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Cronache Economiche. N.074, 31 Gennaio 1950

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(1)

CRONACHE

CURA DELLA CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA DI TORINO S

S N. li - 31 GENNAIO 1950 • L. 125

(2)

GANO HAMMOND

MICROTECNICA

(3)

ISTITUTO DI SAN PAOLO DI TORINO

I S T I T U T O D I C R E D I T O D I D I R I T T O P U B B L I C O

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I 8 5 Surounuill e Agenzie in Piemonte, L i g u r i a e I<»iil>iir<li<i

IntìU le. OfVicuzXani di fiatila

e - C t e d t f a

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P O M P E c: E T I t I F I O 11 E

E L E T T R O P O M P E E H I O T O P O N P R P O M P E V E R T I C A L I P E11 P O Z Z I P R O E O \ » I E P E R P O Z Z I TI IIOI.AHI

Stabilimenti iti JHondooì e in Tj&rino

P R I M A R I A F A B B R I C A I T A L I A N A DI B I C I C L E T T E

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LA SALUTE IN FAMIGLIA!

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(5)

F A B B R I C A M A N U B R I E C E R C H I

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K S I' M U T A Z I O N E : I N T U T T O I L M O N i > o

VIA C H A M B E R ! 43 • T 0 R I N 0 • VIA C H A M B E R ! 43

GROUPE COMMERCIAL POUR LE COMMERCE INTERIEUR

L'EXPORTATION ET L'IMPORTATION

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sortes pour la coiffure; lacets en coton et rayon pour chaussures; fermetures éclair de toutes sortes; harmoniques à bouche; centimètres pour tailleurs, conteries, boutons, colliers, clips, per-les imitées de Venise; cravates pour homme et foulards en soie naturelle et rayon, cotonna-des; pinceaux pour barbe).

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(6)

C R O N A C H E

ECONOMICHE

Q U I N D I C I N A L E A C U R A D E L L A C A M E R A DI C O M -M E R C I O I N D U S T R I A E A G R I C O L T U R A DI T O R I N O

C O M I T A T O DI R E D A Z I O N E

P r o f . Dott. A R R I G O B O R D I N Prof. Avv. A N T O N I O C A L A N D R A Dott. C L E M E N T E C E L I D O N I O P r o f . Dott. S I L V I O G O L Z I O P r o f . D o t t . F R A N C E S C O P A L A Z Z I - T R I V E L L I D o t t . G I A C O M O F R I S E T T I S e g r e t a r i o * D o t t . A U G U S T O B A R G O N I D i r e t t o r e r e s p o n s a b i l e

S O M M A R I O

Panorama dei mercati . . . pag. 4

La politica valutaria italiana nel dopoguerra (F. Garino

Canina) » 5

L'Argentina e noi » 13

Borsa compensazioni . . . . » 15

È possibile difendersi dalla

grandine? (Ai. Barla-N. Riva) » 17

Mezzo secolo di commercio

estero » 24

La ricostruzione delle ferrovie

(£. Ehrenfreund) » 26

Riforma tributaria e affittanze

agricole (F. Saja) » 27

Lo studio dei bovini gemelli monozigotici in Svezia (P.

Dassat) » 29

Il mondo offre e chiede » 32

Produttori italiani » 36

Movimento anagrafico . . . . » 45

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ITALIA. — E' proseguita la moderata ripresa dei mercati agricolo-alimentari, comunemente inter-pretata come un movimento di riequilibrio. Infatti guadagnano punti le quotazioni più depresse nel passato (ad esempio quelle dei suini e dei prodotti derivati) mentre si flettono quelle già sostenute (ad. esempio quelle dei prodotti caseori).

Altre quotazioni in ripresa: cereali (salvo il risoi,

bovini, carni, cacao, alcuni generi ortofrutticoli.

Altre quotazioni in ribasso: conserve di pomodoro,

vini, foraggi. Il mercato vinicolo è il più pesante

1 crisi di sottoconsumo).

Sempre molto sostenuti i prezzi delle lane; le dispo-nibilità non sono abbondanti. Le sete hanno ripreso a rincarare. I cotoni registrano sporadici aumenti di prezzo. Al contrario, ribassano i prezzi della iuta e dei sacchi. Stazionarie le quotazioni della canapa. La prolungata contrazione dei prezzi delle pelli grezze e conciate si è Analmente ripercossa sul mercato delle calzature, dove alcune quotazioni sono ribassate.

L'intero settore dei metalli ferrosi e non ferrosi accusa debolezza. Le quotazioni si sono più o meno abbassate, sia per i, greggi, sia per i semilavorati ed i rottami. La situazione è connessa al ritmo di attività industriale, poco intenso. Lo stesso motivo influisce sui prezzi dei carboni, indebolendoli. Più resistenti, invece, i combustibili liquidi.

Incerto il mercato dei prodotti chimici.

Stazionari tutti i principali mercati rimanenti.

ESTERO. — I mercati dei metalli si mostrano gene-ralmente più vivaci negli Stati Uniti e più calmi in Gran Bretagna e nel resto d'Europa. La situa-zione di base può riassumersi cosi: nel primo se-mestre del 1949, la flessione dei prezzi americani dei metalli non ferrosi ha provocato una imme-diata contrazione della produzione, che difatti, per il complesso del 1949, è risultata inferiore a quella del 1948 <ad eccezione del piombo). Attualmente la produzione è in ascesa, ma le disponibilità sul mercato restano controllate.

(7)

LA POLITICA VALUTARIA

ITALIANA NEL DOPOGUERRA

I . - • / • • i i m i - r i i a t o « l o p o K ' u r r r a .

A quattro anni dalla ripresa delle nostre rela-zioni commerciali con l'estero, in un momento in cui la crisi di assestamento dell'economia m o n -diale sta ponendo nuovi problemi, è interessante esaminare la graduale evoluzione della politica valutaria italiana, sia come strumento atto a con-sentire un'adeguata espansione degli scambi, sia come riflesso della situazione economica interna-zionale.

E' indubbio che uno dei principali problemi pre-sentatisi al Governo italiano nel 1945 fu appunto quello di assicurarsi, mediante una graduale ripresa dei traffici, la possibilità di un sia pure parziale equilibrio della bilancia dei pagamenti. Obbiettivo questo tanto più importante, ove si considerino le esigenze di ricostruzione e di rimodernamento degli impianti imposte dalle gravi distruzioni belliche e dalle nuove direttive di politica economica sosti-tuite a quelle di autarchia e di isolamento econo-mico che avevano dominato in Italia per un decennio.

Primo passo sulla via di un sostanziale incorag-giamento alle esportazioni, ¿significativo di una particolare attenzione per i problemi degli scambi commerciali fu, com'è noto, l'istituzione del Mini-stero per il commercio eMini-stero, al quale fu attri-buita competenza sul coordinamento, sull'esecu-zione dei programmi di scambio con l'estero, sulla disciplina delle operazioni relative, sulle trattative internazionali di carattere commerciale e valutario ecc. (').

La creazione del nuovo Ministero non poteva, però, risolvere la principale difficoltà che incontra-vano i nostri esportatori, quella cioè del cambio. Il rapido incremento di prezzi verificatosi nel secondo semestre del 1945 aveva infatti reso sempre più inadeguata la parità ufficiale di 100 lire per 1 dollaro, fissata fin dai tempi dell'occupazione anglo-americana.

Un primo adeguamento veniva pertanto disposto mediante la costituzione del Pondo per l'adegua-mento ai prezzi internazionali, provvedil'adegua-mento che si risolveva in pratica in una maggiorazione del cambio sia per gl'importatori sia per gli esportatori la maggiorazione veniva fissata al 125 per cento della parità ufficiale O . Il sistema usato per rag-giungere un parziale adeguamento del cambio uffi-ciale a quello di mercato libero risentiva delle preoccupazioni, assai vive, d'altronde, sino a poco tempo fa, pure in altri paesi, di evitare un c o m -pleto riconoscimento del processo di erosione monetaria determinato da cinque anni di guerra. La parità ufficiale della nostra valuta rimase per-tanto nominalmente sulla base di 100 lire per 1 dollaro, mentre sul mercato libero, il biglietto banca statunitense era quotato sulle 350-400 lire;

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e soltanto l'addizionale stabilita per il Pondo di adeguamento portò il ricavo dell'esportatore a 225 lire per dollaro. Vero è che pure gli altri paesi europei seguivano una politica di difesa della parità ufficiale, anche se, nel dicembre 1945, il franco fiancese aveva dovuto essere svalutato passando dal cambio di 49,62 per dollaro, fissato nel 1944, a 119; ma il divario esistente in Italia fra cambio libero e cambio ricavato dall'esportatore rimaneva sempre elevato, anzi, superiore a quello ohe si veri-ficava per la generalità delle altre valute europee.

