; (i) il gruppo quoziente T3±(A).
U3±(A) `e isomorfo al gruppo D3(A) ;
Suggerimento: Per la parte (a), la cosa delicata `e dimostrare che per una matrice triangolare (superiore o inferiore) con coefficienti sulla diagonale invertibili esiste la matrice inversa e quest’ultima `e a sua volta triangolare (dello stesso tipo).
Le parti (e) e (f ) si possono ottenere osservando che l’applicazione T3±(A) −−→ D3(A) data da (mi,j)j=1,2,3;i=1,2,3; 7→ (δi,jmi,j)j=1,2,3;i=1,2,3; `e un epimorfismo (in breve, “estrae la dia- gonale” da una matrice triangolare), con U3±(A) come nucleo; questo ci d`a (e), e inoltre anche (f ) applicando il Teorema Fondamentale di Omomorfismo.
Le parti (g) ed (h) seguono dall’osservazione che la ben nota applicazione “determinante”
det : GL±3(A) −−−→ U(A) `e un epimorfismo (per il Teorema di Binet), il cui nucleo
`
e esattamente SL±3 (A) ; questo ci d`a (g), e a seguire anche (h) applicando il Teorema Fondamentale di Omomorfismo.