Si rese pertanto necessario, nel marzo seguente, un provvedimento atto a ridurre ulteriormente lo scarto fra quotazione libera e ricavo degli espor-tatori, al fine di consentire a questi di operare sui mercati internazionali. Si giunse così all'istituzione dei conti valutari 50 % per le esportazioni con pagamento in divise pregiate: sul mercato delle valute esportazione di nuova istituzione vennero così quotati regolarmente il dollaro, il franco sviz-zero e la sterlina (').

(1) Il Ministero per il commercio eoo l'estero fu isti-tuito con D. L. 22-12-1845, n. 609 (G. U. 9-1-1946); le sue attribuzioni furono successivamente fissate con D. L 16 il 11946, n. 12 (G. U. 7-2-1946) e l'ordinamento con R. D 30-5-1916, n. 459 (G. U. 10-6-194«).

(2) Il « Fendo per l'edegurmento ai orezzi internizlo-maQl » fu costituito con D. L. L. 4-1-1946, n. 2 (G. U. 16-1-1946); la quota addizionale venne fissata con D M 18-11 0946 (G. U. 25-1-11946).

(3) Le disiposiziont sui conti vaCiutsiri 50 % furono !mttro-dette ccn D. L. L. 26-3-0946. n. 139 (G. U. 9-1 H946); ie norme d'attuazione vennero dettate ccn D. M. 13-4-1946

(8)

La nuova disciplina riguardava unicamente le valute considerate pregiate e come tali accettate dall'Istituto dei Cambi, mentre nulla veniva inno-vato nei riguardi dei cambi fìssati negli accordi di clearing, i quali rimanevano pertanto sulla base del dollaro a 225 lire; ne risultava un particolare in-coraggiamento alle esportazioni verso le aree del dollaro e della sterlina e, nei limiti dei contingenti, alle importazioni dai paesi a clearing, mentre le esportazioni verso questi ultimi venivano frenate dall'inadeguato livello del cambio.

Altra disparità di trattamento veniva a verifi-carsi fra le esportazioni di merci, il cui valore derivava per la totalità, o per la parte maggiore, da materie prime e lavoro nazionali e quelle di prodotti ottenuti dalla lavorazione di materie im-portate, specie se al cambio esportazione O .

Ora, a ben considerare, data la situazione della, nostra bilancia commerciale in quell'epoca, tali discriminazioni avevano una certa giustificazione. Un incoraggiamento alle esportazioni verso i paesi a divisa libera poteva infatti considerarsi oppor-tuno, sia perchè metteva a disposizione dell'econo-mia nazionale valuta atta ad acquistare sui mer-cati internazionali adeguati quantitativi di materie prime, sia perchè si traduceva in un inserimento su mercati che, anche in prosieguo di tempo, avreb-bero assunto notevole importanza. Il trattamento di favore, poi, risultante per le esportazioni di pro-dotti a valore integralmente o quasi « nazionale » — fra i quali soprattutto quelli agricoli — veniva a compensare in parte la chiusura di importanti sbocchi, primo fra tutti quello tedesco.

Nelle esportazioni di prodotti ottenuti dalla lavo-razione di materie d'importazione, la congiuntura particolarmente favorevole determinava inoltre margini tali — si tenga presente, ad esempio, il fenomeno dei tessili — che consentivano all'indu-stria di pagare le materie prime ad un cambio anche notevolmente superiore a quello ricavato, in definitiva, dall'esportazione dei manufatti.

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La situazione andò gradualmente modificandosi durante il 1947, a motivo sia dell'aumento dei costi di produzione — soprattutto di quello della mano d'opera, la cui retribuzione era rimasta a lungo ar-retrata in confronto al livello generale dei prezzi — sia del mutare della situazione sui mercati mondiali, determinato, a sua volta, dal progressivo esaurirsi della domanda arretrata e dal riapparire di una

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concorrenza internazionale. Fu appunto questa evo-luzione a giustificare i vari provvedimenti dell'estate 1947: aumento della percentuale di valuta libera concessa agli esportatori tessili, maggiorazione del cambio ufficiale sulla base di 350 lire per un dollaro O .

I risultati di questi provvedimenti possono così sintetizzarsi :

— aumento del cambio ricavato dagli esportatori particolarmente da quelli tessili - dato che la maggiorazione del cambio ufficiale compensò ab-bondantemente la flessione verificatasi in seguito ad essa nelle quotazioni delle valute esportazione; — riduzione del cambio esportazione — in base al quale erano effettuate le importazioni delle prin-cipali materie prime — e, conseguentemente, dello scarto fra il cambio cui venivano acquistate le materie stesse e quello ricavato dalla vendita di manufatti nelle aree a valuta pregiata;

— riduzione dello scarto f r a cambio spuntato nelle vendite a valuta pregiata ed in quelle a clearing.

Questi risultati sono messi in risalto dalla ta-bella a pag. 7 nella quale è riportato l'anda-mento dei cambi delle due principali valute a par-tire dalla primavera del 1946. Da essa appare evi-dente il graduale assestamento del rapporto fra cambio esportazione e cambio medio sul livello normale eguale, cioè, ad 1. Si noti come, appunto dall'agosto del 1947, il valore di tale rapporto si avvicini rapidamente all'unità, scendendone anzi al disotto per la sterlina.

Per quanto riguarda poi la riduzione dello scarto fra cambi delle valute pregiate e cambi di clearing, è opportuno ricordare che, già da alcuni mesi, a c -cordi particolari avevano consentito un adegua-mento di questi cambi su livelli più vicini a quelli effettivi.

Al fine del regolamento degli scambi italo-polac-chi, la quotazione del dollaro venne calcolata, a partire dall'aprile 1947, mese per mese, in base ai cambio medio tra quello ufficiale di detta di-visa ed il massimo raggiunto nel mese precedente sul mercato delle valute esportazione. Anche per i pagamenti con la Germania, i criteri di fissazione del cambio del dollaro furono stabiliti in maniera analoga.

Con il Belgio, poi, intese raggiunte il 5 giugno 1947 avevano fissato il cambio lira-franco belga sulla base, da un lato, del cambio medio fra la quo-tazione ufficiale del dollaro e quella media sul mer-cato delle valute esportazione della divisa in que-stione e, dall'altro, del corso ufficiale del dollaro a Bruxelles, assai vicino al cambio economico: co-sicché, mentre, precedentemente al giugno, il cam-bio di clearing risultava di 5,13 lire per un franco,

nell'agosto esso era di 12,44.

:t. - l r r N O l a n o r m a l i z z a z i o n e «l«-l r e g i m e «lei o i i i l i i .

I vari provvedimenti di ordine valutario del 1947 non furono intesi soltanto ad un incoraggiamento delle esportazioni, essi rappresentarono anche uno degli aspetti della politica economica svolta sul piano interno mirante ad una stabilizzazione dei

(1) Il p r o b l e m a è stato Empirmcritc dibattuto in vari articclii tra la Une del 1946 ed il 1947, ed ha formato oggetto di discussione al s e c o n d o Convegno per il c o m m e r -c i o estero di Milano (14-16 aprile 1947) "d al Convegno di studi per gli scambi internazionali di Roma (3-7 m a r z o 1948). Vedi, fra gli altri, l'articolo di G. Dell'Amore: Il

regime vMutirio attuile in ltnii. in « R i v i s t a B a n c a r i a » ,

marzo-aprile 1948.

(9)

prezzi e ad una difesa del potere d'acquisto della moneta su di un livello di prezzi 50-60 volte l'an-teguerra. Le importazioni franco valuta, estese nel secondo semestre del 1947 ad importanti prodotti

(zucchero, cacao in grani, lana, cotone, ecc.) con-sentirono, unitamente ad altri provvedimenti,

spe-consentito agli esportatori chiamati a cedere il 50 per cento dei propri ricavi valutari, non più ad un cambio notevolmente inferiore a quello libero, bensì ad una quotazione tendenzialmente stabilita su livelli vicini a quelli risultanti da libere nego-ziazioni. E V O l . t x I O \ E I» E I V A U II I I \ I T A I. I A L A R O 1946 Maggio l Mutino Luglio Agosto Settembre .. Ottobre Novembre .. Dicembre . . . 1947 Gennaio . . . . Febbraio. . . . Marzo Aprilo Maggio Giugno Luglio Agosto . . . . Settembre .. Ottobre Novembre .. Dicembre . . . 1948 Gennaio Febbraio •Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre . . . Ottobre Novembre .. . Dicembre . . . . 104» 20 Settembre Novembre .. . K It L I N A C A M B I O I N D I R E T T O S T E R L I N A - D O L L A R O Cambi o d i — cession e a Cambita l c a I £ N ai E 3 g, S 2 Cambi o * medi o » Ì | | o { J S S « è ^ a S ~ « g 3 4 Cambi o d i cession e a Cambita l 1 o O "5 N a s 5 Ì $ 6 Cambi o • medi o » 2 k & 2 8 % S | -S a N a 5 2 8 *S £ a S g Z a l i « g O ° a 9 _ Cambi o ° esportazion e _ Cambi o ** • medi o • 225 368 296 1,24 907 1483 1195 1,24 4,03 4,03 4,03 225 398 311 1,28 907 1605 1256 1.28 4.03 4,03 4,03 225 181 353 1,36 907 1887 1397 1,35 4,03 3,92 3,96 225 511 368 1.39 907 1850 1378 1.34 4,03 3,62 3,74 225 598 411 1,45 907 1972 1439 1,37 1.03 3,30 3,50 225 601 413 1,46 907 1946 1426 1,36 4,03 3,24 3,45 225 568 396 1,43 907 1649 1278 1,29 4.03 2,90 3,23 225 565 385 1,43 907 1512 1209 1.25 1.03 2,68 3,06 225 528 376 1,40 907 1516 1211 1,25 4,03 2,87 3,22 225 531 378 1,40 907 1707 1307 1,31 4,03 3.21 3,46 225 605 415 1.46 907 1977 1442 1,37 4,03 3,27 3,47 225 702 463 1.52 907 2702 1804 1,50 1.03 3,85 3.90 22.5 912 568 1,61 907 3584 2245 1,60 4!03 3,93 3.95 225 843 534 1,58 907 3322 2114 1.57 4,03 3,94 3,96 225 780 502 1,55 907 2920 191.'! 1,53 4.03 3,74 3,81 350 724 537 1,35 1411 2478 1914 1.27 4.03 3,42 3,62 350 668 509 1.31 1411 2274 1842 1,23 4.03 3,40 3,62 350 617 483 1.28 1411 2191 1801 1,22 4,03 3,55 3,73 350 602 476 1,26 1411 1984 1697 1,17 4,03 3.30 3,57 603 575 589 1,02 1984 1638 1811 0.90 3.29 2,85 3,07 576 573 574 1 — 1637 17 55 1696 1,03 2,84 3,06 2,95 573 572 572 1 1756 1839 1797 1.02 3.06 3.21 3,14 573 573 573 1 1838 1840 1839 1 — 3.21 3,21 3,21 574 574 574 1 1840 1852 1846 1 3.21 3,22 3,22 575 575 575 1 1851 1948 1899 1,03 3.22 3,39 3,30 575 575 575 1 1917 1961 1955 1 3,39 3.41 3.40 575 575 575 ' 1 — 1963 1936 1949 1 — 3,41 3,37 3.39 575 575 575 1 1936 1937 1936 1 — 3,37 3,37 3,37 575 575 575 1 1937 1945 1941 1 — 3,37 3,38 3,38 575 575 575 1 — 1944 2040 1992 1,02 3.38 3.54 3,46 575 575 575 1 — 2038 2186 2112 1,04 3,54 3,80 3,67 575 575 575 1 2317 — 2317 1 — 4,03 4,03 4,03 637 637 637 1 1784 1784 j _ 2,80 2,80 2,80 624 624 624 1

1747 1747 1 — 2,80 2,80 2,80

N.H. Tra il dicembre 1948 ed il 18 settembre 1949, non essendosi verificate variazioni nelle <|Uotazionl del dollaro esportazione. IH situazione non ha più subito mutamenti. Dopo il 18 settembre, la svalutazione della sterlina e le variazioni apportate al sistema (li cessione a Cambital hanno modificato il cambio indiretto sterlina-dollaro c parificato, anche in via teorica, il cambio di cessione, quello d'esportazione e quello medio.

La tabella mette in risalto l'evoluzione del cambio del dollaro e della sterlina iu Italia dal maggio 1946 ad oggi.

Nelle colonne 1 e 5 sono riportati i cambi di cessione delle due valute all'Istituto dei cambi, validi per il 50 »„ dei ricavi degli esportatori (1(10 per cento per la sterlina dopo il 28 novembre 1947).

Nelle colonne 2 e 6 le medie mensili dei cambi esportazione, validi per il residuo .">0 per cento dei ricavi degli esportatoli (eccezion fatta per quelle in valuta britannica dopo il 28 novembre 19*7).

Nello colonne 3 e 7 1 cambi medi delle due valute, spuntati in definitiva dall'esportatore che di queste cedeva il 50 per cento al Cambital e negoziava il residuo sul mercato delle valute esportazione.

Nelle colonne 4 e 8 è indicato il rapporto fra cambio esportazione — sulla base del quale l'industriale trasformatore ili materie prime estere, di questo si riforniva — e quello medio, che egli spuntava in definitiva dalle sue esportazioni. Ciò, naturalmente, nel caso in cui importazioni ed esportazioni fossero regolate nella medesima valuta.

Nelle colonne », 10, 11 infine sono stati calcolati i cambi indiretti «cross rate« . fra sterlina e dollaro sulla base, sia del cambio di cessione al Cambital, sia di quello esportazione, sia di quello « medio •.

eie nel settore del credito, di interrompere il rialzo dei prezzi che durava pressoché continuo da molti anni. Questa politica ebbe anche un effetto psico-logico, il quale ne costituì forse l'aspetto più rile-vante. dato che, sia pure grazie agli aiuti degii Stati Uniti, sono ormai più di due anni che il livello dei prezzi manifesta una discreta stabilità. Essa accelerò il reinserimento dell'economia italiana in quella internazionale sulla base di un cambio in-torno alle 600 lire per dollaro.

Questo, all'incirca, fu l'obbiettivo cui mirarono le disposizioni del 28 novembre 1947, mediante !e quali il cambio di cessione all'Ufficio dei Cambi delle divise libere venne fissato in base alla media delle quotazioni delle ,divise stesse sul mercato delle valute esportazione durante il mese prece-dente, con un limite minimo di 350 lire per dollaro ed uno massimo di 650 ('). Era evidente il vantaggio

Certo, la politica di stabilizzazione ha trovato — come si è detto — un indispensabile presupposto negli aiuti nordamericani che, negli anni post-bel-lici, avevano assunto forme svariate e, nel 1948, quella definitiva dell'E.R.P. Le autorità valutarie italiane venivano, in tal modo, messe in grado di guardare al problema delle disponibilità di dollari con diminuita preoccupazione e di controllare le quotazioni sul mercato esportazione, le cui oscil-lazioni furono infatti dal dicembre 1947 ad oggi, assolutamente insignificanti, eccezion fatta per la sterlina, che è opportuno considerare a parte.

Un importante risultato di questa politica f u il definitivo adeguamento del cambio d'importazione delle materie prime e di quello d'esportazione dei manufatti, passo di notevole rilievo sulla via della

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ilormalízzazione economica (vedi la tabella sopra ricordata).

La nuova disciplina valutaria italiana era, fra quelle vigenti in Europa, una delle meno artificiose, soprattutto per quanto riguarda i livelli di cambio, sicché in taluni accordi di pagamento si aveva ormai il \caso di un'artificiosa sopravalutazione della valuta estera.

Era quanto si verificava, ad esempio, nei riguardi del franco francese, il cui cambio di clearing, ri-masto fissato per lungo tempo a lire 2,20, fu la causa principale del grave squilibrio a nostro favore nel clearing stesso. Nel marzo 1949, il cambio venne però adeguato all'effettivo rapporto tra le due va-lute — prendendo come base la quotazione del dol-laro esportazione nei due paesi O — in modo da avviare gli scambi su di un binario di maggiore normalità. Con altri paesi (Svezia, Svizzera, Paesi Bassi, ecc.), invece, nell'impossibilità di pervenire ad un adeguamento del cambio, i nuovi accordi dovevano ispirarsi al principio degli affari di reci-procità, allo scopo di evitare un eccessivo aumento degli squilibri nei conti di clearing. Si trattava, in definitiva, di un peggioramento nel sistema degli scambi, determinato da motivi, cui la nostra politica valutaria era, però, perfettamente estranea.

4 . - I l p r o b l e m a del c a m b i o d e l l a s t e r l i n a .

Una delle ripercussioni di maggior rilievo deter-minate dalla normalizzazione del cambio ufficiale della lira fu il sorgere del grave problema della sterlina.

Quello della valuta britannica è stato, in questo dopoguerra, un tipico caso di ostinazione a non riconoscere una persistente situazione di fatto, me-diante una politica che, deformando artificialmente molte correnti di traffico ed imponendo a non pochi paesi un vero e proprio finanziamento delle loro esportazioni nell'area della sterlina, ha consentito alla Gran Bretagna di rifornirsi di notevoli quan-tità di materie prime ad un basso costo in moneta nazionale, nonché di assicurarsi una più elevata quota degli aiuti E.R.P., dato il criterio del disa-vanzo nella bilancia dei pagamenti seguiti nella ri-partizione degli stessi. Nei confronti dell'Italia la politica britannica, culminata nella sospensione della convertibilità (agosto 1947). aveva creato, ac-canto al problema dei vecchi saldi bloccati, quello dell'utilizzazione dei saldi di nuova formazione. Le limitate possibilità di impiego della valuta britan-nica nell'area della sterlina determinavano natu-ralmente un accentuato ribasso nel corso di tale valuta, che si rifletteva anche nel cambio al quale l'Istituto dei Cambi acquistava 11 50 per cento dei ricavi degli esportatori. Di conseguenza, il cambio indiretto sterlina-dollaro si stabilizzava sul mer-cato italiano intorno a quota 3, con punte anche inferiori, contro una parità ufficiale di 4,03.

Questa situazione si traduceva, per gli operatori italiani, in uno scoraggiamento alle esportazioni verso l'area valutaria britannica e nella possibilità di rivendere in quella del dollaro merci acquistate con pagamento in sterline, dopo averle, eventual-mente, sottoposte a lavorazione. Erano questi gli arbitraggi su merci, di cui tanto si preoccupò la Gran Bretagna durante il 1948 e che, nella loro forma più immediata, e cioè rivendendo i prodotti senza neppure lavorarli, furono compiuti special-mente da francesi e da olandesi, mentre alcune industrie italiane furono in grado di trarre van-taggio dalla notevole differenza di cambio fra im-portazione di materie prime pagate in sterline ed esportazione di manufatti con pagamento in dollari. Il saldo attivo della bilancia dei pagamenti italo -britannici poteva in tal modo essere contenuta ed anzi, per il 1948-49, in sede di negoziazione del-l'accordo per i pagamenti intereuropei veniva previ-sto un disavanzo di 6 milioni di sterline, da co-prirsi con un drawing rìght di pari ammontare.

Lo scoraggiamento alle esportazioni nell'area

del-la sterlina, se dal punto di vista del puro e semplice riequilibrio della bilancia dei pagamenti rappresen-tava un indubbio vantaggio, faceva sorgere note-voli problemi a motivo delle difficoltà che venivano imposte a vendite su mercati tradizionali e, conse-guentemente, della riduzione di attività per molte industrie e lavorazioni agricole esportatrici, le quali, nella mancanza di un adeguato mercato di sbocco, come un tempo, in Germania, trovavano nell'area della sterlina notevoli possibilità di collocamento. Si pensi che, nonostante le difficoltà sorgenti dal livello di cambio, il 26 per cento del valore delle nostre esportazioni venne, nel 1948, diretto verso paesi dell'area della sterlina od assimilati ai fini dei pagamenti.

Sul piano internazionale, poi, la divergenza sul nostro mercato fra 11 cambio indiretto sterlina-dollaro e la parità ufficiale dava origine a non poche rimostranze da parte della Gran Bretagna, la quale, anzi, in occasione dell'accordo per i pa-gamenti intereuropei per il 1948-49, subordinava la concessione del drawing rìght al riconoscimento da parte italiana della parità ufficiale fra le due valute.

Questo riconoscimento si ebbe con l'accordo del 26 novembre, sulla base del quale il Governo italia-no, seguendo, pur con qualche modificazione, l'esempio francese dell'ottobre, garantì agli espor-tatori con pagamento in sterline un cambio di 4,03 dollari (2).

A circa un anno di distanza dall'adeguamento del corso della sterlina, sulla base delle sue ripercussio-ni, nonché di quelle della svalutazione della moneta britannica, è possibile esprimere un giudizio sulla politica valutaria italiana nei confronti della Gran Bretagna.

Sono evidenti, anzitutto, da un punto di vista teorico, le contraddizioni della fissazione di un rigido rapporto di cambio, allorché non esiste un vero sistema di scambi multilaterali e si intende, nel contempo, raggiungere un minimo di equilibrio nella bilancia dei pagamenti. Il pretendere di equi-librare contemporaneamente bilance dei pagamenti e cambi rappresenta, infatti, un tentativo di risol-vere un sistema con un numero di equazioni (bi-lance dei pagamenti in equilibrio) superiore a quello delle incognite (cambi equilibrati) O.

Queste difficoltà trovavano una conferma nei fatti: come primo risultato dell'accordo italo-tori-tannico, il costo in lire delle varie materie prime ed in genere dei prodotti provenienti dall'area della sterlina aumentava, con conseguente scoraggia-mento alle esportazioni di manufatti verso quella del dollaro, mentre il ricavo dalle vendite con pagamento in valuta britannica, diventava assai interessante per i nostri esportatori. In queste con-dizioni l'ammontare del nostro saldo in sterline continuava a crescere raggiungendo i 75 milioni di sberline. Abbiamo pertanto definitivamente perduto, per impossibilità di utilizzarlo, il drawing right ac-cordatoci dalla Gran Bretagna, pur avendo prov-veduto al pagamento della massima parte dei

di-i(il) A proposito ,di questa clausola dell'accordo i.talo-framcese, si 'iloti che, mentre din Italia praticamente la totalità dei ricavi in dollari, veniva convertita sulla base della quotazione del mercato delle valute esportazione, in Francia soltanto, il 50' % veniva negoziato sul mer-cato libero ufficiale (corrispondente al nostro* delle va-lute di esportazione), mentre il residuo 50 % veniva ceduto al cambio ufficiale: nieigli ultimi tempi precedenti alla svalutazione, 1 330 frs. per dollaro del mercato li-bero. si contrapponevano ai 214 della parità, con un cam-bio medio dii 272. Poiché, in (genere, i cambi con gli altri paesi erano fissati sulla base di quest'ultimo cambio, ri-sulta evidente il particolare trattamento fatto alla lira italiana, al fine di porre un termine .al continuo aumento mei saldo* attivo, del nostro clearing.

(2) iL'iaiboliizione diedi conti vaCiuitairi 50 % in sterline e la nuova disciplina relativa ad ricavi ed ai pagamenti in valuta britannica vennero, staibilite con D. M. 26-11-1948 (G. U. 27Jlil-1948) ; le norme d'applicazione con D. M.

27 ail-1948 (G. U. £15-112-1848).

(3) C. Bresciana) Turrord: li problema dei « cambi

indi-retti» (cross-rates), in «Rivista bancaria », maggio-giu-gno 1948, pagine 16-17,

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ritti da noi concessi ad altri paesi (38,3 su 47,3 mi-lioni di dollari). Inoltre le produzioni per esporta-zione sono state assuefatte ad un cambio artificio-samente elevato, con tutte le inevitabili conseguenze sfavorevoli in occasione della svalutazione della sterlina, anche perchè molte scorte erano state negli ultimi mesi rinnovate in base alla nuova Quotazione della valuta ¡britannica. Senza contare le ripercussioni della svalutazione stessa sulle nostre riserve in sterline dato che il nostro paese non è riuscito ad impiegarle tempestivamente in acquisti prima dell'aumento delle quotazioni delle merci di provenienza britannica.

D'altro canto, occorre però notare che l'accordo italo-britannico rispondeva, fra l'altro, all'esigenza di una tonificazione di molti settori, in un periodo in cui le esportazioni nell'area del dollaro incomin-ciavano a diventare sempre più difficili, ed indubbi segni lasciavano già intravvedere in quasi tutti i paesi la fine del « mercato del venditore ».

Due esigenze si trovavano di fronte sul piano eco-nomico: da un lato quella di non accrescere ulte-riormente il saldo attivo nella bilancia dei paga-menti con una zona valutaria non completamente solvibile e, dall'altro, quella di consentire all'agri-coltura e all'industria italiana adeguate possibilità di attività, esigenza quest'ultima che eblbe eviden-temente il maggior peso.

La politica valutaria del Governo italiano deve inoltre essere giudicata da un punto di vista poli-tico, sicché la sua giustificazione può essere in parte ricercata nella necessità di una cooperazione intereuropea — anche se sinora la Gran Bretagna ne ha dato scarse prove — nonché nella necessità di evitare una ostilità da parte britannica sul piano economico. Tutto considerato accorre, però, rico-noscere che il nostro paese ha compiuto un note-vole sacrificio sull'altare! della solidarietà occi-dentale.

5 . - L a « v a l u t a z i o n e d e l l a s t e r l i n a .

I danni del rigido mantenimento sul nostro mer-cato del cross-rate di 4,03 fra sterlina e dollaro sono stati consolidati dai provvedimenti britannici del settembre, mediante i quali il valore internazionale di quella divisa è stato drasticamente ridotto d: oltre il 30 per cento. Le nostre riserve in sterline hanno subito, di conseguenza, un'analoga svaluta-zione, anche perchè, durante i dieci mesi in cui esse si andarono sempre più accumulando, esigenze fi-nanziarie sconsigliarono il governo ad impiegarle nel finanziamento di acquisti di materie prime nel Commonwealth a titolo cautelativo.

La svalutazione della sterlina ha fatto, frattan-to, ritornare in primo piano il problema del cross-rate di tale divisa col dollaro che il nostro paese, in relazione ai noti accordi finanziari, è obbligato a mantenere al livello ufficiale. Mentre, sino al 18 set-tembre, tale rapporto era indubbiamente troppo ele-vato e si risolveva nell'eccessivo incoraggiamento alle esportazioni sopra ricordato, attualmente esso è troppo basso ed, almeno per qualche tempo, osta-colerà molte delle nostre vendite in zone che, du-rante il primo semestre del 1949, assorbirono circa un terzo del valore delle nostre consentendo sod-disfacenti vendite soprattutto di prodotti ortofrut-ticoli e tessili. Nell'attuale situazione economica, caratterizzata da forti importazioni dall'area del dollaro, sia pure agevolate dall'E.R.P., (circa il 40 per cento durante il primo semestre) verso la quale dirigiamo all'incirca il 15 per cento soltanto delle nostre esportazioni, un rialzo del cambio di tale valuta, premessa per un analogo aumento in quello della sterlina, risolverebbe la situazione solo provvisoriamente: l'ideale sarebbe il ritorno alla libera negoziazione della valuta britannica sul no-stro mercato, come avveniva sino al novembre 1948,

in modo da lasciare al mercato stesso, sia pure influenzato dalle autorità monetarie, la valutazione della reale situazione. Ma a questa modificazione del nostro sistema valutario si oppongono, per il momento, oltreché l'accordo finanziario con la Gran Bretagna e la precisa volontà di questo paese di eliminare discordanti valutazioni della propria di-visa sulle varie piazze, i principi cui si ispira il Fondo Monetario Internazionale, princìpi basati sul rìgido mantenimento dei rapporti tra le varie va-lute. Infatti l'accordo che doveva scadere al 31 di-cembre venne prorogato al 30 giugno 1950.

In questa situazione e nel disordine valutario che è seguito alla decisione britannica, il governo ita-liano ha seguito una politica di moderata svaluta-zione (circa il 10 per cento), la quale ha consentito di alleviarne qualche po' le ripercussioni.

La manovra è stata eseguita forse con eccessiva rudezza (agli interventi dell'Ufficio dei Cambi sul mercato delle valute esportazione e deU'I.R.I. su quello azionario nei giorni immediatamente seguenti il 18 settembre è stata rimproverata la mancanza di un'adeguata souplesse)', ma, facilitata, in un secondo tempo, dalla diminuzione dell'affannosa richiesta di dollari da parte dei mercati europei, è riuscita a contenere il cambio sulle 635 lire, de-primendone in seguito il corso sino a 625. La quota-zione della sterlina si è pertanto stabilita sulle 1750 lire, contro le 2317 precedenti il 18 settembre e le 1610 cui sarebbe scesa ove il dollaro si fosse mantenuto a 575.

Mentre il mercato, sia pur frenato dagli inter-venti governativi, limitava la svalutazione della lira al 10 per cento all'incirca, opportune modifi-cazioni al D. L. 28 novembre 1947 consentivano agli esportatori di approfittare immediatamente della situazione, ricavando anche dalle valute ce-dute a Cambi tal la nuova quotazione ed ottenendo in tal modo qualche incoraggiamento per le vendite in dollari (').

E' evidente che la nostra politica, pur facendo qualche concessione alle esigenze delle esportazioni e quindi delle attività produttive del paese ha inteso evitare le ripercussioni che sulla circolazione avreb-be necessariamente avuto un brusco aumento nei salari e nei prezzi, ripercussioni le quali sarebbero state particolarmente gravi in un momento in cui è ancor troppo vivo il ricordo del continuo svili-mento della lira. La situazione è, in Italia, assai di-versa, sotto questo aspetto, da quella esistente in altri paesi perchè la lira è una delle valute che si è maggiormente svalutata in confronto all'anteguerra ed una brusca spinta inflazionistica avrebbe com-promesso seriamente gli sforzi per il reiquilibrio finanziario. Anche l'acquisto d'oro negli Stati Uniti annunciato con una certa evidenza, risponde, ol-treché al desiderio di un consolidamento delle no-stre riserve, ad esigenze psicologiche. E difatti, come conseguenza di questa politica, la stabilità dei prezzi è stata anche negli ultimi tempi mantenuta con favorevoli ripercussioni sull'andamento del co-sto della vita, cosicché si può concludere che le esigenze finanziarie e sociali e quelle economiche e produttive — spesso in contrasto fra di loro -hanno trovato nella politica italiana, anche se gli sviluppi della situazione dovessero rendere oppor-tuno qualche ulteriore ritocco dei cambi, un ade-guato contemperamento. Naturalmente è indispen-sabile che questa politica tenga tempestivamente conto degli sviluppi della situazione economica in-ternazionale, adattandosi opportunamente ad essa.

(1) Il D. L. 19-9-1949, TI. 632 (G. U. 19-S-1949) ha disposto che la cessione a Ceimbitail del 50 % delle valute estere soggette all'obbligo defila cessicele stessa, avvenga sulla bc'Se, iinzìchè de&la media mensile alle Borse di Roma e di Milano, di quella giornaliera, sempre escludendo d-Jl computo le ' quotazioni superiori a 350 lire per 1 dollaro e quelle superiori a 650

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fi. - L a politica v a l u t a r i a n e l l ' o r a attuale.

La nostra politica valutaria, pur con le necessarie differenziazioni, risulta ormai inserita in quella dei paesi occidentali. Essa è naturalmente condizio-nata agli aiuti E.R.P., mancando i quali sarebbero inevitabili restrizioni negli scambi commerciali ed assai probabile, prima o poi, un'ulteriore, forse grave, svalutazione, come, del resto, avverrebbe anche per non pochi altri paesi europei. E' evidente la speranza che l'assistenza statunitense, prolun-gata fino al 1952 ci ponga, per allora, in condizione di raggiungere un minimo di stabilità valutaria. E' da questo punto di vista che occorre interpretare la lenta ma costante accumulazione di riserve auree e valutarie, nonché l'azione della nostra delegazione all'O.E.C.E. miranti ad evitare ogni rottura nella solidarietà economica del mondo occidentale. Certo è, però, ohe a motivo della nostra debole posizione internazionale, non ci è possibile, come lo è ad esempio alla Gran Bretagna, sfruttare al massimo il programma di ricostruzione europea, nel cui quadro la nostra politica si svolge evitando scrupo-losamente la lesione di interessi, anche in senso molto ampio, degli altri paesi. Di conseguenza, i risultati che potremo raggiungere saranno con ogni probabilità meno appariscenti e, forse anche, meno rilevanti di quelli di altri Stati.

E' soprattutto evidente come il bilateralismo, che da anni domina gli scambi internazionali e che attualmente si è soltanto lievemente attenuato, in-tralci, sia direttamente, sia indirettamente lo svi-luppo del nostro commercio. Direttamente, perchè, come è noto, il sistema di accordi di clearing, com-pensazione privata, ecc. si traduce in una limita-zione ed in un rallentamento degli scambi; indiret-tamente, perchè gli accordi bilaterali conclusi fra terzi paesi, come è ovvio, costituiscono spesso un grave ostacolo alle nostre esportazioni. Le tendenze ad una graduale liberalizzazione degli scambi in-tereuropei rappresentano pertanto un elemento nel quale la nostra politica commerciale potrà favore-volmente inquadrarsi, sempre che tale liberalizza-zione non venga limitata da particolari eccezioni

(come, ad esempio, quella riguardante gli acquisti statali britannici) e venga al più presto esteso alla mano d'opera, la cui sovrabbondanza in Italia crea problemi che ad altri paesi neppure si pre-sentano.

Un'effettiva liberalizzazione nel settore della mano d'opera rivestirebbe infatti speciale importanza, in quanto, agevolando l'emigrazione dai paesi, quali l'Italia, in cui il ritmo dell'incremento demogra-fico è particolarmente elevato, renderebbe possibile una più razionale distribuzione dei fattori produt-tivi in campo internazionale. Per il nostro paese essa si risolverebbe in una sensibile riduzione dei costi, dato che le giuste preoccupazioni d'ordine so-ciale, sviluppatesi durante gli ultimi decenni, limi-tano notevolmente gli -effetti depressivi sui salari di una abbondanza di mano d'opera, la quale viene, anzi, a determinare un aggravamento dei costi di produzione, per il mantenimento di masse di pre-statori d'opera più o meno inoperose e scarsamente efficienti.

Sempre più necessario risulta un accordo fra i paesi dell'Europa occidentale, il quale è giustificato dalla comunanza di molti importanti problemi eco-nomici: riequilibrio delle bilancie dei pagamenti con l'area del dollaro — da ottenere sia con un incremento delle esportazioni, sia con un incorag-giamento a molte produzioni interne, le quali ren-dano possibile una contrazione delle importazioni da tale area —, riduzione dei costi di produzione, coordinamento degli investimenti ai fini di una espansione delle esportazioni e di una razionale utilizzazione di tutte le risorse disponibili/

stabiliz-zazione economica e finanziaria, eventuale creazione di vaste aree monetarie, atte ad agevolare le cor-renti commerciali, ecc. Sono tutti problemi, la cui risoluzione sarebbe forse più agevole, ove l'attività produttiva dei vari paesi potesse passare dal piano strettamente nazionale ad un più vasto piano in-ternazionale, il quale consentisse di raggruppare sotto direttive economiche affini una massa di po-polazione assai superiore a quella dei singoli Stati. Una realizzazione di questa politica non dipende, però, soltanto dall'Italia, e ad ogni modo, richiederà ancora parecchio tempo.

Frattanto, data l'attuale situazione internazio-nale, gioverà che la politica economica italiana si ispiri a princìpi liberistici non soltanto nel campo strettamente commerciale e valutario, al fine di creare i presupposti per una effettiva cooperazione con altri Stati o gruppi di Stati. Dato che l'Italia ha scelto, anziché la via degli adeguamenti mone-tari, i cui vantaggi sarebbero stati transitori, quella del mantenimento dell'integrità valutaria, si pre-senta, in questo momento, come preminente il pro-blema della riduzione dei costi, in modo da consen-tire a non poche produzioni industriali ed agricole di competere sui mercati internazionali con quel-le dei paesi concorrenti. A questa riduzione dei costi contribuirebbe, oltre ad un'intensificazione della razionalizzazione e dei rimodernamenti in molti pro-cessi produttivi — ivi compresa, ove possibile, la riduzione e la selezione della mano d'opera di cui sopra abbiamo fatto cenno —, l'adozione nel campo della tassazione e degli accertamenti tributari di sani criteri tendenti ad un incoraggiamento soprat-tutto delle attività maggiormente interessate alle esportazioni.

Con siffatti provvedimenti intesi ad attuare quella riduzione dei costi imposta non soltanto dalla con-sueta concorrenza estera, ma pure dal « valuta dunping», dei cui temporanei vantaggi godono, al presente, oltre alla Gran Bretagna, anche parecchi altri paesi in seguito all'allineamento monetario, si verrebbero a compensare in gran parte gli svan-taggi che, nei riguardi della produzione e delle esportazioni, ha avuto la limitata svalutazione della lira. Ed in realtà, se a queste direttive di stabiliz-zazione valutaria si assoderà anche quella della riduzione dei costi, si può affermare che la politica italiana si attiene ai criteri della classica teoria eco-nomica. Tanto più opportune sono queste direttive stabilizzatrici, in quanto esse rappresentano una condizione indispensabile anche per quelle forme di unioni economiche alle quali ora si tende, e per la cui attuazione appare sempre più evidente l'im-portanza del problema monetario.

F R A N C E S C O G A R I NO C A N I N A

LIQUORE

A C Q

L.E.A.I.- TORINO

w

p o

(14)
(15)

In teina d ' e s p o r t a z i o n e e di contropartite.

Per molti prodotti l'Italia ha già dimostrato di poter effettuare e accrescere la sua esportazione sul mercato argentino e partico-larmente psr forniture occorrenti all'impianto delle attrezzature, al rinnovamento dei macchinari e dei mezzi di trasporto: treni, au-tobus, filobus. Abbiamo la possi-bilità di 'fornire, come abbiamo già fornito: centrali elettriche e termiche, grandi motori, mate-riali per lo sviluppo delle reti di distribuzione di energia elettrica, e per la costruzione di grossi im-pianti idroelettrici che sono in progetto.

E' interessante richiamare il '48, che è stato certamente un anno record, durante il quale ab-biamo esportato in Argentina per una cifra intorno ai 100 miliardi di lire italiane.

Questa esportazione, natural-mente, ha creato il problema dei-la contropartita. Ora dei-la contro-partita naturale è, soprattutto, quella del grano, e noi difatti abbiamo acquistato grossi quan-titativi di grano, come in avve-nire, penso, si dovrà continuare ad acquistare e anzi ad au-mentarne l'acquisto, soprattutto quando cesseranno o muteranno certe forme di aiuto attuali. Pe-rò questa grossa massa di espor-tazione italiana ha creato l'an-no scorso il forte debito, da par-te dell'Argentina, di circa 600 mi-lioni di pesos. Debito che è stato sistemato, da parte della missio-ne Ronchi, venuta lo scorso au-tunno a Buenos Aires, nel mo-do più conveniente, con un gros-sissimo acquisto di grano che sta arrivando o arriverà in tutto il primo semestre del '50. Natural-mente però oggi, riprendendo le esportazioni, a seguito anche del protocollo dell'ottobre, aggiunti-vo di quello del '47, vediamo le difficoltà di questa contropartita di pagamenti argentini. Queste difficoltà contingenti sono soprat-tutto dovute alla preoccupazione

INTUÌ e noi

Riassunto di stralcio da una conversazione di

S.E. Arpesani, ambasciatore d'Italia a Buenos Aires

II giorno 16 gennaio, nel salone della Camera di Commercio di Torino, S. E. Arpesani, si è intrattenuto con industriali e commer-cianti, su problemi generali e particolari riguardanti i rapporti eco-nomici tra l'Argentina e l'Italia. Da appunti stenografici riproduciamo riassumendole alcune osservazioni e considerazio7ii su qualche argo-mento di particolare interesse economico.

dell'Argentina sul modo di paga-re l'Italia. Il problema è soprat-tutto di creare la base di un ac-cordo di importazioni da quel paese. La soluzione non è facile.

Le statistiche della situazione granaria in Italia, sia nei riguar-di del piano ERP che degli altri paesi, dimostrano che noi non possiamo aviere la prospettiva di prossimi importanti acquisti per importazione di grano, perchè non ne abbiamo bisogno. Soltan-to la situazione derivante dai fu-turi raccolti potrebbe determina-re la necessità, da parte nostra, di ricorrere nuovamente a rile-vanti acquisti. Comunque tale settore non può rispondere ad attuali esigenze.

Si tratta allora di trovare al-tri .settori (pelli, lana e carnei in cui poter stabilire il modo di pa -gamento delle nostre esporta-zioni.

Se la carne congelata potesse essere maggiormente diffusa sul mercato italiano, avremmo un largo settore di importazione dal-l'Argentina. Ma è possibile otte-nere questo?' E' una domanda a cui devono rispondere i tecnici.

Un g r a v e p r o b l e m a : l ' c m i -g r a z i o n e .

Gli anni di punta della nostra emigrazione in Argentina sono stati il 1912 e il 1923. In

ognu-In occasione del primo viaggio del « Conte Grande»

in Argentina, dopo la guerra, il Presidente di

quella Repubblica che, con le rappresentanze di

quel governo, ha visitato la nave, così si è espresso:

"Desidero si possa pensare che l'Argentina divenga

un prolungamento dell'Italia. Vengano gli italiani

con le loro scuole, le loro chiese, i loro operai e i

loro tecnici, noi argentini daremo nn pezzo del

paese all'Italia, perchè conosciamo quel che gli

italiani possono fare. Noi sappiamo che questi

ita-liani saranno i migliori difensori, oltre l'Atlantico,

della loro antica civiltà".

r

J

no di tali anni si è raggiunta la quota di 100 mila emigranti. Una gran parte di essi non rimpatria e prende fissa dimora oltre Ocsa-no. Il numero degli emigranti non è certo disprezzabile e per-tanto è da ritenersi che si sia qualche volta eccessivamente drammatizzata la situazione.

L'emigrazione italiana, per una piccola percentuale di circa il 7 per cento, è costituita da ope-rai contrattati i quali si erano ripromessi una situazione molto più favorevole inizialmente di quella che hanno trovato. Es-si ritenevano di aver modo di chiamare colà la famiglia in bre-vissimo tempo, di sistemarsi

(16)

mediatamente, di usufruire delie assicurazioni che avevano pagato in Italia con quella che è l'as-sicurazione da pagarsi in Argen-tina. Ora tutto ciò che riguarda questa piccola percentuale è ef-fettivamente ancora un problema sul tavolo, nel senso che, sia da parte nostra che da parte gentina, si è sostanzialmente rivati all'accordo su tutti gli ar-gomenti, ma l'attuazione presen-ta ancora difficoltà tecniche. In particolare il problema delle as-sicurazioni sociali non si è potu-to finora convenientemente ri-solvere.

La deficsnza di disponibilità dello abitazioni esiste in Argenti-na come in Italia; da noi si so-no avute le distruzioni della guer-ra, in Argentina si è verificato il fenomeno dell'inurbamento del 20 e anche del 30 per cento de-gli abitanti della campagna.

Ma molto si sta costruendo ed è appunto nel campo dell'edili-zia che gli italiani possono tro-vare successo alle loro imprese, quando si agisca con la dovuta ponderazione.

Alcuni hanno dipinto l'Argen-tina come la terra promessa, al-tri hanno asserito che in Argen-tina non vi è niente da fare, se non a lunga scadenza. Sono en-trambe opinioni erronee. Riesce chi ha pazienza, spirito di sacri-ficio, perseveranza, mezzi idonei. Il risultato di mcflte iniziative ita-liane che si sono trasferite colà in questi ultimi anni ne fornisco -no la prova.

In questo momento viene di-scussa la questione delle rimesse che sono state sospese per tutti i paesi : una soluzione parziale è stata ottenuta per l'Italia fino a maggio, in relazione agli ottimi rapporti di cordialità fra i due paesi.

U n v a s t o p i a n o d i i m p r e s e .

La via maestra da percorrere per sistemare la nostra emigra-zione è quella di realizzare ampi programmi di colonizzazione.

Esiste un territorio immediata-mente utilizzabile di ben 250 mi-la ettari, per cui già si sono

com-piuti studi, nel quale vi è una sufficiente rete stradale per effet-tuare appoderamenti e dove po-chissimi lavori idraulici di siste-mazione sono necessari.

Naturalmente per far affluire in quelle località alcune centi-naia di famiglie occorrono mezzi e leggi.

Queste ultime sono state stu-diate e potranno determinare la possibilità che una zona del

com-Popolazione per Km.- - Argentina

prensorio in questione sia affi-data all'Italia.

Il Governo argentino si assu-merà l'onere dei lavori prepara-tori per rendere coltivabili i

ter-À 4 4 4 4 4 4 4 4 4

Popolazione per Km.- - Italia

reni e ha in animo di stabilire l'esenzione dalla dogana per gii attrezzi e le macchine da lavoro e di provvedere al viaggio delle famiglie coloniche.

Occorre un grosso stanziamen-to per dare attuazione al piano, perchè non si può pensare che singole famiglie vengano a colo-nizzare. ma soltanto l'iniziativa

di Una emigrazione di massa, può risolverle il problema.

Personalità compatenti in tema di bonifiche e di colonizzazione hanno compiuto studi e sono giunte a favorevoli conclusioni.

Da parte dell'Italia si devono promuovere iniziative in collega-mento all'utilizzazione dei capi-tali che già in parte si trovano sull'altra sponda dell'Atlantico per comprare a prezzo assai basso i tea-reni per quelle estensioni unitarie che si adattano al loro sfruttamento razionale, secondo le necessità delle colture locali, mezze a seminativi e mezze a pa-scoli, di 2 o 3 mila ettari, con una media di un capo di bestiame per ettaro pascolivo.

Per questo scopo si sono ac-. cantonate in Argentina 300 mi-lioni di pesos, residuo del debito sulla nostra bilancia commercia-le. Ancora legalmente, con una deliberazione parlamentare, que-sto impegno non si è ancora sta-bilito, ma tecnicamente ciò è possibile e la somma che dovreb-be esserci rimborsata potrebdovreb-be concorrere all'avviamento delle nostre iniziative.

Abbiamo un precedente al ri-guardo e cioè l'esperimento di Rio Negro.

Nella Patagonia vi è un largo settore che una volta era deser -tico, che però aveva delle possi-bilità di irrigazione. Circa 40 an-ni fa sì è ian-niziata questa coloan-niz- coloniz-zazione che ha dato luogo inizial-mente a grosse difficoltà e anche a grosse disillusioni finanziarie, perchè, la gestione non era stata perfetta. Ora tale regione è di • ventata una delle più ricche del-l'Argentina e Rio Negro fornisce frutta a tutto il paese, l'esporta, non.solo nell'America del Nord, ma anche all'estero.

Si sono pure costruiti altri centri fra cui due minori città abitate da italiani argentinizzati, che esplicano importanti attività commerciali e agricole.

Praticità di soluzioni e favore-vole ambiente sono gli indici pro-pizi per il buon successo delle imprese che si disponessero a in-quadrarsi in un simile program-ma di attività e di sfruttamento delle risorse esistenti in Argen-tina.

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stessi acciai

(17)

DELLA CAMERA Di COMMERCIO Di TORINO

( G L I I N T E R E S S A T I S I R I V O L G A N O A L L ' U F F I C I O C O M M E R C I O E S T E R O D E L L A C A M E R A )

« « L I j E T T I IV O D E L 2 7 G E N N A I O 1 9 5 «

Ditte esportatrici dei prodotti sot-toindicati cercano contropartite in importazione:

ARGENTINA — 1) Gasometro per un importo di $ 364.380. Cambio uffi-cia]« trattabile. 2) Macchine per l'in-dustria conserviera per un importo di Lit. 30/50 milioni. Cambio da conve-nire. 3) Macchine e macchinari per un importo di $ 100.000. Cambio ri-chiesto LSIt. 595. Gdà iniziate trattati-ve col contraente estero. 4) Macchine utensili per un importo di $ 200.000 0 parziali. Cambio da convenire. Già concluse trattative col contraente estero. 5) Macchinario vario per un un importo di $ 100.000. Cambio, richie-convenire. 6) Manufatti d'i sughero per un importo d'i $ 50.000.

AUSTRIA — 7. Esportatore c e r c a importatore di merci austriache per 1 mio orti da 280.0.00 a 350.000 scellini austriaci. Cambio L. 31 p e r seti. au. 8) Riso per un importo d i 500.000 a 2.000.000 di s d ì . i£u. C a m b i o richiesto 27. Già iniziate 'trattative col c o n -traente estero. 9) Tessuti di nayom prr un importo di iLilt. 6.000.000. C ; m

-bio a convenire. 10) Alimentari (e/ legnami) per un i m p o r t o di 3 m i -lioni di scellini.

D A N I M A R C A - 11) Tessuti petti-nati lana (c/ conserve di pesce in olio di soia) per un importo di k m n 202.700. Cambio richiesto 75.

SVIZZERA - 12) M - n d o r l e per un importai di ir. sv. 200.000. Cambio Lit. 163. Già iniziate trattativa col contraente estero.

Ditte importatrici dei prodotti sot-toindicati cercano contropartite in esportazione:

AUSTRIA — 13) Me. 10 266 legname tcmbante 0-III a Lit. 13.500 per me.

BELGIO — 14) Merce imprecisata per un importo di fr. bl. 2.000.000. CamJbio a convenire.

BRASILE — 15) Cuoio. Tomaie e pelli grezze (cont. calzature) per un importo di Lit. 63.000.000.

D A N I M A R C A — 16) Macchina per pelare i maiali per un imp r.to di Lit. 1.500.000/2.000.000. 17) Merce i m -precisata per un importo di kr. dn. 300.00». Cambio da. convenire. 18) Pesci conservati, c a r n e conservata e formaggi p e r un importo d i kr. dn 50.000/100.000. Cambio proposto 70.

EGITTO — .19) Crusca per un i m -ponto di Lgt. 10.500. Cambio ufficiale.

MESSICO — 20) Oli minerali per un importo di $ 270.000 (coni, tessuti cotone, lana, marmo, biciclette e p ' r t i ric:m'bio). Cambio ufficiale.

OLANDA - 21) Prodotti agricoli por un importo di ficr. ol. 100.000. C mbio a convenire. 22) Vari p r o -dotti olandesi per importi non spe-cificati. C-imbio da convenire. 23) Olii

minerali (cont. di zolfo, minio, mac-chinari) per un .imporrito di fior. ol. 530.000. Cambio proposto 164. Già Ini-ziate trattative col contraente est. 24) Pesci conservati, formaggi per un importo di fior. ol. 200.000 (cont. barre lavorate ottone, rame, camio-nette). Cambio proposto 150.

PORTOGALLO — 25) Pesci conser-vati per un importo di $ 14.000. Cam-bio uffici-Ce. A r g e n t i n a ¥ N e l l e p r i m e sei s e t t i m a n e d o p o la s o s p e n s i o n e da p a r t e del G o -v e r n o a r g e n t i n o del s o s t e g n o a u r e o p e r il peso, la c i r c o l a z i o n e d i b a n -c o n o t e è salita di -c i r -c a 600 m i l i o n i di pesos. La s i t u a z i o n e della B a n c a C e n t r a l e p e r il n o v e m b r e i n d i c a p e r le b a n c o n o t e in 'circojazione ' a c i f r a di 8993,9 m i l i o n i di p e s o s c o n -t r o 8429,9 m i l i o n i al 23 s e -t -t e m b r e . La c i f r a c o r r i s p o n d e n t e alla fina del 1948 e r a di 7.694,1 m i l i o n i di pesos. V II B a n c o C e n t r a l e ha d e c i s o di r i l a s c i a r e p e r m e s s i d ' i m p o r t a z i o n e , e n t r o la q u o t a di d i v i s e a c c o r d a t a u f f i c i a l m e n t e , p e r l ' a m i a n t o n e c e s -s a r i o n e l l a quantità o c c o r r e n t e p e r la p r o d u z i o n e n o r m a l e d e i p r o s -s i m i -sei m e -s i . L a -ste-s-sa d e c i -s i o n e è stata p r e s a p e r l ' e s p o r t a z i o n e di estratto di q u e b r a c h o , p e r il q u a l e v e r r a n n o r i l a s c i a t i p^rm^ssi di e s p o r t a z i o n e d i e t r o a u t o r i z z a z i o n e dell'Istituto A r g e n t i n o d e P r o m o -c i ó n d e l I n t e r -c a m b i o . B e l g i o * S e c o n d o l e c o n c l u s i o n i d e g l i a m b i e n t i tessili b e l g i , le r e c e n t i s v a -l u t a z i o n i n o n a v r e b b e r o p e g g i o r a t o le c o n d i z i o n i d e l l ' e s p o r t a z i o n e b e l -ga di a r t i c o l i tessili. I p r e z z i di p a r i t à sul m e r c a t o d e l l a G e r m a -nia o c c i d e n t a l e , p e r e s e m p i o , n o n s o n o s u p e r i o r i a q u e l l i d e g l i altri f o r n i t o r i , e c c e t t o p o c h i casi. I n o l t r e , gli e s p o r t a t o r i b e l g i n o n h a n n o t r o v a t o a l c u n a d i f f i c o l t à nel c o l l o c a r e sul m e r c a t o b r i t a n n i c o i q u a n t i t a t i v i c o n c e s s i di tessuti p e r a r r e d a m e n t o e p e r uso Industriale. Le p r o s p e t t i v e s o n o c o n s i d e r a t e b u o n e a n c h e p e r le v e n d i t e sul m e r c a t o c a n a d e s e m a l g r a d o la f o r t e c o n c o r r e n z a b r i t a n n i c a . A n -c h e n e i r i g u a r d i dei m e r -c a t i n o n c o l p i t i d a l l a s v a l u t a z i o n e la s i t u a -z i o n e è c o n s i d e r a t a c o n fiducia. O s t a c o l i f o n d a m e n t a l i p e r gli e s p o r t a t o r i s o n o le r e s t r i z i o n i q u a n t i t a t i v e alle i m p o r t a z i o n i e l ' i n c o n v e r t i b i l i t à d e l l e valute. F r a t -tanto, f a b b r i c a n t i ed e s p o r t a t o r i b e l g i si s t a n n o a d a t t a n d o r a p i d a -m e n t e alla t r a n s i z i o n e dal -m e r c a t o « da c o m p r a t o r e » al m e r c a t o « a v e n d i t o r e ». Brasile * C o n l e g g e n. 842 del 4 o t t o b r e 1949 il G o v e r n o b r a s i l i a n o ha p r o -r o g a t o p e -r d u e anni la l e g g e n. 262 del 23 f e b b r a i o 1948, c h e a v e v a istituito il r e g i m e di l i c e n z a p e r le i m p o r t a z i o n i . Gli e s p o r t a t o r i p o t r a n n o c o n s u l -t a r e sia gli e l e n c h i d i m e r c i c h e p o s s o n o e s s e r e i m p o r t a t e senza l i -cenza, c h e l ' e l e n c o d i m e r c i c h e g o d o n o di p r i o r i t à alle i m p o r t a z i o n i , p r e s s o gli u f f i c i della C a -m e r a di C o -m -m e r c i o I t a l i a n a p e r le A m e r i c h e in R o m a , P i a z z a G. G. B e l l i 2, o v e p o t r a n n o a n c h e s c r i -v e r e s p e c i f i c a n d o l e m e r c i di l o r o i n t e r e s s e . Canadà f C o n p r o v v e d i m e n t o d e l 26 s e t -t e m b r e u. s., e n -t r a -t o in v i g o r e il 1° o t t o b r e , i s e g u e n t i p r o d o t t i s o

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